X Commissione - Mercoledì 7 marzo 2007


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ALLEGATO 1

Relazione per l'utilizzo delle risorse finanziarie destinate alla promozione industriale nell'ambito del fondo per i trasferimenti correnti alle imprese del Ministero dello sviluppo economico. (Atto n. 72).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La X Commissione Attività produttive, commercio e turismo,
esaminata la relazione per l'utilizzo delle risorse finanziarie destinate alla promozione industriale nell'ambito del fondo per i trasferimenti correnti alle imprese del Ministero dello sviluppo economico (Atto n. 72),
delibera di esprimere

PARERE FAVOREVOLE


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00787 Lulli ed altri: Valorizzazione attività Gruppo Sviluppo Italia S.p.A.

TESTO DELLA RISPOSTA

Sviluppo Italia gestisce la rete degli incubatori più vasta a livello europeo. Trattasi di 23 strutture già operative, 12 in fase di realizzazione e 5 in programmazione. Complessivamente, nelle strutture già operative sono presenti 388 imprese (la maggior parte delle quali operanti in settori innovativi) per un'occupazione complessiva di 2.693 addetti, con un tasso medio di saturazione delle rete che supera il 75 per cento.
Si precisa, altresì, che, dall'avvio del primo incubatore nel 1989, le imprese uscite dalla rete degli incubatori di Sviluppo Italia e insediatesi nelle aree circostanti sono state 593, con un totale di 4.245 occupati.
La rete degli incubatori di Sviluppo italia è fortemente orientata a settori innovativi e sempre più a supporto dei settori strategici: ICT, aerospazio, automotive, chimica, meccanica, nanotech, life sciences.
I servizi offerti alle imprese presenti negli incubatori sono i seguenti:
un pacchetto logistico: spazi e servizi;
affiancamento allo start up: servizi di consulenza specialistica, supporto e assistenza nella gestione aziendale (marketing, finanza, produzione);
supporto nello sviluppo delle relazioni in ambito commerciale ed industriale (Netimprese il portale delle imprese incubate su www.sviluppoitalia.it).

Inoltre, le imprese incubate possono fruire di uno strumento di finanza dedicata (Fondo Incentivi agli Investimenti) che prevede contributi in conto capitale, entro la soglia «de minimis», per investimenti realizzati dalle imprese incubate.
Con riguardo agli incubatori di Taranto e Castrano, si precisa che l'incubatore di Taranto, costruito nel 1992 e ampliato nel 1997, è attualmente l'incubatore più grande della rete EBN (European BIC's Network). È situato nel Quartiere Paolo VI, nell'area PIP del Comune di Taranto, su una superficie di circa mq. 60.000.
L'incubatore di Taranto, ad oggi, ospita numerose imprese e si sta focalizzando soprattutto sul settore della logistica e della meccanica, in conformità con le vocazioni specifiche dell'area; tale tendenza sarà ulteriormente rafforzata da Sviluppo Italia Puglia in attuazione di ulteriori iniziative tese a sostegno e a all'avviamento di imprese innovative.
Il centro incubatore di Casarano (Lecce), operativo dal 1996, è situato nella zona industriale. Detto incubatore, a seguito dell'impatto generato dalla crisi del settore Tessile, Abbigliamento e Calzaturiero, anche in collaborazione con le Amministrazioni locali, costituite in forme consortili, sta focalizzando la propria attività verso iniziative di supporto al sistema produttivo locale, in termini di integrazione tra le imprese e di innovazione per la rivitalizzazione di settori maturi. In tale ottica è in corso uno stretto rapporto di collaborazione con il Comune di Casarano, capofila del Programma Integrato Territoriale n. 9.
Con riferimento agli strumenti finanziari di supporto per le aziende incubate, si segnala che Sviluppo Italia ha istituito nel 2001 un fondo incentivi agli investimenti


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delle imprese insediate negli incubatori; il fondo è gestito da Sviluppo Italia ed eroga un contributo a fondo perduto fino al 65 per cento nel limite del «de minimis» su investimenti dalle imprese all'interno dell'incubatore ovvero per agevolare lo spin off dai centri.
Fino a tutto il 2006 sono stati pubblicati 3 bandi, cui hanno partecipato n. 23 aziende. Sono state ammesse alle agevolazioni n. 19 imprese, per un impegno finanziario che supera la cifra di un milione di euro.
Nell'ambito del Modello di Organizzazione, Gestione Controllo adottato ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, nel corso del 2003 è stato approvato il Regolamento degli incubatori, con la finalità di definire le modalità di selezione e di insediamento delle imprese, le procedure per l'accesso e l'utilizzo di servizi comuni, gli standard contrattuali per disciplinare i rapporti con le imprese incubate. Sviluppo Italia Puglia fornisce alle imprese incubate servizi logistici e servizi di assistenza e consulenza.
Nel corso degli ultimi tre esercizi presso gli incubatori di Taranto e Casarano sono stati effettuati numerosi interventi di manutenzione, anche nell'ottica di una rimodulazione dei costi di gestione verso criteri di maggiore efficienza. Detti interventi hanno riguardato la manutenzione sia straordinaria che ordinaria e, in particolare, delle strutture e degli impianti di entrambi gli incubatori per 298 mila euro, (di cui 104 mila euro per manutenzioni straordinarie di impianti ed acquisto di nuovi impianti adeguamento alla vigente normativa antincendio e 194 mila euro per manutenzioni ordinarie, finalizzate al mantenimento dell'efficienza operativa delle strutture).
Si evidenzia che, alla data odierna, Sviluppo Italia Puglia, per l'incubatore di Taranto, ha impegnato ulteriori fondi per circa 300 mila euro. Sono già stati aggiudicati lavori per circa 220 mila euro e sono in corso di definizione le procedure per l'aggiudicazione della rimanente parte.
Nell'ambito del processo di riordino e di maggiore focalizzazione della missione dell'Agenzia per l'attrazione degli investimenti in corso, particolare attenzione sarà posta al rafforzamento dei presidi tecnici sul territorio in un quadro di maggiore responsabilizzazione delle società regionali e di una più evidente integrazione con le strategie di intervento perseguite dalle singole regioni. In tale contesto gli incubatori possono costituire un elemento rilevante dell'azione per l'attrazione degli investimenti in specifici ambiti territoriali.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00788 Fava ed altri: Situazione della manifattura tabacchi di Borgo Sacco.

TESTO DELLA RISPOSTA

La società BAT di Rovereto (Trento) opera nel settore della miscelazione del tabacco per sigarette. L'azienda è passata, con il 1o settembre 2002, all'ETI S.p.A. e, successivamente, a seguito del processo di privatizzazione è stata ceduta alla British American Tabacco poi trasformata in British Italian Tabacco.
I dipendenti della Manifattura Tabacchi avevano un contratto di lavoro di diritto pubblico e, quindi, eventuali esuberi trovavano collocazione nell'ambito della P.A.
L'ETI, al momento del suo insediamento aveva comunicato un esubero di n. 82 unità lavorative, di cui n. 15 dipendenti posti in posizione di sostegno al reddito e n. 16 u.l. hanno accettato l'incentivo all'esodo in attesa di pensione. Pertanto il totale degli esuberi era di n. 51 u.l. che sono stati tutti ricollocati presso Enti Pubblici territoriali.
Nell'unità produttiva di Rovereto l'organico attuale è pari a n. 45 lavoratori qualificati, 11 specializzati, 3 generici, 2 quadri aziendali per un totale di 61 lavoratori assunti dopo il 2002 ai quali vanno aggiunti circa 70 lavoratori che erano già dipendenti della Manifattura Tabacchi.
Si rileva che il settore dei tabacchi è da anni oggetto di un processo di ristrutturazione dovuto a diverse cause, tra le quali le principali sono:
la redistribuzione di quote a ciascun Paese UE;
il calo generalizzato dei consumi della foglia di tabacco trasformato.

Le attuali difficoltà relative alla Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco si ricollegano, quindi, alla generale situazione del mercato e, nel caso di specie, al progressivo spostamento della produzione BAT - British American Tobacco - verso le aree geografiche dell'Est e al calo delle vendite del prodotto nazionale.
Rispetto a tale situazione e in relazione alle preoccupazioni espresse dai lavoratori e dalle OO.SS. circa le notizie riguardanti la possibilità di chiusura dello stabilimento di Borgo Sacco, non risultano al Ministero dello Sviluppo Economico dichiarazioni ufficiali della società BAT di voler chiudere tale sito.
L'Assessorato Industria della Provincia Autonoma di Trento sta seguendo l'evoluzione aziendale in stretto contatto con la Direzione della BAT.
Da un recente incontro è emerso che il nuovo Piano industriale sarà presentato entro il mese di maggio 2007.
In ogni caso, al fine di favorire ogni possibile soluzione, volta al mantenimento dei livelli occupazionali e dello sviluppo produttivo dei tre stabilimenti di Chiaravalle, Lecce e Rovereto, il Ministero dello Sviluppo Economico è da subito disponibile a monitorare l'evolversi della situazione e a esaminare le richieste delle rappresentanze sindacali e aziendali, nonché l'eventuale esigenza di apertura di un «tavolo» nell'ottica del raggiungimento di intese sulle prospettive aziendali.


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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00789 D'Agrò: Recepimento direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia.

Interrogazione n. 5-00790 Saglia e Lazzari: Recepimento direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 311, ha apportato solo non rilevanti modifiche alla definizione di impianto termico, le cui parti contestate erano già presenti nel decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192.
Le ragioni del mancato recepimento della proposta di definizione di impianto termico, avanzata dalla Commissione, sono riconducibili all'intendimento di contrastare, e regolamentare, la diffusa consuetudine di riscaldare ambienti anche di grandi edifici con l'installazione di un elevato numero di radiatori (ad esempio installando un radiatore a gas in ogni stanza), escludendo dal rispetto della normativa vigente, e quindi dagli obblighi progettuali e dai successivi controlli, sia l'edificio che il sistema di riscaldamento ambienti. In particolare, con la precedente normativa questi apparecchi venivano esclusi da tutte le disposizioni concernenti l'esercizio, la manutenzione, il controllo e l'ispezione degli impianti termici, a danno dell'efficienza energetica e delle emissioni in atmosfera. Inoltre, l'installazione di un numero eccessivo di singoli radiatori, non motivata da specifiche esigenze di flessibilità dell'utenza, non favorisce il rendimento complessivo dell'impianto e la sicurezza dell'immobile.
Riguardo alle esigenze dei consumatori, l'attenzione del Ministero dello Sviluppo Economico è elevata, anche nelle materie in esame, come attestato, da ultimo, dalla concessione di una detrazione del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Si ricorda, inoltre, che il decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 311, alleggerisce oneri burocratici e finanziari a carico dei cittadini proprio in tema di gestione degli impianti termici.
Inoltre, proprio per l'attenzione verso il cittadino consumatore, il decreto legislativo in questione non pone, al momento, alcun obbligo di controllo e manutenzione per gli scaldacqua istantanei a gas. Infatti, fino alla data di entrata in vigore di taluni provvedimenti attuativi dei decreti legislativi in questione - finalizzati a disciplinare la progettazione, l'installazione, l'esercizio, la manutenzione e l'ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici - le disposizioni in materia di controllo degli impianti termici si applicano ai soli impianti per il riscaldamento invernale.
In relazione al mancato accoglimento di proposte in merito alla efficienza energetica dei generatori di calore, si evidenzia che il parere della Commissione non recava elementi direttamente riconducibili a questo aspetto.
Quanto ai paventati effetti sulle imprese del settore, si rimarca come le già citate detrazioni introdotte dalla finanziaria 2007 - che incentivano, tra l'altro, gli interventi di sostituzione di vecchie caldaie con le efficienti caldaie a condensazione - costituiscano una occasione per le imprese italiane, ben posizionate su tali apparecchi, e operino altresì come argine alle crescenti importazioni di prodotti


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a più bassa tecnologia. Peraltro, anche le disposizioni contenute nel decreto 29 dicembre 2006, n. 311, rendono di fatto obbligatorie, a meno di limitati casi in edifici condominiali dove sarebbero necessarie costose modifiche dei canali di evacuazione dei fumi (camini), caldaia a elevata efficienza, coniugando risparmio energetico, riduzione delle emissioni inquinanti e salvaguardia della produzione nazionale.
Laddove dovessero emergere difficoltà applicative, relative alle tipologie di impianti cui fanno riferimento le interrogazioni, si potrà intervenire nei modi più appropriati, anche avvalendosi della prevista facoltà di modificare la definizione di impianto termico, come consentito dal comma 4 dell'articolo 14 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, non modificato dal decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 311.