XII Commissione - Resoconto di marted́ 7 novembre 2006


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SEDE REFERENTE

Martedì 7 novembre 2006. - Presidenza del vicepresidente Dorina BIANCHI. - Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Giampaolo Patta.

La seduta comincia alle 11.40.

Differimento termini per l'esercizio della delega in materia di Ordini delle professioni sanitarie non mediche.
C. 1609 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del disegno di legge in titolo.

Gero GRASSI (Ulivo), relatore, ricorda che l'articolo 1 del provvedimento in esame proroga di dodici mesi il termine previsto dalla legge n. 43 del 2006 (articolo 4) per l'esercizio della delega, per l'istituzione degli Ordini e Albi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, da attuarsi attraverso uno o più decreti legislativi; in particolare, la norma in esame proroga al 4 settembre 2007 il termine per l'esercizio della suddetta delega, scaduto il 4 settembre 2006. L'articolo 2 stabilisce l'entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Ricorda altresì che la legge n. 43 del 2006 (recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche,


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riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione) detta nuove regole in materia di professioni sanitarie non mediche (infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione) e conferisce una delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali. La norma dispone altresì l'istituzione di nuove professioni in ambito sanitario ed obblighi inerenti la formazione permanente e continua del personale sanitario.
Per quanto riguarda la formazione professionale, fa presente che tra i requisiti essenziali previsti per l'esercizio delle suddette professioni sanitarie, è richiesta un'abilitazione rilasciata dallo Stato, nel rispetto della normativa europea in materia di libera circolazione delle professioni, in seguito al superamento di specifici corsi universitari, da istituire con uno o più decreti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con quello della salute. I corsi sono svolti in tutto o in parte presso le aziende e le strutture del Servizio sanitario nazionale (inclusi gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico - IRCCS), individuate con accordi tra le regioni e le università. Ricorda inoltre che, per il personale sanitario laureato, è prevista la seguente articolazione, conseguente ai vari titoli accademici posseduti: professionisti in possesso del diploma di laurea o del titolo universitario conseguito anteriormente all'attivazione dei corsi di laurea o di diploma ad esso equipollente; professionisti coordinatori in possesso del master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento rilasciato dall'università; professionisti specialisti in possesso del master di primo livello; professionisti dirigenti in possesso della laurea specialistica, con esperienza professionale dipendente quinquennale, oppure ai quali siano stati conferiti incarichi dirigenziali.
Ricorda quindi che la legge consente l'istituzione di nuove professioni in ambito sanitario, operanti su tutto il territorio nazionale, da individuare attraverso direttive comunitarie, ovvero su iniziativa dello Stato o delle regioni, in considerazione degli obiettivi stabiliti dal Piano sanitario nazionale o dai Piani sanitari regionali, che non trovano rispondenza in professioni già riconosciute, collocate comunque nelle citate quattro aree professionali. In particolare, fa presente che le nuove figure professionali sono riconosciute mediante accordi in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni, che individuano il titolo professionale e l'ambito di attività di ciascuna professione. La loro individuazione è subordinata ad un parere tecnico-scientifico, espresso da apposite commissioni nominate dal Ministro della salute e operanti presso il Consiglio superiore di sanità.
Per quanto concerne l'istituzione di ordini professionali, ricorda che il provvedimento istituisce gli ordini e gli albi delle professioni sanitarie, esistenti a quelle di nuova configurazione; a tal fine l'articolo 4 conferisce una delega al Governo, da attuare entro sei mesi dall'approvazione della normativa, attraverso uno o più decreti legislativi, nel rispetto delle competenze delle regioni, da esercitare previo parere della Conferenza Stato regioni e delle commissioni parlamentari competenti, sulla base di determinati principi e criteri direttivi, tra i quali, in particolare: la trasformazione dei collegi professionali esistenti in ordini professionali, con l'istituzione di un ordine specifico, con albi separati per ognuna delle professioni previste, per ciascuna delle citate aree di professioni sanitarie; la possibilità di costituire un unico ordine per due o delle aree di professioni sanitarie individuate; l'eventuale istituzione di ordini separati per le professioni i cui albi abbiano almeno ventimila iscritti; l'aggiornamento della definizione delle figure professionali da includere nelle fattispecie previste dalla legge n. 251 del 2002; l'articolazione degli ordini a livello provinciale o regionale o nazionale, in relazione al numero degli operatori.

Salvatore MAZZARACCHIO (FI) esprime stupore per il fatto che, a quanto è dato capire dalle notizie apparse sulla stampa, il Governo abbia legato tra loro


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due problemi profondamente diversi, quali la riforma e l'eventuale liberalizzazione degli ordini professionali per così dire tradizionali (come ad esempio medici, avvocati, notai, architetti) e il provvedimento in esame che concerne invece l'istituzione di nuovi ordini, intesi come riconoscimento della professionalità e delle giuste aspettative di determinate categorie di personale sanitario non medico. Al riguardo, rileva altresì come si tratti di figure professionali rispetto alle quali si registra da tempo una grave carenza di personale. Dopo aver rilevato come il Governo sembri costantemente impegnato a cercare di deludere le aspettative di rilevanti categorie sociali, osserva come, nel caso di specie, non si tratti certo di figure che possano dar vita a potenti corporazioni. Esprime pertanto, anche a nome del suo gruppo, assoluta contrarietà al differimento di termini disposto dal provvedimento in esame.

Giacomo BAIAMONTE (FI) premette innanzitutto di considerare demagogica la proposta di liberalizzare gli ordini professionali. Dichiara altresì di aver guardato sempre con favore alla funzione assolta dagli ordini professionali, ritenendo che la completa liberalizzazione di determinate professioni fosse contraria alla dignità di quanti le esercitano e agli interessi di cittadini. Ritiene semmai che si debba meglio disciplinare la funzione degli ordini, che troppo spesso assolvono compiti, per esempio di carattere formativo, che a suo avviso non dovrebbero rientrare nelle loro competenze. Dichiara pertanto che una riforma sarebbe senz'altro necessaria, ma che essa debba servire a conferire maggiore rigore e serietà al funzionamento degli ordini professionali.

Giovanni Mario Salvino BURTONE (Ulivo) dichiara di non comprendere gli accenti più critici degli interventi svolti dai deputati dell'opposizione e, in particolare, dal deputato Mazzaracchio. Osserva infatti come il provvedimento in esame si limiti a disporre un mero differimento di termini per l'esercizio di una delega legislativa, al fine di consentire al Governo di intervenire sulla materia tenendo conto della più ampia riflessione sull'insieme degli ordini professionali e dell'evoluzione della normativa comunitaria in materia. Si stupisce inoltre del fatto che l'opposizione, che nella scorsa legislatura non ha saputo portare a compimento la riorganizzazione delle professioni sanitarie non mediche, si scandalizzi oggi per un mero differimento di termini.

Leopoldo DI GIROLAMO (Ulivo) ricorda innanzitutto come, nel corso delle ultime due legislature, maggioranza e opposizione abbiano collaborato al fine di riconoscere e valorizzare le professioni sanitarie non mediche; in particolare, questo lavoro ha consentito di superare l'inappropriata definizione di «professioni paramediche», di sviluppare i profili formativi e di giungere a dettare una nuova disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica, di cui alla legge 10 agosto 2000, n. 251. Il punto d'arrivo del lavoro svolto nelle ultime due legislature è costituito per l'appunto dalla legge 1o febbraio 2006, n. 43, che giudica senz'altro perfettibile, ma complessivamente molto positiva. In proposito, ricorda come, nella scorsa legislatura, si dovettero superare, nel corso dell'esame del progetto di legge, le resistenze di alcune Commissioni, dettate dall'esigenza di affrontare contestualmente il tema della riforma di tutti gli ordini professionali. Ricorda anche, tuttavia, che alla fine si giunse a riconoscere la specificità delle professioni sanitarie, e dunque a disciplinarle autonomamente, in considerazione della loro attinenza a diritti fondamentali della persona. Peraltro, ritiene che sia corretto, da parte dell'attuale Governo, attendere che siano delineate le linee fondamentali del riordino complessivo degli ordini professionali, cui sta lavorando il Ministero della giustizia, prima di esercitare la delega in materia di professioni sanitarie, al fine di garantire i necessari elementi di omogeneità e coordinamento della disciplina in materia.


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Domenico DI VIRGILIO (FI) spiega che i dubbi espressi dall'opposizione circa la reale volontà del Governo di esercitare la delega in materia di professioni sanitarie non mediche dipende dall'ampiezza del differimento di termini. Sottolinea inoltre la contraddizione evidente tra la volontà di liberalizzare gli ordini professionali, più volte espressa da rappresentanti del Governo, e la scelta di istituire nuovi ordini per le professioni sanitarie. Concludendo, chiede al Governo di procedere quanto più rapidamente nell'esercizio della delega.

Il sottosegretario Giampaolo PATTA ricorda che il termine per l'esercizio della delega, originariamente fissato al 4 settembre 2006, ha costretto il Ministero della salute e le categorie coinvolte a procedere con estrema rapidità: tuttavia, il Ministero era riuscito a predisporre in tempo utile lo schema di decreto legislativo. Il Consiglio dei ministri, peraltro, ha assunto l'orientamento di dare mandato al Ministero della giustizia di istruire un riordino complessivo degli ordini professionali, ciò che ha suggerito di rinviare l'approvazione del decreto legislativo. Osserva tuttavia che tale riordino complessivo dovrà garantire la specificità delle professioni sanitarie, e il differimento di termini, di cui al provvedimento in esame, mira precisamente ad assicurare che, qualora non si giunga a rivedere l'intera disciplina degli ordini professionali, sia ancora possibile l'esercizio della delega di cui alla legge n. 43 del 2006. Dichiara peraltro che il Governo è disponibile a valutare le proposte che dovessero andare nel senso di ridurre l'ampiezza del differimento.

Gero GRASSI (Ulivo), relatore, ascoltate con attenzione le considerazioni svolte nel corso del dibattito, esprime una valutazione favorevole sul provvedimento in esame, auspicandone una rapida conclusione.

Dorina BIANCHI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare e precisa che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, stabilirà nella riunione di domani il termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Nuove norme in materia di dispersione e di conservazione delle ceneri.
C. 1268 Zanotti.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della proposta di legge in titolo.

Giovanni Mario Salvino BURTONE (Ulivo), relatore, rileva che la dimensione economica del settore funerario italiano per l'intero territorio nazionale, sulla base di una mortalità nel 2005 pari a 567.304 decessi, viene stimata in circa 2.500 milioni di euro annui, di cui circa la metà per onoranze e trasporti funebri; il servizio necroscopico e cimiteriale e quello di trasporto funebre sono considerati servizi obbligatori per i Comuni e sono diffusi capillarmente sul territorio nazionale: la stima del numero di cimiteri esistenti è pari a 15.384. Ricorda altresì che la proprietà dei cimiteri e dei crematori in Italia è, per la quasi totalità, del comune: la loro gestione è svolta spesso in economia ed in alcune città attraverso aziende speciali o società per azioni partecipate dagli enti locali. I cimiteri sono demaniali e quindi pubblici per natura, anche se la gestione può essere affidata a terzi nei modi consentiti dalla legge.
Ricorda quindi che l'attuale legislazione italiana in materia funeraria è per lo più datata (Testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto n. 1265 del 1934), eccezion fatta per la legge sulla cremazione (legge n. 130 del 2001), peraltro non completamente applicabile o carente. Lo stesso regolamento di polizia mortuaria nazionale, vera e propria norma di settore, risale al 1990, ma è sostanzialmente una riscrittura con modifiche marginali di norme del 1892: ritiene pertanto che occorra al più presto un cambiamento radicale di normativa. Ricorda


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altresì che nella precedente legislatura, si sono realizzate le condizioni per una riforma dei servizi funerari (C. 4144 approvato alla Camera il 17 febbraio 2005 e poi diventato A.S. 3310, mai approvato dal Senato).
Osserva quindi che la proposta di legge in esame, prima firmataria il deputato Katia Zanotti, reca nuove norme in materia di dispersione e di conservazione delle ceneri: si tratta sostanzialmente di una estrapolazione dell'articolo 9 del testo dell'A.S. 3310, limitata al solo aspetto della cremazione. Ritiene che in materia esista la necessità di intervenire con urgenza.
Ricorda infatti che, a seguito della modifica del Titolo V della parte seconda della Costituzione e soprattutto sulla spinta del settore funerario e cimiteriale privato, sia in atto una stagione di regionalizzazione delle norme di settore che ha reso evidente il limite di regole che non tengono in debita considerazione l'orizzonte nazionale ed europeo in cui si inseriscono.
Ricorda altresì che in Italia poco più del 90 per cento delle sepolture avviene a sistema di inumazione (in terra) o di tumulazione (in loculo o in tomba privata); la cremazione è in crescita, anche se tale crescita è fortemente concentrata nelle aree metropolitane e nel Nord del Paese. In tutta Europa è in atto una crescita della cremazione, che comprime le forme di sepoltura tradizionali (in genere è più diffusa la inumazione in terreno che non la tumulazione).
Fa presente inoltre che i due problemi maggiori per le sepolture cosiddette tradizionali sono: la carenza di spazi, determinata essenzialmente da scarsa programmazione e limitate disponibilità finanziarie per gli investimenti; l'efficacia limitata dei tradizionali sistemi di sepoltura, in quanto la tumulazione stagna (una particolarità dell'Italia rispetto al resto del mondo) conserva i cadaveri e rallenta moltissimo i fenomeni di scheletrizzazione, con il risultato che occorrono sempre nuovi posti da costruire per garantire l'equilibrio e sistema ricettivo cimiteriale. Di conseguenza, l'inumazione, che in tempi passati garantiva una rotazione decennale degli spazi ed era una soluzione ritenuta ecologicamente compatibile, sta entrando in crisi laddove le condizioni di trattamento dei cadaveri e quelle dei suoli non favoriscono la scheletrizzazione.
È per tali motivi che giudica favorevolmente lo sviluppo graduale della cremazione, ma anche la modifica delle norme esistenti, in maniera da introdurre anche in Italia la tecnica della tumulazione aerata (la maggiormente diffusa nel mondo) e altre soluzioni che favoriscono la scheletrizzazione delle salme inumate. Ricorda inoltre che l'articolo 3, comma 1, della legge n. 130 del 2001 prevede che con regolamento, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge n. 400 del 1998, con una procedura che vedeva coinvolte anche le commissioni parlamentari competenti, venisse modificato il regolamento governativo di polizia mortuaria: fino ad ora il Governo non è intervenuto per modificare tale regolamento.
Segnala inoltre che la proposta in esame disciplina diversi aspetti della materia, tra i quali assumono particolare rilievo quelli relativi alla volontà testamentaria del defunto ovvero alla volontà dei suoi familiari. Sottolinea inoltre l'opportunità di prevedere che la cremazione abbia luogo all'interno dei cimiteri, garantendo la natura pubblica del servizio; ritiene altresì che sia corretto prevedere che i cimiteri provvedano alla conservazione delle urne contenenti le ceneri. Evidenzia altresì l'opportunità che, nel corso dell'esame, la proposta di legge sia arricchita con altre disposizioni, al fine di prevedere, a titolo esemplificativo, che siano predisposti luoghi per la dispersione delle ceneri, quali i cosiddetti giardini delle rimembranze. Conclude ribadendo che, naturalmente, la proposta di legge in esame è perfettibile, e si dichiara pertanto disponibile a prendere in considerazione le proposte migliorative che saranno formulate.

Donatella PORETTI (RosanelPugno) ricorda che la pratica funeraria della cremazione, nonché la dispersione delle ceneri,


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era già stata disciplinata dalla legge 30 marzo 2001, n. 130. Ricorda altresì come la mancata adozione delle modifiche al regolamento di polizia mortuaria, previste dall'articolo 3 della legge citata, abbia comportato che regioni e comuni procedessero in modo non coordinato, ciò che rende oggi necessario intervenire con legge, laddove sarebbe stato sufficiente un atto di natura regolamentare. Rileva inoltre che la proposta di legge in esame, all'articolo 1, comma 2, limita le modalità di espressione della volontà per la dispersione o la conservazione delle ceneri alle previsioni di cui ai numeri 1), 2) e 4) dell'articolo 3, comma 1, lettera a) della legge citata. Si esclude pertanto la possibilità che la volontà sia manifestata dal coniuge o, in difetto, dal parente più prossimo del defunto, secondo quando prevede il numero 3 della medesimo norma. Osserva che tale esclusione non appare giustificata in quanto è contraddittorio prevedere che il coniuge o i parenti del defunto possano richiedere la cremazione, ma non la dispersione delle ceneri.

Rocco PIGNATARO (Pop-Udeur) ritiene che l'iniziativa legislativa in questione si rende necessaria per promuovere il recepimento effettivo da parte delle regioni della legge 30 marzo 2001, n. 130. Ricorda che, all'indomani dell'entrata in vigore della predetta legge, salvo qualche eccezione, le regioni non hanno provveduto ad adeguare la propria normativa e, ad oggi, per questo motivo poche di esse dispongono di siti in grado di offrire il procedimento di cremazione delle salme in termini di piena legalità, di igiene e sicurezza.
Osserva che sarebbe ingiusto ostacolare, anche involontariamente o con forme di inerzia, l'accesso a questa pratica e che devono essere compiuti i necessari sforzi per offrire ai cittadini una sorta di pari opportunità sulle modalità dispositive del proprio corpo dopo la morte: la sensibilità che si deve prestare alla materia e la velocità con cui il testo finale va sottoposto all'Aula è giustificata anche da motivazioni di rispetto delle altrui convinzioni religiose.
Ritiene tuttavia che questa esigenza di valore e rispetto non possa esimere da riflessioni approfondite sul testo della proposta dei legge. Si riferisce in particolare alla proposta abrogazione dell'articolo 3, comma 1, lettera h) della legge n. 130 del 2001, che di fatto renderebbe difficile, se non impossibile, indagini su tessuti ossei o cutanei delle salme di coloro che hanno chiesto di essere sottoposti alla cremazione: esistono sotto questo profilo problemi di natura processuale e di amministrazione della giustizia.
Ritiene, dunque, che quella parte della legge vigente che rendeva obbligatoria l'asportazione di campioni di tessuto della salma prima della procedura di cremazione, vada conservata affinché la pratica della cremazione o della successiva dispersione delle ceneri non realizzi, anche se in casi sporadici e limitati, un reale problema di ostacolo alle indagini della magistratura o all'attività processuale su soggetti di cui sarebbe impossibile ricavare elementi del DNA.
All'interno di quella che reputa una buona legge, rimarrebbe quindi un problema di carattere giuridico-processuale, che deve essere affrontato anche con il coinvolgimento di altre Commissioni e sicuramente in Aula.
Ritiene infatti che non sia sufficiente a tutelare questo aspetto giuridico-processuale il semplice obbligo di dichiarare che il decesso non è avvenuto per motivi riconducibili a fatto illecito o il prevedere che la salma debba restare a disposizione della magistratura per ulteriori indagini.
È infatti a tutti nota, anche in virtù di recenti cronache giudiziarie, l'importanza di indagini effettuate su tessuti ossei appartenenti a soggetti tumulati decine di anni prima, elementi di investigazione che sono risultati utilissimi per fare luce su situazioni controverse di cui non si aveva ancora un'immagine chiara.

Giacomo BAIAMONTE (FI) ricorda come, nella passata legislatura, si fosse


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registrato un consenso pressoché unanime dei gruppi in questa materia. In proposito, ritiene che l'approvazione di una disciplina della cremazione costituisca un'importante elemento di civiltà, anche a fronte del crescente sovraffollamento dei cimiteri, che spesso comporta la necessità, particolarmente dolorosa per i parenti superstiti, di rimozione della salma. Ritiene altresì che debba essere lasciato alla volontà testamentaria ovvero dei familiari del defunto di decidere le modalità di conservazione o dispersione delle ceneri, tenendo ovviamente presente i profili di natura ambientale. Ritiene altresì che sia giusto evidenziare, come ha fatto il deputato Pignataro, la necessità di conservare campioni di tessuti biologici del defunto, per finalità di giustizia.

Katia ZANOTTI (Ulivo) desidera ringraziare il relatore per l'ampia relazione, in cui ha dato conto anche del lavoro svolto nella passata legislatura. Al riguardo, ricorda come l'Assemblea della Camera fosse giunta ad approvare un progetto di legge, il cui esame tuttavia non fu mai completato da parte del Senato. Ritiene pertanto che, a questo punto, si renda necessario intervenire con legge, al fine di definire un quadro normativo comune entro cui possa esercitarsi l'autonomia di regioni ed enti locali. Ricorda quindi come il ricorso alla pratica della cremazione abbia conosciuto un deciso incremento negli ultimi anni, anche se l'Italia rimane ancora distante dai livelli di altri Paesi. Ricorda altresì come la stessa Chiesa cattolica abbia superato le tradizionali resistenze in materia. Evidenzia inoltre come il tema della cremazione si colleghi al problema del consumo delle aree urbane. Dopo aver precisato che, a suo avviso, la pratica della cremazione debba costituire un servizio pubblico e che pubblico debba essere il luogo di conservazione delle ceneri, sottolinea l'opportunità di procedere a una serie di audizioni sull'argomento nel corso dell'istruttoria legislativa.

Elisabetta RAMPI (Ulivo) ricorda di provenire da una terra in cui la pratica della cremazione ha una tradizione molto radicata e profonda: a Novara, nel 1906, fu fondata la Federazione italiana per la cremazione che oggi compie cent'anni. Si dichiara quindi onorata di aver firmato la proposta di legge in esame. Fa presente quindi che, in Italia, la cremazione è stata per molti anni osteggiata e denigrata, ma oggi, finalmente, questa scelta trova un terreno più ricettivo e fertile. Ritiene che sia giunto il momento di rafforzare il nostro impegno trasversale per agevolare l'applicazione concreta della legge n. 130 del 2001, approvata al termine della XIII legislatura, per superarne, come ha evidenziato il relatore, le lacune e dare finalmente la possibilità a tutti coloro che lo scelgano di veder onorata e rispettata fino in fondo la propria volontà in merito ad una questione delicatissima - come disporre del proprio corpo post mortem - che investe la sfera più privata ed intima della persona.
La proposta di legge in esame, fortemente voluta dalla Federazione italiana per la cremazione, può sbloccare finalmente una situazione di disparità di diritti tra i cittadini. Infatti, il diritto alla dispersione delle ceneri in natura contenuto nella legge 30 marzo 2001, n. 130, non è esigibile da tutti i cittadini e, ad oggi, sono solo le Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana ed Umbria ad aver legiferato in materia, mentre le altre Regioni sono in attesa di una normativa nazionale: questo comporta una disuguaglianza nei diritti dei cittadini che hanno espresso la propria preferenza nel disporre dei resti del proprio corpo. Anche in questa materia vi è una disparità tra il Nord e il Sud del Paese, che va superata. La legge citata riconosce il diritto alla scelta della cremazione e la tutela legale di questa libertà individuale; consente la dispersione delle ceneri, così come succede nella maggior parte dei Paesi europei; prevede l'obbligo della creazione delle sale del commiato, quindi la possibilità di un rito presso i crematori. È noto quanto, nel momento del dolore, questo aspetto possa essere importante; ma purtroppo, a distanza di 5 anni, manca ancora il regolamento


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attuativo. Per questo ritiene che la proposta di legge in esame assuma una rilevante importanza e possa dare finalmente risposte certe alle aspettative di tante persone che hanno compiuto una scelta ponderata basata su valori etici e culturali. Osserva inoltre che la proposta, come asserito dal relatore e dal deputato Zanotti, può essere perfezionata e richiede da parte di tutti una grande capacità d'ascolto. Fa presente infine che, se essa sarà approvata, le regioni potranno disporre di una normativa uniforme per tutto il territorio nazionale e potrà essere rispettata, finalmente senza disparità, la volontà del defunto, come richiesto dalle associazioni cremazioniste, che costituiscono quello che possiamo definire un «movimento intimo», in quanto le loro rivendicazioni non vengono urlate. Tale movimento, in costante crescita, è molto diffuso nel Paese e ritiene pertanto che il legislatore abbia il dovere di ascoltarlo con grande attenzione e rispetto.

Sui lavori della Commissione.

Domenico DI VIRGILIO (FI) fa presente che l'ordine del giorno della seduta di domani indica, tra le associazioni da ascoltare nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia, la Lega italiana famiglie di fatto (LIFF). Sebbene ritenga che la famiglia debba essere intesa, alla stregua dell'articolo 29 della Costituzione, come società naturale fondata sul matrimonio, dichiara di non essere contrario in via di principio ad ascoltare i rappresentanti di associazioni che riuniscono famiglie di fatto. Osserva tuttavia che la questione riveste, nel caso specifico, particolare delicatezza, poiché l'associazione citata, stando a quanto si legge sul suo sito Internet, rappresenta anche famiglie di fatto composte da soggetti del medesimo sesso. Chiede pertanto di sapere se il presidente Lucà abbia valutato con la dovuta attenzione l'opportunità di includere la Lega italiana famiglie di fatto tra i soggetti da ascoltare e stigmatizza la decisione assunta dal presidente senza che ne fosse informato l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Invita infine il vicepresidente Bianchi a riferire al presidente Lucà la forte critica del gruppo di Forza Italia per il modo in cui ha ritenuto di procedere in questa occasione.

Giacomo BAIAMONTE (FI) si associa alle considerazioni del deputato Di Virgilio.

Luisa CAPITANIO SANTOLINI (UDC) si associa alle considerazioni del deputato Di Virgilio e stigmatizza a sua volta il mancato coinvolgimento dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nelle decisioni relative ai soggetti da ascoltare nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia. Sottolinea quindi come, dall'inizio della legislatura, i gruppi di opposizione abbiano costantemente tenuto, in Commissione, un atteggiamento costruttivo, che ritiene debba essere riconosciuto da parte di tutti. Riconosce altresì che, fino ad oggi, non ha mai avuto motivo di protestare per le decisioni assunte dal presidente. Ritiene tuttavia che la decisione di allargare surrettiziamente alle famiglie di fatto l'ambito della citata indagine conoscitiva non possa essere accettata, in quanto fa venire meno la distinzione tra la famiglia, come è intesa dalla Costituzione, e i diritti individuali delle persone che appartengono ad unioni di fatto, di cui parla il programma dell'Unione. Ribadendo quindi la propria contrarietà alle determinazioni assunte dal presidente in materia, comunica che il suo gruppo si riserva di valutare le iniziative da assumere al fine di esprimere tale dissenso.

Katia ZANOTTI (Ulivo) desidera rivolgere a tutti i colleghi l'invito a garantire quel sereno confronto che ha caratterizzato, sino ad oggi, i lavori della Commissione. Fa presente inoltre che avrebbe espresso pesanti riserve sull'impostazione dell'indagine in discorso, se avesse ritenuto che essa fosse circoscritta esclusivamente


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alla famiglia fondata sul matrimonio: ritiene infatti che la Commissione, dato il suo ambito di competenza, non possa non tenere conto dell'evoluzione sociale che ha caratterizzato le famiglie italiane. Ricorda altresì che il presidente ha sollecitato tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, a indicare i soggetti da ascoltare nell'ambito di tale indagine conoscitiva e precisa che il suo gruppo ha indicato il Coordinamento genitori democratici (CGD) e la Lega italiana famiglie di fatto (LIFF), ritenendo che il loro contributo potesse rivelarsi utile al fine di arricchire gli elementi di valutazione e di conoscenza da acquisire attraverso l'indagine.

Dorina BIANCHI, presidente, dichiara che riferirà al presidente Lucà le considerazioni svolte dai deputati intervenuti sui lavori della Commissione. Rinvia quindi il seguito dell'esame del provvedimento in titolo ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.10.

INTERROGAZIONI

Martedì 7 novembre 2006. - Presidenza del vicepresidente Dorina BIANCHI. - Interviene il ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero.

La seduta comincia alle 13.10.

5-00283 Zanotti: Dichiarazioni del Parlamento europeo sulla sordo-cecità.

Il ministro Paolo FERRERO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1). Ricorda inoltre che il Governo è impegnato nella predisposizione di un disegno di legge in materia di riconoscimento ufficiale della lingua dei segni, di cui è imminente la presentazione in Consiglio dei ministri, mentre successivamente affronterà i rilevanti problemi di natura finanziaria connessi a tale provvedimento. Per quanto concerne, infine, le iniziative in materia di disabilità, dichiara che è sua intenzione riprendere il lavoro in sede di consulta permanente di associazioni di disabili e delle loro famiglie, senza convocare una nuova assemblea nazionale in materia, ma sviluppando le numerose indicazioni emerse dalla precedente assemblea nazionale che sono rimaste inattuate.

Katia ZANOTTI (Ulivo), replicando, si dichiara soddisfatta e afferma di ritenere particolarmente pertinente e necessaria l'iniziativa del Governo in materia di lingua dei segni. Sottolinea peraltro che la sua interrogazione era volta, specificamente, a conoscere la posizione del Governo in merito alla dichiarazione del Parlamento europeo sulla sordo-cecità, intesa non come somma di disabilità diverse, bensì come peculiare e distinta forma di disabilità. Auspica quindi che il Governo sviluppi gli indirizzi indicati nella dichiarazione del Parlamento europeo, nell'ambito del percorso descritto dal ministro, colmando le lacune dovute alla scarsa attenzione mostrata dall'esecutivo nella passata legislatura.

Dorina BIANCHI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 13.20.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Martedì 7 novembre 2006. - Presidenza del vicepresidente Dorina BIANCHI. - Interviene il ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero.

La seduta comincia alle 13.20.

Dorina BIANCHI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.


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5-00355 Bocciardo e Di Virgilio: Procedure di affido in seguito all'applicazione della legge 28 marzo 2001, n. 149.

Mariella BOCCIARDO (FI) illustra l'interrogazione in titolo.

Il ministro Paolo FERRERO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Mariella BOCCIARDO (FI), replicando, si dichiara insoddisfatta, in quanto, nonostante le rassicurazioni fornite dal ministro, rimangono situazioni che richiedono di essere risolte. In particolare, bisognerà valutare se le strutture dedicate ad ospitare i minori privi di un ambiente familiare idoneo, dopo il 31 dicembre 2006, presenteranno caratteri di idoneità e adeguatezza. Auspica che, a fronte dell'attuale disomogeneità riscontrabile tra queste strutture, il Governo adotti iniziative idonee a garantirne l'adeguatezza.

5-00356 Poretti: Nomina del rappresentante italiano nel consiglio di amministrazione dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

Donatella PORETTI (RosanelPugno), dopo aver ricordato i recenti episodi che, in particolare a Napoli, hanno messo in luce una volta di più i problemi connessi alla tossicodipendenza e al traffico delle sostanze stupefacenti, illustra l'interrogazione in titolo.

Il ministro Paolo FERRERO risponde all'interrogazione chiarendo che la dottoressa Luciana Saccone è stata nominata rappresentante dell'Italia nel consiglio di amministrazione dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze e che parteciperà pertanto alla prossima riunione di tale consiglio. Desidera altresì aggiungere che l'assenza del rappresentante italiano nell'ultima riunione del consiglio di amministrazione non è riconducibile a cause dipendenti dall'amministrazione che a lui fa capo.

Donatella PORETTI (RosanelPugno), replicando, si dichiara soddisfatta ed auspica che, anche in sede europea, il Governo confermi il cambio di indirizzo sulle politiche delle tossicodipendenze, rispetto al Governo precedente.

Dorina BIANCHI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 13.40.