VIII Commissione - Mercoledì 20 giugno 2007


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ALLEGATO 1

Schema di ripartizione dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno 2007, relativo a contributi in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (Atto n. 99).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VIII Commissione,
esaminato lo schema di ripartizione dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno 2007, relativo a contributi in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi;
apprezzato che lo stanziamento complessivo per il 2007 risulta notevolmente incrementato rispetto alla legislazione previgente, invertendo così la tendenza negativa che aveva caratterizzato gli ultimi anni;
preso atto della particolarità che caratterizza lo stanziamento indicato per il 2007, ossia che esso dovrebbe essere sottoposto - salvo che non si disponga una apposita variazione - all'accantonamento previsto dall'articolo 1, comma 507, della legge n. 296 del 2006, di importo pari a 6,283 milioni di euro, con la conseguenza che il piano presentato dal Ministero prevede la realizzazione di due distinte ipotesi di riparto;
rilevato, peraltro, che - anche qualora si verificasse l'ipotesi di un «taglio lineare» del relativo capitolo di bilancio - lo schema di riparto si limiterebbe a prevedere una riduzione della sola voce relativa alle azioni nazionali, mentre resterebbe invariata la quota riservata ai parchi nazionali, che risulta notevolmente incrementata rispetto all'anno 2006, con un aumento del 26,6 per cento;
osservato che lo schema di riparto, pur non essendo - come avvenuto anche negli anni precedenti - accompagnato dai rendiconti annuali degli enti ammessi al finanziamento (secondo quanto previsto dal comma 40 dell'articolo 1 della legge n. 549 del 1995), contiene tuttavia un apposito allegato alla relazione descrittiva, in cui - come richiesto nel parere della VIII Commissione sullo schema di riparto per il 2006 - sono stati chiaramente indicati i criteri adottati per il riparto degli stanziamenti a favore degli Enti parco;
considerato, pertanto, che il provvedimento sembra dare risposte positive a tutte le sollecitazioni che la Commissione aveva rivolto al Governo in occasione dell'esame dei precedenti schemi di riparto;
preso atto, inoltre, che la relazione illustrativa dello schema di riparto rileva che permane il limite di prelevamenti di cassa dai conti della Tesoreria statale, di cui al comma 18 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005), che non consente la riduzione delle rilevanti giacenze di cassa dei medesimi Enti;
ricordato, in proposito, che nella seduta delle Commissioni riunite V e VIII dello scorso 31 maggio è stata approvata una risoluzione che impegna il Governo ad adottare ogni possibile iniziativa volta ad evitare l'applicazione alle aree naturali protette del vincolo ai prelevamenti dai conti di tesoreria di cui al citato articolo 1, comma 18, della legge finanziaria 2005;


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segnalata, infine, l'opportunità che il Governo, facendo seguito alla disponibilità manifestata in sede di esame dello schema di riparto, possa farsi carico - anche mediante una idonea riflessione da svolgere in vista dell'adozione di un apposito provvedimento di spesa - di un problema di natura più generale, che investe le difficoltà finanziarie in cui versa l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), il quale, passato sotto la vigilanza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (per effetto dell'ultima legge finanziaria), si trova in una situazione di crisi causata dalla mancanza non tanto dei fondi straordinari - pure necessari per finanziare i numerosi progetti in programma - ma dei fondi ordinari, indispensabili per il funzionamento quotidiano delle strutture;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) nell'ipotesi che si debba procedere all'accantonamento di cui all'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007, con conseguente, forte, decurtazione della voce relativa alle azioni di rilevanza nazionale, valuti il Governo l'opportunità di adottare eventuali misure alternative, che consentano di fare fronte, quanto meno, alle prioritarie e più urgenti iniziative in materia;
b) al fine di rafforzare i meccanismi in grado di allentare i vincoli, eccessivamente stringenti, che derivano al sistema dei parchi nazionali, e ai comuni in essi ricadenti, dalla rigida applicazione delle regole previste dal «patto di stabilità» interno e che costituiscono una delle principali cause della formazione delle rilevanti giacenze di cassa di tali enti, si raccomanda al Governo di considerare come definitivamente risolta - nei termini indicati nella risoluzione approvata dalle Commissioni riunite V e VIII e richiamata in premessa - la questione del vincolo ai prelevamenti dai conti di tesoreria di cui all'articolo 1, comma 18, della legge n. 311 del 2004;
c) si raccomanda, inoltre, al Governo di proseguire lungo la strada della progressiva transizione dalla fase dei commissariamenti a quella delle nomine dei presidenti dei parchi nazionali, secondo un sistema basato sulle intese con le realtà regionali e sul coinvolgimento degli enti locali sul territorio, provvedendo, tuttavia, a rafforzare la fase di confronto preventivo con il Parlamento, basato sul principio della condivisione e della cooperazione istituzionale, affinché le proposte di nomina non siano rimesse alle Commissioni competenti soltanto al termine dell'intero percorso di formazione e definizione delle candidature.


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ALLEGATO 2

Sulla missione a Berlino in occasione del Forum dei legislatori dei Paesi del G8+5 sui cambiamenti climatici (3-4 giugno 2007).

RELAZIONE

Si sono tenuti a Berlino, presso il Bundestag, dal 3 al 4 giugno 2007 il Terzo Forum dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti Climatici del G8+5 (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa) ed il Primo Forum dei legislatori del Dialogo sul Disboscamento illegale dei Paesi del G8 riuniti assieme ai parlamentari dei Paesi maggiori produttori e consumatori di legname (Cina, India, Brasile, Camerun, Gabon, Ghana, Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Perù, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo).
Il G8 + 5 è un Dialogo a livello parlamentare sui cambiamenti climatici che vede coinvolti rappresentati legislativi dei paesi del G8 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti) insieme a 5 paesi in fase di avanzato sviluppo (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa). Il Dialogo si pone l'obiettivo di discutere un accordo sui cambiamenti climatici «post-2012», ovvero successivo alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi ambientali a livello mondiale.
In tale prospettiva, il Dialogo intende concludere i propri lavori presentando una piattaforma comune sul cambiamento climatico al vertice dei Capi di Stato del G8 che si terrà in Giappone nel 2008 o, al più tardi, al Vertice G8 del 2009, che si terrà in Italia.
Anche il Dialogo sul Disboscamento illegale si prefigge l'obiettivo di seguire la discussione in ambito G8 e di sottomettere entro il 2008 al Vertice del G8 un «piano d'azione pratico ed analizzato da un punto di vista politico per far fronte al disboscamento illegale».
Si ricorda che l'iniziativa, promossa dall'Organizzazione globale dei legislatori per l'equilibrio ambientale (Globe), avente sede presso il Parlamento inglese (House of Commons), con il patrocinio della Banca mondiale, è stata lanciata a seguito del Dialogo a livello governativo (a sua volta voluto dal Premier britannico Tony Blair), cui si è dato avvio con l'approvazione, al Vertice G8 di Gleneagles del luglio 2005, del Piano d'azione del G8 su cambiamenti climatici, energia pulita e sviluppo sostenibile. Il Dialogo ha anche il compito di rispondere alla richiesta rivolta dalla Banca mondiale ai partecipanti del Summit G8 di Gleneagles di contribuire a facilitare il dialogo globale sui temi della energia pulita e dello sviluppo, ai fini della predisposizione di un quadro planetario per gli investimenti.
Si rammenta, inoltre, che il primo Forum si era tenuto a Bruxelles dal 7 al 9 luglio 2006 e si era concluso con una dichiarazione finale rivolta ai Capi di Stato del G8 di San Pietroburgo del luglio 2006, al Presidente della Banca Mondiale e al Direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA). Successivamente, il 26 ed il 27 ottobre 2006, si è svolta a Pechino la riunione dei quattro gruppi di lavoro (sviluppo e trasferimento di tecnologia; meccanismi di mercato ed economia; adattamento e risposta al cambiamento climatico; uso efficiente delle risorse energetiche) finalizzata a predisporre la base di lavoro per il Forum di Washington. A nessuno dei due eventi, al termine dei quali è stata espressa l'esigenza di inserire il cambiamento climatico come priorità nell'agenda dei lavori del G8 sia per il 2007 (presidenza tedesca) sia per il 2008 (presidenza giapponese), nonché di inserirlo nell'ambito dei Millenium goal


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dell'UNDP (United Nations Development Programme), la Camera dei Deputati aveva potuto partecipare perché impegnata nei lavori parlamentari.
Una delegazione della Camera dei Deputati, composta dagli onorevoli Grazia Francescato, del Gruppo dei Verdi, per la maggioranza, che fa parte dell'Advisory Board (di cui fanno parte tutti i paesi del G8+5 ed è responsabile della direzione strategica del dialogo), ed Antonio Mereu, del Gruppo dell'UDC, per l'opposizione, ha invece partecipato al Forum di Washington, svoltosi presso la sede del Senato americano dal 14 al 15 febbraio 2007. A conclusione del Forum di Washington, caratterizzato dal mutato orientamento dei parlamentari statunitensi, che hanno affermato in modo bypartisan che «la questione dei cambiamenti climatici rappresenta una priorità assoluta per il paese», era stata approvata una dichiarazione finale nella quale si chiedeva ai Governi dei Paesi del G8 e a quelli del +5 di concordare, nel Vertice G8 di Heiligendamm, sugli aspetti chiave di un quadro post-2012 e di richiedere che i negoziati globali su tale quadro includano: obiettivi a lungo termine per i Paesi sviluppati; obiettivi adeguati per le economie in via di sviluppo; incentivi per misure volte a ridurre la deforestazione; incentivi per politiche e misure di sviluppo sostenibili nei Paesi in via di sviluppo; programmi concentrati sulla formazione di capacità, sull'accesso alle tecnologie e sugli incentivi economici - per aiutare i Paesi in via di sviluppo a investire in tecnologie più efficienti e a basso impiego di carbonio; per i Paesi in via di sviluppo più vulnerabili, un crescente accesso ai dati sul clima, ricerca cooperativa sulle tecnologie chiave per l'adeguamento in agricoltura e salute, dando la priorità alla prevenzione dei disastri e migliorando la capacità di far fronte alla variabilità climatica.
A Berlino si sono riuniti il Forum sui cambiamenti climatici e, per la prima volta, il Forum sul disboscamento illegale, ed hanno partecipato sessantotto parlamentari, provenienti da tutti i paesi G8+5, nonché cinque parlamentari europei. I lavori, che prendevano le mosse dalle relazioni di sintesi dei Gruppi di Lavoro 2 (conseguenze e adattamento) e 3 (opzioni di mitigazione) dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change - organismo consultivo internazionale che svolge funzioni sussidiarie e consultive della convenzione sui cambiamenti climatici) si sono articolati in una prima fase politica, caratterizzata dagli interventi del Cancelliere tedesco Angela Merkel, del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe e del Primo ministro britannico Tony Blair, ed in una seconda tecnica, al termine dei quali ed è stata approvata una dichiarazione congiunta. Per la Camera dei Deputati la delegazione era composta dagli onorevoli Grazia Francescato ed Antonio Mereu, per il Senato dai senatori Aldo Scarabosio (Forza Italia), Presidente della Commissione Industria, commercio e turismo, e Donato Piglionica (Ulivo), della Commissione Territorio, Ambiente e Beni ambientali.
Il Forum di Berlino, che è stato caratterizzato dalla partecipazione del Premier britannico, Tony Blair, prendeva le mosse dai cinque i punti che il Cancelliere Merkel aveva annunciato di voler sottoporre al Vertice di Heiligendamm per quanto riguarda i cambiamenti climatici:
1. un obiettivo di stabilizzazione a lungo termine;
2. la promozione di un mercato globale del carbonio;
3. il rafforzamento del sostegno alla ricerca, allo sviluppo, all'applicazione e al trasferimento di tecnologie;
4. il rafforzamento del sostegno all'adattamento, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo;
5. misure volte a ridurre la deforestazione.

I lavori sono stati quindi aperti da un intervento in videoconferenza del Cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha ribadito la necessità di dimezzare l'emissione di gas effetto serra entro il 2050, per


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evitare un riscaldamento del globo terrestre superiore ai 2 gradi centigradi. La Germania si è detta disposta a ridurre del 30 per cento questo tipo di emissioni se gli altri paesi partner saranno disposti a farlo. L'Europa è disposta a porsi a guida del processo di riduzione delle emissioni per contrastare il cambiamento climatico. È necessario dar vita ad un accordo internazionale per il periodo successivo al 2012. I paesi industrializzati devono dare l'esempio e l'Unione europea, in particolare, deve svolgere un ruolo attivo. Non si vuole che le economie emergenti rinuncino alla crescita, ma occorre tracciare un percorso di sviluppo sostenibile che renda possibile la crescita senza eccessive emissioni di CO2. Il programma del Cancelliere Merkel si sintetizza come il programma 3C: Combating Climate Change. Per contenere il cambiamento climatico occorrono: 1) una cornice internazionale vincolante; 2) obiettivi chiari; 3) sviluppo della tecnologia. In questa fase, ha rilevato la Merkel, ecologia ed economia procedono affiancate, e non sono più avversarie come in passato; la tecnologia, a sua volta, fornisce un migliore approvvigionamento energetico e quindi aiuta l'economia.
È poi intervenuto, in videoconferenza, Shinzo Abe, Primo Ministro del Giappone, paese che ospiterà il prossimo Vertice del G8, che si terrà dal 7 al 9 luglio 2008 a Toyako, nel sud-est dell'isola di Hokkaido. Nel suo intervento ha sottolineato come vi sia un obiettivo di lungo termine, quello di ridurre entro il 2050 del 50 per cento le emissioni di gas serra, ed uno di breve termine, ovvero creare entro il 2013 una cornice per contrastare il riscaldamento globale. Si dovrà trattare di una cornice flessibile, che consideri le particolarità di ogni paese, e di una cornice che tenga conto delle compatibilità tra ambiente e crescita economica. Il Giappone appoggerà i Paesi in via di sviluppo aiutandoli a ridurre l'emissione di gas serra e nella lotta contro il disboscamento illegale. Si dovrà prevedere un nuovo meccanismo finanziario con fondi destinati alla realizzazione degli obiettivi di lungo termine. Infine, occorrerà intervenire sull'economia interna di ogni paese. Il Governo giapponese aggiungerà misure ulteriori a quelle previste dal Protocollo di Kyoto: tutti i veicoli ufficiali del Governo verranno sostituiti con veicoli a basso consumo energetico, verranno introdotte misure a favore delle famiglie, volte a favorire la riduzione dei consumi domestici, come, ad esempio, la sostituzione delle lampadine ad incandescenza.
Il Forum di Berlino è stato caratterizzato dalla presenza del Premier britannico Tony Blair, il quale, intervenendo in un dibattito con i parlamentari presenti, ha ricordato come si sia compiuta molta strada dal Vertice di Gleneagles del 2005: oggi non è pensabile che, in un incontro tra leaders, non si affronti il tema del cambiamento climatico. Secondo Blair «è necessario intervenire prima che si determinino danni irreversibili»; pertanto i leader dei Paesi G8+5 potrebbero concordare su un nuovo accordo sul cambiamento climatico. La questione presenta più facce: vi è un problema di sicurezza energetica ed uno di equità, dal momento che i paesi più poveri subiranno gli effetti più duri, soprattutto in termini di aumento delle malattie come la malaria. L'aumento delle temperature può essere irreversibile e il cambiamento climatico può avere effetti devastanti sulle nostre economie e sui nostri stili di vita. Il Regno Unito prevede una riduzione di CO2 del 60 per cento entro i 2050: si stanno varando leggi per sostenere gli investimenti, che puntano su energie rinnovabili ed efficienza energetica. Occorre inoltre creare un vero mercato globale del carbonio. Va inoltre sottolineato il ruolo centrale delle Nazioni Unite, che rappresentano la vera sede nell'ambito della quale va ricercato l'accordo. Quest'ultimo poi deve essere globale, perché gli Stati Uniti non accetteranno alcun accordo che non sia accettato anche dalla Cina e dai Paesi sviluppati, e viceversa. L'industria vuole certezze, occorre quindi fornire una cornice di accordo chiara in modo da consentire una adeguata programmazione degli investimenti.
Secondo Blair la cornice per il post-Kyoto nel 2009 potrebbe quindi prevedere: 1) la centralità del ruolo delle Nazioni


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Unite come principale foro negoziale, cui spetta il compito di formulare il quadro per affrontare il cambiamento climatico, e la conseguente importanza Conferenze delle Parti relative alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici (UNFCCC), nell'ambito del quale i paesi partecipanti hanno responsabilità comuni ma differenti; 2) lo sviluppo del mercato globale del carbonio, attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite nelle economie emergenti; 3) la riduzione delle emissioni anche attraverso il trasferimento di tecnologie verso le economie emergenti; 4) misure volte a favorire l'adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è stata da più parti richiamata la nuova posizione degli USA nei riguardi del cambiamento climatico, ricordando come il Presidente Bush abbia recentemente avanzato la richiesta di fissare un obiettivo a lungo termine sulla riduzione delle emissioni, e il senatore repubblicano John McCain, in corsa per le Presidenziali del 2008, intervenuto in videoconferenza al Forum di Berlino, ha ricordato il movimento politico propositivo che si è sviluppato negli Stati Uniti, in virtù del quale sono state presentate al Congresso numerose proposte di legge relative all'introduzione di restrizioni nazionali obbligatorie sui gas serra.
I lavori si erano aperti in mattinata con la riunione del Forum globale dei legislatori sul disboscamento illegale, con gli interventi, tra gli altri, del ministro per la biodiversità britannico, onorevole Barry Gardiner, del ministro dell'Ambiente tedesco, Sigmar Gabriel, e del ministro per le Foreste del Camerun, Professor Elvis Ngolle Ngolle.
Il ministro per la biodiversità britannico Barry Gardiner ha ricordato come non si siano registrati progressi sul fronte della lotta al disboscamento illegale negli ultimi anni. La domanda fondamentale è: come assicura il valore delle foreste e della popolazione che vive in esse.
Il ministro dell'Ambiente tedesco Sigmar Gabriel ha ricordato come vi siano specie di alberi che rischiano di scomparire, con ricadute negative sotto il profilo della preservazione della biodiversità e con gravi conseguenze per l'umanità dal momento che molti di essi posseggono speciali proprietà curative anche per malattie come il cancro. Ogni anno si perde una quantità di foreste per un'estensione pari a tre volte la superficie della Svizzera. L'India, all'inizio del secolo scorso, era coperta per oltre il 70 per cento da foreste, mentre ora lo è solo per il 35 per cento, delle quali sono in buone condizioni solo il 23 per cento: tutto questo determina gravissimi problemi anche per la preservazione della fauna che nelle foreste vive. Vi è uno stretto collegamento tra il cambiamento climatico e la deforestazione: infatti le foreste assorbono il 20 per cento del CO2. In Cina è in atto il maggior processo di riforestazione. Il Brasile ha rinunciato ad utilizzare la foresta, ma deve ricevere in cambio fondi dalla comunità internazionale, mentre finora non ha ricevuto i fondi promessi (avrebbe dovuto ricevere 1,2 miliardi di dollari, mentre ha ricevuto solo 200 milioni di dollari). Quindi studiare un sistema di finanziamento a favore dei Paesi che preservano le foreste è una questione di equità. Inoltre, i Paesi produttori di piante le cui proprietà vengono utilizzate a fini industriali devono ricevere utili adeguarti: anche questa è una questione di equità. L'Unione europea sta negoziando con i paesi esportatori di legname per fare in modo che non vi sia esportazione di legname illegale verso l'UE. Questa iniziativa sarebbe maggiormente efficace se altri Paesi assumessero iniziative analoghe, adottando sistemi di certificazione che consentano all'acquirente di conoscere la provenienza del legname. Vi è poi il rischio che ampie superfici vengano utilizzare per produrre biomassa.
Il ministro per le Foreste del Camerun Elvis Ngolle Ngolle ha illustrato l'esperienza del suo Paese, dove si sta cercando di mettere a punto una legislazione per combattere il disboscamento illegale. Dalla dichiarazione di Yaoundé del 1999 si sta mettendo a punto un piano in comune con il Congo. Il Congo e l'Amazzonia devono essere conservati per assicurare protezione


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biologica. Nel piano da predisporre si deve prevedere: 1) una gestione sostenibile delle foreste; 2) la lotta alla povertà tramite l'allocazione delle risorse forestali; 3) una gestione partecipativa nel settore primario; 4) la previsione di aree protette e tutelate; 5) il trasferimento di attività produttive. Si deve inoltre prevedere un piano di riforestazione in Camerun la riforma dell'economia forestale deve essere guidata dalla good governance e si conta sull'appoggio dei paesi partner per combattere i problemi che affliggono il Paese, primo fra tutti la corruzione, che si intende combattere con l'appoggio del Fondo Monetario internazionale e della Banca Mondiale. Si è ricordato, tra l'altro, che il Camerun non ha ancora ricevuto gli aiuti promessi dai Paesi sviluppati in cambio del blocco della deforestazione.
Il senatore statunitense Ron Wyden, Presidente del Comitato sulle Foreste della Commissione Energia e Risorse naturali del Senato USA, ha posto il problema dell'equilibrio, che va ricercato tra uno sviluppo economico sostenibile, da un lato, e la lotta alla corruzione, dall'altro. La lotta la disboscamento illegale deve aver l'obiettivo di proteggere la vita di quanti della foresta vivono. Occorre inoltre aver un approccio integrato, che sviluppi il profilo degli aiuti: infatti, per combattere il disboscamento occorre innanzi tutto sradicare la povertà.
Per quanto concerne la delegazione italiana, l'onorevole Grazia Francescato ha ricordato la diffusione dell'illegal logging in Amazzonia. Ha inoltre fatto riferimento alla legislazione attualmente in vigore nell'Unione europea, che non riesce ancora a combattere adeguatamente il fenomeno; ne deriva la necessità di una normativa che renda illegale l'importazione nell'Unione europea di legno ottenuto attraverso il disboscamento illegale. L'onorevole Francescato ha quindi illustrato l'inventario redatto dal Corpo forestale dello Stato italiano, in base al quale, grazie all'utilizzo delle foreste, si profila per l'Italia un risparmio che va da 750 milioni al miliardo di euro in cinque anni (2008-2010 periodo di impegno del Protocollo di Kyoto - al valore attuale di borsa del carbonio per tonnellata). Infatti, in sede degli accordi di Kyoto, l'Italia ha eletto la «gestione forestale» tra le attività che possono concorrere all'adempimento degli impegni presi nella riduzione dei gas ad effetto serra. Questa attività è quantificabile, secondo le stime provvisorie che si allegano alla presente relazione, in 486.018.500 (tonnellate) di carbonio, corrispondente a 1.782.068.000 (tonnellate) di CO2.
In risposta all'onorevole Francescato, il ministro per la biodiversità britannico Barry Gardiner ha annunciato che dall'aprile 2009 nell'Unione europea si accetterà solo legna prodotta legalmente, mentre fino a quella data lo strumento di cui avvalersi è il FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade), il piano d'azione europeo che propone misure volte ad accrescere le capacità dei Paesi in via di sviluppo di controllare il disboscamento illegale delle foreste e a ridurre il commercio di legna illegale tra questi paesi e l'UE.
Nella giornata di lunedì 4 giugno i lavori si sono incentrati su un esame dei documenti presentati dai quattro gruppi di lavoro (sviluppo e trasferimento di tecnologia; meccanismi di mercato ed economia; adattamento e risposta al cambiamento climatico; uso efficiente delle risorse energetiche), già avviata a Washington, incentrando in particolare l'attenzione sulle tecnologie finalizzate alla cattura ed allo stoccaggio di carbonio, con le relazioni del direttore esecutivo per il settore della British Petroleum, Tony Hayward, del direttore per la ricerca dell'International Energy Agency, Neil Hirst, del responsabile per l'energia della Anglo American, Roger Wicks, dalle quali è emerso che alcune delle tecnologie CCS sono ancora in fase di sperimentazione e non del tutto collaudate, da qui la necessità di chiedere ai Paesi del G8 di investire maggiormente nella ricerca in questo settore, considerato che il carbone rimane la risorsa energetica chiave del ventunesimo secolo.
L'onorevole Antonio Mereu, partendo dal testo della dichiarazione finale in cui si propone di chiedere al Vertice del G8 di assicurare «che tutte le nuove centrali


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elettriche a combustibili fossili dispongano anche di sistemi di cattura di CO2 a partire dal 2010 e, nei limiti del possibile, siano collocate vicino a potenziali siti di stoccaggio», ha sollevato un duplice ordine di problemi: in primo luogo, in merito al trasporto di CO2, ha domandato se esista una distanza massima tra il deposito e la centrale; in secondo luogo, ha chiesto concretamente quali studi siano stati fatti circa i depositi di carbonio, tenendo conto dei costi di realizzazione e della necessità di effettuare controlli accurati affinché non si verifichino eventuali fughe di carbonio, e se questi studi giustifichino una data così ravvicinata per presentare i progetti. Ha quindi sollevato il problema relativo all'uso del carbone come unica fonte di sviluppo in un territorio, questione che pone anche in Italia problematiche identiche a quelle delle economie emergenti, dove è necessario coniugare sviluppo ed ambiente, con la conseguente necessità di tenere nel dovuto conto l'accettazione da parte delle popolazioni interessate di regole non ancora certe che potrebbero, tuttavia, rallentarne lo sviluppo.
In risposta il direttore per la ricerca dell'International Energy Agency, Neil Hirst, ha chiarito che per realizzare potenziali siti di stoccaggio (capture-ready) occorre che il sito in cui realizzare le nuove centrale a carbone dopo il 2010 abbia i seguenti requisiti: 1) uno spazio sufficiente per installare successivamente gli impianti di stoccaggio di carbonio; 2) l'effettuazione in precedenza di uno studio su eventuali perdite di carbonio; 3) l'effettuazione di uno studio sull'effettiva utilizzazione della centrale.
A sua volta il responsabile per l'energia della Anglo American, Roger Wicks, ha fatto presente che c'è un problema di pressione e compressione del carbonio, che potrebbe limitare la distanza dei trasporti. Per quanto riguarda l'impatto sull'opinione pubblica, questo è indubbiamente importante; è necessario, pertanto che l'opinione pubblica sia adeguatamente informata. Per quanto attiene allo stoccaggio, non si dispone ancora di una adeguata esperienza ed in alcune zone non vi sono aree disponibili per effettuarlo. Una ipotesi in corso di studio è volta a prendere in considerazione lo stoccaggio in vecchi giacimenti petroliferi dimessi, come in Arabia Saudita, ad esempio, ma ovviamente il trasporto andrebbe effettuato con navi.
Nella sezione dedicata all'efficienza energetica si è rilevato che nel 2050, in assenza di interventi da parte dei Governi, le emissioni di CO2 saranno più del doppio di quelle programmate. Si è osservato che un terzo del consumo energetico si ha negli edifici privati, anche perché gran parte delle abitazioni sono state costruite prima degli anni '70 e sono prive di qualsiasi criterio di risparmio energetico. Vi è la necessità quindi di intervenire nel settore per favorire il risparmio energetico.
Nella sezione dedicata alle fonti energetiche rinnovabili, è stato illustrato il caso del Brasile: il deputato Antonio Palocci Filho, ex ministro delle finanze del Brasile nel periodo 2003-2006, ha riferito in merito all'esperienza brasiliana nel campo dei biocombustibili ricavati dalla canna da zucchero. L'aumento della produttività dell'etanolo lo ha reso competitivo ed oggi l'82 per cento delle nuove automobili in Brasile ha un motore FlexiFuel, che sfrutta il bioetanolo E85 (85 per cento etanolo e 15 per cento benzina).
È stata in proposito rilevata la necessità di prevedere certificazioni rispetto all'utilizzo di biomasse, volte ad attestare che la loro produzione non significhi un incremento di pesticidi e di fertilizzanti. L'onorevole Francescato ha sollevato il problema della conservazione della biodiversità e della necessità di evitare che la produzione di biocarburanti (soprattutto mais) avvenga a danno delle grandi foreste pluviali.
Nell'ambito di tale dibattito è stato sollevato dal senatore francese Jean Bizet il tema del ricorso all'energia nucleare, in quanto fonte energetica priva di emissioni di gas-serra, anche se da più parti è stato obiettato come rimanga. aperto il problema dello smaltimento delle scorie.
Si è stabilito di incentrare i lavori del prossimo Forum, che si terrà in Giappone nel 2008, sul tema dell'adattamento, che


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investe in particolar modo i Paesi in via di sviluppo sui quali ricadono gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici.
È stata, in fine, approvata una dichiarazione finale, nella quale si è ribadita la necessità che i leader del G8 sostengano l'avvio di negoziati su un quadro post-2012 alla 13a Conferenza delle Parti alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Bali nel dicembre 2007, per poter concludere tali negoziati al più tardi entro il 2009. Si è quindi richiesto al G8 di rafforzare e allargare i mercati del carbonio esistenti; di sostenere la proposta della Commissione Europea relativa alla sigla di un accordo quadro internazionale sull'efficienza energetica; di favorire la cooperazione tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo sul trasferimento di tecnologie pulite; di abolire gli incentivi alle tecnologie energetiche dannose per l'ambiente e di abolire le barriere tecniche e normative alla diffusione delle energie rinnovabili; di intensificare degli sforzi per affrontare il tema dell'adattamento; di ridurre la deforestazione sostenendo la creazione di un Partenariato Forest Carbon, mettendo a punto strumenti volti a ridurre le emissioni provenienti dalla deforestazione nei paesi in via di sviluppo, e di continuare a sostenere processi già in corso per la lotta al disboscamento illegale, quali il FLEGT.
Per quanto attiene la cattura e lo stoccaggio di carbonio, il Forum dei legislatori ha avanzato al G8 la richiesta: a) di incrementare il sostegno ai programmi di ricerca nazionali e internazionali di cattura e stoccaggio del carbonio; b) di realizzare con urgenza un numero crescente di impianti «di dimostrazione su larga scala» a combustibili fossili con emissioni prossime allo zero; c) di assicurare, di concerto con l'industria, che tutte le nuove centrali elettriche a combustibili fossili dispongano anche di sistemi di cattura di CO2 a partire dal 2010 e, nei limiti del possibile, siano collocate vicino a potenziali siti di stoccaggio; d) di effettuare una mappatura geologica completa nei Paesi del G8+5, che consenta di identificare i siti potenzialmente più adatti allo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo; e) di accelerare la creazione del quadro giuridico, normativo e finanziario necessario per lo sviluppo del CCS e di avviare una intensa campagna di informazione.