III Commissione - Giovedì 26 luglio 2007


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ALLEGATO

Risoluzione n. 7-00257 Ranieri: Sulla situazione in Darfur.

NUOVO TESTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
premesso che:
la situazione in Darfur continua a peggiorare sotto il profilo della sicurezza delle popolazioni locali per cui i ricorrenti attacchi e scontri aumentano ulteriormente il numero delle vittime e dei profughi, che ha già ampiamente superato rispettivamente le stime di 200.000 e 2.000.000 di persone;
il Darfur Peace Agreement (DPA), siglato a Abuja il 5 maggio 2006, con la partecipazione di una sola delle fazioni ribelli, non solo non è stato sostanzialmente attuato, ma si è rivelato inadeguato a fronteggiare la crisi in atto soprattutto per quanto concerne la condizione delle popolazioni sfollate, a cui è impossibile il ritorno ai luoghi di origine senza che sia stata peraltro prevista a loro vantaggio alcuna forma di compensazione;
è in corso presso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU la redazione di una nuova risoluzione per autorizzare la dislocazione di una «forza ibrida» di circa 26.000 unità ad integrazione del già operante contingente dell'Unione africana;
la Conferenza internazionale svoltasi a Tripoli il 15-16 luglio scorsi, per iniziativa degli inviati speciali dell'ONU e dell'UA, ha prefigurato una road map per l'inclusione dei movimenti che non hanno sottoscritto il DPA nel processo negoziale;
la soluzione del conflitto in Darfur non può che fondarsi sul riconoscimento dei diritti delle popolazioni locali alla condivisione del governo e delle risorse in un contesto territoriale che, pur ricco di riserve petrolifere, è sempre più minacciato dalla desertificazione;
rilevato che a fronte del quotidiano aggravarsi dell'emergenza umanitaria in Darfur, l'accesso degli aiuti da parte della comunità internazionale è sempre più problematico, anche per i rischi cui sono esposti gli operatori in loco, spesso fatti oggetto di attacchi indiscriminati perché senza adeguata protezione;
l'afflusso ai campi-profughi prosegue incessantemente nonostante che essi siano ormai al limite della loro potenzialità, anche a causa delle incursioni che, nonostante l'apporto dell'AMIS, si susseguono nei villaggi, come da ultimo denunciato dall'Alto Commissario dell'ONU per i diritti dell'uomo, sulla base dell'episodio verificatosi a Bir Dagig, a trenta chilometri da Genina;
l'insicurezza delle popolazioni locali e la difficoltà di accesso degli aiuti umanitari sono ulteriormente accentuate dalla frammentazione crescente dei movimenti ribelli, oltre che dalle tensioni con i paesi confinanti;
l'embargo delle armi disposto dalle Nazioni Unite non sembra aver conseguito l'obiettivo di ridurre la pressione della violenza sulla regione, per cui appare opportuna una riflessione sull'impianto sanzionatorio al riguardo, nonché sulla no fly zone;
la recente visita nei tre stati del Darfur del presidente della Repubblica del Sudan può costituire un segnale di rinnovata


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apertura di quel governo alla soluzione del conflitto, ove non si contrapponga alle istanze umanitarie sostenute dalla comunità internazionale e all'aspirazione a forme di autogoverno da parte delle popolazioni locali;
auspicato che la dislocazione della cosiddetta della «forza ibrida» ONU-UA avvenga in tempi più rapidi di quelli sinora previsti, a fronte dell'escalation dell'instabilità e dell'insicurezza nella regione, grazie al pieno sostegno di tutti i membri permanenti e non permanenti del Consiglio di sicurezza;
l'Unione europea accresca il suo coinvolgimento nella crisi del Darfur, sia sotto il profilo dell'assistenza umanitaria che sotto quello della ricostruzione economica;
le autorità di Khartoum, da un lato, e i movimenti ribelli firmatari e non firmatari del DPA, dall'altro, si conformino agli impegni richiesti dall'ONU, rendendosi disponibili agli ulteriori negoziati, così da giungere ad un accordo globale che consenta nei fatti il ritorno dei profughi alle loro case ed ai loro beni e garantisca loro una concreta possibilità di ripresa e di sviluppo sociale ed economico in un quadro istituzionale rispettoso dell'autonomia regionale del Darfur;
i Paesi confinanti con il Sudan contribuiscano al processo di pace, facendo prevalere le ragioni della solidarietà e del dialogo tra le parti;
l'emergenza ambientale nella regione, con particolare riguardo alla scarsità dell'acqua, sia affrontata con il supporto della comunità internazionale anche al fine di attenuare una delle concause del conflitto;
è necessario che le autorità sudanesi ottemperino alle richieste del Consiglio di sicurezza dell'ONU per quanto riguarda l'intervento della Corte penale internazionale per individuare e giudicare i responsabili dei crimini perpetrati contro le popolazioni civili del Darfur;

impegna il Governo:

ad accelerare, in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, l'approvazione di una risoluzione che consenta di dislocare al più presto, entro il corrente anno, nel Darfur una forza militare e di polizia in grado di tutelare la sicurezza delle popolazioni locali e l'accesso degli aiuti internazionali;
a promuovere, nell'ambito della UE, il massimo appoggio all'iniziativa congiunta dell'ONU e dell'UA, assicurando adeguate risorse finanziarie alla missione dell'Unione africana presente nella regione ed al prossimo dispiegamento della «forza ibrida» ONU-UA, nonché a sostenere una possibile futura azione dell'Unione europea nelle zone confinanti di Ciad e Repubblica centrafricana per la protezione dei profughi del Darfur dagli sconfinamenti di milizie e bande armate, secondo le modalità stabilite dal Consiglio affari generali e relazioni esterne il 23 luglio 2007;
a proseguire ed intensificare gli aiuti umanitari sia grazie ai voli diretti che attraverso il contributo alle agenzie dell'ONU che operano sul territorio nonché per il tramite del supporto alle ONG;
a sviluppare il ruolo assunto nel processo di stabilizzazione complessiva del Sudan dall'Italia, come Paese testimone del Comprehensive Peace Agreement (CPA), nell'ottica di contribuire alla sua piena attuazione con particolare riferimento al consolidamento democratico in vista delle prossime scadenze elettorali;
a sostenere diplomaticamente, in particolare nelle relazioni bilaterali con il Sudan, la road map delineata a Tripoli per l'allargamento e l'integrazione del DPA al fine di renderlo pienamente rappresentativo delle istanze delle popolazioni del Darfur.
(8-00076) Ranieri, De Zulueta, Mantovani, Paoletti Tangheroni, Zacchera.