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PDL 2316

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2316



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

VICHI, CHICCHI, PIZZOLANTE

Distacco dei comuni di San Leo, Pennabilli, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello, Casteldelci e Maiolo dalla provincia di Pesaro e Urbino e dalla regione Marche e loro aggregazione alla provincia di Rimini e alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione

Presentata il 2 marzo 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge si inserisce nel procedimento previsto dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, come modificato dall'articolo 9, comma 1, della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, integrato dalla disciplina referendaria del titolo III della legge 25 maggio 1970, n. 352, mediante il quale si dispone la separazione dei comuni di San Leo, Pennabilli, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello, Casteldelci e Maiolo dalla provincia di Pesaro e Urbino e dalla regione Marche e la loro aggregazione alla provincia di Rimini e alla regione Emilia-Romagna.
      Come prescritto dall'articolo 42, secondo comma, della citata legge n. 352 del 1970, il 17 e 18 dicembre 2006 si è svolto il referendum popolare indetto con decreto del Presidente della Repubblica 25 settembre 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 229 del 2 ottobre 2006, con cui i cittadini dei comuni marchigiani di San Leo, Pennabilli, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello, Casteldelci e Maiolo sono stati chiamati alle urne per pronunciarsi sul referendum indetto ai sensi dell'articolo 132 della Costituzione per consentire ai predetti comuni di staccarsi dalla provincia di Pesaro e Urbino (Marche) per essere aggregati a quella di Rimini (Emilia-Romagna).
      È il primo caso in Italia di referendum congiunto tra i comuni ad esito unificato,
 

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poiché il risultato referendario era stato vincolato al computo di tutti i votanti della Val Marecchia: o tutti o nessuno. Il risultato raggiunto è stato eccezionale. Dai dati raccolti è emerso che si sono recati alle urne 11.078 cittadini su 16.410 e, considerato che 1.997 sono residenti all'estero, si è raggiunto lo straordinario quorum del 67,51 per cento, con una percentuale di «sì» pari al 56,13 per cento degli iscritti alle liste elettorali e all'83,15 per cento dei votanti.
      L'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, con verbale chiuso in data 21 dicembre 2006, ha accertato, a norma dell'articolo 36 della legge 20 maggio 1970, n. 352, che alla suddetta votazione il numero dei voti attribuiti alla risposta affermativa sul quesito sottoposto a referendum popolare non è risultato inferiore alla maggioranza degli elettori iscritti nelle liste elettorali dei suddetti comuni e pertanto ha dichiarato che il risultato è stato favorevole al distacco territoriale dei medesimi comuni dalla regione Marche e alla loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna. Tale risultato è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2006.
      La presente proposta di legge intende concretizzare il risultato ottenuto con il referendum e consentire che la scelta delle popolazioni dei comuni della Val Marecchia sopra elencati, che democraticamente si sono espresse a larghissima maggioranza con il suddetto referendum, abbia seguito.
      Sono infatti ormai svariati anni che i comuni interessati stanno portando avanti tale battaglia, incontrando notevoli difficoltà che si frappongono al riconoscimento delle aspirazioni degli abitanti della Val Marecchia a ricongiungersi alla Romagna; un'aspirazione che non è di oggi, ma centenaria e legittima. È più di un secolo che i feretrani chiedono di essere ricongiunti alla Romagna e di far parte, ora, della nuova unità provinciale con capoluogo Rimini.

La frammentazione amministrativa

      La Val Marecchia rappresenta l'entroterra naturale della provincia riminese ed è da tempo avvertita l'esigenza di un riordino amministrativo. Nel suo territorio, sul piano istituzionale-amministrativo, si concentrano le competenze di due Stati sovrani (Italia e Repubblica di San Marino); tre regioni (Marche, Toscana, Emilia-Romagna); quattro province (Pesaro e Urbino, Arezzo, Forlì, Rimini); alle quali si aggiungono oltre trenta comuni e due enclavi.
      Dunque quella del riordino amministrativo è un'esigenza endemicamente presente.
      I sette comuni interessati dalla presente proposta di legge fanno parte del Montefeltro, il cui territorio appartiene in parte alla provincia di Rimini, in parte alla Repubblica di San Marino, ma soprattutto alla provincia di Pesaro e Urbino, anche se dal punto di vista economico e funzionale esso gravita totalmente su Rimini. È molto sentito nella comunità locale il senso di appartenenza al territorio della provincia riminese, che trova un limite per lo sviluppo dell'area nel disordine istituzionale che caratterizza i livelli amministrativi del territorio. Popolazione e amministrazioni locali, dal canto loro, hanno più volte ribadito la volontà di superare questo disordine procedendo parallelamente sia sul piano della programmazione e del governo delle risorse, sia su quello dell'iniziativa politica attraverso il referendum.
      Inoltre il senso di appartenenza delle comunità della Val Marecchia al riminese trova un'evidenza plastica anche nella configurazione delle attuali vie di comunicazione, che fanno raggiungere Rimini in tempi enormemente più brevi rispetto a quelli necessari per arrivare a Pesaro (nota bene: per andare a Pesaro, si passa per Rimini).

Il ricongiungimento con la Romagna: secoli di attesa.

      L'identità del territorio del Montefeltro ha avuto una complessa evoluzione storica.

 

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L'aggregazione del Montefeltro al ducato di Urbino e in seguito alle Marche è sempre stata alquanto labile in riferimento a popolazioni che abitano territori che, nel corso dei secoli, sono stati divisi e non godono dunque di quel determinante attributo di storia condivisa. Ne è testimonianza la storia del territorio stesso, territorio di confine e di traffici già in epoca preistorica. Pur essendo confinante con le Marche, la morfologia del paesaggio non ha mai favorito il legame del Montefeltro con i paesi al di là dell'Appennino, come Urbino, e questo ha forse accentuato il nascere di interessi particolari che resero inattuabile una vera unità politica del territorio.
      Già nel 1300 i vari centri furono sottomessi dal comune di Rimini. A vicende alterne passarono in mano ai Montefeltro e poi tornarono nell'influenza riminese con i Malatesta, in espansione fino al XV secolo.
      Successivamente il Montefeltro fu assoggettato dallo Stato della Chiesa; durante questo periodo rimase pressoché isolato, per via della penuria di vie di comunicazione, e tutte le sue funzioni decaddero.
      In età contemporanea, per vedere almeno una parte del Montefeltro unita amministrativamente alla Romagna è necessario risalire agli inizi dell'Ottocento, all'Italia di Napoleone, quando parte di questo territorio era stata ricompresa nel dipartimento del Rubicone. Per breve tempo però, perché con la Restaurazione si torna nella legazione di Urbino. Così iniziano le proteste, gli appelli, la raccolta delle firme, le dichiarazioni solenni, che, ad intermittenza, dureranno sino ai nostri giorni.
      Nel 1827 si mossero gli abitanti di Sant'Agata. Nel 1860 ci fu l'appello al Farini, governatore di Modena, Parma e Piacenza e successivamente della Romagna, nel quale era significativo l'intento delle comunità locali per un ritorno alla Romagna. In tal senso si pronunciò anche il comune di Pennabilli il 23 maggio del 1861.
      Tali richieste ancora oggi non hanno trovato risposta e per tali motivi invitiamo il Parlamento ad approvare nel più breve tempo possibile la presente proposta di legge al fine di dare piena attuazione alle aspirazioni legittime dei cittadini del Montefeltro, indicate in maniera inequivocabile nel voto espresso con il referendum, come emerge dai dati di seguito riportati.

ALTA VAL MARECCHIA

Referendum consultivo 17-18 dicembre 2006

Comune
iscritti
votanti
% votanti
voti validi
voti non validi
quorum
 
si
%
no
bianche
nulle
non ass.
tot.
%
 
Casteldelci 448 287 64,06 232 80,84 53 0 2   55 19,16 225
Maiolo 715 498 69,65 369 74,10 125 1 4   130 26,10 359
Novafeltria 6.239 4.275 68,52 3.480 81,40 756 12 27   795 18,60 3.121
Pennabilli 2.872 2.046 71,24 1.738 84,95 285 7 16   308 15,05 1.437
Sant'Agata F. 2.275 1.490 65,49 1.267 85,03 205 5 13   223 14,97 1.139
San Leo 2.801 1.806 64,48 1.560 86,38 239 3 4   246 13,62 1.402
Talamello 1.060 676 63,77 565 83,58 103 4 4   111 16,42 531
Totali 16.410 11.078 67,51 9.211 83,15 1.766 32 70 0 1.868 16,86 8.206

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. I comuni di San Leo, Pennabilli, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello, Casteldelci e Maiolo sono distaccati dalla regione Marche e aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini.
      2. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti le modifiche o le integrazioni alle disposizioni legislative vigenti che risultano strettamente conseguenziali a quanto disposto dal comma 1.
      3. Il Governo è autorizzato ad adottare le disposizioni regolamentari necessarie per l'attuazione della presente legge.


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