|
|
CAMERA DEI DEPUTATI
|
N. 1096 |
il capo I (articolo 1) pone una serie di princìpi generali;
il capo II (articoli da 2 a 6) descrive funzioni, struttura e funzionamento dell'Istituto per lo sviluppo del cinema Spa;
il capo III (articoli da 7 a 12) è dedicato alle agevolazioni fiscali;
il capo IV (articoli da 13 a 18) descrive le modalità del sostegno economico pubblico;
i capi V (articolo 19), VI (articolo 20), VII (articoli da 21 a 24), VIII (articolo 25) sono dedicati, rispettivamente, ai film per ragazzi, ai cortometraggi, alla distribuzione ed all'esercizio, alle tecnologie innovative;
il capo IX (articoli da 26 a 28) è dedicato ai rapporti tra cinema e televisione;
il capo X (articolo 29) è dedicato alla revisione dei film cinematografici (la cosiddetta «censura»);
il capo XI (articolo 30) detta norme per rafforzare la lotta alla pirateria;
il capo XII (articoli 31, 32 e 33) riguarda norme essenzialmente applicative (regolamento di attuazione, norma transitoria, entrata in vigore, delega al Governo).
Il testo si pone come legge moderna e aperta, nel rispetto delle nuove norme del titolo V della parte seconda della Costituzione, e rappresenta un tassello di un'auspicabile riforma complessiva del settore dello spettacolo. Alla luce anche di quanto sopra esposto si sono dovute affrontare due questioni nodali:
il nuovo rapporto tra Stato, regioni, province e comuni, dato che appare legittimo, alla luce del nuovo titolo V della parte seconda della Costituzione, un loro ruolo attivo e compartecipe, con assoluta parità di diritti (e di doveri) rispetto alle tradizioni Stato-centriche, nella «regia» del sistema dello spettacolo e finanche nella cinematografia: sono il primo a credere che la visione «romanocentrica» del cinema debba essere superata (senza ovviamente depotenziare l'industria del cinema romano, che resta una delle più importanti della Capitale e del Paese), e credo che il seme lanciato dalle Film Commission possa dare ormai buoni frutti, in una prospettiva federalistica della cultura della Repubblica;
la pluridecennale polemica tra «assistenzialismo» e «liberismo», che non è solo italiana, ma attraversa tutti gli Stati membri dell'Unione europea, che tutti, sebbene con modalità diverse, intervengono a sostegno della cinematografia: si è identificato uno strumento innovativo, qual è l'associazione in partecipazione della Repubblica nelle iniziative (soprattutto produttive) cinematografiche, sulla base del principio che la mano pubblica interviene con un euro laddove la mano privata rischia un euro. Questo principio non appare in contrasto con le direttive europee in materia di aiuti di Stato, perché si tratta di un meccanismo promozionale e di stimolo, non assistenziale. La partecipazione della Repubblica avviene con dinamiche differenziate, standardizzate e selettive, in funzione della diversa opzione adottata dai proponenti.
Premessa l'esigenza di garantire risorse certe al cinema, viene previsto che la quota del Fondo unico per lo spettacolo destinata al cinema non possa essere inferiore al 25 per cento del totale del medesimo Fondo, cioè alla quota che originariamente era stata prevista dalla legge n. 163 del 1985, via via ridotta, nel corso del tempo, per privilegiare - ingiustamente - altri settori dello spettacolo.
Innanzitutto, si è deciso di introdurre, alla luce anche di esperienze di altri Paesi europei, un sano principio di separazione della gestione e del controllo: il controllo resta nelle competenze dirette della Repubblica, ma la gestione viene affidata a un organismo nuovo, l'Istituto per lo sviluppo del cinema Spa, una società per azioni (nel cui capitale entra dapprima lo Stato, ma poi le regioni, le province, i comuni, una sorta di «tavolo interistituzionale», centrale - perché non può essere altrimenti, date le caratteristiche strutturalmente non locali della cinematografia - ma non statale), che gestisca, in modo coerente e organico, con le adeguate tecnicità, la parte più «industriale» dell'intervento di sostegno pubblico.
L'obiettivo è anche quello di una complessiva deburocratizzazione della macchina dell'intervento pubblico nel settore cinematografico: per usare una efficace espressione del compianto professor Biagi, «occorre rompere con la tradizione e la cultura dei timbri e delle pratiche burocratiche». Non solo nel mercato del lavoro, ma anche nella cinematografia.
Alla Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali resta una funzione di supervisione complessiva del sistema, di elaborazione strategica dell'intervento del Ministro, la gestione dei fondi dedicati alle attività di promozione culturale (i festival, in primis), e ovviamente la vigilanza sull'Istituto per lo sviluppo del cinema spa, nuovo «cuore» e «polmone» del sistema, volàno di nuove risorse economiche e finanziarie extra Fondo unico per lo spettacolo.
La parte destinata al cinema del Fondo unico per lo spettacolo verrà divisa in due parti:
il 90 per cento viene destinato all'Istituto per lo sviluppo del cinema Spa, iniziative di progettazione, produzione, distribuzione, industrie tecniche, promozione, esportazione;
il 10 per cento viene gestito direttamente dalla Direzione generale per il cinema del Ministero: attività promozionale culturale (a partire dai festival).
L'Istituto per lo sviluppo del cinema Spa, tra l'altro, dovrà svolgere le funzioni attualmente attribuite alla Commissione per la cinematografia, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 28 del 2004, ed elemento rilevante di novità, accrediterà, direttamente presso la banca scelta dal produttore, la partecipazione ai costi di produzione dei film prevista dalla presente proposta di legge, nonché incaricherà le società di revisione che controlleranno i preventivi, la contabilità e i consuntivi relativi ai film ammessi a partecipazione, svolgendo, nell'uno e nell'altro caso, i compiti e le funzioni attualmente ancora svolti dalla Banca nazionale del lavoro.
Per quanto riguarda il «fondo per la produzione, la distribuzione, l'esercizio e le industrie tecniche, previsto dall'articolo
1. La Repubblica, nel rispetto degli articoli 9, 21 e 33 della Costituzione, promuove l'attività cinematografica in tutte le sue forme, nelle sue componenti artistiche ed economiche, riconoscendone il ruolo di libera espressione del pensiero, di strumento di crescita culturale e sociale e di promozione dell'immagine del Paese all'interno dell'Unione europea e all'estero.
2. La presente legge disciplina gli indirizzi generali in materia di cinematografica, secondo princìpi di salvaguardia degli interessi minimi ed essenziali della collettività, di sussidiarietà, di prossimità e di efficacia, al fine di assicurare una pluralità di referenti quale prima garanzia di libertà e di offrire un adeguato servizio di utilità sociale.
3. La presente legge reca norme di semplificazione, razionalizzazione e modernizzazione dell'intervento pubblico in materia di spettacolo, in attuazione del titolo V della parte seconda della Costituzione.
4. L'opera cinematografica è al contempo un'opera dell'ingegno e un prodotto economico realizzato attraverso un processo prevalentemente industriale.
5. Il cinema è un settore industriale atipico, che la Repubblica ritiene di prioritario interesse nazionale, fondamentale per lo sviluppo socio-economico del Paese nel contesto della società dell'informazione multimediale.
a) lo sviluppo di strumenti normativi e regolamentari, inclusi incentivi fiscali, che stimolino i processi di coproduzione cinematografica, anche a livello esclusivamente finanziario, tra gli Stati membri dell'Unione europea;
b) lo sviluppo di strumenti normativi e regolamentari, inclusi incentivi fiscali, che stimolino la reciproca circolazione di film nazionali ed europei all'interno dell'Unione europea, anche attraverso campagne promozionali e di marketing pianificate a livello continentale, assegnando alle stesse risorse adeguate;
c) lo sviluppo, anche attraverso un istituendo Centro europeo di formazione e
d) l'istituzione di una Agenzia per la promozione del cinema europeo nel mondo, al fine di raccordare le varie iniziative nazionali in materia di promozione e di marketing delle singole cinematografie degli Stati membri dell'Unione europea;
e) la realizzazione di un circuito di sale cinematografiche europee destinato alla prioritaria circolazione di opere prodotte dagli Stati membri dell'Unione europea;
f) la costituzione di una Cineteca europea, che raccordi e razionalizzi le attività delle varie cineteche nazionali e che tuteli il patrimonio cinematografico europeo avvalendosi delle più evolute tecnologie;
g) la creazione di un network di scuole europee di cinematografia, dotate delle più evolute tecnologie, da realizzare anche con il contributo di altri Stati membri dell'Unione europea, che raccolga discenti e docenti provenienti da tutti gli Stati membri dell'Unione, e promuova un ambiente multiculturale nel quale mentalità e tradizioni diverse possano mescolarsi, favorendo lo sviluppo di un nuovo linguaggio cinematografico che possa essere definito europeo.
1. È istituita presso il Ministero dei beni e delle attività culturali la società per
a) stimolare un'equilibrata offerta cinematografica sull'intero territorio nazionale, anche attraverso incentivi per l'apertura di sale cinematografiche in regioni e in aree nelle quali i livelli di offerta sono inferiori alla media nazionale;
b) sviluppare un tessuto produttivo policentrico e diffuso, il quale, a partire dalla rete di Film Commission già attiva, attragga nuove risorse economiche e finanziarie verso il settore, e provochi sinergie con le economie locali, anche ai fini delle attività del turismo culturale.
8. Per l'adempimento dei compiti assegnati dalla presente legge, è devoluta all'Istituto la quota del Fondo unico per lo spettacolo istituito dalla legge 30 aprile 1985, n. 163, e successive modificazioni, destinata alle attività cinematografiche, con esclusione delle risorse destinate ad alimentare le iniziative promozionali culturali previste dagli articoli 18 e 19 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, che sono gestite dalla Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali.
9. La quota del Fondo unico per lo spettacolo destinata alle attività cinematografiche non può essere in nessun caso essere inferiore al 25 per cento della dotazione complessiva del medesimo Fondo.
10. La quota destinata al cinema del Fondo unico per lo spettacolo devoluta all'Istituto non può essere inferiore al 90 per cento del totale delle risorse assegnate
a) criteri standardizzati: ideazione, sperimentazione e sviluppo di standard procedurali, anche attraverso automatismi tecnici, in materia di partecipazione in associazione alla progettazione, produzione, distribuzione, esercizio, industrie tecniche, promozione ed esportazione, per quanto riguarda:
1) singoli film e iniziative cinematografiche;
2) attività di impresa per progetti pluriennali e ad alta componente internazionale;
3) film e iniziative nei quali sono attivamente coinvolti regioni, province e comuni;
b) criteri selettivi: ideazione, sperimentazione e sviluppo di procedure di selezione in materia di sostegno alla progettazione, produzione, distribuzione, esercizio, industrie tecniche, promozione ed esportazione, per quanto riguarda opere e iniziative cinematografiche aventi quali obiettivi prioritari la ricerca e la sperimentazione.
12. Le risorse economiche complessivamente gestite dall'Istituto sono ripartite con le seguenti modalità: a) criteri standardizzati: 80 per cento del totale; b) criteri selettivi: 20 per cento del totale. Eventuali modificazioni di tali quote possono essere attuate, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali, previo parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari. Sono assolutamente ostativi alla partecipazione dell'Istituto progetti e iniziative che prevedano istigazione alla pornografia, alla violenza e al razzismo.
a) promuove e coordina i rapporti tra la cinematografia italiana e quella degli Stati membri dell'Unione europea, favorendo coproduzioni a livello internazionale;
b) cura i rapporti con la Banca europea per gli investimenti, al fine di far affluire al settore cinematografico risorse finanziarie e capitali di rischio di provenienza extranazionale;
c) cura i rapporti con le istituzioni dell'Unione europea e del Consiglio europeo che intervengono finanziariamente nel settore cinematografico;
d) provvede alla ripartizione e all'allocazione delle risorse da destinare alle varie attività cinematografiche, in conformità a quanto previsto dalla presente legge e dalle altre disposizioni di legge o di regolamento vigenti in materia di cinematografico;
e) esercita poteri e funzioni regolamentari nei limiti fissati dalle disposizioni costituzionali e di legge;
f) esercita i diritti dell'azionista, svolgendo le funzioni attualmente svolte dal Ministero dei beni e delle attività culturali, rispetto a Cinecittà Holding Spa e società controllate, predisponendo le direttive di sviluppo e vigilando sull'attuazione delle stesse, fermo restando il potere degli organi societari previsti dalla legislazione vigente;
g) svolge le funzioni attribuite alla Commissione per la cinematografia, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, definendo, in particolare, i criteri standardizzati ed i criteri selettivi relativi alla produzione dei film e al sostegno delle iniziative cinematografiche, come previsto dai commi 11 e 12 del presente articolo, e incarica le società di revisione che controllano i preventivi, la contabilità e i consuntivi relativi ai film alla cui produzione l'Istituto partecipa e le
h) provvede all'accredito presso la banca scelta dal produttore delle somme previste ai commi 11 e 12;
i) tiene, ai sensi della legislazione vigente in materia, i pubblici registri dei film di lungometraggio cinematografico prodotti o importati in Italia e delle opere audiovisive, assumendo le funzioni previste per la Società italiana degli autori ed editori dall'articolo 22 del decreto-legge 14 gennaio 1994, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o marzo 1994, n. 153, e dalle altre disposizioni vigenti in materia, e rafforzandone le funzioni di strumento di garanzia e di controllo dei registri stessi, anche avvalendosi delle più evolute tecnologie informatiche;
l) verifica, attraverso un costante monitoraggio, il rispetto delle quote di investimento obbligatorio in produzione nazionale ed europea da parte delle emittenti televisive, di cui all'articolo 26, e segnala all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ogni eventuale inadempienza affinché questa provveda ad erogare le sanzioni previste dalla normativa vigente;
m) verifica, attraverso adeguati monitoraggi socio-economici, demoscopici e di marketing, l'evoluzione del settore cinematografico nazionale e internazionale, al fine di improntare la propria attività a criteri di massima efficienza, efficacia e trasparenza; le attività di monitoraggio possono avvalersi del supporto di strutture esterne, che presentino adeguati requisiti tecnico-professionali.
14. I compiti e le funzioni definiti dal presente articolo, assegnati alla Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali, sono trasferiti, per quanto di competenza, all'Istituto.
1. Sono organi dell'Istituto:
a) il direttore generale;
b) il comitato di gestione.
2. La durata degli organi è biennale e nessun componente può essere confermato nell'incarico.
1. Il direttore generale dell'Istituto deve possedere i seguenti requisiti:
a) esperienza dirigenziale almeno quinquennale;
b) comprovata conoscenza del settore cinematografico, dal punto di vista normativo, tecnico ed economico-finanziario;
c) laurea in discipline economiche, giuridiche o mediologiche;
d) conoscenza approfondita di almeno una lingua di uno Stato membro dell'Unione europea, oltre l'italiano.
2. Il Ministro dei beni e delle attività culturali nomina il direttore generale dell'Istituto nell'ambito della dotazione dirigenziale del Ministero, fatta salva diversa motivata decisione del Ministro stesso, per esigenze specialistiche tecnico-professionali che non possano essere soddisfatte dal
1. Il comitato di gestione dell'Istituto è costituito da quindici membri, escluso il presidente, esperti con comprovate e specifiche esperienze in materia di cinematografia, e, in particolare, da:
a) il Ministro dei beni e delle attività culturali, o un sottosegretario di Stato o un dirigente del Ministero da lui delegato, in qualità di presidente;
b) quattro membri designati dal Parlamento: due membri designati dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica, scelti tra personalità altamente qualificate e di riconosciuta competenza nel settore cinematografico dal punto di vista artistico ed economico;
c) tre membri designati da regioni, province e comuni: uno dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, uno dall'Unione delle province d'Italia e uno dall'Associazione nazionale dei comuni italiani, scelti tra personalità di riconosciuta competenza nel settore cinematografico, nell'ambito di terne indicate dalle associazioni maggiormente rappresentative dei produttori, distributori, esercenti, esportatori, industrie tecniche e degli autori cinematografici;
d) tre membri scelti dal Ministro dei beni e delle attività culturali tra personalità di riconosciuta competenza nel settore cinematografico, nell'ambito di terne indicate dalle associazioni maggiormente rappresentative dei produttori, distributori,
e) tre membri scelti dalla Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra personalità di riconosciuta competenza nel settore cinematografico, nell'ambito di terne indicate dalle associazioni maggiormente rappresentative dei produttori, distributori, esercenti, esportatori, industrie tecniche e degli autori cinematografici;
f) un membro designato dal Ministro dello sviluppo economico, con qualificata esperienza amministrativo-manageriale;
g) il direttore generale della Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali, che partecipa al comitato di gestione, senza diritto di voto, in qualità di segretario.
2. Gli esperti facenti parte del comitato di gestione non devono versare in condizioni di incompatibilità rispetto al finanziamento pubblico di attività cinematografiche, e la loro attività tecnico-professionale è regolata con contratto di consulenza dal Ministero dei beni e delle attività culturali.
1. Il regolamento di organizzazione dell'Istituto è adottato con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Il regolamento di organizzazione dell'Istituto in relazione ai criteri di standardizzazione
a) l'intervento finanziario standard, anche secondo criteri di automatismo, di opere cinematografiche e di iniziative rispondenti a prerequisiti tecnici minimi, aggiornati a cadenza annuale, definiti dall'Istituto stesso;
b) l'intervento finanziario selettivo di opere e di iniziative cinematografiche sulla base di una valutazione artistico-culturale, con particolare attenzione alla sperimentazione e alla ricerca, nonché alle opere prime e alle opere di grandi maestri riconosciuti a livello internazionale.
3. Per quanto riguarda i criteri di standardizzazione, l'80 per cento del totale delle risorse economiche gestito dall'Istituto anche attraverso criteri automatici, ai sensi del comma 12 dell'articolo 2, è ripartito con le seguenti modalità:
a) il 40 per cento è destinato ad essere investito in singole opere e in singole iniziative cinematografiche;
b) il 30 per cento è destinato ad essere investito nell'attività di imprese che presentano progetti pluriennali, ovvero che realizzano almeno tre opere cinematografiche in due anni, con particolare attenzione a progetti coproduttivi ad alta vocazione di internazionalizzazione;
c) il 10 per cento è destinato ad essere investito in modo privilegiato in opere e in progetti che vedono come partner coproduttivi regioni, province e comuni.
4. Le quote di ripartizione di cui al comma 3 sono indicative e sono periodicamente aggiornate dal comitato di gestione sulla base delle richieste effettivamente presentate e di adeguate verifiche di efficienza e di efficacia.
5. Per quanto riguarda i criteri selettivi, il 20 per cento delle risorse economiche gestito dall'Istituto a tale fine, ai sensi del comma 13 dell'articolo 2, deve comunque consentire la produzione di dieci opere
1. Ai fini della presente legge e delle disposizioni vigenti in materia di cinema e di audiovisivo, sono considerati produttori e distributori indipendenti, ai sensi della direttiva 89/552/CEE del Consiglio, del 3 ottobre 1989, e successive modificazioni, i soggetti di nazionalità italiana non controllati da o collegati a soggetti destinatari, nel territorio dell'Unione europea, di concessione di licenza o di autorizzazione per la diffusione radiotelevisiva, ovvero i soggetti che, per un periodo di tre anni, non destinano a una sola emittente almeno il 90 per cento delle proprie produzioni.
2. La certificazione dello status di produttore e di distributore indipendente è curata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni su base annuale, di intesa, per quanto riguarda il settore cinematografico, con il Ministro dei beni e delle attività culturali. In caso di inadempienza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il Ministro dei beni e delle attività culturali provvede direttamente alla certificazione tramite i propri uffici.
3. I criteri di individuazione dei produttori indipendenti previsti dall'articolo 3 dell'allegato A annesso al regolamento di cui alla deliberazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 9/1999 del 16 marzo 1999, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 119 del 24 maggio 1999,
1. Non costituiscono reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, nel limite
massimo dell'80 per cento, gli utili dichiarati dalle imprese di produzione e distribuzione cinematografica che li impieghino nella produzione o nella distribuzione di film prodotti o distribuiti da produttori e distributori indipendenti di nazionalità italiana, come definiti dall'articolo 7. Tale beneficio è concesso solo alle imprese che tengono la contabilità ordinaria ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.
1. Non costituiscono reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, nel limite massimo del 30 per cento, gli utili dichiarati dalle imprese italiane, operanti in settori diversi da quello cinematografico, le quali, da sole o per mezzo di accordi con società di produzione e distribuzione cinematografica, li impiegano nella produzione o nella distribuzione di film prodotti o distribuiti da produttori e distributori indipendenti di nazionalità italiana, come definiti dall'articolo 7. Tale beneficio è concesso solo ai soggetti che tengono la contabilità ordinaria, ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.
1. Al fine di stimolare la fruizione di film nazionali cui partecipa l'Istituto e, in generale, dei film prodotti o distribuiti da imprese di produzione e distribuzione indipendenti, non costituiscono reddito imponibile, ai fini delle imposte dirette, gli utili dichiarati dalle imprese esercenti la vendita e il noleggio di videocassette e di dvd, che li impiegano nell'acquisto di videogrammi di film prodotti o distribuiti da produttori o distributori indipendenti, come definiti dall'articolo 7. Tale beneficio è concesso solo ai soggetti che tengono la contabilità ordinaria, ai sensi degli articoli 13 e 18, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni.
1. Le agevolazioni di cui agli articoli 8, 9 e 10 sono fruite in sede di dichiarazione annuale dei redditi, con l'indicazione della percentuale degli utili che si intendono investire. Alla dichiarazione deve essere allegato il progetto degli investimenti contenente l'indicazione delle date di inizio delle riprese del film e della conclusione delle attività di produzione e distribuzione dello stesso. Le imprese devono, inoltre, provare in modo documentato che il loro investimento riguarda un film partecipato dall'Istituto o, comunque, un film prodotto o distribuito da produttori o distributori indipendenti. Per usufruire dei benefìci previsti dai citati articoli 8 e 9, il film e le attività che concorrono a realizzarlo e a distribuirlo devono essere iniziati entro dodici mesi dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi e conclusi entro ventiquattro mesi dalla data di inizio delle riprese del film.
1. In caso di inosservanza degli obblighi previsti dagli articoli 8, 9 e 10, l'Amministrazione finanziaria procede al recupero dell'imposta non pagata, applicando una sovratassa annua pari al doppio dell'imposta non versata, oltre gli interessi, ferme restando le sanzioni penali a carico dei trasgressori ove nella loro condotta si ravvisino ipotesi di reato ai sensi della normativa vigente.
1. L'istituto, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, partecipa con una propria quota, pari al 45 per cento del costo, ai film finanziati attraverso i criteri standardizzati e selettivi di cui all'articolo 6, commi 3 e 5.
2. La quota di partecipazione dell'Istituto non può, in nessun caso, superare la somma di 5 milioni di euro per film.
3. In relazione ai criteri di cui al comma 1, il comitato di gestione dell'Istituto, nella sua insindacabile e libera scelta delle opere e delle iniziative cinematografiche a cui partecipare, deve tenere conto, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 6, comma 2, dei seguenti criteri elencati in ordine di priorità:
a) criteri standardizzati:
1) solidità economica del progetto;
2) esperienza storica dell'impresa, anche in relazione all'andamento dei bilanci;
3) andamento degli incassi nelle sale cinematografiche delle precedenti opere prodotte;
4) esito di precedenti progetti cui ha partecipato l'Istituto, valutato sulla base del successo commerciale sul mercato e dei premi vinti in festival cinematografici nazionali e internazionali;
5) progetto artistico e culturale, economico e commerciale;
b) criteri selettivi:
1) valore artistico e culturale;
2) aspetto spettacolare e commerciale;
3) diversificazione tra i vari generi;
4) realizzazione di almeno dieci film di lungometraggio opere prime;
5) curriculum degli autori;
6) esito di precedenti progetti cui ha partecipato l'Istituto, valutato sulla base del successo commerciale sul mercato e dei premi vinti in festival cinematografici nazionali e internazionali.
4. In ogni caso, indipendentemente dai criteri utilizzati, non devono comunque essere presenti le cause ostative previste dall'articolo 2, comma 13, lettera g), relative ad opere e iniziative che prevedano istigazione alla pornografia, alla violenza e al razzismo.
5. Il soggetto proponente ha facoltà di sottoporre un progetto al comitato di gestione dell'Istituto richiedendo l'utilizzazione di criteri standardizzati o di criteri selettivi. Esercitata l'opzione, lo stesso progetto può essere ripresentato solo a condizione che sia radicalmente modificato rispetto a quello originario.
6. L'Istituto deve esprimersi, in relazione alle proposte ad esso sottoposte ai sensi del comma 5, entro e non oltre tre mesi dalla data di presentazione delle stesse.
7. Il soggetto proponente ha diritto di essere udito dal comitato di gestione dell'Istituto in occasione delle riunioni finalizzate alla decisione di intervento dell'Istituto nel progetto.
8. Il capitale sociale minimo delle imprese di produzione e distribuzione cinematografica
1. L'Istituto, su esplicita, formale e motivata richiesta del produttore, mette a disposizione una somma non superiore al 10 per cento della quota di propria partecipazione per le spese di preparazione del film.
2. La somma di cui al comma 1, che è parte integrante della quota di partecipazione, deve essere restituita, nel caso in cui il film non sia portato a termine, aumentata degli interessi correnti.
3. Qualora il produttore non ottemperi all'obbligo di cui al comma 2, oltre alle conseguenze civili e penali previste dalla legislazione vigente, non potrà avere per il futuro rapporti di partecipazione, di finanziamento e di sostegno da parte dello Stato, delle regioni e degli enti locali.
1. Il produttore ha un anno di tempo, a decorrere dalla data in cui il progetto presentato è stato approvato, per la preparazione del film e per il reperimento dei capitali necessari a coprire la quota a suo carico in Italia e all'estero. La residua quota di partecipazione dell'Istituto può essere erogata solo quando il produttore dimostra, con dettagliata documentazione, l'avvenuta effettiva copertura economica di quanto è di sua spettanza, ovvero il 55 per cento del costo di produzione del film
1. Il compenso del produttore, determinato convenzionalmente nella misura del 10 per cento del costo totale di produzione del film, è considerato parte integrante dei costi di produzione.
1. Tutti i proventi derivanti dallo sfruttamento commerciale del film vanno, in prima istanza, a coprire il 55 per cento dei costi di produzione a carico del produttore, o il 50 per cento nel caso di coproduzione con soggetti appartenenti ad altri Stati membri dell'Unione europea, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 15.
2. I proventi di cui al comma 1 sono successivamente ripartiti come segue:
a) il 70 per cento all'Istituto e il 30 per cento al produttore, fino al completo recupero da parte dell'Istituto della propria quota di partecipazione;
b) il 30 per cento all'Istituto e il 70 per cento al produttore, dopo il completo recupero da parte dell'Istituto della propria quota di partecipazione.
1. All'inizio delle riprese del film, l'Istituto, su esplicita, formale e motivata richiesta del produttore, garantisce un'erogazione non superiore al 20 per cento della propria quota di partecipazione. Le modalità di erogazione della rimanente
1. La Repubblica considera i lungometraggi per ragazzi uno strumento culturale e sociale particolarmente utile per la formazione e la crescita dei giovani.
2. Al fine di cui al comma 1, nel caso di film per ragazzi di cui l'Istituto giudichi rilevante l'apporto formativo, la partecipazione al costo di produzione di cui all'articolo 13 può essere elevata al 50 per cento con un importo massimo raggiungibile di 5,5 milioni di euro.
1. La Repubblica considera il cortometraggio un utile strumento per la crescita di nuove professionalità nel settore cinematografico, nonché per la promozione dell'immagine del Paese nell'Unione europea e nel resto del mondo.
1. L'Istituto partecipa ai costi di distribuzione, sia in Italia che all'estero, dei film di cui all'articolo 13, in misura pari al 45 per cento delle spese per la stampa delle copie e per il lancio pubblicitario. Partecipa altresì, sempre nella misura del 45 per cento, alle spese per il doppiaggio, o per i sottotitoli in almeno tre lingue estere, e alle spese di viaggio di autori e di produttori per partecipare a festival nazionali e internazionali. Queste ultime spese devono essere puntualmente giustificate e documentate.
2. La partecipazione di cui al comma 1 non può in nessun caso superare la quota del 15 per cento del costo di produzione del film.
3. La partecipazione di cui al comma 1 è recuperata con le modalità previste dall'articolo 17 intendendosi il produttore sostituito con il distributore.
1. Al fine di godere dei benefìci previsti dagli articoli 8 e 21, i distributori indipendenti che operano in Italia devono aver distribuito nell'esercizio fiscale di riferimento almeno il 40 per cento di film di produzione nazionale ed europea.
1. Gli esercenti che hanno programmato nell'esercizio fiscale di riferimento almeno il 40 per cento di film nazionali ed europei possono godere dei benefìci fiscali previsti dagli articoli 8 e 21. Per beneficiare dell'agevolazione, gli utili dichiarati dalle imprese di esercizio cinematografico devono essere impiegati esclusivamente nella ristrutturazione, ammodernamento e apertura di nuove sale cinematografiche da parte di soggetti già esercenti sale cinematografiche.
1. L'articolo 22 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, è sostituito dal seguente:
«Art. 22. - (Apertura di sale cinematografiche). 1. Spetta alle regioni e ai comuni la competenza relativa all'autorizzazione per la costruzione, la trasformazione e l'adattamento di immobili da destinare a sale ed arene per spettacoli cinematografici, nonché per l'ampliamento di sale ed arene già in attività, e per trasformare teatri inutilizzati in sale teatrali-cinematografiche.
2. I criteri per la concessione delle autorizzazioni di cui al comma 1 devono tenere conto della domanda e dell'offerta di sale cinematografiche, delle distanze tra i vari insediamenti abitativi, della popolazione
2. Per i soggetti che effettuano investimenti finalizzati all'apertura di sale cinematografiche in aree nelle quali l'offerta è depressa, sulla base della mappatura di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, come sostituito dal comma 1 del presente articolo, è prevista l'esclusione dall'imposizione del reddito di impresa e di lavoro autonomo del 50 per cento del volume di tali investimenti, a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della presente legge e nell'intero periodo di imposta successivo.
1. La Repubblica considera strategica per lo sviluppo del settore cinematografico
1. Al comma 5 dell'articolo 44 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, le parole: «Le emittenti televisive soggette alla giurisdizione italiana» sono sostituite dalle seguenti: «Le emittenti televisive soggette alla giurisdizione italiana, compresa la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo»;
b) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e di programmi specificamente rivolti ai minori nella misura di almeno il 10 per cento delle quote medesime».
2. Dopo il comma 5 dell'articolo 44 del citato testo unico di cui al decreto legislativo
«5-bis. La quota di investimento fissata dal comma 5, primo periodo, per la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo deve comprendere film italiani ed europei in misura non inferiore al 40 per cento della quota medesima che, dopo lo sfruttamento nelle sale, devono essere obbligatoriamente teletrasmessi in prima o seconda serata. Ai fini del presente comma, per film si intendono esclusivamente i lungometraggi e i film di animazione definiti ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28».
3. I film coprodotti dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo possono essere dalla stessa sfruttati per un massimo di cinque passaggi in tre anni. La proprietà del film torna in esclusiva al produttore, inizialmente associato, dopo il periodo di sfruttamento di tre anni in televisione.
4. La pubblicità dei film di cui all'articolo 13 non concorre alle percentuali di affollamento pubblicitario in materia di diffusioni radiotelevisive previste dalla legislazione vigente in materia.
5. Si fa obbligo alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e a tutte le emittenti televisive soggette alla giurisdizione italiana di teletrasmettere le opere cinematografiche complete dei titoli di testa e di coda per tutta la loro durata, demandando all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la definizione di sanzioni in caso di inosservanza al disposto del presente comma.
1. Le quote definite dal comma 5 dell'articolo 44 del citato testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dal comma 1 dell'articolo 26 della presente legge, devono essere impiegate per gli scopi previsti annualmente e devono essere parametrate
1. Il mancato rispetto delle quote previste dagli articoli 26 e 27 da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo o delle altre emittenti televisive soggette alla giurisdizione italiana, comporta le seguenti sanzioni da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni:
a) una sanzione, in misura fissa, di importo pari all'1 per cento degli introiti netti annui derivanti da pubblicità e da canone;
b) un'ulteriore sanzione, fino ad un massimo del 2 per cento degli introiti netti annui derivanti da pubblicità e da canone, che è determinata in funzione della negligenza o intenzionalità dell'infrazione, del ripetersi di infrazioni già precedentemente accertate, del numero e dell'entità delle infrazioni stesse.
2. Le somme derivanti dall'applicazione delle sanzioni di cui al comma 1 sono versate all'Istituto e utilizzate per la promozione e il sostegno delle attività cinematografiche.
1. La libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di creazione e di produzione artistica non possono essere limitate mediante forme di censura, ad esclusione della necessità di protezione dell'infanzia, della gioventù e della famiglia, in conformità all'articolo 31, secondo comma, della Costituzione, e dei casi di assoluta urgenza previsti dal quarto
a) gli articoli 1, 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:
«Art. 1. - (Revisione dei film). - 1. La proiezione in pubblico dei film e l'esportazione all'estero di film nazionali è sottoposta al parere del Comitato per la classificazione dei film di cui all'articolo 2.
Art. 2. - (Comitato per la classificazione dei film). - 1. Il Comitato per la classificazione dei film, di seguito denominato "Comitato", delibera per sezioni, il cui numero varia in relazione alle esigenze di lavoro. Il Comitato ha compiti di controllo, non vincolante, e il riparto di lavoro tra le sezioni è demandato all'Istituto per lo sviluppo del cinema Spa, di intesa con le associazioni maggiormente rappresentative dei produttori e dei distributori. Ciascuna sezione è costituita da cinque membri: un rappresentante dei genitori, un rappresentante degli autori, un rappresentante del mondo della cultura e due rappresentanti delle associazioni di categoria appartenenti alle industrie audiovisive. I componenti durano in carica due anni. Avverso le decisioni del Comitato è ammesso ricorso al Comitato di appello.
2. I componenti del Comitato durano in carica due anni e non possono essere confermati.
3. Il Comitato ha il compito di fornire indicazioni attendibili e idonee per consentire il controllo da parte dei genitori o dei parenti dei minori, nonché degli esercenti il cinema e comunque di chiunque consenta l'accesso alla visione del film.
4. La classificazione dei film avviene, in base ai contenuti del film stesso, secondo gli stessi criteri convenzionali usati da un genitore nel decidere quali contenuti possano essere visti liberamente dai propri figli, e quali richiedano la presenza dei genitori o, comunque, di adulti, e in che misura. In particolare, sono considerati il soggetto del film, il linguaggio, la violenza,
a) "Per tutti" ("Pt"): il film non contiene scene che la maggior parte dei genitori potrebbe considerare non idonee per la visione o l'ascolto da parte dei propri figli. Scene di nudo, sesso o di uso di sostanze stupefacenti o psicotrope sono assenti, la violenza è minima, il linguaggio può utilizzare espressioni che derogano i princìpi della comune educazione, ma non supera le espressioni comunemente utilizzate nelle trasmissioni del servizio radiotelevisivo pubblico;
b) "Con i genitori" ("Cg"): il film contiene scene che alcuni genitori potrebbero considerare non idonee per la visione o per l'ascolto da parte dei propri figli. Scene di sesso esplicito o scene di uso di sostanze stupefacenti o psicotrope sono assenti, le scene di nudo sono brevi, le scene di violenza o di terrore non eccedono livelli moderati;
c) "Vietato ai minori di anni 13" ("Vm-13"): il film contiene alcune scene non idonee per la visione da parte di un pubblico minore di anni 13. Scene di violenza persistente sono assenti, scene di sesso non esplicito sono presenti, alcune scene di uso di sostanze stupefacenti o psicotrope sono tollerate, il linguaggio può essere moderatamente pesante. I film che ottengono questa classificazione non possono essere trasmessi prima delle ore 22:30;
d) "Minori accompagnati" ("Ma-17"): i minori di anni 17 devono essere accompagnati da un adulto. Il film contiene linguaggio e storia particolari, sono presenti scene di violenza, di sesso o di uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. I film che ottengono questa classificazione non possono essere trasmessi prima delle ore 23:30, e con indicazione continuativa di un'icona che segnali «Ma-17»;
e) "Vietato ai minori di anni 17" ("Vm-17"): il Comitato ritiene che la maggior parte dei genitori considererebbe il
6. I produttori e i distributori hanno la facoltà di sottomettere al Comitato una diversa versione del film al fine di ottenere un parere più favorevole rispetto a quello ottenuto in prima istanza. In alternativa, è possibile ricorrere contro le decisioni del Comitato presentando il ricorso al Comitato di appello, composto dai rappresentanti dei genitori, degli autori e delle associazioni dei produttori e distributori.
7. Per la riformulazione della decisione del Comitato è necessario il voto favorevole, a scrutinio segreto, della maggioranza dei componenti il Comitato di appello.
Art. 3. - (Organizzazione dei Comitati). - 1. Il funzionamento del Comitato e del Comitato di appello, inclusa la composizione di quest'ultimo, sono definiti con apposito regolamento, adottato dal Ministro dei beni e delle attività culturali»;
b) gli articoli da 4 a 10 e da 13 a 18 sono abrogati.
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo recante norme per il coordinamento delle disposizioni vigenti in materia di lotta alla
a) previsione di un inasprimento delle sanzioni economiche e penali;
b) utilizzazione dell'1 per cento della quota destinata al cinema del Fondo unico per lo spettacolo per realizzare una campagna di comunicazione istituzionale e di sensibilizzazione sociale, indirizzata in particolare ai giovani, e attuata con gli strumenti di pianificazione mediale. È fatto obbligo alle emittenti televisive nazionali di trasmettere gratuitamente i filmati della campagna, che è rinnovata su base annua;
c) l'ideazione e la gestione della campagna anti-pirateria sono curate dalla Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali;
d) prevedere rilevanti sanzioni amministrative pecuniarie a carico dell'emittente televisiva nazionale che commette infrazioni o irregolarità nella registrazione degli incassi dei film proiettati.
1. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dei beni e delle attività culturali adotta, sentito il parere dell'Istituto, nonché il parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari, e della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, il regolamento di attuazione della presente legge.
2. Le Commissioni parlamentari e la Conferenza unificata di cui al comma 1 devono esprimere il proprio parere entro un mese dalla trasmissione dello schema di regolamento. In caso di inadempienza, il Ministro
«Art. 10 - (Incentivi alla produzione). - 1. A favore delle imprese produzione dei film dui cui all'articolo 2, è concesso un contributo pari al 25 per cento dell'introito lordo degli spettacoli nei quali il film è stato proiettato per la durata di due anni dalla sua prima proiezione in pubblico secondo gli accertamenti della Società italiana degli autori ed editori (SIAE), per quanto riguarda i film che hanno incassato tra 51.646 euro e 2.582.284 euro. Per incassi superiori a 2.582.284 euro e fino a 5.164.568 euro, il contributo è del 20 per cento. Per la parte di incassi superiore a 5.164.568 euro, e fino al limite massimo di 20.658.275 euro, il contributo è del 10 per cento. Il contributo è vincolato al reinvestimento, accertato da una società di certificazione, nella produzione di nuovi film.
Art. 11. - (Incentivi destinati ai soggetti appartenenti all'Unione europea). - 1. Un contributo, nella misura dell'1 per cento dell'introito lordo degli spettacoli nei quali il film è stato proiettato per la durata di due anni dalla sua prima proiezione, e da dividere in parti uguali, è concesso a favore del regista e degli autori del soggetto e della sceneggiatura, che siano cittadini di Stati membri dell'Unione europea e risultino iscritti, con la rispettiva qualifica, nel pubblico registro per la cinematografia di cui all'articolo 23.
Art. 11-bis. - (Attestato di qualità). - 1. L'Istituto per lo sviluppo del cinema spa rilascia un attestato di qualità ai film che hanno particolari caratteristiche artistiche e culturali. Ai film ai quali è rilasciato l'attestato di qualità, nella misura massima di dieci l'anno, e che risultano, secondo le segnalazioni della SIAE, essere stati regolarmente programmati in pubblico, è assegnato un premio il cui ammontare è fissato annualmente dall'Istituto stesso. Tale premio è ripartito: il 71 per cento al produttore; il 10 per cento al regista; il 3 per cento
1. Tutte le commissioni e i comitati istituiti da leggi e da regolamenti vigenti in materia di cinematografia continuano ad esercitare le loro funzioni fino a due mesi dopo la data di entrata in vigore della presente legge.
2. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo recante il testo unico delle disposizioni vigenti in materia di cinematografia, ai sensi dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) codificazione delle disposizioni vigenti, in particolare prevedendo il loro adeguamento alla reale situazione del settore cinematografico;
b) semplificazione delle disposizioni vigenti, in particolare al fine di incentivare lo sviluppo del settore cinematografico e di renderlo concorrenziale nei mercati esteri;
c) coordinamento delle disposizioni vigenti, prevedendo l'espressa modifica o abrogazione in caso di norme non compatibili;
d) ampia diffusione del testo unico, prevedendo la sua pubblicizzazione su supporto cartaceo e telematico.
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
|