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PDL 1999

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1999



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

RAMPELLI, AIRAGHI, BIANCOFIORE, BONO, BOSI, BUONTEMPO, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, GIORGIO CONTE, DE CORATO, D'IPPOLITO VITALE, FERRIGNO, GAMBA, GASPARRI, HOLZMANN, LO MONTE, MAZZOCCHI, MELONI, RICARDO ANTONIO MERLO, MURGIA, NESPOLI, PATARINO, PORCU, RAISI, RIVOLTA, ROMAGNOLI, ULIVI, ZACCHERA

Disposizioni per promuovere la conoscenza della
partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace

Presentata il 29 novembre 2006


      

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Onorevoli Colleghi! - È ormai consolidato che il nostro Paese è impegnato nella difesa della pace e nella tutela della sicurezza internazionale. Al 23 ottobre 2006 risultano impiegati nelle varie missioni all'estero 10.194 militari (i dati sono forniti dal Ministero della difesa).
      Dall'Africa ai Balcani, dal Medio Oriente all'Asia, le unità italiane di mantenimento della pace (peacekeeping) sono attualmente impegnate in diverse operazioni condotte o autorizzate dall'ONU, dalla NATO o dall'Unione europea nelle principali aree di crisi del mondo.
      L'Italia, coerente con la sua tradizione di solidarietà e con la sua vocazione al dialogo, svolge da sempre in questo ambito un ruolo di grande importanza. Tale ruolo è testimoniato non solo dall'impiego di uomini - il nostro Paese si colloca al terzo posto, dopo Stati Uniti e Regno Unito, per contributo complessivo alle operazioni militari a sostegno della pace - ma anche dall'investimento di mezzi economici: l'Italia è, infatti, il sesto contributore al bilancio dell'ONU in materia di peacekeeping operation.
      L'impegno e la professionalità dei nostri militari, uniti alle grandi doti di umanità, hanno consentito quasi ovunque una gestione equilibrata delle situazioni di crisi. Un comportamento - quello dei
 

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nostri militari - che ha sempre dato all'Italia e alle nostre Forze armate notevole prestigio, rispetto e credibilità.
      I tipi di missione cui le nostre Forze armate hanno preso o prendono parte sono sostanzialmente quattro: mantenimento della pace in senso classico, missioni di polizia a sostegno delle operazioni di ristabilimento della pace o di stabilizzazione, missioni di stabilizzazione in seguito a operazioni per il ristabilimento della pace, missioni di assistenza internazionale. A queste missioni se ne aggiungono altre di carattere nazionale, i cui effetti però incidono sulla sicurezza multidimensionale di diversi partner europei. Esse sono di due tipi: missioni di assistenza (DIE) e missioni di prevenzione dell'immigrazione illegale.
      Attualmente le operazioni in corso sono:

          a) in Albania: Delegazione italiana esperti (DIE), NATO Headquarters Tirana (NATO HQT);

          b) in Albania e basso Adriatico: Albania 2;

          c) nei Balcani (Paesi dell'ex-Jugoslavia): European Union Monitoring Mission (EUMM);

          d) in Bosnia-Herzegovina: missione dell'Unione europea European Union Police Mission (EUPM); Forza dell'Unione europea EUFOR impegnata nell'operazione «ALTHEA», Multinational Specialized Unit (MSU), Over the Horizon Forces (OTHF), NATO Headquarters Sarajevo (NATO HQS);

          e) in Kosovo: Forza a guida NATO «KFOR» (Kosovo Force) - operazione Joint Enterprise, Over the Horizon Forces (OTHF), Multinational Specialized Unit (MSU), United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), Criminal Intelligence Unit (CIU);

          f) in Macedonia: supporto logistico al contingente nazionale di KFOR, NATO Headquarters Skopje (NATO HQS), operazione European Union Police Advisory Team (EUPAT);

          g) in Iraq: missione «Antica Babilonia»;

          h) in Afghanistan: Enduring Freedom (OEF), International Security Assistance Force (ISAF), Regional Area Coordinator (RAC), Provincial Reconstruction Team (PRT), Forward Support Base (FSB);

          i) nel Mediterraneo orientale: Missione NATO Active Endeavour;

          l) nell'area del Corno d'Africa: operazione Resolute Behaviour - Forza navale multinazionale EUROMAR - FOR (EMF);

          m) in Israele, Egitto, Siria e Libano, Giordania: United Nations Truce Supervision Organization (UNTSO);

          n) in India e Pakistan: United Nations Military Observer Group India and Pakistan (UNMOGIP);

          o) in Libano: United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL);

          p) nel Sahara occidentale: United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO);

          q) in Egitto ed Israele: Multinational Force and Observers (MFO);

          r) a Hebron: Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2);

          s) a Malta: Missione italiana di assistenza tecnico-militare (MIATM);

          t) in Kenya: partecipazione di personale militare ai negoziati di pace sul Sudan;

          u) in Sudan: United Nations Mission in Sudan (UNMIS);

          v) nella Repubblica democratica del Congo: European Union Police Mission in Kinshasa (DRC) (EUPOL Kinshasa);

          z) a Cipro: United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (UNFICYP);

          aa) Forza navale permanente della NATO di contromisure mine integrata nella NATO Response Force (NRF);

 

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          bb) a Rafah nei territori palestinesi (Striscia di Gaza): European Union Border Assistance Mission at Rafah Crossing Point in the Palestinian Territories (EUBAM Rafah);

          cc) supporto alla missione NATO per il soccorso umanitario in Pakistan in relazione al terremoto dell'8 ottobre 2005;

          dd) in Moldavia e Ucraina: partecipazione del personale della Polizia di Stato alle attività per l'istituzione di una missione dell'Unione europea di assistenza alla gestione delle frontiere e dei controlli doganali.

      La volontà italiana di aiutare le popolazioni disagiate a causa della guerra o di calamità naturali in tutto il mondo è sempre stata costante. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, l'Italia è andata assumendosi sempre maggiori responsabilità per il mantenimento della pace nel mondo. Il contributo italiano si è caratterizzato per lo spirito di solidarietà, per l'impegno a favore della ricostruzione, per il consolidamento della pace e della sicurezza.
      Tutto questo è stato riconosciuto al nostro Paese a livello internazionale. In moltissime occasioni - nonostante i gravi rischi e in taluni casi anche pagando un alto tributo in termini di vite umane - i nostri militari hanno svolto la loro missione in modo impeccabile dal punto di vista umano e professionale, riscuotendo il convinto plauso delle popolazioni locali. I Presidenti di diversi Paesi più di una volta hanno chiesto all'Italia di prolungare la permanenza dei contingenti in loco, sottolineando gli aspetti positivi dell'azione svolta in quei territori in termini di sicurezza e di sostegno al progresso sociale.
      Accanto ai militari operano poi molti volontari civili coinvolti in un ampio ventaglio di funzioni e di settori importantissimi: monitoraggio elettorale, aiuti d'emergenza, trasporti, logistica, gestione di risorse umane e materiali, affari legali e politici, amministrazione, assistenza umanitaria, informazione e comunicazione, elaborazione elettronica dei dati, diritti umani.
      Oggi si fa un gran parlare di pace ma molto spesso non si fa nulla per conquistarla, strumentalizzando tale valore che appartiene a tutti. Si è convinti che la pace non si improvvisa: si costruisce con impegno, sacrificio, fede e perseveranza.
      In questo senso, i nostri militari rappresentano un fulgido esempio e possono considerarsi a pieno titolo «operatori di pace».
      La presente proposta di legge - che consta di un solo articolo - intende promuovere la conoscenza del contributo italiano alle missioni internazionali di pace e di aiuto umanitario, quale straordinario veicolo per la diffusione di una cultura di pace.
      Sono previste iniziative a cura del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero della difesa, per far conoscere agli studenti le missioni di pace.
      Sono altresì favorite, da parte di istituzioni e di enti, iniziative di solidarietà a sostegno delle Forze armate nonché la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria e il sacrificio di chi nel corso di tali operazioni è caduto per i valori della Patria, della pace e della libertà.
      Le iniziative contemplate dalla proposta di legge sono, inoltre, volte a valorizzare il contributo dei militari e dei civili italiani impegnati nelle missioni di pace all'estero, in particolare ponendo in rilievo il ruolo dell'Italia, negli anni trascorsi e negli anni presenti, nella composizione delle crisi e per il ristabilimento della pace e della sicurezza nei territori colpiti da guerre o da calamità naturali.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. La Repubblica riconosce nella partecipazione del personale militare italiano alle missioni internazionali di pace e di aiuto umanitario uno straordinario veicolo per la diffusione di una cultura di pace.
      2. Al fine di cui al comma 1, il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero della difesa, promuovono annualmente iniziative per diffondere la conoscenza delle missioni di pace presso gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado e delle università.
      3. Sono altresì favorite, da parte di istituzioni e di enti, iniziative di solidarietà a sostegno delle Forze armate nonché la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria del sacrificio di chi nel corso di tali operazioni è caduto per i valori della Patria, della pace e della libertà.
      4. Le iniziative previste dalla presente legge sono, inoltre, volte a valorizzare il contributo dei militari e dei civili italiani impegnati nelle missioni di pace all'estero, in particolare ponendo in rilievo il ruolo dell'Italia, negli anni trascorsi e negli anni presenti, nella composizione delle crisi e per il ristabilimento della pace e della sicurezza nei territori colpiti da guerre o da calamità naturali.


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