III Commissione - Mercoledì 31 gennaio 2007


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ALLEGATO 1

Sistema informativo per la sicurezza e segreto di Stato (T.U. 445, C. 982 Zanotti, C. 1401 Naccarato, C. 1156 Mattarella, C. 1822 Ascierto, C. 1974 Galante, C. 1976 Deiana, C. 1991 Fiano, C. 1996 Gasparri, C. 2016 Mascia, C. 2038 Boato, C. 2039 Boato, C. 2040 Boato e C. 2070 Scajola).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione Affari esteri e comunitari,
esaminato, per le parti di propria competenza, il testo risultante dall'approvazione degli emendamenti delle proposte di legge C. 445 e abbinate, trasmesso dalla I Commissione Affari costituzionali;
rilevato che:
le attuali minacce internazionali, e segnatamente quella terroristica oltrepassano la tradizionale distinzione tra sicurezza esterna ed interna, per cui appare opportuno rafforzare la funzione di coordinamento affidata al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza;
è assicurata l'essenziale presenza del Ministro degli Affari esteri in seno al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica ed è ad essa opportunamente correlata la tempestiva informativa da parte del Servizio di informazione per la sicurezza esterna per i profili di competenze;
è prevista la cooperazione con i servizi esteri e l'attuazione degli accordi internazionali con riferimento all'attività sia del Servizio di informazione per la sicurezza esterna che di quello per la sicurezza interna;

esprime

PARERE FAVOREVOLE


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00608 D'Elia: Sulla reintroduzione della pena di morte in Perù.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del giugno scorso il candidato della sinistra moderata (APRA), Alan Garcìa, ha promesso azioni drastiche nella lotta contro la criminalità. Cavalcando lo scontento popolare, causato da un clima di violenza spesso impunita, il Presidente si è impegnato a reintrodurre la pena di morte per gli atti di terrorismo (già prevista in linea teorica dalla Costituzione peruviana ma di fatto disapplicata), e per le violenze sui minori che comportino la morte del soggetto offeso, se minore di sette anni.
A seguito di quanto promesso dal Presidente Garcìa nel corso della campagna elettorale, il gruppo parlamentare dell'APRA (con iniziativa sostenuta anche dai 13 parlamentari che fanno capo all'ex Presidente Fujimori) ha presentato quattro disegni di legge riguardanti la pena capitale. Il 10 gennaio scorso il Parlamento ha rigettato in Commissione - con 46 voti contro 29 - il disegno di legge riguardante l'applicazione della pena capitale ai rei di terrorismo. Preso atto del voto contrario del Congreso, il Presidente ha dichiarato di volere sottoporre la questione a referendum popolare. L'iniziativa ha tuttavia subito una seconda battuta d'arresto: il Presidente della Corte Costituzionale ha infatti ricordato che l'articolo 32 della Costituzione peruviana esclude che possano essere sottoposti a referendum disegni di legge riguardanti i diritti inviolabili della persona umana.
Allo stato, rimangono quindi pendenti altri tre disegni di legge, due dei quali - quelli relativi ai violentatori e agli omicidi di minori di sette anni - oltre all'ostacolo parlamentare (mancanza di una maggioranza favorevole) sollevano due ulteriori problemi:
in primo luogo, la modifica dell'articolo 140 della Costituzione che prevede la pena capitale solo per i reati di terrorismo e alto tradimento;
in secondo luogo, il conseguente necessario ritiro del Perù dalla Convenzione Americana dei Diritti Umani che fa divieto espresso ai paesi membri non abolizionisti di ampliare l'ambito di applicazione della pena capitale.

Le proposte in materia di pena di morte non creano solo problemi giuridici rilevanti a livello costituzionale e internazionale. La pena di morte sembra aver creato anche dissensi, pur non espliciti, nella compagine di governo e ha attirato le critiche della conferenza episcopale peruviana. D'altra parte, all'origine dell'iniziativa in corso vi è la circostanza che la pena capitale genera consenso interno. I sondaggi indicano una forte maggioranza favorevole, spiegabile forse più con riferimento al clima di violenza e degrado sociale delle periferie urbane che in chiave di lotta al terrorismo oggi meno diffuso che in passato.
Non vi è dubbio che la questione della reintroduzione della pena di morte in Perù riveste una grande importanza nelle relazioni del Perù con l'Italia e con la UE.
Qualora l'iniziativa del Presidente Garcìa andasse avanti, il Perù diverrebbe l'unico Paese latinoamericano a reintrodurre la pena capitale, in netta controtendenza


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rispetto alla battaglia italiana e europea per l'introduzione di una moratoria sulla pena di morte.
Anche per questo l'Italia, in piena coerenza con gli impegni di cui è promotrice presso le sedi internazionali, è intervenuta sia a livello bilaterale sia a livello UE sul tema della pena di morte in Perù.
La questione è stata ripetutamente sollevata dal nostro Ambasciatore a Lima in contatti con vari esponenti politici peruviani. Inoltre, il Direttore Generale per i Paesi delle Americhe ha trattato del tema nel corso di una conversazione con l'Ambasciatore peruviano in Italia, Carlos Roca Caceres (persona particolarmente vicina al Presidente Garcìa), al quale ha manifestato la forte preoccupazione e la sensibilità che non solo il Governo italiano, ma anche il Parlamento, la stampa e la società civile del nostro Paese mostrano nei confronti delle proposte presentate al Congreso. Inoltre, è stato sottolineato da parte nostra che, ove i disegni di legge si trasformassero in norme vigenti, il Perù diverrebbe l'unico paese della regione a muoversi nella direzione della reintroduzione della pena capitale.
Il tema ha destato preoccupazione anche in ambito comunitario, con un primo passo presso il Ministero degli Esteri di Lima condotto dalla Troika il 31 ottobre 2006. L'8 gennaio 2007, la Troika ha proceduto ad un nuovo passo, presso il Ministero degli Esteri, mentre il 9 gennaio è stato effettuato un passo anche presso il Congresso. In tutte le occasioni, la Presidenza finlandese e, a partire dal primo gennaio, quella tedesca, hanno sottolineato che l'abolizione della pena di morte è una questione di grande importanza per la politica dell'Unione Europea, ribadendo la ferma opposizione dell'UE alla pena capitale in tutti i casi e in tutte le circostanze. La Presidenza tedesca ha quindi invitato il Governo peruviano a mantenere la moratoria de facto sulle esecuzioni capitali, nella prospettiva di una completa abolizione della pena di morte che rappresenta la generale tendenza dell'America Latina.
L'impegno del Governo è stato attivo e coerente anche in tale ambito come testimoniato dal convinto sostegno fornito da parte della Farnesina alle iniziative delle presidenze finlandese e tedesca della UE.
L'accordo per la conversione della seconda tranche del debito peruviano con l'Italia procede su un binario parallelo.
Si tratta, vorrei ricordarlo, di un'iniziativa di particolare rilievo politico. Tale programma dà continuità a quanto già realizzato con il primo accordo di conversione che ha consentito di destinare circa 127 milioni di dollari di debito in scadenza tra il 2002 e il 2006 a progetti di sviluppo umano. È stato quindi creato un Fondo Italo-peruviano (FIP), organismo misto finalizzato all'identificazione ed all'esecuzione dei progetti in settori quali: sviluppo socio-economico, infrastrutture, rafforzamento delle istituzioni democratiche, sviluppo delle comunità indigene e difesa dell'ambiente.
I fondi resi disponibili dalla conversione della seconda tranche del debito verranno destinati soprattutto alla lotta alla povertà e al miglioramento dei servizi sociali di base. Ciò a beneficio proprio di quegli strati sociali più colpiti dalla violenza. Si ritiene pertanto che quanto viene attualmente realizzato dalla nostra cooperazione diretta e dalle ONG italiane e peruviane agisca proprio sulle cause del disagio sociale, riducendo così lo spazio di manovra per quanti sostengono il ritorno alla pena di morte. L'Accordo risponde a logiche essenziali di solidarietà e di efficacia nel combattere l'esclusione sociale secondo criteri propri della cooperazione italiana ed europea.
Ritengo, pertanto, che l'impegno italiano a favore dell'inclusione sociale e della lotta alla povertà condotto attraverso lo strumento dell'accordo di conversione del debito, soprattutto nella fascia di popolazione più colpita dai fenomeni di criminalità, e quello, prioritario per il nostro Paese, per la moratoria delle esecuzioni e l'abolizione della pena di morte non possano considerarsi alternativi ma siano utilmente complementari.
Dal punto di vista dell'evoluzione delle dinamiche interne in Perù, rappresenta ad ogni modo un segnale incoraggiante il


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fatto che la questione della reintroduzione della pena di morte si trovi attualmente, come ho avuto modo di illustrare nella mia introduzione, in una fase di stallo e che possa finire con l'essere, come noi auspichiamo, accantonata. L'Italia continuerà ad ogni modo a seguire con la massima attenzione l'evoluzione del dibattito in Perù, e si adopererà con determinazione per evitare che Lima imbocchi una strada in assoluta controtendenza rispetto all'evoluzione del quadro giuridico internazionale in materia di difesa dei diritti umani.