Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di marted́ 13 marzo 2007


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Martedì 13 marzo 2007. - Presidenza del presidente Mario LANDOLFI.

La seduta comincia alle 14.

Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori della Commissione.

Il deputato Mario LANDOLFI, presidente, informa che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione di mercoledì 7 marzo scorso ha convenuto sul seguente calendario dei lavori della Commissione, ai sensi degli articoli 24 e 25 del Regolamento della Camera, nonché dell'articolo 7 del Regolamento interno della Commissione:
nella seduta di oggi, esame della risoluzione proposta dall'on. Storace relativa ai contenuti della serie televisiva RAI «In mezz'ora», e della risoluzione proposta dall'on. Merlo sul potenziamento e la valorizzazione dei Centri di produzione decentrati e delle Sedi regionali della Società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo;
nella seduta di domani, mercoledì 14, alle 14: audizione del Presidente e del Direttore generale della RAI;
nella seduta di dopodomani, giovedì 15, alle 14: audizione del Direttore di Rai Uno e del Direttore di Rai Tre.

Informa inoltre che l'ufficio di presidenza ha altresì confermato il prossimo svolgimento delle audizioni del Direttore di RAI International e del Direttore di RAI Fiction; nonché la necessità di approvare una delibera di carattere generale per la disciplina della comunicazione politica nei periodi non coincidenti con campagne elettorali o referendarie. A quest'ultimo proposito, si è anche convenuto di ascoltare preventivamente l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la cui consultazione è richiesta dalla legge. Frattanto, poiché la programmazione di spazi di comunicazione politica nei periodi non elettorali costituisce un atto dovuto, ha disposto, in conformità al mandato in precedenza conferitogli dall'ufficio di presidenza, la prosecuzione del ciclo di Tribune politiche tematiche di cui alla delibera approvata dalla Commissione il 28


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novembre 2006. Tale ciclo è stato anche utilizzato per la programmazione di Tribune relative alla crisi di governo, richieste da una prassi antica e consolidata.
Le attività ora preannunciate saranno calendarizzate nel corso di una successiva riunione dell'ufficio di presidenza.

Esame di una risoluzione relativa ai contenuti della serie televisiva RAI «In mezz'ora» (rel. Beltrandi).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della proposta di risoluzione in titolo.

Il deputato Mario LANDOLFI, presidente, ricorda che la proposta di risoluzione, che sarà pubblicata nei resoconti di seduta, è stata già trasmessa a tutti i componenti la Commissione, i quali nel termine stabilito hanno fatto pervenire due proposte di modifica, parimenti oggetto di pubblicazione.

Il deputato Marco BELTRANDI (RosanelPugno), relatore, fa presente la risoluzione in oggetto include due profili, chiaramente diversi. Essa si configura infatti sia come atto di indirizzo vincolante per l'azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (e, come tale, rientra sicuramente nelle competenze di questa Commissione, ai sensi della legge n. 103 del 1975), sia come atto atipico avente come destinatario l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in quanto deputata a verificare la sussistenza di violazioni di legge e di indirizzi dalla Commissione denunciate: solo l'Autorità è infatti titolare del potere di ordinare un ripristino della parità eventualmente violata e del potere di disporre sanzioni, benché ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10 della legge n. 249/97, sussista anche in capo alla Commissione una funzione di vigilanza sull'attuazione delle finalità del servizio pubblico.
Ne consegue, con riferimento anche al secondo profilo richiamato, che la risoluzione sia ammissibile, collocandosi nell'ambito delle competenze della Commissione.
Rileva inoltre come, alla luce della cospicua giurisprudenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (anche a seguito di anni di denunce da lui presentate per conto dei radicali), la trasmissione «In mezz'ora» appartiene alle trasmissioni di approfondimento politico informativo, in quanto approfondisce temi di carattere politico anche legati alla cronaca, con ospiti politici, nella forma dell'intervista condotta da un giornalista. Non ritiene quindi condivisibile i richiami che la risoluzione fa alle trasmissioni di intrattenimento e alla disciplina ad essa relativa (mediante il riferimento all'atto di indirizzo dell'11 marzo 2003) circa il divieto di presenza sistematica di esponenti politici a questo genere di trasmissioni. Analogamente, non si può considerare la trasmissione in oggetto come «comunicazione politica» ai sensi della legge n. 28/2000, in quanto l'Autorità in una sola occasione, solo con riferimento ad una puntata di «Porta a Porta» in campagna elettorale, considerò l'approfondimento alla stregua delle Tribune politiche. Quindi ritiene non applicabile alla fattispecie anche il riferimento alla violazione dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 28/2000, in quanto riferito alla comunicazione politica, benché personalmente non condivida la consolidata giurisprudenza dell'Autorità. La Commissione deve però attenersi agli orientamenti in merito dell'Autorità per rispetto delle competenze, di questo organo, indipendentemente dalle opinioni personali.
Risulta invece applicabile alla trasmissione in oggetto il richiamo all'articolo 2, comma 1, della legge n. 28/2000 (imparzialità ed equità anche nelle trasmissioni di informazione), e i richiami alle delibere della Commissione del 21 giugno 2000 e del 18 dicembre 2002, dedicate ai periodi non elettorali. Tuttavia, con riferimento al provvedimento del 18 dicembre 2002, non ritiene applicabile alla fattispecie il riferimento all'articolo 9, comma 4 della delibera del 18 dicembre 2002 (in quanto esso


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è riferibile solo alla comunicazione politica ai sensi della legge n. 28/2000), e, per la medesima ragione l'articolo 3, comma 6, della delibera del 21 giugno 2000.
La bozza di risoluzione avrebbe potuto piuttosto riferirsi a quanto previsto all'articolo 11, comma 2, della delibera del 18 dicembre 2002, come modificato dalla Commissione il 29 ottobre 2003, nonché all'articolo 1 dell'atto di indirizzo sul pluralismo adottato l'11 marzo 2003, e, analogamente, al comma 3 dell'articolo 1 del Contratto di servizio 2003-2005. Ed infine, con riferimento alla legge vigente, avrebbe potuto riferirsi al comma 1 dell'articolo 3 del Testo unico della radiotelevisione i cui principi sono richiamati anche all'articolo 45, comma 1, lettera d) del medesimo Testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo.
In conclusione, ritiene non sia dubbio che i programmi di informazione Rai debbano conformarsi ai principi di pluralismo, obiettività, completezza, imparzialità dell'informazione, e che anche la trasmissione «In mezz'ora» lo debba fare, mentre i riferimenti contenuti nelle premesse della risoluzione, non sono applicabili, tranne uno, alla trasmissione in oggetto.
Quanto alle valutazioni di fatto, ritiene proprio estendere l'arco temporale esaminato, onde valutare con più completezza il merito della trasmissione, valutandolo nel periodo successivo alle elezioni politiche 2006 (il periodo elettorale è assoggettato ad una diversa disciplina, ai sensi della legge n. 28/2000).
Il Centro di Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva ha fornito i dati che riporta: dal primo di settembre al 6 marzo 2007 (includendo quindi tutto il ciclo) sono intervenuti 9 esponenti politici del centro-sinistra per complessive 10 volte contro tre esponenti politici del centro-destra per complessive tre volte. Vi sono poi state interviste ad esponenti più vicini al centro-sinistra che al centro-destra: Sergio Segio, Enrico Deaglio, Luca Casarini (con una posizione molto critica nei confronti del centro-sinistra al Governo, come, d'altronde, anche Nicola Rossi e Achille Variati, già sindaco di Vicenza. Altre interviste sono state dedicate a persone vicine al centro-destra: Briatore, Confalonieri. I numeri riportati potrebbero far ritenere che la trasmissione di approfondimento politico informativo «In mezz'ora» abbia violato gli obblighi di servizio pubblico, anche se il giudizio definitivo è riservato all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Ad una analisi più attenta, tuttavia, ritiene occorra rilevare come nell'ambito del centro-sinistra Lucia Annunziata pare abbia voluto approfondire anche la crisi, i contrasti e il dibattito interno, le differenze anche notevoli di posizione. Quindi non tutte le interviste al centro-sinistra o a persone più vicine al centro-sinistra possono certamente essere considerate come espressive dell'attuale maggioranza parlamentare, mentre altrettanto non si può dire per gli esponenti del centro-destra o vicini al centro-destra intervistati. Nello squilibrio numerico evidenziato si ritrova anche una scelta editoriale legittima, interessante per il pubblico, e persino favorevole al centro-destra, che non può essere addebitata come una colpa ai responsabili del programma.
Fa altresì notare come, data la natura di approfondimento politico informativo della trasmissione, non esista un preciso termine temporale attraverso cui la par condicio debba essere rispettata; ed il ciclo della trasmissione non è ancora concluso. Lucia Annunziata riferisce infine di aver ricevuto numerosi rifiuti di interviste da leader ed esponenti del centro-destra, o richieste di differimento ad altra data di interviste già concordate.
Infine va considerato come nella precedente legislatura era opinione condivisa che la Rai potesse seguire la regola «dei tre terzi» nella ripartizione degli spazi tra i soggetti politici (un terzo alla maggioranza, un terzo al Governo, un terzo alle opposizioni), malgrado che al riguardo egli esprima la più ampia personale contrarietà, poiché tale regola mai è stata prevista dalla legge, né dalla Commissione. Tutto questo delinea un quadro in cui,


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anche prescindendo dalle ragioni di diritto, sarebbe difficile (e quindi improprio per la Commissione) esprimere un giudizio netto sul fatto denunciato, approvando la risoluzione.
Per tutte queste ragioni, di diritto e di fatto, ritiene che la risoluzione non possa essere approvata dalla Commissione. Ne auspica quindi un'ampia riformulazione, o in mancanza il ritiro, pur esprimendo l'auspicio che Lucia Annunziata voglia nelle prossime puntate riequilibrare lo squilibrio numerico rilevato, anche se parzialmente giustificato. Auspica sin d'ora che la Commissione e l'Autorità vigilino affinché questo avvenga effettivamente.

Il senatore Francesco STORACE (AN), auspica che la Commissione possa pervenire ad una soluzione quanto più possibile condivisa sulla questione sollevata dalla proposta di risoluzione, che non è contrario ad eventualmente modificare. Non può però nascondere alcune perplessità, ancora più evidenti se si considera la provenienza politica del relatore, dal quale si sarebbe aspettato un atteggiamento più attento ai profili di sostanza, e maggiormente inteso a sostenere iniziative che rafforzino il ruolo di vigilanza della Commissione. Quel che infatti maggiormente conta è l'esigenza di dare una risposta su una carenza di pluralismo riscontrata nella programmazione della RAI, rispetto alla quale tutte le obiezioni in diritto che ha ascoltato non possono che assumere un ruolo subordinato.
Anche le considerazioni svolte dal relatore in questo punto di fatto lasciano adito a perplessità: la circostanza che alcuni rappresentanti del centro-destra non avrebbero accolto l'invito a partecipare alla trasmissione è priva di rilievo, perché sarebbe stato ben possibile rivolgere il medesimo invito ad altri argomenti. La circostanza che la presenza di alcuni soggetti politici attribuiti al centro-sinistra sia risultata in realtà pregiudizievole alle ragioni di questa parte politica risulta parimenti priva di rilievo, perché la medesima considerazione potrebbe farsi nei confronti di esponenti del centro-destra eventualmente dissenzienti su alcuni profili della politica di quest'ultima coalizione. Il riconoscere se, nel caso in esame, vi sia stata o meno una violazione del pluralismo, è una funzione fondante e fondamentale per l'attività della Commissione: ogni approfondimento, ogni modifica che egli si dichiara pronto ad apportare al testo deve tenere conto di questa esigenza prioritaria. Essa non è evidenziata solo dalle disposizioni richiamate dalla premessa della sua risoluzione, ma anche da molte altre norme, che non sono state in essa esplicitamente menzionate esclusivamente al fine di non appesantire il testo. Ad esempio, l'articolo 3 del Testo unico della radiotelevisione fa espresso riferimento alla libertà di ricevere informazioni ed idee, la legge 22 febbraio 2000, n. 28, definisce ulteriormente questi diritti dei telespettatori; i provvedimenti attuativi di quest'ultima norma presuppongono l'indicazione di un termine temporale entro il quale debba realizzarsi la presenza di tutti i soggetti politici che non possono prendere parte ad una sola trasmissione (sia che il termine consista in un trimestre, come prevede la normativa approvata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sia che consista in un bimestre, come prevede quella approvata dalla Commissione). In ogni caso, non è accettabile che, per constatare il rispetto o meno della par condicio in un ciclo di trasmissioni televisive, si debba attendere la conclusione di tale ciclo, che non è definito nella sua durata massima.
Nel ricordare che la conduttrice del programma «In mezz'ora» ha provveduto ad invitare nella sua trasmissione un esponente del centro-destra (nella persona del deputato Tremonti) solo la scorsa domenica, dopo che la risoluzione da lui presentata era già iscritta nel calendario dei lavori della Commissione, chiede di conoscere se da parte della Commissione stessa vi sia una reale volontà politica di riconoscere la menomazione del pluralismo che a suo avviso si è oggettivamente verificata, al di là dei termini tecnici con i quali questa menomazione è individuata e riconosciuta.


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Il deputato Fabrizio MORRI (Ulivo) non disconosce la facoltà del senatore Storace di presentare una risoluzione nei termini di quella oggi all'esame della Commissione, ma non è convinto dei relativi contenuti: il programma «In mezz'ora» è un programma giornalistico e non di approfondimento in contraddittorio, ed il rispetto della par condicio non può che essere valutato alla conclusione del ciclo di trasmissioni. La non felice collocazione oraria di questo programma può avere indotto la conduttrice ad una ricerca prioritaria dei temi dell'attualità, e questo può avere condizionato le presenze: ma la conduzione del programma è risultata assolutamente imparziale, ed ha spesso posto in difficoltà anche le forze del centro-sinistra. Si tratta peraltro di attività nelle quali è impossibile disconoscere la libertà degli autori e dei conduttori, al di là di una lettura rigida del «minutaggio», che non darebbe autorevolezza alla politica. Auspica pertanto che il senatore Storace ritiri la risoluzione di cui è presentatore, consentendo in tal modo alla Commissione di valutare il programma nel momento in cui il relativo ciclo di trasmissioni si sarà concluso.

Il deputato Giampiero CATONE (DC-PS) dà lettura alla Commissione della definizione di pluralismo, così come contenuta nell'atto di indirizzo approvato dalla Commissione stessa il 13 febbraio 1997, e richiamato l'11 marzo successivo, in particolare laddove esso fa riferimento alla necessità che il pluralismo sia tutelato anche nei singoli programmi. Le medesime disposizioni definiscono il diritto dei telespettatori ad una informazione più possibile completa, che estenda il pluralismo a tutte le forze politiche: queste disposizioni sono autorevolmente richiamate anche nel messaggio indirizzato alle Camere dal Presidente della Repubblica il 15 dicembre 2003, che a sua volta si riferiva alla giurisprudenza costituzionale del tema.
Se pertanto è possibile non limitarsi alla determinazione quantitativa di nomi e minuti, pur tuttavia è di pluralismo che si deve parlare: i telespettatori hanno il diritto di conoscere la molteplicità delle opinioni esistenti nel Paese, nonché quello di formarsi una personale opinione sulla base di una pluralità di informazioni: come potrebbe essere assicurata, tale pluralità, se non attraverso il pluralismo delle presenze nella programmazione?

Il deputato Renzo LUSETTI (Ulivo) limita il proprio intervento alle questioni di carattere sostanziale, giacché il senatore Storace ha evidenziato il timore che il dibattito si limiti a temi giuridico-formali. Ma, nella sostanza, condivide l'opinione per la quale il programma non può che essere valutato alla fine del ciclo di trasmissioni, e che tale valutazione debba basarsi non solo sull'identità di tutti gli ospiti intervenuti, ma anche sulle modalità di conduzione.
Altri elementi, quali gli inviti non accolti dagli esponenti di centro-destra, e la difficoltosa attribuzione al centro-sinistra di alcuni ospiti, presentano problematiche che devono pure essere esaminate: né Segio, né Deaglio, né Casarini possono considerarsi appartenenti alle coalizioni di centro-sinistra, ed altri, pur riconducibili a tale coalizione, sono stati molto critici nei confronti di questa.
Per queste ragioni, se la risoluzione appare legittimamente proposta, non per questo essa risulta anche fondata, e rischia invece di trasformare la Commissione di vigilanza in una commissione di censura. Non risulta al momento una lesione del pluralismo, e la risoluzione dovrebbe quindi essere respinta.

Il deputato Giorgio LAINATI (FI) è sconcertato dalle argomentazioni proposte dai colleghi di centro-sinistra, che sarebbero tragicomiche se non riguardassero la materia della libertà. La proposta di accertare le eventuali violazioni del pluralismo solo alla fine del ciclo di trasmissioni risulterebbe la certificazione di una presa in giro; l'avallo dato alla favola del rifiuto degli inviti, da parte degli esponenti di centro-destra, è sconcertante; il rifiuto di riconoscere alcuni soggetti come riconducibili al centro-sinistra è offensivo. Chi


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riceve accuse dal centro-sinistra può essere considerato in quota alla coalizione opposta? Casarini è stato «scaricato» dalla coalizione? Quale tipo di pluralismo si propone? Sarebbe invece opportuno analizzare la risoluzione con maggiore attenzione e disponibilità, anche eventualmente emendandola per valorizzarne i contenuti sostanziali. Auspica che le restanti forze dell'opposizione tengano vivo il dibattito odierno, e che il Presidente della Commissione s'impegni in favore del ruolo politico e istituzionale dell'organismo.

Il deputato Giuseppe GIULIETTI (Ulivo) teme che la Commissione, mentre si dedica ad interventi di carattere inquisitorio sullo specifico programma del quale oggi si occupa, dimentichi le molte altre criticità evidenziate dal servizio radiotelevisivo pubblico. A molti anni dall'epurazione di nomi di spicco dai programmi della RAI, infatti, non tutti questi nomi risultano ancora reintegrati, ed il controllo sulla RAI da parte del centro-destra appare ancora saldo. Ma non si deve pensare che tali criticità riguardino solo atteggiamenti in danno del centro-sinistra: ad esempio, il Consiglio d'amministrazione della RAI non ha ancora fornito risposte sui casi dei giornalisti Paolo Francia ed Oliviero Beha, malgrado che per quest'ultimo la Commissione si sia da tempo pronunciata all'unanimità. Non utilizzate risultano anche le professionalità di Franco Scaglia e Stefano Gigotti: forse non risultano affidabili per l'attuale vertice? Questi ed altri episodi integrano altrettante lesioni del pluralismo, che non concernono singole trasmissioni, ma la programmazione nel suo insieme: per questa ragione, egli non sottolineerebbe situazioni singole (e non criticherà pertanto la conduzione attuale, ad esempio, di «Porta a porta» o del TG 2), ma darebbe piuttosto risalto a situazioni d'insieme. Tra queste, ricorda la campagna coordinata tra più emittenti per dare un taglio specifico a determinati episodi di cronaca nera; oppure la necessità di dare adeguato spazio informativo ad una recente nota del Presidente della Repubblica relativa al rischio di spettacolarizzare il terrorismo in televisione; o, ancora, alla necessità che i notiziari, particolarmente nel giorno della visita di Putin in Italia, ricordino gli omicidi che in Russia sono stati compiuti a danno di molti giornalisti, sia recentemente, sia nel passato (tra questi l'episodio, ancora non chiarito, dell'uccisione del reporter di Radio radicale, Russo).
Per tutti questi motivi non parteciperà al voto sulla risoluzione in titolo, salvo che tale partecipazione non risulti assolutamente necessaria per la tutela delle posizioni che ora ha espresso.

Il senatore Alessio BUTTI (AN) fa presente che la Commissione di vigilanza non può considerarsi il Tribunale dell'Inquisizione, e che la risoluzione ora in esame non attacca i giornalisti, ma si limita a censurare comportamenti oggettivi, al fine di rendere evidente che gli spazi della programmazione del servizio radiotelevisivo pubblico non possono essere gestiti come il salotto di casa propria. La definizione di servizio pubblico radiotelevisivo, quella di pluralismo, quella della parità di trattamento nella programmazione sono già state individuate senza equivoci dalla Commissione, e precludono che la valutazione di questo programma sia effettuata al termine della serie prevista. La circostanza che il programma non preveda confronti diretti nella medesima trasmissione deve essere considerata, come pure riveste un peso notevole il prevedibile calo degli ascolti della relativa fascia oraria nei mesi primaverili ed estivi, che priverebbe di significato un'eventuale compensazione a favore del centro-destra che fosse compiuta in questi mesi.
La relazione svolta dall'onorevole Beltrandi non tiene conto di tutti questi fattori, e non dà ragione del fatto che la risoluzione, con poche modifiche, potrebbe essere votata anche in applicazione della sola legge 14 aprile 1975, n. 103, istitutiva della Commissione.

Il deputato Giorgio MERLO (Ulivo) ritiene opportuno che la Commissione si


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pronunci con un voto sui contenuti della risoluzione proposta, la quale non tiene conto della necessità di compiere la valutazione in essa contenuta riferendosi ad un arco temporale assai più ampio. Del resto, il «minutaggio» non può rappresentare l'unico criterio di valutazione delle trasmissioni: la conduzione del programma da parte della dottoressa Annunziata è risultata molto poco tenera nei confronti di vari esponenti del centro-sinistra. Sarebbe un errore indulgere a denunce personali, è necessario riflettere e non colpire: e questa risoluzione risulta al riguardo inaccettabile.

Il deputato Antonio SATTA (Pop-Udeur) rileva che, se la Commissione sembra richiamarsi alla normativa in tema di par condicio, il vero protagonista negativo della vicenda risulta essere il Consiglio d'amministrazione della RAI, che non garantisce l'attività istituzionale dell'Azienda, non chiarisce su quali risorse umane e di altro genere essa intenda investire, e non è in grado di effettuare nomine (ed in relazione a ciò il Direttore generale dovrebbe dimettersi). Se l'atteggiamento della conduttrice del programma non è condivisibile, ciò non giustifica la celebrazione di un processo nella Commissione, la quale dovrebbe piuttosto riflettere sulla circostanza che la RAI non sembra ascoltare le sue pronunce.

Dopo che il senatore Francesco STORACE (AN) si è chiesto se i contenuti del dibattito in corso tengano conto delle facoltà attribuite, ad ogni componente la Commissione, dagli articoli 14 e 18 del regolamento interno, il deputato Mario LANDOLFI, presidente, ribadisce la legittimità del dibattito in atto.

Il deputato Nicola TRANFAGLIA (Com.It) sottolinea l'opportunità di entrare nel merito dei contenuti della risoluzione in esame, ma rappresenta la oggettiva difficoltà, per la Commissione, di farsi ascoltare dalla RAI. Al riguardo, si affollano vari problemi, legati a risposte che l'azienda non fornisce alla Commissione, malgrado che le relative informazioni siano state più volte richieste: il Consiglio di Amministrazione sembra però non tenerne conto. Se è necessario definire nel merito la risoluzione in titolo, è pure necessario svolgere una riflessione politica su quali siano le modalità per instaurare con la RAI un dialogo efficace, e scuotere l'azienda dalla condizione nella quale essa sembra non negare alcunché alla Commissione, mentre poi di fatto tace e nega tutto.

Il deputato Rodolfo DE LAURENTIIS (UDC) condivide, in particolare, i contenuti dell'intervento del collega Satta: la Commissione non può porsi in un atteggiamento inquisitorio, ma il tema sollevato non è banale, e non si limita ad una censura degli atteggiamenti di un singolo conduttore, bensì concerne l'intero tema del pluralismo nell'informazione. Ringrazia quindi il senatore Storace per avere proposto tale tema, ed auspica che il relatore possa utilizzare il dibattito odierno per individuare strumenti a tutela del pluralismo, anche evitando che siano lasciati cadere gli spunti che la risoluzione offre al riguardo.

Il deputato Francesco Maria GIRO (FI) ritiene che la risoluzione ponga il serio problema della disparità di trattamento riscontrata, e delle forme nelle quali sia possibile un riequilibrio. Il rischio è infatti quello che si perpetuino determinate abitudini: il pluralismo deve essere garantito, e se la conduzione del programma è implicitamente criticata anche da esponenti del centro-sinistra, le sue caratteristiche - segue il telegiornale senza stacchi, ne è quasi parte integrante - accentuano lo squilibrio constatato dal presentatore della risoluzione. Essa, per altro verso, neppure entra nel merito dello stile di conduzione del programma. È quindi opportuno rivedere costruttivamente il testo della risoluzione, sottolineando i profili della obiettiva disparità di trattamento determinatasi, e della necessità di promuovere la parità d'accesso al mezzo radiotelevisivo.


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Il deputato Emilia Grazia DE BIASI (Ulivo) reputa fuori dal tempo il voler inseguire la neutralità dell'informazione: non è la Commissione che deve eventualmente intervenire sui palinsensti, ed il pluralismo non si realizza esclusivamente nelle forme delle Tribune parlamentari. La Commissione dovrebbe esimersi dal formulare giudizi su singole trasmissioni, come pure sulla singola conduttrice, anche in considerazione delle potestà attribuite al riguardo dal Consiglio di Amministrazione della RAI; e deve astenersi dall'essere il megafono della politica del Palazzo.

Il deputato Mario LANDOLFI, presidente, a conclusione della discussione svoltasi, ricorda che la calendarizzazione del provvedimento in titolo fu decisa dall'Ufficio di presidenza, che nulla ebbe ad eccepire sulla legittimità del relativo esame: è del resto fondamentale il compito della Commissione di vigilare sul rispetto degli indirizzi rivolti alla RAI, che rappresenta il nucleo fondamentale delle attribuzioni dell'organismo parlamentare circa la tutela del pluralismo politico.
Quanto al caso in esame, rileva che nessuno ha negato la sussistenza di uno squilibrio nelle presenze della trasmissione, e su questo dato di fatto la Commissione ha non solo il diritto, ma anche il dovere di intervenire: si augura, in particolare, che anche nell'audizione di domani possano essere rivolte domande puntuali al Presidente ed al Direttore generale. Quanto al seguito dell'esame odierno, ricorda che il relatore ha invitato il presentatore della risoluzione a riformularla, ed il presentatore non sembra contrario a tale possibilità. Sarà quindi possibile venire incontro alle considerazioni del relatore accentuando, nella risoluzione, il riferimento alla valenza informativa delle trasmissioni in esame, rispetto ad altri generi di programmazione, e cogliere il dato di fondo della necessità di rispettare le disposizioni poste a tutela del pluralismo.

Il deputato Marco BELTRANDI (RosanelPugno), relatore, ribadisce l'opportunità di un'ampia riformulazione, le cui linee fondamentali sono invero già contenute nella relazione in precedenza da lui svolta. Non ritiene, al riguardo, di avere posto esclusivamente questioni di carattere giuridico-formale: è necessario peraltro tenere conto della prassi e della giurisprudenza - che personalmente non condivide - dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la quale sembra riconoscere a programmi di tal genere natura di programmi informativi, anziché di comunicazione politica. Da ciò derivano sensibili conseguenze, con particolare riferimento all'individuazione dell'arco temporale entro il quale deve realizzarsi la «par condicio». Ribadisce peraltro che, in termini numerici, lo squilibrio al momento sussiste, ed è possibile ed auspicabile, da parte della Commissione, «dare un segnale» prima che il ciclo delle trasmissioni sia concluso.

Il senatore Francesco STORACE (AN) accetta, per rispetto dell'istituzione parlamentare, l'invito a riformulare il suo testo. Resta indiscutibile il dato di fatto che, per quasi tre mesi, dalla programmazione di quella trasmissione sia rimasta assente non una singola forza politica, ma un'intera coalizione: e, per trarne le dovute conclusioni, non è possibile attendere la fine di un ciclo che non ha una durata definita. Né possono avere senso altre considerazioni che ha udito nel dibattito (tra queste, lo ha particolarmente colpito l'essere stata invocata la circostanza che il programma sia condotto da una donna).
Ritiene peraltro che il suo testo sia ormai entrato nella disponibilità della Commissione, e reputa pertanto opportuno che le necessarie riformulazioni siano proposte dal relatore, auspicando che sia mantenuta la caratteristica della denuncia politica: non è bene che i vecchi radicali si trasformino, in questa maggioranza, in tanti piccoli Prodi, e si augura che la loro battaglia, per tutelare le idee degli altri senza rinunciare a quelle proprie, non sia ancora finita.


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Dopo ulteriori interventi del deputato Fabrizio MORRI (Ulivo) e del deputato Giorgio LAINATI (FI), il deputato Marco BELTRANDI (RosanelPugno), relatore, si dichiara disponibile a proporre una riformulazione del testo.

Il deputato Mario LANDOLFI, presidente, propone allora - e la Commissione vi consente - che la riformulazione sia portata entro lunedì 19 marzo prossimo a conoscenza dei componenti la Commissione, i quali entro il giorno successivo potranno presentare proposte di modifica. Il testo, come riformulato, sarà quindi esaminato dalla Commissione nella seduta che si riserva di convocare per giovedì 22 marzo successivo. Rinvia quindi a tale data il seguito dell'esame in titolo.

La seduta termina alle 16.30.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

ESAME DI UNA RISOLUZIONE SUL POTENZIAMENTO E LA VALORIZZAZIONE DEI CENTRI DI PRODUZIONE DECENTRATI E DELLE SEDI REGIONALI DELLA SOCIETÀ CONCESSIONARIA DEL SERVIZIO PUBBLICO GENERALE RADIOTELEVISIVO