I Commissione - Resoconto di mercoledì 25 luglio 2007


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 25 luglio 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Alessandro Pajno.

La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Aggregazione del comune di Lamon alla regione Trentino-Alto Adige.
Testo base C. 1427 cost. Governo e C. 1359 cost. Boato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 18 aprile 2007.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che il provvedimento in esame è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì prossimo, 30 luglio 2007. Ricorda che su di esso sono stati espressi i pareri del Comitato per la legislazione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali, già esaminati dalla Commissione nella seduta del 4 aprile 2007, mentre non si è ancora pronunciata la V Commissione. Considerato quindi che è opportuno attendere fino all'ultimo giorno utile l'espressione del parere della V Commissione, e nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, da convocare per la giornata di domani.

Disposizioni in materia di ineleggibilità e di incandidabilità.
Testo unificato C. 1451 Formisano, C. 2242 Martusciello, C. 2314 Antonio Russo, C. 2516 Franco Russo, C. 2563 Mantini, C. 2564 Mazzoni, C. 2680 Costantini, C. 2681 Costantini e C. 2799 Franco Russo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 24 luglio 2007.

Gabriele BOSCETTO (FI) ricorda che era inizialmente all'esame della Commissione la sola proposta di legge C. 2516, finalizzata ad introdurre una limitata modifica al testo unico del 1957. Poi attraverso una serie di abbinamenti si è giunti ad allargare progressivamente l'ambito di intervento del provvedimento fino all'adozione di un testo base sul quale il giudizio del suo gruppo è negativo. Ritiene, infatti, in primo luogo inopportuno prevedere per deputati e senatori, che rappresentano la nazione, cause di ineleggibilità concepite sul modello di quelle previste dall'ordinamento per i consiglieri comunali e provinciali. Trova inoltre poco convincente l'elenco di reati a seguito della condanna per i quali si prevede l'incandidabilità: in particolare condivide l'osservazione svolta in una precedente seduta dal deputato Benedetti Valentini secondo la quale prevedere l'incandidabilità nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione non inferiore ad un anno per reati connessi alle armi comporta l'attribuzione all'autorità giudiziaria del potere di far dipendere da una propria scelta l'incandidabilità di un soggetto. Rileva inoltre che, sempre all'articolo 1, capoverso articolo 6-bis, comma 2 e comma 5, si prevede, per la prima volta, la decadenza dei deputati. Viene in questo modo colmata la lacuna dell'ordinamento che era stata evidenziata anche nell'ambito dei lavori della giunta per le elezioni. A suo avviso, sarebbe meglio mettere a punto le norme esistenti alla luce dell'esperienza


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e della giurisprudenza della giunta per le elezioni piuttosto che compilare un discutibile elenco di reati la cui commissione comporti l'incandidabilità. Ritiene inoltre che l'ipotesi della sospensione del parlamentare dalle funzioni, prevista dalla proposta di legge C. 2564 Mazzoni, sia stata troppo frettolosamente messa da parte dal relatore. Con riferimento poi all'articolo 3, ritiene che si tratta dell'ennesima norma contro Berlusconi, dopo il provvedimento sul conflitto di interessi (C. 1318). Censura quindi a nome del gruppo che del provvedimento si siano inserite norme contro Berlusconi camuffandole all'interno di un provvedimento confuso e recante disposizioni superflue. Preannuncia quindi da parte del suo gruppo emendamenti soppressivi, nonché emendamenti sostitutivi volti alla formulazione di un testo di messa a punto normativa della legislazione già vigente.

Felice BELISARIO (IdV) ritiene che il testo base adottato dalla Commissione rappresenti una valida base di partenza per il successivo esame del provvedimento al quale si riserva tuttavia di presentare emendamenti, nell'ottica di apportarvi miglioramenti. Dichiara di condividere lo scopo sotteso al provvedimento, che è quello di evitare che possano diventare parlamentari anche soggetti con condanne a carico. Si sofferma infine sull'incompatibilità, prevista all'articolo 7, tra la carica di sindaco di un comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti e l'ufficio di parlamentare. In proposito ritiene che il limite della popolazione potrebbe essere ridotto a 15.000 abitanti.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che nella seduta di ieri si era convenuto che oggi sarebbe stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti al testo base in esame.

Franco RUSSO (RC-SE), nell'osservare che la complessità del provvedimento in oggetto richiede tempi congrui di valutazione e studio, fa presente l'esigenza di disporre di un periodo ampio per l'elaborazione degli emendamenti.

Gabriele BOSCETTO (FI) si associa alle considerazioni svolte dal deputato Franco Russo.

Luciano VIOLANTE, presidente, fissa il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 14 di giovedì 2 agosto 2007, fermo restando che esso potrebbe essere riaperto qualora se ne ravvisasse la necessità. Quindi, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modificazioni all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, in tema di distacco ed aggregazione di comuni e province.
C. 2523 cost. Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 24 luglio 2007.

Gabriele BOSCETTO (FI) dichiara che il suo gruppo è favorevole alla proposta di revisione costituzionale presentata dal Governo, ritenendo opportuno modificare l'attuale disciplina per il distacco-aggregazione degli enti locali da una regione ad un'altra. Tale facoltà comporta infatti rilevanti conseguenze sul tessuto organizzativo del territorio. Nell'auspicare quindi un iter veloce e condiviso, preannuncia la presentazione di emendamenti migliorativi del testo. Per quanto riguarda invece la questione emersa nelle precedenti sedute relativamente alla prospettiva nella quale inquadrare i disegni di legge già presentati in relazione a singole richieste di distacco-aggregazione, ritiene che, ferma la necessità di procedere ad un'analisi nel merito di ciascuno singolo caso, ritiene che tali provvedimenti debbano godere di un canale preferenziale.

Sandro GOZI (Ulivo), premesso di comprendere la preoccupazione del Governo


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per il moltiplicarsi delle richieste di distacco-aggregazione, ma ritiene che debba essere attentamente valutata ciascuna richiesta presentata dagli enti locali sulla base della costituzione vigente, evitando di formulare una valutazione pregiudizialmente contraria. Occorre infatti tener conto del legittimo affidamento degli enti locali che hanno già avviato le procedure, in modo da trovare sui casi già avviati un orientamento complessivo, parallelamente alla revisione dell'articolo 132, secondo comma della Costituzione.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling), pur condividendo l'impostazione di fondo del provvedimento, esprime perplessità sul meccanismo che dovrebbe dare luogo allo svolgimento dei referendum nelle regioni interessate. Al riguardo ritiene che, qualora tale referendum avesse carattere obbligatorio, rappresenterebbe uno spreco di risorse finanziarie, atteso il sempre crescente numero di richieste di aggregazione di comuni presso regioni diverse e richiederebbe comunque una specificazione in ordine alle modalità della sua attivazione. Rileva invece che sarebbe più semplice e ragionevole prevedere solo il necessario consenso della regione acquirente e non anche di quella accedente.

Il sottosegretario Alessandro PAJNO chiarisce che la riforma dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione si rende necessaria alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 334 del 2004, che ha dichiarato l'illegittimità della normativa d'attuazione recata dalla legge n. 352 del 1970, in quanto tale normativa richiedeva un procedimento eccessivamente oneroso, a giudizio della Corte, per il distacco di comuni e province da una regione ad un'altra. La predetta legge del 1970 prevedeva, infatti, il requisito, esorbitante rispetto alle previsioni costituzionali del nuovo Titolo V della parte seconda della Costituzione, della deliberazione favorevole di tanti consigli comunali o provinciali che rappresentassero almeno un terzo delle popolazioni delle regioni interessate. Venuto meno tale elemento procedimentale, si è determinata una situazione di segno opposto, per cui, per il distacco-aggregazione, deve essere consultata soltanto la popolazione della comunità che intende distaccarsi, senza che sia ponderato l'interesse di altri soggetti che subiscono comunque effetti significativi dal processo. Il disegno di legge costituzionale in esame intende quindi porre rimedio al problema, stabilendo espressamente che devono consultarsi attraverso referendum le popolazioni delle province, in caso di distacco di comuni, o delle regioni, in caso di distacco di province, in modo da dare spazio agli interessi complessivi di tutte le popolazioni interessate e non ai soli abitanti dell'ente da cui proviene la stessa iniziativa di distacco.
Aggiunge che tale iniziativa si è resa opportuna anche al fine di ovviare al problema determinato dal moltiplicarsi delle iniziative di distacco-aggregazione succedutesi dopo il 2001 ed in particolare dopo la sentenza della Corte costituzionale del 2004, delle quali iniziative è stato capofila il comune di Lamon, con un provvedimento già all'esame della Commissione (C. 1427 e abbinata). Ricorda poi che, nel corso dell'esame del provvedimento in sede di Conferenza unificata, la regione Valle d'Aosta ha chiesto di prevedere espressamente che la norma dell'articolo 132 non sia applicabile alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome, richiamando, a sostegno di tale richiesta, le ragioni esposte in un proprio ricorso per conflitto di attribuzione innanzi alla Corte costituzionale sollevato in relazione alla procedura di distacco-aggregazione del comune di Noasca dal Piemonte alla Valle d'Aosta stessa. Al riguardo, ricorda che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 66 del 9 marzo 2007, ha, in sostanza, respinto le obiezioni della regione, affermando l'applicabilità della norma costituzionale sopra richiamata anche alle regioni a statuto speciale.
Precisa poi che il disegno di legge in titolo non va inteso semplicemente in chiave di aggravamento della procedura, ma anche in termini di garanzia attraverso il coinvolgimento delle popolazioni del


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livello territoriale immediatamente superiore a quello dell'ente che chiede il distacco. L'onerosità del procedimento non va ritenuta eccessiva, ad avviso del Governo, considerate le evidenti ripercussioni sul piano economico e sociale derivanti dal processo di distacco-aggregazione. Se è vero infatti che il referendum previsto dalla disposizione costituzionale attualmente vigente mira a verificare se la maggioranza delle popolazioni dell'ente o degli enti interessati approvi l'istanza di distacco-aggregazione e che la legittimazione a promuovere la consultazione referendaria spetta soltanto ad essi, è vero anche che altri enti esponenziali di popolazione diverse sono comunque direttamente coinvolti nella variazione territoriale.
Per quanto riguarda infine la questione del rapporto tra il disegno di legge in esame e i disegni di legge per il distacco-aggregazione di singoli comuni o gruppi di comuni da una regione ad un'altra, presentati in esito allo svolgimento di referendum popolari, fa presente che il Governo, pienamente consapevole della delicatezza della questione, ritiene che, dacché è stato presentato il disegno di legge in titolo, debba considerarsi come procedimento di riferimento per il futuro quello individuato dal provvedimento di revisione costituzionale stesso, del quale auspica l'esame parlamentare prima dei disegni di legge specifici sulla materia.

Marco BOATO (Verdi), relatore, chiede al rappresentante del Governo un chiarimento rispetto alla previsione del disegno di legge in esame secondo la quale l'iniziativa di distacco-aggregazione è preceduta dalla richiesta dell'ente locale interessato «previa approvazione delle rispettive popolazioni secondo le norme dei propri statuti».

Il sottosegretario Alessandro PAJNO chiarisce che la proposta del Governo è di rimettere alla autonomia statutaria degli enti locali la definizione delle modalità di consultazione delle rispettive popolazioni in ordine ad una ipotesi di distacco-aggregazione. Ribadisce che si tratta di una previsione in linea con la disciplina di cui al Titolo V della parte seconda della Costituzione. Fornisce inoltre un elenco dei comuni attualmente interessati da richieste di distacco-aggregazione.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling) osserva che, dopo che l'ente locale abbia avviato l'iniziativa, il referendum previsto dal progetto di revisione costituzionale tra le popolazioni delle due regioni o delle due province interessate dovrebbe essere automatico, senza che per la sua indizione occorrano adempimenti ulteriori da parte di qualcuno.

Il sottosegretario Alessandro PAJNO, dopo aver ricordato che attualmente il referendum previsto a legislazione vigente è promosso dal Governo a seguito dell'avvio della procedura da parte dell'ente locale interessato, esprime l'opinione che la nuova norma dell'articolo 132, secondo comma, proposta dal Governo si debba interpretare nel senso che sarà comunque il Governo a promuovere l'indizione dei referendum provinciali o regionali previsti dal provvedimento in esame. È infatti opportuno che il Governo intervenga nel procedimento anche come garante della correttezza dello stesso al fine di assicurare la tutela degli interessi di tutte le parti in gioco. Quanto alle modalità di consultazione delle popolazioni dell'ente locale interessato dal distacco-aggregazione, spetterà, come detto, all'ente locale stesso stabilirle nel proprio statuto: fa presente che è in astratto possibile immaginare forme di consultazione diverse dal referendum e per lo stesso referendum, modalità diverse.

Marco BOATO (Verdi), relatore, ricorda che oggi, se un comune decide di procedere ad un referendum, inoltra richiesta in tal senso all'Ufficio centrale della Cassazione, che, se reputa legittima la richiesta, la trasmette al Governo, il quale stabilisce la data del referendum, che viene quindi indetto dal Presidente della Repubblica con proprio decreto. Rispetto a tale previsione, recata dalla legge n. 352 del 1970,


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la proposta del Governo innova radicalmente in quanto rimette all'autonomia statutaria e all'iniziativa del singolo comune l'indizione del primo referendum, quello per considerare formata la richiesta di distacco-aggregazione. Ritiene pertanto necessario rimettere mano anche alla citata legge del 1970, per dare attuazione alla nuova disciplina costituzionale una volta approvata. Per quanto riguarda poi la questione sollevata dal deputato Zeller, ritiene che essa debba essere risolta nel senso che una volta che la popolazione dell'ente locale si sia pronunciata il referendum presso le popolazioni delle province o delle regioni coinvolte debba essere obbligatoriamente indetto. A suo avviso, anche questo dovrà essere espressamente previsto e più opportunamente nel testo della legge del 1970 che non nella Costituzione. Nella medesima legge, infine, si potrà specificare che in caso di distacco-aggregazione di un ente locale da o verso una regione a statuto speciale la legge della Repubblica prevista dovrà essere una legge costituzionale.
Per quanto riguarda infine i disegni di legge di distacco-aggragazione già presentati a Costituzione vigente, ritiene che debba chiaramente emergere l'orientamento della Commissione nel senso della revisione dell'articolo 132, II Comma, della Costituzione, rappresenta un segnale per il futuro nel senso di disincentivare le iniziative di distacco-aggregazione da parte degli enti locali, fermo restando il dovere di valutare nel merito ciascuna delle proposte di legge già presentate.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente l'opportunità che il relatore si faccia carico di approfondire le problematiche recate dal provvedimento in esame, riservandosi eventualmente di presentare una proposta alla Commissione alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, valutando altresì l'eventualità di coordinare la disciplina costituzionale con quella ordinaria, di cui alla legge n. 352 del 1970.
Si sofferma quindi sul problema, di carattere generale, che attiene all'esame dei provvedimenti che disciplinano le diverse richieste di aggregazioni di comuni presso altre regioni. Al riguardo ritiene complesso stabilire un criterio uniforme, anche alla luce del sempre crescente numero di richieste in tal senso.
Ricorda inoltre che la Commissione Affari costituzionali del Senato ha a sua volta iniziato, il 3 aprile 2007, l'esame di due progetti di legge in materia di distacco-aggregazione di comuni ad essa assegnati (S. 1145 e S. 1351). A tale riguardo, ribadisce che sarebbe opportuno che l'intero «pacchetto» di provvedimenti in materia di distacco-aggregazione di enti locali da una regione all'altra sia esaminato nel suo complesso, in prima lettura, dalla Camera dei deputati, cui è stato presentato il disegno di legge di revisione costituzionale in oggetto, in modo che le diverse iniziative promosse dagli enti locali siano valutate sulla base degli stessi indirizzi e criteri, salvo l'approfondimento di ciascun caso nella sua specificità. In proposito fa presente alla Commissione di avere suggerito al presidente della Camera di sottoporre al Presidente del Senato l'opportunità che la Commissione Affari costituzionali di quel ramo del Parlamento sospenda l'esame dei due richiamati provvedimenti (S. 1145 e S. 1351). Quindi, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che l'esame degli emendamenti al testo unificato recante «Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» avrà luogo nel corso della odierna seduta pomeridiana e proseguirà, oltre che nella giornata di domani, anche nel corso della prossima settimana, a partire dalla seduta pomeridiana che sarà convocata per la giornata di lunedì 30 luglio 2007.

La seduta termina alle 10.10.


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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Mercoledì 25 luglio 2007. - Presidenza del presidente Riccardo MARONE.

La seduta comincia alle 10.15.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario.
Emendamenti Doc. XXII, n. 8-A/R Palumbo.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Maria Fortuna INCOSTANTE (Ulivo), relatore, rileva che gli emendamenti in esame non presentano profili problematici per quanto attiene ai profili di competenza della Commissione. Propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 10.20.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 25 luglio 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Giampaolo D'Andrea.

La seduta comincia alle 15.

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la ricognizione delle strutture e risorse finanziarie ed umane trasferite dal Ministero dello sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'esercizio della competenza in materia di turismo.
Atto n. 111.
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Maria Fortuna INCOSTANTE (Ulivo), relatore, illustra il provvedimento in esame, osservando in particolare che esso, contenendo una clausola di invarianza finanziaria, non è volto a produrre spese ulteriori. Formula pertanto una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 15.05.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 25 luglio 2007. - Presidenza del presidente Luciano VIOLANTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Paolo Naccarato.

La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Sui lavori della Commissione.

Luciano VIOLANTE, presidente, premesso che il Senato potrebbe trasmettere nei prossimi giorni la proposta di legge C. 445, approvata dalla Camera, in materia di riforma dei servizi di informazione e sicurezza, chiede ai gruppi di valutare se vi siano le condizioni per procedere all'esame del provvedimento in sede legislativa in modo da concludere la nuova lettura prima della pausa estiva.

Italo BOCCHINO (AN) dichiara che il suo gruppo è contrario all'esame in sede legislativa.


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Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Testo unificato C. 553 cost. Scotto, C. 1524 cost. Bianchi, C. 2335 cost. Boato, C. 2382 cost. Bianco, C. 2479 cost. Zaccaria, C. 2572 cost. Franco Russo, C. 2574 cost. Lenzi, C. 2576 cost. Franco Russo, C. 2578 cost. D'Alia, C. 2586 cost. Boato, C. 2715 cost. Boato e C. 2865 cost. Casini.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 luglio 2007.

Luciano VIOLANTE, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti ed articoli aggiuntivi (vedi allegato 2) e che il loro esame comincerà nella seduta odierna per proseguire nelle giornate di domani, di lunedì pomeriggio e di martedì mattina, con l'obiettivo di concludere tale esame prima dell'inizio della pausa estiva. Fa presente che, sebbene diversi emendamenti presentati investano materie estranee al testo base, ha preferito non dichiararne da subito l'inammissibilità, riservandosi di acquisire l'orientamento dei relatori e della Commissione sull'ipotesi di un allargamento dell'ambito di intervento del provvedimento. Precisa che si tratta, ad esempio, degli emendamenti Biancofiore 1.5, 1.7 e 1.6, che intervengono sull'articolo 48 della Costituzione, toccato dal testo unicamente per esigenze di coordinamento con le altre modifiche apportate dal testo alla parte seconda della Costituzione; degli emendamenti Ronconi 1.3 e Turco 1.4, che intervengono sull'articolo 49 della Costituzione in materia di disciplina dei partiti politici; nonché di un considerevole numero di emendamenti volti a modificare l'articolo 117 della Costituzione. Con riferimento a questi ultimi, ricorda che il progetto di lavoro iniziale della Commissione prevedeva che l'articolo 117 sarebbe stato affrontato nell'ambito di un provvedimento di revisione autonomo, anche per evitare di concentrare troppe modifiche all'interno di un unico provvedimento, con il rischio che, ove si arrivi ad un referendum, il corpo elettorale debba pronunciarsi con un unico voto su un complesso eterogeneo di misure che potrebbe condividere in parte e in parte disapprovare. Fa poi presente che da parte di alcuni gruppi è stato chiesto di intervenire in questa sede anche sull'articolo 138 della Costituzione nel senso di stabilire che le leggi di revisione costituzionale debbano essere approvate sempre a maggioranza dei due terzi dei componenti: si tratterebbe di una modifica volta, per così dire, a «mettere in sicurezza» la Costituzione, impedendo alle maggioranze politiche del momento di modificarla senza il consenso di almeno una parte della minoranza. Rileva che si tratta di una modifica a favore della quale militano buoni argomenti, anche se va considerato che essa comporta come conseguenza che quella di conferire all'opposizione una sorta di potere di veto sulle iniziative di riforma costituzionale, col rischio di creare una situazione di stallo.
In conclusione, propone di svolgere una discussione preliminare sul complesso degli emendamenti, procedendo per temi, il più delicato dei quali è, a suo avviso, quello della funzione e della composizione del Senato.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, considerato che gli emendamenti prospettano su alcuni punti soluzioni anche notevolmente divergenti e tendono ad allargare considerevolmente l'ambito di intervento del testo, ritiene che un dibattito preliminare possa essere in effetti utile.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, concorda sull'opportunità di un dibattito preliminare, sottolineando a sua volta che vi sono emendamenti che intervengono su ambiti materiali non interessati dal testo unificato dei relatori ed esprimendo quindi l'avviso che occorra innanzitutto verificare se vi sia nella Commissione un orientamento favorevole nel senso di allargare l'ambito di intervento. Chiarisce


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che a questo riguardo l'orientamento dei relatori è contrario, preferendo essi mantenere lo schema del testo base, anche perché l'allargamento dell'ambito di intervento rischierebbe di accrescere le difficoltà in vista del raggiungimento di una larga condivisione del testo. Per tali ragioni preannuncia che i relatori inviteranno i presentatori al ritiro di alcuni emendamenti che esulano dall'ambito del testo base e che su altri emendamenti, in ragione del loro carattere politico, i relatori, essendo in disaccordo tra loro, si rimetteranno alla Commissione, non esprimendo il parere; si esprimeranno, infine, sugli emendamenti riferiti al testo base, sostenendone alcuni e respingendone altri, o chiedendone la riformulazione.

Donato BRUNO (FI) ritiene possibile allargare il dibattito ad includere le questioni legate all'articolo 117 della Costituzione. Per quanto riguarda poi il parere dei relatori, ritiene che questi debbano esprimerlo su tutti gli emendamenti, non essendo possibile che si rimettano alla Commissione su quelli di carattere politico. Fa poi presente che, sebbene la sua parte politica non sia pregiudizialmente legata al testo delle riforme costituzionali da essa approvato nella scorsa legislatura, ritiene comunque che si tratti di un lavoro serio ed approfondito, che, anche se respinto nel suo complesso dal corpo elettorale nel referendum, contiene numerose proposte valide e positive, che dovrebbero costituire la base del lavoro. Osserva infatti che il pronunciamento contrario del corpo elettorale non deve essere interpretato nel senso che tutto quanto era proposto fosse sgradito agli italiani.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che proprio per questo sarebbe preferibile un provvedimento di riforma che intervenisse su un ambito materiale più circoscritto.

Franco RUSSO (RC-SE) si dichiara non pregiudizialmente contrario all'allargamento dell'intervento riformatore, anche in considerazione che nel testo costituzionale tutto si tiene. Concorda però sul fatto che un intervento eccessivamente ampio rischia di incorrere più facilmente nel giudizio contrario del corpo elettorale in caso di referendum. Ritiene pertanto che si potrebbe approfondire congiuntamente le materie della forma di Governo, del bicameralismo e dell'articolo 117, eventualmente decidendo in seguito di procedere con provvedimenti separati. Osserva inoltre che, se si affermasse l'orientamento a riforme di portata circoscritta, l'opposizione potrebbe rivedere il proprio parere, al momento contrario, sulla possibilità di riformulare l'articolo 138 della Costituzione per generalizzare la maggioranza dei due terzi sulle riforme costituzionali. Al riguardo, preannuncia la presentazione da parte del suo gruppo di un progetto di legge in tal senso, elaborato dal Comitato «Salviamo la Costituzione».

Donato BRUNO (FI) chiede se la maggioranza dei due terzi dovrebbe essere richiesta per le modifiche inerenti l'intera Costituzione oppure solo per la prima parte, in quanto, ad avviso del suo gruppo, tale proposta sarebbe seria solo ove si riferisse unicamente alla prima parte della Costituzione.

Gabriele BOSCETTO (FI) ritiene che il voto contrario del corpo elettorale nel referendum sulle riforme costituzionali dl 2006 possa essere interpretato in più modi, potendo anche significare che la maggioranza degli italiani sia al momento contraria ad una riforma quale che sia della Costituzione, se di vasta portata. Ciò premesso, ribadisce che il suo gruppo è disponibile a collaborare alle riforme costituzionali, ma ritiene essenziale e prioritario affrontare il tema del procedimento legislativo, che porta con sé quello delle competenze legislative dello Stato e delle regioni di cui all'articolo 117. Non condivide invece l'allargamento dell'ambito d'intervento all'articolo 138, che non dovrebbe essere modificato. Per quanto riguarda il procedimento legislativo, ritiene che si tratti del tema prioritario, in quanto è di qui che, a suo avviso, va impostato il


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ragionamento in ordine alle funzioni, rispettivamente, della Camera e del Senato. Ricorda che il testo base in esame non attribuisce al Senato alcuna competenza legislativa esclusiva, laddove, ad avviso del suo gruppo, esso dovrebbe essere competente almeno per la determinazione dei principi fondamentali nelle materie di cui all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione. Diversamente, la fisionomia del Senato risulta del tutto incerta ed evanescente e sarebbe allora preferibile avere il coraggio della scelta drastica di abolirlo. Per quanto riguarda poi le materie di competenza legislativa bicamerale, ferma restando la necessità di rivederne l'elenco, osserva che si può discutere se conservare l'attuale sistema della «navetta», come è forse preferibile, oppure istituire una commissione paritetica, com'era previsto nel testo delle riforme costituzionali del centrodestra. In ogni caso, reputa impensabile fare del Senato una Camera non politica. Quanto all'elettorato passivo al Senato, il suo gruppo propone di limitarlo a chi abbia rivestito una carica elettiva in ambito territoriale. Conclude rilevando che, ove vi fosse un accordo nel senso di discutere in materia di procedimento legislativo e di riparto della competenza legislativa tra lo Stato e le regioni, il suo gruppo sarebbe disponibile ad un confronto aperto; diversamente, la riforma non potrà che essere della sola maggioranza di centrosinistra.

Carlo COSTANTINI (IdV) chiarisce che il suo gruppo ha presentato proposte emendative riferite all'articolo 117 della Costituzione in quanto ritiene che tale ambito materiale debba essere affrontato nel contesto delle riforme della parte seconda della Costituzione. Per quanto riguarda il Senato, ritiene indispensabile attribuire a tale organo una funzione concreta e precisa, anche per evitare di farne un organo dotato solo del generico potere di veto su determinate materie. È pertanto favorevole ad allargare la discussione all'articolo 117, intendendolo come criterio di riferimento per la definizione delle competenze e delle funzioni del Senato.

Giampiero D'ALIA (UDC) ricorda che il suo gruppo sostiene l'introduzione di una legge elettorale proporzionale sul modello tedesco e che per tale ragione ha presentato l'emendamento 3.2 volto ad eliminare dalla Costituzione la previsione di un numero fisso e predeterminato di deputati. È inoltre a favore dell'introduzione della sfiducia costruttiva ed ha quindi presentato emendamenti in tal senso. Ha poi presentato l'emendamento 1.3 in quanto ritiene necessario che i partiti politici superino l'attuale stadio di associazioni private non riconosciute. Per quanto riguarda il Senato, il suo gruppo ritiene opportuno, se esso non deve essere organo fiduciario, differenziarne la durata rispetto alla Camera, ferma restando l'elezione diretta. È infine favorevole ad un allargamento della discussione anche all'articolo 117, anche in considerazione del fatto che si tratta di un punto pregiudiziale rispetto al dibattito sul federalismo fiscale, che è ormai improcrastinabile.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) ritiene che l'intervento di riforma costituzionale in discussione dovrebbe restare circoscritto, anche per le ragioni evidenziate da più interventi in relazione al rischio che sia bocciato dal corpo elettorale in un possibile referendum. A suo avviso, è necessario circoscrivere la riforma al solo tema della forma di Governo, nel cui ambito sono riconducibili le questioni connesse al bicameralismo e al procedimento legislativo. Non va invece affrontato in questa sede il discorso relativo al Titolo V della parte seconda della Costituzione, che attiene piuttosto alla forma dello Stato. Fa inoltre presente, in relazione all'ipotesi di estendere l'ambito di intervento del testo base, che alcuni gruppi non hanno presentato emendamenti relativi all'articolo 117, in quanto presumevano che tale materia non fosse oggetto del provvedimento in esame. Ritiene pertanto opportuno rinviare ad un momento successivo la discussione sul Titolo V, del quale ritiene peraltro necessaria una revisione.

Donato BRUNO (FI) concorda sul fatto che, se si decide di estendere la discussione


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all'articolo 117, dovrà permettersi a tutti i gruppi di presentare emendamenti su tale materia. Al riguardo, si dichiara personalmente favorevole.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, concorda sul fatto che, se si rinuncia al progetto iniziale di procedere alle riforme costituzionali mediante tre distinti e successivi provvedimenti, uno sulla forma di Governo, uno sul bicameralismo ed uno sull'articolo 117, per accorpare i tre ambiti in un unico intervento, è allora necessario consentire a tutti i gruppi di presentare emendamenti sull'intero spettro di argomenti.

Luciano VIOLANTE, presidente, pur non rilevando uno strettissimo legame tra il rapporto tra lo Stato e le regioni e le materie investite dal teso base in esame, avverte che saranno ammesse proposte modificative relative all'articolo 117 della Costituzione presentate entro le ore 10 di lunedì 30 luglio 2007.

La Commissione all'unanimità concorda.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) fa presente che da oggi a lunedì non c'è tempo sufficiente per predisporre emendamenti adeguatamente ponderati su una materia complessa come quella dell'articolo 117. Ribadisce inoltre la necessità di mantenere il Titolo V fuori dalla discussione onde evitare un intervento di riforma che per essere troppo ambizioso rischierebbe di non approdare a nulla.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene che una volta pervenute le proposte emendative per la revisione dell'articolo 117, esse potranno essere valutate nel loro complesso al fine di verificare se vi siano le condizioni per discutere anche di questo tema o se non sia invece preferibile separare tale ambito all'interno di un diverso provvedimento. Rilevato poi che non è emerso un orientamento condiviso rispetto alla sua proposta iniziale di esaminare gli emendamenti per gruppi tematici, invita i relatori ed il Governo ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti all'articolo 1.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Mascia 1.1, osservando che, essendo i parlamentari eletti all'estero espressione diretta del corpo elettorale, è necessario che siedano nella Camera che vota la fiducia al Governo. Con riferimento poi agli emendamenti Biancofiore 1.5, 1.7 e 1.6, fa presente che essi pongono una questione estremamente seria: quella che alcuni statuti speciali limitano il diritto di voto per i cittadini italiani. Ritiene la questione più che fondata, anche se dovrebbe essere più opportunamente affrontata in altro contesto. Si rimette pertanto alla Commissione per decidere se esaminare la proposta in questa sede. Con riferimento infine agli emendamenti Ronconi 1.3 e Turco 1.4, si rimette alla Commissione in quanto si tratta di proposte emendative che esorbitano dal perimetro fin qui definito dal testo base.

Luciano VIOLANTE, presidente, osserva incidentalmente che, con riferimento all'emendamento Mascia 1.1, è altresì vero che, se la Camera dei deputati è quella che vota la fiducia al Governo, essa dovrebbe poter avere una maggioranza certa e precostituita, laddove i parlamentari eletti all'estero rappresentano una componente politicamente incerta.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, condivide il parere espresso dal collega Bocchino, salvo che sugli emendamenti Biancofiore 1.5, 1.6 e 1.7, che invita la presentatrice a ritirare ritenendoli estranei alla materia propria del testo base. Parimenti invita al ritiro degli emendamenti Ronconi 1.3 e Turco 1.4, in quanto è contraria all'allargamento dell'intervento. Esprime poi l'imbarazzo dei relatori rispetto agli emendamenti che si discostano dal testo base e che incidono su argomenti sui quali c'è tra le parti politiche un forte contrasto.

Il sottosegretario Paolo NACCARATO, esprime parere conforme a quello dei


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relatori. Quindi, dopo aver espresso l'apprezzamento del Governo per lo sforzo di definire un provvedimento unitario, chiarisce che è intenzione del Governo sostenere il lavoro della Commissione e che si limiterà ad esprimere il parere solo ove riscontri eventuali incongruenze o ritenga vi siano elementi da segnalare.

Franco RUSSO (RC-SE), intervenendo sul suo emendamento 1.1, dopo aver chiarito che il suo gruppo non è contrario all'elezione di una rappresentanza parlamentare da parte degli italiani all'estero, esprime però l'avviso che la sovranità politica debba essere riservata a coloro che vivono e risiedono sul territorio. Sarebbe quindi a suo giudizio preferibile che i parlamentari eletti all'estero sedessero al Senato, in quanto è la Camera che non vota la fiducia al Governo. Chiede pertanto l'accantonamento del suo emendamento 1.1, al fine di esaminarlo insieme con quelli in materia di composizione e funzione del Senato.

Aldo BRANCHER (FI) concorda sulla richiesta di accantonamento, ritenendo fuori luogo discutere su quale Camera debba accogliere i parlamentari eletti all'estero finché non sia stato chiarito quale sia la funzione del Senato.

Luciano VIOLANTE, presidente, propone quindi di accantonare gli emendamenti Mascia 1.1 e Boscetto 1.2 per esaminarli successivamente.

La Commissione concorda.

Michaela BIANCOFIORE (FI), intervenendo sui suoi emendamenti 1.5, 1.7 e 1.6, si dice convinta che proprio questa sia invece la sede opportuna per affrontare il problema sotteso alle sue proposte emendative. Fa presente che lo Statuto d'autonomia della Provincia di Bolzano prevede oggi restrizioni per quanto riguarda la possibilità dei cittadini italiani di votare alle elezioni amministrative della provincia. Osserva che tale previsione ha motivazioni storiche precise, ma d'altra parte anche superate. Ritiene che questa sia la sede propria per affrontare la questione, in quanto si tratta di un diritto politico fondamentale, vale a dire quello di voto, e in quanto la Commissione ha concluso l'esame in sede referente di un provvedimento (C. 203 e abb.) che renderà impossibile modificare lo Statuto d'autonomia senza il consenso del Consiglio provinciale di Bolzano, che tale consenso non darà mai.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling) fa presente che lo Statuto speciale del Trentino-Alto Adige, come pure quello della Valle d'Aosta, prevede che non sia possibile, per un certo periodo di tempo, per coloro che trasferiscono la residenza nella regione, votare nelle elezioni amministrative. Tale previsione, per quanto riguarda il Trentino-Alto Adige, è prevista da accordi con l'Austria ed era originariamente funzionale ad evitare che potessero votare i moltissimi militari che risiedevano sul territorio e che avrebbero determinato una rappresentanza alterata rispetto all'effettivo peso delle diverse componenti etnico-linguistiche della regione. Fa presente che la previsione è quindi vincolata da accordi internazionali, anche se sono stati avviati contatti con l'Austria per una revisione di tali accordi. In conclusione, ritiene che possano in effetti considerarsi superate le ragioni storiche della previsione, ma che d'altra parte non possa essere questa l'occasione per verificare la previsione statutaria.

Marco BOATO (Verdi) ricorda che il Trentino-Alto Adige era zona di confine con il blocco dell'Europa dell'est ed accoglieva di conseguenza una forte concentrazione di militari e di personale amministrativo non oriundo del territorio. Era stato pertanto introdotto un limite al diritto di voto per i quattro anni successivi all'assunzione della residenza, proprio al fine di impedire che la componente avventizia e transitoria della popolazione residente alterasse la rappresentanza etnica della popolazione. La situazione è poi radicalmente mutata con la caduta del


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muro di Berlino nel 1989. Si è pertanto in seguito discusso di una riforma degli Statuti del Trentino-Alto Adige e della Val d'Aosta per ridurre ad un anno il periodo durante il quale non è consentito votare. La legge costituzionale n. 2 del 2001 ha poi ridotto tale periodo ad un anno in Valle d'Aosta e, per quanto riguarda il Trentino-Alto Adige, nella Provincia di Trento, ma non in quella di Bolzano, in ragione dei predetti vincoli di diritto internazionale. Concorda sull'esigenza di rimuovere il vincolo al diritto di voto nei quattro anni successivi all'acquisto della residenza a Bolzano, portandolo ad un anno, ma ritiene che non sia possibile procedere nel modo proposto dal deputato Biancofiore, dovendosi modificare l'articolo 25 dello Statuto d'autonomia.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che gli emendamenti propongono la modifica di una disciplina statutaria speciale e che per questo occorre seguire una procedura di approvazione particolare ed aggravata, prevista dagli statuti stessi. In particolare, è previsto che sulle ipotesi di modifica si pronuncino i Consigli delle regioni o delle Province autonome interessate. Ritiene perciò che la modifica possa essere presa in considerazione, ma non nell'ambito dell'esame delle riforme costituzionali, in quanto la revisione della Costituzione non è soggetta alla stessa procedura di esame. Invita pertanto il deputato Biancofiore a ritirare i propri emendamenti per trasfonderli in una proposta di legge distinta, che sarà calendarizzata in Commissione prima della pausa estiva.

Michaela BIANCOFIORE (FI) ritiene che, viceversa, la presente sede sia l'unica percorribile, in quanto la maggioranza cui appartiene il presidente Violante si accinge a modificare gli statuti speciali rendendone la revisione praticamente impossibile senza il consenso delle regioni a statuto speciale o delle province autonome.

Giampiero D'ALIA (UDC) concorda sul fatto che la proposta di legge C. 203 e abb., che la Commissione ha portato all'attenzione dell'Assemblea, rende gli statuti speciali autoreferenziali, cioè non modificabili unilateralmente dallo Stato. Si tratta di una questione attinente ai principi supremi dell'ordinamento, tra i quali rientra il diritto di voto. Ritiene percorribile l'ipotesi di soprassedere sugli emendamenti della deputata Biancofiore, se la maggioranza è disposta a lasciar cadere le modifiche degli statuti speciali; diversamente, preannuncia che sosterrà i predetti emendamenti.

Roberto COTA (LNP), nel ricordare che la Commissione era partita da una ipotesi di lavoro circoscritta e che poi l'ambito dell'intervento è stato esteso all'articolo 117, esprime preoccupazione per un allargamento indiscriminato dell'area di intervento del provvedimento in esame.

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che precedentemente, sentiti i gruppi, ha deciso l'ampliamento dell'ambito dell'esame al solo articolo 117. Ribadisce che è più opportuno che il deputato Biancofiore presenti una distinta proposta di legge.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, ricorda che nei comuni di regioni a statuto ordinario il cambio di residenza non comporta l'immeditata iscrizione nelle liste elettorali del comune in cui ci si trasferisce, per cui accade che chi acquista la residenza non possa per un certo periodo votare. In ogni caso, dichiara la propria disponibilità a sostenere un'eventuale proposta di legge costituzionale della deputata Biancofiore, qualora questa decida di ritirare i propri emendamenti; diversamente, si troverà in imbarazzo dovendo esprimere rispetto ad essi un parere diverso da quello espresso dalla relatrice Amici.

Donato BRUNO (FI) è dell'avviso che si debbano riconoscere a tutti i cittadini italiani gli stessi diritti e che il diritto di voto non possa essere limitato né per quattro anni né per un anno. Ritiene pertanto che, se è necessario procedere


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secondo una procedura aggravata, si dovrà farlo.

Jole SANTELLI (FI) ricorda che le esigenze storiche che hanno portato all'articolo 25 dello Statuto d'autonomia della Provincia di Bolzano sono ormai superate, che i cittadini comunitari che risiedono in Italia sono ammessi alle elezioni, in taluni casi, e che la stessa maggioranza di centrosinistra propone di consentire di votare ai cittadini extracomunitari che vivono e risiedono in Italia. Reputa pertanto inaccettabile che nelle Provincia di Bolzano esistano limitazioni al diritto di voto per gli italiani.

Roberto ZACCARIA (Ulivo) ribadisce che è necessario che la Commissione definisca il perimetro del proprio intervento, non potendosi sostenere che, nel momento in cui si modifica la Costituzione debba per ciò stesso ritenersi ammissibile qualunque proposta di modifica della stessa. Personalmente si dichiara quindi contrario sia ad esaminare gli emendamenti Biancofiore 1.5, 1.7 e 1.6, sia a discutere, almeno in tempi troppo brevi, un'eventuale proposta di legge di analogo contenuto.

Michaela BIANCOFIORE (FI), dopo aver espresso soddisfazione per la nuova sensibilità dimostrata dalla Commissione sulle ragioni da lei esposte, sottolinea che l'autonomia altoatesina ha natura speciale perché legata ad una composizione etnica differenziata. Ritira quindi i suoi emendamenti 1.5, 1.7 e 1.6, riservandosi di presentare una proposta di legge costituzionale di analogo tenore, a condizione che la stessa sia esaminata prima della discussione in Aula della proposta di legge di modifica degli statuti speciali (C. 203 e abb.).

Luciano VIOLANTE, presidente, ricorda che non può personalmente assumere impegni per quanto riguarda la programmazione dei lavori dell'Assemblea, che dipende dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Ribadisce però il suo impegno a calendarizzare il provvedimento in Commissione prima della pausa estiva purché esso sia assegnato in tempo utile. Alla luce del dibattito intercorso, dichiara quindi inammissibili gli emendamenti Ronconi 1.3 e Turco 1.4, in quanto estranei per contenuto all'ambito materiale del provvedimento in esame. Invita quindi i relatori ad esprimere il proprio parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, invita al ritiro degli identici emendamenti Franco Russo 2.1, Benedetti Valentini 2.2 e Costantini 2.3.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, condivide il parere espresso dalla relatrice Amici.

Il sottosegretario Paolo NACCARATO, esprime parere conforme a quello dei relatori.

Franco RUSSO (RC-SE) ritira il suo emendamento 2.1, riservandosi di ripresentarlo eventualmente in Assemblea. Chiarisce che la proposta di sopprimere l'aggettivo «federale» dalla locuzione «Senato federale della Repubblica» non esprime un'istanza antifederalistica, ma dipende dalla considerazione che, vista la definizione di Repubblica di cui all'articolo 114 della Costituzione, è sufficiente parlare di «Senato della Repubblica».

Carlo COSTANTINI (IdV) ritira il suo emendamento 2.3, osservando che la denominazione del Senato deve rispecchiare la funzione, per cui la qualificazione dello stesso come «federale» avrebbe senso solo se il Senato fosse rappresentativo dei Consigli regionali e avesse competenze legislative sulle materie di cui all'articolo 117, terzo comma della Costituzione.

Italo BOCCHINO (AN) sottoscrive l'emendamento Benedetti Valentini 1.2 e lo ritira.

Marco BOATO (Verdi) prende atto con soddisfazione del ritiro degli identici


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emendamenti Franco Russo 2.1, Benedetti Valentini 2.2 e Costantini 2.3 e dichiara di concordare con il deputato Franco Russo per quanto riguarda il richiamo dell'articolo 114. Ricorda poi che l'espressione «Senato federale» fu proposta nella Commissione bicamerale D'Alema e successivamente nell'ambito della discussione per la riforma del titolo V della Costituzione, quando fu contraria la Lega Nord. In ogni caso, fa presente come parte della dottrina costituzionalista abbia evidenziato che vi sono sistemi politici regionalistici con caratteri più accentuati di altri sistemi universalmente riconosciuti come federali. Ad esempio gli Stati Uniti sono senza dubbio un paese con forma di stato federale, ma il Senato è eletto a suffragio diretto, per cui l'elezione diretta o indiretta della Camera alta non è dirimente ai fini della qualificazione di un sistema come federale.

Luciano VIOLANTE, presidente, invita i relatori ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 3.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, invita al ritiro dell'emendamento D'Alia 3.2. Propone quindi l'accantonamento degli emendamenti Zeller 3.3 e Adenti 3.1, in quanto riferiti alla medesima materia dell'emendamento Mascia 1.1 precedentemente accantonati. Esprime, infine, parere contrario sull'emendamento Licandro 3.4.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, concorda con il relatore Bocchino.

Giampiero D'ALIA (UDC) insiste per la votazione del suo emendamento 3.2, che è sostanzialmente volto a creare nella Costituzione le condizioni per l'introduzione in Italia di un sistema elettorale proporzionale con numero di deputati indefinito, sul modello della legge elettorale tedesca o di quella per i Consigli regionali. Chiarisce che l'emendamento propone anche l'eliminazione dalla Camera dei deputati dei parlamentari eletti all'estero, al riguardo esprimendo l'avvio che si tratti di colleghi personalmente rispettabili, ma che, non lavorando né risiedendo in Italia, non possono diventare determinanti per la maggioranza politica. Esprime inoltre disappunto per la scelta della presidenza di dichiarare inammissibile l'emendamento Ronconi 1.3, inteso al riconoscimento dei partiti politici come associazioni dotate di personalità giuridica. Ritiene infatti che, se si vuole affrontare seriamente il problema dei cosiddetti «costi della politica», non si possa eludere il tema dei partiti politici: precisa di essere favorevole al loro finanziamento pubblico, ma a condizione che siano sottoposti ad un controllo pubblico sull'utilizzo e l'acquisto delle risorse, nonché sulla democraticità della loro organizzazione interna.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che il margine di oscillazione tra il numero minimo e quello massimo di deputati, di cui al secondo comma dell'emendamento 3.2, risulta effettivamente molto ampio.

Giampiero D'ALIA (UDC) precisa di aver voluto indicare un tetto minimo da fissare costituzionalmente, per evitare che la definizione del numero dei deputati fosse lasciato integralmente alla legge ordinaria.

Marco BOATO (Verdi), fa presente anzitutto che l'articolo 49 della Costituzione non vieta al Parlamento di approvare una legge di attuazione della Costituzione per regolamentare il sistema dei partiti: se ciò storicamente non è avvenuto lo si deve piuttosto a ben note ragioni, connesse al timore che - in clima di piena guerra fredda - fossero dichiarati fuori legge i partiti delle frange estreme, come già era avvenuto in Germania.
In merito all'emendamento 3.2 D'Alia, dichiara di essere personalmente contrario ai suoi contenuti, non solo perché considera troppo ampio, al secondo comma, il ventaglio nella fissazione del numero dei deputati, compreso tra trecento e cinquecento, ma anche perché tale emendamento si richiama, a suo giudizio, impropriamente al modello tedesco.


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Questo modello infatti prevede propriamente un numero fisso di parlamentari, da eleggere nei collegi territoriali, ed un soprannumero variabile di mandati cosiddetti in eccedenza (\(berhangsmandate), corrispondente al numero di seggi cui un partito ha diritto quando ottenga, con i mandati dei collegi, più seggi di quanti gli spettino in proporzione ai voti di lista (ottenuti con il cosiddetto «secondo voto» - zweite Stimme -, per i partiti che hanno superato lo sbarramento del 5 per cento). In questo caso, infatti, tutti i seggi ottenuti nei collegi territoriali sono confermati e si procede pertanto ad un corrispondente aumento dei seggi del Bundestag.
Tale modello, a suo giudizio, sarebbe preferibile a quello proposto dall'emendamento 3.2 D'Alia.

Franco RUSSO (RC-SE) ritiene che, nella definizione del numero dei parlamentari di cui al secondo comma dell'emendamento 3.2, si sia avvertita l'esigenza di una formulazione quanto più possibile neutrale, per consentire la scelta del sistema elettorale per il tramite della legge ordinaria: in questo quadro infatti la costituzionalizzazione di un numero fisso di deputati condizionerebbe anche la scelta della legge elettorale. Fa presente che il suo gruppo è favorevole all'applicazione del modello elettorale tedesco e che pertanto considera necessario non pregiudicarne una sua eventuale scelta. D'altronde, anche se personalmente preferirebbe non fissare in Costituzione il numero dei deputati, tuttavia ritiene opportuno definirlo in questa sede, anche per rispondere a precise aspettative dell'opinione pubblica al riguardo. Avverte pertanto che, pur rispettando l'ispirazione di fondo dell'emendamento 3.2 D'Alia, il suo gruppo si asterrà dalla votazione dello stesso.

Donato BRUNO (FI) ritiene che il secondo comma dell'emendamento 3.2 D'Alia risulti alquanto problematico, mentre andrebbe opportunamente affrontata la questione della rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, che il quinto comma del citato emendamento ha espunto dalla composizione della Camera dei Deputati. Sarebbe inoltre disponibile alla votazione per parti separate dell'emendamento in questione.

Giampiero D'ALIA (UDC), intervenendo a chiarire il senso del proprio emendamento 3.2, precisa che la scelta di affidare la fissazione del numero dei deputati ad una legge ordinaria può implicare quella che alcuni definiscono una «dittatura della maggioranza», dovuta al prevalere - anche contingente - di una o più forze politiche. L'intenzione dell'emendamento è pertanto quella di stabilire in Costituzione una norma di chiusura per il legislatore ordinario, nello stesso tempo lasciando un margine per la scelta del sistema elettorale con legge ordinaria. Il comma quinto dello stesso emendamento è invece volto a garantire il principio della proporzionalità territoriale fra i seggi e la popolazione.

Luciano VIOLANTE, presidente, riassumendo i termini della questione, chiarisce che l'indicazione di un numero minimo e di un numero massimo di deputati contenuta nell'emendamento 3.2 D'Alia, secondo quanto chiarito dal presentatore, sarebbe funzionale all'intenzione di non precludere la scelta del sistema elettorale.

Marco BOATO (Verdi), soffermandosi in particolare sulla questione della rappresentanza elettorale degli italiani all'estero, ricorda che la modifica costituzionale dell'articolo 48 della Costituzione, che ha istituito la circoscrizione Estero, è conseguita all'approvazione di due leggi costituzionali, la n. 1/2000 e n. 1/2003, entrambe approvate a larga maggioranza. Nel ricordare a tale riguardo di essere stato uno dei pochi parlamentari ad opporsi all'introduzione di questa modifica costituzionale, fa altresì presente che l'iter di approvazione della predetta modifica non fu esente da conflitti molto forti anche nell'ambito della stessa maggioranza di allora. Ritiene pertanto che sarebbe poco serio procedere ora all'abrogazione


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di quella riforma costituzionale, la cui approvazione è peraltro troppo recente perché da una sua eventuale cancellazione non derivino conseguenze incalcolabili e potenzialmente gravi. Sarebbe invece a suo giudizio più opportuno conservare la circoscrizione Estero al Senato della Repubblica, con un incremento del numero dei parlamentari effettivamente proporzionale al numero degli aventi diritto al voto, cosa che l'attuale fissazione di un tetto di diciotto fra deputati e senatori di fatto non consente.

Roberto COTA (LNP) illustra il contenuto del proprio emendamento 4.12, relativo alla composizione del Senato. Precisa al riguardo che il testo da lui prospettato delinea una specifica composizione del Senato federale che assumerebbe i connotati di una Camera realmente rappresentativa delle Regioni: l'esatta traduzione del Bundesrat tedesco cui il suo gruppo si ispira nel dibattito di riforma dell'istituzione parlamentare. Sostiene che i due rami del Parlamento dovranno necessariamente esercitare competenze dissimili, e modularsi nelle funzioni loro attribuite al sistema definito dal Titolo V della Costituzione, parte seconda, ed in particolare all'articolo 117 della Carta costituzionale. In ordine ai lavori della Commissione, fa notare che l'avvenuta riapertura del termine di presentazione degli emendamenti al testo in esame implica l'esigenza di estendere l'oggetto del dibattito anche ai profili di competenza dei livelli di governo territoriale prefigurati nel predetto articolo 117 della Costituzione. Per quanto concerne i parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, ravvisa l'esigenza di rivedere il meccanismo di elezione, rivelatosi non efficace anche alla luce delle presunte irregolarità emerse al riguardo. Conclude sostenendo l'esigenza di superare, nel nuovo sistema, la nomina dei senatori a vita, ritenendo ormai divenuto anacronistico tale istituto.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, intervenendo sull'emendamento D'Alia 3.2, si dichiara tendenzialmente disponibile ad accedere ad una previsione di numero variabile, minimo e massimo, di deputati, affinché sia garantita una maggioranza certa alla Camera. Ritiene tuttavia preferibile limitarsi a fissare un numero massimo di deputati, non superiore a cinquecento.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene che fissare solo il limite massimo di deputati potrebbe ingenerare il rischio di attribuire un eccessivo potere alla maggioranza chiamata a definire la legge elettorale, che godrebbe di un margine di discrezionalità eccessivo nella determinazione del numero di deputati. Dichiara pertanto di preferire la fissazione di un margine di oscillazione tra il limite minimo e quello massimo di deputati, anche al fine di assicurare più ampie opzioni al legislatore ordinario in ordine al tipo di legge elettorale.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, evidenzia che la determinazione del numero dei rappresentanti eletti alla Camera non è indifferente ai fini delle implicazioni relative al modello di legge elettorale. Ritiene inoltre indispensabile prevedere solo al Senato gli eletti all'estero e non anche alla Camera.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene utile definire in primo luogo, procedendo ad un voto nell'odierna seduta, le questioni relative al numero dei parlamentari ed alla attribuzione al solo Senato degli eletti nella circoscrizione Estero.

Franco RUSSO (RC-SE) reputa opportuno che gli eletti nella circoscrizione Estero siano presenti al Senato e non anche alla Camera. Ritiene preferibile non fissare una quota massima di eletti alla Camera ma stabilire un margine di oscillazione tra quattrocentocinquanta e cinquecento deputati. Non ritiene che sussistano i rischi paventati in ordine alla possibilità di prefigurare il sistema elettorale tedesco sulla base della indicazione di un numero massimo di deputati. In relazione alla composizione del Senato, pur


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condividendo la prospettiva di una elezione di secondo grado, considera opportuno contemplare tra gli eletti anche i rappresentanti dei comuni e delle province, oltre a quelli delle regioni. Concorda quindi sul superamento dell'attuale sistema che prevede l'istituto dei senatori a vita.

Khaled Fouad ALLAM (Ulivo) condivide la proposta di spostare al Senato gli eletti nella circoscrizione Estero. Evidenzia quindi l'importante ruolo svolto dai rappresentanti degli italiani all'estero, che fungono da fondamentale strumento di contatto tra i connazionali residenti all'estero ed il Paese.

Gabriele BOSCETTO (FI) esprime apprezzamento per l'emendamento D'Alia 3.2; sottolinea tuttavia l'esigenza di sventare il rischio che una legge di riforma costituzionale quale quella all'esame della Commissione possa prefigurare l'adozione di uno specifico sistema elettorale. Osserva che il dibattito sulla legge elettorale deve rimanere aperto a qualsiasi opzione senza subire alcun condizionamento rispetto alle indicazioni derivanti dalle scelte che saranno compiute in questa sede rispetto alla definizione del numero dei parlamentari. Fa notare che non vi è alcun impegno dei gruppi di maggioranza rispetto ad una automatica adesione all'emendamento D'Alia 3.2 nella prospettata riformulazione. Anche in relazione al dibattito sui parlamentari eletti all'estero, sostiene che potrebbero essere mantenuti con l'attuale sistema eventualmente riducendone il numero proporzionalmente alla riduzione del numero dei parlamentari.

Luciano VIOLANTE, presidente, concorda sull'esigenza di stabilire il numero dei parlamentari senza tuttavia prefigurare alcuna specifica opzione sul sistema elettorale.

Sesa AMICI (Ulivo), relatore, richiama gli elementi positivi che si evincono dall'emendamento 3.2 D'Alia, tra cui in particolare la riduzione del numero dei parlamentari. Esorta tuttavia la Commissione ad evitare sul punto formulazioni tali da delineare una implicita preferenza per una determinata tipologia di sistema elettorale. In tal senso ritiene utile fissare un numero massimo di parlamentari eletti alla Camera.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa notare che si potrebbe determinare un vincolo sul sistema elettorale qualora venisse stabilito un numero fisso di parlamentari.

Giampiero D'ALIA (UDC) sostiene che fissare un tetto massimo sul numero dei parlamentari potrebbe agevolare un percorso volto a pervenire ad un valutazione condivisa sulla legge elettorale. Ritiene eventualmente favorevole a tale impostazione recuperare il principio di stabilire anche un numero minimo di deputati in ordine alla previsione riguardante le circoscrizioni elettorali.

Franco RUSSO (RC-SE) fa notare che prevedere un margine di oscillazione tra il numero minimo e massimo di eletti alla Camera non preclude alcuna opzione sul sistema elettorale. Rileva che, al contrario, la previsione del tetto massimo di eletti escluda a priori la possibilità di optare per un dato sistema elettorale.

Aldo BRANCHER (FI) concorda sull'assoluta necessità di tenere distinte le due questioni relative al sistema elettorale ed alla composizione numerica delle Camere.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) esprime riserve sulle modalità attraverso cui sta procedendo il dibattito su temi che andrebbero valutati in un quadro d'insieme e con una prospettiva più ampia e sistematica. Considera non agevole definire il numero degli eletti in assenza di una chiara indicazione circa il sistema elettorale che si vuole adottare. Pur comprendendo le ragioni che hanno indotto la Commissione ad approfondire il tema della riduzione del numero dei parlamentari, su cui si registrano forti sollecitazioni da parte dell'opinione pubblica, fa notare


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che la scelta di un determinato sistema elettorale potrebbe essere comunque condizionata dalla limitazione dell'estensione dei collegi conseguente ad un più ristretto numero di eletti.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, fa presente che la Commissione potrebbe optare per la definizione nella Costituzione di un tetto massimo di deputati, la cui ripartizione andrebbe successivamente definita dalla legge ordinaria. Tale opzione, tuttavia, presenta l'inconveniente di rimettere alla maggioranza che si trova a governare la scelta in ordine al numero effettivo di deputati.

Luciano VIOLANTE, presidente, osserva che, in esito al dibattito finora svolto, la Commissione concorda su un preciso dato politico, ossia limitare al solo Senato gli eletti nella circoscrizione Estero; sostiene che tale previsione risulta altresì funzionale all'obiettivo di ottenere una maggioranza certa alla Camera. Altro elemento su cui convergono le posizioni espresse dai colleghi intervenuti attiene all'esigenza che sia fissato un numero di deputati tale da non condizionare in alcun modo il dibattito sulla legge elettorale. Al riguardo, sottolinea che considera con sfavore l'opzione di fissare un numero massimo di deputati. Propone pertanto di stabilire il numero minimo di 450 deputati e quello massimo di 500. Prospetta quindi l'esigenza che la Commissione si pronunci con un voto su tale questione.

Marco BOATO (Verdi) invita il presidente a soprassedere, al momento, sul voto in ordine a tale questione, ritenendo opportuno riservare un ulteriore approfondimento ai profili dibattuti e consentendo ai singoli componenti ed ai gruppi un'ulteriore riflessione al riguardo. Paventa il rischio che su tali questioni maturino scelte improvvisate, pertanto avanza la proposta che i relatori presentino uno specifico emendamento sull'ipotesi prospettata dal presidente Violante.

Cinzia DATO (Ulivo) richiama le previsioni contenute nelle Costituzioni francese e belga in relazione alla fissazione di un criterio che garantisca una adeguata proporzione di genere tra gli eletti al Parlamento. Richiama al riguardo il dettato di cui all'articolo 51 della Costituzione, rispetto al quale deplora la mancata attuazione.

Luciano VIOLANTE, presidente, fa presente che la questione sollevata dal deputato Dato dovrebbe essere contenuta in un emendamento. A tale riguardo invita i relatori a tenere conto delle osservazioni testè svolte.

Cinzia DATO (Ulivo) si dichiara disponibile a presentare in Assemblea un emendamento che risponda all'esigenza di salvaguardare adeguatamente la rappresentanza femminile in Parlamento, pur ritenendo preferibile che a fare ciò fosse un collega.

Italo BOCCHINO (AN), relatore, esprime apprezzamento per le considerazioni svolte dal deputato Dato e dichiara l'orientamento favorevole del suo gruppo sulla questione sollevata.

Franco RUSSO (RC-SE) evidenzia l'esigenza di coordinare una eventuale previsione del tenore di quella prospettata dal deputato Dato con le disposizioni di cui all'articolo 51 della Costituzione.

Luciano VIOLANTE, presidente, ritiene che la Commissione potrebbe pronunciarsi nel corso della seduta odierna su una eventuale riformulazione dell'emendamento D'Alia 3.2, che preveda che il numero dei deputati sia non superiore a cinquecento, risultando conseguentemente eliminato nell'emendamento stesso il riferimento al fatto che il numero dei deputati non possa essere inferiore a trecento.

Giampiero D'ALIA (UDC) si dichiara disponibile a riformulare il proprio emendamento 3.2 nel senso prospettato dal presidente Violante.


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Italo BOCCHINO (AN), relatore, fa presente l'opportunità che il deputato D'Alia ritiri il proprio emendamento 3.2.

Giampiero D'ALIA (UDC) si dichiara disponibile alla votazione per parti separate del proprio emendamento, ribadendo la propria disponibilità ad accettare la riformulazione suggerita dal presidente Violante.

Maria Fortuna INCOSTANTE (Ulivo) ritiene che l'emendamento 3.2 D'Alia affronti questioni molto delicate sulle quali è necessario che venga fatta una riflessione approfondita, giudicando peraltro possibile lo svolgimento della votazione dell'emendamento stesso nella seduta odierna. Manifesta inoltre il proprio orientamento contrario alla votazione per parti separate dell'emendamento.

Luciano VIOLANTE, presidente, giudica opportuno che i relatori presentino, per la seduta di domani, giovedì 26 luglio, proposte emendative sulle questioni trattate nella seduta odierna e, in particolare, un emendamento volto a stabilire il numero dei parlamentari appartenenti alla Camera dei deputati ed uno relativo agli eletti all'estero.

Giampiero D'ALIA (UDC) ritiene che il proprio emendamento 3.2 possa essere riformulato in modo da stabilire che il numero dei deputati appartenenti alla Camera dei deputati non sia superiore a cinquecento e che ciascun deputato non può rappresentare più di trecentomila elettori.

Aldo BRANCHER (FI) manifesta il proprio orientamento favorevole rispetto alla proposta del presidente Violante di procedere nella seduta di domani alle votazioni relative agli articoli 3 e 4, previa presentazione delle proposte emendative da parte dei relatori. Fa quindi presente al deputato D'Alia l'opportunità di evitare irrigidimenti in ordine alle questioni contenute nel suo emendamento 3.2.

Giampiero D'ALIA (UDC) sottolinea di non ritenere di avere assunto atteggiamenti volti a forzare le proprie posizioni.

Roberto ZACCARIA (Ulivo), richiamando il lavoro svolto dalla Commissione nella seduta odierna e sottolineando la serietà che ha contraddistinto tale lavoro, sottolinea che su materie delicate come quelle affrontate dagli articoli 3 e 4 occorre pervenire a un accordo ponderato, esprimendo pertanto la propria adesione alla proposta del presidente Violante di rinviare a domani mattina le votazioni relative agli articoli 3 e 4.

Luciano VIOLANTE, presidente, rinvia pertanto il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 19.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 19.05 alle 19.10.