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PDL 2908

XV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2908



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato BOATO

Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione

Presentata il 17 luglio 2007


      

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Onorevoli Colleghi! - Con le delibere dei consigli comunali di Casteldelci n. 10 del 31 marzo 2006, di Maiolo n. 12 del 4 aprile 2006, di Novafeltria n. 22 del 27 marzo 2006, di Pennabilli n. 19 del 30 marzo 2006, di San Leo n. 9 del 31 marzo 2006, di Sant'Agata Feltria n. 14 del 30 marzo 2006 e di Talamello n. 17 del 27 marzo 2006, veniva formulata richiesta di referendum, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, per il distacco di quei comuni dalla regione Marche e per la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna.
      Alle citate delibere veniva allegato il comunicato stampa, datato 27 gennaio 2006, dei sindaci dei sette comuni suddetti, nel quale venivano riportate le motivazioni storiche, sociali, culturali, economiche e del governo del territorio della Valle del Marecchia (caratterizzato da una elevatissima frammentazione amministrativa, essendo suddiviso tra tre regioni e quattro province), in base alle quali si rendeva necessario consultare i cittadini al fine di conoscere la volontà della popolazione su un interrogativo che, ciclicamente, è sempre riemerso dall'unità d'Italia ai giorni nostri e che si è reso più incalzante dopo l'istituzione, nel 1992, della provincia di Rimini e la concreta possibilità di svolgimento del referendum a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 334 del 2004, che ha dichiarato l'incostituzionalità dell'articolo 42, secondo comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352.
      Con le stesse delibere venivano nominati il signor Goffredo Polidori e il signor Rolando Rossi, rispettivamente, come delegato effettivo e delegato supplente ai sensi dell'articolo 42, quarto comma, della citata legge n. 352 del 1970, affinché depositassero
 

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la suddetta richiesta di referendum presso la Corte di cassazione; a tale adempimento i delegati provvedevano in data 20 giugno 2006.
      Con ordinanza del 27 giugno 2006, l'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 352 del 1970, dichiarava la legittimità della richiesta di referendum per il distacco dei suddetti comuni dalla regione Marche e per la relativa aggregazione alla regione Emilia-Romagna.
      A seguito della deliberazione del Consiglio dei ministri del 22 settembre 2006, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri; di concerto con i Ministri dell'interno e della giustizia, veniva emanato il decreto del Presidente della Repubblica 25 settembre 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 229 del 2 ottobre 2006, con il quale era indetto, nel territorio dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant'Agata Feltria, San Leo e Talamello, il suddetto referendum, con la convocazione dei relativi comizi per il giorno 17 dicembre 2006.
      Il quesito sottoposto agli elettori è stato il seguente: «Volete che il territorio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant'Agata Feltria, San Leo e Talamello sia separato dalla regione Marche per entrare a far parte integrante della regione Emilia-Romagna»?
      Si è trattato del primo caso in Italia di referendum congiunto tra i comuni ad esito unificato e non di singoli comuni, essendo un obiettivo irrinunciabile delle istituzioni locali quello di non frammentare il territorio dell'Alta Valmarecchia, da sempre fortemente integrato e coeso.
      Si sono recati alle urne 11.079 cittadini su 16.410 aventi diritto e, tenuto conto che 1.997 sono residenti all'estero, è stato raggiunto il quorum del 67,51 per cento: i «sì» al quesito referendario sono stati 9.211, cioè l'83,9 per cento dei votanti.
      Un dato importante da sottolineare è che il quorum previsto dall'articolo 45, secondo comma, della legge n. 352 del 1970, oltre ad essere stato superato complessivamente da tutta l'Alta Valmarecchia, si è registrato anche in tutti i singoli comuni e ciò è particolarmente rilevante, considerata la finalità, unanimemente condivisa da istituzioni, forze politiche e società civile, di non frammentare amministrativamente il territorio.
      Nella tabella seguente sono riportati i risultati, nel dettaglio, del referendum:

Comuni
Risultati referendum 17-18 dicembre 2006
    % VOTI               % SI
elettori votanti votanti VALIDI voti % voti % schede schede voti su
        SI si NO no bianche nulle nulli elettori
Casteldelci
    448     287 64,06     285   232 81,40     53 18,60   2   51,79
Maiolo     715     499 69,79     494   369 74,70   125 25,30   1   4   51,61
Novafeltria   6239   4275 68,52   4236 3480 82,15   756 17,85 12 27   55,78
Pennabilli   2872   2046 71,24   2023 1738 85,91   285 14,09   7 16   60,52
San Leo   2801   1806 64,48   1799 1560 86,71   239 13,29   3   4   55,69
Sant'Agata Feltria   2275   1490 65,49   1472  1267 86,07   205 13,93   5 10   3 55,69
Talamello   1060     676 63,77     668   565 84,58   103 15,42   4   3   1 53,30
Totale 16410 11079 67,51 10977 9211 83,91 1766 16,09 32 66 4 56,13

 

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      L'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, con verbale chiuso in data 21 dicembre 2006, dichiarava che la proposta è da intendere approvata ai sensi dell'articolo 45, secondo comma, della legge n. 352 del 1970. Il risultato veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2006.
      Da tale data iniziavano a decorrere i sessanta giorni per la presentazione al Parlamento del disegno di legge ordinaria a cura del Ministro dell'interno, che è avvenuta il 17 aprile 2007. Il disegno di legge (atto Camera n. 2527) è stato assegnato alla I Commissione (Affari costituzionali) della Camera dei deputati l'8 maggio 2007.
      I cittadini dei sette comuni dell'Alta Valmarecchia confidano nel buon esito in Parlamento della richiesta di passaggio alla regione Emilia-Romagna, tenuto conto della volontà popolare espressa in maniera plebiscitaria e considerato, altresì, che si è trattato non solo di un referendum congiunto, ma anche di una richiesta di passaggio da una regione a statuto ordinario ad un'altra regione pure a statuto ordinario.
      Le motivazioni poste alla base della richiesta sono molteplici e possono essere analizzate riportando integralmente, qui di seguito, il «documento di sintesi» predisposto dal Gruppo di lavoro che si è costituito all'esito del referendum e che è formato dai sette comuni, dalla comunità montana dell'Alta Valmarecchia, dalle forze politiche dell'Alta Valmarecchia e dal Comitato per il «sì» al referendum «Unavalmarecchia»:

      «Le nostre radici nella storia.

      Disconoscere le ragioni etniche, storiche, geografiche, economiche, che legano il Montefeltro (del quale fanno parte i sette comuni dell'Alta Valmarecchia) alla parte meridionale della Romagna che confina con la Toscana e con le Marche, vuol dire negare ogni verità e logica di buon senso.
      Quelle verità che prima di noi furono affermate da storici, dotti e poeti di tutta Italia, che alla domanda se il Montefeltro è in Romagna hanno già dato una loro diretta o indiretta risposta.
      Il primo a farlo fu Plinio il Vecchio nel primo secolo dell'era volgare nella sua Historia Naturalis. Agli scrittori antichi seguirono i medioevali (da citare uno per tutti: Dante Alighieri in più canti della Divina Commedia). Sono di quest'epoca le relazioni dei cardinali Albornoz e Grimoad incaricati del riordino dello Stato pontificio marchigiano e romagnolo includendo in quest'ultimo la regione feltresca. Fino al '700 prevale l'orientamento di considerare il Montefeltro appendice del

territorio riminese il quale, con la città omonima, dopo aver fatto parte della Pentapoli marittima, finì con essere unito alla Romandiola. Anche rinomati scrittori dell'evo moderno ritennero giusto e conveniente considerare il territorio feretrano come appendice della regione romagnola. Seguitarono a farlo in età moderna numerosi geografi e in età contemporanea a sostenerlo furono illustri studiosi e storici come Emilio Rosetti, Augusto Campana e Lucio Gambi. Questi ultimi lo sancirono formalmente nella più autorevole delle opere enciclopediche: l'Enciclopedia italiana, edita dalla Treccani, includendo a pieno titolo il Montefeltro nella Romagna.

      Le ragioni oggettive che impongono l'aggregazione dei comuni dell'Alta Valmarecchia alla regione Emilia-Romagna.

La situazione dell'Alta Valmarecchia (regione Marche), fortemente integrata con il riminese.

      La Valle del Marecchia, divisa istituzionalmente tra le regioni Emilia-Romagna, Marche e Toscana e le province di Arezzo, Forlì - Cesena, Pesaro e Urbino e Rimini, è, per tantissimi aspetti, un'entità territoriale unica ed inscindibile, che richiede programmazioni ed interventi unitari.
      L'area montana della Valmarecchia vive le tipiche problematiche delle aree appenniniche, caratterizzata da una bassa densità di popolazione (anche se stabile da

 

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30 anni) e da difficoltà nello sviluppo, a cui devono aggiungersi i ricorrenti tentativi di restrizione dei servizi pubblici statali.
      Ma l'area appenninica, per la sua estraneità al modello di crescita della produzione, dei consumi e dei servizi proprio delle realtà urbane, ha il vantaggio della qualità del territorio che si manifesta nella conservazione di valori ambientali e culturali propri ed irripetibili, che, in qualche modo, fanno da contrappeso alle difficoltà e migliorano la qualità della vita. In più, la zona montana (l'Alta Valmarecchia), «cuore» del Montefeltro, possiede un grandissimo patrimonio ambientale e culturale, in alcuni casi unico. L'area collinare e pianeggiante della Valmarecchia, vive al tempo stesso i fenomeni tipici delle aree intensamente sviluppate. È caratterizzata da una forte antropizzazione, da una immigrazione costantemente in crescita e da una notevole vivacità economica. Soprattutto con l'area del riminese, una parte rilevante della popolazione e degli operatori economici dell'alta valle, sviluppano, naturalmente e storicamente, le loro relazioni.
      Esiste, di fatto, una fortissima integrazione nel campo economico, culturale e sociale.
      La naturalità del territorio interregionale della Valmarecchia è stata riconosciuta dal legislatore nazionale, istituendo sullo stesso l'Autorità interregionale del bacino del fiume Marecchia - Conca ai sensi della legge n. 183 del 1989.

Integrazione economica.

      L'economia è strettamente correlata tra Bassa (Emilia-Romagna) ed Alta (Marche) Valmarecchia: imprese artigiane e PMI lavorano per conto delle industrie del settore metalmeccanico del riminese, chi non trova lavoro in Alta Valmarecchia trova una risposta occupazionale nella provincia di Rimini o nella RSM.

Integrazione sociale.

      Negli anni sessanta l'emigrazione dall'Alta Valmarecchia si è indirizzata prevalentemente verso la riviera romagnola. Le conoscenze, le relazioni umane, si sviluppano materialmente nel contesto della Valmarecchia che ha il suo riferimento in Rimini.

Rete del TPL (Trasporto pubblico locale).

      La rete del TPL è sviluppata esclusivamente verso Rimini. Non esiste alcun servizio pubblico di linea verso il capoluogo di provincia di Pesaro e Urbino.

Informazione e comunicazione.

      Per quanto attiene le TV e radio locali, in Alta Valmarecchia si ricevono quelle della vicina Romagna. Stesso dicasi dei giornali locali: vengono letti - quasi esclusivamente - quelli con cronaca riminese-romagnola. Cioè, anche seguendo il solo aspetto dell'informazione, la comunità dell'Alta Valmarecchia conosce e vive solo gli eventi del «locale» riminese-romagnolo e non delle realtà marchigiane. Esempio esemplificativo è inoltre il prefisso telefonico: in tutti i comuni dell'Alta Valmarecchia è lo 0541, cioè distretto di Rimini.

Senso di appartenenza.

      La popolazione - questo è emerso chiarissimo dal voto - si sente di appartenere alla comunità naturale della Valmarecchia, che ha in Rimini la sua città. Non una appartenenza dai caratteri «etnici», bensì una appartenenza materiale ad un contesto territoriale che modella la vita quotidiana di chi vi abita.

Riorganizzazione amministrativa.

      Si tratta, nel caso della Valmarecchia, non di una disputa tra appartenenze marchigiane o romagnole, bensì, sostanzialmente, di una naturale riorganizzazione amministrativa delle funzioni dello Stato, regionali e provinciali, per far coincidere il livello di governo con l'ambito naturale

 

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delle relazioni economiche, sociali e dei servizi pubblici. Solo nel campo della sanità, ad esempio, ci sarebbero importanti risparmi nella spesa pubblica, visto che la regione Marche, attualmente, spende somme significative per la «mobilità extra regionale», per il fatto che, inevitabilmente, la popolazione dell'Alta Valmarecchia, deve utilizzare le strutture ospedaliere di secondo livello di Rimini e di Cesena.
      Se, oggi, la sfida che hanno tutte le comunità locali, è quella della strutturazione - per molte materie - di politiche su area vasta, è inconfutabile il fatto che l'Alta Valmarecchia fa naturalmente parte dell'area vasta del riminese, con il quale è possibile, logisticamente, territorialmente, fare sistema.

Inefficacia degli accordi interregionali.

      La richiesta del referendum è stata anche conseguente all'aver accertato, per tanti anni, le enormi difficoltà nella definizione degli accordi interregionali per la risoluzione dei problemi unitari. Nonostante i ripetuti solleciti delle istituzioni locali, quella degli accordi è una modalità complessa e di difficilissima attuazione, che si è rilevata inefficace.

Il voto dei cittadini dell'Alta Valmarecchia e la Costituzione.

      Il Parlamento deve dare attuazione alla volontà espressa dai cittadini dell'Alta Valmarecchia nel referendum del 17 e 18 dicembre 2006, oltre che per le ragioni sopraesposte, anche per il rispetto dell'articolo 5 della Costituzione. Se, infatti, il «riconoscimento» delle autonomie locali da parte della Costituzione può essere interpretato come una presa d'atto, da parte dello Stato, delle comunità locali come si sono storicamente rilevate e dunque preesistenti allo Stato stesso, tutti i dati evidenziano con nettezza che l'Alta Valmarecchia fa parte, da sempre, della comunità locale naturale che ha in Rimini la sua città di riferimento.
      Se i cittadini, nella loro vita quotidiana, per molteplici aspetti, vivono la realtà riminese come «abitanti di fatto», perché non devono far parte di questa comunità anche come elettori? Chi vive in una comunità ha il diritto-dovere di contribuire al suo governo in maniera efficace perché diretta e non attraverso il mantenimento di una organizzazione amministrativa ormai anacronistica rispetto alla realtà di fatto che ne costituisce elemento essenziale.
      L'approvazione del procedimento di distacco avviato col referendum appare peraltro conforme alle recenti proposte di attuazione della riforma delle autonomie locali finalizzata a razionalizzare gli assetti territoriali sulla base delle nuove definizioni delle funzioni amministrative degli enti locali».
      La presente proposta di legge consiste in un unico articolo con un unico comma, con il quale si prevede di dare attuazione legislativa, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, all'esito positivo del referendum, disponendo il distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. I comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello sono distaccati dalla regione Marche e aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.


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