COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di marted́ 6 novembre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA

La seduta comincia alle 10,05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, sulla disciplina relativa al recupero dei debiti formativi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, sulla disciplina relativa al recupero dei debiti formativi.
Ringrazio il Ministro per la sua disponibilità e gli do la parola.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Grazie, signor presidente. Le chiedo la cortesia, prima di entrare nel merito della disciplina del recupero dei debiti formativi, di approfittare di questa audizione per informare la Commissione di un elemento che desta profonda preoccupazione e che in questi giorni - anche questa mattina - sta riguardando le scuole italiane, con il verificarsi di alcuni casi - gravi e gravissimi - di ondate xenofobe e razziste, anche all'esterno delle nostre scuole.
Non a caso intendo fare ciò avanti alla Commissione VII: infatti, senza accompagnare i provvedimenti sulla sicurezza - ho pregato il Ministro Amato di intensificare nelle aree metropolitane e nelle zone a rischio la vigilanza all'esterno delle scuole, perché non debbano più verificarsi fenomeni razzisti e xenofobi - con una azione altrettanto forte ed incisiva sul piano culturale, civile e dell'integrazione, rischiamo di far «rientrare dalla finestra» ciò che esce invece dal comune senso e dal comune sentire degli italiani. Quindi lo sforzo che dovremo fare e verso cui dovremo invitare le nostre scuole è perseguire un processo di potenziamento dell'integrazione e della intercultura all'insegna del rispetto dell'altro; stigmatizzare le aggressioni all'esterno delle scuole, che sono avvenute in questi giorni; vigilare, con l'ausilio delle Forze dell'ordine, per garantire il rispetto della dignità della persona; e, proprio mentre si perseguono ragioni di sicurezza contro coloro che delinquono, appartenenti a qualunque razza od etnia, venga però contemporaneamente garantito il rispetto della dignità della persona in presenza di studenti o di ragazzi che, al di là dell'appartenenza ad una razza o ad una etnia, non hanno nessuna colpa né possono essere vittime di atteggiamenti e di ondate xenofobe e razziste. Perciò vi sarà una azione di prevenzione, ma vi sarà anche l'intensificazione di una presenza e di uno stimolo all'intercultura all'interno delle classi.
Allo stesso modo ho anche chiesto al Ministro dell'interno di valutare la presentazione, per le elezioni studentesche, di liste che possano fare esplicito riferimento al neonazismo o al neofascismo, affinché ciò possa essere valutato se esiste e se è presente. Ciò per far sì - come stigmatizzato


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peraltro da tutte le organizzazioni e le associazioni studentesche presenti nel forum studentesco - che la competizione della rappresentanza sia all'insegna dei principi di democrazia, di libertà e di rispetto dell'altro e che non possano partecipare alla competizione stessa - se sussistono gli estremi di legge, ovviamente - gruppi facenti riferimento a modi di espressione che poco hanno a che vedere con la democrazia e con la libertà, anche a danno delle stesse altre organizzazioni studentesche che in maniera civile, libera, democratica e col pieno rispetto si confrontano all'interno delle istituzioni scolastiche.
Detto ciò - e mi sembrava una doverosa informazione alla Commissione VII - vorrei passare al tema dell'audizione. Avrete già avuto modo di leggere e di valutare il decreto che ho emanato e che vorrei rammentare. Esso parte da una considerazione di grave preoccupazione che ho constatato all'interno delle istituzioni scolastiche autonome rispetto ad una applicazione della normativa vigente sui debiti scolastici che ha consentito, nel corso degli ultimi dieci anni, il conseguimento del diploma di maturità ad oltre 8 milioni di studenti che non hanno mai colmato i debiti accumulati nel corso del loro iter scolastico. I rilevamenti hanno confermato che il 42 per cento della popolazione scolastica prende un debito: quindi poco più di 1.050.000 - 1.100.000 studenti annui. Di questi, uno soltanto su quattro «supera» il debito, ed il 50 per cento partecipa ai corsi di recupero. Ciò significa che mediamente 800 mila studenti entravano in questa «nebulosa» del debito all'interno delle istituzioni scolastiche, che - a differenza del concetto vigente nella società - comportava l'acquisizione di un debito senza che nessuno mai mettesse lo studente in condizione di dimostrare di averlo superato.
Già quando avevamo approvato insieme la legge per l'esame di maturità, avevamo stabilito un primo passaggio significativo: quello che l'ammissione al quinto anno, e quindi all'esame di maturità, comportasse da parte del consiglio di classe la certificazione che i debiti contratti nel corso dell'iter scolastico fossero superati. L'entità e la mole dei debiti presenti e non superati mi ha procurato la grande preoccupazione di non vedere fermati al quinto anno un numero elevatissimo di studenti che non erano stati posti in condizione di recuperare il debito del terzo o del quarto anno di corso; con ciò creando una situazione di difficoltà alle istituzioni scolastiche, ma soprattutto non consentendo al ragazzo la fruizione del diritto di essere posto in condizione di recuperare quelle lacune. D'altronde l'articolo 34 della Costituzione completa l'obbligo della scuola italiana, che non consiste solo nel far iscrivere i ragazzi e di promuoverli comunque, ma ci assegna la responsabilità di consentire agli studenti di conseguire le competenze ed i saperi che consentano loro di entrare nel mercato del lavoro o di proseguire gli studi con le competenze ed i saperi che sono loro propri.
È del tutto evidente che il superamento del debito interessa tutti i ragazzi italiani, ma in modo particolare - come ad esempio dimostrano le rilevazioni sulla terza classe della scuola media inferiore, che ci hanno indotto a reintrodurre perlomeno il giudizio di ammissione all'esame di terza media - sono le famiglie con una situazione più fragile dal punto di vista economico e finanziario ad avere una ricaduta diretta dalla possibilità di ricevere apprendimenti, competenze e saperi. Mandare avanti gli studenti senza aiutarli a colmare le lacune può essere un «non-problema» per quanti hanno i soldi e possono pagarsi poi il modo di colmare quelle lacune; ma diventa un ostacolo insormontabile per coloro che, non essendo «figli di papà», si trovino oggi poveri di competenze e di saperi e domani ad essere i nuovi poveri quando la vita presenterà loro il conto di ciò che dovevano sapere.
Per questo - attuando quanto previsto nella legge di modifica degli esami di maturità, che assegna al Ministro della pubblica istruzione la competenza di rimodulare i debiti - ho dapprima adottato


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il decreto e ieri sera ho firmato l'ordinanza (dopo aver sentito anche il forum delle associazioni studentesche, come previsto dal nostro ordinamento) che sostanzialmente consente ai ragazzi di avere la certezza che le istituzioni scolastiche organizzino corsi di recupero e attività didattiche incentrate sulle loro necessità per superare le lacune che si evidenzino fin dal primo scrutinio.
All'insorgenza della prima insufficienza a dicembre, viene informata la famiglia delle lacune appalesatesi. Vengono comunicati alla famiglia i corsi e le attività di recupero che si avviano per mettere in condizione il ragazzo di recuperare quelle lacune. Le procedure - come previsto dalla legge - assegnano responsabilità diverse al consiglio di istituto, al collegio dei docenti e al consiglio di classe. Le verifiche avvengono nelle fasi intermedie fino a giugno (verifiche che possono avere - come recita l'ordinanza - valenza scritta, scrittografica o orale a seconda delle materie). La valutazione, che in sede di scrutinio a giugno il consiglio di classe effettuerà sulle verifiche realizzate, non farà riferimento, come anche nello scrutinio finale aggiuntivo prima dell'inizio del successivo anno scolastico, all'esito di una singola verifica, ma terrà conto del processo complessivo delle azioni di recupero e delle verifiche intermedie che si sono effettuate. Il giudizio espresso dal consiglio di classe sia a giugno che - ancor di più - a settembre riguarda la valutazione complessiva non solo del percorso di verifica sulle materie oggetto di debito, ma anche dell'andamento dello studente nel corso dell'anno.
La possibilità di effettuare ulteriori approfondimenti ed iniziative di sostegno e di recupero nei periodi estivi è affidata alla valutazione del consiglio di classe, laddove ritenga che lo studente che presenta debiti in alcune materie possa recuperare quel debito prima dell'inizio dell'anno scolastico o con lo studio individuale o con la frequenza rispetto ad ulteriori iniziative di recupero. Il consiglio di classe, a questo punto, sospende il giudizio a giugno e si riunisce nella stessa composizione di giugno prima dell'inizio dell'anno scolastico successivo.
I corsi di recupero non possono avere una durata inferiore alle quindici ore, perché credo che questo - nella esperienza comune delle nostre istituzioni scolastiche - sia il modulo minimo di supporto che deve essere dato ai nostri ragazzi, cui vanno aggiunte le opportunità previste del 20 per cento di ore aggiuntive (aggiuntive alle predette 15 ore, ovviamente) che possono esser tenute nella mattina, sempre a disposizione dei ragazzi che presentino un debito.
Per realizzare ciò è stato prodotto uno sforzo economico significativo, perché credo che, prima di qualunque progetto o qualunque altra iniziativa aggiuntiva o marginale, la scuola debba garantire ai ragazzi la certezza del supporto nell'azione di recupero e, dopo il recupero del debito, del sostegno affinché non si contragga nuovamente un debito l'anno successivo. Perciò, oltre alla cifre già previste di oltre 150 milioni di euro previste nel contratto per questo tipo di attività, ad oggi abbiamo aggiunto altri 60 milioni di euro e - se sarà ulteriormente necessario - saranno individuate altre risorse a discapito di altri progetti meno importanti, affinché le istituzioni scolastiche riescano ad offrire ai ragazzi corsi di recupero ed iniziative didattiche. È stato previsto per il personale della scuola un compenso per le iniziative di recupero pari a 50 euro: cifra che ritengo dignitosa per l'attività che viene richiesta ai docenti. È previsto che le modalità del corso ed i soggetti che seguiranno quel corso siano valutati dal collegio dei docenti e dal consiglio di classe, come iniziative di recupero che debbono essere fatte. La scuola, se lo ritiene opportuno ed indispensabile, può fare ricorso anche a soggetti esterni: l'ordinanza prevede solo l'esclusione - così da smentire certe «leggende metropolitane» - degli enti profit.
Si offre un quadro complessivo di certezza rispetto al fatto che il recupero non è più un dato virtuale, bensì sostanziale. Qualcun altro ha osservato che i ragazzi potrebbero anche non frequentarli. Credo


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che l'esercizio della patria potestà possa, ed anzi debba, essere esercitato dalla famiglia: laddove questa ritenga di non dover far frequentare al ragazzo il corso di recupero, perché intende fronteggiare in altro modo la situazione, dovrà darne formale comunicazione scritta alla scuola, specificando che intende avvalersi di un diverso percorso di recupero, fermo restando l'eguale necessità di procedere alle necessarie verifiche e poi ai giudizi di valutazione. Per chi dovesse ritenere di scegliere il percorso di studio individuale, è prevista - secondo le modalità decise dai consigli dei docenti e dal consiglio di classe - l'apertura di uno sportello, gestito da professori in ore concordate e note agli studenti interessati, di supporto. È stato anche individuato, all'interno dell'ordinanza, lo sforzo principale della metodologia dei corsi di recupero per materia e per aree disciplinari.
Il quadro complessivo di questa modifica consente, a mio avviso, di dare certezze ai ragazzi di aver superato il debito, o di averlo superato in maniera tale da non esserne gravati negli anni successivi, con una scuola che se ne libera rapidamente senza assumersi le responsabilità di dare le competenze ed i saperi che le competono per ogni fase del proprio percorso di istruzione. D'altra parte, con un sostegno economico e finanziario, si mettono in grado le scuole di effettuare i corsi di recupero; si rendono responsabili gli organi collegiali - ed in modo particolare il preside - per poterli promuovere ed si individuano anche delle figure di coordinamento responsabili per le iniziative di recupero all'interno delle istituzioni scolastiche, affinché non vi sia più nessun responsabile da dover sensibilizzare o che debba avere la responsabilità diretta della gestione dei corsi di recupero.
All'interno di questo percorso il Ministero si assume anche l'onere, con le direzioni regionali, di monitorare - ciò che in precedenza non è stato mai fatto - la realizzazione e l'andamento dei corsi di recupero, proprio perché la certezza di questi corsi sia uno degli elementi sostanziali della modifica della disciplina dei tempi di recupero dei debiti.
Ovviamente l'ordinanza fa riferimento ai debiti pregressi per i quali vige la normativa previgente e si rivolge agli studenti del quinto e del quarto anno, cui si applicano le normative preesistenti rispetto ai debiti contratti prima dell'emanazione del decreto e dell'ordinanza.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro, oltre che per questa esposizione, in particolare per aver ritenuto necessario e indispensabile rendere quelle dichiarazioni - sintetiche ma molto nette e forti, all'inizio della sua esposizione - su un rischio drammatico che avvertiamo in questi giorni, ossia che, in una spirale senza controllo ed anche con atteggiamenti di emulazione, avanti alle scuole o all'interno delle stesse possano avvenire degli episodi gravissimi e si possano ripetere o moltiplicare. Quanto è avvenuto ieri all'Istituto Einaudi di Roma è il segno di un salto di qualità molto preoccupante.
Da questo punto di vista, mi permetto di aggiungere che una responsabilità enorme, in questo momento, compete ai mezzi di informazione ed al servizio pubblico in particolare. Credo che il modo in cui vengono date le notizie relative a questi argomenti possa incidere fortemente sul senso comune ed rischi anche di innescare una catena episodi di intolleranza, di razzismo e di xenofobia. Quindi penso che la nostra Commissione possa e debba fare qualcosa in queste ore per invitare i mezzi di comunicazione - ed in modo particolare il servizio pubblico - a sviluppare una campagna positiva nei confronti delle giovani e giovanissime generazioni, che aiuti a stemperare il clima ed a determinare delle condizioni diverse da quelle dei giorni scorsi.
Evidentemente poi vi è anche una questione riguardante la nostra responsabilità come esponenti e leader politici, al di là delle posizioni diverse su argomenti come quello sulla sicurezza: credo infatti che chiunque di noi abbia responsabilità abbia anche un dovere aggiuntivo proprio su


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questo punto specifico: cosa possono determinare fra i giovani - in particolare nella fascia dell'adolescenza e della prima giovinezza - i nostri comportamenti, le nostre parole ed i nostri atti.
Forse potremo nei prossimi giorni sentire le organizzazioni studentesche di tutti gli orientamenti politici e culturali per provare a ragionare con loro su una campagna ed una iniziativa positiva in questo senso. Tra l'altro ricordo che abbiamo già deliberato insieme alla Commissione XIV una indagine conoscitiva che svolgerà una parte del proprio lavoro sui temi della interculturalità. Quindi disponiamo anche del contesto in cui poter svolgere efficacemente una iniziativa su questi temi.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

VALENTINA APREA. Signor Ministro, innanzitutto esprimiamo solidarietà a lei, che rappresenta la scuola italiana, per gli episodi di intolleranza e le aggressioni di cui ha parlato anche il presidente. Forza Italia si dichiara senz'altro a favore di tutte le iniziative che questa Commissione vorrà assumere per sensibilizzare i giovani rispetto alla negatività di questi atteggiamenti. Ma soprattutto le esprimiamo solidarietà e preoccupazione per gli episodi di profondo disagio che continuano a verificarsi nella nostra scuola, fino ai casi di suicidio - credo che anche questo sia problema da non sottovalutare - che ci turbano come cittadini, come genitori, come politici, ma soprattutto come educatori.
Veniamo al tema di oggi, signor Ministro.
Che i cosiddetti debiti formativi costituiscano una realtà allarmante e in crescita del sistema scolastico, è certamente un fatto preoccupante per le famiglie, gli insegnati e la scuola tutta. Impedire che i debiti continuino ad accumularsi negli zaini dei ragazzi è sicuramente un buon proposito (ma, forse, un must prima di tutto) da noi condiviso non da oggi, visto che nel decreto sul secondo ciclo avevamo posto le basi per rispondere a questa emergenza, senza però - come intende fare lei - scaricare le responsabilità e i costi sulle famiglie o delegando a soggetti esterni alla scuola il recupero dei debiti stessi.
Quello che lei prospetta, signor Ministro, è un processo selettivo e classista, che credevamo di aver lasciato alle spalle: la scuola delle lezioni private pagate per il 79,4 per cento dei casi in nero (si veda l'articolo apparso su Tuttoscuola il 29 ottobre) a vantaggio delle classi agiate, e il doposcuola per tutti gli altri studenti affidato a docenti diversi da quelli del mattino e pagati meglio (lo ha ribadito lei: 35 euro all'ora i primi, 50 euro all'ora i docenti che si rendano disponibili a tenere lezione il pomeriggio). Sarebbero queste le strategie vincenti di un sistema per il quale il nostro Paese spende più di tutti gli altri Paesi OCSE, ma resta al 24o posto per numero di diplomati, a causa di una percentuale troppo elevata di dispersione scolastica, e tra il 23o e il 26o posto nelle prove internazionali di apprendimento in lingua, matematica e scienze? Queste sono le strategie vincenti del Governo Prodi?
La riforma Moratti, al contrario, prevedeva verifiche più severe nell'arco dei bienni didattici, laboratori di recupero e di approfondimento obbligatori... - mi fermo perché questo è un punto importante, chiedo scusa - all'interno dell'orario di lezione (i famosi LARSA) e sbarramenti, al secondo ed al quarto anno, nel caso in cui gli studenti non fossero riusciti a recuperare le lacune di apprendimento (si vedano gli articoli 3 e 13 del decreto legislativo n. 226 del 2005, che lei ha «congelato»).
Il suo decreto, al contrario, non è in grado secondo noi di rispondere a nessuno di questi obiettivi. Non sicuramente con riferimento al recupero dei debiti, senza una adeguata personalizzazione dei percorsi e flessibilità degli stessi, che consenta di armonizzare, all'interno del tempo scuola, studio e recupero.
Il progetto organico di riforma del sistema della scorsa legislatura, prima ancora che sulla valutazione, signor Ministro,


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interveniva a modificare la rigidità dell'organizzazione dei piani di studio e la «bulimia disciplinare» dei curriculum che ha raggiunto livelli inaccettabili sul piano didattico (per l'eccessiva frammentazione) e livelli insopportabili sul piano del successo scolastico, come ha riconosciuto anche lei nel Quaderno Bianco: quel famoso, benedetto, maledetto Quaderno Bianco che non ha più né padri né madri ....

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Il Quaderno Bianco ha padri e madri...

VALENTINA APREA. Né sarà sufficiente fare corsi di recupero in estate affidandoli anche a soggetti esterni con costi ulteriori per le scuole e in discontinuità con gli itinerari didattici.
Insomma, signor Ministro, condanniamo e bocciamo la sua proposta, dunque, almeno per altri tre ordini di ragioni.
La prima ragione è di equità sociale. Le scuole valutano in modi differenziati i propri alunni. Esistono non solo regioni e scuole del Paese, ma addirittura classi e docenti in ogni scuola, dove la media dell'8 è cosa facile e altre dove un 4 vale 7, senza che però vi sia per gli studenti, per le famiglie e per la società la possibilità di verificare la qualità degli apprendimenti e la loro comparabilità. Queste disparità potranno essere superate, o quanto meno mitigate, quando disporremo di quel Servizio nazionale di valutazione, più volte evocato dal Quaderno Bianco, ma che nei fatti lei, signor Ministro, ha congelato almeno fino al 2011. Invece lei pretende da subito, ad anno scolastico già iniziato, di introdurre modalità di selezione più intransigenti per gli studenti, senza contrappesi istituzionali.
La seconda ragione è storica. Gli esami di riparazione appartenevano ad un tempo in cui la scuola era programmata secondo l'elitismo gentiliano: quello dei «pochi ma buoni». Oggi nella nostra società (globalizzata, post-industriale, multiculturale e della conoscenza) abbiamo bisogno di almeno la maggior parte - se non di tutti - «buoni», nei settori lavorativi, culturali e professionali in cui ciascuno può eccellere. D'altra parte proprio lei, signor Ministro, nella legge finanziaria per il 2007 sembrava aver avviato lo sviluppo di una scuola inclusiva che si facesse carico delle difficoltà degli studenti, prevedendo interventi per ridurre gli insuccessi scolastici. La riduzione del 10% dei ripetenti l'avete inventata voi, non noi. Cosa è successo ora? Lei - lo ha dichiarato anche stamani - ha modificato gli esami di Stato prevedendo - giustamente diciamo noi - l'ammissione agli stessi solo nel caso in cui siano stati saldati i debiti, ma si rende conto che così facendo avrebbe lasciato fuori il 50 per cento degli studenti. E allora pensa di reintrodurre gli esami di riparazione per prevenire, pensa lei, questo disastro. In realtà, poiché di quel 42 per cento di studenti con debiti, i due terzi - i due terzi, signor Ministro! - frequentano gli istituti professionali e tecnici, e già oggi in questi stessi istituti si registra la più alta dispersione scolastica, le chiediamo, considerato anche che si oppone alla differenziazione dei percorsi e all'istruzione e formazione professionale regionale: cosa intende fare quando scoprirà che, sulla base di questo decreto, il 50 per cento degli studenti dei professionali e dei tecnici sarà bocciato? Da dove ricominciamo? Cosa ne facciamo di questi ragazzi?
E perché Ministro decide di indagare, attraverso gli ispettori, la scuola di Genova che modifica la propria organizzazione didattica - almeno intenzionalmente - per recuperare alunni bocciati? Dove è finita l'autonomia scolastica? Signor Ministro, l'autonomia scolastica! Lei non può indagare su una modalità organizzativa! Non faccia il ministro gentiliano degli anni Cinquanta! Esistono delle norme recenti che dicono che la scuola si assume la responsabilità! Ha sbagliato epoca, signor Ministro!
Ma ritorniamo al recupero dei debiti. (Commenti dei deputati Bono, Frassinetti e del Ministro della pubblica istruzione Fioroni). Sono l'unica ad intervenire per Forza Italia.


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PRESIDENTE. La invito a concludere. Sono già otto minuti, collega Aprea.

VALENTINA APREA. La terza, ma non ultima ragione di dissenso da parte nostra, sta nelle perplessità che denunciamo per l'uso improprio di un atto amministrativo per modificare le modalità di svolgimento degli scrutini, che rimangono aperti per molti mesi in attesa di una valutazione finale, soggetta a troppe variabili di difficile gestione. La gride di stampo manzoniano «Tutti i debiti vanno recuperati entro il 31 agosto», certamente di buon senso, si scontra con evidenti problemi organizzativi e finanziari.
La verità, signor Ministro, è che il suo progetto fa acqua da tutte le parti: sul piano politico, sul piano strategico e perfino sul piano amministrativo. Piuttosto abbia il coraggio di presentare un disegno di legge di più ampio respiro, che riporti dentro le ore di lezione e non fuori la responsabilità del successo formativo, che investa sui docenti del mattino e non su altri, che tratti sì il problema della valutazione degli studenti, ma soprattutto della personalizzazione dei piani di studio e della qualità degli apprendimenti.
Insomma, Ministro, non basta sostituire una deriva buonista con una rigorista. Anche perché comunque lei dovrà rispondere dell'attuazione delle disposizioni che ha previsto, che, non avendo la forza di una legge, si presteranno più di quanto non avvenga - ahinoi - già oggi a contenziosi e a discriminazioni tra scuole e scuole, tra ragazzi e ragazzi.
Concludo con alcuni quesiti che danno la misura della impraticabilità della sua proposta.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, abbiamo solo venti minuti ancora e lei ha già parlato dieci minuti.

VALENTINA APREA. Ho capito, ma il mio sarà il solo intervento per il gruppo di Forza Italia e siamo il primo partito di opposizione!

PRESIDENTE. Mi aveva chiesto di avere un tempo un poco più ampio e lo ha avuto ampiamente, però, a questo punto, deve concludere e magari lasciare i quesiti al Ministro, che così sarà in grado di rispondere. Mi scusi, collega Aprea, non è assolutamente mancanza di cortesia, ma è - diciamo così - una questione di equilibrio.

VALENTINA APREA. Onorevole presidente, i tempi in quest'aula sono tali che risulta difficile intervenire ...

PRESIDENTE. Tutto si può dire, però, tranne che lei non possa parlare!

VALENTINA APREA. Le chiederei allora la cortesia di consentire che i quesiti che non posso ora formulare, e che trasmetto al Ministro, siano pubblicati in calce al resoconto della seduta.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Aprea, i suoi quesiti saranno pubblicati in allegato al resoconto (vedi allegato).

ANTONIO RUSCONI. Deluderò il Ministro perché non avrò la stessa carica emotiva della collega Aprea. Invidio le sue capacità profetiche, lo dico con simpatia all'amica Valentina. A tutte le audizioni del Ministro si presenta con il testo già scritto; io, siccome non so mai prima cosa dirà il Ministro, scrivo dopo perché ho sempre l'idea che ci faccia qualche sorpresa.
Ritengo che si tratti di un provvedimento non eccezionale ma dovuto, che riporta un poco di giustizia e di serietà. Lo dico pensando al mio ultimo anno nel triennio delle scuole medie superiori, dove in classi parallele, con le stesse insufficienze nelle stesse materie, qualche studente ha riportato dei debiti e qualcun'altro è stato invece bocciato. Ciò è avvenuto perché in una classe il mancato recupero dei debiti è stato ritenuto come un debito in più, in un'altra classe il mancato recupero dei debiti non si è neanche giudicato, perché si è pensato di dare un'altra opportunità l'anno successivo. Ciò è quanto avviene oggi quotidianamente nella scuola italiana.


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Non solo, ma siccome gli alunni sono stati molto più svelti e svegli di noi a capire come funzionavano i debiti, qualcuno ha capito che prendendo solo quattro in inglese per tre anni di fila alle scuole superiori, poteva diventare comunque ragioniere invece di conseguire la maturità scientifica, perché con un solo debito non si bocciava. Che poi questo alunno si presentasse al colloquio e sapesse tre parole - o magari neanche quelle - di inglese o di economia aziendale, non importava: noi con un debito non lo potevamo bocciare. E quindi gli alunni, che erano molto più svegli di noi, lo attuavano. Noi abbiamo impiegato tredici anni a capirlo, gli alunni ci hanno impiegato due o tre anni in tutto, individuando cosa si poteva non studiare ed essere promossi ugualmente.
Allora, dire che andava bene continuare in questo modo... Si può discutere sulla soluzione che il Ministro propone, ma sostenere che tutto funzionasse in questo modo mi sembra un poco eccessivo.
Riferisco due dati. Dobbiamo cercare di ripristinare un poco più di giustizia - per quanto è possibile alla giustizia umana nella scuola - e un poco più di merito: non nel senso di differenziare, ma nel senso che non possono andare avanti in questo modo alunni che hanno fatto i furbi (ossia che hanno calcolato cosa non studiare) rispetto ad alunni che hanno studiato. Quindi un «merito alla rovescia». Anzi - e concludo per rispettare quanto ha detto il presidente; altre cose le farò pervenire per iscritto - all'interno di una riflessione generale sono disponibile per un disegno di legge bipartisan che preveda il ripristino vero e proprio degli esami di settembre, come era una volta (Commenti della deputata Aprea). Perché se abbiamo fatto una riflessione - ossia che dopo 12 anni il sistema non funziona (Commenti) - dire di proseguire in questo modo mi sembra la risposta peggiore a danno di quegli insegnanti e di quei ragazzi che affrontano seriamente la scuola italiana.

NICOLA BONO. Grazie, signor presidente. Io che ho sempre apprezzato gli interventi della collega Aprea, questa mattina mi devo dissociare: infatti non potrei mai condividere l'opinione della collega sul fatto che lei, signor Ministro, ricalca il ministero di Gentile. Non mi pare coerente (si ride)...

VALENTINA APREA. Erano altri tempi, erano altri tempi!

NICOLA BONO. ...né lontanamente somigliante, per cui credo sia stata una concessione della collega Aprea - che stimo ed apprezzo, e lei lo sa - alla foga oratoria.
Detto ciò e con questa doverosa precisazione, mi associo certamente - a nome di tutta Alleanza Nazionale - alla condanna decisa e senza alcun tipo di condizionamento ai fenomeni di xenofobia che anche nella scuola hanno cominciato ad appalesarsi. Sono l'espressione di una ignoranza diffusa ed è grave che ciò avvenga nella scuola perché significa che questa, nella fattispecie, dimostra ancora di più il proprio sostanziale fallimento. Sono fenomeni che vanno contrastati non solo con norme di polizia, ma anche e soprattutto con l'educazione alla tolleranza ed al rispetto degli altri.
Entrando nel merito della questione, tenuto conto che il Ministro ha fatto una premessa, vorrei farne una sulla stessa linea. Veda, signor Ministro, mi sto convincendo - più passa il tempo nella sua gestione del Ministero - che lei probabilmente avrebbe reso di più al Ministero per i beni culturali piuttosto che a quello della pubblica istruzione, perché come «Ministro degli effetti speciali» è effettivamente inimitabile. La sua capacità di comunicazione e di trasmissione di grandi novità sul nulla o sulla ripetizione delle intuizioni del Governo precedente, credo che passerà alla storia come uno degli esempi di originalità più incisiva del Governo Prodi. Perché il dato che emerge dalle sue iniziative, sia in termini di ripristino della perduta autorità della scuola, sia in termini di lotta al bullismo, sia in termini di


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recupero - come in questo caso - di una selezione meritocratica all'interno della scuola, è che sono soltanto forme di comunicazione ed «effetti-annuncio». Non hanno quasi mai il contenuto della novità. Anche perché da un Ministro che proviene da una cultura politica e sindacale storicamente responsabile della perdita di autorità della scuola e del degrado che la affligge da decenni, credo non ci si possa aspettare un risultato né decisionista né terapeutico ai fini del superamento di questi mali, che affliggono la nostra istituzione scolastica da fin troppo tempo.
Veda, signor Ministro, la scuola non può basarsi su principi che non siano fortemente collegati alla meritocrazia, perché l'unico modo che ha la scuola di intervenire sulle differenze sociali è superarle attraverso la cultura e il sapere trasmesso dalla competitività meritocratica. Questo è l'elemento che aiuta a superare le differenze ed è anche il grande fallimento di tutte le concezioni di gestione della scuola di questo nostro tempo. È il fallimento di tutte le forze politiche perché tutte si ispirano, da questo punto di vista, ad obiettivi di superamento delle differenze delle classi sociali attraverso la scuola, ma soprattutto è il fallimento del Governo della sinistra che ha fatto di questo uno dei punti di forza della sua battaglia politica e ideale, se non addirittura ideologica: questo è il grande fallimento. Il fallimento è nell'avere preteso che si potesse dare vita ad una istituzione scolastica che, nel permissivismo, nel lassismo, nell'abbattimento dei meccanismi di meritocrazia, potesse aiutare a superare le differenze, senza capire che chi aveva le risorse, chi apparteneva ad una famiglia di ceto sociale elevato, quel problema della massificazione del sapere lo poteva superare attraverso altri mezzi o aveva comunque altri strumenti per affermarsi nella vita, mentre chi era figlio di un ambiente di minore spessore economico e sociale era ed è condannato ad essere nell'impossibilità di fare il salto di qualità, tranne casi eccezionali e situazioni di particolare individuale capacità.
Ecco perché non sono critico nei confronti del decreto che lei ha fatto, signor Ministro, se vogliamo poi parametrare il ragionamento sull'argomento di cui stiamo parlando. Non sono critico perché ha il grande merito di avere, comunque, riaperto il dibattito su criteri di meritocrazia all'interno della scuola. È questo un dato che io ritengo, presidente, debba vederci di nuovo impegnati non solo sul piano della predisposizione di norme di legge, ma anche sul piano del dibattito e dell'approfondimento: questo è quanto colgo di positivo nell'avere riproposto i termini della questione. Tuttavia, noto l'assoluta insufficienza di questo provvedimento. Ecco perché Rusconi poi, giustamente, arriva ad una conclusione che si può condividere oppure non condividere però è corretta: attraverso questo decreto non stiamo facendo altro che ripetere, lo diceva bene la collega Aprea che voglio richiamare in questa fase del mio intervento, norme che erano contenute in provvedimenti già emanati dal Ministro Moratti. Il decreto li ripete e li ripropone in una condizione, anche di tempistica e di verifica dei vari passaggi, leggermente diversa, ma non intacca la sostanza. La sostanza è che colui il quale abbia maturato un debito formativo, sostanzialmente può non superarlo e passare ugualmente l'anno scolastico.
Tutti i ragionamenti di questo mondo sulle autonomie scolastiche e sull'esigenza di rispettare criteri didattici non possono comunque confliggere con la circostanza che i ragazzi debbono andare avanti sulla base di competenze e preparazioni acquisite e che queste competenze e acquisizioni di sapere debbono essere verificate, comprovate e confermate.
Concludo quindi esprimendo un giudizio negativo sulla mancanza di coraggio: signor Ministro, se lei vuole essere coerente con quanto afferma, non deve emanare un decreto in cui si ripropongono in termini diversi, facendo il maquillage, chiamiamolo così, norme relative all'acquisizione delle valutazioni di meritocrazia. Lei deve avere il coraggio di affrontare il fatto che in questo momento la scuola italiana non è in grado di fare selezione


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meritocratica. Questo è un problema? Secondo me sì e va affrontato di petto, nel senso che, se esistono aspetti che possono essere superati, anche attraverso meccanismi di valutazione più cogenti, si deve agire in tal senso. Altrimenti, Ministro, si astenga dal fare provvedimenti senza contenuto e con un unico obiettivo: quello, come si diceva nei tempi passati, di fare «a muina», cioè dare ad intendere che ci stiamo muovendo, creando un grande scambio di effetti speciali e fuochi artificiali, ma sostanzialmente lasciando inalterate le cose nella loro incapacità di dare risposte alle attese dei cittadini, in questo caso degli studenti.

ALBA SASSO. Vedo che abbiamo ancora pochissimi minuti nei quali colgo l'occasione per associarmi a quanto detto dal Ministro in apertura di seduta. Credo sia importante fare qualcosa, signor Ministro, perché la paura del diverso è una pulsione naturale dell'animo umano. È evidente che poi, ad un certo momento, interviene l'educazione a far capire, a far comprendere e così via, ma se questa educazione, impartita da tanti docenti bravissimi nelle nostre scuole, si deve scontrare con grida giornalistiche che incitano alla tolleranza zero, questioni rispetto alle quali è intervenuto anche il Papa - meno male -, allora io credo che i bambini, quelli più deboli, quelli più fragili anche socialmente e culturalmente, siano i primi ad essere attirati in questa spirale. Quindi concordo con il presidente: è necessario che questa Commissione si faccia sentire, pur in una situazione di questo genere che, effettivamente, non riusciamo a dominare a causa della pressione così forte dei mass media. Nella scuola esempi di xenofobia e di razzismo ci sono già stati negli anni precedenti e quando trovano un contesto favorevole si moltiplicano: questo mi pare ovvio.
Ma veniamo al decreto. Signor Ministro, vorrei sottoporre alla sua attenzione due dati. Il primo è che la maggior parte dei ragazzi che escono dalla scuola media - una forbice che va dal 42 al 54 per cento - esce con la qualifica di sufficiente; solo il 17 per cento dei ragazzi della scuola media italiana esce con ottimo. Il secondo dato - non ricordo lo ricordo in termini esatti -, riguarda la percentuale molto alta di coloro che hanno carenze in matematica, un aspetto molto diffuso nella nostra scuola.
Cito questi due dati - ne potrei citare tanti altri - perché sono convinta che la questione del recupero dei debiti e quella della lotta alla dispersione vadano di pari passo. Ritengo che il decreto emanato dal Ministro centri un problema che oggi è drammatico nella scuola, perché se non seleziona la scuola, selezionerà la vita. La sinistra non è mai stata lassista; don Milani, onorevole Bono, li faceva studiare di più i ragazzi, non di meno.

NICOLA BONO. Che c'entra don Milani con la sinistra!

ALBA SASSO. Don Milani c'entra con la sinistra!

VALENTINA APREA. Che c'entra con la sinistra! Nelle scuole private cattoliche li faceva studiare!

ALBA SASSO. Non era una scuola privata cattolica. Comunque, don Milani, e tutto il movimento di sinistra sulla scuola non è stato mai lassista. Onorevole Aprea, le dico che ascolto i suoi interventi senza sollevare un sopracciglio e ci sarebbe da farlo. La prego, glielo dico un'ulteriore volta, di non interrompermi.
Ovviamente questo decreto presenta una serie di problemi, signor Ministro - lei lo sa bene, lo ha anche detto nel suo intervento - rispetto ai quali, però, è chiaro che ci deve essere un impegno da parte della scuola autonoma. È vero che il recupero comincia da una didattica diversa, da un modo diverso di lavorare: molte scuole già lavorano con una didattica laboratoriale. Allora, io ritengo, signor Ministro, che occorra dare fiducia alla capacità della scuola migliore di attivare percorsi di recupero che non siano solamente la sanatoria finale, la lotta contro l'emergenza, ma la prevenzione nella didattica, nel lavoro quotidiano.


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Ci sono alcuni punti da lei sollevati, signor Ministro, che vorrei segnalare. Se il recupero, durante l'anno scolastico, è parte integrante del lavoro delle scuole, mi chiedo perché i genitori debbano opporsi al recupero medesimo. È come se i genitori decidessero che non si deve studiare storia o geografia. Allora, o questo recupero è strettamente legato all'attività didattica, oppure diventa effettivamente qualcosa di esterno.
Per quanto riguarda i corsi di recupero estivi, ritengo che bisognerebbe cercare di non arrivare all'emergenza, ma lavorare durante l'anno scolastico.
Per quanto riguarda poi la necessità di attivare dei corsi, visto che nel decreto è scritto concretamente che è la scuola autonoma a decidere, scommetterei maggiormente sulla capacità delle scuole di progettare il percorso didattico.
Un'ultima questione da affrontare, signor Ministro. Faccio questo esempio perché lei è medico e quindi forse può essere d'accordo con me. Ho sempre pensato che al pronto soccorso ci dovessero essere i medici migliori, quasi i luminari, perché lì si decide della vita o della morte delle persone. Analogamente, penso che il recupero sia un'attività molto complessa e molto difficile che vada affidata agli specialisti migliori, anche pagandoli di più: su questo non ho alcun problema. Naturalmente questo decreto chiama in causa tante altre problematiche, signor Ministro, prima tra tutte l'aggiornamento degli insegnanti che è stato abbandonato. Uno studente mi disse: «Perché mi fate fare un corso di recupero e non segnalate, invece, quei docenti che sono autori delle nostre lacune?». Con ciò voglio dire che questo è un decreto che richiede altri interventi e una discussione vera e approfondita sulla questione della lotta alla dispersione, della possibilità di recuperare e sanare i debiti degli studenti, ma direi anche i debiti della scuola.

PRESIDENTE. Purtroppo dobbiamo concludere l'audizione per i concomitanti impegni del Ministro e della Commissione; me ne scuso con i colleghi.
Il tema della meritocrazia ci può impegnare in modo pieno come Commissione, come suggerivano gli ultimi interventi e credo che, proprio nell'ambito della discussione e delle indagini da noi già decise su tali questioni, potremo ritornare sull'argomento in modo più approfondito.
Do la parola al Ministro per una breve replica.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Vorrei solo dire all'onorevole Bono, sicuramente più competente ed esperto di me sui beni culturali, che ha ragione: la vera svolta che posso registrare, che è un grande effetto speciale, consiste nel provare a passare dal dire al fare, caratteristica sconosciuta in un settore come quello scolastico nel quale, negli anni precedenti, si era più abituati a dire e quasi mai a fare. Noi abbiamo provato a dire di meno e a fare qualcosa di più: questo è un dato di fatto ed è oggettivamente un grande effetto speciale.
Inoltre, vi pregherei di non dirmi ogni volta che copio qualcosa: riprodurre una splendida opera di Leonardo o di Michelangelo vuol dire realizzare una copia che diventa un falso d'autore; copiare le intenzioni, le chiacchiere e le fantasie vuol dire copiare le creatività represse e non realizzate; copiare le intenzioni è una cosa che io, particolarmente dedito all'impegno, non riesco proprio a fare. Non ho trovato traccia di cose fatte; ho trovato traccia di ipotesi, di sbarramenti, di minacce, di progetti. Ho provato a fare questo: sarà giusto, sarà sbagliato, è un fatto. Già riuscire a discutere dei fatti è meglio che provare a copiare i fatti che non ci sono stati.
Ci sono, poi, alcune cose che ritengo, per onestà intellettuale di tutti noi, non debbano essere dette: si smetta dire cose non vere. Se il decreto ha un passaggio chiaro, questo è che l'ordinanza sugli scrutini non scarica nulla sulle famiglie: scarica sul Ministero della pubblica istruzione e sulle istituzioni autonome l'obbligo di fare, a proprie spese, i corsi di recupero, sui quali abbiamo investito più di 200 milioni di euro. Credo che ciò avvenga per


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la prima volta nella storia della Repubblica. Non si può dire tutto e il contrario di tutto. Averci messo sopra 200 milioni di euro, forse 230 e se servono anche 260 e sentirmi dire che si scarica sulle famiglie è una cosa insopportabile! Vi pregherei di non dirlo più perché non è così, non è vero. Non potete dire tutto e il contrario di tutto, perché questo non è il doposcuola. È la prima volta che si scrive sopra un'ordinanza sugli scrutini che va fatto un modello personalizzato di recupero didattico dello studente, sia nel corso individuale che nelle ore pomeridiane.
C'è un motivo per la scelta del modulo di quindici ore. In precedenza i corsi di recupero diventavano di quattro ore: quello era ciò che mandava a ripetizione privata gli studenti, perché in quattro ore un debito vero non si recupera. Aver scritto che la durata del corso non può essere inferiore alle quindici ore e averne aggiunte altre sei mattutine, laddove la scuola lo ritenga opportuno, significa valorizzare l'autonomia scolastica.
Il merito è lo strumento grazie al quale chi non ha i mezzi può accedere alle classi dirigenti. Privare del merito chi non ha i mezzi significa fare una selezione classista per l'accesso alle classi dirigenti, farla non in base a ciò che uno è, ma in base a ciò che uno ha e questo credo sia un punto che, qualche volta, fa la differenza.
I docenti che devono fare i corsi di recupero sono quelli di ruolo, ma l'autonomia non è cosa che si possa prendere e lasciare. Abbiamo detto che la scelta spetta al consiglio dei docenti e al consiglio di classe, il quale sa quando un docente sia più o meno idoneo. Di norma, devono intervenire i professori di ruolo; se così non sarà è perché in base all'autonomia scolastica, che non possiamo invocare solo quando ci fa comodo, si sceglie se quel docente sia la persona più idonea a farlo, se serva il docente dell'altra classe, se serva il docente di un altro istituto o se serva magari il giovane laureato o il docente in pensione. L'unica circostanza che ha tranquillizzato tutti è che, poiché mi avete fatto diventare la barzelletta dei CEPU e delle scuole, abbiamo scritto che gli enti profit non possono fare i corsi di recupero: credo che almeno questo sia un chiarimento.
I 50 euro sono il corrispettivo orario per i docenti di ruolo della scuola. Questo è stato concordato all'interno del contratto ed è quello che verrà dato e pagato. Per il resto, le autonomie scolastiche che si chiamano tali e che avranno le risorse sapranno se intendano avvalersi di soggetti esterni, quando e come sceglierli: l'importante è che ci sia la certificazione, per la prima volta monitorata dalle direzioni scolastiche regionali e dal Ministero, che i corsi di recupero non siano sulla carta, ma siano effettivi, che gli studenti abbiano l'opportunità di parteciparvi e di sapere in data certa se abbiano superato o meno le loro lacune. Ciò al fine di evitare che si arrivi al quinto anno e si debba ripeterlo perché non si è superato il debito in matematica del terzo.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,10.


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ALLEGATO

TESTO INTEGRATIVO DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO VALENTINA APREA

Come si concilia il disposto dell'articolo 3 del decreto ministeriale 80/07 in merito all'utilizzo dei docenti della scuola e della classe per l'attività di recupero che l'esclusione di questi stessi docenti stabilita dall'articolo 32 del nuovo CCNL?
I soggetti esterni (articolo 3) sono da intendersi limitati ai docenti di altre scuole cosi come desumibile dal citato articolo 32 del contratto o le scuole possono considerare legittime collaborazioni anche con Enti o Associazioni qualificate?
Intende stabilire il numero massimo di riferimento delle discipline per le quali viene constatato il ricorso alla prova del 31 agosto?
Su quali fondamenti giuridici riposa la disposizione in funzione della quale in un atto formale come lo scrutinio finale si possa procedere al «rinvio della formulazione del giudizio finale» e si può escludere che tale comportamento non introduca una discriminazione nei confronti degli altri alunni la cui posizione viene invece definita con la formulazione di promosso o respinto?
Su quali certezze finanziarie i dirigenti potranno fare affidamento per l'istituzione delle centinaia di corsi di recupero necessari per ogni singola scuola sulla base dell'applicazione letterale del decreto?
Come si concilia il reperimento dei docenti di ruolo nei mesi di luglio ed agosto attesi i 36 giorni di ferie previsti dal contratto e in subordine come e con quali risultati dovrebbe avvenire il reperimento di docenti supplenti in luglio e agosto? O si pensa di istituire un nuovo precariato?
Questi sono solo alcuni dei quesiti tra i tanti che il decreto ministeriale 80/07 pone, e sui quali attendiamo di conoscere la risposta del Ministro.