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 Indirizzo di saluto del Presidente del Senato, Nicola  Mancino, a sua Santità, Giovanni Paolo II

Santità,
parlo a nome dei Presidenti dell'Unione Europea, riuniti in questi giorni a Roma in occasione del loro incontro annuale che si tiene, a rotazione, nelle capitali dei rispettivi Stati di appartenenza.
La felice coincidenza con il grande Giubileo conferisce un particolare significato a questo incontro. Attraverso i loro più alti rappresentanti sono oggi idealmente presenti, di fronte a Vostra Santità, tutti i popoli e le genti di quella parte del continente europeo che, dopo la seconda guerra mondiale, hanno potuto iniziare la costruzione di un grandioso progetto di pace e di collaborazione internazionale: quello per la loro integrazione economica e politica.
E' ormai diffusa nella coscienza comune la convinzione che questo processo di integrazione, per quanto di per se lento e complesso, sia ormai irreversibile anche perché favorito e reso pressoché inevitabile dalla globalizzazione dell'economia, dei mercati, del commercio, delle conoscenze attualmente in corso: consapevoli di ciò, ci incontreremo domani con i Presidenti delle Assemblee parlamentari dei Paesi del Mercosur, alcuni dei quali sono qui - in comunione ideale tra Europa e America Latina - a rendere omaggio alla Santità Vostra.
I risultati raggiunti nei Paesi dell'Unione non devono pero farci inclinare all'ottimismo. Non si possono infatti ignorare fenomeni come il calo demografico crescente, l'emigrazione di massa da sud e da est, i tassi di disoccupazione mediamente alti su tutto il continente, con gravissimi rischi di tensioni sociali e di formazione di processi di alienazione e di disgregazione.
L'ingegneria istituzionale europea è complicata e per lo più incomprensibile al grande pubblico: il Parlamento europeo, anche dopo l'ampliamento di poteri, stabilito dal Trattato di Amsterdam, dal punto di vista delle sue competenze, è ancora, molto al di sotto degli standards, dei Parlamenti nazionali dei singoli Paesi.
Il crollo della partecipazione popolare alle ultime elezioni europee è un segnale preoccupante di disaffezione che deve far riflettere.
L'Europa, che è stata culla di democrazia, di diritto e di civiltà, che ha diffuso nel mondo i principi di libertà, di giustizia e di solidarietà, dalla sua memoria storica e dalle sue radici profonde essenzialmente cristiane - come Vostra Santità ha più volte ricordato - l'Europa, dicevo, può trarre la forza per dare slancio al suo progetto di costruire una identità politica comune.
Nei decenni passati, molti paesi europei hanno saputo conciliare sviluppo e solidarietà, efficienza ed equità; la sfida che hanno di fronte quelli ad economia più avanzata è come risolvere il dualismo tra coloro che sono inseriti nel mercato del lavoro e coloro che fanno fatica ad entrarvi; come governare i processi senza prescindere dai valori della tolleranza, della sussidiarietà e della solidarietà. Prescindendone, le nostre democrazie si ridurranno al ruolo di garanti dell'equilibrio meccanico tra le spinte egoistiche contrapposte, presenti nella società, mentre si farà concreto il rischio che nuovi muri sociali, culturali e personali sorgano al posto di quelli del passato.
I principi e i valori che ho avuto, Santità, l'alto onore di sottolineare sono alla base della Carta europea dei diritti fondamentali, che sarà sottoposta a fine anno all'approvazione del Consiglio Europeo di Nizza.
Lo scenario raccapricciante dei sanguinosi conflitti nell'ex-Jugoslavia e la prospettiva di un allargamento dell'Unione alle nuove democrazie del Centro e dell'Est sollecitano la nascita di una Carta a valenza costituzionale che proclami i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, in breve dei "principi generali del diritto comunitario" validi per tutti i cittadini.
Anche in momenti difficili, nei tempi delle divisioni e dei muri, nei tempi della Chiesa del silenzio, Vostra Santità ha fatto sentire forte il richiamo a questi valori universali.
La nostra presenza in Vaticano vuole essere un atto di deferenza e di omaggio, perché, grazie all'opera di Vostra Santità, questi valori e questi ideali sembrano ora più vicini e raggiungibili.