I Commissione - Resoconto di mercoledì 31 ottobre 2007


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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.05 alle 9.15.

COMITATO DEI NOVE

Mercoledì 31 ottobre 2007.

Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
C. 553-1524-2335-2382-2479-2572-2574-2576-2578
2586-2715-2865-3041-3139-3151-A.

Il Comitato si è riunito dalle 9.15 alle 10.30.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 31 ottobre 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Intervengono il sottosegretario di Stato per la solidarietà sociale Cristina De Luca e il sottosegretario di Stato per l'interno Marcella Lucidi.

La seduta comincia alle 10.30.

Delega al Governo per la modifica della disciplina dell'immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero.
C. 776 Zacchera, C. 1102 Campa, C. 1263 Mascia, C. 1779 Boato, C. 1804 Sgobio, C. 1850 Bordo, C. 1852 Bucchino, C. 2122 Capotosti, C. 2547 Migliore, C. 2976 Governo, C. 3122 Maroni e C. 3148 Santelli.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 30 ottobre 2007.


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Giorgio HOLZMANN (AN) osserva preliminarmente che l'immigrazione rappresenta un fenomeno di significativa importanza nella società contemporanea, che ha generato fenomeni sociali complessi che hanno dato luogo a lunghe discussioni all'interno delle aule parlamentari. In tempi recenti, il fenomeno dell'immigrazione è stato affrontato dal centrosinistra con la legge Turco-Napolitano, che tuttavia conteneva diverse falle nel proprio sistema di fondo, le quali impedivano di combattere efficacemente l'immigrazione clandestina. A queste difficoltà di funzionamento il centrodestra ha posto rimedio con la legge Fini-Bossi, che ha configurato l'immigrazione clandestina come reato nel caso casi in cui l'immigrato irregolare, dopo essere stato fermato ed aver ricevuto l'intimazione a lasciare il territorio nazionale, non vi ottempera. Si confrontano, quindi, due distinte filosofie di fondo. Da un lato quella del centrosinistra, che affronta il fenomeno dell'immigrazione accettandolo come dato di fatto e tendendo solo a regolamentarne l'abuso attraverso diverse forme di sanatoria, così però destando un diffuso allarme sociale e arrecando al contempo un grave danno all'immagine dei poteri pubblici. Dall'altro lato quella del centrodestra che, collegando il lavoro all'immigrazione, è volta a valorizzare quest'ultima, cercando di prevenire, attraverso la lotta all'immigrazione clandestina, la commissione di fatti delittuosi da parte di quelle persone che, prive di lavoro e di alloggio, si danno per disperazione alla delinquenza. È evidente, infatti, il collegamento che sussiste tra l'immigrazione clandestina, registrata in costante ascesa, e la commissione dei reati, come dimostrano le diverse indagini condotte in materia.
Si sofferma quindi sui contenuti delle diverse proposte di legge in oggetto, osservando come esse perseguano finalità diverse. In particolare, la proposta di legge del deputato Zacchera C. 766 è volta a prevedere norme che valorizzano la professionalità dei lavoratori immigrati, mentre quelle dei deputati Santelli C. 3148 e Maroni C. 3122 sono volte a prevedere sanzioni nei confronti degli immigrati clandestini che commettono reati. La proposta di legge Mascia C. 1263 è volta a disciplinare il diritto di voto agli immigrati nelle elezioni amministrative, mentre le proposte Boato C. 1779 e Sgobio C. 1804 sono volte sostanzialmente a smantellare l'impianto complessivo della legge Fini-Bossi.
Ritiene che una seria politica in tema di immigrazione non possa prescindere dalla considerazione per cui i confini nazionali non sono blindabili e che è pertanto preferibile incentivare le politiche di cooperazione con quei paesi da cui origina il principale flusso di immigrazione irregolare. La vigente legge Fini-Bossi può quindi essere migliorata proprio nell'ottica di incentivare gli aspetti di prevenzione delle forme di immigrazione clandestina. Si sofferma poi sulle politiche di accoglienza elaborate da diverse amministrazioni locali, che hanno previsto in alcuni casi benefìci di particolare rilievo nei confronti degli immigrati, che però vanno a scapito della finanza pubblica.
Conclude ribadendo la contrarietà della sua parte politica rispetto all'obiettivo, perseguito dal Governo, di rovesciare l'impostazione di fondo della legge Fini-Bossi per abbracciare una politica di immigrazione indiscriminata che rischia di produrre effetti nocivi per il Paese.

Maurizio GASPARRI (AN) ribadisce che il proprio gruppo è assolutamente contrario al disegno di legge in esame, il quale si inserisce all'interno della complessiva politica del Governo in materia d'immigrazione e di sicurezza, che la sua parte politica giudica del tutto negativamente. Del resto, il fenomeno dell'immigrazione irregolare produce effetti negativi diretti sul mantenimento della sicurezza nazionale, creando un diffuso allarme sociale. Infatti il fenomeno dell'immigrazione clandestina è tornato ad essere presente anche in quelle zone del Paese, quali ad esempio le coste calabresi e pugliesi, nelle quali, grazie all'azione del Governo nella scorsa legislatura, era stata contenuto. La politica del Governo Prodi tende


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infatti ad incentivare un'immigrazione indiscriminata, come è apparso evidente in occasione dell'emanazione del «decreto flussi», che, relativamente al 2006, ha svolto il ruolo di una vera e propria sanatoria, essendo stato concesso un numero di permessi di soggiorno sostanzialmente pari a quello delle richieste pervenute. La stessa politica è stata poi perseguita con altri provvedimenti del Governo, quale quello sul diritto al ricongiungimento familiare degli stranieri presenti in Italia, con il quale le possibilità di ricongiungimento sono state estese oltre la misura di quel che si intende normalmente per nucleo familiare, e quello in materia di soggiorno per turismo e studi. Si tratta di provvedimenti che di fatto hanno introdotto strumenti di cui è agevole l'uso surrettizio ai fini di una immigrazione indiscriminata, proprio mentre nel resto d'Europa si registra un orientamento opposto, anche nei Paesi con forti tradizioni multietiniche. All'opposto, si colloca invece l'impostazione definita dal centrodestra sul fenomeno dell'immigrazione, che trova riscontro nella legge Fini-Bossi, la quale collega la presenza in Italia degli immigrati alla loro disponibilità di un lavoro.
Si sofferma quindi sulla previsione, contenuta nel disegno di legge del Governo, di soppressione dei centri di permanenza temporanea, che ritiene invece essenziali purché gestiti e mantenuti all'interno di canoni di civiltà. Si tratta di strutture necessarie per fronteggiare le esigenze e le emergenze che derivano dall'immigrazione irregolare. Al riguardo stigmatizza, evidenziandone la demagogia, le politiche di quelle amministrazioni comunali di centrosinistra, quale ad esempio quella di Firenze, che da un lato perseguono politiche per la sicurezza combattendo la presenza e le attività irregolari degli immigrati clandestini e, dall'altro, non si adoperano per allestire sul proprio territorio le necessarie strutture di permanenza temporanea.
In sostanza, ritiene il disegno di legge del Governo demagogico e in sostanza razzista, in quanto, mentre consente il libero ingresso degli immigrati nel Paese, non si preoccupa delle persecuzioni e violenze cui questi sono soggetti in Italia: fa in particolare riferimento alla condizione di quelle donne che sono costrette a subire gravi vessazioni personali perché accettino di sottostare ai costumi delle comunità dei Paesi di origine. Analoga considerazione svolge relativamente allo sfruttamento dei minori perseguito da quelle comunità di stranieri presenti sul territorio nazionale, che agiscono al di fuori del rispetto della legge e al di là di ogni controllo sulle loro attività. Esprime quindi la propria contrarietà sul complessivo impianto di fondo del disegno di legge, che si fonda su deleghe eccessivamente generiche, volte ad espropriare il Parlamento della potestà legislativa, anche in considerazione della ridotta incidenza del parere parlamentare sugli schemi dei decreti legislativi. Alcune previsioni, come ad esempio quella relativa alla predisposizione all'estero delle liste d'ingresso degli immigrati, si distinguono poi per il loro carattere demagogico, mentre altre, come quella sulla sponsorizzazione, si connotano per la loro negatività di fondo in quanto palesemente irrazionali. Proprio l'istituto dello sponsor, d'altra parte, ha già dimostrato in passato di non poter funzionare, anche perché ad esso ricorrevano soprattutto le organizzazioni criminali per agevolare l'ingresso di persone da sfruttare, ma anche le cosiddette associazioni terzomondiste, che favorivano l'ingresso di immigrati sul territorio nazionale senza poi curarsi della loro sorte ed abbandonandoli al loro destino. Esprime altresì la propria contrarietà sull'istituto dell'autosponsor, che reputa misura a vantaggio solo di chi già dispone di risorse finanziarie e pertanto palesemente destinata ad essere strumentalizzata dalle organizzazioni criminali, che vi ricorreranno per far entrare in Italia propria manodopera o per assoldare col ricatto gli immigrati clandestini.
Conclude evidenziando come sarebbe stato più opportuno, invece, modificare la legge Fini-Bossi, soprattutto in quelle parti nelle quali essa ha dimostrato difficoltà di


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funzionamento, quale, ad esempio, la disciplina delle espulsioni. Il Governo e la maggioranza, invece, hanno ritenuto di perseguire una politica di immigrazione indiscriminata, che, oltretutto, non tiene conto della differenza che esiste nella Costituzione tra i diritti della persona e i diritti dei cittadini.

Giacomo STUCCHI (LNP) fa presente preliminarmente di condividere l'intervento svolto nel corso della seduta di ieri da parte del deputato Cota, che ha illustrato la posizione politica del proprio gruppo sul provvedimento in esame.
Ritiene che un provvedimento in materia di immigrazione dovrebbe partire da una ipotesi di riforma della vigente legge Bossi-Fini nei punti che ne hanno eventualmente sollecitato l'opportunità, piuttosto che prevederne un rovesciamento dei contenuti di fondo, dando così luogo ad un provvedimento che si traduce in un incitamento ad una indiscriminata immigrazione.
Dichiara di condividere anche le critiche mosse dal deputato Gasparri agli istituti dello sponsor e dell'autosponsor, che estende anche al voto agli immigrati, sul quale esprime le proprie riserve in ordine alla sua legittimità costituzionale.
Preannuncia pertanto una dura opposizione del proprio gruppo nel corso del seguito dell'esame del provvedimento, che presenta aspetti di contrasto con il «pacchetto sicurezza», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, anche se, trattandosi di una delega, difficilmente il dibattito parlamentare riuscirà a modificarne la struttura portante per ricondurlo ad una logica di fondo che condizioni la presenza degli immigrati alla loro disponibilità di un lavoro e di un alloggio.
Auspica quindi che l'esame in Commissione possa proseguire senza brusche accelerazioni per consentire una profonda e ponderata modifica del testo del provvedimento volta a contenere le ripercussioni negative che potrebbero derivare dall'eventuale approvazione dello stesso.

Carlo COSTANTINI (IdV) chiede innanzitutto l'abbinamento ai provvedimenti in esame, non appena assegnata, anche della proposta di legge in materia presentata da lui insieme al deputato Donadi. Dichiara quindi di ritenere opportuno un provvedimento che consenta di superare i limiti di funzionamento evidenziati dalla vigente legge Bossi-Fini, che prevede meccanismi farraginosi relativamente alla disciplina dei contratti di soggiorno e una incerta politica di promozione dell'incontro tra domanda ed offerta di lavoro, che ha finito col favorire l'immigrazione clandestina. In proposito osserva come, dopo l'ultima sanatoria del 2003, siano oggi presenti sul territorio nazionale circa settecentomila immigrati clandestini. Esprime perplessità anche per quanto riguarda i centri di permanenza temporanea previsti dalla legge Bossi-Fini all'interno dei quali sono presenti categorie eccessivamente eterogenee di immigrati irregolari: da chi ha rifiutato di farsi identificare a chi, avendo perso il lavoro, è privo dei requisiti per soggiornare liberamente nel paese.
Il problema di fondo, secondo la maggioranza, è quello di affrontare la situazione emergenziale venutasi di recente a creare anche a causa del difettoso funzionamento di molte parti della legge Bossi-Fini: in proposito osserva però che, proprio perché si tratta di una situazione emergenziale, non è opportuno fare ricorso ad una legge delega, che implica tempi lunghi prima che entrino in vigore le norme. Meglio sarebbe stato se il Governo avesse presentato una iniziativa legislativa ordinaria, sulla quale impiantare un dibattito costruttivo in grado di produrre disposizioni di immediata applicabilità.
Si sofferma quindi sui contenuti del disegno di legge C. 2976 del Governo, dichiarando di condividerne molti punti: in particolare, l'istituto della sponsorizzazione, i termini di durata del permesso di soggiorno, l'abolizione del contratto di soggiorno, la concessione del diritto all'elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative, l'incentivazione al rimpatrio volontario, il superamento della logica


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dei centri di permanenza temporanea, le misure per favorire l'inserimento dei neomaggiorenni nel mondo del lavoro e il complessivo riconoscimento dei diritti agli stranieri che vengono nel nostro Paese per lavorare. Di converso, esprime alcune perplessità sull'istituto dell'autosponsorizzazione.
Il disegno di legge del Governo contempla interventi condivisibili, ma allo stesso tempo anche parziali, in quanto non volti a disciplinare la situazione di emergenza contingente venutasi a creare nei tempi più recenti. A tale fine reputa opportuno integrare il testo di questo disegno di legge con i contenuti della proposta di legge da lui sottoscritta e ancora in corso di presentazione. Si tratta delle norme in materia di lotta alla contraffazione di documenti prodotti all'estero, attraverso l'istituzione di appositi nuclei di controllo già utilizzati in passato; della previsione di specifiche cause ostative al rilascio del permesso di soggiorno da individuare in condanne per la commissione di determinati reati; di specifiche ipotesi di responsabilità penale a carico degli stranieri che rifiutano di farsi identificare; del potenziamento delle strutture per il rilascio dei permessi di soggiorno; dell'istituzione di centri di identificazione amministrativa che fungano da luoghi di accoglienza e di integrazione sociale; dell'incrementazione dei rapporti con i paesi che collaborano nella lotta all'immigrazione clandestina; e, infine, della introduzione di ipotesi di responsabilità penale per l'alterazione o la mutilazione delle creste papillari dei polpastrelli delle dita delle mani o di altre parti del corpo utili per consentire l'identificazione o l'accertamento di qualità personali. Quest'ultima disposizione è del resto contenuta anche nella proposta di legge Violante C. 1936, in corso di esame presso le Commissioni riunite I e II.

Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA (AN) ribadisce la assoluta contrarietà del suo gruppo al disegno di legge in esame, motivata da ragioni di merito, ma anche di forma. In particolare, non condivide il presupposto di fondo da cui muove il provvedimento, che all'articolo 1 dichiara di voler promuovere l'immigrazione regolare, laddove i dati statistici evidenziano un fortissimo aumento della presenza di immigrati sul territorio nazionale negli ultimi anni. Il disegno di legge non è poi condivisibile sotto il profilo formale, in quanto si configura come una legge delega basata su un articolatissimo sistema di principi e criteri direttivi, contenuti per di più in un unico comma, e oltretutto formulati in modo talmente generico ed indeterminato da doversi ritenere in contrasto con l'articolo 76 della Costituzione. Si sofferma, quindi, su numerosi di essi, sottolineandone la indeterminatezza e genericità.
Esprime altresì la propria contrarietà sul principio direttivo volto ad agevolare l'invio delle rimesse degli stranieri verso i paesi di origine, in quanto tale previsione appare in evidente contrasto con ogni principio di sana gestione della bilancia dei pagamenti nazionali, in vista della quale si dovrebbe piuttosto cercare di indurre gli stranieri a consumare i propri redditi all'interno dei confini nazionali per alimentarne il complessivo sistema economico e produttivo. È vero, infatti, che anche gli emigrati italiani all'estero inviavano costantemente rimesse verso l'Italia, ma è anche vero che ciò non veniva incoraggiato dai Governi dei Paesi nei quali il reddito si produceva.
Si sofferma poi sul principio direttivo di cui al numero 2 della lettera d), in materia di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, che, in particolare prevede l'adozione di misure idonee ad assicurare la continuità degli effetti del soggiorno regolare nelle more del rinnovo del permesso di soggiorno. Osserva che si tratta di un principio talmente generico da essere quasi superfluo, essendo paradossalmente preferibile eliminare ogni limite piuttosto che prevedere una disciplina così arbitraria. La lettera e) del comma 1 prevede poi il principio volto a consentire il diritto di elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative: anche questo principio si presenta formulato


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in modo generico, essendo privo di condizioni e requisiti stringenti; richiama, per contrasto, la proposta formulata dalla sua parte politica nella precedente legislatura. Analoghe perplessità sulla indeterminatezza della disposizione esprime con riferimento alla lettera f) del medesimo comma 1, volta ad armonizzare la disciplina dell'ingresso e del soggiorno sul territorio nazionale con la normativa comunitaria anche prevedendo la revisione degli automatismi collegati alla sussistenza di determinati presupposti o all'assenza di cause ostative, senza però in alcun modo lasciare intendere cosa debba intendersi per «determinati presupposti» e per «cause ostative».
Rileva per contro che chiare sono invece le disposizioni più negative, come quella finalizzata alla soppressione dei centri di permanenza temporanea e numerose altre, sulle quali si riserva di intervenire mediante la presentazione di appositi emendamenti. Più in particolare ritiene non condivisibile la equiparazione che viene fatta tra i cittadini italiani con gli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno due anni, ai quali viene riconosciuta una serie di provvidenze che si ripercuoteranno a discapito dei cittadini italiani maggiormente in difficoltà.
Conclude evidenziando come in tutto il testo del provvedimento governativo non vi sia alcun riferimento ai doveri degli immigrati, che pure dovrebbero essere in qualche modo previsti, accanto ai diritti.

Sandro GOZI (Ulivo) esprime una valutazione complessivamente favorevole del provvedimento, che, a suo avviso, si muove nella direzione giusta sia per il metodo seguito dal Governo nella sua predisposizione, sia per il contesto in cui è proposto, sia per il contenuto che propone: per il metodo, in quanto il Governo ha proceduto ad un'ampia consultazione delle autonomie territoriali, per acquisire un quadro realistico delle questioni dell'immigrazione; per il contesto, perché il disegno di legge presta attenzione sia alla domanda di lavoro proveniente dalle imprese sia al sentimento di ostilità di parte della cittadinanza verso l'immigrazione. Il provvedimento è inoltre in linea con gli orientamenti dell'Unione europea e della comunità internazionale in materia di immigrazione, soprattutto per la coordinazione che prevede con i Paesi di partenza e per la cooperazione internazionale. Auspica pertanto che l'opposizione abbandoni i toni faziosi ed ammetta che il bilancio dell'esperienza della legge Bossi-Fini è insoddisfacente.
Ricorda poi l'ultimo, recente Rapporto sull'immigrazione della Caritas, il quale evidenzia come l'immigrazione in Italia sia ormai un dato strutturale e come l'Italia abbia bisogno di forza lavoro. Il problema è quindi quello di assicurare l'incontro di domanda e offerta di lavoro, operando affinché il sistema delle quote non diventi, per la sua eccessiva rigidità, un ostacolo. Al riguardo non va dimenticato che il sistema delle quote si basa sulla finzione giuridica di considerare ancora all'estero quei lavoratori stranieri che sono invece già in Italia, irregolarmente, e che lavorano in nero in attesa di essere regolarizzati.
Sottolinea poi la necessità di un modello italiano di integrazione ed inclusione sociali dell'immigrato, che ad oggi ancora manca e i cui frutti in ogni caso si vedranno soltanto con le seconde generazioni. Per quanto riguarda invece le espulsioni, ritiene che la legge Bossi-Fini si sia dimostrata inefficace e che servano meccanismi per rendere effettivi i rimpatri, nella forma dei rientri concordati da stabilire prima dei decreti di espulsione. Quanto ai centri di permanenza temporanea, dopo aver ricordato che la loro esistenza è imposta da vincoli europei, sottolinea come attualmente, in vigenza della legge Bossi-Fini, convenga non farsi identificare, perché questo rende ineseguibile il decreto di espulsione. Nel dirsi convinto che occorra per questo incentivare i rimpatri volontari, ricorda come vadano in tal senso anche alcune iniziative del Governo francese che prevedono l'erogazione di somme in denaro a quanti accettino di rimpatriare volontariamente.


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Ritiene poi che su alcuni istituti previsti dal disegno di legge, pur importanti e condivisibili, sia opportuno esercitare una speciale attenzione. Pensa innanzitutto alle liste di collocamento all'estero, che devono essere controllare per evitare abusi, e per le quali occorre potenziare il sistema della rete consolari italiana perché possa fare fronte al compito.
Quanto al riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, ritiene sia essenziale per favorire l'ingresso di lavoratori altamente qualificati e che sia del resto in linea con le proposte del commissario Frattini. Quanto al riconoscimento agli immigrati del diritto di voto, richiamata la tesi di qualcuno secondo cui la proposta non sarebbe costituzionale, fa presente che basterebbe invece che l'Italia ritirasse la riserva sulla Parte C della Convenzione di Strasburgo del 1992 perché si potesse, con legge ordinaria, prevedere il diritto di voto agli immigrati, in virtù della riserva di legge di cui all'articolo 10 della Costituzione in combinato disposto con l'articolo 11, che consente all'Italia di accettare limitazioni di sovranità. Quanto all'adeguamento annuale delle quote, ritiene opportuno mettere in luce il ruolo delle regioni e degli enti locali, che hanno importanti competenze in materia di mercato del lavoro e di servizi sociali.
Quanto al meccanismo degli sponsor e degli autosponsor, ritiene condivisibili le misure previste dal provvedimento, le quali tengono conto della realtà del mercato del lavoro, in cui spesso occorre una previa conoscenza tra il datore di lavoro e il lavoratore e quindi un incontro anteriore all'instaurazione del rapporto di lavoro stesso. Lo sponsor non va quindi guardato con sospetto, ma va però sottratto al rischio di strumentalizzazione: serve una selezione tra le domande di garanzia basata su precisi criteri di preferenza, quali titoli di studio, conoscenza della lingua o altro. Servono quindi requisiti soggettivi sia in capo al garante che in capo al garantito. Quanto alle rimesse degli immigrati all'estero, condivide l'impostazione del Governo, ricordando come le rimesse superino ormai abbondantemente gli aiuti economici per lo sviluppo e promuovano quindi la crescita dei Paesi di origine. Segnala però il problema dell'accesso al credito per gli stranieri che intendono avviare un'attività imprenditoriale, sottolineando la necessità di facilitarlo. Quanto ai controlli, ritiene indispensabile un rafforzamento, anche potenziando l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, per l'istituzione della quale l'Italia si è battuta a lungo.
Conclude sottolineando come il tema dell'immigrazione esiga di essere affrontato con senso di responsabilità e senza toni demagogici o eccessi.

Khaled Fouad ALLAM (Ulivo), ricordando come l'epistemologo francese Bachelard sostenesse che la verità non esiste se non nella dialettica con l'errore, afferma che, in materia di immigrazione, nessuno può oggi illudersi di possedere le soluzioni più giuste, essendo facile scivolare verso concezioni demagogiche oppure ideologicamente o culturalmente connotate. Si dice quindi convinto che la legge Bossi-Fini non possa considerarsi una legge sull'immigrazione, in quanto muove da una prospettiva meramente difensiva, trascurando di confrontarsi seriamente con il delicato e complesso fenomeno che pretende di trattare: un fenomeno che ha portata mondiale, in quanto i flussi migratori che attraversano l'Italia si inquadrano in quel vasto sommovimento di popoli che gli studiosi hanno chiamato «nuova diaspora». Né, a suo parere, la legge Bossi-Fini assume una prospettiva realistica rispetto al contesto italiano, in quanto non tiene conto delle imponenti trasformazioni demografiche del Paese. Nel ricordare gli studi di Philippe Farges, il quale ha stimato che, a causa del crescente deficit di popolazione attiva, l'Europa avrà bisogno, tra il 2000 e il 2050, di circa 672 milioni di immigrati, e i dati delle Nazioni unite, in base ai quali nel 2050 l'età media in Europa sarà di 57 anni a fronte dei 37 di Stati uniti e Canada, sottolinea l'urgenza del problema del calo demografico dell'Italia e fa presente come


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l'immigrazione sia una risorsa, dal punto di vista strettamente economico, in quanto ripiana il deficit demografico del Paese; aggiunge che la stessa Confindustria italiana, del resto, ha evidenziato il fabbisogno di alcune figure professionali che l'Italia non produce a sufficienza. È pertanto, a suo parere, necessario abbandonare l'ottica meramente difensiva, secondo cui l'immigrazione è essenzialmente un problema di sicurezza, e comprendere che l'immigrazione è anche una risorsa ed un problema di tutela dei diritti.
A suo avviso, il disegno di legge in esame, pur perfettibile come tutte le proposte di legge, ha il pregio di muovere da presupposti concettuali più adeguati alla complessità del fenomeno migratorio. Nel dettaglio, giudica importante la diversificazione delle forme di permesso di soggiorno in funzione della tipologia del mercato del lavoro. Quanto all'attribuzione agli immigrati dei diritti di elettorato attivo e passivo, osserva che l'Italia non farebbe che seguire in questo il sentiero già tracciato da altri Paesi europei, alcuni dei quali lo prevedono ormai da decine di anni. Rispetto al problema dell'integrazione, poi, si dice convinto che non vi siano ricette valide dappertutto nello stesso modo; concorda però con quanti insistono sull'importanza della lingua, sottolineando come la lingua non sia soltanto uno strumento di integrazione, ma essa stessa un fatto di integrazione, nel senso che il possesso di una lingua, e quindi di un modo di pensare, è già partecipazione ad una identità culturale. Segnala inoltre l'importanza, ai fini dell'integrazione, della Carta dei valori elaborata nell'ambito del Ministero dell'interno, alla quale ha personalmente collaborato, e ricorda che essa è oggi impiegata da diverse amministrazioni locali per agevolare il rapporto con gli stranieri: ritiene pertanto che il provvedimento dovrebbe richiamarla. Aggiunge però che l'integrazione non può essere soltanto un fatto culturale, essendo indispensabile che all'integrazione culturale si affianchi quella materiale. Intende dire che occorre far fronte alla questione abitativa legata all'immigrazione, pianificando uno sviluppo urbanistico che impedisca la formazione di ghetti urbani periferici sul fallimentare modello francese. In merito poi al problema della clandestinità, premesso che l'Italia ha una collocazione geografica che la rende naturalmente porta d'ingresso dell'immigrazione europea e che ogni Stato ha il diritto di identificare coloro che accedono al suo territorio, ritiene che il problema della clandestinità vada innanzitutto affrontato in sinergia con l'Unione europea e con i Paesi extraeuropei di emigrazione, nel quadro di una cooperazione multilaterale.
In conclusione, ribadisce la propria valutazione complessivamente favorevole del provvedimento, che, come ha detto, ha il merito di impostare su basi concettuali nuove e più adeguate la disciplina del complesso fenomeno dell'immigrazione.

Il sottosegretario Marcella LUCIDI e il sottosegretario Cristina DE LUCA si riservano di intervenire eventualmente in una successiva fase della discussione.

Luciano VIOLANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che, come stabilito nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si conclude oggi l'esame preliminare del provvedimento. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.40.