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PDL 1845

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1845



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

VENIER, ALLAM, ATTILI, BELLILLO, CACCIARI, CANCRINI, CESINI, CRAPOLICCHIO, DE ANGELIS, DILIBERTO, GIANNI FARINA, LONGHI, NAPOLETANO, PAGLIARINI, PEGOLO, FERDINANDO BENITO PIGNATARO, REINA, SGOBIO, SOFFRITTI, TRANFAGLIA, VACCA

Istituzione del «Giorno della memoria in ricordo delle vittime africane durante l'occupazione coloniale italiana»

Presentata il 23 ottobre 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge intende raccogliere l'appello rivolto dallo storico Angelo Del Boca, il maggiore studioso italiano sulle imprese coloniali in Africa, per istituire un «Giorno della memoria» in ricordo degli oltre 500.000 africani morti nel corso dell'occupazione italiana delle colonie. Gli studi dello storico Del Boca hanno contribuito in questi anni a smentire l'idea degli «italiani brava gente», colonizzatori buoni, andati nei Paesi africani per costruire ospedali, scuole e infrastrutture ed aiutare così le popolazioni locali.
      Soprattutto nel corso del periodo fascista, le atrocità commesse dagli italiani, sia militari che civili, sono state numerose ed ora, fortunatamente, sono ampiamente documentate. Risulta dunque difficile continuare a sostenere le tesi, recentemente esposte dall'onorevole Fini, secondo il quale: «Non tutte le pagine del colonialismo italiano sono negative. L'Europa ritengo sia stata un elemento di grande civilizzazione e se guardiamo a come sono ridotte oggi Etiopia, Somalia e Libia e a come stavano quando c'era l'Italia credo che ci sarà una rivalutazione del nostro ruolo in quei Paesi».
      In realtà il comportamento del Governo italiano, anche durante i governi Giolitti e Crispi, ma soprattutto durante il periodo fascista non si differenziò molto da quello delle altre potenze coloniali.
 

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      Studi approfonditi hanno documentato, ad esempio, il largo uso di aggressivi chimici contro le popolazioni locali. Utilizzati sporadicamente in Libia, i gas tossici vennero impiegati in maniera massiccia soprattutto in Etiopia negli anni 1935-39. «In tutto, durante il conflitto italo-etiopico del 1935-39, furono sganciate su obiettivi militari e civili 1.597 bombe a gas - scrive Del Boca - in prevalenza del tipo C500.T, per un totale di 317 tonnellate. Altre 524 bombe a gas furono lanciate, tra il 1936 e il 1939, durante le operazioni contro i patrioti etiopici. Se si aggiunge infine che durante la battaglia dell'Endertà furono sparati dalle batterie di cannoni di Badoglio 1.367 proiettili caricati ad arsine, non si è lontani dal ritenere che in Etiopia siano stati impiegati non meno di 500 tonnellate di aggressivi chimici». Ma l'uso dei gas chimici non fu l'unica atrocità del Governo fascista: ampia documentazione è pervenuta, infatti, circa l'istituzione di veri e propri campi di sterminio dove il regime di Mussolini deportò migliaia di civili locali. Il generale Graziani ne predispose nella Sirtica, dove fece trasferire più di 100.000 civili, ed in Somalia, a Danane, a sud di Mogadiscio. Un terzo campo venne stabilito in Eritrea, nell'isola di Nocra, dove le condizioni di vita erano particolarmente intollerabili per i detenuti, costretti ai lavori forzati nelle cave di pietra, in cui a volte le temperature raggiungevano anche i 50 gradi.
      Non meno cruenta fu la politica repressiva di cui l'intera storia delle conquiste coloniali è costellata. L'Etiopia venne particolarmente colpita dalla violenza dei militari e dei civili italiani, ma anche Libia, Eritrea e Somalia non furono risparmiate. Recentemente il quotidiano La Repubblica ha pubblicato due intere pagine a cura del giornalista Paolo Rumiz, riportando la ricerca svolta dallo storico Matteo Dominioni circa il ritrovamento di un'immensa caverna, nei dintorni di Ankober, dove trovarono rifugio migliaia di uomini, donne e bambini, per sfuggire ai rastrellamenti degli italiani. Furono migliaia gli etiopici uccisi in quella occasione, i cui resti sono stati recentemente riportati alla luce.
      Non meno cruenta la strage di Addis Abeba del 19-21 febbraio 1937, che per questo abbiamo individuato come giornata simbolo in memoria delle migliaia di civili africani etiopi, eritrei, libici e somali morti nel corso delle conquiste coloniali. Durante una cerimonia allestita nella capitale etiope venne organizzato un attentato contro il viceré Graziani, che rimase ferito con più di 250 schegge nel corpo: il bilancio fu di sette morti e cinquanta feriti. Immediatamente scattò la rappresaglia dell'esercito italiano: i militari aprirono il fuoco colpendo indiscriminatamente i presenti, di cui centinaia rimasero a terra uccisi, mentre si scatenò la furia dei civili italiani che diedero fuoco alle case uccidendo in maniera indiscriminata. Pur in mancanza di quantificazioni ufficiali, il numero delle vittime è stimato tra 3.000 e 30.000, a seconda delle fonti. Nello stesso tempo migliaia di civili furono rastrellati dai carabinieri italiani ed infine ammassati nei campi di concentramento. Qualche mese dopo avvenne la strage dei monaci di Debria Libanòs, il più importante centro conventuale dell'intera Etiopia, dove vivevano, negli oltre 3.000 tucul, monaci e laici, accusati di complicità nell'attentato a Graziani del 19 febbraio. Con l'assenso dello stesso Mussolini scattò la rappresaglia nel villaggio, raso completamente al suolo con oltre duemila morti.
      Questa è dunque la storia dell'occupazione coloniale italiana in Africa, questa è la sofferenza cui gli «italiani brava gente» hanno sottoposto le popolazioni occupate.
      Su questo importante pezzo della nostra storia ancora non è stata avviata una efficace riflessione collettiva. Certamente gli studi condotti, tra mille difficoltà, in questi anni hanno contribuito ad illuminare con una luce diversa la presenza degli italiani in Africa, ma ancora molto cammino deve essere compiuto sul piano della ricerca, della documentazione e della diffusione di una coscienza collettiva diversa.
 

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      La memoria e la verità sulla politica italiana in Africa nel periodo coloniale stenta farsi strada nel nostro Paese: il famoso film «Il leone del deserto» che racconta la storia del leader della resistenza libica Omar al-Mukhtar, impiccato da Graziani, per anni è stato oggetto di censura, mentre l'inchiesta televisiva realizzata da Ken Kirby dal titolo «Fascist Legacy» che la RAI-Radiotelevisione italiana Spa ha acquistato dalla British Broad casting Corporation (BBC), ormai da tempo, non è mai andata in onda. Una evidente reticenza nei confronti di un pezzo, certo non lusinghiero, della nostra storia che non può essere rimosso e negato dalla coscienza collettiva.
      Per questo abbiamo ritenuto di presentare questa proposta di legge: per contribuire ad avviare un processo di riflessione collettiva sui crimini perpetrati dal regime fascista ai danni delle popolazioni africane. La giornata della memoria, istituita proprio in ricordo del giorno della strage del 19 febbraio 1937 ad Addis Abeba, seguita all'attentato a Graziani (articolo 1), vuole essere l'occasione perché si avvii un processo di studio e di riflessione che coinvolga soprattutto le giovani generazioni nelle scuole (articolo 3). Accanto a questo riteniamo importante che il Governo si faccia direttamente carico di avviare un percorso di approfondimento, studio, ricerca e documentazione sulla presenza italiana in Africa, coinvolgendo i maggiori studiosi, ricercatori e storici sul tema, da mettere a disposizione del Paese (articolo 2).
      Di questo sentiamo l'urgenza, perché lo studio di una pagina oscura della nostra storia possa contribuire a far sì che simili eventi non debbano più accadere.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione del «Giorno della memoria in ricordo delle vittime africane durante l'occupazione coloniale italiana»).

      1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 19 febbraio, data dell'eccidio della popolazione civile di Addis Abeba compiuto dall'esercito italiano nel 1937, «Giorno della memoria in ricordo delle vittime africane durante l'occupazione coloniale italiana», al fine di ricordare gli oltre 500.000 africani uccisi durante il periodo di occupazione coloniale in Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia.
      2. Il Giorno della memoria di cui al comma 1 è istituito al fine di ricordare gli eccidi, le campagne militari, le leggi razziali, l'impiego di aggressivi chimici, la deportazione, la prigionia e, in generale, la politica di occupazione cui i Governi Crispi, Giolitti e Mussolini hanno sottoposto le popolazioni dei Paesi africani dominati dall'Italia.

Art. 2.
(Istituzione di una commissione di studio).

      1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto, istituisce una commissione di studio costituita da storici ed esperti con il compito di esaminare le vicende che hanno caratterizzato il periodo dell'occupazione coloniale italiana nei territori di Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia.

Art. 3.
(Promozione del Giorno della memoria).

      1. In occasione del Giorno della memoria di cui all'articolo 1 sono organizzati

 

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cerimonie, iniziative, incontri e momenti di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, sul periodo di occupazione coloniale italiana in Etiopia, Eritrea, Libia e Somalia e in ricordo dei 500.000 africani vittime del regime di occupazione, in modo da conservare la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia del nostro Paese, affinché simili eventi non possano più accadere.

Art. 4.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


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