XIV Commissione - Resoconto di mercoledì 19 luglio 2006


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 19 luglio 2006. - Presidenza del presidente Franca BIMBI. - Interviene il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino.

La seduta comincia alle 13.15.

Legge comunitaria 2006.
C. 1042 Governo.
(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 18 luglio 2006.

Franca BIMBI, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri delle Commissioni di merito sugli emendamenti e articoli aggiuntivi presentati e che sono in distribuzione.
In particolare, sottolinea che la I Commissione, Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni, ha espresso parere contrario su l'articolo aggiuntivo Misuraca 3.01; la VI Commissione Finanze ha espresso parere contrario sugli emendamenti Pini 8.2, 8.3 e 8.4; l'VIII Commissione, Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, ha espresso parere contrario sugli emendamenti 1.8 e 6.1 Governo; la IX Commissione, Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, ha espresso parere contrario sull'articolo aggiuntivo 18.02 Governo; la X Commissione, Attività produttive, Commercio e Turismo, ha espresso parere contrario sull'emendamento Pini 16.1; la XI Commissione, Lavoro pubblico e privato, ha espresso parere contrario sugli emendamenti Falomi 1.15 e Castiello 7.1; la XII Commissione Affari sociali ha espresso parere contrario sugli emendamenti 1.29 del relatore, Zeller 7.4, 7.6 e 7.7 e Pini 9.2. I suddetti emendamenti non saranno quindi posti in votazione.


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Precisa poi che la X Commissione ha espresso parere favorevole sull'emendamento 15.01 Piro, limitatamente al comma 1. L'emendamento sarà quindi posto in votazione limitatamente al comma 1.
Evidenzia inoltre XIII Commissione agricoltura ha espresso, sull'emendamento Misuraca 17.3 un parere favorevole con la condizione che si aggiungano, in fine, le parole: «o i centri autorizzati di assistenza fiscale (CAAF)» e che lo si consideri come subemendamento all'emendamento 17.1 della XIII Commissione.
Fa presente che la Commissione II Giustizia ha espresso parere favorevole sull'emendamento 11.3 del relatore, ritenendo così superato l'emendamento approvato dalla Commissione nella seduta del 4 luglio 2006 volto a sopprimere il comma 3 dell'articolo 11. L'emendamento 11.1 della II Commissione non sarà pertanto messo in votazione.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, rileva che il suo emendamento 1.29 recepisce il parere espresso dalla Commissione Bilancio, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, nella seduta del 6 luglio. Invita pertanto il Governo ad un approfondimento circa le conseguenze finanziarie che potrebbero derivare dall'attuazione delle direttive 2005/61/CE e 2005/62/CE.
Dichiara inoltre di ritirare il suo emendamento 13.1.

La Commissione passa quindi all'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad essi riferiti.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, raccomanda l'approvazione degli emendamenti da lei presentati 1.27, 1.28, 1.30, 1.13, 1.31, 1.32, 1.33 e 1.34. Esprime inoltre parere favorevole sugli emendamenti 1.1, 1.2, 1.3, sugli identici emendamenti 1.4 e 1.5, 1.6, 1.26, 1.9, 1.10, sugli identici emendamenti 1.11 e 1.24, sugli identici emendamenti 1.12 e 1.25, 1.14, 1.16, 1.17, 1.18, 1.19, 1.20, 1.22, 1.21, 1.23.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.1, 1.2, 1.3, 1.27, sugli identici emendamenti 1.4 e 1.5, 1.6, 1.28, 1.7, 1.26, 1.9, 1.10, 1.30, sugli identici emendamenti 1.11 e 1.24, sugli identici emendamenti 1.12 e 1.25, 1.13, 1.31, 1.14, 1.16, 1.17, 1.18, 1.19, 1.20, 1.22, 1.21, 1.23 e 1.34.
Esprime parere contrario sull'emendamento 1.32 del relatore che va in direzione dell'emendamento 6.1 del Governo su cui la Commissione di merito ha espresso parere contrario.
Esprime parere favorevole sull'emendamento 1.33 del relatore a condizione che si sopprimano le parole: «2005/14/CE». A tale direttiva si fa riferimento al successivo emendamento 8.1 del relatore che modifica il testo dell'articolo 8 del disegno di legge comunitaria nel senso di riferire le modifiche proposte ala legge n. 29 del 2006. Ritiene al riguardo opportuno che la richiesta di relazione tecnica debba essere riferita anch'essa alla legge 29, e non al provvedimento in esame, e preannuncia che il Governo presenterà in Assemblea un emendamento diretto a recepire questa modifica di carattere esclusivamente tecnico.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, riformula il suo emendamento come richiesto dal Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee (vedi allegato 1).

La Commissione, con distinte votazioni, approva quindi gli emendamenti 1.1 Governo, 1.2 Governo, 1.3 Governo, 1.27 del relatore, gli identici emendamenti 1.4 dell'VIII Commissione e 1.5 Governo, 1.6 della XI Commissione, 1.28 del relatore, 1.7 Governo, 1.26 Governo, 1.9 dell'VIII Commissione, 1.10 della I Commissione, 1.30 del relatore, gli identici emendamenti 1.11 della I Commissione e 1.24 Governo, gli identici emendamenti 1.12 della XIII Commissione e 1.25 Governo, 1.13 del relatore, 1.31 del relatore, 1.14 Governo, 1.32 del relatore, 1.16 Governo, 1.17 Governo, 1.18 Governo, 1.19 Governo, 1.20 Governo, 1.22 Governo, 1.21 Governo, 1.23 Governo, 1.33 come riformulato dal relatore, e 1.34 del relatore.


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La Commissione passa all'esame degli articoli aggiuntivi all'articolo 6.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, raccomanda l'approvazione degli emendamenti 6.01 e 6.02 da lei presentati.

Franca BIMBI, presidente, precisa che tali emendamenti ottemperano al parere reso, ai sensi dell'articolo 81, coma quarto, della Costituzione, dalla Commissione Bilancio il 10 luglio scorso.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, con riferimento all'emendamento 6.01 che introduce un articolo 15-bis alla legge n. 11 del 2005, esprime parere favorevole sui commi 1 e 2 dell'articolo in questione, che prevedono la trasmissione alle Camere degli elenchi delle sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità europee, delle cause, delle procedure di infrazione avviate nei confronti dell'Italia e dei procedimenti di esame di aiuti di Stato. Concorda infatti pienamente sull'opportunità che il Parlamento sia informato tempestivamente circa tali questioni. Esprime, invece, parere contrario sui restanti commi, che impongono al Governo l'obbligo di accompagnare tali elenchi con informazioni dettagliate ed una valutazione delle eventuali conseguenze di carattere finanziario, ritenendo che l'Amministrazione non sarebbe in grado, per l'eccessivo carico di lavoro, ad adempiere a tali obblighi.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, insiste sul suo emendamento 6.01, rilevando come il Ministro stesso, nella sua audizione dell'11 luglio scorso, abbia sottolineato la gravità del problema e che l'emendamento 6.01 va proprio nella direzione di sensibilizzare il Parlamento sulla questione e favorire una più rapida attuazione delle decisioni comunitarie.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, precisa che le riserve da lei espresse non attengono al merito dell'emendamento, quanto alla fattibilità, per l'Amministrazione, di far fronte a questi ulteriori obblighi. Preannuncia la presentazione in Assemblea di un emendamento che, pur rispondendo alle richieste della Commissione, riformuli il testo in esame per tener conto di tali esigenze operative.

La Commissione approva l'emendamento 6.01 del relatore.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, esprime riserve sull'emendamento 6.02 del relatore, sollevando il dubbio che la relazione trimestrale al Parlamento sui flussi finanziari con l'Unione europea sia in realtà già prevista dalla legislazione vigente. Ritiene pertanto opportuna una ulteriore verifica al riguardo.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, insiste sul suo emendamento 6.02, riservandosi ulteriori approfondimenti.

La Commissione approva l'emendamento 6.02 del relatore.
La Commissione passa all'esame degli emendamenti all'articolo 7.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, esprime parere favorevole sugli emendamenti 7.2 e 7.3 della XI Commissione, e sugli identici emendamenti 7.8 della II Commissione e 7.9 Zeller.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, si rimette alla Commissione sugli emendamenti 7.2 e 7.3 ed esprime parere contrario sugli identici emendamenti 7.8 della II Commissione e 7.9 Zeller.

La Commissione approva gli emendamenti 7.2 e 7.3 della XI Commissione, e gli identici emendamenti 7.8 della II Commissione e 7.9 Zeller.
La Commissione passa all'esame degli emendamenti all'articolo 8.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8.1


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ed esprime parere favorevole sugli emendamenti 8.01 e 8.02 della I Commissione.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, esprime parere favorevole sull'emendamento 8.1 del relatore, e sugli emendamenti 8.01 e 8.02 della I Commissione.

La Commissione approva gli emendamenti 8.1 del relatore, e gli emendamenti 8.01 e 8.02 della I Commissione.
La Commissione passa all'esame dell'emendamento 9.1.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, esprime parere favorevole sull'emendamento 9.1 del Governo.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, raccomanda l'approvazione dell'emendamento 9.1 del Governo.

La Commissione approva l'emendamento 9.1 del Governo.
La Commissione passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 11.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 11.3 ed esprime parere favorevole sull'emendamento11.2 della II Commissione.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, esprime parere favorevole sull'emendamento 11.3 del relatore e sull'emendamento11.2 della II Commissione.

La Commissione approva l'emendamento 11.3 del relatore e l'emendamento11.2 della II Commissione.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, ritira il suo subememendamento 0.14.1.1 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 14.1 della XIII Commissione.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, esprime parere favorevole emendamento 14.1 della XIII Commissione.

La Commissione approva l'emendamento 14.1 della XIII Commissione.
La Commissione passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 15.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, esprime parere favorevole sull'emendamento15.1 della II Commissione e sul comma 1 dell'emendamento 15.01 Piro.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, concorda con il parere del relatore.

La Commissione approva l'emendamento 15.1 della II Commissione e l'emendamento 15.01 Piro limitatamente al comma 1.
La Commissione passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 17.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 17.1 della XIII Commissione e 17.2 del Governo, sull'emendamento 17.3 Misuraca qualora riformulato come richiesto nel parere espresso dalla XIII Commissione, e sull'emendamento 17.5 della XIII Commissione.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, concorda con il parere espresso dal relatore.

Franca BIMBI, presidente, dichiara che, poiché non è stata presentata una riformulazione dell'emendamento Misuraca 17.3 che ottemperi al parere espresso dalla Commissione di merito, non lo porrà in votazione.

La Commissione approva gli identici emendamenti 17.1 della XIII Commissione e 17.2 del Governo, e l'emendamento 17.5 della XIII Commissione.


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La Commissione passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 18.

Rosella OTTONE (Ulivo), relatore, esprime parere favorevole sugli emendamenti 18.1, 18.01 e 18.03 del Governo.
Auspica che il Governo ripresenti in Assemblea l'emendamento 18.02 - su cui la IX Commissione ha espresso parere contrario e che quindi non può ora essere messo in votazione - in quanto diretto a interrompere una procedura di infrazione ex articolo 228 del Trattato e a dare esecuzione ad una sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee del 9 dicembre 2004.
Esprime quindi parere contrario sugli emendamenti 18.04 e 18.05 Pini, sugli identici emendamenti 18.06 Pini, 18.07 Di Virgilio e 18.08, nonché sugli emendamenti 18.09 Volonté e 18.010 Di Virgilio.

Emma BONINO, Ministro per il commercio internazionale e le politiche europee, concorda con il parere espresso dal relatore.

La Commissione approva gli emendamenti 18.1, 18.01 e 18.03 del Governo, e respinge gli emendamenti 18.04 e 18.05 Pini, gli identici emendamenti 18.06 Pini, 18.07 Di Virgilio e 18.08, e gli emendamenti 18.09 Volonté e 18.010 Di Virgilio.
La Commissione delibera quindi di dare mandato al relatore a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul testo del disegno di legge comunitaria 2006, come risultante dalle modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente.

Franca BIMBI, presidente, si riserva quindi di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2005.
Doc. LXXXVII, n. 1.
(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 18 luglio 2006.

Sandro GOZI (Ulivo), relatore, raccomanda l'approvazione della proposta di relazione da lui presentata nella seduta del 18 luglio.

Emma BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, esprime apprezzamento per la proposta di relazione presentata dal relatore.

La Commissione approva quindi la proposta di relazione per l'Assemblea formulata dal relatore.

La seduta termina alle 15.55.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 19 luglio 2006. - Presidenza del presidente Franca BIMBI. - Interviene il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino.

La seduta comincia alle 15.55.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011.
Doc. LVII, n. 1.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Michele PISACANE (Pop-Udeur), relatore, ricorda che il Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011 reca gli indirizzi programmatici della politica economica e finanziaria che il Governo si prefigge, nel periodo considerato, per rafforzare lo sviluppo economico e sociale del Paese.
In particolare, la strategia di risanamento dei conti pubblici delineata nel


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documento punta sul ritorno del rapporto deficit-pil sotto il «tetto» del 3 per cento indicato dall'Unione europea, favorendo la discesa del debito pubblico. Il Dpef propone, infatti, un quadro di legislatura che, nel 2011, prevede un sostanziale azzeramento del deficit (0.1 per cento del Pil), il ritorno del debito sotto il livello del 100 per cento del Pil (99.7 per cento), la ricostituzione di un avanzo primario consistente (4.9 per cento del Pil) e un tasso di crescita del prodotto interno lordo pari all'1.7 per cento.
La XIV Commissione è chiamata ad esaminare il DPEF per le parti di propria competenza, che nel caso di specie vanno inquadrate, anzitutto, nell'ottica del rispetto e della conformità degli indirizzi comunitari in materia di bilancio e di politica economica.
Il Documento è stato, infatti, redatto in linea con l'impegno di raggiungere un rapporto deficit/PIL inferiore al 3 per cento nel 2007, derivante dalla raccomandazione del Consiglio UE nell'ambito della procedura di disavanzo eccessivo, avviata nei confronti dell'Italia nel luglio 2005.
Inoltre, anche gli interventi settoriali prospettati dal documento si collocano nel quadro o comunque tengono conto della normativa europea in vigore o in fase di predisposizione nonché delle iniziative strategiche adottate dalle istituzioni europee con riferimento a specifiche politiche.
Prima di illustrare i macro obiettivi per il periodo di riferimento, occorre pertanto ripercorrere brevemente i risultati relativi al 2005 e le stime per l'anno in corso.
Per quanto riguarda il 2005, lo scostamento tra obiettivi e risultati di finanza pubblica è stato particolarmente ampio. L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche - originariamente previsto al 2,7 per cento del Pil - si è attestato al 4,1 per cento, crescendo di oltre 10 miliardi di euro rispetto al 2004. Si è fortemente ridotto il rapporto tra saldo primario e Pil (0,4 per cento), che aveva superato il 6,5 per cento nel 1997: secondo stime contenute nel Dpef, il peggioramento del saldo tra il 2004 e il 2005 è attribuibile all'andamento solo per otto decimi di punto. Il debito ha subito, dopo oltre un decennio, una inversione di tendenza, con un aumento dell'incidenza sul prodotto interno lordo, dal 103,9 al 106,4 per cento.
Nel confronto europeo il disavanzo dei conti dell'Italia in rapporto al Pil ha superato la media dell'Uem di 1,7 punti percentuali; il rapporto debito/Pil è risultato inferiore solo al dato della Grecia. La quota della spesa complessiva delle Amministrazioni pubbliche - che ancora nel 2002 era inferiore alla media della Uem - è risultata superiore alla media europea di 0,7 punti.
Ricorda che in corso d'anno le stime dei conti pubblici erano state via via riviste in peggioramento. Già la Relazione trimestrale di cassa presentata a fine aprile dimezzava la previsione di crescita economica dal 2,1 all'1,2 per cento e ipotizzava un peggioramento nei conti pubblici, che portava a stimare il rapporto indebitamento/PIL al 3,5 per cento. Nel luglio 2005, il Consiglio della UE rilevava una situazione di «disavanzo eccessivo» e stabiliva un termine di sei mesi per adottare misure correttive. La modifica in direzione di una maggiore flessibilità delle regole del Patto di stabilità e crescita consentiva, tuttavia, all'Italia di concordare una chiusura dei conti pubblici del 2005 al di là della soglia prevista dal protocollo di Maastricht, garantendo, però, un percorso di riequilibrio pluriennale che avrebbe dovuto ricondurre l'indebitamento netto entro il 3 per cento del Pil nel 2007, con una correzione strutturale dei conti dell'1,6 per cento nel biennio 2006-2007.
Con la manovra finanziaria presentata nell'ottobre 2005, il governo Berlusconi puntava all'obiettivo di produrre effetti di contenimento del disavanzo pari allo 0,8 per cento del Pil, così da consentire di ricondurre, nel 2006, il rapporto indebitamento/Pil dal 4,6 per cento tendenziale al 3,8 per cento. Le minori spese e le maggiori entrate programmate avrebbero dovuto assicurare circa 19 miliardi di euro, da destinare per 11,5 (pari allo 0,8 per cento) alla riduzione del disavanzo tendenziale e per circa 7,5 miliardi a maggiori spese indifferibili e a «interventi


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espansivi». La dimensione della manovra appariva coerente con l'indicazione fornita dal Consiglio della UE.
Una evoluzione tendenziale dei conti pubblici nel 2006 più negativa del previsto induceva, tuttavia, il governo, già all'inizio di ottobre, a predisporre una prima integrazione della manovra correttiva (decreto legge n. 203 del 2005 «Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria»): le misure di riduzione del disavanzo crescevano, infatti, da 11,5 a 16,2 miliardi (dallo 0,8 all'1,1 per cento del Pil). La ragione di tale adeguamento era connessa all'evidenza di un grave ritardo nella realizzazione del programma di dismissioni immobiliari.
Nel corso dell'esame parlamentare, la manovra delineata dal disegno di legge finanziaria e dal decreto legge n. 203 del 2005 si è modificato, nel senso di un rafforzamento degli interventi di contenimento del disavanzo. È, infatti, prevalso l'intendimento di accentuare il percorso di rientro degli squilibri dei conti pubblici, alla luce delle raccomandazioni emerse in sede europea. Il complesso delle misure di contenimento è stato, definitivamente, portato a quasi 28 miliardi di euro, ben 9 miliardi oltre l'importo originario previsto nel disegno di legge. Poco più di 20 miliardi (pari all'1,4 per cento del Pil) sono stati destinati alla riduzione del disavanzo tendenziale, mentre sono stati confermati i 7,6 miliardi per gli interventi espansivi.
In occasione dell'Aggiornamento del Programma di stabilità, nel dicembre 2005, il Governo ha, quindi, deciso di proporre un più ambizioso obiettivo di disavanzo, fissando per il 2006 al 3,5 per cento (in luogo del 3,8 precedente) il rapporto indebitamento netto/Pil e all'1,3 per cento il rapporto avanzo primario/Pil.
In relazione a ciò, il 14 marzo 2006, il Consiglio UE ha ritenuto il programma di stabilità presentato dall'Italia compatibile con una correzione del disavanzo eccessivo entro il 2007, a condizione di un'attuazione completa ed effettiva della manovra di bilancio 2006 e dell'individuazione e attuazione di ulteriori e sostanziali misure correttive nel 2007.
Per quanto riguarda l'anno in corso, nell'arco di poco più di tre mesi le valutazioni ufficiali sull'andamento dei conti pubblici hanno dovuto registrare significative variazioni.
All'inizio di aprile, la Relazione trimestrale di cassa ha rivisto i conti per il 2006 alla luce dei risultati definitivi per il 2005. Ne è derivato un peggioramento del rapporto indebitamento/Pil al 3,8 per cento (dall'originario 3,5 per cento), un avanzo primario pari allo 0,6 per cento del Pil, un debito pubblico pari al 108 per cento del Pil (in assenza di dismissioni mobiliari). Tali stime erano condizionate alla piena realizzazione degli effetti di contenimento definiti con la legge finanziaria.
Successivamente, la «due diligence», disposta dal nuovo governo e resa nota ai primi di giugno, rilevava fattori di criticità che comportavano una revisione peggiorativa del quadro di finanza pubblica per il 2006: il rapporto indebitamento/Pil era stimato in crescita, con una «forchetta» compresa tra il 4,1 e il 4,6 per cento. Il valore più basso era legato alle tendenze di entrate e spese nella prima parte dell'anno, che evidenziava un migliore andamento del gettito tributario (in quella fase stimato in 2,5 miliardi) e una più rapida dinamica della spesa corrente (spesa sanitaria, spesa degli enti locali e spesa per interessi sul debito) valutata in 5,8 miliardi. I rischi di un ulteriore aggravamento del deficit erano riferiti, invece, sia alla possibile inefficacia di alcuni interventi disposti dalla finanziaria per il 2006 (concordato fiscale e spesa corrente degli enti locali) che avrebbe prodotto un peggioramento aggiuntivo dell'ordine dello 0,3 per cento in rapporto al Pil, sia all'esigenza di correggere misure di contenimento della spesa, anch'esse contenute nella finanziaria, che avrebbero determinato un blocco degli investimento o difficoltà nel funzionamento di alcune amministrazioni.
Nell'intervallo tra la «due diligence» e la presentazione del Dpef 2007-2011, le


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nuove e più ottimistiche stime sulla crescita economica e il risultato, nel mese di giugno, dell'autotassazione molto positivo hanno determinato le condizioni per un'impostazione dell'azione correttiva diversa dalle attese. Il rafforzamento per via amministrativa dei controlli della spesa delle amministrazioni centrali è stato, infatti, accompagnato da una manovra (decreto legge n. 223 del 2006) più orientata al rilancio degli investimenti in infrastrutture che al contenimento del disavanzo, stimato in non più dello 0,1 per cento del Pil.
Il Dpef, sulla base dell'intervento deciso in via d'urgenza, ha definito il quadro di preconsuntivo del 2006, fissando al 4 per cento il rapporto indebitamento/Pil.
Il quadro programmatico di finanza pubblica indica i valori-obiettivo dei saldi e le dimensioni quantitative degli interventi correttivi necessari per colmare il divario tra andamento tendenziale e obiettivi.
In particolare, per il 2007 la manovra lorda dovrebbe commisurarsi in circa 35 miliardi (2,3 per cento del Pil), dei quali 20 sarebbero destinati a ridurre il disavanzo tendenziale (dal 4,1 al 2,8 per cento del Pil) e 15 miliardi destinati a spese di sostegno dello sviluppo e per obiettivi di equità.
Negli anni successivi, la manovra lorda è diretta a ridurre ulteriormente l'indebitamento netto, che passa al 2,2 del Pil nel 2008 (rispetto al dato tendenziale del 4, 1), all'1,6 nel 2009 (rispetto al dato tendenziale del 4,1), allo 0,8 nel 2010 (rispetto al dato tendenziale del 3,9) per giungere ad un pareggio nell'ano terminale, -0,1 (rispetto al dato tendenziale del 3,8).
Parallelamente il Dpef prevede un percorso di rientro del debito, che dal 107,5 del Pil nel 2007 scende al 99,7 nel 2011 (rispetto al 110,5 per cento del tendenziale)
Il DPEF non fornisce indicazioni puntuali sulla natura e sulle dimensioni dei possibili interventi di contenimento della spesa o di incremento delle entrate che comporranno la manovra della prossima legge finanziaria.
Non mancano, tuttavia, enunciazioni sugli indirizzi generali che dovrebbero ispirare l'azione del governo in materia di politica dell'entrata e nei principali comparti della spesa pubblica.
Oltre a garantire un aggiustamento dei conti pubblici, gli interventi delineati dal documento di programmazione definiscono un approccio organico di ampio respiro e una serie di interventi a sostegno della competitività e della crescita che si iscrivono coerentemente nel quadro delle misure di attuazione della Strategia di Lisbona.
È di estrema importanza il fatto che il documento, preso atto del ritardo di crescita accumulato dal nostro paese ed esaminati i fattori che hanno determinato tale situazione, prospetti un'azione su tre assi considerati inscindibili: risanamento, promozione dello sviluppo e dell'equità.
Pertanto, il DPEF prevede, per un verso, interventi di riforma del mercato dei beni, dei servizi e del lavoro, di promozione della concorrenza, di rilancio degli investimenti e della ricerca, di riqualificazione del sistema produttivo e di recupero della competitività. Per altro verso, il documento prevede misure specifiche per il rilancio dell'occupazione e dei diritti delle donne, dei giovani e della famiglia al fine di superare i vincoli che ostacolano la loro piena partecipazione alla vita economica e sociale del Paese.
Questo approccio è pienamente coerente con l'impostazione della Strategia di Lisbona, come rivista dl Consiglio europeo di marzo 2005, che abbina agli interventi intesi al rilancio della competitività e dell'occupazione misure generali e settoriali di natura sociale.
In questo contesto va sottolineato, pertanto, anzitutto la rispondenza agli obiettivi di Lisbona, degli interventi ambiziosi prospettati dal DPEF in relazione alla liberalizzazione dei mercati, alla promozione della concorrenza, agli investimenti in ricerca e sviluppo alla dimensione e internazionalizzazione delle imprese, alle infrastrutture e reti, all'energia e alla sostenibilità ambiente.


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In secondo luogo, va sottolineato come le misure per l'occupazione, le pari opportunità e più in generale di natura sociale, si iscrivano secondo un indirizzo organico nel contesto degli indirizzi delineati da specifiche iniziative tuttora in via di definizione o attuazione a livello europeo, per l'occupazione e la solidarietà sociale, per promuovere il coinvolgimento attivo delle persone più lontane dal mercato del lavoro, per favorire l'inclusione e la protezione sociale.
Occorrerà naturalmente verificare come le misure di attuazione di tali obiettivi delineati dal DPEF, una volta presentate, possano sfruttare appieno le sinergie con gli obiettivi, gli interventi e gli eventuali finanziamenti previsti negli strumenti normativi e di indirizzo dell'Unione europea.
In ogni caso, ai fini della valutazione dell'adeguatezza degli interventi di attuazione a livello nazionale della strategia di Lisbona, sarà fondamentale verificare la consistenza delle risorse destinate a finanziare il Piano per l'innovazione, la crescita e l'occupazione (PICO), presentato dal Governo nell'ottobre 2005.
Il Piano indica, infatti, le riforme, le misure e gli interventi nazionali programmabili per perseguire gli obiettivi dell'Accordo di Lisbona, individuando a tal fine cinque finalità prioritarie: l'ampliamento dell'area di libera scelta dei cittadini e delle imprese; l'incentivazione della ricerca scientifica e tecnologica; il rafforzamento dell'istruzione e della formazione; l'adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali; la tutela dell'ambiente. A tal fine, il Piano ha individuato la necessità di puntare sia su provvedimenti di carattere generale per il sistema economico (tra i quali si ricordano una più ampia liberalizzazione dell'offerta nel settore dei servizi, una più libera espressione del mercato - nei settori indicati dall'Autorità garante della concorrenza e dalle altre Autorità - e dei prezzi, la creazione di un contesto normativo propizio agli investimenti, all'innovazione e allo sviluppo, tramite una semplificazione legislativa, nonché la piena attuazione della «politica di coesione europea», volta a ridurre le disparità economiche tra aree interne all'Unione, con particolare attenzione al Mezzogiorno), sia su progetti specifici con effetti positivi sulla produttività e competitività dell'economia italiana (tra cui si ricorda in particolare il completamento del progetto Galileo per la creazione di una rete satellitare europea).
Per quanto riguarda l'individuazione delle risorse ed il finanziamento dei progetti individuati dal Piano, si ricorda che la legge finanziaria per il 2006 (legge 23 dicembre 2005, n. 266), all'articolo 1, commi 357-360, ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il Fondo per l'innovazione, la crescita e l'occupazione, ripartito con delibere del CIPE, che stabilisce i criteri e le modalità di attuazione dei progetti sulla base delle risorse affluite al fondo medesimo. Peraltro, la medesima legge ha previsto che gli interventi e i progetti previsti dal Fondo possono essere realizzati solo previo reperimento delle risorse finanziarie necessarie da parte di appositi provvedimenti legislativi nonché previa identificazione di ulteriori coperture finanziarie, concordate con la Commissione europea, ai fini della compatibilità con gli impegni comunitari in sede di valutazione del programma italiano di stabilità e crescita. La realizzazione degli interventi è, comunque, subordinata al perseguimento degli obiettivi di riduzione del debito pubblico.
In conclusione, è opportuno ricordare come il documento si riveli in linea con l'evoluzione del contesto comunitario di riferimento, derivante dalla riforma del Patto di stabilità e crescita nonché dall'Accordo sulle prospettive finanziarie e sulle risorse proprie dell'Unione europea 2007-2013, raggiunto il 17 maggio 2006 da Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea.
In relazione al primo profilo, si ricorda che la riforma del Patto di stabilità e crescita è stata conseguente alla bassa crescita a livello europeo, soprattutto nei paesi dell'Euro, dove il PIL ha registrato una crescita media del 1,4 per cento, verificatasi negli anni 2001-2005. La difficile


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fase congiunturale ha portato ad una crescente difficoltà per i paesi europei di rispettare i vincoli imposti dal trattato di Maastricht e dal Patto di stabilità e crescita, soprattutto per quanto concerne il parametro del 3 per cento per il rapporto deficit/PIL (indebitamento netto). Nel 2005 si è dunque approdati ad una revisione del Patto, che ha visto l'introduzione di un margine di flessibilità nella valutazione del rispetto dei parametri e un minor rigore per delineare i percorsi di rientro dei Paesi non in linea con i parametri medesimi.
In particolare, sono stati ampliati i casi in cui il superamento del valore del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL può essere considerato eccezionale e temporaneo e può quindi (se resta vicino a detto valore) essere giustificato, come nei casi di tasso di crescita negativo o di una diminuzione cumulata della produzione, realizzatisi durante un periodo prolungato di crescita molto bassa in relazione alla crescita potenziale.
Per quanto riguarda, invece, le prospettive finanziarie, si ricorda che sulla base dell'accordo raggiunto, il massimale medio delle spese dell'UE per il 2007-2013 è fissato all'1,048 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in stanziamenti di impegno (pari a 864,316 miliardi di euro) e all'1 per cento in stanziamenti di pagamento (pari a 820,780 miliardi di euro). L'accordo comporta, in termini percentuali una netta riduzione del massimale di spesa che era fissato per il periodo 2000-2006 all'1,24 per cento del RNL in stanziamenti di impegno e all'1,14 in stanziamenti di pagamento.
In questo contesto, secondo le prime stime, dovrebbe determinarsi per il nostro Paese una sensibile riduzione delle risorse disponibili per la politica di coesione. Va tuttavia evidenziato che tale contrazione era sostanzialmente inevitabile tenuto conto dell'allargamento a dieci nuovi Stati membri il cui livello di reddito è nettamente inferiore rispetto ai 15 vecchi Stati membri.
L'aspetto che appare ora cruciale è la concreta definizione da parte di ciascuno stato membro, di concerto con la Commissione, di obiettivi, priorità e programmi di spesa sulla cui base saranno concretamente erogati gli stanziamenti dei fondi strutturali. In particolare, la nuova disciplina dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013 disegna a questo riguardo un vero e proprio ciclo strategico inteso a garantire il pieno coinvolgimento di tutti i livelli di governo interessati e la conseguente coerenza degli obiettivi e delle azioni realizzate.
È importante quindi, anche alla luce del fatto che le risorse disponibili nel 2007-2013 saranno inferiori rispetto al passato, che la definizione del quadro strategico nazionale per il nostro Paese e dei programmi operativi che ad esso daranno attuazione sia tale da garantire la definizione di obiettivi ed assi di spesa effettivamente prioritari.
Formula quindi una proposta di parere (vedi allegato2).

Franca BIMBI, presidente, ringrazia il relatore per l'ampia relazione svolta e avverte che è in distribuzione la proposta di parere del relatore. Propone quindi che, ove nessuno sia contrario, che la Commissione svolga e concluda nella giornata odierna l'esame del provvedimento in titolo, rinviando l'Ufficio di Presidenza, già previsto per domani, alla prossima settimana.

La Commissione concorda.

Gabriele FRIGATO (Ulivo), concorda con la proposta di parere del relatore. Sottolinea l'importanza del documento di programmazione in quanto riassume gli obiettivi e i grandi indirizzi di politica economica del Governo.
L'Italia è in condizione di obiettiva difficoltà per quanto concerne la situazione di bilancio e non può che condividere i richiami del Ministro dell'Econopmia Padoa Schioppa, che proprio ieri sollecitava un'accelerazione nei tempi del rientro dell'indebitamento netto e all'interno dei parametri del Patto di stabilità. Non può, quindi, che esprimere un parere


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favorevole sulla direzione e i tempi prospettati dalla manovra delineata dal documento. Si tratterà di valutare le concrete misure di attuazione che saranno contenute nella prossima legge finanziaria.
Come pure spetterà alla legge finanziaria stanziare adeguate risorse per dare attuazione strategia di Lisbona, per la quale l'Italia registra forti ritardi. Raccomanda, pertanto, al Ministro una particolare attenzione su questi temi...
Per quanto riguarda un'altra tematica rilevante per la Commissione XIV, i fondi strutturali, rileva che in prospettiva saranno destinate all'Italia minori risorse rispetto al passato: Se questo significa che, nel confronto con gli altri paesi, l'Italia ha fatto dei passi avanti, resta pur vero che permangono aree, e non solo al sud, che restano oggetto di attenzione da parte dell'Unione europea nel quadro delle politiche di coesione e di solidarietà sociale, politiche che rappresentano l'essenza dell'Ue. In tale contesto si rende ancor più necessario un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse destinate all'Italia: sotto questo profilo è importante il coinvolgimento dei diversi attori, prima di tutto regioni e parti sociali, pur non dovendo tale coinvolgimento contribuire a ritardi che pregiudicherebbero i finanziamenti stessi. Richiama infine l'attenzione del Ministro sulla necessità che, in sede di predisposizione del bilancio, siano stanziate risorse adeguate al cofinanziamento dei progetti e i programmi che beneficiano dei finanziamenti comunitari in quanto, se non fosse garantita la sussidiarietà, le risorse comunitarie verrebbero meno.
Preannuncia infine voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Vincenzo NESPOLI (AN), osserva che il Documento di Programmazione economica e finanziaria costituisce una cornice per le scelte che saranno compiute con la legge finanziaria. Gli obiettivi programmatici in esso contenuti appaiono eccessivamente ottimistici e difficilmente potranno essere raggiunti. Non è chiaro comunque come, poiché il documento non offre un quadro preciso sulle misure che il Governo intende adottare per garantire il raggiungimento degli obiettivi medesimi.
Si sofferma quindi sulla questione concernente le politiche di coesione e i fondi strutturali ricordando che, nella precedente legislatura, la Commissione aveva avviato un'indagine conoscitiva per verificare l'effettiva utilizzazione dei fondi e la «qualità» della spesa. Proprio su quest'ultimo aspetto erano emersi, con riferimento ad alcune regioni, come ad esempio la Campania elementi che suscitavano perplessità.
Rileva quindi che il Documento di programmazione non reca alcun accenno a misure per il Mezzogiorno che pure, durante la scorsa campagna elettorale, era stato dichiarato una priorità dalle forze del centro-sinistra.
Il DPEF, per contro, indica alcuni settori dove il Governo intende operare tagli alla spesa, tra cui la sanità, gli enti locali, la Pubblica Amministrazione, adducendo come spiegazione che essi avrebbero conosciuto una crescita sostenuta negli anni passati: spiegazione, peraltro, in contrasto con quanto sostenuto, dalla medesima parte politica, nella precedente legislatura.
Quanto, infine, all'Agenda di Lisbona, quasi tutti i Paesi sono in ritardo: spera che la legge finanziaria si faccia carico adeguatamente della questione anche sotto il profilo finanziario, laddove non rintraccia alcun segnale nel DPEF.

Arnold CASSOLA (Verdi), ritiene opportuno un maggiore coinvolgimento degli italiani all'estero nei programmi europei. Auspica che il Governo possa favorire alcune iniziative, come ad esempio i programmi Culture 2000 e Equal.

Emma BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, osserva che sull'attuazione dell'Agenda di Lisbona ci si trova a metà percorso, e che i ritardi sono generalizzati, fatta eccezione per alcuni paesi del nord Europa, come la Svezia e la Finlandia. Il Commissario europeo, in visita in Italia in questi giorni, ha confermato che il ritardo è diffuso. Gli obiettivi fissati dall'Agenda restano, tuttavia,


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validi. Non si può restare competitivi e crescere senza un livello adeguato di ricerca e innovazione. Auspica pertanto che si possa mantenere l'impegno di destinare alla ricerca il 2,5 per cento come era stato promesso.
Quanto alle tematiche relative ai fondi strutturali, esprime apprezzamento per l'intenzione della Commissione di svolgere un'indagine conoscitiva.. Molte risorse comunitarie sono state perse per ritardi, e quelle spese non sempre sono state utilizzate bene. L'indagine contribuirà a metterà a fuoco le cause e potrà contribuire a migliorare l'utilizzo dei fondi nel prossimo ciclo di programmazione.
Per quanto riguarda i tagli agli enti locali e alla Pubblica Amministrazione cui si accenna nel DPEF, rileva che obiettivo del Governo non è di ridurre i servizi, ma piuttosto ridurre l'area di sprechi e di inefficienza che attualmente si riscontra.
Per quanto riguarda il coinvolgimento degli italiani all'estero nei programmi comunitari, c'è interesse di tutti i Paesi, come ad esempio la Francia, in questa direzione, ma gli attuali regolamenti finanziari comunitari non sembrano consentire grandi spazi.
Esprime, infine, apprezzamento per la proposta di parere del relatore.

Michele PISACANE (Pop-Udeur), relatore, raccomanda l'approvazione della proposta di parere da lui presentata.

La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole del relatore.

La seduta termina alle 16.45.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 27, del 18 luglio 2006, a pagina 151, seconda colonna, diciassettesima riga, la parola: «sei» è sostituita dalla seguente: «tre».
A pagina 173, seconda colonna, quarantaquattresima riga, la parola: «Bonino» è sostituita dalle seguenti: «per le politiche europee».
A pagina 174, seconda colonna, decima riga, la parola «comunitarie» è sostituita da «europee».