IV Commissione - Giovedì 7 giugno 2007


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01106 Galante: sul coinvolgimento di unità militari italiane in azioni di combattimento in Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito alla questione sollevata con l'interrogazione in discussione è doveroso, in premessa, ribadire che l'attuale profilo delle forze italiane in Afghanistan è quello che è stato loro indicato dal Parlamento e dal Governo italiano, quello che secondo le nostre valutazioni politiche meglio corrisponde agli intendimenti delle Nazioni Unite sotto il cui mandato si stanno svolgendo le operazioni in quel Paese.
Il Governo, in ogni sede, ha sempre puntualizzato la natura pacifica della missione italiana in Afghanistan, che è coerente con il quadro definito dall'articolo 11 della Costituzione, che stabilisce due aspetti essenziali: in primo luogo, il rifiuto della guerra come principio a cui si ispira tutta l'azione di politica internazionale del Governo; in secondo luogo, e coerentemente con il rifiuto della guerra, la scelta di fare dell'Italia un soggetto attivo nella complessa architettura di istituzioni e di alleanze internazionali, allo scopo di prevenire e governare i conflitti.
Il carattere pacifico della nostra partecipazione al processo di stabilizzazione e ristrutturazione in Afghanistan, peraltro, non è mai mutato, neppure quando, in attuazione di vari Ordini del Giorno approvati da entrambi i rami del Parlamento, sono stati, di recente, inviati equipaggiamenti aggiuntivi tesi ad adeguare le misure di protezione operative per le nostre unità.
Fatta questa necessaria premessa, si fa notare che le richiamate affermazioni del settimanale l'Espresso, secondo cui «anche gli incursori del Comsubin e i parà del Col Moschin risulterebbero coinvolti in azioni di combattimento» non trovano alcuna conferma nei fatti.
Diversamente, ciò che corrisponde alla realtà è l'aderenza dell'attività svolta dai militari italiani, nell'area loro assegnata, ai compiti, alle regola d'ingaggio e ai caveat stabiliti dal Governo italiano.
Non risulta, infatti, sia avvenuto alcun superamento dei previsti caveat, in quanto il Contingente italiano continua a svolgere le attività operative assegnate al Comando ISAF che si estrinsecano, essenzialmente, in servizi di controllo del territorio e di supporto delle Forze armate e di polizia afgane nell'area di propria competenza.
Quanto, invece, alla citata intervista del Ministro onorevole Parisi sulla rivista Limes ed, in particolare, alla sua risposta relativa all'opportunità di riferire il meno possibile sulle Forze speciali, si ritiene che il senso di tale risposta debba essere colto - come è facilmente intuibile - nell'esigenza di mantenere il dovuto riserbo su informazioni di tale natura, al fine di evitare gli eventuali rischi connessi al loro disvelamento, garantendo, così, la necessaria sicurezza del personale ivi impiegato.
In conclusione, nell'escludere l'ipotizzata «contravvenzione del mandato ricevuto», l'azione dei militari italiani in Afghanistan, dunque, continuerà ad essere finalizzata al concorso e sostegno per l'edificazione di capacità di Governo che rendano il Paese autosufficiente, almeno per lo svolgimento delle primarie funzioni tipiche di ogni Stato sovrano.
Non va, peraltro, dimenticato quanto sia unanimemente apprezzato dalle autorità afgane e dalla popolazione locale l'operato dei nostri militari, che contribuisce a mantenere alto il prestigio che l'Italia ha acquisito con ampio merito nell'ambito della Comunità internazionale.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01107 Cossiga: sull'attuale inquadramento del Generale Roberto Speciale nell'ambito delle Forze Armate.

TESTO DELLA RISPOSTA

La questione affrontata con l'atto in esame, rientra nel più ampio quadro della vicenda che vede coinvolti il Viceministro dell'economia e delle finanze, onorevole Visco, ed il Comandante Generale della Guardia di finanza, Generale Speciale, ampiamente sviluppata in sede di discussione delle mozioni e delle interpellanze ed interrogazioni svoltesi ieri, mercoledì 6 giugno, presso l'Assemblea del Senato della Repubblica.
Pertanto, in merito ai provvedimenti del richiamato Consiglio dei ministri si rimanda, opportunamente, a quanto riferito nella suddetta circostanza dal rappresentante di Governo, Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa-Schioppa.
Per quanto, invece, concerne i profili di specifica pertinenza della Difesa con riferimento al quesito riguardante l'attuale posizione ricoperta in seno alle Forze armate dall'Ufficiale Generale in parola, si precisa che la competente Direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa ha rappresentato che il Generale di Corpo d'Armata in s.p.e. dell'Esercito Roberto Speciale, nato il 17 marzo 1943 è stato nominato Comandante generale della Guardia di finanza a decorrere dal 17 ottobre 2003 e, pertanto, collocato in soprannumero, rispetto agli organici previsti dalla legge, ai sensi dell'articolo 65, comma 10, del decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490.
Dal momento della cessazione dall'incarico di Comandante generale della Guardia di finanza il Generale Speciale è collocato in congedo nella posizione di ausiliaria o in quella della riserva.