XI Commissione - Giovedì 1° febbraio 2007


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00639 Rossi Gasparrini: Lavoratori precari

TESTO DELLA RISPOSTA

Come è noto, nel programma di Governo è centrale l'impegno ad intervenire con nuove regole per affrontare gli attuali problemi del mercato del lavoro.
In particolare il dibattito politico verte sulla definizione delle iniziative da assumere per ridurre l'impatto del precariato in cui versano alcune categorie di lavoratori appartenenti a fasce più deboli.
Il problema del lavoro precario deve essere affrontato con interventi sistematici che garantiscano sistemi di tutela per i giovani senza trascurare, tuttavia, coloro che giovani non sono più, come gli ultraquarantenni con lavoro precario e gli ultraquarantenni senza lavoro.
È per questo che gli interventi devono operare insieme ed essere letti congiuntamente in modo da evitare che il trentacinquenne di oggi sia il precario o disoccupato quarantenne di domani.
I primi interventi in questo senso si possono già riscontrare nella legge finanziaria per il 2007, dove sono state adottate disposizioni dirette ad offrire una maggiore tutela e stabilità ai lavoratori a progetto ed a combattere il lavoro nero. Si possono ricordare, ad esempio:
interventi contro la precarietà e per la stabilizzazione del lavoro nei settori pubblico e privato, misure per favorire nuova occupazione a tempo indeterminato ed interventi per promuovere l'emersione del lavoro irregolare;
Misure per contrastare il lavoro nero e migliorare il livello di sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro;
interventi in materia di ammortizzatori sociali;
interventi in materia previdenziale e di miglioramento delle tutele per i lavoratori «non standard»;
si ricordano in particolare le disposizioni che prevedono la possibilità di un percorso diretto alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro per favorirne la trasformazione da collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, in lavoro subordinato, nonché il patto di solidarietà tra generazioni, con il quale è prevista su base volontaria la trasformazione a tempo parziale dei contratti di lavoro dei dipendenti che abbiano compiuto i 55 anni e la relativa assunzione con contratto di lavoro a tempo parziale, per un orario pari a quello ridotto, di giovani inoccupati o disoccupati.

Si tratta di interventi che costituiscono solo una prima fase di un disegno organico volto a restituire centralità ai temi del lavoro e conciliare l'esigenza del lavoro dei giovani con la tutela della professionalità ed esperienza acquisite dai lavoratori, cui fa riferimento l'On.le interrogante.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00640 Pagliarini: Situazione occupazionale della Wind Telecomunicazioni Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione parlamentare oggi in discussione, comunico le risultanze degli accertamenti effettuati dalle Direzioni Provinciali di Roma e Milano.
La Wind Telecomunicazioni S.p.A., con sede legale a Roma, è stata costituita nel 1997 ed opera, tra l'altro, nel ramo di attività dei call center mediante una struttura costituita da 5 unità operative, ubicate ad Ivrea, Roma, Pozzuoli, Palermo e Sesto San Giovanni.
In data 12 gennaio scorso la Wind ha presentato alle organizzazioni sindacali un piano industriale che prevede, tra l'altro, la cessione alla Omnia Service Center del call center di Sesto San Giovanni dove sono occupati 275 unità, in maggioranza donne.
In data 15 gennaio le organizzazioni sindacali hanno comunicato alla società di essere intenzionate a proclamare uno stato di agitazione e ad avviare iniziative di sciopero contro la terziarizzazione del call center di Sesto San Giovanni.
Successivamente, in data 23 gennaio u.s., presso il Ministero che rappresento è stato esperito, senza esito, il tentativo di conciliazione di cui all'articolo 1, comma 4 della legge 83 del 2000 in materia di esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, con riferimento all'agitazione ed alle iniziative di astensione dal lavoro che le OO.SS. hanno inteso promuovere per la vertenza riguardante i lavoratori del Gruppo Wind interessati dalla cessione.
Poiché le parti, in sede ministeriale, hanno confermato le reciproche posizioni, il Ministero ha invitato le parti a ridurre al minimo i disagi per l'utenza.
Le Società Wind Telecomunicazioni S.p.A (cedente) e Omnia Service Center S.r.l. (cessionaria), in data 24 gennaio hanno inviato alle OO.SS. di categoria la comunicazione, ex articolo 47 della legge 29 dicembre 1990, n. 428 e successive modifiche ed integrazioni, prevista nel caso si intenda effettuare ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile un trasferimento d'azienda o parte di essa, contenente, altresì, l'informazione prevista dall'articolo 53 del CCNL per le imprese esercenti servizi di telecomunicazioni.
L'informativa, come previsto dallo stesso articolo 47 citato, contiene la data proposta del trasferimento, e cioè il 1o marzo 2007, i motivi del trasferimento e le conseguenze giuridiche, economiche e sociali per i lavoratori.
Nel documento viene inoltre espressa l'intenzione di Wind di stipulare con Omnia un contratto di fornitura di servizi di call center e di back office, per lo svolgimento dei quali, quest'ultima si avvarrà anche del personale addetto al call center di Sesto San Giovanni. Attraverso il citato contratto di fornitura e per la durata dello stesso, prevista pluriennale, potrà essere garantito, sempre secondo quanto riportato nello stesso documento, il mantenimento dei livelli occupazionali dei dipendenti Wind rientranti nella cessione in discorso.


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La cessione del ramo d'azienda comporterà il passaggio, in capo alla Omnia Service Center dei rapporti di lavoro relativi al ramo d'azienda stesso, che proseguiranno senza soluzione di continuità presso il cessionario.
Dai dati forniti, ad oggi solo alcune organizzazioni sindacali hanno provveduto a richiedere alle società interessate l'esame congiunto previsto dall'articolo 47 della legge 428/1990 e le stesse società stanno procedendo alla loro formale convocazione.
I termini a disposizione delle OO-SS. per formulare la richiesta di incontro sono scaduti ieri, 31 gennaio.
A seguito della cessione del call center in questione, presso la sede di Sesto San Giovanni verrebbe svolta solo attività di gestione della rete ed amministrativa.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00642 Bodega e Garavaglia: Società tessile Novaceta di Magenta.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione in discussione comunico i risultati degli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Milano presso la Bembergcell S.p.A.
La società, con sede legale a Milano, si è costituita nel 2004, dopo la fusione per incorporazione della Novaceta S.p.A., ed attualmente opera nel settore della produzione di fibre naturali e filati con un organico di 390 unità lavorative, di cui 255 occupati nello stabilimento di Magenta e 135 nello stabilimento di Rieti.
Al momento, la Bembergcell s.p.a. si trova in stato di liquidazione volontaria a seguito della delibera dell'assemblea straordinaria del 25 ottobre 2006, nel corso della quale è stato deciso di proporre ai creditori una procedura di concordato preventivo che è stato successivamente ammesso con decreto del Tribunale di Milano in data 1o dicembre 2006.
Per quanto concerne le future prospettive della società, permane oggettivamente una situazione di notevole preoccupazione sia per la prosecuzione dell'attività produttiva che per la salvaguardia dei livelli occupazionali. La direzione aziendale ripone delle speranze nelle proposte, avanzate da altre aziende, di rilevare la Bembergcell.
Per quanto riguarda la dinamica della crisi aziendale, i dirigenti hanno evidenziato che la società ha risentito della concorrenza delle aziende dell'Estremo Oriente, che hanno ormai monopolizzato il mercato mondiale del tessile con prodotti a prezzi stracciati, ed anche in considerazione del fatto che circa il 60 per cento dei propri prodotti erano indirizzati al mercato estero, ove l'incidenza del prezzo è particolarmente sensibile.
Le maggiori difficoltà sembrano ravvisarsi proprio nello stabilimento di Rieti, ove è concentrata la produzione della viscosa che comporta alti costi di produzione e che risente maggiormente della crisi del mercato.
Per lo stabilimento di Magenta, invece, dove viene prodotta la fibra in acetato, il pieno utilizzo degli impianti potrebbe consentire di conseguire dei margini di profitto, dovendo affrontare minori costi di produzione; inoltre, su Magenta sussistono delle prospettive di permanenza dell'attività, sia pure labili, legate alla riconversione degli impianti, oltre che alla cessione degli stessi a potenziali acquirenti.
Attualmente, nello stabilimento di Rieti l'attività produttiva è sostanzialmente ferma dal mese di novembre 2006 ed opera soltanto un presidio di circa 20 unità per la manutenzione degli impianti, mentre nella sede di Magenta l'attività produttiva è limitata solo al 20 per cento della capacità degli impianti, dal momento che la stessa è legata alla sola gestione degli incassi.
I dirigenti della Bembergcell hanno confermato quanto evidenziato nell'interrogazione in esame, e cioè che nella primavera del 2005, per effetto della cessazione dell'attività della società americana Cerenice e della società spagnola c'è stato, effettivamente un breve aumento della produzione, a fronte dell'incremento degli ordinativi, che hanno determinato in ricorso allo strumento dell'orario multiperiodale.


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Tuttavia, la situazione congiunturale critica del mercato delle fibre tessili ha coinvolto la società, costringendola ad attivare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Nello stabilimento di Magenta è stata attivata la procedura di cassa integrazione ordinaria nel periodo dal 14 febbraio 2005 al 10 aprile 2005 che ha interessato 322 lavoratori sospesi a zero ore settimanali; la sospensione è stata poi prorogata, per altre sei settimane, fino al 22 maggio 2005.
Nello stabilimento di Rieti, la cassa integrazione ordinaria, invece, è stata attivata dal 2 ottobre 2006 fino al 29 ottobre 2006 ed ha coinvolto 136 lavoratori. Faccio presente, poi, che in data 17 gennaio 2007, presso il Ministero che io rappresento è stato sottoscritto dal liquidatore e dal commissario giudiziale nonché dai rappresentanti delle OO.SS. un verbale di accordo per il ricorso alla CIGS, ai sensi dell'articolo 3 della legge 223/91, per n. 255 lavoratori della sede di Magenta e per tutti i 135 lavoratori di Rieti, per la durata di 12 mesi a decorrere dal 1o dicembre 2006.
Per lo stabilimento laziale è stato predisposto, con apposito verbale di accordo, sottoscritto presso la Regione Lazio, un piano di gestione delle eccedenze propedeutico alla richiesta di integrazione salariale.
Nel verbale del 17 gennaio 2007 è stata affrontato anche il problema relativo alle spettanze retributive pregresse non erogate ai dipendenti di Rieti e Magenta. Al momento, risulta che non è stata conferita ai dipendenti la mensilità retributiva relativa al mese di ottobre 2006, mentre maggiori difficoltà si sono ravvisate nell'adempimento degli obblighi contributivi nei confronti dell'INPS, dal momento che i versamenti previdenziali sono sospesi a decorrere dal mese di maggio 2006.
La direzione aziendale ha sottolineato infine, che, comunque, i rapporti con le maestranze e con le OO.SS. si sono mantenuti in un'ottica collaborativa, pur in una situazione di oggettiva difficoltà; l'astensione dal lavoro è stata indetta dai sindacati in due occasioni, alla fine del mese di dicembre 2006 e all'inizio del nuovo anno con quote di partecipazione molto elevate.


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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00641 Delbono: Formazione a distanza.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione oggi in esame vorrei far presente che nell'Accordo del 26 gennaio 2006, in relazione alla metodologia di insegnamento/apprendimento, si privilegiavano le metodologie «attive» vale a dire metodologie atte a garantire un equilibrio tra lezioni frontali, esercitazioni in aula e relative discussioni nonché lavori di gruppo ed a favorire metodologie basate sul problem solving applicate a simulazioni e problemi specifici.
Con l'Accordo, invece, del 5 ottobre 2006 le Regioni e le Province autonome - oltre agli altri soggetti individuati nell'Accordo del 14 febbraio 2006 abilitati ad erogare formazione - procedono ad avviare una prima fase di attivazione dei percorsi formativi per RSPP e ASPP come previsti dal decreto legislativo 23 giugno 2003, n. 195.
In tale Accordo - punto 2.2. Metodologia di insegnamento apprendimento - viene previsto che per i moduli A,B,C è da escludersi nella fase attuale il ricorso alla FAD in quanto si tratta di una metodologia di complessa progettazione gestione e verifica/certificazione, al momento non compatibile con l'attuale fase di sperimentazione e rodaggio del sistema.
I soggetti formatori, quindi, in questa prima fase, hanno - come obiettivo di testare il nuovo impianto formativo riservandosi la possibilità - qualora ciò si rendesse necessario - di un ulteriore passaggio in Conferenza Stato Regioni per gli eventuali adeguamenti dell'Accordo stesso.
Inoltre, vi è una sostanziale differenza tra Istruzione e Formazione.
Nella Costituzione europea, peraltro non ratificata nel nostro Paese, l'articolo III-282 riguardo all'insegnamento e all'organizzazione del sistema di istruzione precisa, al punto f) che l'azione dell'Unione è intesa a incoraggiare lo sviluppo dell'istruzione a distanza, mentre l'articolo III-283 riguardo alla formazione professionale non fa alcun riferimento alla possibilità di attuarla tramite la FAD.
Gli Accordi in oggetto, premesso che la formazione è competenza esclusiva delle Regioni, non sono in contrasto con gli orientamenti europei né con la strategia di Lisbona in quanto in tali corsi si eroga formazione e non istruzione.
Non si tratta, infatti, di non essere in linea con i dettami europei ma la scelta dipende essenzialmente dal fatto che trattandosi di materie attinenti alla salute e sicurezza dei lavoratori la formazione - attuata con la metodologia consueta dell'insegnamento in aula e dell'interazione contestuale con i discenti - dà maggiore sicurezza riguardo all'apprendimento delle materie stesse.
Ciò non esclude, infatti, che si possa far ricorso alla FAD nei corsi di aggiornamento che saranno in futuro attuati come previsto nell'Accordo del 26 gennaio 2006.


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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00643 Rocchi: Controlli degli ispettorati del lavoro.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento alla interrogazione in discussione vorrei far presente, in via preliminare, che il Ministero che rappresento, in considerazione dell'elevato significato strategico che assumono gli obiettivi della tutela delle condizioni di lavoro e di legislazione sociale, anche alla luce degli incisivi interventi normativi in materia intervenuti negli ultimi anni, ed, in particolare, a seguito del riordino del sistema integrato della vigilanza previdenziale e di lavoro di cui al decreto legislativo n.124/2004, ha portato avanti una serie di azioni mirate alla crescita, in termini di professionalità, del personale già in forza presso le sedi del Ministero e di un aumento dei contingenti di idoneo personale, per il rafforzamento e la valorizzazione dei servizi ispettivi.
Per quanto riguarda, in particolare le Provincie di Bergamo e di Brescia, citate nell'interrogazione, i relativi Servizi Ispezione del Lavoro sono stati interessati, nel corso del 2006, dal potenziamento del personale ispettivo.
Detto potenziamento si è concretizzato mediante l'assunzione e la relativa formazione di 31 unità ispettive della vigilanza ordinaria e n. 1 unità della vigilanza tecnica, sia per la sede di Bergamo che per quella di Brescia. I nuovi ispettori sono stati utilizzati in alcune operazioni con ottimi risultati in termini di efficacia dell'azione ispettiva.
La Legge finanziaria 2007, al comma 544, al fine di fronteggiare le esigenze scaturenti da nuovi compiti recati dalla stessa, con particolare riferimento alle politiche di contrasto del lavoro sommerso e di prevenzione degli incidenti sul lavoro e del fenomeno delle morti bianche, come menzionato nell'interrogazione, ha autorizzato il Ministero del Lavoro all'immissione in servizio fino a 300 unità di personale risultato idoneo al concorso espletato, e all'immissione nei ruoli di destinazione finale e al conseguente adeguamento delle competenze economiche, del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nei relativi percorsi di riqualificazione.
Per l'attuazione di tale impegno è stata prevista, altresì, dal comma 545 della medesima legge, l'autorizzazione di spesa relativa.
Al riguardo voglio far presente che l'Amministrazione sta procedendo alla predisposizione del piano delle assegnazioni nonché, a tutti gli adempimenti propedeutici per l'immissione in servizio del predetto personale.