XII Commissione - Marted́ 23 ottobre 2007


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01156 Mancuso: Mancata assunzione di 11 veterinari che hanno superato un concorso pubblico indetto nel 2000.

TESTO DELLA RISPOSTA

Si ritiene opportuno preliminarmente precisare l'ambito normativo nel quale si è proceduto alle assunzioni prese in esame nell'atto parlamentare.
Il Ministero della salute, ricorrendone le condizioni, a partire dal 2001 ha assunto personale dirigenziale veterinario, utilizzando la graduatoria del concorso pubblico per 27 posti di dirigente veterinario di I livello, indetto con Decreto Dirigenziale del 24 febbraio 2000; si è trattato, in coerenza alla tipologia del concorso, di assunzioni a tempo indeterminato, secondo le norme vigenti in materia di programmazione delle assunzioni.
Del tutto diversa è la situazione dei cosiddetti coadiutori veterinari, trattandosi di personale veterinario con incarico di collaborazione coordinata e continuativa che, in base ad una norma della legge finanziaria 2006 (articolo 1, comma 402, legge 23 dicembre 2005, n. 266), ha beneficiato della trasformazione del proprio incarico in rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato (triennale), previo superamento di un'apposita prova per l'accertamento della idoneità professionale.
Ancora diversa appare la situazione del personale sanitario assunto a tempo determinato (tre anni) per un'esigenza specifica, tramite la procedura di reclutamento attivata ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera a), del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, concernente «Misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria», convertito dalla legge 30 novembre 2005, n. 244.
Per garantire lo svolgimento dei compiti connessi alla prevenzione e alla lotta contro l'influenza aviaria ed altre emergenze di sanità veterinaria, il Ministero della Salute ha indetto concorsi pubblici mediante quiz preselettivi e successivi colloqui, per il reclutamento di un numero massimo di sessanta dirigenti veterinari di I livello, con contratti a tempo determinato di durata triennale.
Il Capo Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti, in esito ai lavori svolti dalla Commissione esaminatrice, ha provveduto, con proprio Decreto Dirigenziale 5 luglio 2006, ad approvare la graduatoria di merito al fine della attivazione tempestiva della procedura di assunzione.
In merito all'omesso «scorrimento» della graduatoria relativa al concorso per esami a ventisette posti di dirigente veterinario di I livello, va ricordato che, conformemente ad un orientamento giurisprudenziale consolidato, l'utilizzo di una graduatoria ancora valida, in luogo dell'avvio di nuove procedure concorsuali, costituisce una facoltà e non un obbligo per la Pubblica Amministrazione.
Occorre, in proposito, richiamare il principio ripetutamente enunciato dal Consiglio di Stato, secondo il quale alla posizione di interesse legittimo (e non di diritto soggettivo) allo scorrimento della graduatoria concorsuale riconosciuta ad un candidato idoneo, non può che corrispondere una mera facoltà, e non un obbligo, in capo all'Amministrazione.
Inoltre, in tema di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, trova applicazione la regola per cui i posti devono essere coperti, previo apposito concorso pubblico, dai vincitori; il ricorso all'utilizzazione di una graduatoria per la copertura


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di ulteriori posti disponibili rappresenta, pertanto, un rimedio eccezionale che l'Amministrazione può adottare in presenza di particolari esigenze e qualora ne ricorrano i presupposti.
Peraltro, anche nell'ipotesi in cui dovesse verificarsi la sussistenza di tali condizioni, l'utilizzo di detto strumento non sarebbe obbligatorio per l'Amministrazione, trattandosi di una scelta correlata all'esercizio della discrezionalità amministrativa relativamente alla realizzazione dell'interesse pubblico.
Nel caso in esame, l'Amministrazione ha ritenuto opportuno bandire un nuovo concorso pubblico, allo scopo di assumere personale da destinare specificatamente allo svolgimento dei compiti connessi alla prevenzione e alla lotta contro l'influenza aviaria, alle malattie degli animali e alle relative emergenze, previo espletamento di prove selettive, finalizzate a verificare adeguatamente il possesso di idonea ed aggiornata preparazione scientifica e professionale.
Va segnalato, peraltro, che le assunzioni temporanee non producono effetti sulle dotazioni organiche dell'Amministrazione e non pregiudicano in alcun modo la possibilità di un eventuale scorrimento delle graduatorie concorsuali vigenti.


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01317 Poretti: Controlli per verificare la presenza dell'enterobatterio sakazakii nei prodotti alimentari per neonati.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito alla richiesta dell'onorevole Poretti sulla conoscenza da parte del Ministero della salute delle allerte verificatesi in Germania, si precisa che ogni qual volta venga riscontrata nel mercato comunitario la presenza di un prodotto alimentare pericoloso per la salute pubblica, ogni Stato membro, tramite il sistema d'allerta comunitario per gli alimenti e i mangimi, viene immediatamente informato del rischio sanitario connesso a tale prodotto; in tal modo ogni Paese è in grado di adottare le misure sanitarie ritenute più opportune per la tutela della salute pubblica.
Tale sistema d'allerta è stato istituito allo scopo di fornire in tempi rapidi agli Stati ogni informazione idonea ad impedire che prodotti con analoghi rischi sanitari possano essere immessi nei rispettivi mercati nazionali.
La Commissione europea ha informato il Ministero della salute, in qualità di Autorità nazionale per il sistema d'allerta comunitario, della presenza sul mercato tedesco di alcuni prodotti per lattanti contaminati da Enterobacter sakazakii; le relative notifiche d'allerta sono state complessivamente 9, di cui 7 concernenti prodotti provenienti dalla Germania.
Nessuno dei lotti dei prodotti, oggetto delle allerta citate, risulta essere stato distribuito in Italia.
Relativamente alle iniziative adottate a tutela degli alimenti per lattanti, il Ministero della salute, allo scopo di minimizzare i rischi derivanti da non adeguate preparazioni e modalità di somministrazione dei prodotti in polvere, i quali, va ricordato, non sono prodotti sterili, ha predisposto in data 15 marzo 2006 una specifica nota; tale nota concernente il «Rischio di contaminazione di formule per lattanti in polvere con microrganismi patogeni: indicazioni per la corretta modalità di preparazione» è stata trasmessa agli Assessorati alla Sanità regionali e provinciali e alle imprese produttrici.
Nella nota, dopo aver ricordato che l'Enterobacter sakazakii e la Salmonella costituiscono i due microrganismi più pericolosi per la contaminazione del latte in polvere, è stata evidenziata l'importanza di una chiara ed esplicita indicazione nell'etichetta delle corrette modalità e delle precauzioni da adottare nella preparazione dei prodotti.
Al riguardo, sono state richiamate le raccomandazioni riportate nel rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità (ISTISAN 04/13 ISSN 1123-3117), e nel parere adottato dall'European Food Safety Authority (EFSA-Q-3002-111) in data 9 settembre 2004.
Il Ministero della salute, inoltre, nell'ambito del programma «Guadagnare salute», sta predisponendo una circolare per promuovere (allattamento al seno e garantire il corretto uso dei prodotti sostitutivi; proprio alla luce delle recenti segnalazioni di prodotti contaminati da Enterobacter sakazakii, si è ritenuto di richiamare la necessità, soprattutto per i prodotti in polvere, di precise e chiare istruzioni in etichetta, utili ad una corretta preparazione e utilizzazione, ai fini della sicurezza igienica del prodotto al momento dell'uso, ed anche a garanzia di una concentrazione nutrizionale che risulti uguale a quella attesa.


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Nella circolare vengono proposti come riferimento per le suddette precauzioni, oltre ai documenti già citati, anche:
le «Guidelines» dell'Organizzazione Mondiale della Sanità «Safe preparation, storage and handling of powedered infant formula» (2007);
il documento sulla «Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a 3 anni: raccomandazioni standard per l'Unione europea» (2006).
Va sottolineato che per questo settore della sanità pubblica è ormai prossimo il recepimento nel nostro ordinamento della nuova direttiva comunitaria sugli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento (direttiva 2006/141/CE).
Tale normativa prevede l'emanazione di un decreto ministeriale per fornire, relativamente ai prodotti in polvere, specifiche indicazioni sulle norme e le precauzioni più utili da seguire e da indicare in etichetta, ai fini della loro ricostituzione, preparazione, manipolazione, somministrazione e conservazione, sia in ambiente ospedaliero sia in ambiente domestico.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01470 Mancuso: Definizione di una legge quadro per far fronte alla crescente presenza di zanzare.

TESTO DELLA RISPOSTA

Negli ultimi decenni l'Aedes albopictus (zanzara tigre), proveniente dall'Asia, ha raggiunto altri continenti, grazie a due peculiari caratteristiche: la grande capacità di adattamento ad utilizzare qualunque piccola raccolta d'acqua dolce per la deposizione delle uova e per il successivo sviluppo larvale, e la resistenza per lungo tempo al disseccamento, caratteristica quest'ultima di altre zanzare del genere Aedes.
Tra i contenitori utilizzati dalla specie figurano i copertoni delle automobili lasciati all'aperto e soggetti a riempirsi d'acqua piovana, divenendo cosi funzionali focolai larvali; il relativo commercio internazionale e nazionale ha dato luogo al trasporto delle uova della «zanzara tigre» all'interno dei copertoni.
In Italia, l'Aedes albopictus è arrivata con tali modalità a Genova nel 1990 e nel 1991 nella regione Veneto; da questa regione in pochi anni si è diffusa a macchia di leopardo in altre regioni italiane, per trasporto passivo delle zanzare adulte e per graduale espansione dei focolai iniziali.
Peraltro, già con la Circolare n. 52 del 25 ottobre 1993 di questo Ministero relativa a «Sorveglianza sulla diffusione della specie di zanzare Aedes albopictus», sono state fornite le necessarie informazioni sulle caratteristiche di tali insetti e sulla possibilità che essi trasmettano infezioni virali, e venivano individuate le principali misure di sorveglianza da adottare.
Nel nostro Paese i focolai larvali abituali sono costituiti, in ambiente peri-domestico e commerciale/industriale, da una miriade di contenitori di varia natura (ad esempio sottovasi, tappi di bottiglia, grondaie ostruite, bidoncini di raccolta dell'acqua piovana per uso irriguo).
Sul suolo pubblico i focolai larvali sono i tombini stradali per la raccolta delle acque di superficie, più raramente le fontane ornamentali e le cavità degli alberi ad alto fusto. Nei climi temperati, la specie sopravvive d'inverno allo stadio di uovo; le uova deposte dalle femmine verso fine ottobre, cioè nei giorni di ridotto fotoperiodo, sono quelle «diapausanti» che non schiudono, anche a seguito di immersioni e essiccamenti, fino alla prossima primavera, mantenendosi vitali in uno stato di diapausa, la durata del ciclo di sviluppo è condizionata dalla temperatura.
L'attività di puntura di Aedes albopictus si esplica principalmente nelle prime ore del mattino e in quelle che precedono il tramonto, ma può attaccare anche in pieno giorno e di notte, all'interno delle abitazioni.
Recentemente è stata osservata una graduale riduzione del periodo di diapausa invernale, con conseguente presenza sub-continua delle alate in molte delle aree infestate, cosi come avviene nelle zone tropicali.
La presenza dell'Aedes albopictus costituisce un problema di sanità per la molestia procurata all'uomo con la sua elevata aggressività parassitaria, e perché, da sempre, costituisce un grave rischio come vettore di virosi esotiche.
L'Aedes albopictus è infatti vettore di Dengue e di Chikungunya ed è potenziale vettore della febbre gialla.
Non esistono al momento farmaci specifici contro questi virus, né si dispone di


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un vaccino preventivo, essendo quello contro la febbre gialla l'unico vaccino disponibile; dal momento che la malattia non si trasmette da uomo a uomo, contro queste patologie virali l'unica profilassi possibile è la lotta contro il vettore.
Un'epidemia di Chikungunya ha colpito nel 2005-2006 le isole dell'Oceano Indiano e successivamente il sub-continente indiano; la malattia è attualmente endemica nei Paesi e nelle isole dell'area dell'Oceano Indiano (India, Malaysia, La Reunion, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles, Comore).
Non sono pochi i viaggiatori italiani che, essendosi recati in zone endemiche per Dengue e Chikungunya, hanno accusato una sintomatologia di diverso grado, caratterizzata soprattutto da febbre, artralgia e «rush» cutaneo (nel 2006 sono stati notificati 17 casi importanti).
Proprio a seguito di tale epidemia, il Ministero della salute in data 4 agosto 2006 ha emanato la Circolare «Sorveglianza della Chikungunya», fornendo indicazioni per individuare i casi importati.
L'epidemia segnalata la scorsa estate in Emilia-Romagna, nelle Province di Ravenna, Cesena e Forlì, ha trovato una rapida ed adeguata risposta da parte dei Servizi sanitari Locali, che hanno predisposto sia piani di sorveglianza e controllo sul vettore, tramite interventi di bonifica nei confronti degli insetti adulti e delle larve, sia una corretta sorveglianza epidemiologica dei casi umani, fornendo la necessaria informazione agli operatori sanitari e alla popolazione.
Più in particolare, nei mesi di luglio ed agosto 2007 le Autorità sanitarie della Provincia di Ravenna hanno rilevato un insolito numero di casi febbrili a Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna, che dai media venivano attribuiti a casi di febbre da pappataci.
È stato, pertanto, richiesto l'intervento del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate (MIPI) dell'Istituto Superiore di Sanità, con l'invio del materiale biologico dei pazienti.
In seguito, due ricercatori del MIPI, in collaborazione con la Regione, hanno effettuato un sopralluogo nella zona già precisata, per valutare la natura e l'origine del focolaio epidemico.
L'evidenza clinica ed i tests di laboratorio hanno inequivocabilmente dimostrato che si trattava di una epidemia di febbre Chikungunya, probabilmente trasmessa da Aedes albopictus.
Si precisa che i dati aggiornati al 5 ottobre 2007 relativi all'epidemia in questa Regione, come comunicati dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell'Istituto Superiore di Sanità, sono relativi a 268 casi notificati come sospetti, di cui 168 confermati dalle analisi di laboratorio.
Nello stesso MIPI veniva istituito un gruppo di epidemiologi, virologi e parassitologi per seguire l'evoluzione dell'epidemia, assicurare il sostegno diagnostico e formativo ed offrire specifica e costante consulenza alle Autorità Locali per il controllo dell'epidemia; il gruppo è anche in contatto con le Istituzioni Sanitarie Internazionali, in particolare l'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ed il World Health Organization (WHO), nonché con esperti di alcune Università europee.
In questo contesto, il gruppo ha elaborato un protocollo operativo di interventi di disinfestazione, al fine di isolare e circoscrivere l'area dove si sono verificati uno o più casi di febbre da Chikungunya virus, riducendo la densità dell'insetto vettore.
Il protocollo descrive l'intervento, che si basa sostanzialmente su due attività:
la disinfestazione dell'area incriminata con insetticidi adulticidi e larvicidi contro Aedes albopictus, effettuata sul suolo pubblico e nei fondi privati;
la ricerca e l'eliminazione dei focolai larvali peridomestici con ispezioni «porta a porta» delle abitazioni comprese nella zona segnalata, con l'obiettivo di eliminare tutti i microfocolai peridomestici, sia quelli con presenza di larve che quelli solo potenziali, informando al tempo stesso gli abitanti sui corretti comportamenti da adottare.


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Il Ministero della salute ha contattato le Istituzioni internazionali, i cui esperti sono stati invitati a verificare e valutare l'evento epidemico in atto; gli stessi, a conclusione della loro visita, hanno evidenziato che, sebbene il verificarsi di casi autoctoni di Chikungunya sia un evento assolutamente inusuale e inatteso per un Paese occidentale, l'Italia si è mostrata preparata ad affrontarlo, grazie anche alla lungimirante attivazione della sorveglianza della Chikungunya già nell'agosto 2006.
Il Ministero della Salute ha reso disponibili nel proprio sito internet le informazioni adeguate per fornire risposta alle domande più frequenti sull'infezione, secondo i criteri di maggior rilevanza scientifica, allo scopo di creare una fattiva collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.
Si precisa, infine, che la febbre da virus Chikungunya sta per essere inclusa, con apposita Ordinanza del Ministro della salute, nelle malattie infettive notificabili al sospetto (malattie di Classe I), di cui al decreto ministeriale 15 dicembre 1990 concernente il Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.
In una recente riunione tenutasi presso il Ministero della salute, alla quale hanno partecipato l'assessore competente della regione Emilia-Romagna, l'ANCI, il Ministro dell'ambiente, l'ISS, è stato stabilito di predisporre un Piano Nazionale per la lotta alle cosiddette «zanzare tigre», con presupposti tecnico-scientifici e organizzativi forniti dall'ISS, al fine di prevenire la possibile nuova emergenza della malattia nella prossima primavera.