IV Commissione - Mercoledì 16 gennaio 2008


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ALLEGATO 1

DL 248/2007: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria (C. 3324 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La IV Commissione Difesa,
esaminato il disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2007, n 248, recante «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria»;
premesso che le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 2, del predetto decreto-legge appaiono non correttamente formulate;
valutate positivamente le disposizioni di cui all'articolo 2 del citato decreto-legge,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
all'articolo 1, comma 2, primo periodo, del decreto-legge sostituire le parole: «sul quale Fondo confluiscono», con le seguenti: «sul quale confluiscono, in apposito Fondo,» conseguentemente, al secondo periodo del medesimo comma del citato articolo 1, sostituire le parole: «sulla predetta missione» con le seguenti: «sul predetto Fondo».


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01902 Galante: Sulla costruzione di navi LHD (Landly Helicopter Dock).

TESTO DELLA RISPOSTA

Negli ultimi anni le Forze Armate stanno compiendo un grande sforzo di modernizzazione, onde perseguire uno strumento tecnologicamente avanzato, proiettabile, effettivamente impiegabile, pienamente interforze ed interoperabile con i nostri alleati, uno specifico ed unico concorso alle attività di protezione civile.
Oggi il nuovo scenario geo-strategico impone un nuovo approccio all'impiego delle Forze Armate, in contesti prevalentemente multinazionali e con un sempre più stretto coordinamento non solo tra esse, ma anche con le diverse istituzioni ed agenzie governative nazionali e internazionali (ONU, UE, NATO, OSCE), con l'obiettivo di assicurare a qualunque intervento militare le dovute garanzie di legittimità e di contribuire al mantenimento degli impegni internazionali.
In tale quadro, anche la Marina militare è chiamata a compiere questo sforzo per fornire il proprio contributo per l'assolvimento dei compiti istituzionali dell'intera compagine militare, quale strumento della «politica estera e di sicurezza» del Paese.
Ciò premesso, si rappresenta che l'esigenza di acquisire nuove unità Landing Helicopters Dock (LHD) è dettata principalmente dalla necessità di sostituire le attuali Landing Platforms Dock (LPD) - navi San Giorgio, San Marco e San Giusto - la cui dismissione avverrà, prolungandone la vita operativa, nel 2018, 2022 e 2028, date in cui entreranno in servizio, rispettivamente, la prima, la seconda e la terza LHD.
L'acquisizione di Unità navali del tipo LHD consentirà, rispetto alle attuali LPD, di potenziare le capacità di mobilità strategico-marittima, di trasporto anfibio in senso interforze, nonché di sostegno sanitario grazie alla possibilità di imbarcare un assetto ospedaliero di maggiore potenzialità tipo «Role 3». In particolare, quest'ultimo assetto permetterà, infatti, una più aderente e tempestiva capacità d'intervento sanitario in occasione di operazioni al di fuori del territorio nazionale, siano esse per la gestione delle crisi che per interventi in caso di gravi eventi calamitosi.
A riguardo, migliorando le predisposizioni già previste per le attuali LPD, anche le nuove LHD disporranno di sistemazioni-sistemi idonei a soddisfare le prioritarie esigenze di Protezione Civile, garantendo altresì la capacità di costituire un adeguato Centro Operativo Avanzato per coordinare operazioni umanitarie e di protezioni civili complesse e prolungate, anche lontane dalla madrepatria. Funzioni quindi particolarmente importanti quando si ricordi che nella maggioranza dei casi le calamità naturali e le emergenze ambientali di varia natura, possono essere fronteggiate solo o comunque molto più efficacemente intervenendo dal mare.
Peraltro, l'imbarco delle numerose attrezzature necessarie per conferire all'Unità navale in argomento le suddette capacità multiruolo, ha indotto a prevedere un dislocamento superiore all'attuale, pari a circa 16.000 tonnellate, dislocamento comunque inferiore a quello delle paritetiche unità francesi e britanniche nonché a quello delle future LHD spagnole.


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Per, ciò che concerne l'asserita «moltiplicazione del potenziale offensivo», le nuove navi LHD sono destinate al trasporto della «Forza anfibia» nazionale, al pari delle attuali LPD, ma con un più adeguato standard di sostentamento sanitario e logistico nonché di vivibilità a bordo per il personale.
Le navi saranno, altresì, dotate unicamente di sistemi d'arma di autodifesa idonei a contrastare anche attacchi di natura terroristica diretti contro le stesse.
In tale contesto, è attualmente previsto che l'avvio della costruzione della prima LHD non avverrà prima del 2013 nel rispetto dell'iter regolamentare nazionale.
Alla luce del quadro delineato, si ritiene che il programma dianzi esaminato «non solo non contrasti con gli assetti di una Marina calibrata sugli obiettivi strategici» ma, viceversa, sia perfettamente aderente ai compiti di difesa del territorio nazionale in termini militari ma anche e soprattutto di protezione civile e agli impegni discendenti dall'importante ruolo che l'Italia svolge a livello internazionale nella proiezione di stabilità e nella gestione delle crisi.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01903 De Zulueta: Su eventuali prigionieri catturati dal contingente italiano nel corso di azioni di combattimento in Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione ai contenuti dell'interrogazione che - preme sottolinearlo - non investono prevalentemente profili di competenza del Dicastero, si fa notare, per quanto di specifica pertinenza, che i militari del nostro Contingente schierato in Afghanistan mai hanno fatto prigionieri né detenuto alcun individuo.
Le disposizioni nazionali in materia, tuttavia, prevedono che i soggetti ostili possano essere consegnati alle Autorità locali afgane, ma solo previa dimostrazione di concrete ed adeguate garanzie circa il rispetto del trattamento umanitario previsto dalla Convenzione di Ginevra.
Infine, con riguardo alle affermazioni in premessa dell'Onorevole interrogante circa «la partecipazione di soldati italiani ad azioni di combattimento» è opportuno ribadire alcuni dei concetti espressi nell'ambito della risposta fornita dal Dicastero alla richiamata interrogazione a firma dell'onorevole Galante in data 14 novembre 2007.
In tale circostanza, è stato evidenziato che, nella prima decade di novembre 2007, unità nazionali, in attività di ricognizione e supporto alle Forze di sicurezza afgane nel settore meridionale dell'Area di Responsabilità a guida nazionale del Regional Command West, hanno subito isolati attacchi da parte di elementi ostili e, conseguentemente, hanno messo in atto mirate reazioni di risposta al fuoco.
Premesso che l'uso della forza è consentito nell'ambito dell'esercizio del diritto di legittima difesa, è evidente come la conseguente reazione a fuoco sia stata unicamente finalizzata a proteggere le unità italiane nell'assolvimento dei loro compiti di supporto alle unità militari afghane, con le quali stavano cooperando nell'attività di controllo del territorio.
Lo spirito ed il metodo con cui l'Italia sta operando in Afghanistan - va ricordato, ancora una volta - sono tutt'altro che associabili al concetto di guerra.
L'eventuale uso della forza da parte dei nostri militari avviene unicamente in funzione delle circostanze ed in misura proporzionale alla situazione, nel rispetto del diritto internazionale e delle norme ed usi sui conflitti armati, nonché delle leggi e regolamenti nazionali ed in coerenza con quelle delle forze cooperanti.
In sintesi, l'azione in Afghanistan è un'azione militare che corrisponde a precise regole d'ingaggio applicate nel perseguimento dell'obiettivo iscritto nell'acronimo ISAF (International Security Assistance Force), ovvero Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza.