5-00798 Barani: Tutela delle famiglie a basso reddito con più figli a carico.
L'interrogazione fa sostanziale riferimento alle notizie di stampa, apparse alcuni mesi fa, secondo le quali la combinazione della riforma dell'Irpef contenuta nella legge finanziaria e delle manovre fiscali di regioni ed enti locali penalizzerebbe le famiglie e in particolare quelle numerose. Il difetto centrale della riforma sarebbe, secondo quanto riportato, il passaggio dalle deduzioni per carichi familiari, che riducevano l'imponibile anche ai fini delle addizionali, alle detrazioni, che abbattono l'imposta netta dovuta ma non riducono l'imponibile ai fini delle addizionali.
Preliminarmente va svolta una rapida osservazione circa il passaggio dalle deduzioni alle detrazioni. Le deduzioni per carichi d'imposta introdotte dal governo precedente facevano sì che, al passaggio da uno scaglione di reddito a quello superiore, il risparmio d'imposta dovuto alla deduzione aumentasse anziché diminuire, in violazione del principio di progressività. Le detrazioni per carichi che hanno sostituito le deduzioni evitano il misconoscimento di tale principio costituzionale, rendendo regolare la decrescenza del risparmio d'imposta all'aumentare del reddito.
Per quanto attiene agli, aspetti di carattere prettamente fiscale, occorre considerare, al fine della valutazione dell'impatto della riforma sulle famiglie, il risultato netto complessivo derivante dalla riduzione dell'Irpef nazionale (nonché dall'aumento degli assegni per il nucleo familiare) e dall'aumento delle addizionali regionali e locali.
Gli effetti della riforma sui nuclei familiari con figli minori sono pertanto più ampi, soprattutto per quanto riguarda il versante dell'incremento degli assegni familiari e, quindi, per la larga maggioranza dei contribuenti con figli l'effetto complessivo non è quello indicato dalle tavole riportate dalla stampa. Si deve, infatti, tenere in conto che l'incremento degli assegni al nucleo familiare coinvolge una ampia quota delle famiglie con figli minori; inoltre i dati riportati negli articoli di stampa misurano l'incremento delle imposte locali senza tenere in conto la diminuzione dell'imposta nazionale (per i redditi inferiori a quarantamila euro).
Considerata l'ampia variabilità delle scelte locali, prescindendo dai comuni dove l'aliquota dell'addizionale non è stata aumentata e guardando solo a quelli che hanno deliberato un aumento prendiamo in considerazione un aumento di 0,3 punti di aliquota, da 0,4 a 0,7 per cento; un aumento e un'aliquota di partenza tra i più alti nel complesso dei capoluoghi di provincia considerati dalla stampa: le famiglie guadagnano, nonostante l'aumento dell'addizionale, fino a 37.000 curo di reddito con un figlio, 38.000 con due figli e 39.000 con tre figli, i guadagni in generale aumentano all'aumentare del numero di figli. Questo significa che, anche nelle ipotesi di maggior incremento dell'addizionale, le famiglie continuano ad avere benefici e che tali benefici crescono all'aumentare del numero dei figli. I risultati sono ancor più favorevoli nel caso dei comuni che hanno mantenuto l'aliquota invariata: con riferimento a un'addizionale dello 0,4 per cento, le famiglie guadagnano fino a 45.000 euro di reddito con un figlio, e
oltre con due o più figli; i guadagni sono più elevati che nel caso precedente.
Tutto ciò, a tacere della circostanza che, comunque, le amministrazioni locali possono stabilire autonomamente sgravi e abbattimenti «in ragione del possesso di specifici requisiti reddituali» dei contribuenti, ivi compresa la quantità dei carichi familiari (come avvenuto in alcuni Comuni, tra i quali Roma).
Per consentire tali risparmi alle famiglie la legge finanziaria ha investito tre miliardi di euro per assegni e detrazioni; un miliardo di euro è destinato alle politiche sociali per maggiori e più efficienti servizi; il Fondo per la famiglia, che guarda in particolare ai nuclei più numerosi; saranno sperimentate iniziative per l'abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie con almeno quattro figli.
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5-01163 Dioguardi: Tutela dei diritti delle madri in difficoltà.
Con l'atto ispettivo in epigrafe l'interrogante desidera conoscere, in riferimento ad una complessa situazione familiare nella quale, a seguito di molteplici vicissitudini, sono ospitati in case-famiglia i cinque figli di una madre siciliana, quali siano le iniziative che il Ministro delle politiche per la famiglia intende attivare «affinché siano pienamente tutelati i diritti delle madri in difficoltà, verificando altresì la necessità di eventuali integrazioni alla disciplina vigente in materia di case famiglia ed adozioni».
In merito, si precisa quanto segue:
l'attenzione del Ministro delle politiche per la famiglia per quanto riguarda tutte le problematiche relative alla importantissima materia delle adozioni è assai elevata. Durante la Conferenza nazionale della famiglia che di recente si è svolta a Firenze è stata dedicata una intera sessione a «La famiglia che accoglie», con due gruppi di lavoro su adozioni nazionali e internazionali e sull'affido nazionale, ma anche sull'affidamento internazionale, nuovo istituto a noi particolarmente caro che potrà consentire alle famiglie italiane di accogliere ragazzi che verranno da Paesi stranieri per tornare al loro Paese dopo un adeguato percorso di studi o un apprendistato lavorativo.
Ma ciò non è tutto: le famiglie ed i bambini hanno diritto a servizi che siano efficienti e siano omogeneamente distribuiti su tutto il territorio nazionale. Servizi integrati sociosanitari, servizi che non possono essere affidati ad operatori precari, perché l'utente che soffre non può raccontare la storia dolorosa della sua vita ad un turn-over di operatori che si alternano.
L'adozione nazionale non riguarda più soltanto i minori che vengono abbandonati dai genitori ma chiama al dovere magistrati, servizi, operatori privati e sociali affinché anche le famiglie siano sostenute e messe in condizione di svolgere appieno il loro ruolo.
Quando, però, ci si occupa di materie così delicate come la valutazione della genitorialità, che deve essere fatta da operatori discreti, qualificati, ma molto competenti, diventa sempre più pressante l'esigenza di una magistratura ancor più specializzata attraverso l'istituzione di un vero e proprio Tribunale per la famiglia: un giudice specializzato, in sintonia con i servizi e col privato sociale che tempestivamente dia risposte ai diritti dei minori e delle famiglie.
Per ciò che riguarda la vicenda descritta nell'interrogazione, non posso sottacere, anzitutto, che il Ministro delle politiche per la famiglia non ha poteri ispettivi in ordine alla gestione dei servizi sociali.
La descrizione dei fatti, poi, fa sorgere alcune perplessità sulla circostanza che i servizi sociali, delle cui inadempienze si narra, non abbiano operato sulla base, ovvero con la successiva conferma, di provvedimenti giudiziali che, come tali, devono essere motivati e che sono sempre reclamabili. Tant'è che, come risulta dalla stessa interrogazione, è attualmente pendente la procedura avanti la Corte di Appello, che ha disposto consulenza tecnica d'ufficio.
In quella sede la vicenda della signora Tarantino verrà ulteriormente esaminata e quindi valutata, al fine di decidere se la medesima è nelle condizioni di prendersi cura della prole.
In tale giudizio, ovviamente, sarà tenuta in conto non tanto e non solo la nuova asserita dimensione di vita della signora, ma anche e soprattutto la sua capacità di tenuta, la compatibilità dei suo progetto di vita con le caratteristiche di personalità della prole e la sua idoneità, al di là dell'astratto richiamo alla genitorialità biologica, a far fronte adeguatamente alle loro esigenze non tanto economiche (ciò che è escluso dall'articolo 1, comma 2, della legge n. 184 del 1983), bensì affettive e psicologiche. Infatti, si rammenta che la perdurante e consistente incapacità ad assolvere tale compito, insito nei doveri genitoriali, può costituire abbandono ai sensi della legge n. 184 del 1983 e rendere necessaria la dichiarazione dello stato di adottabilità.
5-01165 Capitanio Santolini: Ammontare delle risorse dell'extragettito destinate al sostegno delle famiglie numerose meno abbienti.
Con l'atto ispettivo in epigrafe gli interroganti desiderano conoscere «a quanto ammontino le risorse dell'extragettito destinate al sostegno delle famiglie più povere e numerose e se nell'ambito del Documento di programmazione economica e finanziaria siano state inserite le annunciate proposte di esenzione o riduzione dell'ICI e ulteriori agevolazioni in favore dei nuclei familiari». In proposito, si fa presente quanto segue:
i cambiamenti che attraversano la società coinvolgono le famiglie affidando loro nuovi compiti di solidarietà e sostegno interpersonale. L'obiettivo del Governo è quello di rendere la famiglia protagonista del nuovo sistema di welfare che si va delineando come risposta alle mutate condizioni economiche e demografiche. È necessario dunque valorizzare la dimensione familiare nelle strategie complessive del Governo dalle politiche fiscali, agli interventi di contrasto alla povertà e per la cura dei non autosufficienti, dalle politiche del lavoro ai settori abitativo ed educativo. Al contempo è necessario predisporre specifici interventi nel campo del sostegno alle responsabilità familiari. I lavori della Conferenza nazionale della famiglia hanno contribuito a definire le strategie di azione del Governo in questo senso, che andranno a comporre il quadro del Piano nazionale per la famiglia, previsto dalla legge finanziaria.
Dal punto di vista delle azioni in campo economico si tratta di agire lungo tre direttrici principali, che costituiscono uno sviluppo e un'estensione delle politiche intraprese nella legge finanziaria per il 2007: la conciliazione delle responsabilità familiari con il lavoro, il sostegno dei redditi dei nuclei meno abbienti e l'agevolazione all'accesso dei servizi universali per le famiglie, promuovendo l'applicazione di meccanismi tariffari che non risultino penalizzanti per i nuclei più numerosi.
I forti divari nei tassi di partecipazione femminile al mercato del lavoro e nei tassi di natalità rispetto alla media europea, entrambi notevolmente più bassi, sottolineano la sofferenza delle famiglie, e specialmente delle donne, nel conciliare la cura dei figli con il lavoro. Alla luce di queste considerazioni il Governo ritiene di imporre un'accelerazione del percorso di avvicinamento agli obiettivi di Lisbona in termini di tasso di copertura dei servizi per l'infanzia. Si intende quindi destinare ulteriori sforzi agli obiettivi di realizzazione di nuovi servizi socio-educativi per l'infanzia, già oggetto di un primo intervento con la scorsa legge finanziaria.
Il rafforzamento delle politiche di conciliazione si svilupperà inoltre sul versante dei congedi parentali. A distanza di sei anni dalla redazione del testo unico di riferimento, è necessario ipotizzare un potenziamento ulteriore dell'istituto dei congedi rispetto all'estensione ai lavoratori parasubordinati realizzata nella scorsa legge finanziaria, nonché una maggiore copertura retributiva dei periodi di congedo.
La legge finanziaria 2007 ha operato alcuni primi significativi interventi a favore delle famiglie con figli nel campo del sostegno dei redditi realizzata attraverso
la riforma congiunta degli assegni per il nucleo familiare e delle detrazioni Irpef per i carichi familiari: per quanto riguarda gli assegni per il nucleo familiare, oltre a incrementarne l'importo, se ne è ridisegnato l'andamento in funzione del reddito familiare, superando gli «scalini» dei vecchi assegni che al passaggio dei relativi scaglioni di reddito familiare determinavano le cosiddette «trappole della povertà», ed estendendo l'assegno anche a favore di fasce di reddito che prima ne erano escluse; per quanto riguarda l'Irpef, le detrazioni hanno sostituito le deduzioni superando quella specifica violazione del principio di progressività per cui il risparmio d'imposta diminuiva finché si restava entro uno stesso scaglione, ma aumentava con il passaggio a uno scaglione superiore. Si è così assicurato un risparmio d'imposta superiore alle precedenti deduzioni con un ampliamento della no tax area e una estensione a fasce di reddito che prima erano escluse dalle deduzioni.
Si tratta ora di fare dei passi avanti ulteriori sulla strada aperta dalla legge finanziaria 2007, sulle cui basi è ora possibile sviluppare una più organica; riforma volta a sostenere meglio i redditi più bassi, quelli dei cittadini cosiddetti «incapienti» cioè di coloro che hanno un reddito inferiore al minimo imponibile; a rafforzare il sostegno ai redditi medi; ad estendere per quanto possibile il sostegno anche ai redditi medio-alti.
È necessario inoltre promuovere la revisione delle strutture tariffarie, e in particolare delle tariffe elettriche per le utenze domestiche che, non tenendo nella sufficiente considerazione la dimensione familiare dei comportamenti di consumo degli utenti, finiscono per penalizzare per i nuclei familiari con maggior numero di componenti.
Questo complesso di interventi, al quale si è brevemente accennato, sarà oggetto essenzialmente della prossima legge finanziaria. Per quanto riguarda le risorse derivanti dall'extragettito, sono all'ordine del giorno della discussione gli interventi sul versante delle pensioni minime (questione ben nota che riguarda notoriamente alcuni milioni di nuclei familiari) e su quello del contrasto alla precarietà dei giovani nel mercato del lavoro attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali. A tale ultimo proposito, va evidenziato come i lavori precari, atipici, a termine e simili vengono unanimemente considerati ostativi alla creazione di nuove famiglie ed alla realizzazione dei relativi progetti genitoriali, soprattutto in assenza di un adeguato sistema di welfare. I termini del problema si modificano infatti sensibilmente quando si è in grado di garantire adeguate tutele di reddito anche per la vasta platea di questi lavoratori caratterizzati da problemi assai acuti sia nella fase di permanenza che in quella di uscita dal mercato del lavoro.
Sempre per quanto riguarda l'extragettito, si sta inoltre verificando quali ulteriori interventi finanziare in materie di politiche per la famiglia.
Ribadisco, tuttavia, la necessità di concentrare l'attenzione anche sul prossimo Documento di programmazione economica e finanziaria, in cui dovranno essere tratteggiati gli interventi in materia di politiche per la famiglia che troveranno una realizzazione significativa con la prossima legge finanziaria per il 2008.
5-01164 Di Virgilio: Misure per contrastare il fenomeno degli abusi sessuali sui minori.
Con l'atto ispettivo in epigrafe gli interroganti desiderano conoscere quali provvedimenti il Ministro delle politiche per la famiglia ed il Governo intendano adottare per osteggiare concretamente l'ulteriore diffondersi della pedofilia e della pornografia minorile in riferimento anche alla manifestazione internazionale dell'orgoglio pedofilo.
In merito, si precisa quanto segue:
l'Italia si pone, nell'ambito dell'Unione europea, come uno dei Paesi che presta maggiore attenzione alle problematiche connesse all'abuso fisico, psicologico e sessuale nei confronti dei minori, come è dato desumere dalla tutela penale accordata ai minori stessi con la riforma della legislazione penale in materia avvenuta nel corso degli ultimi anni e, in particolare, con la legge n. 38 del 2006.
Inoltre, il disegno di legge del Governo (A.C. 2169) in materia di violenza sessuale, attualmente all'esame della Camera dei deputati, contiene una serie di norme per tutelare ancora più incisivamente i minori dagli abusi in campo sessuale. In particolare, è stato previsto che, per quanto attiene ai reati sessuali commessi in danno di persone minori di quattordici anni, il colpevole non possa invocare, a propria scusa, l'ignoranza sull'età della persona offesa. È stata, altresì introdotta la fattispecie criminosa, finora sconosciuta nel nostro ordinamento, dell'adescamento di minore attraverso internet od altre reti o mezzi di comunicazione (ad esempio e-mail o sms) in funzione del compimento di reati sessuali. In tal modo si è inteso approntare uno strumento, noto e sperimentato dalle legislazioni di altri Stati europei, diretto a prevenire i reati di sfruttamento sessuale ed abuso di minori, la cui commissione risulta spesso agevolata proprio dalle relazioni stabilitesi tra il reo e la vittima.
In questi giorni, a Strasburgo, si sta concludendo l'iter che porterà alla stesura definitiva della «Convenzione sulla protezione dei minori contro gli abusi sessuali». L'Italia, in questa circostanza, ha dato un contributo di grande validità alla stesura della nuova convenzione attraverso i propri rappresentanti, richiedendo tra l'altro con successo che fosse inserito nel testo l'impegno di tutti gli Stati firmatari a prendere adeguate misure per impedire la diffusione di materiali che promuovano la commissione di reati sessuali a danno dei minori.
Non si può, peraltro, abbassare la guardia: la cultura dei diritti dei minori proclamati solennemente nelle convenzioni va salvaguardata e promossa anche rafforzando e migliorando i servizi socio-sanitari sul territorio, con particolare attenzione sia all'attività di prevenzione che di riparazione.
È necessario promuovere una strategia condivisa a livello governativo per garantire ogni possibile strumento di contrasto al fenomeno dell'abuso sessuale nei confronti dei minori. A tal fine, è in corso di elaborazione il regolamento destinato a riorganizzare il Comitato interministeriale di coordinamento per la lotta alla pedofilia e l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile.
Per quanto attiene alla notizia di questi giorni relativa all'organizzazione del cosiddetto Boy love day del 23 giugno, che coinvolgerà sedicenti associazioni che dialogano attraverso internet con il dichiarato scopo di promuovere e diffondere la «cultura» della pedofilia, si tratta, senza mezzi termini, di una iniziativa odiosa e pericolosa che si pone in conflitto con tutti i valori di attenzione e di rispetto dell'infanzia e dell'adolescenza che il nostro Paese sta difendendo attivamente in ambito nazionale e internazionale.
In Italia l'impegno contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori è, senza dubbio, intenso, anche in virtù dell'ottimo lavoro svolto dalla polizia postale e delle telecomunicazioni, che rappresenta una delle risorse più valide nella lotta alla pedopornografia. Attraverso gli strumenti informatici le Autorità competenti sono infatti già in grado di effettuare un'azione di oscuramento di tutti i siti internet aventi sede in Italia, e sarà presto operativo il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulle rete internet che, attraverso la stesura di una black list, impedirà l'accesso, casuale e non, ai siti con contenuto pedopornografico collegati ai provider italiani.
La recente normativa, inoltre, permette di controllare l'aspetto economico dei reati di sfruttamento sessuale a danno dei minori, quali le misure finanziarie di contrasto alla commercializzazione di materiale pedopornografico, attraverso il controllo dei pagamenti operati con carte di credito ed il relativo loro blocco successivo all'indagine, avvalendosi sempre della collaborazione congiunta delle attività del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet con l'Ufficio italiano dei cambi (UIC), le banche, gli istituti di moneta elettronica, Poste italiane Spa e gli intermediari finanziari che prestano servizi di pagamento.
È di questi giorni la notizia che la polizia postale è riuscita a bloccare sull'intero territorio nazionale l'accesso al sito tedesco che intendeva celebrare il boy love day. Di fronte alla notizia che, comunque, lo stesso portale risulterebbe accessibile attraversò portali stranieri, sono stati sensibilizzati il Ministero delle comunicazioni e il Ministero dell'interno affinché, attraverso un'iniziativa congiunta con le altre forze di polizia europee, venga limitata in maniera più ampia ed efficace la propaganda di questa ignobile iniziativa.
5-01166 Poretti: Ulteriore proroga dell'entrata in vigore della legge 28 marzo 2001, n. 149.
Con l'atto ispettivo in epigrafe l'interrogante desidera conoscere se sia previsto un decreto legge per una ulteriore proroga per l'entrata in vigore della legge n. 149 del 2001, nella parte in cui prevede che i minori siano necessariamente assistiti da un difensore nelle procedure di limitazione e decadenza dalla potestà e in quelle per la dichiarazione di adottabilità. Come effettivamente ricorda l'onorevole interrogante, il 30 giugno 2007 scadrà il termine di un anno, stabilito dalla legge 12 luglio 2006, n. 228, di conversione del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, con la quale venne ulteriormente prorogato il termine relativo all'entrata in vigore della disciplina in questione.
L'onorevole interrogante ricorda esattamente che nell'ordinamento processuale civile italiano la nomina del difensore d'ufficio è un istituto sostanzialmente sconosciuto, a differenza di quanto avviene nel processo penale (dove sono previste specifiche modalità per la nomina dei difensori e per la loro retribuzione). È possibile - ma solo se ricorrono le condizioni previste - fare ricorso al patrocinio a spese dello Stato, istituto che assicura ai cittadini non abbienti la possibilità di avvalersi di una difesa tecnica in giudizio.
Per questo, la normativa introdotta dalla legge n. 149 è altamente innovativa, e mettendo in primo piano l'interesse del minore, costituisce un atto di civiltà che questo Governo assolutamente condivide. Durante la precedente legislatura, tuttavia, l'entrata in vigore delle relative norme processuali è stata posposta di anno in anno, senza mai porsi mano alla necessaria revisione delle regole processuali che attualmente disciplinano le procedure de potestate e quelle di adattabilità.
Si tratta, peraltro, di una materia particolarmente delicata e sensibile, per di più connessa alle aspettative di una riforma globale dell'attuale sistema giudiziario dei minori e della famiglia che vada verso l'istituzione di un giudice unico specializzato, con norme procedurali idonee e ben definite.
Per tale motivo, è stata trasmessa alla Presidenza del Consiglio la proposta di nuova proroga, eventualmente da inserire nel decreto cosiddetto milleproroghe di cui si auspica l'adozione. Tale proposta viene avanzata nella certezza che in breve sarà possibile presentare un organico testo normativo, con il quale si renderà finalmente e adeguatamente operativa la legge del 2001.
Aggiungo che ci si è interrogati sulla possibilità di soluzioni che potessero evitare una ulteriore proroga e consentire l'immediata applicazione della normativa, ma anche l'Ufficio legislativo del Ministero della giustizia ha manifestato l'opinione che si tratti di una soluzione non praticabile. Infatti, nella legge 149 del 2001, mancano norme transitorie idonee a disciplinare la sorte dei procedimenti in corso, e manca un'idonea copertura finanziaria, che consenta di far fronte alle spese inevitabilmente conseguenti alla difesa d'ufficio e alla nomina di difensori ai minori.