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 Resoconto Sommario

 GIORNATA DI VENERDÌ 22 SETTEMBRE 2000


 INDICE


 Sulla pubblicità e sull'ordine dei lavori

DE CROO Herman, Presidente Chambre des Représentants (Belgio)
DE DECKER Armand, Presidente Sénat (Belgio)
FONTAINE Nicole, Presidente Parlamento europeo
FORNI Raymond, Presidente Assemblée nationale (Francia)
HAENEL Hubert, Presidente Delegazione per l'Unione europea del Sénat (Francia)
HANSEN Ivar, Presidente Folketinget (Danimarca)
HASELHURST Alan, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito)
KAKLAMANIS Apostolos, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia)
RUBI ÚBEDA Luisa Fernanda, Presidente Congreso de los diputados (Spagna)
THIERSE Wolfgang, Presidente Bundestag (Germania)
VAN DER HOEVEN Maria, Vicepresidente Tweede Kamer (Paesi Bassi)
VIOLANTE Luciano, Presidente Camera dei deputati (Italia)

 Ruolo dei Parlamenti - europeo e nazionali - nel processo di riforma dell'Unione  europea e nella formazione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione  europea

MANCINO Nicola, Presidente Senato della Repubblica (Italia)
VIOLANTE Luciano, Presidente Camera dei deputati (Italia)

 Sull'ordine dei lavori

DAHL Birgitta, Presidente Riksdag (Svezia)
VIOLANTE Luciano, Presidente Camera dei deputati (Italia)


 (I lavori, sospesi alle 17,30, riprendono alle 17,55)

 Ripresa discussione

DE CROO Herman, Presidente Chambre des Représentants (Belgio)
dos SANTOS Manuel, Presidente Commissione affari europei Assembleia da República (Portogallo)
FONTAINE Nicole, Presidente Parlamento europeo
HAENEL Hubert, Presidente Delegazione per l'Unione europea del Sénat (Francia)
HASELHURST Alan, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito)
KORTHALS ALTES Fritz, Presidente Eerste Kamer (Paesi Bassi)
PATTISON Seamus, Presidente Dáil Éireann (Irlanda)
SPAUTZ Jean, Presidente Chambre des Députés (Lussemburgo)
THIERSE Wolfgang, Presidente Bundestag (Germania)
UOSUKAINEN Riitta, Presidente Eduskunta (Finlandia)
VIOLANTE Luciano, Presidente Camera dei deputati (Italia)

 Sull'ordine dei lavori

AGUIRRE GIL de BIEDMA Esperanza, Presidente Senado (Spagna)
DAHL Birgitta, Presidente Riksdag (Svezia)
DE CROO Herman, Presidente Chambre des Représentants (Belgio)
DE DECKER Armand, Presidente Sénat (Belgio)
dos SANTOS Manuel, Presidente Commissione affari europei Assembleia da República (Portogallo)
FORNI Raymond, Presidente Assemblée nationale (Francia)
HANSEN Ivar, Presidente Folketinget (Danimarca)
HASELHURST Alan, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito)
KAKLAMANIS Apostolos, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia)
PATTISON Seamus, Presidente Dáil Éireann (Irlanda)
PODESTÀ Guido, Vicepresidente Parlamento europeo
THIERSE Wolfgang, Presidente Bundestag (Germania)
Lord TORDOFF Geoffrey Johnson, Presidente Commissione speciale per l'Unione europea House of Lords (Regno Unito)
UOSUKAINEN Riitta, Presidente Eduskunta (Finlandia)
VAN DER HOEVEN Maria, Vicepresidente Tweede Kamer (Paesi Bassi)
VIOLANTE Luciano, Presidente Camera dei deputati (Italia)


 I lavori cominciano alle 16,05.

 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI  ITALIANA, LUCIANO VIOLANTE


 Sulla pubblicità e sull'ordine dei lavori.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), rivolge, anche a nome del Presidente del Senato, un saluto di benvenuto ai Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea, ai loro rappresentanti ed ai rispettivi staff, avvertendo che, non essendovi obiezioni, la pubblicità dei lavori della Conferenza sarà garantita, oltre che dal resoconto sommario, anche con ripresa televisiva a circuito chiuso.
Informa, altresì, che è stata predisposta una pagina web nel sito Internet del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, dedicata ai lavori della Conferenza, dove saranno pubblicati i documenti della Conferenza, compresi i resoconti.
Rileva che il titolo generale scelto per la presente edizione della Conferenza esprime concetti che ritiene siano da tutti condivisi: in particolare, giudica l'appartenenza all'Unione europea una delle esperienze istituzionali più innovative del mondo contemporaneo, soprattutto nella fase attuale, alla vigilia di importanti riforme che riguarderanno l'Unione. In Europa fanno sempre più sentire la propria voce nuovi attori, non riconducibili solo alle istituzioni europee, che possono "appoggiarsi" ad efficienti networks di collegamento; l'ulteriore processo di sviluppo renderà più complesso il ruolo dei Parlamenti e dei rispettivi Presidenti, anche in considerazione della loro funzione di regolatori delle procedure. La Conferenza potrà offrire l'opportunità di essere uno strumento attivo di collegamento tra gli Speakers, nell'auspicio che lo svolgimento dei lavori rappresenti lo sviluppo di tale nuovo metodo di lavoro.
Dopo aver rivolto un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito all'organizzazione della Conferenza e concorreranno al suo buon andamento, dà conto dell'organizzazione dei lavori, che si articoleranno in tre giornate. Chiede, quindi, se vi siano obiezioni sull'ordine dei lavori predisposto.

RAYMOND FORNI, Presidente Assemblée nationale (Francia), nel dichiarare di condividere l'ordine dei lavori proposto, rileva che i Presidenti dei Parlamenti oggi convenuti non possono non affrontare anche due temi particolarmente importanti: le elezioni che si terranno in Serbia il prossimo 24 settembre ed il mantenimento della pena capitale negli Stati Uniti d'America.
Con riferimento al primo tema, fondamentale per le democrazie occidentali, sottolinea la necessità che esso venga affrontato ed auspica che la Conferenza possa esprimere una posizione comune.
Per quanto riguarda la seconda questione, ricordati gli interventi compiuti affinché in Virginia venisse almeno sospesa l'esecuzione di Dereck Rocco Barnabei, ritiene non si debba rinunciare ad una battaglia che giudica fondamentale.
Chiede, pertanto, che tali due tematiche siano iscritte all'ordine del giorno.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), propone di affrontare le questioni prospettate dal Presidente dell'Assemblea nazionale francese, distinguendo l'ipotesi di iscrivere all'ordine del giorno nuovi temi dalla possibilità che si giunga ad una posizione comune.

HERMAN DE CROO, Presidente Chambre des représentants (Belgio), sottolineata l'urgenza di affrontare le questioni relative alle elezioni in Serbia, che si svolgeranno domenica prossima, ritiene che il pur rilevante problema della pena di morte negli Stati Uniti potrebbe essere affrontato in altra sede, anche per consentire ai partecipanti una più adeguata preparazione. Invita pertanto a concentrare l'attenzione sul primo tema.

ALAN HASELHURST, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito), premesso che l'ordine del giorno era già stato concordato e che risulterebbe difficile affrontare ulteriori temi oltre quelli già previsti, ritiene che egli stesso, come altri Presidenti, non possa sottoscrivere posizioni e documenti comuni.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), sottolineata l'estrema urgenza ed attualità delle questioni connesse alle elezioni in Serbia, ribadisce che l'iscrizione all'ordine del giorno di nuove tematiche non comporta necessariamente una presa di posizione, che peraltro potrebbe scaturire in modi diversi, per esempio senza prevedere la votazione di specifici documenti.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), rileva che i punti iscritti all'ordine del giorno sono stati già definiti nel giugno scorso, e su di essi si è svolta l'attività preparatoria dei Parlamenti: esprime pertanto perplessità sull'ipotesi di aggiungere argomenti che non siano stati preceduti da opportuni lavori preparatori. Osserva, in particolare, che per il Parlamento greco è necessaria una preventiva consultazione delle forze politiche in esso rappresentate, affinché il Presidente possa assumere una posizione. Rileva, inoltre, che una presa di posizione sulle elezioni in Serbia potrebbe determinare problemi di diritto internazionale, giacché ci si rivolgerebbe ad un altro paese sovrano.

WOLFGANG THIERSE, Presidente Bundestag (Germania), rileva che le elezioni in un territorio della ex Jugoslavia rappresentano un evento di straordinaria importanza per l'Europa, e quindi, a suo giudizio, dovrebbe essere espressa una posizione, nell'auspicio che le consultazioni che si terranno in Serbia siano libere e democratiche e che i risultati elettorali non siano manipolati. Tale posizione dovrebbe essere scontata per Parlamenti liberamente eletti. Concorda, pertanto, sulla proposta formulata dal Presidente dell'Assemblea nazionale francese, giudicando indispensabile l'inserimento di tale punto all'ordine del giorno. Considera, invece, più opportuno, data anche la complessità della materia, rinviare la trattazione della questione relativa alla pena di morte.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), osserva che il collega tedesco ha probabilmente equivocato, giacché, a suo giudizio, non vi è alcuno che non auspichi libere istituzioni democratiche e lo svolgimento di libere elezioni; la questione dovrebbe essere considerata da un altro punto di vista, quello dell'effetto che si vuole conseguire. Infatti, un intervento che abbia per oggetto le elezioni in Serbia potrebbe non raggiungere gli obiettivi che ci si propone; il rischio è che si possa addirittura rafforzare un clima foriero di altri tragici eventi, a prescindere dall'esito delle elezioni.

RAYMOND FORNI, Presidente Assemblée nationale (Francia), rilevato che la cadenza delle riunioni della Conferenza è tale da non consentire un ordine del giorno che tenga conto dell'attualità, ricorda che alcuni Paesi oggi rappresentati in seno alla Conferenza avevano chiesto di poter inviare osservatori parlamentari in Serbia, per verificare la regolarità delle operazioni di voto, ma la Serbia ha rifiutato di concedere i visti d'ingresso: tale dato giustifica i timori manifestati in ordine alla democraticità delle consultazioni elettorali. Ciò motiva l'inserimento della questione all'ordine del giorno della Conferenza ed anzi evidenzia che, ove non si prendesse posizione almeno sul rifiuto dei visti, i Presidenti delle Assemblee parlamentari ed i Parlamenti nel loro complesso apparirebbero incapaci di difendere le prerogative dei loro parlamentari.
E' necessario prendere una posizione; ove alcuni colleghi lo ritengano, potranno comunque non associarsi.
Con riferimento alla questione relativa alla pena di morte, pur consapevoli dell'esigenza di approfondire il tema, ci si può limitare a prendere atto che la Conferenza si impegna ad affrontare in futuro la materia, che assume un carattere di urgenza: sono 3.600, infatti, i condannati a morte negli Stati Uniti, che attendono di essere giustiziati.

ARMAND DE DECKER, Presidente Sénat (Belgio), condivide la posizione del Presidente dell'Assemblea nazionale francese, ritenendo "sconveniente", se non addirittura "non degno", che la Conferenza non assuma una posizione comune sul tema della democraticità delle prossime consultazioni elettorali in Serbia, anche alla luce della negazione del visto d'ingresso per gli osservatori europei. Rispetto alle difficoltà di ordine costituzionale prospettate da alcuni Presidenti, esiste sempre la possibilità di astenersi.
Sarebbe altresì opportuno rinviare la trattazione dei problemi connessi alla pena di morte, che potrebbero essere oggetto di un apposito studio.

LUISA FERNANDA RUDI UBEDA, Presidente Congreso de los diputados (Spagna), si dichiara favorevole all'inserimento all'ordine del giorno della Conferenza del tema della prossima consultazione elettorale in Serbia, pur consapevole delle esigenze di cautela e della necessità di individuare opportune "sfumature", al fine di non oltrepassare il limite di una possibile ingerenza negli affari interni di un altro Stato.
Condivide altresì la proposta di rinviare il tema della pena di morte ad una successiva riunione della Conferenza, al fine di affrontare tale materia dopo un accurato studio e con la calma che la sua delicatezza richiede.

IVAR HANSEN, Presidente Folketinget (Danimarca), pur condividendo, in linea di massima, le perplessità espresse dal collega britannico, ritiene doveroso, con riferimento alle elezioni in Serbia, fare un'eccezione al principio che preclude ai Presidenti di alcune Assemblee parlamentari di assumere posizioni politiche; precisa altresì di avere appreso solo da pochi istanti la notizia della negazione del visto agli osservatori danesi che si apprestavano a raggiungere quel Paese.
Suggerisce quindi che la Presidenza proponga una dichiarazione nella quale si sostenga la necessità che le elezioni in Serbia si svolgano secondo regole democratiche.
A suo avviso, infine, non sarebbe possibile assumere una posizione comune sulla questione della pena di morte.

NICOLE FONTAINE, Presidente Parlamento europeo, ritiene indispensabile che la Conferenza si esprima sul carattere democratico delle elezioni in Serbia, anche alla luce della decisione dei Parlamenti nazionali di inviare osservatori in quel Paese.
Rilevato che le numerose reazioni internazionali iniziano a produrre effetti sull'opinione pubblica statunitense in relazione al consenso che una sua parte accorda alla pena di morte, riterrebbe errato rallentare gli sforzi in tale direzione, ricordando le numerose prese di posizione del Parlamento europeo. Comprende le difficoltà di alcuni Presidenti e quindi la loro esigenza di disporre di ulteriore tempo per pronunciarsi; per questo si potrebbe rinviare di alcuni mesi l'esame di tale materia.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei Deputati (Italia), suggerisce l'opportunità di considerare distintamente le due questioni sollevate, osservando che dal dibattito sembra maturare la convinzione dell'opportunità di rinviare l'esame delle questioni relative alla pena di morte.

HUBERT HAENEL, Presidente Delegazione per l'Unione europea del Sénat (Francia), osserva che sulla base della Carta dei diritti fondamentali europei, in corso di elaborazione, sarebbe impossibile non prendere posizione sul processo elettorale in corso in Serbia, sottolineando il valore di forte messaggio che assumerebbe un intervento della Conferenza.

MARIA VAN DER HOEVEN, Vicepresidente Tweede Kamer (Paesi Bassi), pur condividendo le motivazioni di principio che hanno indotto il Presidente Forni ad avanzare la sua proposta, si associa alle considerazioni svolte dai colleghi britannico, danese e greco, rilevando peraltro che la richiesta di inserimento all'ordine del giorno della Conferenza del tema della regolarità democratica delle elezioni in Serbia non può che preludere ad una presa di posizione comune e netta su tale argomento, perché diversamente ci si limiterebbe ad uno scambio di vedute. Per altro, eventuali richieste di inserimento all'ordine del giorno dovrebbero essere previamente comunicate, al fine di consentire interventi meditati e la consultazione dei colleghi parlamentari.

ALAN HASELHURST, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito), si dichiara d'accordo sulla proposta di rinviare la trattazione delle questioni relative alla pena di morte.
In merito alle elezioni in Serbia, non dovrebbero sussistere difficoltà ad approvare una dichiarazione formulata in termini generali, con la quale sostenere la necessità di rispettare le libertà fondamentali. Tale documento dovrebbe connotarsi come dichiarazione della Presidenza, a conclusione dei lavori.

HERMAN DE CROO, Presidente Chambre des Représentants (Belgio), dichiara di condividere l'opinione del collega britannico, ma osserva che una dichiarazione assunta al termine dei lavori della Conferenza potrebbe giungere in ritardo rispetto all'evento. Suggerisce quindi che la Presidenza proceda alla stesura di una dichiarazione tra questa sera e domani mattina, al fine di sottoporla alla Conferenza nella giornata di domani.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei Deputati (Italia), rilevato che la decisione dei Parlamenti nazionali di inviare osservatori in Serbia testimonia la generale preoccupazione circa la trasparenza e la democraticità del processo elettorale in quel Paese, condivide la necessità di assumere una presa di posizione entro la giornata di domani, per evitare che essa giunga quando le elezioni saranno già in corso. La Presidenza potrebbe farsi carico di redigere una breve dichiarazione circa la garanzia di democraticità delle elezioni in Serbia; la bozza di tale documento sarebbe sottoposta alla Conferenza nella giornata di domani e potrebbe essere eventualmente emendata.
Avverte quindi che la Conferenza sarà chiamata a decidere se il documento dovrà assumere la forma di una dichiarazione della Presidenza, a conclusione dei lavori, o di una dichiarazione di tutto il Consesso.
Ritiene altresì che il tema della pena di morte possa essere inserito all'ordine del giorno della prossima riunione della Conferenza dei Presidenti dell'Unione europea, che si terrà in Svezia.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), giudica strano che la Conferenza si preoccupi delle procedure elettorali di un altro Paese e decida di tacere rispetto ad una questione umanitaria di straordinaria importanza, che coinvolge i diritti fondamentali e che turba assai più l'opinione pubblica europea.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei Deputati (Italia), pur condividendo in linea di massima l'osservazione del collega, precisa che la proposta di rinvio dell'esame di tale punto deriva dalla molteplicità di aspetti che esso coinvolge: la più grande democrazia del mondo occidentale, gli Stati Uniti d'America, prevede nel suo ordinamento la pena di morte; in taluni Paesi la pena capitale è sancita per convincimenti religiosi; altri Paesi la prevedono ritenendola un'utilità legislativo-giuridica. Una necessaria presa di posizione su questi temi, muovendo dal principio per il quale lo Stato non è proprietario della vita dei cittadini, deve essere assunta con competenza ed in modo non intrusivo. A tal fine, è necessario essere preparati, e perciò suggerisce di soprassedere su tale questione, per riesaminarla alla ripresa dei lavori, al termine della breve pausa prevista, allorché, dopo una breve riflessione, si potrà decidere se prendere in esame tale argomento o rinviarne la trattazione ad altra occasione. Passa quindi al primo punto dell'ordine del giorno.

 Ruolo dei Parlamenti - europeo e nazionali - nel processo di riforma dell'Unione  europea e nella formazione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione  europea.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei Deputati (Italia), dichiara aperti i lavori della Conferenza, e dà la parola al Presidente del Senato della Repubblica italiana per la prima delle relazioni in programma.

NICOLA MANCINO, Presidente Senato della Repubblica (Italia), evidenzia come il processo di integrazione europea stia attraversando una fase cruciale, perché la Convention incaricata di redigere il progetto di Carta dei diritti si avvia a consegnare al Consiglio europeo di Biarritz il frutto della sua opera, ed a dicembre si terrà a Nizza un Consiglio europeo nel corso del quale dovranno essere affrontati molti nodi fondamentali per la configurazione dell'architettura dell'Unione dopo Amsterdam.
Conseguentemente, l'odierna Conferenza assume una rilevanza del tutto peculiare, dovendosi cogliere l'opportunità per favorire un più adeguato coinvolgimento degli organi rappresentativi della popolazione dell'Unione.
Ricorda, inoltre, che l'esigenza di pervenire ad ulteriori riforme era stata ravvisata già al momento della conclusione del Trattato di Amsterdam, al quale è stato allegato un protocollo espressamente dedicato al ruolo dei Parlamenti nazionali, ai quali è stato riconosciuto il diritto di essere informati degli atti preparatori della legislazione comunitaria; si è successivamente consolidata la consapevolezza che la tradizionale impostazione dei negoziati intergovernativi sulle riforme istituzionali incontra alcuni limiti; si è potuta, infatti, verificare un'accentuata attenzione verso il ruolo dei Parlamenti, ora partecipi dell'intero processo di riforma e non più chiamati ad un tardivo coinvolgimento al momento della ratifica delle scelte operate in fase negoziale.
Sull'onda di autorevoli proposte lanciate da diversi statisti europei, sono stati ipotizzati vari modelli di riorganizzazione dell'Unione, anche alla luce dell'esigenza di recuperare il nesso fra l'efficacia dell'azione di Governo ai vari livelli e la rappresentatività delle istituzioni chiamate ad assumere le decisioni.
Il Consiglio europeo di Colonia del giugno dello scorso anno ha stabilito che il mandato della nuova Conferenza intergovernativa sarebbe stato definito nel successivo vertice di Helsinki, dove il confronto si è svolto tra quei Paesi che intendevano circoscrivere la nuova Conferenza intergovernativa ai tre temi che il Trattato di Amsterdam demandava a futuri negoziati (composizione della Commissione, ponderazione del voto del Consiglio ed estensione del voto a maggioranza), ed altri che ritenevano invece necessaria una più ampia disamina delle riforme in grado di imprimere maggiore efficacia al quadro istituzionale dell'Unione e riavvicinare il processo di costruzione europea ai cittadini.
Il Consiglio europeo di Helsinki, in relazione alla definizione del mandato alla Conferenza intergovernativa, ha raggiunto un consenso solamente sui tre temi menzionati, ma non ha escluso la possibilità di esaminare le altre modifiche del trattato, attribuendo alla Presidenza portoghese il compito di valutare la possibilità di integrare l'ordine del giorno della nuova Conferenza intergovernativa, apertasi lo scorso 14 febbraio a Bruxelles.
Al Consiglio europeo di Feira la Presidenza portoghese ha presentato un rapporto con il quale ha fatto constatare il consenso manifestatosi sull'inclusione nell'ordine del giorno della Conferenza intergovernativa anche della revisione dei meccanismi connessi alla "cooperazione rafforzata", sottolineando la difficoltà di trattare ulteriori temi, come avevano proposto vari paesi, fra cui l'Italia. Il Consiglio europeo non ha formalizzato alcuna decisione che precludesse diverse possibili soluzioni al vertice di Nizza di fine anno e, tenendo conto dell'opposizione di vari paesi ad estendere l'elenco delle materie, è stata affacciata l'idea di lanciare in tempi brevi una nuova Conferenza intergovernativa, o di individuare nuove procedure per la revisione dei trattati che consentano di avviare una riflessione sulle ulteriori, necessarie riforme istituzionali.
Nel contesto della discussione sulla definizione dell'ordine del giorno della Conferenza intergovernativa si è focalizzata l'attenzione sull'importanza della cooperazione rafforzata o integrazione rafforzata. Uno snellimento delle regole previste dal Trattato di Amsterdam per lanciare iniziative di cooperazione rafforzata potrebbe infatti consentire ad alcuni Stati membri di andare avanti nell'integrazione su settori in cui non sia possibile al momento raggiungere l'unanimità. Tale meccanismo, per funzionare efficacemente, necessiterebbe di specifiche modifiche: l'abolizione del potere di veto da parte di quei Paesi che non vi prendono parte fin dall'inizio; la sua estensione alla politica estera e di sicurezza comune; la riduzione del numero minimo di Paesi necessari per attivarlo.
In mancanza di un'intesa sulla semplificazione delle suddette procedure, si paventa il rischio che le cooperazioni rafforzate nascano al di fuori dei trattati: l'esperienza mostra le difficoltà di ricondurre in ambito comunitario le intese che ne siano nate al di fuori, nonché i maggiori ostacoli per l'adesione a tali accordi per quei paesi che si siano inizialmente autoesclusi. L'introduzione di norme più flessibili garantirebbe invece di superare tali difficoltà e di assicurare il rispetto della coerenza con gli interessi generali dell'Unione, che andrebbe preservata garantendo un quadro istituzionale unico.
Sottolinea come anche il percorso delineato non sia tuttavia scevro di preoccupazioni e come possa risultare proficuo un confronto in tutte le sedi opportune fra i rappresentanti dei Parlamenti. Infatti gli aspetti problematici necessitano di adeguato chiarimento, e tra questi figura l'esigenza di evitare che la cooperazione rafforzata finisca per giustificare un rinvio del più importante nodo dell'estensione del voto a maggioranza qualificata nelle procedure ordinarie. Al fine di escludere il configurarsi di uno scenario con Stati membri di serie A e Paesi di serie B, oltre al carattere aperto delle integrazioni rafforzate, andrebbe garantita la possibilità di una piena ed immediata partecipazione anche dei Paesi di nuova adesione.
Tra le questioni dibattute in merito all'agenda della Conferenza intergovernativa figura quella dell'inclusione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
La Convention, incaricata dell'elaborazione del progetto di Carta, ha predisposto una versione aggiornata dell'articolato che sarà oggetto di ulteriori osservazioni generali e di un esame conclusivo entro il mese di ottobre, in modo che il testo definitivo possa essere presentato al Consiglio europeo di Biarritz e successivamente a quello di Nizza.
Nel progetto di articolato si afferma che l'Unione dei popoli europei, organizzata sulla base del principio di democrazia e dello Stato di diritto, si fonda sui valori comuni costituiti dai principî universali e indivisibili di dignità della persona, libertà, uguaglianza e solidarietà.
Il risultato raggiunto sembra realizzare un giusto equilibrio tra due valori comuni fondamentali dell'Unione: il principio di libertà dell'individuo da ingerenze e costrizioni della pubblica autorità (la libertà negativa) ed il principio di solidarietà.
Alla base delle proclamazioni della Carta dei diritti sta la comune ispirazione di assicurare ad ogni uomo il diritto alla vita, ad una vita libera e dignitosa, nella quale la personalità di ciascuno possa adeguatamente svilupparsi ed esprimersi. L'affermarsi e il diffondersi della cultura del diritto alla vita si fonda sul principio dell'inviolabilità della dignità umana ed implica che la vita di ogni persona, dall'inizio fino alla sua fine naturale, sia un valore fondamentale. Ne consegue che nessuno può essere condannato alla pena di morte né giustiziato.
Ricorda inoltre che si pongono la delicata questione relativa al coordinamento tra la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Carta in corso di elaborazione, e quella del coordinamento tra la Corte europea dei diritti dell'uomo e la Corte di giustizia delle Comunità europee, per evitare di correre il rischio di divergenti, se non contraddittorie, interpretazioni giurisprudenziali dello stesso diritto da parte delle varie giurisdizioni. Di qui l'ipotesi dell'adesione formale dell'Unione alla CEDU, e quindi al meccanismo giurisdizionale della Corte europea di Strasburgo, cui l'Unione affiderebbe la tutela dei diritti fondamentali. A tale soluzione si oppongono però due considerazioni: essa non si può realizzare senza una preventiva modifica esplicita del Trattato; la stessa Convenzione non contempla la possibilità che possano aderirvi organizzazioni internazionali.
Rilevato altresì che nel dibattito sul nuovo modello istituzionale dell'Unione europea è stata evocata, tra l'altro, la questione di un riordino dei trattati per fondare l'Unione su un testo di natura costituzionale, ricorda le numerose prese di posizione che sottolineano l'esigenza di potenziare il ruolo e la posizione del Parlamento europeo in rapporto al Consiglio, oltre che in rapporto al procedimento di revisione dei trattati e di ratifica degli accordi internazionali conclusi dall'Unione europea. Lo stesso rapporto tra Commissione e Parlamento europeo è suscettibile di evoluzione, dopo i progressi già realizzati ad Amsterdam, dove il doppio voto, sul Presidente e sul collegio, ha già rafforzato il rapporto fiduciario tra l'Esecutivo e l'Assemblea rappresentativa dei popoli dell'Unione.
Rilevato infine che in tutti i Paesi dell'Unione europea è in corso un vivace dibattito a proposito del futuro della stessa, sul costituzionalismo, sul federalismo, sull'integrazione e sulla sussidiarietà, osserva che l'esigenza di approfondire il dibattito sugli obiettivi comuni si accompagna alla consapevolezza della possibilità di raggiungere intese su soluzioni concrete, nonostante le distinzioni che ancora permangono. In tale prospettiva è opportuno selezionare strumenti atti a raccogliere informazioni sistematiche sulle prese di posizione dei vari Parlamenti, partendo dal presupposto che una più approfondita conoscenza delle rispettive posizioni, preoccupazioni e priorità potrebbe consentire un più agile sviluppo del percorso comune (Applausi).

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), nel ringraziare il Presidente Mancino per la sua relazione, precisa che sono finora pervenute dieci richieste di intervento. Ritiene pertanto opportuno fissare in cinque minuti il limite di tempo da assegnare a ciascun oratore.


 Sull'ordine dei lavori.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), ritiene opportuno procedere alla deliberazione su un documento relativo alle elezioni di domenica prossima in Serbia, a conclusione dei lavori odierni, in ragione dell'imminenza delle elezioni stesse. Il testo sarà predisposto tempestivamente.
Chiede se l'Assemblea intenda orientarsi sull'opportunità di un rinvio puro e semplice della trattazione delle tematiche connesse alla pena di morte, oppure preferisca che si proceda prima all'elaborazione di un'eventuale dichiarazione.
(L'Assemblea approva il rinvio della trattazione delle tematiche connesse alla pena di morte).

BIRGITTA DAHL, Presidente Riksdag (Svezia), richiamata la tradizione vigente nel suo Paese circa il ruolo dei Presidenti dei Parlamenti, per la quale occorre che sulle posizioni da assumere si segua la procedura del consenso, ritiene di dover rinunciare ad esprimere una posizione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), precisa che la procedura è stata individuata in considerazione del limitato tempo a disposizione.
Comunica altresì che, per l'altra questione, al termine dei lavori odierni verrà distribuito il testo di una breve dichiarazione, che potrà essere corretta e che si configurerà come una dichiarazione dei Presidenti della Conferenza a nome della stessa. Sospende i lavori.


 I lavori, sospesi alle 17,30, riprendono alle 17,55.



 Si riprende la discussione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), dà la parola al Presidente del Parlamento europeo, Nicole Fontaine.

NICOLE FONTAINE, Presidente Parlamento europeo, sottolinea l'importanza dello sviluppo dei rapporti tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, nonché della cooperazione tra istituzioni, soprattutto in occasione della Conferenza intergovernativa e nell'ambito della Convenzione per l'elaborazione della Carta europea dei diritti fondamentali.
Rileva altresì come si sia intensificata la cooperazione tra il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali. Le questioni relative all'estensione della maggioranza qualificata ed alla cooperazione rafforzata, pur essendo viste con favore, vanno affrontate con cautela, per non correre il rischio di giungere ad uno smantellamento dell'Unione. Nella elaborazione della Carta dei diritti fondamentali, la collaborazione è apparsa più innovativa, in quanto non si è organizzata secondo basi nazionali, ma secondo criteri di affinità politica, come avviene nel Parlamento europeo. L'intero processo si è sviluppato, inoltre, nella massima trasparenza: tutte le riunioni della Convenzione si sono svolte in pubblico e vi è stata quindi un'apertura verso la società civile.
Nell'auspicare che tale metodo sia seguito anche in futuro, rileva come differente sia la situazione per quel che concerne l'andamento della Conferenza intergovernativa: infatti, nell'opinione pubblica ed in seno al Parlamento europeo comincia a diffondersi il sentimento che la Conferenza segni il passo. Nella sua storia l'Unione ha incontrato momenti di stallo, che si sono poi sbloccati; se tale sensazione perdurasse, l'effetto non sarebbe positivo.
Ricorda che nel corso della riunione dei ministri degli esteri di lunedì scorso ha invitato gli stessi ministri ad un soprassalto di volontà politica per superare gli ostacoli contro cui si dibatte la Conferenza intergovernativa.
Rileva inoltre come l'ampliamento dell'Unione sia il risultato della fine della guerra fredda: infatti i Paesi dell'Europa orientale hanno la vocazione ad unirsi all'Unione europea; non si può pertanto differire a tempo indeterminato la loro adesione provocando in essi delusione.
Sottolineata l'importanza del recente rapporto dei tre saggi della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha permesso di superare la crisi con l'Austria, osserva che l'Unione non si basa soltanto su rapporti economici, ma anche su valori morali comuni; per tale ragione la Carta dei diritti fondamentali è particolarmente importante, nella speranza che possa acquisire forza giuridica reale. La riflessione sull'articolo 7 del Trattato, richiesta dal Parlamento europeo, dovrebbe essere svolta con i Parlamenti nazionali.
Ricorda, infine, che in tutti i passaggi del divenire dell'Europa, dalla Costituzione al coinvolgimento più forte dei Parlamenti nazionali, il Parlamento europeo proporrà che si applichi il metodo della cooperazione, per riavvicinare il processo istituzionale ai cittadini. Su tale proposta vorrebbe acquisire l'opinione dei colleghi, come su tutto ciò che potrebbe rafforzare la cooperazione.

WOLFGANG THIERSE, Presidente Bundestag (Germania), sottolinea che il tema del ruolo dei Parlamenti europeo e nazionali nel processo di riforma dell'Unione e nell'elaborazione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea deve essere affrontato a tutti i livelli, da quello comunale fino a quelli nazionale e internazionale.
Ritiene che nell'unione politica dell'Europa si debba realizzare l'idea di democrazia nella globalizzazione: i pregiudizi diffusi possono essere combattuti solo garantendo un diritto effettivo di partecipazione democratica dei Parlamenti nazionali. Con il Trattato di Amsterdam il Parlamento europeo ha intrapreso un percorso positivo di scambio democratico visibile per i popoli europei, esercitando, con maggiore incisività rispetto al passato, competenze tipiche di un organo di controllo. Quindi, i Parlamenti nazionali rimarranno veicolo della formazione dell'opinione pubblica, ma a medio e lungo termine una democrazia europea ha bisogno di un'opinione pubblica che discuta le questioni di fondo al di là dei confini nazionali. I Parlamenti nazionali possono concorrere a formare un'opinione pubblica europea, cooperando meglio e raccordandosi con la società civile: un esempio di ciò è rappresentato dal gruppo di lavoro sulla qualità della legislazione.
Soffermandosi sui temi e sulle questioni che consentono di migliorare la collaborazione tra Parlamenti, rileva come i Parlamenti nazionali possano incidere sul processo di unificazione europea più di quanto venga riconosciuto dall'opinione pubblica e dai Parlamenti stessi.
Prendendo spunto dalla presentazione da parte del Vicepresidente dell'Unione europea di un rapporto sul controllo democratico della politica di sicurezza e di difesa europea, sottolinea come in tale settore non vi sia stata solo discussione, ma anche azione concreta; ricorda la proposta di modificare la denominazione dell'Assemblea dell'UEO in Assemblea della sicurezza e della difesa europea, estendendo l'adesione ai paesi dell'Unione che non sono membri della NATO e ai paesi candidati all'adesione all'Unione.
Sottolinea inoltre l'importanza del lavoro svolto dai deputati nell'ambito del Consiglio d'Europa e di quello effettuato nella Convenzione sulla bioetica.
Per quanto attiene alla competenza normativa a livello europeo ed alla partecipazione del Bundesrat e del Bundestag, il Governo è impegnato ad informare il Parlamento in maniera tempestiva, in modo da incidere nella fase ascendente.
Per quel che concerne il ruolo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nella formazione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, il Bundesrat ed il Bundestag concorrono all'interno della Convenzione e nella Conferenza intergovernativa; potrebbero pertanto rappresentare un modello per forme di partecipazione dei Parlamenti nazionali nella integrazione europea del futuro. La Carta dovrà essere discussa dai Parlamenti nazionali e dal Parlamento europeo prima dell'approvazione da parte del Consiglio europeo.
Per quanto riguarda l'opinione pubblica europea, si devono utilizzare le moderne tecnologie per migliorare il rapporto tra cittadini e politica; in tal modo si potrebbe dare informazione e diffondere documentazione al di là dei partiti e dei confini nazionali.
Auspica inoltre il rafforzamento del centro europeo per la ricerca e la programmazione parlamentare e ricorda come tutti questi suggerimenti siano volti a migliorare i rapporti tra Parlamenti nazionali e Parlamento europeo.

ALAN HASELHURST, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito), premesso che il Presidente ed il Vicepresidente della House of Commons non possono assumere posizioni politiche vincolanti, essendo queste riservate alle prerogative dell'Esecutivo, ricorda che le competenti Commissioni del Parlamento inglese hanno avviato un'indagine sia sulla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, sia sulla Conferenza intergovernativa, presentando una relazione.
In particolare, il rapporto della Commissione affari europei è stato discusso in aula prima del Convegno di Feira, senza che il Governo abbia replicato, e la Commissione europea ha riferito all'Assemblea sulla politica europea di sicurezza e di difesa senza formulare osservazioni.
Per quanto attiene alla Carta dei diritti fondamentali, benché si possa procedere a piccoli passi, si dovrebbe andare avanti, restringendo eventualmente il programma dei lavori per completare l'esame di tutti i punti entro il Vertice di Nizza; molti colleghi vorrebbero maggiore rapidità, ma non si deve procedere in modo precipitoso, per non arrecare pregiudizio agli sviluppi futuri dell'Unione.

SEAMUS PATTISON, Presidente Dáil Éireann (Irlanda), ringrazia per l'ospitalità e si congratula con il Presidente Mancino per l'eccellente relazione svolta.
Nel ritenere tempestivo il dibattito in corso per il futuro sviluppo delle politiche dell'Unione europea, ne sottolinea la rilevanza nell'ambito del ruolo che i Parlamenti dovranno avere all'interno del processo d'integrazione europea. Evidenzia quindi le soluzioni adottate dal Parlamento irlandese al fine di consentire la partecipazione dei parlamentari europei alle riunioni delle Commissioni affari esteri ed affari europei. Quest'ultima è direttamente competente sullo sviluppo del processo comunitario, anche con funzioni di controllo sull'operato del Governo in materia.
L'importante cooperazione tra i Parlamenti nazionali e quello europeo trova un punto di riferimento certo nel protocollo allegato al Trattato di Amsterdam, ma non deve tuttavia diventare eccessivamente complessa: al riguardo l'efficienza può essere raggiunta utilizzando proficuamente il tempo, purtroppo limitato, che i parlamentari possono dedicare alle questioni europee.
Richiamata l'esigenza - già sottolineata dal Presidente Mancino - di avvicinare le istituzioni dell'Unione europea ai popoli, ritiene che l'Irlanda, paese insulare, debba mantenere ad ogni costo un commissario europeo. Il Parlamento irlandese ha assunto una posizione assai netta al riguardo.
In merito alla Carta dei diritti fondamentali, il Parlamento irlandese ha designato i presidenti delle due Commissioni competenti - affari esteri ed affari comunitari - quali rappresentanti alla Convenzione. Esistono aspetti problematici che dovranno essere affrontati in merito all'applicazione dei principî della Carta: non essendo chiari i doveri dei singoli Stati membri, si dovranno individuare gli organismi ai quali affidarli.
Esprime apprezzamento per l'operato della Convenzione e ritiene che la Conferenza odierna offra un contributo molto positivo per rendere ancora più efficace il lavoro svolto. Si augura infine che le conclusioni della Conferenza intergovernativa possano consentire l'apertura di una nuova fase per l'Unione europea.

JEAN SPAUTZ, Presidente Chambre des députés (Lussemburgo), rilevato che la Conferenza intergovernativa e la redazione della Carta dei diritti fondamentali inducono a riflettere sulla portata del mandato dei Parlamenti, sottolinea che la cooperazione tra le istituzioni parlamentari si è rafforzata nel momento in cui il processo d'integrazione ha riguardato non solo l'economia ma anche ambiti che interessano più da vicino i cittadini europei.
Il ruolo dei Parlamenti è proprio quello di esprimere l'opinione dei rappresentanti del popolo sugli orientamenti politici delineati, nell'ambito del loro potere negoziale, dai Governi, in un'ottica di rafforzamento della complementarietà tra poteri. I diritti fondamentali rientrano invece nella competenza esclusiva dei Parlamenti.
I cittadini europei hanno manifestato grande interesse per il progetto di Carta dei diritti fondamentali elaborato dalla Convenzione, come testimonia la notevole partecipazione anche di numerose organizzazioni non governative alle audizioni organizzate dalla Camera dei deputati lussemburghese sui lavori preparatori della Carta. Il Trattato di Roma riguardava l'organizzazione dei rapporti economici, ma l'obiettivo di Schuman era assai più elevato; la CEE si è poi evoluta allargando le proprie competenze ai diritti individuali.
E' necessaria una riflessione sull'identità dell'Unione in relazione ai diritti fondamentali di cui è garante, e non si devono deludere i cittadini europei che hanno riposto grande speranza nel progetto di Carta dei diritti fondamentali: è per questo necessario garantire, in particolare, l'equilibrio tra i diritti economici e quelli sociali.
Prospetta altresì le problematiche concernenti il carattere vincolante dei principi contenuti nella Carta. Quest'ultima potrebbe essere approvata già nel Vertice di Biarritz a metà ottobre, ma ove fossero necessarie ulteriori modifiche, l'approvazione dovrebbe slittare al successivo incontro di Nizza. Al riguardo si pone, in particolare, la questione della competenza delle due Corti di giustizia di Strasburgo e Lussemburgo, rispetto alla quale la giurisprudenza è già in una fase evolutiva, dato che l'una tiene conto delle decisioni dell'altra. Inoltre le Corti si riferiscono non solo ai Trattati, ma anche alle Convenzioni internazionali ed alle Costituzioni nazionali; pertanto esse terrebbero conto della Carta anche qualora non avesse valore vincolante. Questo progetto in fase di elaborazione occuperà sicuramente un posto importante nel processo evolutivo dell'Unione europea.

HUBERT HAENEL, Presidente Delegazione per l'Unione europea Sénat (Francia), nel ringraziare per l'accoglienza ricevuta, ritiene che l'aspetto innovativo che ha caratterizzato l'attuale processo di evoluzione europea - che nel corso degli anni ha registrato notevoli progressi - risieda sia nei nuovi interventi del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, sia nell'elaborazione della Carta dei diritti fondamentali. Il consuntivo di tale esperienza è positivo: è stato seguito un metodo innovativo nella predisposizione di un testo comunitario di grande rilevanza da parte di rappresentanti dei Parlamenti nazionali ed europeo, per la prima volta coinvolti "a monte" in un simile procedimento.
La Convenzione, con la piena affermazione dei principi di trasparenza e democratizzazione, ha consentito, anche attraverso l'accesso all'informazione telematica, la massima partecipazione dei Parlamenti nazionali, sollecitando proficui dibattiti nei paesi membri: sono quindi incontestabili i vantaggi dell'originale metodo seguito. A tale riguardo, si potrebbe ricorrere a tale metodologia anche per l'elaborazione di altri importanti testi comunitari, per esempio nel campo della giustizia: si potrebbero in tal modo gettare le basi per l'armonizzazione del diritto penale, anche ai fini della lotta contro la criminalità organizzata. Il metodo seguito dalla Convenzione consentirebbe ai Parlamenti nazionali di lavorare attraverso una ancor più fattiva collaborazione anche in un eventuale progetto di Costituzione europea, in cui dovranno essere coinvolti fin dall'inizio. Tale strada, tuttavia, potrà essere intrapresa solo quando i tempi saranno maturi: una volta stabiliti i temi da affrontare insieme, si potrà esaminare la questione dei mezzi da utilizzare, cioè l'organizzazione dei poteri e la ripartizione delle competenze.

MANUEL dos SANTOS, Presidente Commissione affari europei della Assembleia da Republica (Portogallo), dopo aver rivolto un ringraziamento per l'accoglienza ricevuta e l'augurio che la Conferenza ottenga il successo che ci si attende, sottolinea come il tema della predisposizione di una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea abbia carattere di priorità nell'agenda politica europea. Il Parlamento e la società portoghesi hanno accolto con entusiasmo la decisione di dar vita al processo avviato a Colonia dai Capi di Stato e di Governo; il lavoro svolto dalla Convenzione è stato significativo e tempestivo, ed ha conseguito risultati soddisfacenti. Il Parlamento portoghese ha espresso un indirizzo sulla necessità della comprensione giuridica e politica della Carta, il cui primo obiettivo è quello di rendere positivi i diritti fondamentali dei cittadini attraverso il loro inserimento nell'ordinamento dell'Unione europea. La Carta dei diritti non si configura necessariamente come una "bozza" di Costituzione europea, dovendosi ribadire il primato delle Costituzioni nazionali; la Carta è un documento per l'Unione, non per gli Stati membri; i diritti fondamentali devono essere soggetti ad una "clausola di non ritorno" rispetto alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo.
Sulla base di tali principi il Parlamento portoghese ha avviato una discussione che, nel quadro di una pluralità di contatti, ha consentito di acquisire diversi contributi e soluzioni alternative, al fine di giungere ad una risoluzione che recepisca i principi sui quali si sarà registrato consenso.
Peraltro, pur essendo tale documento ancora "al di qua" delle aspettative maturate, esso si inscrive in un processo inarrestabile. Il Parlamento portoghese ritiene che la Carta dovrà assumere un carattere giuridicamente vincolante, anche se questo, attualmente, non è un problema prioritario, e giudica molto interessante il metodo con il quale si è proceduto alla redazione della Carta, per l'importanza della partecipazione dei parlamentari, anche se non si può dimenticare il ruolo del Governo. E' necessario proseguire sulla strada della Convenzione, che permetterà di coinvolgere i Parlamenti e l'opinione pubblica degli Stati membri nella futura Costituzione europea, ma con gradualità.
Associandosi alla posizione espressa dalla Francia, auspica che nel preambolo della Carta non si introducano assolutamente riferimenti alla problematica religiosa.

FRITZ KORTHALS ALTES, Presidente Eerste Kamer (Paesi Bassi), premesso che nella Convenzione, rappresenta il Governo e non il Parlamento del suo Paese, in ordine al problema del coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo osserva che i membri delle Camere olandesi hanno avuto ampia libertà di mandato, informando costantemente le Commissioni competenti.
Ripercorrendo l'iter procedurale seguito, ritiene di rivolgere una critica circa il ruolo svolto dal Presidium, con particolare riferimento alla selezione degli emendamenti, che non vengono posti in votazione: sarà pertanto lo stesso Presidium ad assumersi la responsabilità di verificare le conclusioni raggiunte e di accertare l'esistenza di un consenso sufficiente in vista della presentazione del progetto al Presidente del Consiglio europeo.
Nel caso in cui il Consiglio apportasse modifiche al documento, si dovrebbe prevedere un ulteriore passaggio. Spetterà poi ai Parlamenti nazionali decidere se svolgere un dibattito tra l'approvazione definitiva ed il Vertice di Biarritz.
Ritiene prematura l'ipotesi di un'Assemblea costituente, con una struttura simile a quella della Convenzione; vi è la necessità di decidere, tra l'altro, su temi quali la creazione di un'Europa federale, la distribuzione dei portafogli all'interno della Commissione e la ponderazione dei voti. Gli accordi politici dovranno inoltre essere assunti in sede di Conferenza intergovernativa.
Sottolineata la rilevanza del ruolo spettante in materia al Parlamento europeo, osserva che due membri dei Parlamenti nazionali non sono in grado di rappresentare l'orientamento delle Camere di provenienza; i Parlamenti nazionali dovranno attivarsi nell'ambito della normale attività di controllo sui propri Governi. Gli incontri in ambito COSAC consentiranno di trarre reciproca ispirazione verso un'Europa più grande e pacifica, in cui tutti i cittadini vivranno in uno Stato di diritto e con un'economia prospera.
Ringrazia infine i Presidenti di Camera e Senato dell'ospitalità.

RIITTA UOSUKAINEN, Presidente Eduskunta (Finlandia), premesso che il Governo finlandese ha fornito ampia informazione all'Eduskunta in ordine al processo in atto, in sede di Commissione esteri e della cosiddetta Grande Commissione, che ne approvano l'operato in sede CIG con carattere di periodicità, riferisce che l'Eduskunta ritiene che l'Unione europea debba avere come preoccupazione prioritaria la questione dell'ampliamento. La Conferenza intergovernativa, sulla base delle conclusioni di Helsinki, dovrebbe dare avvio a questa fase; a parte ciò, la revisione dei Trattati non assume carattere d'urgenza.
In Finlandia tutti i partiti possono concorrere al processo decisionale ed i parlamentari possono impegnare i Governi a garantire un adeguato flusso di informazione, visto che le modifiche ai Trattati devono essere approvate dal Parlamento.
La questione della Carta dei diritti fondamentali ha suscitato reazioni di diverso segno e secondo l'opinione di molti l'Unione europea avrebbe dovuto già da molto tempo dotarsi di una Carta dei diritti, ma alla luce degli ultimi sviluppi queste riserve possono essere superate. La Convenzione ha adottato una posizione di grande equilibrio rispetto ai Parlamenti nazionali, e può forse rappresentare un modello per il futuro; la sua struttura ha creato all'Eduskunta talune difficoltà connesse al suo ruolo di indirizzo, conferitole dalla Costituzione finlandese nei confronti del Governo, ruolo che nel quadro della Convenzione intergovernativa risulta limitato.
In futuro le Convenzioni, che hanno dato prova di efficienza e trasparenza, potrebbero sostituire le Conferenze intergovernative, rivelatesi di difficile gestione, per quanto riguarda il processo di revisione dell'assetto istituzionale dell'Unione europea; tuttavia la creazione di troppe sedi a partecipazione parlamentare non ben definite potrebbe determinare una "diluizione" dell'autorevolezza dei Parlamenti, i quali avrebbero margini di incidenza molto limitati.
Invita in conclusione alla cautela per quanto riguarda la revisione dei trattati dell'Unione europea, per evitare una possibile riduzione dell'incidenza dei Parlamenti nazionali.

HERMAN DE CROO, Presidente Chambre des Reprèsentants (Belgio), dopo un sentito ringraziamento per l'accoglienza ricevuta, pone l'accento sul processo di erosione della capacità di intervento dei Parlamenti, i cui membri sono chiamati a giustificare nei confronti degli elettori decisioni assunte in altra sede.
Nell'auspicare un confronto delle esperienze maturate nel corso delle rispettive attività, a cominciare, per esempio, dal prossimo incontro che si svolgerà in Svezia, sottolinea l'esigenza di acquisire informazioni dai Governi fin dall'inizio dei processi decisionali, al fine di intervenire prima che si addivenga alle determinazioni, per non trovarsi a fungere soltanto come una sorta di "cinghia di trasmissione" nei confronti dei cittadini.
Si chiede altresì se la Carta, una volta adottata, diverrà parte integrante dell'accordo comunitario, se i nuovi Stati membri dovranno recepirla e se vi saranno inserite clausole per evitare il ripetersi di situazioni come quella recente riguardante l'Austria.
Il testo predisposto presenta carenze sotto il profilo dei diritti sociali, mentre contiene novità sull'eugenetica, sulle biotecnologie, nonché sull'uso e l'abuso di parti del corpo umano; si tratta di un tentativo ardito, ma è prematuro configurarlo come una possibile Carta europea vincolante, essendo preferibile che assuma per il momento il carattere di una dichiarazione solenne. Ritiene infatti più opportuno seguire una politica improntata alla prudenza ed alla gradualità, pur nel quadro di un processo di integrazione europea che appare pressoché irreversibile.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), dichiara concluso il dibattito della giornata odierna ed avverte che è stata predisposta una proposta di dichiarazione sulle elezioni in Serbia (vedi allegato).


 Sull'ordine dei lavori

BIRGITTA DAHL, Presidente Riksdag (Svezia), sottolineata la convinta opposizione alla pena di morte, ritiene opportuno intervenire in sede di Consiglio d'Europa per sensibilizzare sulla questione i rappresentanti di ciascun paese.
Si dichiara inoltre disponibile a valutare il possibile inserimento del tema nel programma dei lavori della Conferenza che si terrà il prossimo anno a Stoccolma; in proposito, fa presente di poter predisporre una documentazione scritta che potrà rappresentare la base di una discussione costruttiva. Ritiene che la questione possa essere risolta in questo modo.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), esprime gratitudine alla Presidente Dahl, che ha manifestato la disponibilità a predisporre la documentazione necessaria per una possibile sessione che la prossima riunione della Conferenza dei Presidenti potrebbe dedicare al tema.

ALAN HASELHURST, Vicepresidente House of Commons (Regno Unito), obietta che il tema in oggetto non può essere affrontato nell'ambito della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti europei, anche perché potrebbe costituire un pericoloso precedente; non può pertanto accettare la procedura proposta.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), si dichiara sorpreso per le considerazioni svolte dal Vicepresidente Haselhurst, rilevando che il dibattito sulla pena di morte rappresenta una questione umana e non politica.

BIRGITTA DAHL, Presidente Riksdag (Svezia), premesso che non si tratta di assumere posizioni politiche, non si oppone ad uno scambio di esperienze sul tema in oggetto.

RAYMOND FORNI, Presidente Assemblée Nationale (Francia), manifesta sconcerto di fronte alle argomentazioni del collega britannico, rilevando che la pena di morte è un tema sul quale in tutti i Parlamenti europei si sono superate le differenze di natura politica, trattandosi di una questione che attiene ai diritti dell'uomo; osserva peraltro che il Consiglio d'Europa ed altre istituzioni hanno adottato in materia numerose risoluzioni già ai tempi in cui in Francia non era stata ancora abolita la pena capitale. Pur esprimendo rispetto per le posizioni di ciascuno, insiste sull'esigenza di affrontare la questione e adombra il dubbio che non si voglia intervenire perché si tratterebbe di affrontare il tema della pena di morte con riferimento agli Stati Uniti d'America. Insiste, pertanto, affinché si svolga una discussione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), fa presente che in questa sede non si sta discutendo di eventuali documenti, ma della possibilità di inserire nel programma dei lavori della Conferenza che si terrà il prossimo anno a Stoccolma il tema relativo alla pena di morte.

HERMAN DE CROO, Presidente Chambre des Représentants (Belgio), premesso che ciascuno ha sulla pena di morte opinioni personali e manifestate perplessità sulla possibilità di stendere un documento, ritiene si possa porre la questione con riferimento alla prossima riunione della Conferenza, sulla base di un'istruttoria preparata dal Parlamento svedese.

MARIA VAN DER HOEVEN, Vicepresidente Tweede Kamer (Paesi Bassi), rilevato che nell'ambito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ci si pronunzia contro la pena di morte, ritiene che la Conferenza dei presidenti dovrebbe affrontare questioni che riguardano il contesto europeo.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), ricorda che 142 paesi nel mondo prevedono ancora nel loro ordinamento la pena di morte.

MARIA VAN DER HOEVEN, Vicepresidente Tweede Kamer (Paesi Bassi), ritiene che proprio questa sia una delle ragioni per le quali si è ritenuto di introdurre tale questione nella Carta dei diritti.

LORD GEOFFREY JOHNSON TORDOFF, Presidente Commissione speciale per l'Unione europea della House of Lords (Regno Unito), rileva che probabilmente il Presidente dell'Assemblea nazionale francese ha un incarico più politico rispetto ai Presidenti di altre Assemblee parlamentari, i quali, a prescindere dalle loro convinzioni personali, non possono assumere posizioni ufficiali su determinati temi, quali la pena di morte negli Stati Uniti; nel caso di specie, infatti, si tratterebbe di entrare nel merito dell'ordinamento di un Paese sovrano. Ritiene, quindi, che la Conferenza dei Presidenti dovrebbe astenersi dall'esprimersi su una dichiarazione mutuata su tale materia.

RAYMOND FORNI, Presidente Assemblée Nationale (Francia), pur comprendendo le motivazioni addotte, rileva l'opportunità di prendere una posizione sul tema in oggetto, anche in considerazione del fatto che si tratterebbe dell'unica sede a non esprimersi sulla pena di morte negli Stati Uniti. Non condivide l'ipotesi di dover limitare i dibattiti a questioni che riguardano i Paesi membri dell'Unione ed evidenzia l'esigenza di porre in rilievo la "cattiva coscienza" di un Paese, pur democratico come gli Stati Uniti, che non può essere assimilato a nazioni governate da regimi dittatoriali.

BIRGITTA DAHL, Presidente Riksdag (Svezia), ribadita l'opportunità di affrontare la questione della pena di morte in altro momento, in particolare quando si discuterà del programma della prossima Conferenza, propone di passare alla discussione sul documento relativo alle elezioni in Serbia.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), ritiene opportuno procedere secondo quanto proposto dalla Presidente Dahl.

RIITTA UOSUKAINEN, Presidente Eduskunta (Finlandia), rileva che la situazione si pone in termini assai diversi se la questione relativa alla pena di morte viene affrontata in modo non estemporaneo, ma nell'ambito della prossima riunione della Conferenza, anche in considerazione del fatto che la Svezia predisporrà un'adeguata documentazione. Ritiene pertanto che non si debba dibattere oggi della questione.

MANUEL dos SANTOS, Presidente Commissione affari europei Assembleia da República (Portogallo), nel complimentarsi vivamente con la collega svedese, dichiara di concordare sul suggerimento da lei avanzato; auspica che la questione possa essere inserita nel programma dei lavori della prossima Conferenza.

IVAR HANSEN, Presidente Folketinget (Danimarca), dichiara di non avere obiezioni da muovere all'ipotesi che nell'ambito della Conferenza che si terrà a Stoccolma vi sia un'informativa e si adottino orientamenti sulla problematica relativa alla pena di morte ed alla sua abolizione, ma giudica non accettabile che tale punto sia inserito all'ordine del giorno per addivenire ad una vera e propria decisione, poiché ritiene che la Conferenza, che si riunisce una volta all'anno, non sia la sede idonea ad assumere tale tipo di deliberazioni, ma debba attenersi a tematiche europee.

SEAMUS PATTISON, Presidente Dáil Éireann (Irlanda), condivide pienamente la posizione dei colleghi danese e britannico. Peraltro, non ritiene opportuno procedere in questa sede ad una votazione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), precisa che non si è parlato di alcuna votazione.

WOLFGANG THIERSE, Presidente Bundestag (Germania), si dichiara d'accordo sulla proposta di iscrizione del punto relativo alla pena di morte all'ordine del giorno della prossima Conferenza di Stoccolma; aggiunge che tale decisione non comporta alcuna predeterminazione del modo in cui quell'argomento sarà affrontato. Rilevato che non si tratta di una problematica sulla quale sussistono divisioni partitiche, ma di un tema su cui l'Unione europea viene toccata come comunità di valori e convinzioni fondamentali, sottolinea che l'assunzione di una posizione da parte dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione non contraddirebbe il loro ruolo né quello della Conferenza.

GUIDO PODESTA', Vicepresidente Parlamento europeo, in linea con la condanna assoluta sempre espressa dal Parlamento europeo nei confronti della pena di morte e con i numerosi pronunciamenti su tale tema del Presidente del Parlamento europeo, ritiene che la soluzione proposta dal Presidente del Parlamento svedese non sia in conflitto con la natura propria della Conferenza.

ESPERANZA AGUIRRE GIL DE BIEDMA, Presidente Senado (Spagna), teme che il protrarsi della discussione sul tema della pena di morte possa precludere alla Conferenza di prendere posizione sull'assai più urgente dichiarazione riguardante la democraticità delle prossime elezioni in Serbia, sulla quale invita la Conferenza a pronunciarsi.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), condivide la preoccupazione espressa dal Presidente del Senato spagnolo. Precisa che la Presidente del Parlamento svedese si è limitata a dare la propria disponibilità ad inserire il punto riguardante la pena di morte all'ordine del giorno della prossima riunione della Conferenza, che si terrà nel suo Paese.

ARMAND DE DECKER, Presidente Sénat (Belgio), ricorda che il progetto di regolamento delle riunioni della Conferenza affida la fissazione dell'ordine del giorno alla Presidenza di turno, che deve tener conto delle indicazioni provenienti dai Presidenti degli altri Parlamenti. Ritiene quindi non opportuno insistere sul tema della pena di morte, il cui inserimento all'ordine del giorno della prossima riunione della Conferenza spetterà al Presidente del Parlamento ospitante.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), rileva che la Conferenza si appresta ad approvare una dichiarazione che rischia di pregiudicare lo svolgimento di libere elezioni in Serbia. Invita caldamente, pertanto, a non riprodurre nei confronti di tale paese lo stesso clima internazionale che due anni fa fu prodromico all'operazione militare in Kosovo, nella quale l'Unione europea fu trascinata aggirando il Consiglio di sicurezza dell'ONU. Certamente, auspica che le elezioni in Serbia si svolgano in modo democratico, pur nutrendo forti dubbi al riguardo; esprime altresì preoccupazione per le possibili ripercussioni sull'intera area balcanica. Suggerisce, conclusivamente, che il documento predisposto formi oggetto di una dichiarazione della Presidenza, sottolineando i pericoli insiti nella formulazione del penultimo paragrafo in danno dell'Europa sud-orientale all'indomani delle elezioni in Serbia, indipendentemente dal loro esito.
Quanto al tema della pena di morte, osserva che attendono di entrare nell'Unione europea Paesi - come la Turchia - che conservano questo istituto nel loro ordinamento.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), avverte che, non essendovi obiezioni, può rimanere stabilito che l'inserimento del tema della pena di morte nell'ordine del giorno della prossima riunione della Conferenza sarà affidato a chi deciderà i temi oggetto della prossima Conferenza di Stoccolma, secondo le modalità che saranno determinate dalla Presidenza di turno.
Precisa inoltre che il documento riguardante la democraticità delle elezioni in Serbia assume la forma di una dichiarazione della Presidenza (Applausi).

GUIDO PODESTA', Vicepresidente Parlamento europeo, propone che nella dichiarazione sia inserito un appello al rispetto dei risultati elettorali, oltre alla richiesta di trasparenza e correttezza delle operazioni di voto.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), sottolinea la necessità di evitare che nel popolo serbo maturi l'impressione di essere additato a "bersaglio" non solo dagli Stati Uniti d'America ma anche dall'Europa, in quanto ciò non agevolerebbe un'evoluzione in senso democratico della Serbia, ma anzi aggraverebbe la situazione. Pone quindi l'accento sul pericolo di effetti controproducenti originati da eventuali secondi fini e paventa il rischio che si assumano atti "frivoli" o improvvisati.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), comunica che il Vicepresidente del Parlamento europeo, Guido Podestà, ha ritirato la sua proposta emendativa.
In relazione all'intervento del Presidente Kaklamanis, precisa che l'intento del documento non è quello di interferire nelle vicende politiche serbe. La dichiarazione, che giudica fortemente equilibrata, non anticipa un giudizio sulle elezioni: proprio al fine di evitare tale rischio, il Vicepresidente del Parlamento europeo ha ritirato la sua proposta emendativa, che poteva apparire come una interferenza in quelle vicende politiche.
Ciascun Presidente potrà assumere la posizione che riterrà più opportuna; invita a considerare la dichiarazione come un documento della Presidenza della Conferenza redatto al termine del dibattito.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), ritiene opportuno precisare che la dichiarazione è un documento della Presidenza della Conferenza e non della Conferenza stessa, sottolineando che non intende sottoscrivere una dichiarazione che esprima a priori dei giudizi: se si intende approvare una dichiarazione per precisare che il diniego dei visti, che è effettivamente un atto antidemocratico, comporta che le elezioni non saranno libere, personalmente non desidera farsi carico delle conseguenze che da una tale decisione potranno discendere.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), ribadisce che la dichiarazione deve ritenersi un atto della Presidenza della Conferenza, tenuto conto del dibattito svoltosi; precisa che a suo giudizio non può desumersi in alcun punto della stessa la previsione che le elezioni in Serbia non saranno democratiche. Il documento evidenzia infatti soltanto una preoccupazione.

APOSTOLOS KAKLAMANIS, Presidente Voulì ton Ellìnon (Grecia), precisa che nel documento si parla di gravi dubbi sulle procedure di voto e si chiede per quale motivo analogo intervento non sia stato adottato per il Kosovo.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente Camera dei deputati (Italia), conferma che il documento è un atto della Presidenza della Conferenza. Dichiara conclusi i lavori della giornata odierna.


 I lavori terminano alle 20,10.