Frontespizio Relazione Progetto di Legge

Nascondi n. pagina

Stampa

PDL 1167

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1167



 

Pag. 1

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato PEDRIZZI

Istituzione della «Giornata nazionale dei bonificatori»

Presentata il 20 giugno 2006


      

torna su
Onorevoli Colleghi! - Le opere fondamentali di bonifica in Italia risalgono certamente alle civiltà preromane: senza di esse non si sarebbero realizzati gli stanziamenti greci sulle coste tirreniche e ioniche dell'Italia meridionale e della Sicilia, fiorenti già nell'ottavo secolo a.C., né si sarebbe manifestata la potenza etrusca nel Lazio, in Toscana e nella valle del Po.
      Dopo l'età augustea, tuttavia, la penisola attraversò un periodo di decadimento economico, di concentramento della proprietà terriera e di impoverimento demografico. A partire dalla fine del III secolo d.C., si accelerò quel processo caratterizzato dall'abbandono di terre già coltivate, dall'estensione di vegetazione incolta, dal disordine delle acque, dalla diffusione della malaria.
      Dopo alcuni secoli, l'attività bonificatrice riprese e si estese, soprattutto grazie all'opera dei monaci, alle opere idrauliche per la difesa dei terreni, per il prosciugamento e per l'irrigazione. I Comuni, che videro nell'uso e nel miglioramento della terra la possibilità di maggiori produzioni, diedero, successivamente, un largo impulso a tali opere.
      Gli statuti dei grandi Comuni e delle comunità rurali contengono, infatti, numerosi capitoli riguardanti la regolazione delle acque, la costruzione e la manutenzione degli argini, dei ponti, delle strade, dei canali di prosciugamento e di irrigazione.
      Uno dei maggiori esempi di ciò è il Magistrato delle acque, istituito nella Repubblica veneta tra il XIV e il XVI secolo, che contribuì all'evoluzione delle tecniche di bonifica, chiamando i migliori esperti idraulici da ogni parte d'Italia. Esso era composto da un collegio consultivo e da un organo esecutivo chiamato «dei Savi sopra le acque». Collegati al Magistrato delle acque vi erano i «Consorzi per retratti» (di bonifica), preceduti da quelli
 

Pag. 2

di difesa e riparo dei fiumi, con prevalenti compiti di manutenzione.
      La prima legge organica del Regno d'Italia sulla bonifica vide la luce nel 1882. Si trattò di una legge speciale in quanto non applicabile a tutti i territori del Regno, ma soltanto a quelli inseriti nei «comprensori» delimitati con decreto reale. Tale legge concepì la bonifica come strumento di risanamento igienico soprattutto per la lotta contro la malaria e perciò ne attribuì la competenza allo Stato.
      Bisognò aspettare il 1928 per vedere varato un «piano di bonifica integrale» (completato con l'approvazione del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, recante il testo delle nuove norme per la bonifica integrale), con il quale lo Stato si assunse l'onere di realizzare opere di canalizzazione, di irrigazione, di rimboschimento e di creazione di infrastrutture. Le aree sulle quali si operò sotto la responsabilità dell'economista agrario Arrigo Serpieri si estendevano per circa cinque milioni di ettari.
      I maggiori risultati furono conseguiti nell'Agro pontino. Solo negli ultimi anni, dopo quasi mezzo secolo di incomprensibile masochismo culturale, si sta cominciando a valutare nei giusti termini l'opera di bonifica e di colonizzazione che fu realizzata nella provincia pontina.
      Sul piano sociale, la grande «intrapresa», con la partecipazione di almeno 60.000 protagonisti, con le leggi di bonifica, con il conseguente e possibile esproprio, realizzò una vera e propria «rivoluzione sociale», dando luogo alla formazione di un ceto di piccoli proprietari e formando una stabile struttura sociale e produttiva contadina che rappresenterà nel corso degli anni successivi il nocciolo duro, il motore dello sviluppo di tutto il territorio.
      Sul piano economico, l'opera di bonifica dell'Agro pontino rappresentò un nuovo tipo di intervento pubblico per la trasformazione del territorio, per tentare di avviare a soluzione i gravi problemi occupazionali, per registrare e mettere alla prova la macchina organizzativa dello Stato, per dimostrare l'attenzione che le istituzioni rivolgevano all'agricoltura e, in genere, a tutto il mondo rurale.
      Sul piano culturale, tra le élite internazionali dell'epoca, il grande sforzo dello Stato italiano venne considerato e apprezzato. Basterebbe ricordare le riflessioni svolte all'epoca della bonifica da personalità come Le Corbusier, Corrado Alvaro e Blasetti.
      Con il regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, furono approvate le nuove norme per la bonifica integrale, coordinando la precedente legislazione e modificando il sistema dei contributi per la realizzazione delle opere e l'istituto della concessione per la realizzazione delle opere, estendendolo anche ai comuni e alle province di tutto il territorio italiano.
      Da una preziosa opera di archiviazione informatica che sta compiendo l'Archivio di Stato di Latina, è possibile ricavare statistiche che possono considerarsi largamente attendibili, per quanto concerne il flusso migratorio proveniente pressoché da ogni parte d'Italia che fu l'artefice della bonifica delle terre incolte e paludose.
      L'Archivio di Stato sta, infatti, procedendo all'archiviazione di oltre 80 mila nominativi di persone che prestarono servizio nel corso degli anni della bonifica (sostanzialmente tra il 1932 e il 1939) presso il Consorzio unificato e presso l'Opera nazionale combattenti (ONC).
      Sulla scorta dei dati consortili, di sicuro affidamento, nell'arco temporale segnalato si sono avuti i seguenti apporti migratori regionali (dati in percentuale): Lazio, 39,46 per cento; Veneto, 17,68 per cento; Emilia Romagna, 15,83 per cento; Campania, 6,91 per cento; Lombardia, 6,78 per cento; Abruzzo, 4,20 per cento; Friuli, 1,79 per cento; Puglia, 1,67 per cento; Calabria, 1,07 per cento. Seguono altri contributi minori da Umbria, Toscana, Marche, Sardegna, Sicilia, Trentino, Piemonte, Molise, Basilicata e Liguria.
      L'appoderamento nella zona pontina, vale a dire la prima fase di razionale utilizzazione del territorio, fu iniziato il 31 dicembre 1939. Per l'ONC l'assegnazione ebbe luogo secondo questo prospetto, suddiviso
 

Pag. 3

per province: Ferrara, 13,9 per cento, 412 famiglie; Treviso, 11,5 per cento, 340 famiglie; Udine, 10,5 per cento, 308 famiglie; Latina, 10 per cento, 308 famiglie; Padova, 9,3 per cento, 276 famiglie; Rovigo, 7,9 per cento, 233 famiglie; Vicenza, 7,7 per cento, 228 famiglie; Verona, 7,4 per cento, 220 famiglie; Venezia, 3,8 per cento, 114 famiglie; Forlì, 2,7 per cento, 80 famiglie; Roma, 2,5 per cento, 75 famiglie; Reggio Emilia, 1,1 per cento, 35 famiglie; Modena, 0,7 per cento, 22 famiglie; Belluno, 1,1 per cento, 29 famiglie; altre province, 10 per cento, 290 famiglie.
      Nel 1941, in occasione della cerimonia di stipula dei contratti con i coloni per l'assegnazione in proprietà dei poderi, svoltasi a Littoria, l'opera di bonifica era riassunta in questi dati: oltre le cinque città (Littoria, Pontinia, Aprilia, Sabaudia e Pomezia) e le borgate, erano state costruite 2.953 case coloniche; appoderati 55.000 ettari e irrigati 715; spianati 2.000.000 di metri cubi di terra; dissodati 44.700 ettari; realizzati 487 chilometri di strade, 15.600 di collettori e scoline, 21 di acquedotti, 640 di linee telefoniche. I poderi avevano una dimensione compresa tra i 5 e i 30 ettari; essi erano, inoltre, divisi a linee parallele, con una ripartizione terriera ispirata alla centuriatio romana.
      Giova ricordare le osservazioni del Sica, per cui non soltanto con la bonifica e la colonizzazione dell'Agro pontino si realizzò l'opera più significativa di trasformazione territoriale sotto controllo pubblico nel quadro della formazione di una piccola proprietà contadina, ma si portò anche a termine un intervento pubblico di trasformazione territoriale di dimensione mai prima di allora tentata in Italia.
      L'arrivo degli operai addetti alla bonifica, il loro lavoro e poi l'afflusso dei coloni, si tinsero di accenti di autentica epopea contadina. Questo esodo, che coinvolse fino a 60.000 persone, costituì indubbiamente l'ultimo di una serie di episodi caratterizzati dalla partecipazione contemporanea di grandi masse senza l'utilizzo di tecnologia. Per molti, l'essere stati nelle paludi fu l'avvenimento più grande e significativo di un'intera vita, tra entusiasmi e disperazione.
      La presente proposta di legge è finalizzata alla istituzione della giornata di tutti i bonificatori, così da ravvivare la memoria, nell'immaginario collettivo, di quanti furono protagonisti o testimoni delle sofferenze e del tributo di vite umane pagate dai bonificatori per sconfiggere palude e malaria e scrivere alcune delle più belle pagine di storia del Novecento. D'altro canto, la presente proposta vuole tramandare alle giovani generazioni l'esempio di quella vera e propria epopea e soprattutto l'ideale dell'umanesimo del lavoro.
      Il ricordo e l'omaggio alla figura del bonificatore assumono, perciò, un grande valore pedagogico, anche allo scopo di riaffermare che progresso, civiltà, lavoro e solidarietà presuppongono un patrimonio di valori e un bagaglio culturale che non devono mai essere dispersi, ma devono essere custoditi gelosamente.
 

Pag. 4


torna su
PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Per ricordare il lavoro svolto e l'impegno profuso dai coloni che hanno bonificato il territorio dell'Agro pontino, è istituita la «Giornata del bonificatore», che si celebra annualmente il 18 dicembre.
      2. In occasione della «Giornata del bonificatore», gli enti locali assumono ogni utile iniziativa volta a sensibilizzare la popolazione sui temi legati alle opere della bonifica.

Art. 2.

      1. Per le finalità di cui all'articolo 1, comma 1, è istituito il «Museo del bonificatore», di seguito denominato «Museo», con sede a Latina e sezioni distaccate presso le città di Aprilia, Pomezia, Pontinia e Sabaudia. Per la realizzazione della sede e delle sezioni distaccate del Museo è autorizzata la spesa di 1.000.000 di euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008.
      2. Il Museo persegue i seguenti scopi:

          a) raccoglie, conserva ed espone materiali, opere e testimonianze che si riferiscono alla storia della bonifica in Italia e, in particolare, nella zona dell'Agro pontino;

          b) valorizza la cultura delle opere di bonifica attraverso la ricerca, la raccolta, lo studio e l'incremento del patrimonio documentale e materiale esistente;

          c) promuove iniziative e attività culturali volte a favorire la conoscenza del patrimonio conservato.

 

Pag. 5

Art. 3.

      1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 2, pari a 1.000.000 di euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008, nell'ambito dell'unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
torna su