II Commissione - Resoconto di luned́ 23 luglio 2007


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SEDE REFERENTE

Lunedì 23 luglio 2007. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO, indi del vicepresidente Daniele FARINA. - Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Luigi Scotti.

La seduta comincia alle 14.35.

Riforma dell'ordinamento giudiziario.
C. 2900, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 20 luglio 2007.

Gaetano PECORELLA (FI), intervenendo sui lavori della Commissione, ritiene che prima di passare all'esame del disegno di legge sulla riforma dell'ordinamento giudiziario sia opportuno evidenziare un ulteriore episodio dal quale si può evincere chiaramente come il teso approvato dal Senato sia sostanzialmente immodificabile e che l'esame della Camera dei deputati sia solamente un passaggio formale. In particolare, ritiene che, secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il Presidente della Repubblica, esprimendo apprezzamento per il contenuto del disegno di legge approvato dal Senato, abbia effettuato una grave interferenza nei lavori parlamentari svilendo sostanzialmente il ruolo e le funzioni della Camera dei deputati. Segnatamente, risulterebbe da agenzie di stampa che il Presidente della Repubblica abbia dichiarato che al Senato è stata raggiunta una situazione più equilibrata nei rapporti tra politica e magistratura, auspicando che lo stesso accada alla Camera. Osserva che questa dichiarazione sancisce definitivamente l'immodificabilità del testo in esame. A tutela dell'autonomia e dignità della Camera, chiede al Presidente Pisicchio di farsi interprete presso il presidente della Camera del forte disagio che l'intervento del Presidente della Repubblica ha determinato, ritenendo che tale intervento vada ben oltre i confini costituzionalmente posti al potere presidenziale di esternazione in relazione di progetti di legge all'esame del Parlamento.

Manlio CONTENTO (AN), intervenendo sui lavori della Commissione, ritiene di non essere in grado di esprimersi pienamente sull'episodio riportato dall'onorevole


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Pecorella, non conoscendo l'esatto contenuto della dichiarazione effettivamente rilasciata dal Presidente della Repubblica circa il testo approvato dal Senato. Rileva che, qualora l'intervento del Capo dello Stato fosse stato nel senso riferito dall'onorevole Pecorella, l'interferenza nell'autonomia della Camera sarebbe stata molto grave. Si tratterebbe, infatti, di una presa di posizione su una delicata questione politica che cristallizza l'inemendabilità del testo, che richiederebbe un immediato intervento del Presidente della Camera. Meno grave sarebbe un intervento del Presidente della Repubblica volto ad evidenziare l'esigenza che il Parlamento prenda una posizione sul modello di ordinamento giudiziario da dare al Paese.

Pino PISICCHIO, presidente, replicando agli onorevole Contento, rileva che la dichiarazione del Presidente della Repubblica risulta da una agenzia ANSA delle ore 12.15, che riferisce l'intervento in terza persona e, quindi, non una dichiarazione specifica del Presidente. Secondo la predetta agenzia, il Presidente della Repubblica avrebbe dichiarato che sulla riforma dell'ordinamento giudiziario è stata trovata al Senato una soluzione più equilibrata sul rapporto tra politica e magistratura e si è augurato che trovi conferma alla Camera.
Per quanto attiene all'invito dell'onorevole Pecorella di sottoporre la questione al Presidente della Camera, dichiara di non poter prendere posizione su presunte dichiarazioni del Presidente della Repubblica riportate in terza persona da agenzie di stampa. Evidenzia comunque come l'unico riferimento che possa regolare i rapporti tra organi costituzionali sia dato dalla Costituzione stessa. Questa attribuisce piena autonomia a ciascuna Camera nei confronti tanto dell'altra Camera, quanto degli altri organi costituzionali. Dalla intera vicenda dell'esame parlamentare della riforma dell'ordinamento giudiziario emerge invece, per una serie di considerazioni che ricorda di aver avuto già modo di sottoporre alla Commissione in occasione dell'inizio dell'esame del provvedimento, una sorta di depotenziamento delle prerogative della Camera rispetto a quelle del Senato, che ritiene di sottoporre al Presidente della Camera.

Enrico BUEMI (RosanelPugno), intervenendo sui lavori della Commissione, ritiene che la questione evidenziata dall'onorevole Pecorella sia grave, qualora venisse confermata nel senso da questi riportata. Inoltre sottolinea che il testo trasmesso dal Senato è stato approvato con un esiguo scarto tra maggioranza ed opposizione da parte di una Assemblea formata illegittimamente, non essendovi ricompresi i quattro senatori della Rosa nel Pugno legittimamente eletti. Qualora il Senato fosse stato composto correttamente, i quattro senatori della Rosa nel Pugno con il loro voto non avrebbero consentito l'approvazione del testo che oggi ssi trova ad esaminare la Commissione Giustizia. Per tale ragione ritiene che oggi si esamina un provvedimento il cui contenuto politico è illegittimo e alterato.

Pino PISICCHIO, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti al disegno di legge in esame (vedi allegato 1). Prima di passare alla espressione dei pareri da parte del relatore e del rappresentante del Governo, avverte che vi sono degli iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti.

Erminia MAZZONI (UDC), rappresentando la posizione dell'UDC sul disegno di legge in esame, sottolinea anzitutto la situazione di imbarazzo istituzionale per la compressione delle prerogative della Camera, specie dopo l'odierna esternazione del Presidente della Repubblica.
Esprime, quindi, un giudizio fortemente critico nei confronti di un provvedimento sostanzialmente scritto sotto dettatura dell'Associazione nazionale magistrati, non modificabile, palesemente inidoneo a risolvere i concreti problemi della giustizia nonchè complessivamente poco ambizioso.


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Si tratta di un grave e profondo arretramento rispetto alla cosiddetta riforma Castelli che era stata lungamente ponderata e costituiva il frutto di un effettivo confronto tra maggioranza e opposizione. Tale riforma si poneva, infatti, gli obiettivi dell'ammodernamento e della maggiore professionalità della magistratura, della ricostruzione del rapporto di responsabilità del magistrato in relazione alla propria attività, nonché dell'attuazione dei principi di cui all'articolo 111 della Costituzione. Tutto questo viene sostanzialmente posto nel nulla dalla riforma in esame.
Per quanto concerne l'accesso alla magistratura, al di là della configurazione del concorso quale concorso di secondo grado, che è scelta condivisibile e comune alla riforma Castelli, i requisiti di accesso sono delineati in modo estremamente generico, tanto da far pensare ad una sostanziale delega in bianco al Consiglio superiore della magistratura. Non è, inoltre, condivisibile l'eliminazione della prova psico-attitudinale, in considerazione della delicatezza delle funzioni che i magistrati sono chiamati a svolgere. Manifesta, inoltre, forte perplessità circa la possibilità che il farraginoso meccanismo delle verifiche di professionalità possa concretamente funzionare, anche in considerazione del rapporto tra elevato numero dei soggetti che dovranno essere sottoposti a verifica e la previsione di tempi troppo stringenti. Ritiene, altresì, sconcertante l'atteggiamento di chiusura nei confronti dell'avvocatura e, più in generale, la voluta emarginazione della categoria forense.
Chiede, quindi, al Governo e alla maggioranza di tornare sui propri passi e di riconsiderare molto seriamente l'ipotesi di una ulteriore proroga della sospensione dell'efficacia della riforma Castelli, poiché allo stato solo tale situazione sembra idonea a restituire al Parlamento le prerogative riconosciute dalla Costituzione, consentendo un reale dialogo fra maggioranza ed opposizione.

Carolina LUSSANA (LNP) sottolinea come oggi inizi l'esame degli emendamenti, nei brevissimi tempi a disposizione, con un atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza e del Governo ed in un contesto di generale svilimento del ruolo della Camera dei deputati, ridotta ad una mera Camera di ratifica di decisioni adottate dal Senato, con il contributo dei senatori a vita e sotto dettatura dell'Associazione nazionale magistrati. Ciò oggi è reso ancora più grave dalle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, che ha reso il testo definitivamente blindato. A tale proposito si domanda se il Presidente della Repubblica abbia parlato come tale o quale Presidente del Consiglio superiore della magistratura che, peraltro, risulta molto rafforzato dalla controriforma in esame.
Ritiene che la volontà di cancellare la riforma Castelli sia prevalsa sulla volontà di fare un serio lavoro di analisi e di miglioramento di tale riforma.
Il Presidente della Repubblica ha parlato di rapporti equilibrati tra politica e magistratura, ma anche i più recenti fatti di cronaca dimostrano che tale equilibrio non sussiste. Soprattutto dopo l'abolizione dell'immunità parlamentare, il Parlamento ha iniziato sempre più spesso a cedere il passo alle pressioni della magistratura, perdendo parte della propria autonomia. Tuttavia, con la riforma in esame, anche i magistrati perderanno gran parte della propria indipendenza, diventando più che mai soggetti alla volontà del Consiglio superiore della magistratura e dell'Associazione nazionale magistrati.

Gaetano PECORELLA (FI) chiede se il Governo sia in grado di fornire le informazioni richieste da lui e dall'onorevole Contento, insieme ai deputati appartenenti ai rispettivi gruppi in Commissione Giustizia, le quali, all'esito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, non sono state ritenute essenziali per l'istruttoria legislativa ai sensi dell'articolo 79, comma 6, del regolamento. Ricorda che il rappresentate del Governo si era comunque impegnato a fornire tali dati in tempi celeri.


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Il sottosegretario Luigi SCOTTI produce i dati e le informazioni che è stato possibile acquisire in tempi celeri rispetto alla richiesta. (vedi allegato 2), con riserva di produrre in seguito ulteriore documentazione.

Gaetano PECORELLA (FI) ringrazia il rappresentante del Governo, ricordando, peraltro, che la finalità della richiesta era di stimare il numero delle valutazioni di professionalità ed i tempi entro i quali le stesse dovrebbero svolgersi, nonché di valutare la questione della temporaneità degli incarichi direttivi.

Pino PISICCHIO, presidente, invita il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere di competenza sugli emendamenti presentati.

Marilena SAMPERI (Ulivo), relatore, invita al ritiro di tutti gli emendamenti presentati. Ricorda che l'obiettivo della Commissione Giustizia era quello di trasmettere il testo all'Assemblea entro i tempi utili, per consentire l'approvazione entro il 31 luglio 2007.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI si associa all'invito al ritiro di tutti gli emendamenti. Ritiene che il testo trasmesso dal Senato debba essere approvato senza modifiche rappresentando un giusto contemperamento tra tutti gli interessi coinvolti dalla riforma dell'ordinamento giudiziario. Sottolinea che tale testo non possa essere considerato come una controriforma dell'ordinamento Castelli, quanto piuttosto come un adeguamento di questo ai principi costituzionali correttamente intesi. Comprendendo il disagio dell'opposizione di non vedere accolta alcuna propria proposta emendativa, sottolinea che la volontà del Governo di non modificare il testo approvato dal Senato non debba essere considerata come una mancanza di attenzione alle prerogative della Camera.

Pino PISICCHIO, presidente, dà conto delle sostituzioni effettuate.

Nino MORMINO (FI) sottolinea l'assenza di un effettivo lavoro di valutazione del testo, condotto nell'ambito di un costruttivo confronto parlamentare. Vi è stato, anzi, il diniego del confronto e della dialettica e l'espropriazione delle prerogative della Camera. Il prodotto di questa operazione è un'autentica controriforma dell'ordinamento giudiziario, non sottoponibile a verifica critica. Anche sotto questo profilo si assiste ad un profondo arretramento rispetto alla cosiddetta riforma Castelli. Quest'ultima era, infatti, il frutto di un approfondito esame dei reali problemi alla base della giustizia e mirava a responsabilizzare effettivamente i magistrati. Il sistema di valutazione della professionalità è del tutto inadeguato. Stigmatizza il venir meno della separazione netta di funzioni tra magistratura requirente e giudicante.
Viene sostanzialmente ripresentato un sistema non conforme alla Costituzione e contrario agli interessi dei cittadini.

Carolina LUSSANA (LNP) sottolinea la contraddittorietà delle dichiarazioni del relatore in sede di espressione dei pareri sulle proposte emendative. Si chiede a quale scopo la Commissione prosegua i lavori in tali condizioni, invece di adoperarsi per la proroga del termine di sospensione della riforma Castelli al fine di avere a disposizione di un congruo tempo per esaminare il testo trasmesso dal Senato.
Gli emendamenti presentati dal proprio gruppo sono volti a ripristinare i principi di quest'ultima, che cercava di dare risposte concrete ai problemi della Giustizia. Sottolinea come i cittadini siano scontenti di come la giustizia sia amministrata e come sia necessaria anche un'autocritica della magistratura, troppo impegnata a difendere privilegi di casta, perfino ricorrendo alla minaccia di sciopero quale strumento di pressione sul Parlamento. È mancato alla maggioranza il coraggio di dialogare con l'opposizione, preferendo la via della dittatura dell'Associazione nazionale magistrati.


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Quanto all'articolo 1, pur mantenendosi il concorso di secondo grado, vi sono troppi punti oscuri. È un passo indietro l'avere eliminato l'obbligo dell'indicazione dell'area funzionale, ed anche la prova psico-attitudinale.
Sulla separazione delle funzioni l'arretramento è grave e profondo, rispetto ai principi costituzionali e, in particolare, rispetto all'articolo 111 della Costituzione. Ed è stato dettato dall'Associazione nazionale magistrati.
Sulla valutazione della professionalità esprime un giudizio particolarmente negativo, anche perché tutte le decisioni sono rimesse nelle mani del Consiglio superiore della magistratura. Ciò a detrimento dell'indipendenza del magistrato. Assolutamente non condivisibili sono, inoltre, l'estromissione dell'avvocatura dai Consigli giudiziari ed il ridimensionamento della Scuola superiore della magistratura.

Gaetano PECORELLA (FI) ritiene che l'invito al ritiro del relatore non equivalga ad un parere contrario, chiedendo quindi di precisare caso per caso quale sia il parere espresso nelle ipotesi in cui gli emendamenti non vengano ritirati.

Pino PISICCHIO, presidente, specifica che l'invito al ritiro sottende che, in caso di mancato ritiro, il parere sarebbe contrario. Ciò non toglie che il relatore potrà sempre intervenire per motivare il suo parere.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il suo emendamento 1.1, finalizzato a garantire una adeguata preparazione da parte dei magistrati, soffermandosi in particolare sulla rilevanza della prova psico-attitudinale che, prevista per altre professioni, appare essenziale per l'attività dei magistrati. È indispensabile che il magistrato, oltre che preparato, sia sensato ed equilibrato.
Per quanto il senso della giurisdizione debba essere unico, diverso è il compito tra chi giudica e chi forme le prove. Ritiene necessario mantenere la scelta dell'area funzionale da parte dell'aspirante magistrato.

Erminia MAZZONI (UDC) sugli identici emendamenti 1.1 e 1.2 esprime la totale condivisione del proprio gruppo. Chiede che il relatore motivi il proprio parere su tali emendamenti.

Pierluigi MANTINI (Ulivo) sottolinea come la valutazione sintetica del relatore sia tutt'altro che priva di un solido approfondimento. Certamente, come affermato dall'onorevole Pecorella, è importante l'equilibrio del magistrato, ma si è optato per una soluzione che non sia una tantum, ma vanno controllate unitamente alla complessiva attività e condotta. Questo è il senso della verifica quadriennale che intende essere più garantista.
È anche comprensibile che si voglia una maggiore specializzazione per la magistratura requirente, e a tal fine provvederà la Scuola superiore della magistratura, ma si è preferito mantenere una base di cultura giurisdizionale comune alla funzione giudicante e requirente.

Carolina LUSSANA (LNP) sottolinea come puntualmente un esponente della maggioranza abbia ritenuto di dover motivare la contrarietà agli emendamenti dell'opposizione, anche se tali motivazioni non sono condivisibili. Ciò non toglie, comunque, che su questo provvedimento non vi è un vero dibattito parlamentare. Ribadisce e sottolinea come la valutazione psico-attitudinale dell'aspirante magistrato sia un'importante garanzia e uno strumento per individuare con più precisione l'attitudine del candidato verso la funzione giudicante o requirente.

Manlio CONTENTO (AN) dichiara di essere favorevole agli emendamenti 1.1 e 1.2, che sottolineano la delicatezza della funzione dei magistrati, in grado di incidere in modo intenso sui diritti dei cittadini. Si sofferma, in particolare, sull'opportunità di prevedere le prove psico-attitudinali e di disciplinare i concorsi in modo che emerga la propensione del candidato alla funzione giudicante o requirente.


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Enrico BUEMI (RosanelPugno) sottolinea come l'esame psico-attitudinale sia richiesto per legge per lo svolgimento di attività e funzioni molto meno delicate di quella dei magistrati. Dichiara di astenersi sugli identici emendamenti 1.1 e 1.2.

Nino MORMINO (FI) sottolinea come la prova psico-attitudinale sia di primaria importanza per valutare la propensione del candidato verso la funzione giudicante o requirente, ciò unitamente alla opzione espressamente compiuta in tal senso del candidato stesso.

Marilena SAMPERI (Ulivo) sottolinea di aver espresso sinteticamente, ma esaustivamente il proprio parere, precisando che, in caso di mancato ritiro, il parere sarebbe ovviamente contrario.
Sottolinea l'importanza dell'unicità della cultura e formazione giurisdizionale, pur nella separazione delle funzioni. Sarebbe contraddittorio concepire un'opzione, prematura e inconsapevole, del candidato in merito alla funzione giudicante o requirente. Tale scelta dovrà formarsi e divenire consapevole nel corso del tirocinio.
Quanto all'esame psico-attitudinale, ricorda come una resistenza in tal senso sia stata manifestata anche da membri dell'opposizione. Tuttavia, ritiene che il sistema delle valutazioni professionali sia idonea a responsabilizzare adeguatamente il magistrato e a consentirne una valutazione globale. Contesta, inoltre, che la riforma in esame abbia estromesso l'avvocatura dalla valutazione di professionalità, nel contesto di un procedimento amministrativo e dei principi della legge n. 241 del 1990.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI sottolinea che il Governo non è pregiudizialmente contrario alla prova psico-attitudinale, ma si è optato per la scuola psicologica maggioritaria, che ritiene tale prova non attendibile. Non risulta poi che per altri concorsi pubblici relativi all'esercizio di funzioni delicate, come quelle proprie del funzionario di prefettura o di questura ovvero del notaio,sia prevista la prova psicoattitudinale.
Quanto all'opzione iniziale, rileva come essa sia del tutto prematura se compiuta dal candidato, non essendo questi in grado di effettuare una scelta consapevole, come quella di chi già esercita le funzioni giudiziarie.
Esistono d'altra parte già oggi circolari del Consiglio superiore della magistratura che identificano strumenti per identificare uditori con particolari problemi di equilibrio psichico.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Pecorella 1.1 e Lussana 1.2

Gaetano PECORELLA (FI) chiede che si rifletta sugli emendamenti Pecorella 1.3 e Consolo 1.18, che mirano ad evitare che si bandiscano concorsi per un numero molto limitato di posti e a stabilire criteri più precisi.

Manlio CONTENTO (AN) concorda con l'onorevole Pecorella sugli emendamenti Pecorella 1.3 e Consolo 1.18 e sottolinea come sia inutile assumere nuovi magistrati che non siano supportati da personale amministrativo in numero adeguato.

La Commissione respinge, con distinte votazione, gli identici emendamenti Pecorella 1.3 e Consolo 1.18, gli identici emendamenti Consolo 1.4 e Pecorella 1.5, gli identici emendamenti Pecorella 1.6 e Consolo 1.7, gli identici emendamenti Pecorella 1.8 e Consolo 1.9, gli identici emendamenti Pecorella 1.10 e Consolo 1.11, e gli identici emendamenti Pecorella 1.12 e Consolo 1.13.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.16, sottolineando l'importanza delle procedure civile e penale. Evidenziando che il sottosegretario Scotti ha d'altra parte ritenuto un errore sopprimere la prova pratica sulle procedure, dichiara di essere disposto di riformulare il suo emendamento introducendovi anche la prova pratica. Qualora ciò non fosse possibile, sarà comunque opportuno


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dare un maggior risalto alle materie procedurali anche nella prova scritta.

Nino MORMINO (FI) concorda con l'onorevole Pecorella, evidenziando la rilevanza e sostanziale differenza tra prova scritta e orale. La prima, a suo parere, è fondamentale per i candidati a tale concorso.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 1.16.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.17 che vuole introdurre una specifica cautela affinché i concorsi si svolgano trasparentemente.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 1.17.

Gaetano PECORELLA (FI) anche se l'esame degli emendamenti si sta dimostrando un mero passaggio formale, chiede che almeno il rappresentante del Governo ed il relatore riflettano su quegli emendamenti che non incidono sulla struttura del testo, ma che comunque correggono alcune scelte sbagliate effettuate dal Senato. Insiste, quindi, per l'approvazione del proprio emendamento 1.19, volto a prevedere tra le materie del concorso discipline che vengono quotidianamente applicate dai magistrati, come, in particolare, il diritto industriale.

Manlio CONTENTO (AN) ritiene che l'applicazione del diritto industriale necessiti di un giudice altamente specializzato e che tale materia sia di fondamentale importanza nel contesto del concorso in magistratura.

Carolina LUSSANA (LNP) dichiara di apporre la propria firma all'emendamento Pecorella 1.19, ricordando l'importanza, anche nel contesto internazionale, degli strumenti di tutela dei prodotti delle nostre imprese.

Nino MORMINO (FI) sottolinea anch'egli l'importanza di inserire il diritto industriale e d'autore fra le materia di esame nel concorso in questione, quale momento di fondamentale importanza per la modernizzazione della magistratura.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI rileva che la l'esigenza di trasparenza di cui all'emendamento Pecorella 1.17, già respinto, sia sostanzialmente già assicurata dal testo. Quando all'emendamento Pecorella 1.19, ricorda che il diritto commerciale comprende anche le materia del diritto industriale e d'autore, oltre al diritto societario. Inoltre ricorda che per accedere alle sezioni specializzate di diritto industriale è necessaria un ulteriore percorso formativo del magistrato.

Carolina LUSSANA (LNP) ritiene che per le materie in questione sia necessaria una specifica preparazione sin dall'accesso in magistratura.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Pecorella 1.19 e Consolo 1.20.

Mario PEPE (FI) richiama l'attenzione sull'emendamento Pecorella 1.21, che, prevedendo come prova di esame la tecnica delle investigazioni, appare di primaria importanza, dato in molte situazioni i pubblici ministeri hanno dimostrato di non sapere svolgere adeguatamente le indagini preliminari.

Gaetano PECORELLA (FI) insiste per l'approvazione del proprio emendamento 1.21, sottolineando l'importanza di apprendere la tecnica delle investigazioni, sia per il magistrato giudicante che per quello inquirente.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 1.21 e l'emendamento Barani 1.22.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.23, che affronta con maggior dettaglio la questione dell'esame psico-attitudinale. Sottolinea,


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quindi, come la valutazione negativa di tale esame fatta dal Consiglio superiore della magistratura nel parere espresso sul disegno di legge del Governo non sia corretta, non essendo ispirata da considerazioni di natura tecnica.
In relazione a quanto dichiarato precedentemente dal rappresentate del Governo, sottolinea che appare comunque preferibile una selezione preventiva di chi non abbia i necessari requisiti psico-attitudinali, piuttosto che effettuata nel periodo del tirocinio da parte di altri magistrati.

Mario PEPE (FI) osserva che l'esame psico-attitudinale è previsto in molti concorsi pubblici e consentirebbe di evitare spiacevoli vicende, che pure in passato si sono verificate.

Luigi VITALI (FI) ricorda il grande dibattito svoltosi nella precedente legislatura sull'introduzione della prova psico-attitudinale. Si sarebbe aspettato una cancellazione della prova in esame solo se fosse stato proposto di estenderla a tutti i magistrati in servizio. Ma, così non è, e oggi tale prova è ampliamente utilizzata anche per il reclutamento nel settore privato.

Erminia MAZZONI (UDC) condivide la ratio dell'emendamento Pecorella 1.23, ma vorrebbe che il Governo fornisse spiegazioni più dettagliate in merito al fatto che la prova psico-attitudinale sia utilizzata in molti concorsi pubblici e non debba esserlo per quello in magistratura. Ritiene, infatti, che tale prova dovrebbe essere utilizzata, in primo luogo, nel concorso in questione.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Pecorella 1.23 e Consolo 1.24, gli identici emendamenti Pecorella 1.25 e Consolo 1.26, l'emendamento Consolo 1.27, gli identici emendamenti Pecorella 1.28 e Lussana 1.29, e l'emendamento Consolo 1.30.

Luigi VITALI (FI) illustra il proprio emendamento 1.69 e ne raccomanda l'approvazione.

La Commissione respinge l'emendamento Vitali 1.69.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.31, volto a correggere un errore clamoroso commesso nella formulazione del comma 3, consentendo, in caso di seconda laurea, che possano accedere in magistratura soggetti che abbiano conseguito una laurea triennale anziché quadriennale in giurisprudenza. La circostanza che si tratti di una seconda laurea poco importa. È invece ovvio che per accedere in magistratura sia necessaria una laurea in giurisprudenza con un percorso quadriennale.

Manlio CONTENTO (AN) rileva che il comma 3 è erroneamente formulato o è formulato a vantaggio di qualche soggetto specifico. Chiede conto al rappresentante del Governo delle reali finalità della norma che l'emendamento in questione vuole sopprimere.

Pino PISICCHIO, presidente, ricorda che l'emendamento è stato presentato al Senato dal senatore Caruso di AN, per cui le finalità non sono da richiedere al Governo.

Mario PEPE (FI) ritiene che la norma debba essere in ogni caso corretta.

Luigi VITALI (FI) sottolinea la necessità di una laurea in giurisprudenza e l'inutilità di una seconda laurea che non sia in giurisprudenza.

Nino MORMINO (FI) ritiene che non debba essere possibile che un magistrato abbia una laurea triennale in giurisprudenza. Inoltre, si creerebbe una disparità di trattamento rispetto agli avvocati.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI ricorda le motivazioni del senatore Caruso, il quale ha sottolineato che la seconda laurea breve si collega a una specifica qualifica e curriculum professionale dei soggetti che possono usufruirne ai fini dell'accesso in magistratura.


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La Commissione respinge gli emendamenti Pecorella 1.31 e 1.32, Vitali 1.70, Pecorella 1.33 e Lussana 1.34.
La Commissione respinge gli identici emendamenti Pecorella 1.35 e Consolo 1.36, gli identici emendamenti Pecorella 1.37 e Consolo 1.38, gli emendamenti Pecorella 1.39 e 1.40, gli identici emendamenti Pecorella 1.41 e Consolo 1.42, e gli identici emendamenti Pecorella 1.43 e Consolo 1.44.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.46, che affronta la questione della composizione numerica disomogenea delle sottocommissioni d'esame, con conseguente disparità di trattamento dei candidati e lesione di principi costituzionali, non ritenendo soddisfacenti i chiarimenti che il relatore ha fornito nella seduta del 20 luglio scorso.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Lussana 1.45 e Pecorella 1.46.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.47 e ne raccomanda l'approvazione, sottolineando che potrebbe crearsi un conflitto di attribuzioni tra Consiglio Superiore della Magistratura e Ministro nella nomina della Commissione di concorso.

Il sottosegretario Luigi SCOTTI ritiene che non si possa verificare la possibilità di contrasto illustrata dall'onorevole Pecorella, considerato che si tratta di un atto di sostanziale competenza del Consiglio Superiore della Magistratura.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 1.47, gli identici emendamenti Consolo 1.48 e Pecorella 1.49, gli identici emendamenti Pecorella 1.50 e Consolo 1.51, l'emendamento Pecorella 1.52, gli identici emendamenti Pecorella 1.53 e Consolo 1.54, l'emendamento Pecorella 1.55, gli identici emendamenti Pecorella 1.56 e Consolo 1.57, l'emendamento Pecorella 1.58, gli identici emendamenti Pecorella 1.59 e Consolo 1.60 nonché l'emendamento Lussana 1.61.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.62 e ne raccomanda l'approvazione.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 1.62.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 1.63 e ne raccomanda l'approvazione, ritenendo eccessivo sia il numero degli elaborati da correggere, sia il numero di esami orali da svolgere. D'altra parte non esiste un modo per commisurare e, quindi, contingentare il tempo di correzione di un compito.

Manlio CONTENTO (AN) ritiene un errore avere inserito tale previsione in un contesto normativo.

La Commissione respinge gli emendamenti Pecorella 1.63, Lussana 1.64 e 1.65, Pecorella 1.66, Consolo 1.67 e Lussana 1.68.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 2.2, volto a sopprimere l'articolo 2 del disegno di legge e, quindi, la disposizione che elimina la separazioni di funzioni sancita dalla riforma Castelli in attuazione del referendum che affermò indirettamente tale principio. Inoltre l'articolo 2 contrasta con l'articolo 111 della Costituzione, che può essere interpretato come l'affermazione del principio di separazione delle carriere, a garanzia dei cittadini. Ritiene poi che il meccanismo delle incompatibilità territoriali previsto dal testo del Senato sia in realtà una forma surrettizia di separazione delle funzioni. Considera che ciò sia un grave errore della maggioranza nella appare evidente che prevalga un'anima inquisitoria.

Manlio CONTENTO (AN) ritiene la disciplina dell'articolo 2 non rispondente all'articolo 111 della Costituzione, poiché


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prevede una inaccettabile fungibilità fra magistrato giudicante e requirente.

Luigi VITALI (FI) evidenzia che è soprattutto con riferimento all'articolo 2 che quella in esame può definirsi una controriforma alla riforma Castelli, scritta sotto dettatura dell'Associazione nazionale magistrati.

Nino MORMINO (FI) ritiene che, da un lato, non si sono distinte le funzioni tra loro e che, dall'altro, le single funzioni siano state eccessivamente parcellizzate.

Mario PEPE (FI) ritiene che il degrado cui è arrivato il nostro ordinamento giudiziario sia evidenziato e confermato dalle indebite interferenze dell'Associazione nazionale magistrati ogni qualvolta si tenti di operare una riforma razionale.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Consolo 2.1 e Pecorella 2.2, l'emendamento Pecorella 2.4 e l'emendamento Lussana 2.6.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 2.3 e ne raccomanda l'approvazione.

La Commissione respinge gli emendamenti Pecorella 2.3, 2.5 e 2.7.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 2.8, che mira a superare il problema dell'assenza di valutazioni dopo che il magistrato ha compiuto 28 anni di anzianità di servizio, riprendendo degli spunti critici dell'onorevole Tenaglia.

La Commissione respinge gli emendamenti Pecorella 2.8 e Lussana 2.9.

Luigi VITALI (FI) illustra il proprio emendamento 2.221, che mira ad introdurre una norma di buon senso, escludendo che i magistrati tirocinanti assumano funzioni particolarmente delicate come quelle monocratiche giudicanti.

La Commissione respinge gli emendamenti Vitali 2.221, 2.114, 2.115 e 2.116.

Gaetano PECORELLA (FI) illustra il proprio emendamento 2.10 in tema di valutazione di professionalità, che esclude la valutazione dell'attività di interpretazione di norme e di valutazione del fatto e delle prove, salvo che risulti un errore grave e palesemente inescusabile.

Luigi VITALI (FI) ritiene che alla norma in esame debba essere apportato anche il correttivo di cui al proprio emendamento 2.117.

Nino MORMINO (FI) ribadisce la necessità di superare l'irresponsabilità dei magistrati anche dalle ipotesi di colpa grave, privilegio questo che li differenzia da tutte le altre categorie professionali. Tale sostanziale irresponsabilità, che è non solo penale, ma anche disciplinare, si pone alla base di molti comportamenti arbitrari di taluni magistrati.

Manlio CONTENTO (AN) sottolinea come si sia di fronte ad un'altra occasione perdente per responsabilizzare i magistrati. Con il sistema dei Consigli giudiziari, i magistrati giudicano se stessi e, quindi, non vi è vulnus all'indipendenza dei magistrati medesimi. Tuttavia, è stata sottovalutata la rilevanza dei dati statistici relativi ai singoli magistrati, per identificare situazioni patologiche.

La Commissione respinge l'emendamento Pecorella 2.10.

Pino PISICCHIO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 19.20.