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PDL 1282

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1282



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato NAN

Istituzione del tribunale di Albenga

Presentata il 4 luglio 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - Nel decidere di promuovere l'istituzione del tribunale di Albenga mi sono preoccupato di sgomberare la mente da ogni pulsione emotiva, per mantenerla scevra dalle sollecitazioni, pur estese, radicate, coinvolgenti, provenienti dalle popolazioni locali, ed espresse, all'unanimità, da tutti i consigli comunali del territorio interessato, unanimità infrequente e, comunque, in assoluto, inusuale, solo che si consideri il numero alquanto elevato dei comuni interessati (trentasette).

      Le aspirazioni degli amministratori locali, le rivendicazioni degli operatori del diritto, le numerose, spontanee iniziative popolari, estrinsecatesi anche in pubbliche sottoscrizioni a sostegno dell'iniziativa, costituiscono l'occasione, formano una concausa della decisione, ma non ne costituiscono il pilastro fondamentale.
      L'iniziativa poggia sul motivato convincimento di evitare ogni intervento che, nel delicatissimo settore dell'amministrazione giudiziaria, appaia non coordinato con le linee riformatrici in atto e, sotto il profilo economico-organizzativo, appaia dispendioso, anche in senso relativo, avuto riguardo al rapporto costi-benefìci, considerato in senso esclusivamente aziendalistico. Si sa che è da molti auspicata una generale revisione della geografia giudiziaria e conosciamo le proposte da varie parti formulate.
      Sono a tutti note le gravi disfunzioni dei mega-uffici giudiziari, le critiche ai piccoli uffici e le proposte per ancorare le sedi giudiziarie alle città capoluogo di provincia.
      Va rilevato che mai si è tentato di determinare il costo per addetto del «servizio giustizia» e sono convinto, dopo avere analizzato un campione modesto ma significativo, che certe convinzioni, fondate sulla necessità degli accorpamenti e legate al numero minimo di magistrati addetti a un tribunale, siano destinate a crollare, come il mitico muro, ormai consegnato alla storia; valutate tutte le proposte riformatrici in campo, ho rilevato che esse presentano, in buona sostanza, un denominatore comune.
 

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      In tutte le iniziative, infatti, è ben presente la considerazione per i centri che, pur non essendo capoluogo di provincia, per i cambiamenti economico-sociali e demografici verificatisi negli ultimi decenni hanno conquistato, sul campo, più elevata dignità, ponendosi come polo di coordinamento territoriale, di attrazione e sviluppo produttivo, commerciale e turistico, come luoghi di polarizzazione degli interessi e delle iniziative imprenditoriali e come nucleo di sempre più ampi e articolati servizi alle imprese, alle famiglie, alla produzione e all'economia in genere.
      Del resto apparirebbe, all'evidenza, insostenibile, perché legata a una eccessiva staticità, ogni proposta che risultasse legata esclusivamente alle sedi di provincia e non tenesse conto, anche nella distribuzione geografica degli uffici pubblici, delle pulsioni, delle spinte e delle convenienze che determinano i comportamenti degli imprenditori e delle famiglie, inducendoli a localizzare in alcuni comuni e non in altri le nuove iniziative imprenditoriali o a trasferire la sede del nucleo familiare.
      Costituisce, invece, dovere inderogabile del soggetto politico assecondare le linee di sviluppo della società, favorendo e non ostacolando ulteriormente tutti quei processi spontanei, somma di migliaia di felici intuizioni, di rischi e sacrifici individuali, di soddisfazioni economiche di tanti e di drammatici fallimenti per alcuni, che, insieme, hanno creato nuovi centri urbani, nuove comunità locali, costituite da decine e decine di comuni, commendevoli per il livello di vita, l'organizzazione sociale, le motivazioni a migliorarsi e crescere, a cercare e diffondere ricchezza e benessere.
      Orbene, non è seriamente contestabile che le comunità dell'albenganese e del finalese, rientranti nella giurisdizione dell'istituendo tribunale, appartengano a questa categoria.
      Lo dimostrano le centinaia di sportelli bancari - numerosissime banche operano nella sola città di Albenga - e le migliaia di imprese turistiche, agricole, industriali e commerciali operanti sul territorio.
      Lo testimoniano recentissime analisi socio-economiche, le quali hanno verificato, come linea costante dell'ultimo ventennio, che i comuni costieri dell'albenganese hanno manifestato una crescita della popolazione residente, e hanno ulteriormente sviluppato un ruolo di attrazione, e che le funzioni in essi svolte si sono caratterizzate per un'elevata efficacia, identificabile in migliori livelli di qualità della vita; analoga la linea di tendenza del finalese, pur in assenza di incremento demografico.
      Al contrario la città capoluogo di provincia si caratterizza per il costante decremento della popolazione; ma il volto più grave della crisi della città di Savona non è stato tanto la perdita di residenti quanto piuttosto il venire meno del suo ruolo di attrazione; ovvero, terminata la fase di urbanizzazione conseguente allo sviluppo dell'apparato produttivo e quella successiva di decentramento demografico causate dal congestionamento urbano, Savona non è più riuscita, a differenza di altre città di dimensione analoga, da un lato, a creare la «massa critica» di attività e funzioni necessarie per attuare processi di sviluppo e, dall'altro, a coordinare tali attività in maniera efficiente ed efficace per la collettività residente sul territorio.
      L'esatto opposto è avvenuto nell'albenganese, in cui sono sorte, praticamente, tutte le più rilevanti iniziative economiche dell'ultimo trentennio, per lo più ad opera di operatori privati, come il campo di golf di Garlenda, l'ippodromo di Villanova, l'ampliamento del porto di Loano, i villaggi turistici, i parchi acquatici, le imprese commerciali di import-export, anche di rilievo internazionale, il costante adeguamento dell'offerta turistica alla domanda, con rimodulazione delle strutture e miglioramento delle quote di mercato, pur in assenza di cicli negativi, a livello nazionale, attraverso migliorie di strutture ricettizie di tutti i tipi.
      Per fornire un quadro del tessuto economico e commerciale è utile evidenziare che nella sola città di Albenga, da un censimento del 2002 risultavano avere sede ben 2.054 unità locali di imprese, industriali, commerciali e artigianali, 1.639
 

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nell'attigua Alassio, 1.170 in Finale, 1.274 in Loano, 826 in Pietra Ligure, 684 in Andora, 519 in Borghetto S. Spirito, 516 in Ceriale, 373 in Laigueglia, 216 in Borgio Verezzi, 157 in Villanova d'Albenga, 58 in Garlenda; un totale di 9.486 imprese in un arco costiero di 40 chilometri, ed escludendo dal computo i comuni, numerosi, dell'entroterra!
      Le cifre (quasi diecimila imprese) si commentano da sole e forniscono il quadro esatto della situazione, al di là di ogni enfasi retorica.
      Per fornire un quadro più analitico della situazione economico-sociale, va evidenziato che il bacino che il nuovo tribunale verrebbe a servire ben trentasette comuni con una popolazione globale effettiva stimabile in circa 300.000 abitanti.
      Questa cifra viene desunta dalla somma dei residenti (130.000) con la popolazione «fluttuante», turistica e no.
      La zona registra un flusso turistico poderoso, con milioni di presenze ufficiali, che raggiunge la punta più alta nel periodo estivo ma che è ormai distribuito durante tutte le stagioni.
      Nel territorio operano due comunità montane, l'ospedale di Albenga e una azienda speciale ospedaliera di I livello (S. Corona di Pietra Ligure), due compagnie di carabinieri, una tenenza di guardia di finanza, una caserma di militari di leva con strutture uniche in Liguria e utilizzate da tutti i corpi militari dislocati nel territorio ligure, un presidio della capitaneria di porto, la dogana, la società di pubblico trasporto (SAR) più importante del ponente ligure e tutti gli uffici diversi da quelli aventi sede esclusivamene nei capoluoghi (ufficio territoriale del Governo, questura, ufficio scolastico regionale).
      Nel bacino territoriale sono ubicati un aereoporto di secondo livello e ben quattro porti turistici.
      Albenga è capo-tronco dell'autostrada Savona-Ventimiglia.
      Albenga è un centro viario importante, essendo attraversato dalla strada statale n. 1 Aurelia, essendo punto di irradiamento di altre due strade statali e punto di incrocio di quattro strade provinciali; la sola rete di strade comunali supera i trecento chilometri. Albenga, poi, è, da secoli, sede vescovile.
      È utile, a questo punto, aggiungere che la città di Albenga ha origini pre-romane e ha sempre svolto un ruolo di primo piano nel ponente ligure, da quando era città capoluogo della popolazione degli Ingaunii a quando, per tutto il 1800, è stata capoluogo dell'omonima provincia.
      Dal 1861 al 1927 Albenga fu capoluogo di circondario, come Savona, nell'ambito della provincia di Genova che comprendeva tutta la Liguria.
      Dell'antico splendore, esaltato dai recenti, impetuosi sviluppi economici, Albenga reca notevoli reperti nel centro storico medioevale, uno dei meglio conservati e più ampli d'Italia.
      Albenga, inoltre, è sede di tre musei, storico-archeologico, navale e diocesano, di rilevanza internazionale, come il centro sperimentale di archeologia sottomarina.
      Ma questa situazione storica e socio-economica non trova riscontro nell'erogazione del «servizio giustizia».
      Nel solo territorio di Albenga nasce circa la metà (e ancor più, calcolando anche Finale Ligure), del contenzioso giudiziario e, in genere, di tutte le questioni, civili e penali della provincia. Ma Albenga, come Finale, è sede di una semplice sezione distaccata di tribunale, con presidio, dopo la riforma del 1989.
      Ma ciò che preme, in questa sede, evidenziare è lo stato di degrado estremo in cui versa la giustizia, nel settore civile di competenza del tribunale.
      «Cause civili: venticinque anni per smaltire l'arretrato»: così titolava il Secolo XIX del 2 luglio 1994, per definire lo stato del tribunale di Savona.
      Sul periodico «Il contraddittorio», organo del locale sindacato degli avvocati, in passato è stato evidenziato «il colossale arretrato di più di 11 mila cause civili in corso» che «sulla base dei parametri di trattazione e rilevati con l'attuale organico del tribunale di Savona, potrà essere esaurito in un tempo non inferiore a quindici anni, che salgono a venticinque con le procedure, più complesse; ciò, beninteso,
 

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sempre che, per un periodo da quindici a venticinque anni, al tribunale di Savona non si faccia altro che trattare le oltre 11 mila cause esistenti nel 1994; in tal caso, quelle sopravvenute, ovvero circa 3.500 l'anno, esisterebbero solo per diventare arretrato a loro volta al ritmo di 3.500 all'anno e così via; il che, in 15 anni, porterebbe il saldo passivo da 11 mila a più di 50 mila cause e, in 25 anni, a quasi 90 mila. Non possiamo regalare ai nostri nipoti un arretrato di 90 mila cause. Non possiamo assistere, ulteriormente, alla negazione della giustizia civile. Non possiamo assistere passivamente al formarsi di nuovi sistemi, ovviamente criminali, di definizione delle controversie civili; non possiamo avallare il radicarsi di sistemi sempre più sofisticati che sorgono, in modo parassitario, sulle insufficienze pubbliche ed è a tutti noto chi finisce per occupare gli spazi di sovranità che lo Stato abbandona».
      L'arretrato civile del tribunale di Savona supera le 11 mila cause e ciò costituisce la metà dell'arretrato del tribunale di Genova e un terzo di quello di Napoli, uffici che hanno una ben maggiore dotazione d'organico ed un bacino d'utenza enormemente più vasto.
      In questo quadro si inserisce la proposta di istituire il tribunale di Albenga, come giusto riconoscimento delle aspirazioni locali e come rimedio realmente efficace e potenzialmente risolutivo dei ritardi nell'amministrazione della giustizia nel savonese, imputabile, si badi, non agli addetti, la cui produttività è analoga a quella degli operatori del tribunale di Genova, ma alla struttura come tale, non più idonea, per dimensioni, a fronteggiare il carico di lavoro formato dall'arretrato e dalla sopravvenienza.
      Ma, si può obiettare, perché proporre un nuovo tribunale e non il potenziamento di quello di Savona?
      La ragione riposa sulla situazione socio-economica e sui numeri.
      Sulla situazione socio-economica, per ché è necessario costituire una struttura pubblica nell'albenganese che tenga il passo, per efficienza, tempestività e produttività, con la realtà locale, la cui poderosa crescita deve essere assecondata e non ostacolata.
      Sui numeri, perché l'esame comparato del flusso di lavoro dei tribunali e della corte d'appello di Genova evidenzia una produttività per addetto dei cosiddetti «piccoli tribunali» (come Massa, La Spezia e Sanremo), del 50 per cento ed oltre superiore rispetto a quella del tribunale di Genova.
      Risponde, poi, a una logica elementare la convenienza di fornire il servizio giustizia nel luogo in cui il contenzioso si forma e in cui operano le parti e i loro difensori, senza costringerli a inutili, costosi, lunghi spostamenti, con i connessi disagi e le conseguenti perdite economiche.
      Albenga, poi, dista da Savona circa cinquanta chilometri, ovvero, una distanza prossima a quella che separa Savona da Genova, e a nessuno è mai passato per la mente di sopprimere il tribunale di Savona per la distanza «modesta» da Genova.
      Si aggiunga, inoltre, che nelle più recenti e motivate proposte di riforme, si è riconosciuta l'utilità di più tribunali nella attigua provincia di Imperia ed è stata respinta la proposta di accorpamento del tribunale di Sanremo con quello di Imperia.
      Si consideri infine che attualmente Albenga è sede distaccata del tribunale di Savona e vede gli uffici giudiziari in una struttura moderna e funzionale che è stata costruita tenendo in considerazione la possibilità di un facile ampliamento. Infatti il nuovo edificio agevolmente potrebbe ospitare, con un modesto incremento di spesa, attraverso la prevista sopraelevazione di un piano, i nuovi uffici.
      All'istituzione del tribunale consegue quella della procura della Repubblica.
      In sintesi la istituzione del nuovo tribunale di Albenga porterebbe i seguenti, vantaggiosi, risultati:

          1) per la collettività: deciso contenimento dei costi riferibili alle pubbliche amministrazioni, connessi al non più necessario spostamento degli utenti dal territorio di nascita della controversia all'area savonese, già satura e carente di

 

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strutture in termini di strade, parcheggi, mezzi pubblici di trasporto e altro;

          2) per i singoli cittadini: eliminazione del disagio e delle perdite economiche dipendenti dalla durata della controversia, con recupero della certezza del diritto;

          3) per l'ordine pubblico: evidenti effetti positivi, derivanti dall'istituzione di una nuova procura della Repubblica in una zona in cui, con l'avvento della ricchezza e delle attività economiche, è cresciuta la presenza e l'attenzione da parte della malavita organizzata. Dal migliore controllo del territorio, dall'eliminazione di ogni stimolo a farsi autonomamente giustizia o dal lucrare la rendita di posizione derivante, all'obbligato, dai tempi biblici, necessari per l'accertamento del suo dovere - con la conseguente attenuazione o eliminazione di ogni tendenza all'adeguamento spontaneo - non potrà non conseguire una più armoniosa convivenza civile;

          4) per l'amministrazione centrale: costi ridotti al minimo per le strutture edilizie e compensazione dell'onere derivante dal reperimento del nuovo personale con il beneficio di una maggiore produttività individuale, con un migliore rapporto costo per addetto-unità di prodotto e, quindi, in definitiva, con una spesa reale minore, eliminato il velo del disservizio da quella che, oggi, appare una spesa minore.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Nel distretto della corte d'appello di Genova sono istituiti:

          a) il tribunale ordinario di Albenga;

          b) la procura della Repubblica presso il medesimo tribunale.

      2. Il tribunale di Albenga ha giurisdizione sul territorio dei comuni di: Alassio, Albenga, Andora, Arnasco, Balestrino, Boissano, Borghetto S. Spirito, Casanova Lerrone, Castelbianco, Castelvecchio di Rocca Barbena, Ceriale, Cisano sul Neva, Erli, Garlenda, Lagueglia, Loano, Nasino, Onzo, Ortovero, Stellanello, Testico, Toirano, Vendone, Villanova d'Albenga, Zuccarello, Bardineto, Borgio Verezzi, Calice Ligure, Calizzano, Finale Ligure, Giustenice, Magliolo, Massimino, Orco Feglino, Pietra Ligure, Rialto, Tovo San Giacomo.

Art. 2.

      1. Il Ministro della giustizia è autorizzato a determinare, con proprio decreto, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'organico degli uffici giudiziari di cui all'articolo 1, sulla base dei carichi di lavoro sopravvenuti nell'ultimo quinquennio e concernenti il territorio di cui all'articolo 1, comma 2, nonché a stabilire la data di inizio del loro funzionamento.

Art. 3.

      1. Gli affari civili e penali pendenti davanti al tribunale ordinario di Savona, riguardanti il territorio di cui all'articolo 1, comma 2, in corso alla data di inizio del

 

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funzionamento del tribunale ordinario di Albenga e iscritti al ruolo dopo il 1o gennaio 2000, sono devoluti alla cognizione del tribunale di Savona; quelli iscritti al ruolo in data anteriore sono devoluti alla cognizione del tribunale di Albenga, fatta eccezione per le cause civili già passate in decisione e per i procedimenti penali per i quali è già stata dichiarata l'apertura del dibattimento.

Art. 4.

      1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero delle giustizia.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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