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PDL 2034

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2034



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

BONO, LA RUSSA, ANGELI, ASCIERTO, BARBIERI, BUONTEMPO, CATANOSO, CICCIOLI, DE CORATO, FERRIGNO, GASPARRI, HOLZMANN, MAZZOCCHI, MEREU, MIGLIORI, NESPOLI, PATARINO, ANTONIO PEPE, RAISI, TASSONE, ULIVI, ZACCHERA

Istituzione di una Commissione parlamentare di vigilanza sulle politiche di coesione territoriale

Presentata il 6 dicembre 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - Sin dalla sua nascita, uno degli obiettivi strategici della Repubblica è stato quello di dare soluzione alla questione meridionale, e cioè alla fondamentale opera di riequilibrio economico e sociale delle regioni del sud rispetto al resto del territorio nazionale.
      Un impegno che cominciò ad essere concretamente sostenuto attraverso l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e la predisposizione di un crescente numero di strumenti finalizzati all'obiettivo del rilancio dello sviluppo e al conseguente incremento dei livelli occupazionali.
      Il fallimento della Cassa per il Mezzogiorno e la sua conseguente soppressione, contemporaneamente all'avvio di una serie di nuovi sostegni alle politiche per il riequilibrio, fecero gridare con entusiasmo alla svolta nelle politiche per il sud, e con grande speranza si guardò all'avvio di una metodologia nuova e, almeno si riteneva, capace di aggredire i nodi che avevano impedito in passato la riuscita delle precedenti fallimentari strategie.
      Che i fatti non abbiano confermato tali aspettative è davanti agli occhi di tutti.
      Ma perché tutte le politiche avviate in questi cinquant'anni per il riequilibrio delle aree depresse e, in particolare, del Mezzogiorno sono fallite? È solo causa di una gestione rivolta più al sostegno delle «fameliche» clientele che allo sviluppo di una sana classe imprenditoriale, o piuttosto alla quasi totale assenza di strategie per lo sviluppo virtuoso dei territori? Ovvero
 

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alla mancata realizzazione di quelle condizioni strutturali e infrastrutturali che rendono oneroso e antieconomico e, quindi, scarsamente competitivo, ogni investimento produttivo nel Mezzogiorno? O, ancora, altre e più profonde ragioni che comporterebbero analisi e approfondimenti molto più attenti e incisivi? Qualunque sia la causa, appare chiaro che se non si riesce a rispondere a questa domanda appare realmente difficile, se non impossibile, trovare idonee soluzioni, capaci di una effettiva inversione di tendenza.
      Da qui l'esigenza di dare luogo a una indagine approfondita e attenta sul mancato raggiungimento degli obiettivi delle politiche per il riequilibrio territoriale, istituendo un'apposita Commissione parlamentare di vigilanza.
      La presente proposta di legge va in questa direzione. Viene infatti proposta l'istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale permanente di vigilanza sulle politiche di coesione territoriale, con lo scopo di monitorare, verificare e accertare l'efficacia delle politiche adottate per il riequilibrio economico delle aree sottoutilizzate, oltre che per il perfezionamento degli strumenti relativi all'incentivazione dello sviluppo economico e dell'occupazione.
      Una Commissione, composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza.
      Compito precipuo della Commissione è di valutare se le leggi, le deliberazioni degli organi di governo, le misure adottate e gli strumenti di intervento utilizzati per l'attuazione delle politiche di riequilibrio hanno realmente conseguito i risultati sperati, se, qualora tali obiettivi non siano stati raggiunti, possono conseguirli con l'adozione di eventuali correttivi e, soprattutto, quale incidenza in termini di miglioramento del contesto economico, delle attività produttive e dei livelli occupazionali hanno concretamente determinato.
      Una particolare attenzione la Commissione dovrà soprattutto rivolgerla alla individuazione e all'adozione di strumenti per misurare i risultati delle politiche di riequilibrio. È questo, infatti, uno dei nodi che impediscono di capire fino in fondo la validità delle strategie adottate.
      Appare infatti difficile da accettare, ma la vera anomalia di cinquant'anni di politiche fallimentari per il Mezzogiorno è l'inesistenza di strumenti capaci di misurare la reale incidenza delle azioni adottate. È, quindi, proprio su questo versante che la Commissione deve dare il suo fondamentale contributo, per dotare il Paese di strumenti per misurare l'effetto di qualsivoglia attività, decisione, stanziamento o intervento finalizzati al riequilibrio territoriale.
      Le politiche per il riequilibrio, a tutt'oggi, si limitano infatti all'adozione degli strumenti o misure di intervento e alla determinazione dell'entità dello stanziamento, mentre nessun organismo, né pubblico né privato, è in grado di dare un giudizio a posteriori né sulla efficacia dei singoli strumenti né, tanto meno, sulla incidenza di ciascuno di essi e complessivamente sul contesto socio - economico oggetto degli interventi.
      Ecco perché da decenni le politiche per il riequilibrio sono sterili, se non fallimentari, e si assiste alla continua invenzione di sempre nuovi strumenti di intervento (sono oltre un centinaio), che si aggiungono ai precedenti, senza il coraggio e la capacità di decidere quali siano quelli da eliminare, perché inefficienti, e quelli invece da sostenere e quindi da incrementare.
      La stessa istituzione del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), costituisce una salomonica «soluzione tampone» che, come spesso capita nella politica italiana, concepita come temporanea è rimasta una misura definitiva.
      Il FAS, infatti, è un modo per finanziare gli strumenti di intervento più efficienti, definanziando di fatto quelli che lo sono meno, attraverso decisioni del Comitato interministeriale per la programmazione economica che, in compenso, non ha
 

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strumenti per misurare l'efficacia delle politiche adottate.
      In effetti, se è meritevole il ricorso a uno strumento di finanziamento elastico come il FAS, è altrettanto vero che sarebbe molto più corretto procedere con una delegificazione delle misure rivelatesi inefficienti e con un rilancio di una strategia più chiara sul terreno dei sostegni allo sviluppo, per offrire una maggiore trasparenza agli investitori. Una strategia di intervento che non si basi più sullo stanziamento senza verifica ma, al contrario, abbia la capacità di verificare la conoscenza degli strumenti, del loro funzionamento e della loro effettiva ricaduta nel contesto economico e produttivo, per verificare se le azioni per la gemmazione di attività d'impresa riescono ad attecchire e a creare le condizioni per un progressivo avvio di un tessuto produttivo in grado di rivitalizzare le aree sottoutilizzate.
      Un'azione, quindi, quella della Commissione, finalizzata, oltre che al monitoraggio, anche alla proposta, per fornire al Parlamento gli strumenti di conoscenza idonei all'adeguamento delle norme preposte alle politiche per il riequilibrio e la coesione delle aree sottoutilizzate.
      Date la strategica valenza dell'attività della Commissione e l'esigenza di non remorare con ulteriori ritardi l'assunzione di iniziative essenziali al rilancio produttivo e occupazionale del Mezzogiorno e delle aree sottoutilizzate del centro - nord, si raccomandano l'urgente esame e l'approvazione della presente proposta di legge.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione di una Commissione parlamentare di vigilanza sulle politiche di coesione territoriale).

      1. È istituita una Commissione parlamentare di vigilanza per il monitoraggio, la verifica e l'accertamento dell'efficacia delle politiche di coesione territoriale adottate per il riequilibrio economico delle aree sottoutilizzate, nonché per il perfezionamento degli strumenti relativi all'incentivazione dello sviluppo economico e dell'occupazione, di seguito denominata «Commissione».
      2. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati nominati, rispettivamente, dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati su designazione dei gruppi parlamentari e in proporzione al numero dei componenti dei gruppi medesimi, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo.
      3. La Commissione elegge al suo interno il presidente, due vice presidenti e due segretari, che costituiscono l'ufficio di presidenza.
      4. La Commissione resta in carica per tutta la durata della XV legislatura e presenta una relazione finale alle Camere sull'attività svolta.
      5. Fermo restando quando stabilito del comma 4, la Commissione riferisce ai Presidenti delle Camere ogni sei mesi e in ogni altro caso lo ritenga opportuno sull'attività da essa svolta.

Art. 2.
(Attività della Commissione).

      1. La Commissione procede alla valutazione delle leggi, delle deliberazioni, delle misure e degli strumenti relativi all'attuazione delle politiche per lo sviluppo e l'incremento occupazionale nell'ambito delle aree sottoutilizzate del Paese, con particolare riferimento alla misurazione dei benefìci ottenuti e dei reali progressi conseguiti.
      2. Per l'espletamento dell'attività di cui al comma 1 del presente articolo nonché dei compiti ad essa assegnati ai sensi dell'articolo 3, la Commissione può avvalersi della collaborazione di esperti nelle materie di sua competenza.

Art. 3.
(Compiti della Commissione).

      1. La Commissione ha il compito di analizzare le problematiche relative alla corretta attuazione delle politiche per la coesione e il riequilibrio territoriale delle aree sottoutilizzate, con particolare riferimento alla validità di tali politiche e alle loro effettive ricadute in termini di sostegno allo sviluppo e di incremento dell'occupazione. In particolare, la Commissione ha il compito di:

          a) censire e selezionare le misure adottate nell'ambito della strategia per il riequilibrio territoriale e verificarne la validità e l'attualità, avanzando proposte circa la compatibilità di tali misure con il contesto e gli obiettivi da raggiungere;

          b) per ciascuna misura e strumento, proporre l'eliminazione o il mantenimento indicando l'entità del finanziamento ottimale;

          c) introdurre una nuova metodologia basata sull'esigenza di adottare strumenti per la misurazione reale degli effetti derivanti dall'adozione delle politiche per il riequilibrio, nonché individuare e proporre gli strumenti idonei alle azioni di misurazione dei risultati, promuovendone la celere adozione;

          d) valutare la correttezza e l'efficienza della gestione del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) e, in generale, dei meccanismi di cofinanziamento dei fondi dell'Unione europea, e la loro coerenza con la programmazione nazionale;

          e) accertare la compatibilità e la coerenza degli strumenti di sviluppo regionali, rispetto a quelli nazionali, con particolare attenzione all'esigenza di una corretta omogeneizzazione degli stessi, per l'ottimizzazione delle sinergie tra i diversi livelli istituzionali;

          f) valutare l'attività svolta dalle società strumentali, in particolare nel settore dell'attrazione degli investimenti, e la loro compatibilità rispetto agli obiettivi del riequilibrio territoriale;

          g) promuovere la predisposizione di un testo unico delle norme e degli strumenti per la razionalizzazione, la trasparenza e il rilancio delle politiche di riequilibrio territoriale;

          h) richiedere informazioni, dati e documenti relativi alle attività svolte dal Governo, dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, dalle pubbliche amministrazioni e da qualsiasi altro organismo pubblico e privato coinvolto nell'attuazione delle politiche di riequilibrio territoriale;

          i) valutare annualmente se gli investimenti, anche da parte delle società a totale capitale pubblico, specie nel settore delle infrastrutture, rispettino i limiti minimi stabiliti dalla legislazione vigente per il Mezzogiorno;

          l) riferire alle Camere, con cadenza almeno annuale, sullo svolgimento e sui risultati della propria attività e formulare osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente;

          m) promuovere la presentazione di mozioni, ordini del giorno e progetti di legge per l'adeguamento delle norme relative al riequilibrio territoriale delle aree sottoutilizzate.

Art. 4.
(Richiesta di atti e documenti).

      1. La Commissione può chiedere copie di atti e documenti relativi alle materie di sua competenza a qualsiasi ufficio o ente, pubblico e privato, compresa l'autorità giudiziaria.

Art. 5.
(Spese per il funzionamento della Commissione).

      1. Le spese per il funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.


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