III Commissione - Resoconto di giovedì 3 maggio 2007


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SEDE REFERENTE

Giovedì 3 maggio 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il viceministro degli affari esteri Franco Danieli.

La seduta comincia alle 8.50.

Ratifica Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi.
C. 188 Boato, C. 583 Zeller e C. 661 Zeller.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Raffaello DE BRASI (Ulivo), relatore, osserva che la Commissione in sede referente è chiamata ad esaminare congiuntamente tre proposte di legge abbinate riguardanti la ratifica dei Protocolli attuativi della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, ricordando come la Convenzione punti essenzialmente ad uno sviluppo sostenibile integrato dell'Arco alpino. Due di queste proposte sono state presentate dalla componente politica delle minoranze linguistiche del Gruppo Misto, mentre l'altra da un deputato della Federazione dei Verdi. Nella sostanza e nella forma le proposte sono del tutto simili. L'unica differenza riguarda l'estrapolazione del Protocollo sui trasporti che le minoranze linguistiche hanno proposto anche a sé stante, pur avendolo inserito comunque nella proposta di legge complessiva riguardante i nove Protocolli approvati fino ad ora dalla Conferenza delle Alpi. Le proposte di legge sono costituite da tre articoli uguali, seguiti dall'allegato contenente il testo. L'articolo 1 elenca i Protocolli che vengono ratificati: foreste montane; pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile; composizione delle controversie; difesa del suolo; energia; protezione della natura e tutela del paesaggio; agricoltura di montagna; turismo; trasporti. L'articolo 2 valuta l'onere derivante dall'attuazione della legge e la sua copertura finanziaria, valutata in 462.765 euro all'anno, mentre l'articolo 3 stabilisce l'entrata in vigore della legge. Nell'articolo1 è inserito un comma importante che riguarda


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il rispetto delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti Locali nell'attuazione dei Protocolli e il rispetto delle attribuzioni della Consulta Stato-Regioni dell'Arco alpino.
Passa quindi ad illustrare sinteticamente il contenuto dei nove Protocolli oggetto della procedura di ratifica. Il Protocollo nell'ambito della pianificazione territoriale e dello sviluppo sostenibile prevede l'elaborazione di diversi strumenti di pianificazione a livello locale, capaci di combinare gli aspetti dello sviluppo con il rispetto e la valorizzazione dell'ambiente, consentendo uno sviluppo regionale che offra serie opportunità di lavoro alle popolazioni interessate. Naturalmente i programmi di pianificazione prevederanno l'istituzione di aree di protezione della natura e del paesaggio, nonché delle altre risorse naturali vitali.
L'obiettivo principale del Protocollo sulla protezione della natura e del paesaggio consiste nello stabilire norme internazionali volte a proteggere, curare e ripristinare, se necessario, la natura e il paesaggio nel territorio alpino, in modo da assicurare: l'efficienza funzionale degli ecosistemi; la conservazione degli elementi paesaggistici e delle specie animali e vegetali selvatiche insieme ai loro habitat naturali; la capacità rigenerativa e la produttività delle risorse naturali; la diversità, la peculiarità e la bellezza del paesaggio naturale e rurale. Il controllo del rispetto degli obblighi sanciti dal Protocollo è effettuato dal Comitato permanente istituito dalla Convenzione, sulla base di un resoconto periodico, in cui le Parti contraenti riferiscono in merito alle misure adottate in attuazione degli impegni assunti.
Il Protocollo sull'agricoltura di montagna prevede principalmente di incentivare tale settore, considerando le peculiari condizioni delle zone montane nell'ambito della pianificazione territoriale, della destinazione delle aree, del riordinamento e del miglioramento fondiario, nel rispetto del paesaggio naturale e rurale. Il mantenimento delle necessarie strutture agricole, pastorizie e forestali, sostenuto da adeguata ricerca e assistenza tecnica, è un presupposto irrinunciabile al mantenimento della biodiversità (e quindi della tipicità) vegetale e animale nell'arco alpino. La difesa della specificità e della tipicità dei prodotti può a sua volta consentire di creare condizioni di commercializzazione favorevoli ai prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento di montagna anche sui mercati internazionali, con l'impatto favorevole prevedibile per la creazione di marchi di denominazione di origine o di garanzia della qualità.
Il Protocollo sulle foreste montane contempla in generale la predisposizione delle strutture di base per la pianificazione forestale, mantenendo le funzioni protettive delle foreste di alta quota e la loro rilevanza dal punto di vista economico ed ecologico. Le Parti contraenti vi si impegnano a istituire riserve forestali naturali in numero ed estensione sufficienti, nonché ad apprestare gli strumenti di finanziamento delle misure di incentivazione e compensazione.
Il Protocollo sull'energia ha l'obiettivo di migliorare la compatibilità ambientale dell'utilizzo dell'energia nell'arco alpino, anche mediante i risparmi ottenuti con l'utilizzazione razionale dell'energia. La preferenza viene accordata alle fonti energetiche rinnovabili, il che in zona alpina significa anzitutto agli impianti idroelettrici: questi però devono rispettare la funzione ambientale dei corsi d'acqua e l'integrità del paesaggio, consentendo a fiumi e torrenti la conservazione di flussi idrici minimi, come verranno definiti, ed evitando comunque eccessive oscillazioni nel livello delle acque, anche in funzione delle possibilità migratorie della fauna. Nel trasporto e nella distribuzione di energia è prevista la razionalizzazione e l'ottimizzazione delle infrastrutture esistenti, tenendo conto delle esigenze di tutela ambientale.
Il Protocollo sulla difesa del suolo prevede anzitutto che i terreni meritevoli di protezione vengano inclusi nelle aree protette, vista l'indubbia rilevanza ambientale della loro buona conservazione. In generale il Protocollo raccomanda un uso contenuto


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del terreno e del suolo, nonché delle risorse minerarie e delle attività estrattive.
Il Protocollo sul turismo persegue l'obiettivo generale di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio alpino grazie ad un turismo rispettoso dell'ambiente, impegnando le Parti ad adottare specifici provvedimenti e raccomandazioni che non trascurino gli interessi né della popolazione locale né dei turisti. Le Parti contraenti intendono inoltre promuovere una maggiore cooperazione a livello internazionale tra le rispettive istituzioni competenti, dando particolare rilievo alla valorizzazione delle aree di confine e coordinando le attività turistiche e ricreative che tutelino l'ambiente. Al fine di attuare una politica che risponda alle esigenze ecologiche e paesaggistiche, le Parti contraenti si impegnano a delimitare zone di quiete in cui si rinuncia agli impianti turistici. Per quanto concerne gli impianti di risalita, le nuove autorizzazioni e concessioni saranno condizionate allo smontaggio e alla rimozione di quelli fuori esercizio e alla rinaturalizzazione delle superfici inutilizzate. In particolare nelle aree protette occorre definire anche una politica di controllo delle attività sportive all'aperto.
Oltre a provvedimenti mirati ad uno sviluppo equilibrato delle regioni e delle aree economicamente deboli, allo scaglionamento delle vacanze e all'incentivazione di progetti innovativi, il Protocollo intende promuovere anche la collaborazione tra turismo, agricoltura, silvicoltura e artigianato, nell'ottica di creare nuovi posti di lavoro. Allo scopo di promuovere la formazione e l'aggiornamento, si raccomanda infine alle Parti contraenti di dar luogo a indirizzi formativi originali che combinino insieme turismo ed ecologia, come ad esempio «animatori ecologici», «responsabili della qualità delle stazioni turistiche», «assistenti turistici per persone disabili».
Il Protocollo sui trasporti, le cui trattative sono iniziate nel 1994, ha presentato particolari difficoltà nella messa a punto del testo, in considerazione della delicatezza degli aspetti economici e ambientali che esso riveste, concernendo una regione di passaggio come quella alpina. Il Protocollo mira a un coordinamento dello sviluppo integrato dei sistemi di trasporto transfrontalieri nell'arco alpino; un particolare rilievo assume lo sviluppo del trasporto intermodale, giacché esso permette anche un maggior rispetto dell'ambiente, adattando i trasporti a quest'ultimo e non viceversa. Si sostiene inoltre che le esternalità di costo vanno imputate a chi ne è causa, e ciò nel contesto di un tentativo di riduzione del volume complessivo dei trasporti; non meno importante è la previsione del progressivo passaggio a una fiscalità che favorisca i mezzi di trasporto a minore impatto ambientale. Un'altra preoccupazione del Protocollo è la realizzazione di opere di protezione delle vie di trasporto contro i rischi naturali, speculare a quella della tutela dell'ambiente naturale e umano dall'impatto dei trasporti.
Nei trasporti pubblici occorre anzitutto il potenziamento di sistemi di trasporto ecocompatibili: pertanto le strutture e le infrastrutture ferroviarie devono essere migliorate intorno a grandi progetti transalpini, che oltre agli assi principali terranno nel debito conto anche gli altri punti della rete e i vari terminali. Di vitale importanza ecologica è ovviamente il passaggio su rotaia del trasporto merci nell'arco alpino. In materia di trasporti stradali il Protocollo delinea con grande chiarezza un futuro che non preveda la costruzione di strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino, mentre solo in ben precise condizioni è consentita quella per il trasporto tra zone diverse dell'arco alpino. Il traffico aereo deve a sua volta ridurre il proprio impatto ambientale e acustico. I trasporti pubblici debbono comunque essere privilegiati per i collegamenti con le numerosissime stazioni turistiche della regione alpina, e si contempla anche la creazione di zone a bassa intensità di traffico o perfino vietate al traffico. Il Protocollo


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auspica infine lo stabilimento di un sistema di monitoraggio dell'interazione trasporti-ambiente.
Il Protocollo sulla composizione delle controversie ha il compito di colmare una lacuna della Convenzione base, che in effetti non ha previsto particolari meccanismi in caso di divergenti interpretazioni, fra le Parti, delle disposizioni di essa o dei Protocolli successivi.
Esaurita l'esposizione dei nove Protocolli, rileva come la Commissione si trovi di fronte ad una iniziativa legislativa parlamentare sulla attuazione di una importante convenzione internazionale senza potere discutere una proposta del Governo. È questa la questione fondamentale che - a suo avviso - va chiarita con il rappresentante del Governo, sapendo che l'esecutivo si accinge ad adottare un disegno di legge al riguardo. Fermo restando che la Commissione può procedere nella discussione e nella predisposizione della relazione per l'Assemblea, sollecita il Governo presentare al più presto tale disegno di legge, in modo tale che si possa fare riferimento a tutte le informazioni politiche necessarie.
Si sofferma, quindi, alla luce dello stato di ratifica dei Protocolli da parte dei Paesi che hanno firmato la Convenzione delle Alpi, sul ritardo dell'Italia che colpisce ove si pensi che possiede il 27,3 per cento della superficie del territorio d'applicazione della Convenzione e il 30,1 per cento della popolazione residente. Segnala che l'Austria, la Germania, la Slovenia e il Liechtenstein hanno ratificato tutti i protocolli che sono tutti già entrati in vigore. Solo la Svizzera è nelle stesse condizioni dell'Italia, mentre la Francia segue a ruota. Se si considera che alcuni Protocolli sono stati firmati dall'Italia più di 12 anni fa, mentre altri sono stati firmati da almeno 5 anni, appare conseguente come questa passività sia insostenibile.
Ricorda, quindi, che nella passata legislatura la procedura di ratifica si bloccò soprattutto del Protocollo sui trasporti. Si discusse molto sul «principio di causalità» secondo il quale i costi relativi alla prevenzione, alla gestione e alla riduzione dell'inquinamento, nonché al ripristino ambientale sono a carico di chi inquina. Chi inquina è tenuto, per quanto possibile, a sopportare la totalità del costo dell'impatto che i trasporti causano sulla salute e sull'ambiente. Inoltre, ha fatto molto discutere il vincolo contenuto nel Protocollo ad astenersi dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino, intendendosi autostrade e strade a più corsie, prive di intersezioni a raso, che per i loro effetti in termini di traffico sono assimilabili alle autostrade.
Pur consapevole che questi principi, obiettivi e vincoli preoccupano il mondo del trasporto su gomma e di conseguenza, per la rilevanza che ha questo settore in Italia, preoccupano l'intera economia nazionale, ritiene di dover svolgere alcune considerazioni a questo proposito. L'Italia ha firmato il Protocollo sui trasporti alla fine del 2000. Gli accordi internazionali sono garantiti dalla assoluta continuità istituzionale. Naturalmente si possono cambiare gli accordi. Ma per questo ci sono procedure fondate sulla reciprocità. La Convenzione regola i contenziosi e la disdetta della Convenzione stessa. Non è giusto, pertanto, bloccare otto Protocolli perché non si è d'accordo su quello dei trasporti. In secondo luogo, la Convenzione e i Protocolli saranno attuati dai Paesi che li hanno volontariamente firmati. Non si potranno eludere gli impegni presi che sono vincolanti, ma i tempi e le modalità di attuazione saranno nelle mani dei singoli Stati, delle Regioni e degli Enti Locali. Si pensi solo all'enorme sforzo finanziario necessario per l'implementazione delle politiche previste nei Protocolli oppure alla necessità di ricalibrare le politiche nazionali per renderle coerenti con la Convenzione delle Alpi.
Aggiunge, al riguardo, che l'attuazione da parte italiana dei Protocolli potrebbe comunque essere orientata in sede parlamentare dalla formulazione di raccomandazioni che sarebbe pienamente disponibile a discutere e che in parte lui stesso si ripromette di suggerire, ma che ovviamente non possono rimettere in discussione


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il Protocollo trasporti unilateralmente. Invita poi ad essere consapevoli che non è possibile lasciar passare anche questa legislatura, dal momento che la Conferenza delle Alpi ha ripetutamente invitato i paesi ritardatari a ratificare ed implementare tutti i Protocolli. La Conferenza ha altresì elaborato un programma di lavoro pluriennale valido fino al 2010, secondo cui verranno elaborati progetti comuni in quattro aree tematiche prioritarie che riprendono trasversalmente tutti i Protocolli nonché le diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile: 1) mobilità, accessibilità, transito; 2) società, cultura, identità; 3) turismo, tempo libero, sport; 4) natura, agricoltura e silvicoltura, paesaggio culturale.
Rilevando come si stia pertanto procedendo ad una nuova fase di sviluppo della Convenzione, avverte che l'implementazione e l'attuazione dei Protocolli, nel quadro della cooperazione transnazionale, passano in primo piano, nell'intento di evidenziare che la Convenzione non è solo strumento di politica ambientale ma anche un potenziale di sviluppo per la popolazione alpina, anche attraverso una discussione più intensa con le Istituzioni della Comunità Europea. Si domanda allora come sia possibile che l'Italia partecipi a pieno titolo a questa nuova fase senza avere ratificato i Protocolli attuativi della Convenzione. Non si tratta - a suo avviso - di un atto notarile o burocratico, ma di una responsabilità politica e istituzionale da onorare con coerenza, che il Parlamento deve sapersi assumere.
Conclusivamente, si esprime favorevolmente all'autorizzazione alla ratifica di tutti i Protocolli con le seguenti raccomandazioni che potrebbero essere trasfuse in un ordine del giorno: il vincolo di non costruire nuove strade di grande comunicazione contenuto nel Protocollo sui trasporti, sia coerente con gli impegni assunti dall'Italia nell'Unione europea; il principio di causalità e l'obiettivo di internalizzare i costi esterni al settore dei trasporti vengano attuati gradualmente nell'ottica di una politica nazionale di sostegno alla riorganizzazione ecologica del trasporto su gomma e compatibilmente alle possibilità economiche effettive del settore; l'attuazione della Convenzione, dei Protocolli e del Programma di Lavoro pluriennale non sia dirigistica, ma partecipata in primo luogo dalle Regioni e dagli Enti Locali in base al rispetto delle competenze e del principio di sussidiarietà verticale, in modo tale che venga organizzato un sistema integrato di governance basato sulla cooperazione istituzionale; l'attuazione della politica globale per la protezione delle Alpi sia partecipata dalla popolazione alpina sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale, attraverso processi decisionali democratici, la negoziazione democratica dei conflitti, il partenariato pubblico-privato, la valorizzazione delle reti locali associative e di tutti i saperi alpini.

Il viceministro Franco DANIELI esprime particolare apprezzamento per la relazione svolta, condividendone tra l'altro il rammarico per il tempo trascorso e l'auspicio per una rapida conclusione della procedura relativa. Sottolinea il rilevante interesse dell'Italia che riveste un ruolo di primo piano in seno alla Conferenza delle Alpi, come attestato dall'entità del suo contributo, dall'ospitalità a Bolzano di una sede distaccata del segretariato permanente, nonché dalla nomina di un italiano al vertice dell'organizzazione per il prossimo quadriennio. Rende noto quindi alla Commissione che l'elaborazione del disegno di legge governativo è ormai in uno stadio avanzato. Nel ricordare le questioni che si erano poste con riferimento agli articoli 8 e 11 del Protocollo trasporti, segnala che esse dovrebbero essere risolte nell'ambito di una dichiarazione interpretativa che sarebbe formulata all'atto del deposito dello strumento di ratifica, in sintonia con la posizione dell'Unione europea. Assicura che la presentazione alle Camere avverrà quindi in tempi molto ravvicinati.

Franco NARDUCCI (Ulivo), nel ringraziare il relatore ed il rappresentante del Governo per i loro interventi, si associa


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all'esigenza di accelerare i tempi della ratifica, evidenziando il rischio per l'Italia di restare indietro rispetto ai programmi che interessano gli assi trasversali alpini del Sempione e del San Gottardo. Sottolinea poi la necessità di tenere conto della posizione della Svizzera, con particolare riguardo al Protocollo trasporti, nell'ottica delle relazioni di quel Paese con l'Unione europea. Richiama altresì il noto problema della «strozzatura» del San Gottardo, pur nel quadro della non costruzione di nuovi assi stradali e dell'alleggerimento derivante dai nuovi assi ferroviari, facendo presente che non si può continuare a tenere l'Europa divisa in due a causa della congestione del traffico. Considera comunque in via di definizione la situazione dei collegamenti Nord-Sud, mentre resta ancora da individuare la soluzione migliore per il fianco orientale.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling), esprimendo apprezzamento per le considerazioni del relatore e del viceministro Danieli, sottolinea la posizione di imbarazzo in cui versa l'Italia per aver accumulato un grave ritardo nella ratifica dei Protocolli pur essendo addirittura paese ospite di una parte della struttura amministrativa della Conferenza delle Alpi. Fa presente che la sua proposta di legge riprende il testo presentato nella scorsa legislatura dal precedente esecutivo e segnala la necessità che i Protocolli siano ratificati in blocco, manifestando peraltro perplessità su eventuali atti interpretativi unilaterali che non potrebbero in alcun modo modificare la portata degli accordi sottoscritti. Nel domandarsi perché il Governo abbia perso un anno rispetto ad un'iniziativa che era già stata presa, ringrazia il Presidente della Commissione per la calendarizzazione del provvedimento e ne auspica l'approvazione in tempi brevi.

Siegfried BRUGGER (Misto-Min.ling) ricorda come nella scorsa legislatura per ben due volte si sia stati vicini alla ratifica dei Protocolli, poi mancata a causa del contenzioso relativo ai trasporti. Prendendo spunto dalle considerazioni del deputato Narducci sulla Svizzera con riferimento al traffico transfrontaliero, invita a tenere conto, ove si procedesse a formulare atti di indirizzo al Governo, anche della galleria di base del Brennero e della Val di Susa, sottolineando l'importanza della valorizzazione dell'intermodalità, nell'ottica di una riorganizzazione ecologica del trasporto su gomma che sia compatibile con le esigenze economiche.

Marco ZACCHERA (AN), nel rilevare come ormai alcuni Protocolli risultino datati, ne evidenzia il carattere spesso contraddittorio delle relative disposizioni, menzionando l'esempio della caccia. Al di là della facile demagogia, esprime il dubbio che ulteriori vincoli ne possano derivare alla vita quotidiana delle popolazioni di montagna. Afferma, comunque, che il processo di ratifica deve proseguire pur senza trionfalismi, osservando che il ritardo dell'Italia non può prescindere dall'amara presa d'atto che molte aspettative sono andate deluse, a parte la struttura di Bolzano, come dimostra la mancata realizzazione a Domodossola di una struttura informatica specializzata. In conclusione, raccomanda di inserire tra gli indirizzi da formulare al Governo l'esigenza di nuovi investimenti, diversificati e cofinanziati, in considerazione della prevalente porzione italiana dell'arco alpino.

Umberto RANIERI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.20.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 3 maggio 2007. - Presidenza del presidente Umberto RANIERI. - Interviene il viceministro degli affari esteri Franco Danieli.

La seduta comincia alle 9.20.


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Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
T.U. C. 24 e abb.
(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 24 aprile 2007.

Dario RIVOLTA (FI) osserva che, al di là del merito che attiene alla stretta competenza consultiva della Commissione, il provvedimento in esame muta radicalmente la concezione della cittadinanza italiana, aggiungendo lo jus loci allo jus sanguinis e quindi realizzando un'apertura incontrollata della cittadinanza stessa in virtù della riduzione a soli cinque anni del requisito temporale della residenza legale. Ne deriva, a suo avviso, un sistema incoerente e pericoloso perché alimenta l'acquisizione della cittadinanza per ragioni di mera convenienza, senza che ne sussista un'autentica consapevolezza. Gli esempi inglesi e francesi stanno a dimostrare come il possesso della cittadinanza non sia stato sufficiente ad impedire lo scoppio delle tensioni interetniche. A fronte della complessità del processo psicologico e sociale che caratterizza la maturazione della consapevolezza di appartenere ad una comunità, ritiene del tutto inadeguati i criteri previsti quali la conoscenza della lingua italiana oppure dell'ordinamento costituzionale.
Esprime, poi, perplessità anche in relazione all'acquisto ovvero al riacquisto della cittadinanza da parte degli oriundi italiani che, pur nobilmente restando attaccati alle proprie radici, dovrebbero prioritariamente sentirsi cittadini dei paesi che li ospitano. A suo avviso, infatti, non si dovrebbe - a titolo d'esempio - parlare di italiani in America, ma di americani di origine italiana. Analogamente, ritiene che l'Italia debba chiedere agli immigrati di rinunciare alla priorità della nazione di origine. Riscontrando purtroppo la persistenza di una non volontà di integrazione, ribadisce le sue gravi preoccupazioni circa la nuova normativa proposta.

Marco FEDI (Ulivo), nell'apprezzare il lavoro sin qui svolto dalla Commissione, si associa all'opportunità di un'ampia e serena discussione, ma richiama l'urgenza di intervenire sulla materia a fronte dell'evoluzione della società contemporanea che vive oggi una fase di transizione in cui il nuovo principio dello jus soli viene a convivere con quello dello jus sanguinis. Invita a considerare la novità comportata dal fatto che l'Italia è ormai diventata un paese destinatario dei flussi migratori, negando che vi sia la contraddizione denunciata dall'oratore precedente. Quanto al requisito dei cinque anni di residenza legale, osserva che vi sono paesi che prevedono un periodo anche più breve. Ritiene invece opportuno introdurre un limite cronologico nel riconoscimento della cittadinanza jure sanguinis. Sottolinea, comunque, come la cittadinanza rappresenti non un punto d'arrivo, ma un passaggio verso la piena partecipazione alla vita della nuova comunità di cui si entra a far parte. Evidenzia, infine, come la riforma proposta costituisca una prova di assunzione di responsabilità da parte della classe dirigente italiana.

Franco NARDUCCI (Ulivo), nel ribadire il proprio apprezzamento per l'adeguamento della legislazione italiana al quadro europeo, con particolare riferimento alla Germania ed alla Spagna, rende noto alla Commissione che attraverso la posta elettronica sono pervenute diverse proteste soprattutto dall'America Latina circa l'eventualità che la Commissione stessa non consideri debitamente il fatto che il riconoscimento della cittadinanza italiana non sia oggetto di un allargamento, ma risalga invece alla legge n. 555 del 1912. Nel precisare la distinzione tra acquisto e riacquisto, osserva che il provvedimento in esame in un certo senso introduce un'ulteriore delimitazione.


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Umberto RANIERI, presidente e relatore, ringrazia della precisazione il deputato Narducci e lo invita a farsene portavoce presso gli interessati.

Dario RIVOLTA (FI) tiene a precisare di non aver voluto sottovalutare il requisito della conoscenza della lingua italiana, che tuttavia ritiene non sufficiente.

Umberto RANIERI, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.45.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Ratifica Accordo Italia-India sulla cooperazione nel campo della difesa.
C. 2267 Governo.

Ratifica Accordo Italia-Cina di coproduzione cinematografica.
C. 2265 Governo.