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CAMERA DEI DEPUTATI
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N. 2741 |
L'Unione europea.
Tra gli interventi attuati nell'ambito dell'Unione europea alcuni s'impongono per la loro importanza in tema di salute e di sessualità, che è utile ricordare.
Il 23 settembre 2002 il Parlamento europeo ha adottato il programma d'azione comunitario in tema di sanità per il periodo 2003-2008 (decisione n. 1786/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 settembre 2002, che adotta un programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica 2003-2008) che si fonda su tre macro obiettivi:
1) l'informazione sanitaria;
2) le minacce alla salute;
3) i determinanti (indicatori) sanitari.
In tutti e tre i macro obiettivi citati rientra l'educazione sessuale, come affermato dalla stessa Commissione europea. Nel primo (informazione sanitaria) perché l'educazione sessuale nelle scuole prevede un'importante componente basata sull'informazione; nel secondo (minacce alla salute) perché l'esplodere delle malattie sessualmente trasmissibili impone un intervento urgente di informazione e di induzione di comportamenti protettivi; nel terzo (determinanti sanitari) perché tra gli indicatori del benessere di una popolazione compare una vita sessuale serena, sicura ed equilibrata.
A conferma di ciò, la Commissione europea, rispondendo attraverso il commissario David Byrne nell'aprile 2004 a un'interrogazione (P-1116/04) della parlamentare europea Uma Aaltonen (Verts/ALE), affermava che a livello dell'Unione europea il citato programma d'azione in materia di sanità deve essere considerato come uno strumento fondamentale per promuovere l'educazione sessuale pubblica. Affermava inoltre che la salute sesuale, che comprende l'educazione sessuale, è una parte importante della componente «determinanti sanitari» di questo programma e che nel quadro dell'invito a presentare proposte a titolo di tale programma era stato selezionato per il finanziamento un progetto intitolato «Partenariato europeo per promuovere la salute e i diritti in materia sessuale e riproduttiva dei giovani», coordinato dall'International Planned Parenthood Foundation. La Commissione europea affermava che il tema era nuovamente considerato prioritario dal programma di lavoro 2004, che dispone: «tenuto conto delle informazioni fornite nel quadro del sistema di sorveglianza della salute, elaborare strategie di promozione della salute e definire buone prassi per affrontare i problemi dell'educazione sessuale (gravidanze delle adolescenti, pianificazione familiare) e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, quali l'HIV/AIDS, comprese le strategie da adottare in ambiente scolastico e quelle destinate a gruppi specifici».
Successivamente, con il regolamento (CE) n. 851/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, l'Unione europea ha istituito e reso operativo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (in italiano abbreviato in CEPCM) con sede a
Le leggi dei Paesi europei.
In Europa i programmi di educazione alla sessualità sono presenti sotto terminologie differenti:
a) educazione sessuale (Francia, Germania, Danimarca, Austria, Finlandia e Norvegia);
b) educazione alla sessualità e alle relazioni (Svezia, Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda, Belgio e Cipro);
c) educazione alla vita familiare (Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca);
d) formazione sessuale (Olanda);
e) educazione al matrimonio e alla genitorialità (Slovacchia);
f) educazione familiare e sessuale (Lituania);
g) educazione alla relazione tra i membri di sessi diversi (Grecia).
Dietro queste differenti terminologie si nascondono spesso impostazioni ideologiche diverse che comportano più o meno sensibili differenze negli obiettivi, contenuti, valori e modalità con i quali l'educazione sessuale viene concretamente attuata. Allo stesso tempo, l'uso di diverse terminologie può rappresentare un modo per favorire il superamento di resistenze ancora diffuse sull'educazione sessuale, un tema che rimane politicamente molto delicato e in continua evoluzione.
Un esempio è l'Inghilterra, dove le riforme liberali degli anni '60 portarono a spinte progressiste sul tema delle libertà sessuali, con un ritorno negli anni '80 a posizioni più conservatrici, che hanno relegato l'educazione sessuale all'interno del curriculum di scienze e che hanno lasciato maggiore libertà alle scuole sulle decisioni relative alla sua attuazione, rendendo facoltativa l'area dell'educazione personale, sociale e sanitaria in cui era incorporata l'educazione sessuale.
Se nei Paesi nord-europei, che vantano una più lunga tradizione liberale e di provvedimenti in questa materia, vi è una generale concordanza sulla necessità di fornire strumenti di conoscenza e di consapevolezza ai giovani in tale campo, nei Paesi più conservatori e a più forte influenza religiosa, in particolare cattolica, la contrapposizione è più aspra e le legislazioni in merito incontrano più resistenze.
In ogni caso, le inchieste realizzate in tutta Europa (compresa l'Italia) sul tema rivelano che la maggioranza della popolazione, spesso la grande maggioranza di essa, è a favore dell'educazione sessuale nella scuola.
In quasi tutti i Paesi europei l'educazione sessuale è obbligatoria, sia per le scuole che sono tenute a organizzare programmi per le diverse fasce di età, sia per gli studenti che non possono chiedere l'esonero da tali attività. La possibilità di ritirare i propri figli dalle lezioni è prevista solo in Polonia, in Inghilterra e in
Integrazione nel curriculum o materia autonoma.
L'educazione sessuale dovrebbe essere integrata nelle diverse materie e interessare tutto il curriculum scolastico (per questo, come già rilevato, si dovrebbe giungere a un'educazione «sessuata»), su questo concordano un po' tutti gli esperti della materia, ma questa interpretazione è un'evenienza molto rara in Europa, specie a livello delle scuole secondarie.
Spesso l'educazione sessuale viene ricondotta all'interno delle lezioni di biologia, in diversi casi è inclusa anche nelle lezioni di religione e di etica. Molte volte essa è presente in altre materie addizionali (in Olanda nella materia «società»; in Danimarca in «danese», in Belgio in «filosofia religiosa e morale, educazione alla cittadinanza e alle abilità sociali», in Austria ed Estonia in «studi sociali», in Germania e in Lussemburgo in «cittadinanza»; in Inghilterra l'educazione sessuale è incorporata nell'area «educazione personale, sociale e sanitaria», così come in Galles - dal sistema scolastico separato -, che la prevede anche nella materia «educazione religiosa e morale»).
In Francia, come in diversi altri Paesi, l'educazione sessuale è svolta all'interno della materia «educazione alla salute», ma anche saltuariamente nella materia «cittadinanza».
Nell'Irlanda del Nord, pur essendo inserita da tempo nell'area «educazione alla sessualità e alle relazioni», non è obbligatoria e vi è grande differenza nell'attuazione tra le scuole cattoliche e quelle protestanti.
Controllo sull'attuazione e sui risultati dei programmi.
In molti Paesi d'Europa apposite linee guida nazionali definiscono le modalità con le quali attuare i programmi, le materie nelle quali l'educazione sessuale va integrata, il coinvolgimento dei genitori, la terminologia da usare. A volte sono definiti standard minimi ai quali attenersi.
Il controllo sull'attuazione e sui risultati dei programmi rappresenta un punto debole di molti Paesi europei. Dove l'attuazione dei programmi viene monitorata si osserva generalmente un'applicazione non omogenea spesso con una differenza tra aree urbane e aree rurali; molte sono anche le differenze nella qualità dei programmi da regione a regione, da città a città, da scuola a scuola, a seconda della presenza di insegnanti e di operatori sanitari preparati e motivati.
Vi è poi il problema della formazione degli educatori sessuali, un tema critico per molti Paesi, poiché comporta decisioni politiche e investimenti finanziari che non sempre sono previsti dalle leggi che pur promulgano e sostengono queste attività di formazione. Un utile elemento che andrebbe a omogeneizzare la qualità/efficacia dei programmi di educazione sessuale nelle scuole potrebbe essere il controllo sulla formazione degli esperti/educatori che diventerebbero, a loro volta, osservatori nel territorio e garantirebbero il continuo feedback necessario a calibrare gli interventi, soprattutto quelli più delicati e maggiormente soggetti all'accettazione da parte degli studenti, ma soprattutto degli insegnanti e dei genitori.
Il formatore e l'esperto in educazione sessuale.
L'educazione sessuale è svolta a scuola dagli insegnanti in pressoché tutti i Paesi dove essa è attuata. In molti casi gli insegnanti sono affiancati da personale sanitario (sia interno che esterno alla scuola, generalmente psicologi, medici e infermieri) e da altre agenzie (organizzazioni
Gli obiettivi: prevenzione primaria e secondaria.
Sul versante della prevenzione primaria, una legge sull'educazione sessuale è uno strumento molto utile per evitare in maniera primaria gravidanze indesiderate e il diffondersi di malattie sessualmente trasmesse, spesso invalidanti e talvolta purtroppo mortali, inducendo comportamenti protettivi, ma soprattutto consapevoli, rispettosi e responsabili. Non va dimenticato che una buona educazione sessuale è un insostituibile mezzo per prevenire, sia in forma primaria che secondaria, comportamenti offensivi e delittuosi nei confronti della persona e della società.
Sul versante della prevenzione secondaria, la conoscenza di problematiche legate alla sessualità potrà aiutare a intervenire precocemente sulle patologie di ordine medico e psicologico, poiché gli studenti, gli insegnanti e i genitori potranno osservare e osservarsi costantemente nonché individuare precocemente difficoltà o patologie e avanzare richieste di aiuto.
La situazione italiana.
In Italia, pur fanalino di coda dell'educazione sessuale in Europa dal punto di vista legislativo, si ritrovano molti programmi e metodologie sviluppati e portati avanti sperimentalmente in molte scuole (spesso all'interno dei programmi di educazione alla salute rivolti agli adolescenti) grazie all'impegno di operatori scolastici e sanitari, spesso con risultati lusinghieri. A volte i metodi e gli strumenti realizzati in Italia hanno costituito il punto di riferimento a livello europeo, tanto che sessuologi del nostro Paese sono stati chiamati a insegnare in società scientifiche e università estere i loro programmi di formazione.
In Italia, la Federazione italiana di sessuologia scientifica (FISS), che raccoglie le società scientifiche e le scuole più accreditate in Italia nel campo della ricerca,
a) le trasformazioni somatiche dall'infanzia all'adolescenza: sistema endocrino, sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari;
b) l'anatomia e la fisiologia sessuali: genitali maschili e femminili, spermatogenesi, ciclo ovarico e ciclo mestruale;
c) le trasformazioni corporee e lo sviluppo psico-sessuale dall'infanzia all'adolescenza. Implicazioni psicologiche: il rapporto mente-corpo; affrontare il cambiamento di «immagine corporea»: l'atteggiamento mentale positivo e negativo; l'accettazione o il rifiuto del proprio corpo; l'accettazione o il rifiuto di sé; evitare di sottovalutarsi: riconoscere i propri limiti ed evidenziare i propri pregi;
d) le somiglianze e le differenze psicologiche tra i due sessi; ruoli e stereotipi sessuali;
e) gli aspetti psico-affettivi della sessualità nella preadolescenza e nell'adolescenza: bisogni affettivi; prime esperienze
f) l'accettazione e la valorizzazione del proprio orientamento sessuale o dell'identità di genere di ciascuno;
g) la normativa italiana sul transessualismo;
h) i desideri e le paure legati alla masturbazione e al primo rapporto sessuale;
i) il piacere sessuale;
l) l'affettività, il sesso e la sessualità;
m) la sessualità nelle persone disabili;
n) le pratiche e i comportamenti sessuali;
o) la contraccezione e i rapporti a rischio; le malattie sessualmente trasmissibili;
p) la gravidanza e il parto: inseminazione, fecondazione, metodi anticoncezionali, sviluppo fetale, gravidanza gemellare, parto eutocico e parto distocico, allattamento;
q) le metodologie da seguire per evitare gravidanze indesiderate;
r) il parlare con gli adulti: difficoltà e paura di affrontare gli argomenti correlati al sesso e alla sessualità; paura di non essere capiti o di non essere accettati; come comunicare meglio con i genitori;
s) la prevenzione primaria, secondaria e terziaria delle varie forme di strumentalizzazione sessuale a danno dei minori.
Poiché i corsi saranno svolti nelle scuole di ogni ordine e grado, la trattazione più o meno ampia dei vari argomenti andrà calibrata tenendo conto dell'età e dei livelli di apprendimento già raggiunti dagli studenti nelle specifiche tematiche affrontate.
Gli articoli 4 e 5 contengono gli obiettivi minimi che perseguono i corsi per gli studenti e gli incontri con i genitori e con gli insegnanti. Appare intuitivo, infatti, che più i destinatari dei corsi sono piccoli, più l'attenzione dovrà essere orientata ai loro adulti di riferimento nel programmare le azioni dei medesimi corsi. Accade troppo spesso, infatti, che i genitori e, in generale, gli adulti di riferimento per i minori fingano di non vedere o di non sentire, oppure respingano eventuali richieste di spiegazioni in materia di sesso e di sessualità, adducendo troppo spesso motivazioni inconsistenti, come ad esempio: «Sei ancora troppo piccolo per parlare di queste cose; quando sarai più grande le capirai!». La stessa difficoltà coglie frequentemente anche gli insegnanti, i quali ricevono assai di rado un'adeguata formazione alla trasmissione delle informazioni relative all'ambito sessuale.
Gli incontri formativi con i genitori, oltre che con gli insegnanti, hanno l'obiettivo di non lasciarli impreparati di fronte agli interrogativi sessuali dei loro figli e di aiutarli ad affrontare meglio, con i propri figli, il periodo bello ma difficile dell'adolescenza, in cui spesso i rapporti con i figli si fanno difficilissimi. I genitori devono essere in grado di porsi come loro interlocutori privilegiati, dal momento che hanno la potenzialità di intervenire al momento giusto e secondo le modalità più adatte alle esigenze individuali dei propri figli.
Un modello educativo come quello proposto può e deve essere anche un prezioso strumento di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) delle varie forme di strumentalizzazione sessuale a danno dei minori. Insegnare e facilitare la comunicazione su sesso e sessualità fanno sì che i ragazzi acquistino consapevolezza di tutto quanto riguarda questi argomenti e che essi siano capaci, da un lato, di meglio sottrarsi e difendersi di fronte alle violenze endo ed eso familiari in campo sessuale; dall'altro lato, contribuiscono a procedere alla rielaborazione e al superamento di eventuali violenze o strumentalizzazioni subite, aiutando il recupero di un equilibrio e di una serenità.
1. Al fine di realizzare un progetto educativo generale di sviluppo delle potenzialità e della personalità in ogni suo aspetto, la presente legge assicura a tutti i ragazzi il diritto fondamentale di ricevere un'adeguata educazione alla sessualità, intesa nei suoi vari aspetti, inclusi quelli affettivo, biologico, culturale, etico e giuridico.
2. L'educazione alla sessualità ha come obiettivi la prevenzione, la trasmissione di conoscenze e lo sviluppo di capacità, personali e interpersonali, che favoriscano una sessualità serena, responsabile ed equilibrata.
1. L'educazione alla sessualità è parte integrante dell'intero percorso formativo scolastico.
2. Le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, nel quadro delle proprie finalità e nell'adempimento dei propri compiti formativi, nel rispetto dei princìpi fondamentali e dei valori stabiliti dalla Costituzione, nonché dei propri ordinamenti, concorrono allo sviluppo integrale della personalità degli alunni organizzando nell'ambito delle attività scolastiche appositi corsi di educazione alla sessualità, prevedendo il coinvolgimento di genitori e insegnanti.
3. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e alle relative norme di attuazione, nonché al titolo V della parte seconda della Costituzione.
1. I corsi di cui all'articolo 2, comma 2, sono organizzati in base ad una programmazione pluriennale che prevede verifiche annuali degli obiettivi raggiunti.
2. La verifica è svolta annualmente dal Ministero della pubblica istruzione, sulla base delle relazioni inviate dagli uffici scolastici regionali, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni. I risultati della verifica sono presentati annualmente al Parlamento e ne viene assicurata la massima diffusione.
3. Il Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro della salute e sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge nomina una commissione competente ad elaborare le linee guida generali di tipo operativo per i corsi di educazione alla sessualità.
4. La commissione di cui al comma 3 è formata da esperti in educazione sessuale, valutati sulla base di titoli, da insegnanti, da genitori e da studenti. La commissione è composta al 50 per cento da esperti in educazione sessuale e complessivamente da un numero di membri non superiore a cinquanta.
5. Le linee guide previste dal comma 3 del presente articolo, nel rispetto degli obiettivi fondamentali e comuni di cui all'articolo 4, sono elaborate dalla commissione entro sei mesi dal suo insediamento e sono adottate con provvedimento del Ministro della pubblica istruzione.
6. L'organizzazione e la definizione dei contenuti minimi per il conseguimento degli obiettivi dei corsi di educazione alla sessualità, nel rispetto delle linee guida previste dal comma 3 del presente articolo e degli obiettivi fondamentali e comuni di cui all'articolo 4, sono stabilite con regolamento delle regioni e delle province
a) che le lezioni dei corsi si tengano in orario curricolare durante l'intera durata dell'anno scolastico, con frequenza almeno mensile e con durata non inferiore a un'ora;
b) che le lezioni siano affidate a professionisti nelle materie oggetto dei corsi, anche insegnanti della stessa scuola e operatori delle aziende sanitarie locali, opportunamente formati;
c) che il dirigente scolastico, d'intesa con il consiglio d'istituto, prima dell'inizio di ciascun anno scolastico, formi una commissione costituita in pari numero da insegnanti e da genitori, delegata ad organizzare i corsi;
d) che la commissione di cui alla lettera c) rediga un piano dei costi complessivi dell'organizzazione dei corsi, incluso l'acquisto dei materiali necessari allo svolgimento delle lezioni.
8. All'interno del corso di educazione alla sessualità sono programmati incontri formativi con i genitori e gli insegnanti affinché la formazione degli alunni sia accompagnata e seguita nel tempo.
1. I corsi di educazione alla sessualità per gli studenti devono avere contenuti che perseguano obiettivi fondamentali e comuni, diversificati per le varie fasce di età.
2. Tra gli obiettivi fondamentali e comuni di cui al comma 1 rientrano, a titolo esemplificativo: il rispetto dell'altro, l'accettazione del proprio corpo, la valorizzazione della propria sessualità, la consapevolezza del proprio ruolo, l'igiene e la
1. Gli incontri formativi con i genitori e gli insegnanti devono avere contenuti che perseguano obiettivi fondamentali e comuni nonché obiettivi specifici per le varie fasce di età.
2. Tra gli obiettivi fondamentali e comuni di cui al comma 1 rientrano, a titolo esemplificativo: ottenere e mantenere una relazione aperta, saper ascoltare le istanze dei ragazzi quando vengono proposte nonché saper comunicare i temi della sessualità senza preconcetti e senza trasferire in maniera impositiva le proprie certezze.
1. Al raggiungimento della maggiore età, allo scopo di promuovere il diritto alla salute degli alunni, le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, garantiscono la possibilità di essere sottoposti a una visita andrologica o ginecologica.
2. Alle visite mediche possono chiedere di essere sottoposti anche gli alunni non ancora maggiorenni, dietro presentazione di un consenso scritto da parte dei genitori o di chi esercita la potestà sul minore.
3. Le visite mediche sono programmate dall'azienda sanitaria locale competente e sono tenute presso le strutture della medesima azienda o presso strutture convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. A tale fine, le scuole e le aziende sanitarie locali garantiscono il necessario coordinamento.
4. Gli esiti della visita medica non possono essere comunicati agli operatori scolastici.
1. Per l'organizzazione e il funzionamento dei corsi di educazione alla sessualità, di cui all'articolo 2, comma 2, è istituito un fondo speciale nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione.
2. Il fondo di cui al comma 1 ha una dotazione di 3 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008, cui si provvede, per gli anni 2008 e 2009, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per i medesimi anni dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione. Per gli anni successivi al 2009 la somma da destinare al suddetto fondo è stabilita con la legge finanziaria ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera c), della legge 5 agosto 1978, n. 468.
3. La dotazione del fondo di cui al comma 2 è ripartita dal Ministero della pubblica istruzione tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni.
4. Gli istituti scolastici inviano il bilancio economico preventivo per l'organizzazione e lo svolgimento dei corsi di cui al comma 1 agli appositi uffici organizzati presso gli uffici scolastici regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano, i quali provvedono ad avanzare la richiesta di finanziamento complessiva regionale o della provincia autonoma al fondo istituito ai sensi del comma 1.
5. Le somme spese in eccesso rispetto al bilancio economico preventivo presentato ai sensi del comma 4 restano a carico dell'istituto scolastico.
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