V Commissione - Giovedì 14 settembre 2006

TESTO AGGIORNATO AL 19 SETTEMBRE 2006


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00156 Zorzato: Istituzione della Commissione Faini.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione l'onorevole Marino Zorzato pone quesiti in ordine alle analisi e alle conclusioni formulate dalla «Commissione Faini» sull'andamento dei saldi di finanza pubblica.
Al riguardo, si fa presente che, in vista della predisposizione del Documento di Programmazione Economico Finanziaria per il quadriennio 2007-2011, il Ministro dell'economia e delle finanze ha conferito al professor Riccardo Faini l'incarico di consigliere esperto di politica economica nell'ambito del Gabinetto, al fine di procedere ad una valutazione aggiornata degli equilibri e delle tendenze dei conti pubblici, partendo dall'analisi inclusa nei documenti di finanza pubblica presentati in Parlamento, in particolare, dall'ultima Relazione Trimestrale di Cassa.
Il lavoro del professor Faini si è svolto sulla base delle elaborazioni e delle competenze dei Dipartimenti del Ministero, i quali hanno avuto un ruolo centrale nell'analisi e nell'aggiornamento dei dati, e si è avvalso anche della collaborazione dell'ISTAT, della Banca d'Italia e dell'Istituto di Studi e Analisi Economica.
Pertanto, la nomina della Commissione non ha in alcun modo leso le competenze e le professionalità delle amministrazioni e degli organi istituzionalmente competenti a verificare l'andamento dei saldi di finanza pubblica.
Giova precisare che le considerazioni e le conclusioni della Commissione Faini sui risultati e sui rischi per la finanza pubblica sono state condivise da tutti i partecipanti al lavoro di analisi e di aggiornamento dei dati, sia sul piano metodologico che su quello dei contenuti, e sono state messe immediatamente a disposizione del Presidente del Consiglio dei ministri e di tutti i componenti della compagine ministeriale. Tali conclusioni, successivamente, sono state trasmesse al Presidente della Repubblica e ai Presidenti della Camera e del Senato.
Tutte le risultanze dei lavori sono state puntualmente esposte, e sono tuttora consultabili, sul sito Internet del Ministero dell'economia e delle finanze alla voce «Verifica dei Conti Pubblici».
Si soggiunge che con il decreto-legge n. 223 del 4 luglio 2006 si è dato corpo a una manovra che doveva provvedere a ridurre lo sbilancio dei conti pubblici per circa lo 0,1 per cento di PIL nel 2006 e, nel contempo, avere un carattere permanente, andando ad incidere per circa mezzo punto percentuale di PIL nel 2007 e negli anni seguenti.
Ciò ha certamente influito sull'atteggiamento della Commissione europea, la quale, comunque, in sede di riunione ECOFIN dell'11 luglio scorso si è riservata di formulare il proprio giudizio sui conti italiani in attesa dell'emanazione della legge finanziaria 2007.
Il giudizio della Commissione europea si fonda sull'esame del programma di stabilità italiano che dovrà essere presentato entro il 1o dicembre 2006.
L'evoluzione degli indicatori di finanza pubblica tra la Relazione Trimestrale di Cassa di aprile e il DPEF di luglio 2006 ha avuto il seguente andamento relativamente al rapporto deficit-PIL e alla crescita del PIL.
Nella Relazione Trimestrale di Cassa le due grandezze sono, rispettivamente, 3,8 e 1,3.


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Nella due diligence i valori sono 4,1-4,6 nel rapporto deficit-PIL e 1,3 nella crescita del PIL.
Nel DPEF 2007-2011 le due grandezze sono, rispettivamente, 4,0 e 1,5.
La previsione dell'indebitamento netto nel DPEF sconta:
una correzione dello 0,1 per cento dovuta al citato decreto-legge n. 223 del 4 luglio 2006;
il miglioramento della stima di crescita del PII, dall'1,3 per cento (contenuta nella due diligence) all'1,5 per cento del DPEF; tale miglioramento si riflette in una riduzione di 0,1 per cento del deficit;
un aumento consistente delle entrate tributarie, dovuto in parte a introiti una tantum - stimati in 3,1 miliardi su base annuale (0,2 per cento) - che non sono replicabili e che causeranno minori introiti nei prossimi anni.

Il livello di indebitamento stimato nel DPEF al 4 per cento, se considerato a condizioni «invariate» rispetto alla due diligence, corrisponde a un rapporto deficit-PIL del 4,2 per cento in linea con i risultati della stessa due diligence e superiore di 4 decimi di punto di PIL alle previsioni di disavanzo contenute nella Relazione Trimestrale di Cassa. I rischi di attuazione della Legge finanziaria 2006 (pari a 0,2 per cento) erano pienamente giustificati e si sono puntualmente materializzati; il Governo ha dovuto stanziare, infatti, 2,8 miliardi per evitare la chiusura dei cantieri ANAS e Ferrovie dello Stato.
Le entrate a carattere una tantum, peraltro, secondo le regole fissate dalla Commissione europea, non rilevano per la correzione strutturale del deficit come concordato nell'ECOFIN del mese di luglio 2005; in quella sede la Commissione raccomandava all'Italia di conseguire un aggiustamento strutturale, al netto di operazioni una tantum, pari all'1,6 per cento del PIL nel biennio 2006-2007 ai fini del rientro del deficit entro il limite del 3 per cento nel 2007.
I dati provvisori sul fabbisogno del settore statale mostrano ora un andamento dei conti migliore di quanto previsto in sede di DPEF. Occorre, comunque, verificare, quanto del miglioramento dei risultati di cassa dei primi sette mesi si possa riflettere sul fabbisogno annuo del settore statale e su quello delle pubbliche amministrazioni nel loro complesso e quanto l'eventuale miglioramento dei flussi di cassa trovi corrispondenza nei conti della pubblica amministrazione in termini di competenza economica.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00176 Garnero Santanchè: Entità e composizione della manovra di finanza pubblica e nota di aggiornamento al DPEF.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

GARNERO SANTANCHÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella scorsa legislatura sono stati compiuti notevoli sforzi per mantenere gli impegni assunti a livello comunitario e per rispettare gli obiettivi stabiliti per quanto concerne i saldi di finanza pubblica, nonostante il progressivo deterioramento dei quadro macroeconomico;
in particolare, il Governo e la maggioranza hanno perseguito con coerenza l'obiettivo di evitare il ricorso alla leva tributaria nella convinzione che un aggravio della pressione fiscale avrebbe ulteriormente peggiorato le prospettive di ripresa economica;
per questo motivo, si era privilegiata la strada della riduzione delle spese, avviando alcune riforme di carattere strutturale volte a incidere sui fattori determinanti l'andamento delle stesse spese e adottando una serie di interventi per il potenziamento degli strumenti di controllo e monitoraggio dei flussi di spesa;
tali interventi, oggetto di successivi affinamenti e correzioni nel corso della legislatura, hanno significativamente contribuito al contenimento delle spese e si fondavano sul presupposto che una qualificazione della spesa pubblica, volta a indirizzare la stessa prioritariamente verso forme di impiego in grado di determinare effetti positivi sull'economia reale, costituisce uno strumento essenziale dì politica economica;
alcuni degli interventi adottati nel corso della precedente legislatura hanno trovato sostanziale riscontro nelle misure poste in essere dal Governo in carica con il decreto-legge n. 223 del 2006, convertito dalla legge n. 248 del 2006, allo scopo di assicurare il rispetto degli obiettivi fissati per l'anno in corso;
nel riproporre interventi di contenimento delle spese mediante la previsione della indisponibilità di quota parte degli stanziamenti iscritti a bilancio con riferimento alle diverse amministrazioni, l'attuale Governo e la maggioranza parlamentare hanno di fatto smentito le critiche che erano state avanzate nella precedente legislatura con riferimento alle disposizioni di contenuto analogo poste in essere dal precedente esecutivo;
per quanto concerne il 2007, il Governo ha preannunciato, nell'ambito del DPEF, l'intenzione di porre in essere una manovra di importo complessivo di 35 miliardi di euro, di cui 20 miliardi di interventi correttivi e 15 miliardi di interventi volti a sostenere lo sviluppo;
nell'ambito del medesimo DPEF si sottolineava con notevole enfasi che gli interventi correttivi si sarebbero tradotti in primo luogo in misure strutturali sulle principali voci di spesa, a tal fine evidenziando nel sistema pensionistico, nel servizio sanitario, nelle amministrazioni pubbliche e nella finanza degli enti decentrati i grandi comparti nei quali si sarebbe dovuta concentrare la politica di contrazione delle spese;
nelle scorse settimane sono state rilasciate da autorevoli rappresentanti del Governo diverse dichiarazioni da cui si evincerebbe che l'andamento del gettito tributario risulterebbe assai più favorevole delle previsioni iniziali e che, in particolare, i dati del fabbisogno di cassa evidenzierebbero un netto miglioramento rispetta allo scorso anno;
tali dichiarazioni costituiscono una palese smentita delle affermazioni, secondo l'interrogante, catastrofiste e allarmistiche rilasciate dal Ministro dell'economia e delle finanze negli scorsi mesi per cui l'andamento dei saldi di finanza pubblica sarebbe talmente grave da evidenziare una situazione addirittura peggiore rispetto a quella del 1992;
l'improvviso e non motivato miglioramento degli scenari della finanza pubblica avrebbe indotto il Governo a ridimensionare l'entità della manovra correttiva che, secondo quanto riportato dai giornali, sarebbe ridotta a 30 miliardi di euro, se non addirittura a 27;
risulterebbe in particolare esclusa, per ragioni che sembrano doversi ricondurre a problemi di carattere politico, l'eventualità di interventi volti al contenimento della spesa previdenziale nell'ambito della prossima manovra finanziaria;
tra le notizie di cui hanno dato conto i giornali nelle scorse settimane particolarmente curiosa risulta quella secondo la quale il Ministro dell'economia e delle finanze avrebbe replicato alle critiche mossegli da un autorevole studioso secondo cui, nonostante i propositi, non vi sarebbe stato sino ad ora alcun segnale concreto del Governo per quanto concerne la politica di contenimento delle spese, inviando un messaggio dì risposta a un numero limitato di interlocutori «privilegiati», piuttosto che fornire chiarimenti sulle sue reali intenzioni all'opinione pubblica e al Parlamento, in tal modo dimostrando, ad avviso dell'interrogante, una curiosa concezione della democrazia fortemente venata da pregiudizi di tipo elitario;
in sostanza, si evidenzia una notevole contraddittorietà negli orientamenti del Governo che danno, secondo l'interrogante, l'impressione di una scarsa coerenza e di una incertezza. In particolare, risulta fortemente ridimensionato l'obiettivo di proseguire sulla strada, intrapresa nella scorsa legislatura, del contenimento delle spese e si prospetta il rischio dell'utilizzo in via prioritaria dello strumento tributario per il perseguimento degli obiettivi dei saldi -:
se non ritenga necessario fornire quanto prima al Parlamento tutti i chiarimenti opportuni sulla effettiva entità della manovra che il Governo intende porre in essere per il prossimo anno, sulla sua composizione, con particolare riferimento ai settori in cui si intende intervenire ai fini del contenimento delle spese e sull'incidenza che assumerà nell'ambito della manovra il ricorso alla leva tributaria, mediante la tempestiva presentazione di una nota di aggiornamento al DPEF.
(5-00176)

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Con l'interrogazione a risposta immediata l'onorevole Daniela Garnero Santanchè, nel richiamare l'azione realizzata nella passata legislatura per il risanamento dei conti pubblici, chiede chiarimenti sulla manovra che si intende porre in essere per il prossimo anno.
Con riferimento all'azione svolta nella passata legislatura, occorre premettere che:
il deficit della pubblica amministrazione ha subito un deterioramento dall'anno 2000 al 2005 raddoppiando in rapporto al PIL e in valore assoluto;
l'avanzo primario è sceso dal 4,3 per cento del PIL allo 0,5 di fine periodo;
il saldo di parte corrente è passato da un avanzo pari all'1,3 ad un disavanzo dello 0,5 per cento del PIL;
le spese correnti al netto degli interessi sono cresciute in rapporto al PIL, passando dal 37,3 a circa il 40 per cento, e in valore assoluto di oltre il 27 per cento;
il disavanzo di cassa ha mostrato un trend crescente con un netto incremento nell'anno 2005 che ha comportato un aumento del debito pubblico passato dal 103,8 per cento nel 2004 al 106,4 per cento nel 2005 in termini di PIL.

Il dato più eloquente per comprendere gli andamenti «strutturali» di finanza pubblica è l'avanzo primario corretto per il ciclo economico. Dai dati Commissione europea, riportati in tabella 1, l'avanzo primario corretto per il ciclo in Italia è passato dal 3,5 per cento del PIL nel 2000 a 1,2 per cento del PIL nel 2005, con un deterioramento di 2,4 punti di PIL. Nell'area dell'euro - investita da analoghi andamenti macroeconomici - il peggioramento è stato di soli 0,9 punti di PIL. Anche in Francia e Germania, paesi con simili problemi di finanza pubblica, il deterioramento dell'avanzo primario corretto per il ciclo è stato ben inferiore.

AVANZO PRIMARIO CORRETTO PER IL CICLO (per cento PIL)

Countries 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Differenza
2005-2000
Euro area2,0 1,2 0,6 0,5 0,5 1,1 -0,9
FR. Germany 1,5 -0,3 -0,7 -0,4 -0,6 -0,2 -1,6
France 0,2 0,4 -0,9 -1,3 -1,0 0,1 -0,1
Italy 3,5 2,2 2,1 1,7 1,4 1,2 -2,4

Fonte: EC.


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Se si considerano i dati di bilancio al netto del ciclo e delle misure aventi effetti temporanei sulla base delle valutazioni della Commissione europea, il deficit italiano si colloca nel 2005 al 4,6 per cento del PIL, rispetto al 3,5 per cento della Germania e al 3,7 per cento della Francia.
La tabella successiva mostra la spesa primaria al netto della componente ciclica. Come si osserva la spesa è cresciuta in Italia dal 40,9 per cento del PIL nel 2000 al 43,5 per cento nel 2005 (+2,6 punti di PIL). Tale andamento mostra una dinamica più accentuata della spesa rispetto all'area dell'euro e anche rispetto alle altre due economie (Francia e Germania) con simili problematiche di finanza pubblica.

SPESA PRIMARIA AL NETTO DELLA COMPONENTE CICLICA (per cento PIL)

Countries 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Differenza
2005-2000
Euro area 43,6 43,8 44,3 44,9 44,4 44,5 0,9
FR. Germany 44,6 44,7 45,2 45,3 43,9 43,8 -0,8
France 48,9 48,7 49,8 50,6 50,5 51,2 2,3
Italy 40,9 41,7 41,7 43,1 43 43,5 2,6

Fonte: EC.


Va ricordato che:
l'avanzo primario corretto per il ciclo stimato per il 2006 è pari a 1,1 per cento, mentre nel 1992 fu pari a 2,1 per cento (dati Commissione europea);
il livello del debito pubblico era al 105,2 per cento del PIL nel 1992 ed è stimato nel DPEF al 107,7 per cento per il 2006;
in aggiunta, il tasso di crescita potenziale dell'economia era pari a circa il 2 per cento all'inizio degli anni '90, mentre quello attuale è poco superiore all'1 per cento;
infine, va considerato che si avvicina la fase di maggiore espansione della spesa pubblica dovuta alle dinamiche demografiche: la Commissione Europea ed il Comitato di Politica Economica hanno stimato un aumento strutturale della spesa legata all'invecchiamento della popolazione (pensioni, sanità, cura degli anziani) di 1,8 punti di PIL nel prossimi 20-25 anni.

Tali dati sintetizzano non solo un'analogia tra lo stato di finanza pubblica all'inizio degli anni '90 e le condizioni attuali, ma anzi una maggiore urgenza di risanamento (data la più ridotta crescita potenziale e l'avvicinarsi dell'impatto dell'invecchiamento della popolazione).
Per quanto riguarda l'azione dell'attuale Governo, si fa presente che:
nel Documento di Programmazione Economico finanziaria 2007-2011, il Governo ha quantificato la manovra finanziaria, coerentemente con il percorso di rientro del deficit nel 2007 concordato a livello europeo, in 35 miliardi sulla base degli elementi informativi disponibili alla data di chiusura del documento (7 luglio 2006);
la successiva evoluzione delle entrate tributarie ha evidenziato una dinamica del gettito, per l'anno 2006, superiore per circa 6,5 miliardi rispetto a quanto stimato. L'analisi riferita agli specifici tributi interessati dal maggior gettito ha evidenziato il carattere prevalentemente strutturale dello stesso.

In particolare, si è ritenuto che per gli anni 2007 e seguenti si possa proiettare un


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maggior gettito tributario per circa 5 miliardi all'anno. L'inclusione di tale importo ha determinato, quindi, una riduzione dell'entità della manovra necessaria per conseguire l'obiettivo indicato per il 2007 nel DPEF per pari ammontare.
Per quanto concerne, infine, le misure che compongono la manovra, esse sono attualmente in fase di verifica e concertazione nel rispetto delle complessive compatibilità finanziarie. Resta, comunque, fermo l'impegno del Governo ad intervenire nei grandi comparti di spesa indicati nel DPEF (Amministrazioni pubbliche e pubblico impiego, sistema pensionistico, sistema sanitario, finanza decentrata). Gli specifici interventi verranno indicati sia in sede di Legge finanziaria, che nei provvedimenti di riforma volti a rendere l'andamento della finanza pubblica sostenibile nel lungo periodo.
Si aggiunge che, conformemente ai precedenti esercizi finanziari, il Governo presenterà una nota di aggiornamento del DPEF, nella quale verranno indicati gli ambiti di intervento di eventuali provvedimenti collegati alla Legge finanziaria, da esaminare sulla base della vigente cornice normativa in materia contabile.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00157 Raiti: Costituzione della società pubblica denominata «Riscossione Spa» per la gestione del servizio di riscossione.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

La problematica sollevata dagli Onorevoli interroganti concerne le operazioni di acquisto, effettuate dalla società Riscossione S.p.a., delle aziende concessionarie del servizio di riscossione, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203 (convertito, con modificazioni, nella legge 2 dicembre 2005, n. 248), nonché le attività di vigilanza e controllo, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e della Corte dei conti, nei confronti della Società stessa.
Al riguardo, il Dipartimento per le politiche fiscali e l'Agenzia delle entrate hanno fatto preliminarmente presente che, circa la determinazione dei prezzi di acquisto delle aziende concessionarie, Riscossione S.p.a. ha effettuato la selezione, mediante procedure competitive ai sensi dell'articolo 3, comma 9, del decreto-legge n. 203 del 2006, di un advisor, cui affidare l'incarico di individuare il criterio generale di fissazione dei prezzi di acquisto delle società concessionarie.
La selezione ha condotto alla scelta della società FDP Consulting s.r.l., la quale ha individuato detto criterio con riferimento alle situazioni patrimoniali dei concessionari, alla data del 31 dicembre 2005, redigendo un documento che, per ragioni di trasparenza, Riscossione S.p.a. ha depositato in atti notarili. Conseguentemente, nei contratti preliminari e definitivi stipulati per l'acquisto delle aziende concessionarie, si è fatto riferimento a tale documento, al cui rispetto si sono vincolate entrambe le parti contraenti.
Il Dipartimento per le politiche fiscali ha, inoltre, rappresentato che la determinazione del valore di acquisto delle singole società concessionarie sarà stabilita in modo definitivo, a seguito delle verifiche delle due diligence rispetto ai valori patrimoniali in essere alle date di riferimento delle acquisizioni, che, per assicurare la continuità del servizio di riscossione, dovranno essere completate entro il 30 settembre 2006, termine di scadenza delle concessioni correnti.
Relativamente all'asserita preclusa facoltà della Corte dei conti di svolgere le ordinarie attività di controllo, il predetto Dipartimento ha osservato che, in attuazione del disposto costituzionale (articolo 100, comma 2) circa il rinvio alla legge ordinaria per le determinazioni dei casi e delle forme di controllo sulla gestione finanziaria degli enti da parte della Corte dei conti, l'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 203 del 2005, ha disposto che la carica di Presidente del collegio sindacale della Riscossione S.p.a sia rivestita da un magistrato della Corte dei conti.
Un ulteriore controllo sulla gestione di Riscossione S.p.a. potrà essere indirettamente realizzato dalla Corte dei conti, anche in corso di esercizio, attraverso il controllo sulla gestione del bilancio e del patrimonio dell'Agenzia delle entrate, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20 (Disposizioni in materia di giurisdizione e controllo della Corte dei conti).
Infine, in merito alla funzione di vigilanza esercitata dal Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti della Società di cui trattasi, l'articolo 3, comma 14, del decreto-legge n. 203 del 2006, stabilisce che l'Agenzia delle entrate fornisca al Ministro dell'economia e delle


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finanze i risultati dei controlli da essa effettuati sull'efficacia e sull'efficienza dell'attività svolta dalla Riscossione S.p.a., anche al fine della presentazione di un'apposita relazione annuale al Parlamento sullo stato dell'attività di riscossione.
Per quanto concerne il controllo sulla gestione della Riscossione S.p.a., il Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, disporrà, relativamente all'attività di riscossione mediante ruolo, con un proprio atto di indirizzo, la determinazione delle linee generali e degli obiettivi di gestione. Inoltre, con convenzione triennale tra il Ministro e l'Agenzia delle entrate, saranno fissati i servizi dovuti, gli obiettivi specifici, le strategie per il miglioramento, le risorse disponibili e gli indicatori e i parametri di misurazione dell'andamento della gestione, nell'ambito della quale sarà prevista un'attività di monitoraggio e di controllo.


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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00158 Leddi Maiola: Applicazione delle disposizioni di cui alla legge n. 266 del 2005, in particolare in materia di terreni edificabili.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione l'onorevole Maria Leddi Maiola, nel segnalare, tra l'altro, che il comma 24 dell'articolo unico della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006) prevede la riduzione dei trasferimenti erariali a qualsiasi titolo spettanti agli enti territoriali soggetti al patto di stabilità interno, alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano «in misura pari alla differenza tra la spesa sostenuta nel 2006 per l'acquisto da terzi di immobili e la spesa media sostenuta nel precedente quinquennio per la stessa finalità», ha chiesto di conoscere quali iniziative si intendano assumere per definire l'ambito applicativo della citata norma dal quale, in ogni caso, dovrebbero restare esclusi gli acquisti relativi a terreni edificabili.
Al riguardo, si osserva che la norma del comma 24 dell'articolo unico citato va letta in correlazione con la norma del successivo comma 26 dello stesso articolo unico, per effetto del quale «ai fini del monitoraggio degli obiettivi strutturali di manovra concordati con l'Unione europea nel quadro del patto di stabilità e crescita», le amministrazioni di cui al comma 24 sono tenute a trasmettere al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, «una comunicazione contenente le informazioni trimestrali cumulate degli acquisti e delle vendite di immobili per esigenze di attività istituzionali o finalità abitative», nella quale non si fa, dunque, riferimento ai terreni edificabili. La norma del comma 26 prevede, poi, l'individuazione delle modalità e dello schema della comunicazione attraverso un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.
Vorrei rassicurare l'interrogante che è in corso di predisposizione lo schema di regolamento, con il quale si individuano criteri e modalità in base ai quali operare la predetta riduzione dei trasferimenti erariali ai sensi dell'articolo 1, comma 24. In esso si disciplinano, altresì, le modalità di comunicazione delle informazioni finanziarie relativamente alle sole operazioni di acquisto e di vendita di immobili destinati ad attività istituzionali o a finalità abitative, ai sensi dell'articolo 1, comma 26, con esclusione delle operazioni di acquisto di immobili da destinare a sede di ospedali, ospizi, scuole o asili.
L'onorevole Maiola pone poi la questione che i terreni edificabili non debbano rientrare nel novero dei beni immobili ai quali si applicano le disposizioni.
Dall'analisi del sistema normativo delle norme contenute in finanziaria e, in particolare, nei citati commi 24 e 26 dell'articolo 1, si può osservare che nel tassativo elenco previsto per le comunicazioni non sono ricompresi i terreni edificabili che, quindi, non dovrebbero rientrare tra gli immobili presi in considerazione ai fini della riduzione dei trasferimenti erariali.
D'altra parte, esprime analogo orientamento la Ragioneria Generale, fatte salve le osservazioni che sul regolamento saranno espresse dal Ministero dell'interno, dalla Conferenza Unificata e dal Consiglio di Stato.