VII Commissione - Giovedì 15 febbraio 2007


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ALLEGATO 1

Risoluzione 7-00122 Folena: Contrazione dell'attività giornalistica e chiusura di spazi informativi da parte dell'emittente Telepace.

TESTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VII Commissione,
premesso che:
il 26 ottobre 2006, in un esposto all'Ordine dei giornalisti del Lazio, i giornalisti della redazione romana di Telepace hanno denunciato il suo direttore per essere venuto meno agli impegni assunti con il Consiglio dell'Ordine, omettendo di seguire il lavoro di redazione e rifiutando perfino di svolgere un incontro con loro;
il 1o dicembre 2006, con lettera aperta ad un quotidiano milanese, il Presidente dell'INPGI ha smentito il direttore di Telepace, rendendo noto che le ispezioni dell'Istituto si sono concluse con un addebito di 70.000 euro di contributi evasi e 20.000 euro di sanzioni a carico dell'emittente;
il 15 dicembre 2006 e il 18 gennaio 2007 il direttore di Telepace non si è presentato alle convocazioni del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Lazio ed è stato riconvocato per il prossimo 15 febbraio;
già il 10 febbraio 2005 l'Ordine dei giornalisti del Lazio aveva contestato al direttore di Telepace di avere delegato le funzioni di vicedirettore a un non iscritto all'Ordine; di avere imposto il timbro del cartellino ai giornalisti, in violazione del contratto nazionale; di avere imposto un filtro alle telefonate, in violazione della legge istitutiva dell'Ordine;
ispezioni del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno rilevato e sanzionato, con 14.000 euro di multa, la violazione della legge che impone l'obbligo di assumere un disabile alle aziende con più di quindici dipendenti;
la Procura della Repubblica di Roma ha iscritto nel registro degli indagati quattro dipendenti di Telepace per falsa testimonianza contro i giornalisti licenziati;
è stata già rappresentata al Governo l'esigenza di affrontare la vertenza di Telepace, in particolare invitando l'Esecutivo ad indurre il direttore dell'emittente, Monsignor Guido Todeschini, a «fermare i licenziamenti» dei giornalisti della redazione romana dell'emittente, come richiesto dall'interrogazione n. 5-00469, svolta in Commissione cultura nella seduta del 1o febbraio 2007;
il 2 febbraio 2007, ignorando gli appelli del Parlamento, del Governo, del Consiglio regionale del Lazio, del Sindaco di Roma e di numerosissime altre autorità, il direttore di Telepace firmava la lettera con la quale comunicava ai suddetti giornalisti il licenziamento, con decorrenza 9 febbraio 2007;
considerato altresì che:
la cessazione dei rapporti di lavoro si consuma prima che si concludano le iniziative di sindacato ispettivo del Parlamento e le indagini della magistratura, dimostrando una insensibilità verso le istituzioni da parte dell'emittente;
il direttore di Telepace ha sistematicamente respinto tutte le proposte avanzate dalla FNSI e dai giornalisti stessi,


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rifiutando il confronto sindacale, come più volte denunciato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall'Associazione Stampa Romana, dimostrandosi così insensibile anche verso le rivendicazioni delle associazioni sindacali;

impegna il Governo:

a) ad adottare le iniziative necessarie e urgenti per favorire il mantenimento degli spazi informativi e la revoca dei licenziamenti;
b) a favorire un'intesa tra la FNSI e Telepace, sulla base delle determinazioni dell'Ordine dei giornalisti, dell'INPGI, del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, e della disponibilità pubblicamente manifestata dai giornalisti di Telepace;
c) a svolgere ogni azione consentita, idonea a contribuire al chiarimento di ogni aspetto della vicenda, ivi compresa la dichiarata crisi economica dell'emittente, anche attraverso accertamenti fiscali, sui bilanci, sulla struttura societaria di Telepace e sulle spese che l'emittente ha sostenuto nell'ultimo periodo.
(8-00037)
«Folena, Giulietti, Ciocchetti, Ghizzoni, Razzi, Li Causi, Benzoni, Guadagno detto Vladimir Luxuria».


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ALLEGATO 2

5-00601 Ciocchetti: Chiarimenti su questionari a risposta chiusa che saranno inviati ad alcune scuole.

TESTO DELLA RISPOSTA

Vorrei precisare prima di tutto che gli indirizzi generali di politica scolastica di questo Governo sull'istruzione pubblica sono stati comunicati alle Assemblee parlamentari sin dall'insediamento del Governo.
In quelle sedi è stato chiarito dal Ministro Fioroni che il metodo che avremo seguito per migliorare le condizioni di funzionamento della scuola e dell'autonomia scolastica sarebbe stato quello dell'ascolto attento e quotidiano di chi la scuola la vive e la fa concretamente, cioè il personale scolastico, gli studenti e le famiglie.
Ora si apre quel processo di revisione delle «Indicazioni Nazionali» ereditate dalla passata legislatura; le stesse erano da considerarsi «transitorie» a detta della stessa legge di riforma ed erano, inoltre, troppo dettagliate e specifiche, veri e propri programmi contrastanti con l'autonomia delle istituzioni scolastiche costituzionalmente garantita.
Le nuove indicazioni avranno, quindi, a riferimento l'autonomia del piano dell'offerta formativa delle scuole e la libertà di insegnamento dei docenti.
Nella lettera del 31 gennaio ultimo scorso, indirizzata ai dirigenti ed ai docenti, il Ministro Fioroni ha tra l'altro precisato che, per definire in modo chiaro quali sono quei livelli essenziali di apprendimento a cui gli studenti hanno il diritto di arrivare su tutto il territorio nazionale e, quindi, per giungere alla definizione di nuove indicazioni più chiare ed essenziali, è necessario che si avvii un dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca scientifica e quello della scuola.
L'operazione «Ascolto», che ha interessato un campione significativo di scuole, ha chiamato in causa diverse componenti scolastiche nonché soggetti rappresentativi delle diverse realtà territoriali per acquisire dati sulle varie realtà; questo è il primo passo del cammino che si sta iniziando a percorrere.
L'Onorevole interrogante lamenta che la compilazione dei questionari violerebbe le norme in materia di privacy, in quanto consentirebbe l'individuazione dei consultati: studenti, personale scolastico, genitori; al contrario, l'Amministrazione, nel somministrare i questionari, si è preoccupata di tutelare la privacy degli interpellati.
La password di accesso, infatti, è stata assegnata ai compilatori del questionario in modo sequenziale e ogni componente è stato identificato con un numero, evitando qualsiasi associazione con i dati anagrafici dei compilatori stessi.
Per quanto riguarda poi la formulazione del questionario, chiarisco che la scelta di somministrare questionari a risposta chiusa risponde a ragioni di tipo organizzativo per non introdurre, come avviene in caso di risposte aperte, elementi soggettivi di interpretazione e per non disperdere le risposte in un numero eccessivo di voci, che avrebbero reso estremamente difficile, se non impossibile, la sintesi dei dati raccolti.
Per la scelta delle scuole è stata adottata una metodologia campionaria normalmente utilizzata anche a livello internazionale, in modo tale da garantire la rappresentatività della realtà nazionale: trattasi, in particolare, di un disegno campionario


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con utilizzazione del metodo stratificato PPS (Probabilità Proportional to Size).
Faccio anche presente che il gruppo di progettazione ha provveduto alla predisposizione di ben 11 questionari e ciò ha richiesto non solo un lungo periodo di tempo per la loro messa a punto ma anche una attenta fase di verifica presso le diverse istituzioni scolastiche, con numerosi try out.
In considerazione della complessità ed ampiezza dell'operazione da portare a termine in tempi ragionevoli, si è ritenuto di scegliere un campione rappresentativo di scuole al fine di evitare un numero eccessivo di contributi che ne avrebbero rallentato notevolmente la conclusione.
Gli esiti della rilevazione saranno, comunque oggetto di una puntuale informativa, attraverso seminari nazionali e regionali, in modo da realizzare la circolarità delle informazioni raccolte.
Sarà quindi costituita una Commissione di esperti, provenienti dal mondo della scuola e dell'università, a cui si chiederà di lavorare in vista della stesura delle nuove Indicazioni Nazionali, che dovranno essere pronte per l'inizio dell'anno scolastico 2007-08.


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ALLEGATO 3

5-00277 Motta: Trasferimento nei ruoli dell'INPS del personale docente appartenente a classi di concorso in esubero.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione oggi in discussione, dalle notizie fornite dall'INPS è emerso quanto segue.
Con Ordinanza Ministeriale n. 217 del 1998 è transitato presso l'Istituto personale docente proveniente dal Ministero della pubblica istruzione.
La suddetta Ordinanza Ministeriale al comma 2 dell'articolo 6 dispone in merito al trattamento economico spettante al personale interessato.
L'INPS al fine di determinare l'inquadramento giuridico-economico del personale in questione, ha acquisito, da parte dei Provveditorati agli Studi, l'ultimo decreto di ricostruzione di carriera, attestante il trattamento economico fondamentale fruito dal personale interessato alla data del passaggio all'Istituto.
Il trattamento fondamentale certificato nei Decreti Ministeriali è stato mantenuto attraverso l'attribuzione di un assegno ad personam, pari alla differenza tra quanto percepito dai docenti all'atto del trasferimento e quanto agli stessi spettante nella qualifica di inquadramento presso l'I.N.P.S..
In merito al suddetto assegno, l'Ordinanza Ministeriale n. 217 del 1998 nulla dispone circa il carattere di riassorbibilità dello stesso. Tuttavia, analogamente a quanto è avvenuto in tutti gli altri casi di mobilità intercompartimentale, tale voce stipendiale è stata riassorbita al momento dell'erogazione degli aumenti contrattuali previsti dai CCNL degli enti pubblici non economici, entrati in vigore in data successiva a quella del trasferimento.
L'Istituto ha evidenziato che il mantenimento dell'assegno in cifra fissa determinerebbe un'ingiusta e permanente disparità di trattamento rispetto al personale Inps in violazione del principio di parità contrattuale di cui agli articoli 3 e 45 del decreto legislativo n. 165 del 2001: «l'assegno che il pubblico dipendente conserva ad personam, in conseguenza del passaggio ad altro ordinamento, al sol fine di evitare la reformatio in peius del trattamento economico già percepito, non può non essere suscettibile di riassorbimento con i successivi miglioramenti retributivi, ivi compresi quelli conseguibili a seguito a promozioni e ad operazioni di riassetto generale» (Consiglio di Stato, sez. VI, n. 3086 del 2002).
L'Istituto, a seguito delle reiterate proteste del personale ex docente, ha interessato della questione il Dipartimento della funzione pubblica nonché la propria Avvocatura Centrale, al fine di acquisire il loro motivato parere in proposito; nel frattempo si è provveduto a ripristinare, dal mese di luglio 1999, l'assegno personale nell'importo determinato originariamente e sono state, in conseguenza, sospese le procedure di definizione della posizione economica di ciascuno degli interessati.
I suddetti pareri erano entrambi conformi alla tesi del riassorbimento.
Si osserva, peraltro, che nel panorama del contenzioso instaurato dal personale ex docente sono presenti una serie di pronunce favorevoli alla tesi sostenuta in giudizio dall'Istituto.
La Corte d'Appello di Ancona, con riferimento al caso di alcuni insegnanti transitati presso l'INPS per effetto della procedura di mobilità di cui all'Ordinanza


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Ministeriale n. 217 del 1998, ha disposto che deve dunque trovare «applicazione, anche in relazione alla voce retributiva in discussione, il principio generale della riassorbibilità, dettata dalla più recente previsione dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 80 del 1998, anche in relazione alla conservazione del trattamento di maggior favore in godimento. Infatti, a seguito e per effetto di nuove pattuizioni contrattuali o progressioni di carriera, verrebbe meno l'eventuale esigenza di evitare che il trasferimento dall'una all'altra Amministrazione si traduca in una diminuzione del trattamento economico complessivo spettante al dipendente trasferito».
Tale orientamento è stato ribadito dalla Corte di Cassazione la quale ha sostenuto che, fermo restando che le fonti normative «nulla dispongono a proposito della riassorbibilità (o, in contrario, del diritto alla conservazione) dell'assegno ad personam attribuito agli ex docenti statali in occasione della procedura di mobilità volontaria che ne comportava il trasferimento all'INPS» deve trovare applicazione il principio generale della riassorbibilità degli assegni ad personam attribuiti al fine di rispettare il divieto di reformatio in peius del trattamento economico acquisito».
Infine la Suprema Corte ha disposto che «...il principio del mantenimento del trattamento economico collegato al complessivo status posseduto dal dipendente prima del trasferimento opera nell'ambito e nei limiti della regola del riassorbimento in occasione dei miglioramenti di inquadramento e di trattamento economico riconosciuti dalle normative applicabili a seguito del trasferimento».
Concludo affermando che l'Istituto sta ridefinendo le posizioni economiche del personale in questione in applicazione del suddetto orientamento.

Estremi delle sentenze citate nella risposta.

Corte d'Appello di Ancona, sentenze nn. 192/03 del 30 aprile 2003; n. 221/03 dell'8 maggio 2003; n. 182/03 del 7 maggio 2003; n. 191/03 del 30 aprile 2003; n. 214/03 del 7 maggio 2003; n. 198/03 del 7 maggio 2003; n. 220/03 del 13 maggio 2003; n. 232/03 del 13 maggio 2003; n. 231/03 del 13 maggio 2003; n. 183/03 del 7 maggio 2003; n. 208/03 del 30 aprile 2003).

(Corte Cassazione, sentenza n. 8543 del 12 aprile 2006; dello stesso tenore Corte Cassazione n. 9567 del 26 aprile 2006; n. 8693 del 13 aprile 2006; n. 8690 del 13 aprile 2006; n. 9569 del 26 aprile 2006; n. 9237 del 20 aprile 2006).


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ALLEGATO 4

5-00619 Motta: Iniziative da adottare in merito al progetto di riqualificazione e valorizzazione del comparto urbano costituito da Piazza della Ghiaia in Parma.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il progetto di riqualificazione del sistema urbano comprendente piazza della Ghiaia, Ponte Romano, via Romagnosi, è stato oggetto di osservazioni da parte degli Uffici periferici di questo Ministero.
Sul progetto si è pronunciato anche il Comitato Tecnico Scientifico per i beni architettonici, su richiesta della Direzione Generale, confermando le riserve espresse dalla locale Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio.
Inoltre, il Comitato, nel sottolineare la necessità di ulteriori e più approfondite analisi progettuali, ha conferito pieno mandato al Soprintendente al fine di esercitare il suo ruolo di indirizzo per il raggiungimento di un adeguato livello qualitativo del progetto cioè corretti e compatibili, con i valori storici e architettonici del complesso urbanistico da salvaguardare.
Con decreto del Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna del 27 dicembre 2006, il bene denominato «Sistema urbano di Piazza Ghiaia» è stato dichiarato di interesse storico-artistico ai sensi degli articoli 10, comma 1, e 12 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
La presenza di caratteri di interesse storico-artistico è stata evidenziata nella relazione storico artistica allegata al provvedimento di tutela.
L'analisi storico-documentaria dell'area ha escluso le strutture commerciali attualmente presenti al centro della Piazza.
Si tratta di 65 strutture commerciali in cemento e ferro che, erette su progetto dell'architetto Paolo Simonetti nel 1996 in sostituzione delle preesistenti strutture in ferro (inaugurate il 26 settembre 1961), non sono soggette alla disciplina degli articoli 10 e 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
Il Comune di Parma ha fatto riferimento alle sopradescritte strutture quando ha considerato la piazza come opera realizzata nel 1996 e pertanto non soggetta alla disciplina vincolistica del decreto legislativo n. 42 del 2004, contestando le determinazioni di questo Ministero.
In questo modo si è però confuso l'invaso della piazza della Ghiaia, inteso come spazio urbano prodotto da secolari opere di trasformazione, peraltro ampiamente testimoniate da una consistente documentazione storica e cartografica, con un'opera, quella del 1996, che era circoscritta all'inserimento, nella sola parte centrale dell'invaso, dei box metallici.
Dette strutture sono state di recente spostate per consentire gli scavi archeologici ed i saggi per le analisi stratigrafiche dell'intera area.
Infatti, la Direzione regionale, acquisito il parere favorevole della Soprintendenza per i beni architettonici e della Soprintendenza per i beni archeologici ha rilasciato una autorizzazione per gli scavi (nel gennaio 2007) in considerazione del fatto che «ogni possibile estensione dell'indagine potrà contribuire a raccogliere dati utili dal punto di vista delle preesistenze


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archeologiche tali da favorire una valutazione approfondita del progetto generale di riqualificazione dell'area».
Per quanto concerne la situazione dei rapporti tra Comune ed Uffici periferici del Ministero è il caso di sottolineare che a seguito dell'iniziativa del Prefetto vi è stato un incontro, l'8 gennaio 2007, tra gli Uffici periferici del Ministero ed il Comune di Parma, che è servito a far ripartire il tavolo tecnico di verifica del progetto ed il suo adeguamento alle linee indicate dal Comitato tecnico scientifico per i beni architettonici.