XIV Commissione - Giovedì 22 novembre 2007


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ALLEGATO 1

Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale. (Nuovo testo C. 3178 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
esaminato, per quanto di competenza, il nuovo testo del disegno di legge C. 3178 Governo, recante: «Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale»,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
valuti la Commissione di merito l'opportunità di utilizzare la lingua italiana evitando il ricorso ad espressioni quali benchmarks all'articolo 9, comma 3, lettera b);
valuti la Commissione di merito l'opportunità di inserire l'orientamento sessuale tra i motivi di divieto di discriminazione richiamati all'articolo 9, comma 3, lettera c), in conformità con quanto previsto dalla Carta dei diritti;
valuti la Commissione di merito l'opportunità di sopprimere, all'articolo 28, comma 1, lettera h), la parola «nuove», dal momento che non sembra possibile distinguere tra «nuove» e «vecchie» strategie dell'Unione europea, ma solo tra strategie approvate ed in atto e strategie in corso di definizione.


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ALLEGATO 2

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2006. (Doc. LXXXVII, n. 2).

NUOVA PROPOSTA DI RELAZIONE

Considerazioni generali.

L'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea costituisce uno dei principali strumenti a disposizione delle Camere sia per intervenire nella fase ascendente del processo decisionale comunitario sia per acquisire elementi di informazione e valutazione sulle posizioni assunte e gli obiettivi conseguiti dal Governo nelle competenti sedi europee.
In base all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, la relazione deve distinguere chiaramente i resoconti delle attività svolte e gli orientamenti che il Governo intende assumere per l'anno in corso, illustrando:
gli sviluppi del processo di integrazione europea;
la partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario con l'esposizione dei princìpi e delle linee caratterizzanti della politica italiana nei lavori preparatori;
l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica e sociale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione;
i pareri, le osservazioni e gli atti di indirizzo delle Camere, nonché le osservazioni della Conferenza dei presidenti delle regioni, della Conferenza Stato-regioni e della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, con l'indicazione delle iniziative assunte e dei provvedimenti conseguentemente adottati;
l'elenco e i motivi delle impugnazioni da parte del Consiglio dei ministri delle decisioni del Consiglio o della Commissione delle Comunità europee destinate alla Repubblica italiana.

La relazione relativa all'anno 2006 contiene numerosi ed importanti elementi di informazione sugli aspetti sopra richiamati ma presenta alcuni aspetti di criticità, in parte attinenti a procedure e tempi con i quali il documento viene esaminato, in parte ai criteri di redazione della relazione.
Va, in primo luogo, rilevato che l'esame del documento è stato avviato dalla Camera a lunga distanza dalla sua predisposizione, per cui molte delle indicazioni e degli orientamenti in esso contenuti sono in parte superati. Il ritardo - dovuto solo in parte dalla presentazione tardiva del documento da parte del Governo, il 21 marzo 2007 anziché il 31 gennaio 2007 - è determinato essenzialmente dalla procedura di esame congiunto con il ddl comunitaria prevista dai regolamenti di Camera e Senato, che pur dotata di una sua logica interna, impedisce ad almeno un ramo del Parlamento un tempestivo esame del documento.
Come già auspicato lo scorso anno in esito all'esame della relazione 2005, andrebbe avviata un'attenta riflessione su una possibile revisione delle attuali procedure


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in vista di un abbinamento dell'esame della relazione annuale e di quello dei programmi della Commissione europea e del Consiglio dell'UE - che avviene alla Camera con procedura analoga. Tale abbinamento potrebbe contribuire a concentrare in un'unica fase, collocata ad inizio d'anno, la definizione degli indirizzi di carattere generale da perseguire nella formazione delle politiche dell'Unione europea, configurando una sessione di fase ascendente.
Un secondo aspetto di criticità concerne il fatto che la relazione reca un resoconto accurato delle attività svolte nel 2006 ma solo in alcuni casi definisce gli orientamenti che il Governo intende seguire nel 2007 con riferimento alle politiche ed ai principali provvedimenti all'esame dell'UE. Inoltre, benché la relazione contenga un apposito paragrafo relativo all'attività del Parlamento nella fase ascendente, solo occasionalmente essa precisa le iniziative assunte e dei i provvedimenti adottati dal Governo per dare attuazione alle osservazioni e agli indirizzi delle Camere.
La mancata indicazione di questi elementi può sicuramente ridurre l'utilità della relazione e pregiudicare l'incisività dell'esame parlamentare e, più in generale, del ruolo delle Camere nella formazione delle decisioni europee.
Va pertanto richiamata l'attenzione del Governo sulla necessità che le prossime relazioni - in conformità al dettato dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005- espongano in modo più sistematico ed organico gli orientamenti che intende assumere per l'anno in corso e il seguito che esso intende dare agli indirizzi già espressi dalle Camere.
Al riguardo, va sottolineato che il Ministro delle politiche europee, nel corso dell'esame della relazione presso la XIV Commissione ha offerto numerose ed importanti indicazioni sugli orientamenti dell'azione del Governo in merito alle principali questioni all'esame dell'UE.
Prima di illustrare i contenuti della relazione, appaiono opportune alcune considerazioni relative alla partecipazione italiana al processo decisionale europeo.
Dopo queste considerazioni preliminari, saranno richiamati per ciascun settore e politica dell'UE, le indicazioni della relazione nonché i principali temi e proposte in discussione presso le sedi europee. Si intende in tal modo favorire, con il contributo di tutte le parti politiche e con il consenso più ampio possibile, la definizione di indirizzi per il Governo con la risoluzione che concluderà l'esame della relazione annuale.
La ricognizione così operata potrebbe costituire anche la base per individuare iniziative e questioni su cui la Commissione politiche dell'UE e le commissioni di merito competenti potrebbero avviare specifiche procedure di esame.

Il rafforzamento della partecipazione italiana nel processo decisionale europeo e il ruolo del Parlamento.
La definizione di procedure e strumenti per una partecipazione più efficace del nostro Paese nelle sedi decisionali europee costituisce una delle questioni prioritarie da affrontare in questa legislatura. Si tratta di una condizione imprescindibile sia per la tutela degli interessi nazionali sia per assicurare un più alto grado di conformità dell'ordinamento nazionale a quello europeo.
A questo scopo è, in primo luogo, necessario e urgente rafforzare gli organi competenti e le strutture amministrative di supporto statali e regionali. In particolare, come rilevato dal Ministro per le politiche europee nel corso dell'esame della relazione presso la XIV Commissione, vanno incrementate le strutture e risorse a disposizione del Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE). Andrebbe, altresì, accresciuta la presenza dei funzionari dei ministeri e delle altre amministrazioni presso la rappresentanza italiana all'Unione europea, in maniera da consentire un più efficace lavoro ai vari tavoli in cui si svolgono i negoziati sulla fase ascendente.


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In secondo luogo, è necessario che gli organi parlamentari, avvalendosi della collaborazione del Governo, attivino tutti gli strumenti e le procedure a loro disposizione quali previsti dalla legge n. 11, regolamento o introdotti in via di prassi.
Nel corso di questo primo scorcio di legislatura si registrano segnali incoraggianti: soprattutto grazie alle iniziative promosse dalla XIV Commissione, è cresciuto in modo sensibile il numero delle procedure per l'esame di progetti di atti comunitari nonché delle altre attività della Camera in materia europea, segnatamente conoscitive o di indirizzo.
Occorre, tuttavia, rafforzare l'effettività dell'intervento delle Camere, agendo essenzialmente in due direzioni:
per un verso, bisogna rendere ancora più sistematico e tempestivo l'esame di progetti di atti comunitari e di questioni prioritarie. Ciò postula un'attenta valutazione della possibilità di rivedere i meccanismi previsti dal regolamento della Camera, con particolare riferimento al rafforzamento del ruolo della Commissione politiche dell'UE;
per altro verso, continuare a sviluppare i rapporti con il Governo, che ha assicurato un'ampia disponibilità nella legislatura in corso sia per quanto attiene alla informazione piena e tempestiva del Parlamento sulle questioni principali sia con riguardo all'attuazione degli indirizzi definiti dalle Camere.

Si tratta di interventi che assumono importanza ed urgenza anche alla luce del trattato di riforma concordato il 18 e 19 ottobre a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo, il quale reca numerose disposizioni relative al ruolo ed ai poteri dei parlamenti nazionali. L'esercizio di molte di queste nuove funzioni postula procedure agili ed efficaci, che consentano un intervento tempestivo e mirato del Parlamento.
Sicuramente l'indagine conoscitiva sull'attuazione della legge n. 11 del 2005, avviata nel mese di ottobre 2007 dalla Commissione politiche dell'UE, consentirà di approfondire adeguatamente questi aspetti. Il Ministro delle politiche europee ha già formulato al riguardo alcune importanti ipotesi di lavoro che sembrano costituire una base avanzata per il proseguimento dell'indagine.

Il Trattato costituzionale.
Nella relazione si ribadiva il pieno sostegno del Governo italiano al rilancio del processo costituzionale, auspicando l'approvazione di una Trattato largamente condiviso prima delle elezioni europee del 2009 e sostenendo la contrarietà ad una riapertura della discussione sulle innovazioni istituzionali contenute nel Trattato costituzionale, sul carattere giuridicamente vincolante della Carta dei diritti fondamentali e sull'accresciuto ruolo dei Parlamenti nazionali.
Il trattato su cui a Lisbona i Capi di Stato e di Governo hanno raggiunto l'accordo politico il 18 e 19 ottobre 2007 e che dovrebbe essere firmato il prossimo 13 dicembre, si muove nella direzione di assicurare il conseguimento di questi obiettivi, con un compromesso nel complesso equilibrato. Un primo elemento positivo è la celerità con cui il trattato è stato predisposto: se i processi di ratifica procederanno senza problemi sarà possibile presentare ai cittadini europei, in occasione delle prossime elezioni europee del 2009, un Trattato già in vigore. Vi è inoltre da considerare che nella predisposizione del nuovo Trattato di riforma istituzionale dell'Unione europea non sono stati sufficientemente coinvolti né i Parlamenti nazionali né il Parlamento europeo, né si è utilizzato lo strumento, peraltro insufficiente, della Convenzione europea, che era stato precedentemente impiegato.
In secondo luogo, il testo approvato, pur rinunciando a diversi obiettivi ambiziosi, fa salve, con alcuni adattamenti, alcune previsioni del Trattato costituzionale. Meritano di essere segnalate, in particolare:
1) l'attribuzione della personalità giuridica all'Unione e il superamento della


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struttura su tre pilastri, che semplifica e rende più comprensibile il funzionamento dell'UE;
2) il conferimento di forza giuridica vincolante alla Carta dei diritti, pur non inserita nel testo dei trattati, che ha un valore significativo in termini di rafforzamento della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali del processo di integrazione;
3) il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune, anche con l'attribuzione di significativi poteri all'Alto rappresentante, che accresce la capacità dell'UE di incidere sulle dinamiche politiche ed economiche globali;
4) i meccanismi previsti per rendere più stabile la presidenza del Consiglio europeo e del Consiglio, che rafforzano l'assetto istituzionale, l'impulso politico e l'identificazione dell'UE da parte dei cittadini;
5) l'estensione del voto a maggioranza qualificata sulla base del principio della doppia maggioranza, sia pure a partire dal 2014, che migliora la capacità di azione dell'UE;
6) l'introduzione di una espressa ripartizione di competenze tra UE e Stati membri, che rende più chiaro e meno conflittuale il rapporto tra i differenti livelli di Governo;
7) il significativo ed espresso riconoscimento e rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali, non solo sotto il profilo del controllo di sussidiarietà ma anche in altri settori importanti come il diritto di famiglia e lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. A questo proposito, tenuto conto del fatto che la nuova riforma istituzionale dell'Unione europea ricondurrà, assai probabilmente, ai procedimenti decisionali comunitari le materie di cui agli attuali secondo pilastro (politica estera e di sicurezza comune) e terzo pilastro (cooperazione di polizia giudiziaria in materia penale) che incidono sui diritti fondamentali delle persone, è importante e fondamentale la valorizzazione delle funzioni delle Assemblee parlamentari. Nel parere della Commissione Affari Costituzionali sulla relazione, espresso peraltro prima del vertice di Lisbona si auspica che il Governo italiano «adotti in sede europea tutte le iniziative possibili per garantire che, attraverso il nuovo trattato di riforma istituzionale dell'Unione europea, sia data piena attuazione alle innovazioni relative ai Parlamenti nazionali, con speciale ma non esclusivo riguardo a quelle che incidono sui diritti fondamentali delle persone». Alla luce dell'accordo raggiunto sul trattato, è ora necessario adoperarsi per assicurare l'effettiva applicazione delle disposizioni che riguardano i Parlamenti nazionali, con il pieno concorso, ove necessario, del Governo;
8) l'introduzione di una base giuridica espressa ed ampia per la politica energetica, che colma una lacuna la cui gravità si è palesata di recente.

Sicuramente nel progetto permangono alcuni profili dubbi o critici, come la «costituzionalizzazione» del cosiddetto compromesso di Ioannina sulla minoranza di blocco, che, tuttavia, non devono ritardare il processo di ratifica ed entrata in vigore del testo, una volta firmato.
Al tempo, non può essere ignorato il rischio di mancata ratifica da parte di uno o più paesi; deve essere, pertanto, considerata con attenzione la possibilità dell'entrata in vigore del trattato di riforma soltanto tra alcuni Stati membri unitamente ad accordi speciali riferiti ai paesi che dovessero registrare un esito negativo nei processi di ratifica.
In vista della ratifica del nostro Paese è importante che il Governo, come preannunciato già dal Ministro delle politiche europee nel corso dell'esame della relazione annuale in Commissione XIV, predisponga una valutazione dell'impatto che il nuovo trattato determinerebbe sul funzionamento dell'UE e soprattutto sul nostro ordinamento, con particolare attenzione alle singole politiche e settori di intervento.
Oltre alla predisposizione del nuovo trattato, ha assunto particolare rilievo,


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anche nel corso del vertice di Lisbona, la questione della composizione futura del Parlamento europeo, con particolare riferimento al numero di seggi attribuito all'Italia.
La mobilitazione di tutti gli attori coinvolti, europarlamentari italiani, Governo e Parlamento ha consentito di raggiungere in seno alla CIG un risultato estremamente significativo. L'attribuzione all'Italia di un seggio supplementare rispetto ai 72 previsti dalla risoluzione approvata l'11 ottobre dal Parlamento europeo, ripristina parzialmente la tradizionale parità di seggi del nostro Paese con gli altri grandi Stati membri dell'UE.
Il successo della linea italiana assume rilievo anche e soprattutto sotto il profilo del metodo, dimostrando l'importanza e l'efficacia di uno stretto raccordo tra il Parlamento e gli altri attori coinvolti. La Camera ha dato un contributo decisivo a tal fine, organizzando un'apposita audizione degli europarlamentari italiani e dei relatori sul progetto lo scorso 4 ottobre.

Il processo di allargamento dell'Unione europea.
Nella relazione annuale il Governo segnala il sostegno fornito al proseguimento del processo di allargamento e al percorso di avvicinamento all'Unione europea di Bulgaria e Romania, poi divenute membri dell'UE dal 1o gennaio 2007, nonché di Turchia e Croazia, con cui sono in corso i negoziati di adesione.
Con riguardo a Romania e Bulgaria, come nei precedenti allargamenti, è fondamentale che la Commissione prosegua l'attività di monitoraggio post-adesione, e, in caso di mancata attuazione dell'acquis comunitario, faccia ricorso sia agli strumenti applicabili a tutti gli Stati membri (misure di salvaguardia, procedure di infrazione) sia alle specifiche clausole di salvaguardia previste dal Trattato di adesione (economica, mercato, interno, giustizia e affari interni). Inoltre, appare necessario assicurare per i settori che ancora necessitano di ulteriori interventi (rispetto e tutela dei diritti delle minoranze, lotta alla corruzione e riforma del sistema giudiziario; fondi strutturali; sicurezza alimentare; sicurezza aerea), l'approvazione del pacchetto di misure specifiche proposte dalla Commissione. Ciò al fine di assicurare un'effettiva integrazione dei due Paesi nell'UE, operando affinché siano rapidamente colmate i residui ritardi di sviluppo e di adeguamento agli standard giuridici, economici e sociali manifestatesi in questi primi mesi dopo l'adesione.
Per quanto attiene alla Croazia, la relazione ricorda che il Governo italiano ha pienamente sostenuto le aspirazioni europee del Paese e l'avanzamento dei negoziati di adesione, fermo restando un atteggiamento di vigilanza su aspetti particolarmente sensibili, quali l'accesso al mercato immobiliare croato, la gestione delle risorse ittiche e la tutela ambientale dell'adriatico.
È importante che l'Italia continui a sostenere i progressi della Croazia verso l'adesione, assicurando che essa adotti le misure necessarie per la protezione delle minoranze, il ritorno dei rifugiati, la conduzione dei processi per i crimini di guerra, la risoluzione delle questioni bilaterali con i paesi contigui ed attui in il suo programma di riforme.
Anche per la Turchia la relazione ricorda come il Governo abbia ne sostenuto le aspirazioni europee, sostenendo l'apertura dei negoziati di adesione, che dovranno peraltro essere lunghi e rigorosi e tenere conto del rispetto dei diritti delle minoranze. Grazie all'intervento dell'Italia è stato possibile limitare ad otto capitoli la sospensione dei negoziati di adesione a fronte dell'indisponibilità della Turchia ad applicare il protocollo di Ankara nei confronti della Repubblica di Cipro.
Appare al riguardo condivisibile l'esigenza, rilevata nel parere della Commissione affari costituzionali, di incoraggiare la Turchia ad adempiere alle riforme interne, in quanto condizione necessaria per proseguire nel negoziato di adesione, con particolare riferimento al rispetto dei diritti fondamentali, della libertà religiosa,


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dei diritti delle minoranze e al rispetto del protocollo di Ankara per il commercio con Cipro.
In merito al futuro del processo di allargamento, è di estrema rilevanza il dibattito in corso sul tema presso le istituzioni dell'UE, al fine di definire criteri e metodi per migliorare la qualità del processo di allargamento, sulla base delle esperienze finora acquisite
In particolare, appare pienamente condivisibile la strategia di allargamento definita dal Consiglio europeo, fondata sul consolidamento degli impegni già assunti, il rispetto di tutte condizioni da parte dei paesi candidati, effettivi o potenziali, e una migliore comunicazione ai cittadini, da parte delle Istituzioni dell'UE e degli Stati membri, dei vantaggi dell'allargamento stesso.
È importante, in questo contesto, la prosecuzione del sostegno che il Governo italiano, come rilevato dalla relazione, alla prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali, nel quadro del Processo di stabilizzazione ed associazione e degli accordi stipulati con i singoli Paesi interessati nel quadro di tale processo, considerando che in tale prospettiva sia possibile giungere più agevolmente ad una soluzione condivisa per lo status futuro del Kosovo.

Le relazioni esterne.
Politica di vicinato.

Nella relazione il Governo segnala di aver dato pieno sostegno all'approccio proposto dalla Commissione sul rafforzamento della Politica europea di vicinato.
La Commissione esteri, nel suo parere, rileva l'esigenza che nella relazione relativa al 2007 sia adeguatamente illustrato il ruolo dell'Italia nell'attuazione degli obiettivi della Politica di vicinato e nell'impiego delle relative risorse, con riferimento alle diverse aree geografiche interessate.
Va sicuramente sostenuto lo sforzo del Governo italiano per l'ulteriore sviluppo della politica di vicinato, superando i limiti che l'hanno talvolta contraddistinta, affinché diventi uno degli assi strategici dell'azione esterna dell' Europa. Rilievo prioritario va riconosciuto al partenariato euromediterraneo, al fine di sviluppare una cooperazione politica, economica, sociale, con particolare attenzione ai settori della cultura e dell'università, delle energie rinnovabili nonché alla promozione della democrazia e dei diritti umani per la soluzione di tutti i conflitti aperti.

Partenariato strategico con la Russia.
Nella relazione annuale il Governo segnala l'opportunità di procedere quanto prima all'avvio dei negoziati per un nuovo accordo con la Russia, per impostare su basi equilibrate e reciprocamente vincolanti, le finalità ed i principi della cooperazione tra le parti. Un nuovo accordo avrebbe inoltre, a parere del Governo, benefici di ampia portata sui rapporti bilaterali, sugli scambi commerciali e sugli investimenti.
Il nuovo accordo con la Russia costituisce sicuramente una priorità per l'UE per le importanti implicazioni che esso riveste sotto numerosi profili, in particolare l'energia, e più in generale per la stabilità dei Balcani e dell'Europa centro orientale. Occorre, pertanto, sostenere il processo negoziale in vista della conclusione di un nuovo accordo ambizioso ed equilibrato.

Cooperazione allo sviluppo.
In materia di cooperazione allo sviluppo la relazione dà conto delle numerose iniziative assunte dalla Commissione nel corso del 2006, volte a rafforzare l'efficacia e la coerenza dell'intervento dell'Unione europea e dei suoi Stati membri.
Al riguardo va segnalato che, dopo la presentazione della relazione, la Commissione ha adottato alcuni importanti documenti strategici: un Codice di condotta, in materia di divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo, e una comunicazione su un'alleanza mondiale contro il cambiamento climatico tra l'UE e i paesi in via di sviluppo maggiormente esposti.


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Quest'ultima iniziativa presenta un significativo rilievo in quanto prospetta una strategia articolata e organica intesa ad aiutare i paesi in via di sviluppo: ad estendere le conoscenze sugli effetti del cambiamento climatico e a mettere a punto e attuare misure di adattamento; a ridurre le emissioni di anidride carbonica dovute al disboscamento; ad estenderne la partecipazione al mercato mondiale del carbonio; a fare in modo che la problematica del cambiamento climatico sia sistematicamente contemplata dalle strategie di sviluppo e dagli investimenti, nonché nell'ambito della cooperazione allo sviluppo.
È fondamentale che l'Unione europea, in coerenza con gli Obiettivi del Millennio, rafforzi l'efficacia, la coerenza e l'entità della propria attività di cooperazione, assicurando che esse siano strutturate in modo tale da rispettare e promuovere i principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza nonché a rafforzare la cooperazione decentrata, da comunità a comunità e da territorio a territorio.
In questo contesto appare necessario anche valutare l'opportunità di un intervento legislativo nazionale sul tema della cooperazione decentrata, volto a dare attuazione agli indirizzi formulati a livello europeo.

Le relazioni con i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).
Per quanto riguarda i rapporti dell'UE con i paesi ACP, nella relazione si segnala che l'Italia è favorevole alla rapida conclusione di accordi di partenariato economico (APE) che includano una spiccata dimensione di sviluppo in un'ottica di gradualità e di salvaguardia delle asimmetrie.
Fondamentale appare in questo contesto anche la definizione di un nuovo partenariato strategico UE-Africa, che dovrebbe essere operata dal Vertice UE-Africa che si svolgerà nel dicembre 2007 a Lisbona. Sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione, il Vertice dovrebbe lanciare quattro partenariati strategici UE-Africa in materia di energia, cambiamenti climatici, migrazione, mobilità e occupazione, governance democratica, nonché un'architettura politica e istituzionale comune tra la UE e l'Africa.
Il rafforzamento dei rapporti dell'UE con l'Africa è fondamentale per il nostro Paese e più in generale per lo sviluppo del processo di integrazione europea, soprattutto in relazione agli aspetti relativi all'immigrazione, all'energia, ai cambiamenti climatici. È pertanto importante che il Governo si adoperi per il successo del Vertice UE-Africa di Lisbona e per la rapida conclusione di partenariati strategici al riguardo assume pertanto carattere prioritario.

Le relazioni con i paesi dell'Asia.
Nella relazione il Governo dà conto degli incontri che si sono svolti a livello internazionale nel corso dell'anno con ASEM, Cina, India, America latina e Caraibi.
Per quanto riguarda in particolare i rapporti con la Cina, la relazione si sofferma sull'avvio dei negoziati per un accordo quadro di partenariato e cooperazione. A questo proposito le aspettative del Governo sono che il futuro accordo possa ampliare la natura puramente commerciale delle relazioni con Pechino ad altri importanti settori di cooperazione, quali immigrazione, lotta al terrorismo, tutela dei diritti umani, non proliferazione nucleare. Per quanto riguardo l'aspetto commerciale delle relazioni tra UE e Cina, la relazione segnala il sostegno che il Governo ha dato all'approccio prospettato dalla Commissione nella comunicazione «UE - Cina: maggiori responsabilità nell'ambito di un partenariato più forte», dell'ottobre 2006.
È pienamente condivisibile il sostegno del Governo all'approccio proposto dalla Commissione, in quanto esso si basa su un'impostazione globale, i cui aspetti prioritari includono non soltanto aspetti fondamentali di carattere economico-commerciale ma anche la transizione della Cina verso una società più aperta e pluralistica,


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il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, lo sviluppo sostenibile, la cooperazione bilaterale in campo scientifico e tecnologico; migrazione; la promozione della sicurezza nell'Asia orientale e nel resto del mondo.

Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e politica europea di sicurezza e difesa (PESD).
Nell'ambito della PESC la relazione segnala l'impegno e l'efficacia dimostrata dall'UE in relazione alle questioni più rilevanti a livello internazionale. In materia di politica europea di sicurezza e difesa, la relazione fornisce orientamenti di intervento relativamente allo sviluppo delle capacità militari europee, ribadendo che obiettivo principale a livello nazionale in questo settore sarà, anche per il futuro, proseguire lo sviluppo dell'Obiettivo primario 2010 in maniera compatibile con il contesto strategico delineato nella Strategia europea di sicurezza. La relazione sottolinea inoltre che il carattere di complementarietà e di mutuo rinforzo dell'attività dell'UE in campo militare con la Nato impone che lo sviluppo delle capacità continui, come fino ad ora, in maniera sinergica.
Lo sviluppo di una vera politica estera e di sicurezza comune, che consolidi la posizione internazionale dell'Unione europea e a promuova un nuovo efficace multilateralismo deve rimanere una priorità per l'azione italiana a livello di UE.
Il trattato approvato a Lisbona rafforza, come già accennato, le competenze e gli strumenti dell'UE in materia. Nell'attesa dell'entrata in vigore del nuovo trattato, è indispensabile sostenere le iniziative dell'UE volte a risolvere i conflitti, a partire da quello israeliano-palestinese, che resta alla base di una instabilità crescente, a promuovere e sviluppare con forza il ruolo delle organizzazioni non governative e della società civile per favorire il dialogo, l'interposizione non violenta, nonché a promuovere azioni positive di cooperazione internazionale per lo sviluppo umano e di dialogo interculturale per favorire l'integrazione e tagliare alla radice le basi del fondamentalismo e del terrorismo.
In particolare, come sottolineato dalla Commissione difesa nel suo parere, occorre sviluppare ulteriormente le iniziative utili ai fini del rafforzamento della cooperazione civile-militare, che andrebbero adeguatamente evidenziate nella prossima relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.

Giustizia e affari interni.

Immigrazione e asilo.
Per quanto riguarda il settore dell'immigrazione, la relazione afferma che l'Italia continuerà ad adoperarsi affinché i risultati raggiunti nel 2006, con l'adozione dell' «approccio globale alla gestione delle migrazioni» da parte del Consiglio europeo il 14-15 dicembre 2006, possano tradursi in iniziative concrete in grado non solo di fronteggiare le crisi connesse agli afflussi massicci e improvvisi di clandestini, ma anche di promuovere una gestione ordinata delle migrazioni in un'ottica di sviluppo economico, così come indicato dalla risoluzione Gozi ed altri adottata dalla Camera dei deputati nel settembre 2006, in esito all'esame della relazione annuale per il 2005.
La relazione annuale del Governo ribadisce inoltre l'impegno dell'Unione europea nella realizzazione di una strategia comune euro-africana sui temi migratori, come definita nel corso delle conferenze ministeriali in materia tenutesi nel 2006.
È di grande rilievo che il Governo abbia formulato orientamenti per la futura azione in questo settore, fondati sugli indirizzi definiti dalla Camera proprio in sede di esame della precedente relazione annuale. Occorre considerare, infatti, che il fenomeno dell'immigrazione è complesso e che costituisce la conseguenza di una serie di fattori quali l'insostenibile divario tra Nord e Sud del mondo, le guerre e le violazioni dei diritti umani.


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In questo quadro, nel maggio 2007, la Commissione ha presentato un pacchetto di iniziative (cosiddetto pacchetto Frattini) volte al sostegno dell'immigrazione legale e al contrasto all'immigrazione clandestina, che comprende misure, legislative e di strategia, da valutare attentamente.
Anche in materia di asilo, il 6 giugno 2007 la Commissione ha presentato un insieme di misure volte ad avviare la realizzazione del futuro regime comune europeo in materia di asilo, entro il 2010, in attuazione di quanto previsto dal Programma dell'Aja.
Appare evidente la rilevanza e l'estrema delicatezza delle misure previste dal pacchetto Frattini e delle altre proposte della Commissione sinora richiamate. Molte delle proposte incidono peraltro su profili complessi del nostro sistema penale e processuale e richiederebbero, pertanto, un esame attento da parte del Governo e del Parlamento, in stretto raccordo tra loro, per la definizione della posizione del nostro Paese.
Sarebbe, inoltre, necessario, come rilevato nel parere della Commissione affari costituzionali, il rafforzamento del partenariato tra l'UE e i Paesi in via di sviluppo, cercando di coniugare l'esigenza di sicurezza con quella, altrettanto importante, della promozione dello sviluppo, dell'integrazione, e del rispetto dei diritti delle persone.

Cooperazione giudiziaria degli Stati membri e armonizzazione delle normative in materia penale.
Come ricordato dalla relazione, nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale sono in corso di esame da parte delle istituzioni dell'Unione europea, alcune proposte di decisione quadro di significativo rilievo, relative, in particolare, alla protezione dei dati personali ai diritti processuali nei procedimenti penali nel territorio dell'Unione europea, alla lotta al razzismo e alla xenofobia; al mandato europeo di ricerca delle prove, all'ordine di esecuzione europeo e al trasferimento delle persone condannate tra gli Stati membri, alla lotta alla contro la criminalità organizzata, agli scambi tra gli Stati membri di informazioni estratte dal casellario giudiziario, all'ordinanza cautelare europea nel corso delle indagini preliminari tra gli Stati membri, alla tutela penale dell'ambiente, al riconoscimento e alla sorveglianza della sospensione condizionale delle pene, delle sanzioni sostitutive e delle condanne condizionali.
Emerge con evidenza come tutte le proposte in questione incidano su aspetti di estrema delicatezza, in considerazione dei quali sembra rendersi tanto più necessario l'intervento del Parlamento.

Cooperazione giudiziaria in materia civile.
Anche in materia di cooperazione giudiziaria civile sono tuttora in corso d'esame presso le istituzioni europee, come ricordato nella relazione annuale, alcune importanti proposte di regolamento relative, in particolare, alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile e commerciale, alla legge applicabile in materia matrimoniale (cosiddetta ROMA III), alla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (cosiddetta ROMA I), alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e alla esecuzione delle decisioni e alla cooperazione giudiziaria in materia di obbligazioni alimentari.
Anche su queste proposte, potrebbe essere opportuno che la Camera si pronunci al fine di definire la posizione italiana.

Politica economica e monetaria e Strategia di Lisbona.
La relazione annuale, esaminato lo scenario economico internazionale, sottolinea che tutti i paesi dell'area euro sono impegnati nel duplice obiettivo di mantenere i propri conti pubblici nei vincoli di bilancio fissati in sede europea e di perseguire politiche di riforme strutturali in grado di accelerare il tasso di sviluppo, nell'ambito della strategia di Lisbona. La


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relazione si sofferma, inoltre, sull'attuazione in Italia della strategia di Lisbona indicando le linee di azione che il Governo intende perseguire a livello nazionale.
La materia richiede una riflessione approfondita in sede parlamentare, soprattutto in considerazione della concomitanza della sessione di bilancio - in cui impegni ed obiettivi concordati dal Governo in sede europea trovano attuazione - e dell'avvio del nuovo ciclo di governance della Strategia di Lisbona 2008-2010, che culminerà nell'adozione dei nuovi orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione.
Gli orientamenti costituiscono il principale strumento di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e disegnano la cornice nella quale dovrebbero inserirsi gli interventi in materia a livello nazionale.
L'esperienza maturata dall'entrata in vigore del Trattato di Maastricht sino ad oggi ha evidenziato la necessità che alla politica monetaria e alle altre regole connesse all'Unione monetaria, eventualmente da adeguare, si accompagni un coordinamento effettivo delle politiche economiche. Se questa esigenza vale soprattutto per i Paesi che hanno adottato la moneta unica, il rafforzamento del coordinamento dovrebbe riguardare tutta l'UE, a maggior ragione dopo l'allargamento. L'accresciuta eterogeneità dei sistemi economici e sociali rende, infatti, quanto mai opportuna la definizione e il perseguimento effettivo di obiettivi comuni, al fine di assicurare uno sviluppo e una crescita equilibrati. Ciò è essenziale anche la fine di evitare che la concorrenza tra ordinamenti, già elevata in considerazioni delle forti differenze retributive e dei regimi fiscali e contributivi, possa giungere al punto di pregiudicare i fondamenti stessi del processo di integrazione europea.
Il coordinamento delle politiche economiche non può peraltro tradursi in un integrale trasferimento delle decisioni all'UE ma postula la fissazione a livello europeo di un numero ristretto di obiettivi precisi, realistici ed effettivamente prioritari per aumentare la crescita e l'occupazione in Europa, e l'attivazione a livello nazionale di circuiti decisionali che ne assicurino l'attuazione.
Al tempo stesso è evidente che l'efficacia del coordinamento delle politiche economiche dipende strettamente dalla disciplina definita dal Patto di stabilità e crescita, che costituisce la cornice entro la quale gli interventi di politica economica devono essere definiti e sviluppati. Gli ambiziosi obiettivi di crescita e occupazione che riaccompagnano alla strategia di Lisbona, infatti, presuppongono una disciplina di bilancio rigorosa.
La Commissione bilancio, nel suo parere, ha segnalato l'esigenza che il Governo si impegni, sia a livello comunitario che a livello nazionale, a semplificare e rendere più incisivi gli strumenti di programmazione e attuazione della strategia di Lisbona.
Il 23 ottobre scorso il Governo ha presentato il secondo rapporto sullo stato di attuazione del Piano nazionale di riforma italiano (PICO), che espone, con particolare articolazione e approfondimento, lo stato di avanzamento degli interventi programmati dal Governo in attuazione della Strategia di Lisbona e evidenzia le priorità strategiche per la prosecuzione e il rafforzamento delle azioni di politica economica finalizzate allo sviluppo.
Le indicazioni contenute nel rapporto sono nel complesso positive in quanto, pur riconoscendo i ritardi accumulati dal nostro Paese in alcuni settori, evidenzia le numerose misure, sia generali che specifiche, finalizzate all'attuazione delle politiche di Lisbona, in parte già adottate in parte contenute nel disegno di legge finanziaria per il 2008 e previste dal ddl di attuazione Protocollo Welfare.
È quindi importante proseguire, nel rispetto dei parametri definiti dal Patto di Stabilità e crescita e secondo le linee indicate nel secondo rapporto sullo stato di attuazione del PICO, proseguire nell'adozione di tutti gli interventi necessari per conseguire gli obiettivi di Lisbona.
Occorre, inoltre che il Governo si adoperi per sostenere un maggior coordinamento


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delle politiche economiche, dell'occupazione, sociali e fiscali nell'UE, ed in particolare all'interno della zona euro. Appare inoltre evidente l'esigenza di promuovere una rappresentanza unitaria dell'area euro nelle istituzioni finanziarie internazionali, al fine di meglio rispondere alle sfide globali, evidenziate anche alle recenti vicende che hanno interessato l'economia mondiale.

Prospettive finanziarie e revisione del bilancio dell'Unione europea.
Di estrema importanza è il dibattito sulla revisione del quadro finanziario dell'UE e del suo sistema di finanziamento, il cui avvio è espressamente previsto dall'accordo interistituzionale sulle prospettive per il 2008-2009. Il Parlamento europeo, associando i Parlamenti nazionali ha avviato una riflessione sulla revisione del sistema delle risorse proprie, anche nell'ambito delle riunioni annuali dei Presidenti delle rispettive Commissioni bilancio. Nel corso di queste riunioni sono state discusse diverse opzioni ma non è ancora emersa una soluzione condivisa.
La Commissione europea ha adottato il 12 settembre 2007 un documento di consultazione pubblica, indicando che essa ha già avviato il processo di revisione con l'imminente verifica dello «stato di salute» della politica agricola comune e l'adozione, nel maggio 2007, della Quarta relazione sulla coesione, che ha esaminato i progressi compiuti nella riduzione delle disparità regionali nell'UE.
È chiara, in questo contesto, l'esigenza che Parlamento e Governo avviino, in tempi brevi e in stretto raccordo, una riflessione sulla posizione italiana in materia. Si tratta, infatti, di definire le priorità di spesa per il futuro del bilancio dell'UE nonché l'ammontare delle risorse finanziarie a ciò destinate. Ciò postula anche incisivi interventi di riforma sull'attuale assetto della politica agricola e della politica di coesione, le due voci più consistenti del bilancio dell'UE. Le soluzioni che saranno definite al riguardo incideranno sulla natura stessa e sull'evoluzione del processo di integrazione europea.
La Commissione bilancio, nel suo parere, ha sollecitato la definizione da parte dell'Italia di una posizione che promuova la concentrazione delle risorse comunitarie nella realizzazione di interventi a sostegno della crescita che abbiano una effettiva valenza sovranazionale ovvero risultino idonei a superare i divari territoriali, tenendo conto altresì dell'esigenza di non aggravare il saldo netto negativo a carico dell'Italia.

Mercato interno.
La relazione annuale sottolinea che un migliore funzionamento del mercato interno costituisce una componente essenziale della rinnovata strategia di Lisbona, al fine di consentire all'Europa di affrontare la concorrenza globale salvaguardando al contempo i propri valori di riferimento.
Come ricordato nella relazione, la Commissione dovrà presentare, sulla base di un ampio processo di consultazione sinora svolto, un riesame ambizioso e generale della situazione del mercato unico nell'autunno 2007, indicando i possibili interventi per rimediare alla permanente frammentazione del mercato interno e per adeguare le caratteristiche e il funzionamento.
È fondamentale che il Parlamento, in stretto raccordo con il Governo, sia pienamente coinvolto nel riesame del mercato interno e nella definizione delle linee di azione per il suo ammodernamento nonché nella definizione della posizione italiana sulle specifiche proposte che la Commissione presenterà.

Libera circolazione delle merci.
La relazione ricorda che la Commissione ha presentato, il 14 febbraio 2007, un pacchetto di misure per rafforzare e rendere più efficiente il mercato interno delle merci, tra cui un'importante proposta di regolamento relativa alla risoluzione di problemi incontrati nell'attuazione del «principio relativo al riconoscimento reciproco».


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Di significativa importanza sono inoltre la proposta di direttiva relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di marchi di impresa e la proposta di regolamento sul marchio comunitario.
Appare opportuno che l'Italia promuova una rapida approvazione delle proposte sopra menzionate, al fine di assicurare un migliore funzionamento del mercato interno delle merci, rimuovendo ostacoli e distorsioni che incidono negativamente sulla crescita economica, sul livello dei prezzi e sui consumatori.

La libera circolazione dei servizi.
La relazione sottolinea che è indispensabile eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento dei prestatori di servizi negli Stati membri e alla libera circolazione di servizi tra Stati membri. La relazione ricorda che la direttiva relativa ai servizi nel mercato interno dovrà essere recepita entro il 28 dicembre 2009 e sottolinea che, nel contesto del recepimento, grande rilievo assumono gli adempimenti relativi alla semplificazione amministrativa, tra i quali l'istituzione di sportelli unici.
Un significativo rilievo presenta anche la proposta di direttiva sui servizi postali comunitari, su cui la Camera ha già avuto modo di esprimersi: l'8 febbraio 2007, dopo il parere della XIV Commissione, la Commissione trasporti ha approvato un documento finale che definisce alcuni importanti indirizzi al Governo.

Proprietà intellettuale.
La relazione sottolinea la necessità di elaborare una strategia globale in materia di diritti e proprietà intellettuale, che tenga conto del problema della qualità del regime di tali diritti, considerata dal Consiglio europeo tra le priorità per stimolare l'innovazione. In particolare, il documento rileva che per l'Italia l'istituzione del brevetto comunitario rappresenta un passo fondamentale per aumentare la competitività delle imprese europee. Il Governo, pertanto, promuoverà soluzioni comunitarie per migliorare il sistema dei brevetti, in sintonia con le scelte già compiute dall'Unione europea per i marchi e i disegni e modelli. La relazione ricorda, inoltre, che l'Italia ha espresso la necessità di una riflessione generale sull'attuale quadro legislativo comunitario di tutela del diritto d'autore, alla luce dei cambiamenti tecnologici. Il Governo ritiene che la Commissione dovrebbe, in tal senso, approfondire ulteriormente, con gli Stati membri e con tutti i soggetti portatori di interessi, l'indagine sul regime di copia privata e sugli attuali sistemi di retribuzione del copyright, per verificare l'effettivo grado di distorsione del mercato interno.
La relazione richiama l'attenzione anche sulla durata dei diritti di artisti e produttori discografici, sottolineando che la discrasia nella durata della tutela del patrimonio musicale tra l'Europa e quei paesi con maggiore estensione della protezione generi uno svantaggio competitivo, che sarebbe necessario affrontare nelle opportune sedi per stimolare un rilancio della produzione di contenuti immateriali in questo settore.
In questo contesto, il 3 aprile 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione «Migliorare il sistema dei brevetti in Europa», che verte, in particolare, sull'introduzione del brevetto comunitario e sull'istituzione di una efficiente giurisdizione in materia di brevetti su scala comunitaria.
La Commissione attività produttive, nel suo parere, ha evidenziato l'esigenza che il Governo «consideri come garantire rapidamente un sistema di protezione dei brevetti ottenibile a costi ragionevoli e che tuteli la competitività delle imprese italiane ed europee rispetto alla concorrenza americana e giapponese»
Sono, pertanto, pienamente condivisibili gli obiettivi dell'azione a livello UE del Governo, tenuto conto dell'importanza dei brevetti per l'innovazione e il rilancio della competitività.

Servizi finanziari.
Con specifico riferimento al settore dei servizi finanziari, la relazione ricorda le


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proposte legislative esaminate dalle Istituzioni europee nel corso del 2006.
Tra le proposte tuttora all'esame delle istituzioni europee assumono un significativo rilievo la proposta di direttiva sui contratti di credito ai consumatori, che dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo in seconda lettura, a dicembre 2007 e la proposta di direttiva sulla revisione del regime di solvibilità per le attività di assicurazione e di riassicurazione.
Appare opportuno che l'Italia promuova una rapida approvazione delle proposte sopra menzionate, al fine di assicurare un migliore funzionamento del mercato dei servizi finanziari, migliorando in particolare la tutela dei risparmiatori e la stabilità delle istituzioni finanziarie.
Occorre, inoltre, che il Governo contribuisca attivamente al dibattito avviato in seno al Consiglio ECOFIN sulla elaborazione di nuove regole e principi, a livello europeo e nazionale, per la prevenzione, gestione e soluzione delle crisi finanziarie transfrontaliere, anche alla luce delle turbolenze che hanno interessato negli ultimi mesi i mercati finanziari internazionali, in seguito alla crisi del settore dei mutui subprime statunitensi. In questo contesto, è necessario valutare con particolare attenzione a livello europeo i rischi connessi al settore dei mutui ipotecari alle famiglie, che in Italia è cresciuto tra il 2002 e il 2006 a ritmi quasi doppi rispetto alla media europea, con contestuale innalzamento del rapporto tra prestito e valore dell'immobile. Se le tensioni sui mercati internazionali dovessero prolungarsi, infatti, l'aumento del costo dei prestiti a tasso variabile, che rappresentano tre quarti del totale dei prestiti a medio e a lungo termine, gli oneri per i debitori potrebbero diventare significativi e persino insostenibili.

Tutela dei consumatori.
Relativamente alla tutela dei consumatori, la relazione annuale illustra le attività svolte dal Governo nel corso del 2006 per l'attuazione della normativa comunitaria in materia di lotta alle frodi, composizione extragiudiziale delle controversie e pratiche commerciali sleali.
L'8 febbraio 2007 la Commissione ha poi presentato il Libro verde «Revisione dell'acquis relativo ai consumatori», col quale ha inteso dare avvio ad un processo di profonda revisione delle norme comunitarie in materia di protezione dei consumatori, per adattarle alle nuove esigenze della realtà digitale ed in particolare alle vendite on-line.
Inoltre, nel marzo 2007 la Commissione ha presentato una Strategia per la politica dei consumatori dell'UE 2007-2013 con la quale intende sviluppare la fiducia dei consumatori, accrescendone la protezione, nel mercato interno e nelle sue nuove potenzialità, costituite dallo sviluppo degli acquisti on-line.
È importante che il Parlamento, in stretto raccordo con il Governo, sia coinvolto nella revisione della politica dei consumatori, assicurando un maggiore orientamento alla trasparenza dei mercati, un alto livello di protezione che consenta di guadagnare la fiducia dei consumatori negli acquisti transfrontalieri, la scelta da presentare ai consumatori circa i servizi finanziari relativa alla previdenza per la vecchiaia o il finanziamento di beni immobiliari.

Migliorare l'ambiente giuridico per le imprese e i cittadini.
La relazione riferisce sull'attività dell'UE in materia di semplificazione legislativa, nel corso del 2006. Nella relazione il Governo ricorda di aver dato avvio alla creazione di una policy esplicita ed organica in materia di miglioramento della regolamentazione e semplificazione normativa ed amministrativa in ambito nazionale, dando un forte contributo alla definizione ed all'attuazione degli indirizzi adottati a livello comunitario.
Va ricordato, al riguardo, che la Commissione europea ha adottato nel gennaio 2007 un programma d'azione che propone di operare, con l'aiuto degli Stati membri, una misurazione degli oneri amministrativi legati alla legislazione comunitaria e


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invita gli stessi Stati membri a misurare e ridurre gli oneri amministrativi imposti dalle legislazioni nazionali e regionali.
Il Consiglio europeo di marzo 2007 ha ribadito che il miglioramento della regolamentazione è un importante strumento per rafforzare la competitività, la crescita e l'occupazione, fissando l'obiettivo della riduzione del 25 per cento degli oneri amministrativi derivanti dalla legislazione UE entro il 2012, invitando gli Stati membri a fissare i loro obiettivi nazionali entro il 2008.
È importante che l'Italia sostenga le iniziative intese a ridurre gli oneri amministrativi, in coerenza con gli interventi già attuati o proposti dal Governo nel corso di questa legislatura.

Concorrenza e aiuti di stato.
La relazione annuale fornisce indicazioni sui lineamenti principali della politica della concorrenza dell'UE nel 2006. Dopo la presentazione della relazione, la Commissione ha avviato nuove iniziative concernenti la riforma della disciplina degli aiuti di Stato, individuata come priorità nell'ambito del rilancio della strategia di Lisbona, con particolare riferimento agli aiuti per la tutela dell'ambiente e a quelli per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà.

Agricoltura.
La relazione richiama l'attività svolta nel corso del 2006 dal Governo a livello di UE per la prosecuzione della riforma della PAC e nei settori ritenuti più rilevanti.
Sono pendenti in questo settore numerose iniziative delle Istituzioni del'UE di particolare importanza. Su alcune il Parlamento è già intervenuto; su altre - che si riportano di seguito - appare necessario che il Parlamento, in stretto raccordo con il Governo, concorra a definire la posizione italiana.

Il «bilancio di salute» della PAC.
La Commissione europea presenterà il 20 novembre 2007 una comunicazione sul bilancio di salute della PAC nella quale potrebbe formulare alcune ipotesi di riforma intermedie che troverebbero applicazione tra il 2009 e il 2013, in vista delle nuove prospettive finanziarie dell'UE dopo il 2013, alla luce della revisione generale del bilancio dell'UE. La Commissione ha auspicato che sul documento il Consiglio adotti conclusioni nella primavera 2008, in modo da consentire alla Commissione stessa di elaborare le sue proposte legislative per il maggio 2008, in vista di un accordo politico durante la Presidenza francese dell'UE (secondo semestre 2008).
In questo contesto occorre che il Parlamento avvii tempestivamente una riflessione sul futuro della politica agricola europea, con particolare riferimento alla possibilità di concentrare il sostegno del bilancio dell'UE sui coltivatori anziché sui proprietari agricoli nonché di introdurre il cofinanziamento nazionale della PAC.

Settore vitivinicolo.
La Commissione ha presentato, il 4 luglio 2007, una proposta di regolamento sulla riforma del settore vitivinicolo, che sarà esaminata dal Parlamento europeo nella sessione del 12 dicembre 2007. Le Commissione agricoltura e politiche dell'UE della Camera dei deputati avevano già esaminato la comunicazione della Commissione del giugno 2006, che prospettava le linee della riforma, approvando, nel febbraio 2007, specifici indirizzi al Governo per la conduzione dei negoziati.
Un'analoga procedura è ora in corso di definizione con riferimento alla proposta di regolamento.
Il caso della riforma del settore vitivinicolo costituisce sicuramente un esempio della capacità del Parlamento di intervenire con tempestività ed incisività nella formazione della normativa dell'UE.

Settore del latte e dei prodotti caseari.
La relazione ricorda che nel corso del 2006 il Governo ha provveduto alla elaborazione di una relazione al Consiglio e alla Commissione europea sull'andamento dell'attività di riscossione del prelievo


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supplementare (quote latte), e nella relazione viene dato brevemente conto di tale attività.
Nel corso di una recente riunione del Consiglio agricoltura, il commissario Fischer Boel ha annunciato di voler affrontare - al momento del bilancio dell'andamento della PAC previsto per i prossimi mesi - la questione delle quote latte, in considerazione della situazione, verificatasi nel corso del 2007, di penuria e conseguenti aumenti del latte nonché della richiesta di una maggioranza di Stati membri dell'aumento rapido delle quote.
La Commissione agricoltura, nel suo parere, ritiene necessario che il confronto aperto sull'aumento delle quote - utile ed auspicabile - sia indirizzato nel senso di decisioni che contribuiscano allo sviluppo delle imprese che hanno esercitato l'attività produttiva nel rispetto delle regole.

Pesca.
Relativamente alla pesca, la relazione dà conto delle attività svolte a livello nazionale ed europeo per la modernizzazione del settore.
La Commissione agricoltura, nel suo parere, ritiene che per il settore della pesca, occorre operare affinché: si rimuovano gli ostacoli che impediscono la piena operatività del Fondo europeo per la pesca e Piano d'azione per il mediterraneo; sia promossa la cooperazione multilaterale con i Paesi terzi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, operando per una armonizzazione delle regole che non penalizzino le flotte italiane.

Sicurezza alimentare e OGM.
Nella relazione il Governo sottolinea l'importanza del potenziamento della tutela della sicurezza alimentare, in particolare per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti geneticamente modificati. Sono peraltro pendenti alcune importanti iniziative, in particolare, una proposta di regolamento relativa alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari.

Politiche del lavoro e per l'inclusione sociale.
La relazione annuale reca indicazioni generali in merito agli obiettivi e agli interventi che il Governo intende perseguire nel settore delle politiche per il lavoro e l'inclusione sociale, anche se non specificamente riferiti alle iniziative dell'Unione europea in questo settore.
Sono peraltro in corso, a livello di UE, alcune importanti iniziative su cui potrebbe essere opportuno l'intervento della Camera.

Flessicurezza e modernizzazione del diritto del lavoro.
La relazione evidenzia che il Governo intende approfondire il dibattito sulla flexicurity, sottolineando che la struttura del mercato del lavoro deve essere compatibile con le esigenze della vita privata. Il dibattito in materia è stato avviato, nel novembre 2006, dalla Commissione europea con la presentazione del Libro Verde sulla modernizzazione del diritto del lavoro e nel giugno 2007, con una comunicazione intesa a definire principi comuni in materia di flessicurezza.
I temi in questione sono stati considerati dalla Commissione politiche dell'UE nell'ambito dell'esame della Strategia politica annuale e di quello dell'Inventario della realtà sociale europea
La Commissione lavoro, nel suo parere, valuta positivamente gli obiettivi del Governo di rafforzamento dell'efficacia delle politiche per l'occupazione, con una combinazione di flessibilità lavorativa, protezione sociale e sicurezza occupazionale flexicurity, di una maggiore equità sociale, di lotta alle disparità territoriali e di tutela delle fasce deboli, in aderenza agli obiettivi della rinnovata Strategia di Lisbona.
È importante che il Parlamento continui a partecipare attivamente, in raccordo con il Governo, alle attività dell'UE in materia, che hanno evidenti ricadute anche sulle misure in corso di preparazione nel nostro paese e sono decisive non solo


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per la competitività e l'occupazione ma per la natura stesa dei modelli sociali europei.
Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alle iniziative dell'UE relative alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, quale strumento volto anche a superare la povertà.

Protezione, inclusione e previdenza sociale.
La relazione riporta gli orientamenti generali, non specificamente riferiti all'attività dell'UE, che il Governo intende seguire per ridurre le condizioni di povertà. In particolare, la relazione richiama l'attenzione sulle azioni per combattere l'emarginazione sociale, con riferimento alle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, a persone anziane, agli immigrati.
Anche in questo settore sono all'esame delle Istituzione dell'UE alcune importanti iniziative:
la relazione intermedia sull'inventario della realtà sociale, di cui è in corso l'esame presso le Commissione politiche dell'UE e affari sociali;
una comunicazione sui servizi sociali d'interesse generale nell'Unione europea, sulla potrebbe essere utile avviare l'esame alla Camera, per l'evidente delicatezza delle questioni affrontate e le sue ricadute anche a livello nazionale.

Solidarietà tra le generazioni e invecchiamento della popolazione.
L'UE ha affrontato in diverse occasioni le questioni relative agli andamenti demografici e alle ricadute sia sul mercato del lavoro che sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
Nel maggio 2007 il Consiglio occupazione ha approvato un parere congiunto dei comitati per l'occupazione e per la protezione sociale sull'invecchiamento attivo, che incoraggia le persone anziane a rimanere attive in età più avanzata. Anche il Consiglio ECOFIN ha adottato conclusioni in materia di invecchiamento della popolazione e mercati finanziari, nelle quali, fra l'altro: invita gli Stati membri a esaminare eventuali ulteriori soluzioni per accrescere i livelli di partecipazione e di contribuzione delle famiglie ai regimi pensionistici non obbligatori; nonché per ampliare l'offerta di prodotti di risparmio a fini pensionistici.

Politiche per la famiglia.
La relazione annuale indica gli obiettivi generali del Governo in materia di politiche per la famiglia senza peraltro specifici riferimenti all'attività dell'Unione europea. In particolare, il Governo intende favorire la conciliazione tra i tempi di lavoro e di cura familiare, per il loro impatto sull'occupazione femminile, con particolare attenzione al potenziamento dei servizi per la prima infanzia (con l'impegno ad avvicinarsi all'obiettivo del 33 per cento di copertura, fissato a livello comunitario). Inoltre, la relazione sottolinea che con le politiche per la famiglia si intende contribuire alla strategia europea per la crescita dell'occupazione. A tal fine il Governo mira ad estendere i congedi di maternità e paternità remunerati; a stimolare modalità di organizzazione del lavoro innovative, compatibili con le esigenze di cura familiare nonché favorire l'emersione del lavoro irregolare.
La Commissione lavoro, nel suo parere, valuta positivamente gli obiettivi del Governo.
Sono all'esame delle Istituzioni dell'UE alcune importanti iniziative in materia. Nel maggio 2007 la Commissione ha avviato la seconda fase della consultazione dei partner sociali europei sulla conciliazione della vita professionale, privata e familiare. Sulla base del parere delle parti sociali europee, la Commissione deciderà sull'opportunità di una proposta legislativa.
Il Consiglio occupazione di maggio 2007, facendo seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2007, ha adottato conclusioni sull'importanza delle politiche favorevoli alla famiglia in Europa e sulla creazione di un'Alleanza per la famiglia (rectius: per le famiglie), formulando


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raccomandazioni agli Stati membri e alle Istituzioni dell'UE.
Anche su questi aspetti è importante che il Parlamento partecipi attivamente, in raccordo con il Governo, alla definizione della posizione italiana, nonché all'adozione delle misure di competenza nazionale nel quadro dell'Alleanza delle famiglie.

Pari opportunità.
La relazione annuale richiama l'attenzione, in particolare, sul recepimento di direttive comunitarie e sulla partecipazione dell'Italia ai lavori relativi all'adozione di atti comunitari in materia di parità di genere. Con particolare riferimento alla «Tabella di marcia» per la parità di genere la relazione sottolinea che l'Italia ne ha garantito l'attuazione a livello nazionale, particolarmente attraverso la programmazione comunitaria dei fondi strutturali.
La Commissione lavoro, nel suo parere, sottolinea l'importanza di una ferma prosecuzione dell'attività del Governo nel perseguimento degli obiettivi indicati nella «Tabella di marcia», anche in considerazione dell'approssimarsi dell'anno 2010.
Sono in corso ulteriori iniziative dell'UE in questo settore, alcune delle quali assumono particolare rilievo, soprattutto in quanto parte essenziale dell'attuazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona, che prevede l'obiettivo di un'occupazione femminile pari ad almeno il 60 per cento entro il 2010. In particolare, il 18 luglio 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione sull'analisi delle cause del divario tra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne e l'individuazione delle possibili modalità per porvi rimedio.
È sicuramente apprezzabile che il Governo abbia presentato nel corso del mese di ottobre una Nota Aggiuntiva al Rapporto sullo stato d'attuazione del Programma Nazionale di Riforma 2006-2008 relativa alle Iniziative per l'occupazione e la qualità del lavoro femminile nel quadro degli obiettivi europei di Lisbona
La nota osserva come il tasso di occupazione femminile in Italia pari nel 2006 al 46,3 per cento, non solo sia nettamente inferiore rispetto alla media dell'Unione del 57,4, ma si trovi addirittura largamente al di sotto dell'obiettivo finale ed anche dell'obiettivo intermedio fissato al 57 per cento per il 2005. La nota sottolinea come la scarsa occupazione femminile abbia riflessi sul tasso d'occupazione dell'intera popolazione, che nel 2006 è stato del 58,4 per cento, rispetto alla media dell'Unione a 27 del 64,4 per cento.
L'innalzamento del tasso di occupazione femminile e della sua qualità è dunque, come giustamente sottolineato dal Ministro delle politiche europee nel corso dell'esame in Commissione, una priorità sia per elevare il potenziale di crescita che per garantire una più equa ripartizione delle risorse pubbliche. È di fondamentale importanza promuovere, in tale contesto, anche l'imprenditorialità femminile, in coerenza con quanto previsto dalla comunicazione della Commissione COM(2007)592 e sottolineato nel parere del Comitato economico e sociale europeo dell'11 luglio 2007 (occupabilità e imprenditorialità - la società civile, le parti sociali e gli enti regionali e locali in una prospettiva di genere).

Politica per la salute.
Relativamente al settore della salute, nella relazione annuale il Governo sottolinea la volontà di muoversi nell'ambito della futura strategia europea in materia.
A tale proposito si ricorda che, il 20 aprile 2007, la Commissione ha presentato un documento di riflessione dal titolo «La sanità in Europa: un approccio strategico», volto ad offrire alle parti interessate la possibilità di commentare i progetti concernenti la futura strategia in materia di sanità, che la Commissione intende presentare nel corso del 2007.
Nella relazione il Governo inoltre segnala l'impegno sia a livello nazionale che a livello comunitario sulle questioni attinenti alla mobilità sanitaria internazionale.


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Beni e attività culturali.
La relazione annuale richioama le principali attività svolte bnel settore nel corso del 2006.
Dopo la presentazione della relazione annuale, è stata prsentata l'agenda europea per la cultura, che è all'esame delle Commissioni politiche dell'UE e cultura.

Istruzione e formazione.
La relazione annuale ricorda l'importanza dell'istruzione e della formazione nel quadro della Strategia di Lisbona e sottolinea la centralità del programma di lavoro «Istruzione e formazione 2010» per l'azione dei Ministri dell'istruzione. Tale programma mette a fuoco gli obiettivi ed individua le aree prioritarie di intervento, tra le quali si fa specifico riferimento al cosiddetto processo di Copenhagen orientato al rafforzamento della cooperazione in materia di istruzione e formazione professionale.
La relazione registra, inoltre, l'incremento del livello quantitativo e qualitativo della cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione.
Oltre alle attività richiamate nella relazione, nel corso del 2006 sono state avviate alcune importanti iniziative riguardanti l'apprendimento permanente nonché l'efficienza ed equità dei sistemi educativi e formativi di cui il Consiglio europeo, sulle base di documento della Commissione europea, ha più volte ribadito l'importanza anche ai fini del conseguimento degli obbiettivi di Lisbona.
Sono inoltre all'esame delle istituzioni europee alcune interessanti iniziative su cui potrebbe essere opportuno il coinvolgimento del Parlamento:
la proposta di raccomandazione relativa all'istituzione di un Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (QEQ);
a consultazione sul tema «Le scuole per il 21o secolo»;
la proposta di decisione che istituisce un programma d'azione comunitaria per il miglioramento della qualità nell'istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale mediante la cooperazione con i paesi terzi Erasmus Mundus (2009-2013).

È importante che il Governo sostenga, nelle opportune sedi comunitarie, tutte le iniziative relative all'apprendimento permanente e all'efficienza ed equità dei sistemi educativi e formativi, assicurando al tempo stesso l'adozione a livello nazionale delle misure, anche finanziarie, necessarie a darvi attuazione.

Politica energetica.
La relazione annuale ricorda l'importanza del pacchetto integrato di misure, volte a definire una nuova politica energetica per l'Europa (cosiddetto pacchetto energia), presentato dalla Commissione il 10 gennaio 2007.
Va peraltro ricordato che, sulla base delle proposte della Commissione, il Consiglio europeo dell'8-9 marzo 2007 ha approvato un piano d'azione in materia di politica energetica europea per il periodo 2007-2009.
Il 19 settembre 2007 la Commissione ha poi presentato un pacchetto di misure volte a realizzare pienamente l'apertura del mercato dell'energia nei settori dell'elettricità e del gas completando la normativa esistente.
La Commissione attività produttive, nel suo parere, ha sottolineato l'opportunità che il Governo riformuli complessivamente la politica del settore energetico, oltre che mediante l'attuazione delle direttive europee, anche con l'elaborazione di un Piano energetico nazionale «che programmi complessivamente lo sviluppo della politica in tale settore con la prospettiva del miglioramento del livello di autosufficienza energetica del Paese, e di una ridefinizione del mix energetico di base».
È fondamentale, a tal fine, che l'Italia si adoperi per una rapida approvazione delle proposte sopra richiamate, che assicurerebbero la creazione di una reale politica energetica dell'Unione europea,


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anche in considerazione dell'importanza strategica e degli effetti positivi per il nostro Paese centrata sulla promozione del risparmio, dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e dell'innovazione tecnologica nel settore.

Ricerca e innovazione.
Relativamente alla ricerca e innovazione la relazione annuale ricorda innanzitutto le conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2006 che ha posto tra le priorità di intervento dell'UE la necessità di un maggiore investimento nella conoscenza e nell'innovazione, invitando tutti gli Stati membri a promuovere politiche e azioni per conseguire l'obiettivo generale di destinare il 3 per cento del PIL alla ricerca e allo sviluppo entro il 2010, con due terzi della spesa proveniente dal settore privato.
Al riguardo, la seconda relazione sull'attuazione del piano nazionali di riforma (PICO), presentata dal Governo nello scorso ottobre, pur riconoscendo il ritardo esistente, indica alcuni segnali incoraggianti per il rilancio della ricerca e sviluppo italiana verso gli standard medi europei.
Si ricorda, infine, che dopo la presentazione della relazione annuale, il 4 aprile 2007, la Commissione europea ha presentato il libro verde sullo Spazio europeo della ricerca che è già in corso di esame presso le Commissioni Politiche dell'UE e cultura della Camera.

Trasporti, infrastrutture e reti transeuropee.
Con riferimento al settore dei trasporti la relazione reca un resoconto accurato, per ciascun settore, delle iniziative all'esame dell'UE nel corso del 2006, senza indicare orientamenti del Governo per il 2007.
In merito ad alcune importanti misure all'esame delle istituzioni dell'UE sarebbe opportuna che il Parlamento, in stretto raccordo con il Governo, concorresse alla definizione della posizione italiana.
Molte iniziative rilevanti sono all'esame delle istituzioni europee nel settore della sicurezza dei trasporti, al fine di dare seguito agli orientamenti individuati nel libro bianco sulla politica comune dei trasporti e nel programma di azione sulla sicurezza stradale.
Di particolare rilievo è inoltre il pacchetto di misure intese a sopprimere gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo delle ferrovie in Europa e a favorire la rivitalizzazione e la competitività del settore mediante la semplificazione delle procedure e la riduzione degli oneri che gravano sui relativi operatori.
Con riferimento alle reti transeuropee, nel marzo 2007 la Commissione ha adottato una comunicazione dal titolo «Le reti transeuropee: verso un approccio integrato» nella quale fa il punto sulla situazione per reti di trasporti, energia e telecomunicazioni e valuta la possibilità di sviluppare sinergie tra le stesse e di migliorarne il finanziamento.
Con una comunicazione del 31 gennaio 2007, la Commissione ha, inoltre, sottolineato la necessità di estendere i grandi assi transeuropei di trasporto ai paesi vicini.

Ambiente.
Nella relazione il Governo fornisce orientamenti d'intervento riguardo al tema dello sviluppo sostenibile e segnala le proposte su biodiversità, ambiente marino e qualità dell'aria; la relazione non dà conto di iniziative che il Governo intenda assumere in altre materie. Il Governo esprime, inoltre, il proprio supporto all'attuazione della strategia rinnovata per lo sviluppo sostenibile, adottata dal Consiglio europeo del 14 e 15 giugno 2006. In particolare, il Governo segnala il proprio interesse per i seguenti aspetti: individuazione chiara di obiettivi operativi, target ed esempi di azione per ciascuna delle sette aree tematiche della strategia per lo sviluppo sostenibile; promozione e diffusione delle eco innovazioni e delle tecnologie ambientali; sviluppo di una nuova politica energetica; preparazione in tempi brevi delle opzioni per un accordo internazionale post-2012 in materia di cambiamento climatico; perseguimento dell'obiettivo dell'UE di arrestare


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la perdita di biodiversità entro il 2010; attuazione di misure specifiche volte a conseguire modelli di consumo e di produzione più sostenibili.
Appare pienamente condivisibile il sostegno del Governo all'attuazione della strategia rinnovata per lo sviluppo sostenibile.
A quest'ultimo proposito si segnala che la Commissione preannuncia per l'inizio del 2008 la presentazione di un piano d'azione sulla produzione e il consumo sostenibili, unitamente ad un piano d'azione su una politica industriale sostenibile, su cui sarà opportuno un tempestivo esame da parte della Camera.

Cambiamento climatico.
Il Governo segnala fra le priorità la preparazione in tempi brevi delle opzioni per un accordo internazionale in materia di cambiamento climatico per il periodo successivo al 2012. Per il resto, la relazione non fornisce alcun indirizzo di intervento rispetto alle iniziative in corso.
Il Consiglio europeo dell'8 e 9 marzo 2007 ha dedicato uno specifico paragrafo delle sue conclusioni alla politica climatica ed energetica integrata, nel quale si sottolinea la necessità di un intervento urgente ed efficace per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e si rileva il ruolo guida dell'UE nella protezione internazionale del clima. La Commissione ha presentato, inoltre, il Libro verde sull'adattamento al cambiamento climatico in Europa, che individua ulteriori linee di azione al riguardo.
Nel suo parere la Commissione ambiente raccomanda di «rafforzare nell'ordinamento interno e in ambito comunitario le misure in materia di cambiamenti climatici, assumendo - in particolare - gli orientamenti e le proposte contenuti nella relazione approvata dalla VIII Commissione ai fini della definizione delle politiche a livello nazionale e internazionale e delle connesse iniziative, anche normative, a partire dalla corrente legge finanziaria». Va ricordato che, il 18 settembre, la Camera, in esito al dibattito sulla relazione della Commissione ambiente, ha approvato una risoluzione sui cambiamenti climatici.
È fondamentale, quindi, che l'Italia sostenga un'effettiva attuazione della politica energetica e climatica integrata, superando le serie inadempienze rispetto alle indicazioni della Commissione europea adoperandosi per l'adozione di tutte le misure necessarie, in coerenza con la citata risoluzione adottata dalla Camera nello scorso settembre.

Politica commerciale.
Nella relazione il Governo italiano segnala innanzitutto che anche per il 2006 si è posto l'obiettivo principale di rafforzare la complementarietà tra due fondamentali linee di attività: l'una concernente la politica commerciale e l'altra la gestione degli scambi commerciali. Ciò allo scopo di migliorare la competitività dell'Italia nel panorama internazionale. Il Governo italiano si è fatto interprete degli interessi dei settori produttivi e delle imprese di export italiani nel corso dei lavori comunitari svoltisi nel 2006, di cui la relazione fornisce un resoconto.
Tra le iniziative in corso la relazione segnala l'interesse strategico rappresentato dalla proposta di regolamento relativa all'indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi, (cosiddetta Made in. La proposta prevede l'introduzione di un sistema di marchio di origine obbligatorio, facilmente riconosciuto e compreso dal consumatore.
È opportuno che il Governo si adoperi per una rapida approvazione della proposta, che accrescerebbe significativamente la tutela e il potere di scelta dei consumatori, con effetti benefici per la concorrenza e il funzionamento del mercato interno.

Organizzazione mondiale del commercio - Negoziati di Doha.
La relazione segnala l'importanza per l'economia mondiale, per l'Europa e per la difesa degli interessi italiani della prosecuzione dei negoziati di Doha per lo sviluppo. I negoziati, dopo la sospensione


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del luglio 2006, sono ripresi sulla base delle proposte avanzate nel luglio 2007 dai presidenti dei gruppi negoziali sui prodotti agricoli e sui prodotti industriali, con l'auspicio di arrivare ad un accordo entro la fine dell'anno. La relazione del Governo dà, inoltre conto delle iniziative assunte dall'Italia a tutela degli interessi nazionali, anche attraverso il ricorso dei diversi strumenti di difesa commerciale.

La politica fiscale.
La relazione riferisce sull'attività svolta in materia fiscale nel corso del 2006 dalle istituzioni europee senza peraltro fornire indicazioni sugli indirizzi che il Governo intende seguire nell'anno in corso. Sono tuttavia pendenti alcune importanti iniziative all'esame delle istituzioni dell'UE.
Diverse iniziative attengono alla cooperazione tra gli Stati membri nel quadro di una strategia contro l'evasione fiscale a livello europeo, anche allo scopo di colmare la carenza di stime sull'ammontare delle imposte non percepite a causa della frode fiscale. In particolare, la Commissione ha adottato il 31 maggio 2006 una comunicazione sulla necessità di sviluppare una strategia coordinata al fine di migliorare la lotta alle frodi fiscali, su cui il Consiglio ECOFIN del giugno 2007 si è espresso favorevolmente, rilevando che la lotta all'evasione fiscale, specialmente nel settore della tassazione indiretta, deve essere affrontata fattivamente e con decisione nell'interesse degli imprenditori onesti e dei bilanci degli Stati membri.
In coerenza con quanto osservato anche dalla Commissione finanze nel suo parere, l'Italia non può che sostenere questa strategia, che è perfettamente coerente con gli sforzi nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale che sono stati intrapresi, con risultati incoraggianti, in questa legislatura dal Governo.
Di estrema importanza per il nostro Paese, come rilevato anche nel parere della Commissione finanze, sono inoltre i lavori in corso presso la Commissione europea in merito alla possibile introduzione di una base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB).
È fondamentale sostenere le iniziative della Commissione al riguardo che consentirebbero di attenuare il fenomeno della concorrenza fiscale dannosa, riducendo le sperequazioni nel regime di tassazione delle società con attività trasnfrontaliera.

Lotta al riciclaggio e al terrorismo.
Nell'ambito delle misure volte al contrasto al finanziamento del terrorismo, accanto ai provvedimenti ricordati nella relazione annuale, sono tuttora all'esame delle istituzioni europee proposte legislative sui servizi di pagamento nel mercato interno sull'identificazione e il recupero dei proventi di reato o di altri beni connessi.
È opportuno che il Governo si adoperi per una rapida approvazione delle proposte, che accrescerebbe significativamente gli strumenti a disposizione per una lotta efficace contro il finanziamento del terrorismo e di altre attività criminose di carattere transnazionale.

Politica di coesione.
La relazione annuale si sofferma sull'esame del quadro strategico nazionale 2007-2013 presentato dall'Italia alla Commissione ed approvato da quest'ultima il 13 luglio 2007.
Per quanto riguarda i futuri sviluppi della politica di coesione, la Commissione europea ha adottato, il 30 maggio 2007, la IV Relazione sulla coesione economica e sociale, che ha avviato una consultazione sul futuro della politica di coesione, i cui risultati saranno presentati nella primavera 2008.
È necessario che il Parlamento avvii, in stretto raccordo con il Governo, una riflessione intesa a definire la posizione del nostro Paesi in vista dell'avvio del dibattito sul futuro della politica di coesione, analogamente a quanto avvenuto nella scorsa legislatura in seguito alla presentazione della terza relazione sulla coesione economica e sociale.


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Coesione territoriale.
La coesione territoriale ha assunto negli ultimi un'importanza crescente tra gli obiettivi dell'UE ed è espressamente riconosciuta, accanto alla coesione economica e a quella sociale, dal nuovo trattato approvato a Lisbona. Nel maggio 2007 si è svolta a Lipsia la riunione informale dei ministri responsabili dello sviluppo urbano e della coesione territoriale, nel corso della quale sono stati adottati due documenti: l'»Agenda territoriale dell'UE» e la «Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili», che contengono specifiche raccomandazioni per gli Stati membri.
La Commissione europea ha inoltre annunciato la presentazione di una comunicazione sulla coesione territoriale nel corso del 2008.
Anche su questi temi è necessario che il Parlamento avvii, in stretto raccordo con il Governo, una riflessione intesa a definire la posizione del nostro Paese sul tema e a prospettare interventi atti a conseguire gli obiettivi concordati a livello europeo nell'ordinamento italiano.