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PDL 2257

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2257



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

CARDANO, BOATO, GHIZZONI, CESINI, VOLPINI, MIGLIORE, ACERBO, ATTILI, BURGIO, CALGARO, CANCRINI, CANNAVÒ, CORDONI, DEIANA, DIOGUARDI, DURANTI, IACOMINO, MASCIA, MOTTA, PROVERA, RAMPI, SINISCALCHI

Delega al Governo per l'emanazione di disposizioni volte alla promozione della cultura e dei valori costituzionali nella scuola italiana

Presentata il 14 febbraio 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - La Carta costituzionale, quel patto scritto tra cittadini che avevano difeso il diritto alla libertà e alla democrazia attraverso la Resistenza dopo i disastri di una dittatura e di una guerra mondiale, rappresenta il più alto riferimento etico-politico del nostro Paese, il luogo in cui è stabilito ciò che ci accomuna al di là delle differenze, il fondamento della Repubblica e della nostra democrazia. È un patto nato da un compromesso positivo e vitale tra differenti ispirazioni ideali e culturali, che indica i princìpi regolativi della vita comunitaria, impegnativi per i cittadini, per le formazioni sociali, per le stesse istituzioni pubbliche. Nello stesso tempo la Costituzione, quale «Bibbia laica» secondo le parole del Presidente Ciampi, è anche una sorta di bussola, una mappa per comprendere gli assetti, l'organizzazione politica, i valori e le regole su cui la Repubblica è fondata e a cui i cittadini dovrebbero ispirarsi nei loro comportamenti individuali e collettivi.
      Sessant'anni dopo la sua elaborazione, la Costituzione è al centro dell'interesse nazionale. Dopo un lungo dibattito politico sulle riforme istituzionali e le modifiche apportate negli ultimi anni, il popolo sovrano ne ha, recentemente, ribadito la validità, l'attualità, la forza. Ricordiamo anche le parole con cui nel giugno 2006 Tullio De Mauro motivava l'assegnazione alla Costituzione del Premio Strega, per la
 

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sua «nitidezza rara in testi normativi», «frutto anche di un'alta tensione espressiva. Una tensione non fine a se stessa», che «consente alla Carta di parlare per tutte e a tutte le coscienze, come sanno fare le opere più alte della nostra letteratura».
      Dunque se essa è la principale fonte di educazione civile per le nuove generazioni, è del tutto naturale che la scuola non solo ad essa si ispiri ma ne faccia oggetto di conoscenza e di esperienza nel percorso educativo e di istruzione degli studenti. Tuttavia nel nostro Paese la Costituzione si conosce pochissimo, e nella stessa scuola si insegna poco o non si insegna affatto, nonostante il fatto che la cultura della scuola si intrecci strettamente con il mandato costituzionale previsto all'articolo 3, quello di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
      È urgente dunque recuperare il ritardo accumulato, acuitosi ancora di più dopo la cancellazione dell'insegnamento dell'educazione civica, introdotta negli anni sessanta, e che pure aveva dato risultati insoddisfacenti, anche perché scarsamente considerata ai fini della valutazione. Oggi osserviamo una situazione ancora peggiore: non c'è uno spazio specifico per la Costituzione e anche le ore di storia, in particolare quelle dell'età contemporanea, sono diminuite a seguito delle riforme della scorsa legislatura, né può essere considerata positiva l'esperienza delle cosiddette «educazioni trasversali», al momento lasciate a sporadici interventi-spot, o alla buona volontà dei docenti. L'ignoranza italiana rispetto alla propria legge fondamentale è davvero inaccettabile, perché conoscere la Costituzione fa parte del diritto alla cittadinanza.
      Nuove sfide sono inoltre presenti oggi: il processo di costruzione dell'unione politica dell'Europa dovrebbe essere molto più partecipato e approdare a una Costituzione europea che ne sancisca i valori condivisi e ne definisca l'architettura democratica.
      È necessario che le nuove generazioni comprendano il rapporto dinamico tra la Costituzione italiana e la Costituzione per l'Europa, attraverso lo studio del costituzionalismo moderno e dei suoi princìpi: la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la pace, il dialogo e il pluralismo.
      Le costituzioni democratiche, aperte al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze personali, dei gruppi e delle comunità intermedie, così come alla dimensione internazionale fondata sulla pacifica convivenza tra gli Stati e al mantenimento della pace, hanno costituito la sede primaria di riconoscimento e legittimazione reciproca delle diverse componenti sociali, attraverso una logica inclusiva e aggregante, estremamente importante in società eterogenee e multiculturali, come sono le attuali società europee.
      Recuperare il ritardo nella conoscenza della cultura costituzionale e promuovere quindi una sua valorizzazione nella scuola è tanto più urgente dunque nell'attuale contesto di mondializzazione, per scongiurare nelle nuove generazioni il sorgere di tendenze razziste e xenofobe: è la scuola infatti che deve assicurare ai giovani la capacità di misurarsi con le trasformazioni in atto, attraverso conoscenze adeguate e senso critico, in modo da renderli protagonisti consapevoli delle proprie scelte.
      La presente proposta di legge si muove all'interno della materia di competenza legislativa esclusiva statale «norme generali sull'istruzione», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera n), della Costituzione e, in questa prospettiva, si è ritenuto opportuno intervenire mediante una delega legislativa al Governo. È da segnalare, tuttavia, come la presenza di indubbi interessi delle regioni, cui la Costituzione assegna una competenza concorrente in materia di istruzione, imponga di prevedere il coinvolgimento della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano nel processo di adozione dei decreti legislativi, mentre resta ferma, ovviamente,
 

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l'autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche nell'adozione delle concrete iniziative di formazione.
      La cultura costituzionale non si esaurisce, peraltro, nella mera dimensione statale o regionale: occorre partire dalla dimensione più vicina ai giovani, quella degli enti locali, per arrivare alla nuova dimensione del costituzionalismo, quello europeo. La promozione della cultura costituzionale nella scuola deve necessariamente prevedere esperienze di partecipazione democratica sia nella vita della comunità scolastica e della comunità locale, sia negli scambi con scuole e comunità dell'Europa.
      Specifica attenzione, infine, è destinata alla realizzazione di iniziative volte a favorire l'integrazione culturale degli stranieri che frequentano le scuole italiane. Si tratta di un'importantissima occasione che non può andare persa, in vista dell'inserimento di questi futuri nuovi cittadini nel tessuto culturale e istituzionale del nostro Paese, permettendo di sventare tutti i rischi che l'isolamento e l'estraniazione culturale producono, ma soprattutto favorendo la conoscenza e la condivisione da parte degli stessi dei valori costituzionali fondanti la Repubblica, dei diritti umani, come riconosciuti dal diritto internazionale e dalla nostra legge fondamentale.
      La progettualità verso il futuro, che caratterizza l'impegno educativo e formativo, non produrrà effetti se non sarà sorretta da quello slancio costituzionale che la generazione della Resistenza sognò e consegnò, anche a prezzo della vita, alle generazioni future dell'Italia e dell'Europa.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro della pubblica istruzione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più decreti legislativi, aventi ad oggetto la promozione della cultura e dei valori costituzionali nelle istituzioni scolastiche.
      2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1, il Governo si attiene ai seguenti princìpi e criteri direttivi:

          a) inserimento obbligatorio nei programmi di offerta formativa e nei curricula elaborati dalle istituzioni scolastiche di iniziative volte a favorire la conoscenza della Costituzione e dei valori costituzionali e del contesto storico in cui sono nati e si sono sviluppati;

          b) in particolare, nell'ambito delle attività di cui alla lettera a), promozione della conoscenza di base del funzionamento delle istituzioni di democrazia rappresentativa a livello locale, regionale, nazionale ed europeo;

          c) promozione della partecipazione democratica degli studenti e delle famiglie alla vita della scuola e della comunità, anche in collaborazione con i comuni, le province, le regioni e l'Unione europea;

          d) previsione di apposite iniziative finalizzate a favorire l'integrazione culturale degli stranieri che frequentano i cicli di istruzione presso le scuole italiane, nonché la condivisione da parte degli stessi dei valori costituzionali posti a fondamento della Repubblica e dei diritti umani tutelati dal diritto internazionale;

 

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          e) predisposizione di appositi spazi formativi nell'ambito della programmazione della concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, nonché di programmi didattici multimediali, anche con l'utilizzo della rete Internet e tramite convenzioni con operatori radiotelevisivi.

      3. Per il finanziamento delle attività di cui alla presente legge, è istituito, presso il Ministero della pubblica istruzione, il «Fondo per la promozione della cultura costituzionale», con una dotazione annua di 500.000 euro a decorrere dall'anno 2007.
      4. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2007, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
      5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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