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PDL 1900

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1900



 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa dei deputati

DE CORATO, AIRAGHI, ANGELI, BAIAMONTE, BERNARDO, BIANCOFIORE, BONO, BRUSCO, BUONTEMPO, CATANOSO, CIRIELLI, CONSOLO, FASOLINO, FERRIGNO, FILIPPONIO TATARELLA, GASPARRI, HOLZMANN, LAMORTE, LENNA, LISI, LUCCHESE, MARTINELLO, MAZZARACCHIO, MAZZOCCHI, MURGIA, OSVALDO NAPOLI, PEDRIZZI, PELINO, PROIETTI COSIMI, RAISI, ROSITANI, SANZA, SIMEONI, TUCCI, ULIVI, ZACCHERA

Modifica all'articolo 31 della Costituzione in materia di tutela della persona anziana

Presentata l'8 novembre 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - Le società industriali avanzate sono attraversate da un profondo e inarrestabile processo di mutamento che interessa ogni singolo aspetto della vita associata.
      Le norme costituzionali, emanate con lo scopo di offrire uno schema giuridico alle dinamiche reali della società, rischiano, in seguito alle naturali evoluzioni delle realtà sociali ed economiche, di non essere più attuali e sufficienti.
      Di qui la necessità di procedere ad integrazioni o modifiche che siano in grado di meglio soddisfare le necessità che con la nuova realtà si sono venute delineando e garantire una maggiore tutela a tutti i cittadini.
      Negli ultimi decenni abbiamo assistito a mutamenti di enorme portata, sia in campo economico sia in quello sociale. I primi solitamente più repentini ed incalzanti, i secondi più lenti ma sicuramente altrettanto e forse anche più rilevanti.
      Da quando la Costituzione è entrata in vigore, la nostra Nazione è radicalmente cambiata, trasformandosi da società a vocazione prevalentemente contadina e provinciale a società industriale, con la popolazione sempre più concentrata nei centri metropolitani urbani.
      Il passaggio dalla famiglia patriarcale, pilastro del sistema sociale italiano sino agli anni cinquanta-sessanta, alla cosiddetta famiglia mononucleare o coniugale e
 

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il conseguente processo di maggiore frammentazione sociale che ha ridisegnato il volto della nostra Nazione, sono dati di fatto acquisiti. Il modello sociale italiano, storicamente basato su un'impostazione di tipo «familista», è mutato e impone un generale ripensamento degli obblighi e delle pratiche di solidarietà, indispensabile per la Nazione che si voglia innanzitutto fondata su regole di civiltà.
      Non dimentichiamoci che all'interno della famiglia esistono soggetti più deboli, e quindi bisognosi di una particolare forma di tutela.
      Pensiamo in particolare all'anziano, al suo ruolo e alla sua particolare posizione in seno alla famiglia e alla società. Nella società tradizionale, e tuttora in molte realtà rurali, all'anziano sono riconosciute saggezza e autorità morale e verso di lui i più giovani hanno una serie di doveri ed obblighi - di cura, di rispetto, di mantenimento e assistenza - che gli assicurino una collocazione centrale nella famiglia, nonché la sicurezza di ricevere un aiuto economico e pratico.
      Nelle società moderne, invece, anche se questa particolare forma organizzativa continua a sopravvivere, un nuovo genere di famiglia ha preso il suo posto, quella mononucleare, ovvero limitata ai soli soggetti con figli - in cui l'anziano non riesce più a ritagliarsi un ruolo preciso e definito, venendo spesso anzi considerato come pura e semplice zavorra o motivo di fastidio.
      A conferma di questo, nella sua «Lettera agli anziani» del 1999, il Santo Padre Giovanni Paolo II scrisse che «se ci soffermiamo ad analizzare la situazione attuale, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è stimata e valorizzata; presso altri, invece, lo è molto meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l'utilità immediata e la produttività dell'uomo», ovviamente riferendosi nel secondo caso alle società occidentali e ad un mondo che ha dimenticato come gli «anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell'insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria».
      L'ingresso dell'anziano nelle tutele previste dalla Carta fondamentale è dunque un atto dovuto e indispensabile e si può ottenere introducendo un terzo comma all'articolo 31. Tale articolo, al primo comma, sancisce che «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose»; al secondo comma, stabilisce che la Repubblica «protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo». L'articolo andrebbe integrato attraverso l'aggiunta di un terzo comma che garantisca l'aumento delle figure giuridiche tutelate, comprendendovi, appunto, anche l'anziano.
      Nel testo costituzionale vigente, infatti, la persona anziana non trova particolare riconoscimento giuridico, al di là dei diritti generici riconosciuti individualmente ad ogni singolo cittadino dagli articoli 2, 32 e 38. In particolare, nell'articolo 38 è considerata la condizione di «vecchiaia», ma solo in relazione al riconoscimento dei diritti previdenziali dei lavoratori.
      C'è inoltre un'ulteriore motivazione, di ordine demografico, che giustifica la necessità di tale modifica costituzionale. Il progressivo invecchiamento delle nostre società, in seguito alla diminuzione delle nascite e alla crescita delle aspettative di vita, sta allargando, sia in termini numerici assoluti, sia in termini percentuali e statistici, il peso e l'incidenza complessiva sul tessuto sociale delle fasce di età avanzata, che si trovano così a rappresentare una porzione numerica e statistica delle società più ampia che in passato.
      L'aumento anche quantitativo del numero di anziani nella nostra Nazione sembra dunque rappresentare un terzo valido motivo per un progetto di riforma costituzionale che mira, come unico e preciso
 

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scopo, a migliorare gli standard di qualità e di vita civile della nostra Nazione.
      Nel terzo comma che viene introdotto all'articolo 31 della Costituzione dalla presente proposta di legge costituzionale, è prevista la tutela degli anziani, la loro partecipazione attiva alla vita sociale e politica, la lotta ad ogni forma di emarginazione, la valorizzazione del loro patrimonio di esperienze. Particolare accento viene posto sull'importanza dell'inserimento della persona anziana nella famiglia e nella comunità di appartenenza, proprio per sottolineare quella che si considera la sua collocazione naturale.
      Non si vogliono certo trascurare le necessità di ogni componente della terza e quarta età, in particolare di chi tra questi è più esposto ai rischi dell'emarginazione. Ma, per tutti i motivi che sono stati esposti nella presente relazione e nella coerente applicazione del principio di sussidarietà, si ritiene che il positivo inserimento nel contesto familiare e comunitario sia la migliore forma di tutela e di valorizzazione dell'anziano.
      Con la presente proposta di legge costituzionale crediamo di proseguire, con la più alta forma di azione legislativa, l'iniziativa dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che ha proclamato il 1999 «Anno internazionale dell'anziano», e l'Assemblea mondiale dell'ONU sull'invecchiamento, tenuta a Madrid nel mese di aprile 2002, nella quale si è riconosciuta «la necessità di rafforzare la solidarietà tra le generazioni, tenendo presente i particolari fabbisogni delle persone anziane e di quelle giovani, e di incoraggiare i rapporti reciprocamente reattivi fra le generazioni».
 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

      1. All'articolo 31 della Costituzione è aggiunto, in fine, il seguente comma:

      «La Repubblica tutela gli anziani, promuove la loro partecipazione attiva alla vita sociale e politica favorendo le iniziative volte a impedirne l'emarginazione; valorizza il patrimonio di esperienza di cui la persona anziana è portatrice e il suo inserimento nella famiglia e nella comunità di appartenenza».


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