Doc. IV, n. 3-A





Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una domanda di autorizzazione a eseguire nei confronti del deputato Raffaele FITTO la misura cautelare personale restrittiva degli arresti domiciliari, avanzata dal Gip di Bari ai sensi degli articolo 68, secondo comma, Cost. e 4, comma 1, della legge n. 140 del 2003.

Ipotesi accusatoria. La procura della Repubblica di Bari sta conducendo un'indagine per fatti di falso in atto pubblico, corruzione e violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici. L'ipotesi di reato formulata dalla pubblica accusa consiste in un'operazione amministrativa basata sulla legge regionale pugliese n. 24 del 2001 che istituisce l'Agenzia regionale sanitaria (ARES). Tra i compiti di tale agenzia vi sono quelli di supporto tecnico-operativo nella programmazione, nel controllo di gestione e nel monitoraggio dei costi e della qualità del servizio sanitario regionale. L'ARES inoltre può gestire centralmente per conto delle ASL segmenti di attività e centri di acquisto. Nel 2004, l'on. Fitto, nella sua qualità di Presidente della Giunta regionale, avrebbe fatto svolgere una ricognizione della situazione operativa di diverse Residenze sanitarie assistenziali (RSA) per conoscere se queste nella regione Puglia fossero in grado di operare autonomamente come servizio pubblico nell'ambito delle ASL di appartenenza. Secondo l'accusa, pur avendo ottenuto da tale ricognizione risposte che non escludevano la funzionalità autonoma delle RSA, l'on Fitto avrebbe offerto alla Giunta regionale un quadro non veritiero, secondo cui nella regione 11 RSA erano impossibilitate ad operare, ragione per cui era necessario appaltarne il servizio all'impresa privata. Pertanto, la Giunta regionale aveva provveduto a deliberare che l'ARES avrebbe bandito una gara d'appalto per un ammontare di 198 milioni di euro (v. pag. 40 dello stampato doc. IV, n. 3).
Alla gara avevano partecipato diversi raggruppamenti imprenditoriali tra cui il Consorzio San Raffaele riconducibile alla TOSINVEST S.r.l. Secondo il GIP la gara d'appalto sarebbe stata connotata dalle seguenti anomalie: 1) l'ARES non poteva essere una stazione appaltante, perché la legge regionale non lo consentiva; 2) in una seduta della commissione aggiudicatrice veniva restituita l'offerta del Consorzio San Raffaele, la quale poi però risultava vincitrice della gara (v. pag. 42 dello stampato); 3) l'offerta del Consorzio San Raffaele sembrava meno conveniente di quella di un altro concorrente in quanto il canone di concessione da corrispondere alla regione sarebbe stato inferiore a quello offerto da un'impresa non vincitrice (v. pag. 47 dello stampato).
A fronte di questa attività asseritamente contraria ai propri doveri di ufficio l'on. Fitto avrebbe ricevuto un compenso illecito di 500 mila euro (v. pag. 83 dello stampato) in varie tranches anche per il tramite dell'ufficio amministrativo del partito dell'UDC in Calabria da destinare alla campagna elettorale per le successive elezioni regionali ed in particolare alla lista «La Puglia prima di tutto». Per la ricezione di tali contributi l'on. Fitto è accusato sia di corruzione che di illecito finanziamento dei partiti politici. Peraltro secondo l'accusa, l'on. Fitto avrebbe anche tentato di accontentare ulteriormente il Consorzio San Raffaele facendogli conferire «in estensione» e senza gara la gestione di ulteriori 4 RSA, operazione tuttavia non riuscita per il voltafaccia di un funzionario della Regione dapprima ritenuto fidato (v. pagg. 48-53 dello stampato). Ulteriore episodio corruttivo addebitato all'on. Fitto consiste nei contratti pubblicitari fatti da lui affidare dalla società regionale di gestione degli aeroporti a una televisione locale di Lecce (Telerama) in cambio di favorevole trattamento sull'emittente. Le esigenze cautelari sono individuate nel pericolo di reiterazione del reato. La richiesta dei PM era di custodia cautelare per Angelucci (Consorzio San Raffaele) e Pagliaro (Telerama) e di arresti domiciliari per Fitto. Il GIP ha disposto la misura domiciliare per tutti. A partire dalla pagina 138 dello stampato a disposizione dei colleghi si possono leggere i motivi delle asserite esigenze cautelari poste a base della richiesta. Lo stesso GIP esclude il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. Quanto al pericolo di reiterazione del reato, questo viene motivato semplicemente sulla base dell'attitudine degli indagati a commettere reati contro la pubblica amministrazione in una logica di sistematica distorsione della scelta del contraente nelle forniture e nella conseguenziale appropriazione delle risorse della collettività. Parrebbe che in ipotesi tale impostazione possa tutt'al più attagliarsi ai due indagati estranei alla pubblica amministrazione (che potrebbero avvalersi dei nuovi amministratori) ma non all'on. Fitto che non riveste più una posizione apicale nella Giunta regionale.

Fonti di prova. La magistratura adduce, a sostegno delle propria ipotesi accusatoria, essenzialmente una serie di intercettazioni di conversazioni, riscontri bancari e documentazione amministrativa, tutti elementi che i componenti la Giunta hanno potuto consultare e valutare.
In estrema sintesi, si può esporre che l'autorità giudiziaria ha allegato intercettazioni telefoniche da cui risultano i frequenti contatti tra l'on. Fitto e i vari funzionari regionali competenti, anche dopo le elezioni regionali del 2005; la documentazione comprovante le risposte dei vari direttori generali della Aziende sanitarie locali alle domande del Presidente della Giunta regionale sulla funzionalità operativa delle RSA; e i movimenti bancari che attesterebbero i contributi in danaro.

Procedura. La richiesta di autorizzare gli arresti domiciliari dell'on. Fitto è pervenuta il 20 giugno 2006. Il relativo esame è iniziato nella seduta del 28 giugno 2006 ed è proseguito in quella del 5 luglio 2006. Si è concluso nella seduta del 12 luglio. L'on. Fitto è intervenuto due volte, nelle prime due delle sedute citate, offrendosi alle domande dei componenti e facendo presente che si era avuto medio tempore uno sviluppo processuale consistito nella revoca dell'ordine di detenzione domiciliare per il Pagliaro. Con lettera del 28 giugno 2006 il sottoscritto relatore ha chiesto l'acquisizione di tale documento, il quale tuttavia è pervenuto alla Giunta solo in esito a una nuova richiesta avanzata il 5 luglio.
Con lettera del 12 luglio 2006, poi, l'on. Fitto ha indirizzato al sottoscritto relatore una lettera con cui in definitiva ha chiesto che l'autorizzazione sia concessa.
Tale lettera non ha alcuna efficacia giuridica: secondo il costante indirizzo delle Camere (v. seduta del Senato del 13 maggio 1993 - caso Andreotti -; della Camera dei deputati del 15 dicembre 1998 - caso Parenti; e seduta della Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati del 17 gennaio 2006 - caso Alemanno) le prerogative parlamentari appartengono agli organi e a tutela della funzione e dell'autonomia di questi (v. l'ordinanza della Corte costituzionale n. 177 del 1998 e le sentenze n. 10 e 11 del 2000 e 58 del 2004) e non sono disponibili al singolo parlamentare.

Esito dell'esame e conclusioni. I membri della Giunta hanno dunque proceduto a un esame ampio e approfondito della richiesta pervenuta. Di tale esame e delle posizioni che sono emerse è opportuno qui dar conto nel modo più neutro e fedele possibile e dunque si allegano alla presente relazione i resoconti delle sedute in cui l'esame stesso si è svolto, anche per dar conto delle risposte dell'on. Fitto.
Il massimo comune denominatore emerso nella discussione è tuttavia che - per ammissione, in fondo, dello stesso magistrato richiedente (cfr. pag. 138 dello stampato DOC. IV, n. 3) - manchino reali esigenze cautelari a supporto della misura custodiale.
È noto al riguardo che 1e esigenze cautelari richieste dal codice di procedura penale sono il pericolo d'inquinamento delle prove; la possibilità di fuga; e il timore di reiterazione del reato.
È lo stesso GIP di Bari che esclude la sussistenza delle prime due esigenze. Sostiene invece che esisterebbe un immanente pericolo di reiterazione del reato. Ma - ad unanime avviso dei membri della Giunta - un simile pericolo non appare motivato.
Per un verso, la circostanza che l'on. Fitto non sia più al vertice dell'amministrazione regionale inficia notevolmente le sue possibilità di incidere sulle procedure amministrative che - in ipotesi - hanno costituito l'occasione per la perpetrazione dei reati.
Per altro verso, il fatto che egli possa intrattenere rapporti altolocati e dunque stabilire relazioni personali con persone deputate alle scelte politico amministrative della regione Puglia prova troppo: se ne dovrebbe concludere che quasi tutti i parlamentari per tale unica qualità potrebbero essere oggetto di un giudizio di pericolosità sociale.
E ancora: il provvedimento di revoca degli arresti di Pagliaro fa riferimento espresso al carattere irripetibile degli accordi pretesamente corruttivi tra il Fitto e il Pagliaro medesimo. Ma se tali accordi sono irripetibili è con ciò stesso escluso il pericolo di reiterazione del reato.
Per questi motivi, la Giunta all'unanimità propone che l'Assemblea deliberi di negare l'autorizzazione richiesta.

Carlo A. GIOVANARDI, relatore.


ALLEGATO

Resoconto delle sedute della giunta per le autorizzazioni relative all'esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione degli arresti domiciliari del deputato Fitto (Doc. IV, n. 3)

28 Giugno 2006.

Carlo GIOVANARDI, Presidente e relatore, illustra i fatti all'origine della richiesta, facendo presente che tutta la documentazione trasmessa dalla magistratura di Bari è a disposizione dei componenti. In particolare, ricorda che la procura della Repubblica di Bari sta conducendo una indagine per fatti di falso in atto pubblico, corruzione e violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici. L'ipotesi di reato formulata dalla pubblica accusa consiste in un'operazione amministrativa basata sulla legge regionale pugliese n. 24 del 2001 che istituisce l'Agenzia regionale sanitaria (ARES). Tra i compiti di tale agenzia vi sono quelli di supporto tecnico-operativo nella programmazione, nel controllo di gestione e nel monitoraggio dei costi e della qualità del servizio sanitario regionale. L'ARES inoltre può gestire centralmente per conto delle ASL segmenti di attività e centri di acquisto.
Nel 2004, l'on. Fitto, nella sua qualità di Presidente della Giunta regionale, avrebbe fatto svolgere una ricognizione della situazione operativa di diverse Residenze sanitarie assistenziali (RSA) per conoscere se queste nella regione Puglia fossero in grado di operare autonomamente come servizio pubblico nell'ambito delle ASL di appartenenza.
Secondo l'accusa, pur avendo ottenuto da tale ricognizione risposte che non escludevano la funzionalità autonoma delle RSA, l'on Fitto avrebbe offerto alla Giunta regionale un quadro non veritiero, secondo cui nella regione 11 RSA erano impossibilitate ad operare, ragione per cui era necessario appaltarne il servizio all'impresa privata. Pertanto, la Giunta regionale provvedeva a deliberare che l'ARES avrebbe bandito una gara d'appalto per un ammontare di 198 milioni di euro (v. pag. 40 dello stampato).
Alla gara partecipavano diversi raggruppamenti imprenditoriali tra cui il Consorzio San Raffaele riconducibile alla TOSINVEST S.r.l. Secondo il GIP la gara d'appalto sarebbe stata connotata dalle seguenti anomalie: 1) l'ARES non poteva essere una stazione appaltante, perché la legge regionale non lo consentiva; 2) in una seduta della commissione aggiudicatrice veniva restituita l'offerta del Consorzio San Raffaele, la quale poi però risultava vincitrice della gara (v. pag. 42 dello stampato); 3) l'offerta del Consorzio San Raffaele sembrava meno conveniente di quella di un altro concorrente in quanto il canone di concessione da corrispondere alla regione sarebbe stato inferiore a quello offerto da un'impresa non vincitrice (v. pag. 47 dello stampato).
A fronte di questa attività asseritamente contraria ai propri doveri di ufficio l'on. Fitto avrebbe ricevuto un compenso illecito di 500 mila euro (v. pag. 83 dello stampato) in varie tranches anche per il tramite dell'ufficio amministrativo del partito dell'UDC in Calabria da destinare alla campagna elettorale per le successive elezioni regionali ed in particolare alla lista «La Puglia prima di tutto».
Per la ricezione di tali contributi l'on. Fitto è accusato sia di corruzione che di illecito finanziamento dei partiti politici.
Peraltro secondo l'accusa, l'on. Fitto avrebbe anche tentato di accontentare ulteriormente il Consorzio San Raffaele facendogli conferire «in estensione» e senza gara la gestione di ulteriori 4 RSA, operazione tuttavia non riuscita per il voltafaccia di un funzionario della Regione dapprima ritenuto fidato (v. pagg. 48-53 dello stampato).
Ulteriore episodio corruttivo addebitato all'on. Fitto consiste nei contratti pubblicitari fatti da lui affidare dalla società regionale di gestione degli aeroporti a una televisione locale di Lecce (Telerama) in cambio di favorevole trattamento sull'emittente.
Le esigenze cautelari sono individuate nel pericolo di reiterazione del reato. La richiesta dei PM era di custodia cautelare per Angelucci (Consorzio San Raffaele) e Pagliaro (Telerama) e di arresti domiciliari per Fitto. Il GIP ha disposto la misura domiciliare per tutti. A partire dalla pagina 138 dello stampato a disposizione dei colleghi si possono leggere i motivi delle asserite esigenze cautelari poste a base della richiesta. Lo stesso GIP esclude il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. Quanto al pericolo di reiterazione del reato, questo viene motivato semplicemente sulla base dell'attitudine degli indagati a commettere reati contro la pubblica amministrazione in una logica di sistematica distorsione della scelta del contraente nelle forniture e nella conseguenziale appropriazione delle risorse della collettività. Ritiene che in ipotesi tale impostazione possa tutt'al più attagliarsi ai due indagati estranei alla pubblica amministrazione (che potrebbero avvalersi dei nuovi amministratori) ma non all'on. Fitto che non riveste più una posizione apicale nella Giunta regionale.

Matteo BRIGANDÌ (LNP) domanda se il Presidente ritenga la richiesta connotata da fumus persecutionis.

Carlo GIOVANARDI, Presidente e relatore, si limita a ribadire che le esigenze cautelari vengono individuate soltanto nella possibilità di reiterazione del reato. Dispone l'audizione dell'interessato.

(Viene introdotto il deputato Raffaele Fitto).

Raffaele FITTO (FI) espone che l'indagine che lo riguarda in realtà è nata nel 2001 e che le ragioni dell'inchiesta non hanno alcunché a che fare con le 150.000 intercettazioni che invece sono state svolte successivamente, essenzialmente durante la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2005. Il primo dato che chiede alla Giunta di tenere in considerazione è dunque che la notitia criminis iniziale è totalmente svincolata dalle ragioni che hanno condotto poi all'uso dello strumento intercettivo nei suoi confronti.
Venendo al merito delle accuse che lo riguardano, sostiene che l'unico vero addebito che gli viene mosso è quello del falso ideologico per avere rappresentato alla Giunta regionale una situazione molto critica delle residenze sanitarie assistenziali. Tale accusa è totalmente assurda, giacché i direttori generali delle ASL non avevano provveduto alla funzionalità di alcuna delle residenze la cui gestione è poi stata data in appalto.

Oriano GIOVANELLI (Ulivo) chiede se l'ARES potesse fungere da stazione appaltante.

Raffaele FITTO (FI) risponde che certamente sì e che ancor oggi tali appalti sono di responsabilità del funzionario Morlacco, posto al vertice dell'ARES sotto la sua gestione e confermato dalla nuova Giunta. Tiene a precisare che l'appalto è stato espletato secondo la procedura di gara europea e che nessuna delle imprese non vincitrici ne ha contestato l'esito innanzi al TAR.
Quanto alla documentazione dell'inchiesta, si ripropone di esaminare i faldoni di allegati che non ha ancora potuto visionare, ma da quelli che invece ha già consultato emerge tutta la precarietà e il carattere fumoso delle accuse nei suoi confronti. È sicuro che tra le intercettazioni incontrerà prima o poi conversazioni tra lui e la sua consorte. Mancano invece elementi concreti che possano avvalorare l'ipotesi della corruzione.
Quanto ai contributi elettorali, sottolinea che quelli che sono pervenuti alla sua lista (La Puglia prima di tutto) provenivano da centinaia di imprenditori che operano in Puglia da ben prima della sua elezione a Presidente della Giunta regionale e che la lista stessa ha raccolto duecentomila voti aggiudicandosi cinque seggi in consiglio regionale. Tutti i contributi sono comunque stati registrati e dichiarati secondo le procedure di legge. Ritiene quindi totalmente scorretta la tecnica usata dagli investigatori di svolgere le operazioni di intercettazione come una rete per praticare una sorta di pesca a strascico.
Circa infine l'episodio di pretesa corruzione da parte dell'emittente Telerama, fa presente che il direttore della società di gestione degli aeroporti di Puglia Di Paola, da lui nominato, è stato poi confermato dalla successiva Giunta. L'episodio corruttivo è poi francamente risibile giacché su 100.000 euro di contratti pubblicitari assegnati dalla SEAP al Pagliaro sarebbe pervenuta una commessa di soli 5.700 euro e ciò in base a una mera telefonata di segnalazione per un'emittente che è la principale della provincia di Lecce. Deve infine rappresentare lo sconcerto che gli ha procurato vedersi definito nel provvedimento giudiziario come un soggetto socialmente pericoloso.

Oriano GIOVANELLI (Ulivo) osserva che si tratta di una formula standardizzata nelle richieste di misure cautelari.

Raffaele FITTO (FI) intende tuttavia rappresentare che dalla premessa della sua pericolosità è derivato anche il sequestro dei suoi beni, ciò che gli sta facendo percorrere un vero e proprio calvario, nel contesto del quale un direttore di banca legittimamente è quasi giunto a mandargli in protesto un assegno di 300 euro. Conclude rappresentando che proprio nella giornata di ieri la misura cautelare restrittiva a carico del Pagliaro è stata revocata e che non è stata neanche sostituita con una misura interdittiva che pure la pubblica accusa aveva chiesto.

Lello DI GIOIA (RosanelPugno) fa presente che stanno per iniziare i lavori dell'Assemblea e che si rende necessario un rinvio per la prosecuzione dell'audizione dell'on. Fitto, di cui certamente comprende lo stato d'animo ma al quale intende rivolgere delle domande in una prossima seduta.

Federico PALOMBA (IdV) concorda con il deputato Di Gioia.

Elias VACCA (Com.It.), nel concordare anch'egli con il deputato Di Gioia, chiede che la Giunta acquisisca il documento inerente al coindagato Pagliaro cui l'on. Fitto ha fatto riferimento.

Carlo GIOVANARDI, Presidente e relatore, assicura che provvederà a richiedere il provvedimento in questione e congeda l'onorevole Fitto, il quale verrà nuovamente convocato.

(Il deputato Raffaele Fitto si allontana dall'aula).

Federico PALOMBA (IdV) fa presente che all'ordine del giorno della seduta dell'Assemblea di oggi è stato posto lo svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata cofirmata dall'on. Antonio Leone, relativa proprio al caso dell'on. Fitto. Tale iniziativa gli pare sommamente inopportuna, giacché si tratta di un'interferenza che rischia di mettere in dubbio la serenità dell'esame della questione da parte della Giunta.

Carlo GIOVANARDI, Presidente e relatore, sottolinea che non sta certamente ad alcuno dei componenti la Giunta sindacare sulle scelte del Presidente della Camera in ordine all'ammissibilità degli atti di sindacato ispettivo. Se il collega Palomba intende invece porre una questione di merito politico, questa appartiene alla normale dialettica tra gli schieramenti.

Antonio LEONE (FI) non comprende il senso del rilievo del collega Palomba, giacché l'interrogazione da lui cofirmata e alla quale il ministro Mastella oggi risponderà attiene a un profilo diverso da quello oggetto dell'esame della Giunta.

Jole SANTELLI (FI), associandosi a quanto evidenziato dal collega Leone, sottolinea che dalla risposta del ministro Mastella potrebbero emergere elementi di arricchimento per l'istruttoria della Giunta.

Lello DI GIOIA (RosanelPugno), dissentendo dai colleghi Leone e Santelli, sottolinea che, pur ammissibile ai sensi del Regolamento della Camera e legittima sotto un profilo politico, l'iniziativa di sindacato ispettivo in questione assunta dal gruppo di appartenenza del deputato Fitto interferisce oggettivamente con il sereno esame della domanda in titolo.

Carlo GIOVANARDI, Presidente e relatore, concordando la Giunta, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.


5 Luglio 2006.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, ricorda che nella scorsa seduta si era concordato di chiedere all'autorità giudiziaria di Bari copia del provvedimento inerente al coimputato Pagliaro, cui ha fatto riferimento l'on. Fitto stesso nella sua audizione del 28 giugno 2006. La richiesta della copia è stata inoltrata il giorno stesso ma non è ancora pervenuto riscontro. Propone che la richiesta sia reiterata.

Dopo che Maurizio PANIZ (FI) ha osservato che probabilmente il deputato Fitto al momento della sua audizione conosceva il contenuto del dispositivo del provvedimento ma non ancora le motivazioni, le quali forse non sono ancora state depositate, la Giunta concorda.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, dispone il prosieguo dell'audizione dell'on. Fitto.

(Viene introdotto il deputato Raffaele Fitto).

Federico PALOMBA (IdV) domanda se l'on. Fitto sia entrato nel possesso di copia del provvedimento inerente al coimputato Pagliaro.

Raffaele FITTO (FI) risponde di no.

Nicola CRISCI (Ulivo) osserva che tra i punti fondamentali da chiarire figura quello del ruolo dell'ARES. Dagli atti che ha potuto consultare non sembra che l'Agenzia potesse farsi stazione appaltante.

Daniele FARINA (RC-SE) si associa al quesito del collega Crisci.

Raffaele FITTO (FI) premette che i suoi difensori sono in procinto di avanzare una domanda di revoca del provvedimento restrittivo. Risponderà pertanto volentieri alle domande dei colleghi con l'unico limite del tentativo di non pregiudicare la linea difensiva che dovrà tenere innanzi all'autorità giudiziaria. Circa i compiti dell'ARES chiarisce che tale agenzia ben poteva svolgere l'appalto relativo alle R.S.A. in virtù dell'articolo 2, lettera o), della legge regionale pugliese n. 24 del 2001. Ciò è tanto vero che l'amministrazione da lui guidata aveva in precedenza svolto attraverso l'ARES otto gare d'appalto e che una è stata recentemente conclusa - sempre attraverso l'ARES - dalla nuova giunta regionale. Si tratta pertanto di una prassi amministrativa ormai consolidata della quale non riesce a cogliere aspetti penalmente rilevanti.

Lello DI GIOIA (RosanelPugno) intende domandare il motivo per cui l'appalto è stato aggiudicato a una impresa che offriva un canone di concessione alla regione di 4,9 milioni di euro e non a quella che ne offriva 12; la ragione per cui contattò in un momento successivo alle elezioni regionali il funzionario Morlacco in vista dell'attribuzione alla ditta vincitrice di ulteriori strutture sanitarie 'in estensione'; le ragioni del contatto con il funzionario Cavallo in ordine al tema degli oratori.

Raffaele FITTO (FI), premesso che la domanda in ordine alla vicenda degli oratori è inclusa nell'inchiesta ma non nella domanda di provvedimento cautelare, deve far presente, prima di proseguire nella sua esposizione, il suo stato di disagio dovuto alla circostanza che quanto affermerà verrà resocontato nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni. Ciò inevitabilmente rischia di precorrere tempi e contenuti della sua linea difensiva dinnanzi all'autorità giudiziaria.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, ritiene, concordando la Giunta, che il seguito dell'audizione del deputato Fitto possa essere resocontato nella forma sintetica che spesso in passato ha caratterizzato questo genere di audizioni.

La Giunta concorda.

L'audizione prosegue e l'on. Fitto risponde diffusamente a domande dei deputati Crisci, Vacca, Suppa, Palomba, Samperi e Leone.

(Il deputato Raffaele Fitto si allontana dall'aula).

Federico PALOMBA (IdV) ritiene che l'esame non possa concludersi in data odierna perché non è ancora pervenuto il documento richiesto.

Elias VACCA (Com. It.) osserva che, a quanto ha riferito il deputato Fitto, il provvedimento del GIP riguarderebbe l'episodio, tutto sommato minore, della pretesa corruzione in favore della rete televisiva Telerama e non aggiungerebbe granché alla conoscenza della Giunta sui profili ben più rilevanti degli asseriti reati in materia di sanità regionale.

Matteo BRIGANDÌ (LNP) sottoscrive le osservazioni del collega Vacca, aggiungendo che fin d'ora la Giunta potrebbe pronunciarsi ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, il quale è disposizione che tutela anche il plenum dell'Assemblea.

Lello DI GIOIA (RosanelPugno) ritiene che l'ampia audizione del deputato Fitto abbia contribuito a dissipare taluni dubbi. Tuttavia non sta alla Giunta sindacare sulla sussistenza dei requisiti per disporre la custodia cautelare domiciliare. È invece compito della Giunta stabilire se vi sia o meno un fumus persecutionis. Ritiene che la Giunta possa pervenire a un giudizio unanime ma questo richiede un ulteriore tempo per consentire ai membri una riflessione serena.

Antonio LEONE (FI) osserva che l'unico motivo per affrettare la conclusione dell'esame sta proprio nella circostanza esposta dal deputato Fitto che i suoi difensori intendono presentare un'istanza al giudice.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo), osservato che comunque il relatore non ha ancora avanzato una proposta, condivide l'esigenza di un rinvio, considerato anche che il regolamento della Camera prevede termini che non sono ancora scaduti.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.


12 Luglio 2006.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, fa presente che in esito alla sua richiesta, reiterata in data 5 luglio 2006, l'autorità giudiziaria di Bari ha fatto pervenire copia del seguente provvedimento: «Il GIP, letta l'istanza e preso atto che, anche alla luce della documentazione esibita dal Pagliaro in sede di interrogatorio di garanzia, la collaborazione con il Presidente Fitto, oggetto d'indagine, è stata frutto di un accordo irripetibile, sicché non vi sono più esigenze cautelari attuali di alcun tipo a suo carico, PQM, Revoca la misura per Pagliaro Paolo e dispone l'immediata rimessione in libertà se non detenuto per altra causa. Bari, 27 giugno 2006».
Comunica altresì che proprio stamane il deputato Fitto gli ha consegnato la seguente lettera, che è a disposizione unitamente a tutta la documentazione: «Caro Presidente, nelle sedute della Giunta per le autorizzazioni del 28 giugno e 5 luglio ho avuto modo di illustrare dettagliatamente, anche rispondendo a numerosissime domande dei colleghi componenti, l'infondatezza delle accuse che mi vengono mosse in riferimento alla richiesta di misura cautelare inviata in data 20 giugno 2006 alla Camera dei deputati dalla procura della Repubblica di Bari. In via preliminare, vorrei chiarire che sono un profondo sostenitore della necessità che le prerogative costituzionali inerenti lo status del parlamentare, delle quali per altro mi sono avvalso fino ad ora, vadano difese e se possibile rafforzate. In secondo luogo vorrei rivolgere a Lei ed ai colleghi componenti della Giunta un sentito ringraziamento per la correttezza e disponibilità dimostrata fino a questo momento. Ho riflettuto molto dal 20 giugno ad oggi, ho avuto modo di leggere decine di volte l'ordinanza con la documentazione allegata notificatami e sono convinto che nulla autorizzi a dubitare della mia onestà e correttezza. Dopo una analisi lunga, sofferta e travagliata ho, dunque, assunto una decisione non revocabile. Chiedo che la Giunta conceda l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare personale nei miei confronti. Spiegherò in Aula, mi auguro in tempi brevissimi, le ragioni che mi hanno spinto a tale scelta. Cordiali saluti».
A quest'ultimo proposito precisa che quella dell'on. Fitto non può che atteggiarsi a mera esortazione rivolta alla Giunta e alla Camera ma non può significare una rinuncia all'immunità, giacché le prerogative parlamentari sono proprie dell'organo e non del singolo. Alla luce del dibattito svoltosi nelle precedenti sedute e dei documenti oggi pervenuti propone che la Giunta deliberi nel senso del diniego dell'autorizzazione all'esecuzione degli arresti domiciliari.

Elias VACCA (Com. It.) se condivide la conclusione del Presidente non altrettanto può fare sulle motivazioni. Lasciando da parte il tema degli indizi di colpevolezza, si concentrerà sulle esigenze cautelari. A tal riguardo osserva che il fumus persecutionis si deve cercare non tanto in un improbabile intento persecutorio soggettivo quanto nell'oggettivo carattere apodittico di talune affermazioni del magistrato. Nell'audizione ha avuto modo di chiedere al deputato Fitto se le persone accusate nel 2001 di essere parte di un'associazione per delinquere fossero le medesime che oggi gli sarebbero legate dal rapporto corruttivo e ha avuto risposta negativa. Ha avuto altresì elementi che portano a ritenere ormai cessata una sua decisiva influenza sui funzionari regionali sicché il pericolo di reiterazione del reato sarebbe legato unicamente alla sua posizione di deputato quasi a configurare una responsabilità da 'eminenza' che considera non solo errata ma anche pericolosa. Quanto al provvedimento del GIP che rimette in libertà il Pagliaro, osserva che non necessariamente lo stesso ragionamento vale per l'Angelucci, tuttavia esso è sintomo ulteriore di una precaria motivazione sulle esigenze cautelari. Ribadisce pertanto che voterà a favore della proposta del Presidente.

Federico PALOMBA (IdV) osserva che dal ragionamento del deputato Vacca emerge il tema di quali precisamente siano i compiti della Giunta, la quale evidentemente non può ergersi a giudice dei giudici. Né i passaggi argomentativi del collega Vacca lo lasciano esente da perplessità quando questi si spinge sul terreno della valutazione delle esigenze cautelari. Sottoposte ad analisi queste ultime si domanda per quale motivo la Giunta dovrebbe astenersi dal valutare i gravi indizi di colpevolezza, profilo che invece porterebbe a una conclusione ben diversa. La Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell'uomo troppe volte nel passato recente si sono pronunciate in materia di immunità parlamentari, asserendo che il Parlamento aveva invaso la sfera di attribuzioni dell'autorità giudiziaria la quale viene costantemente esortata a riprendere il proprio spazio. Sicché sarebbe più proficuo per la Giunta valorizzare il senso del provvedimento del GIP inerente al Pagliaro ed eventualmente proporre all'Assemblea che non vi è più luogo per una decisione sulla domanda di autorizzazione all'arresto.

Nicola CRISCI (Ulivo), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede che la seduta sia sospesa per consentire ai deputati di partecipare ai lavori dell'Assemblea.

Carlo GIOVANARDI, presidente, sottolinea che è in corso la discussione generale sull'atto Camera n. 1287 e che non è ancora stato dato il preavviso di votazioni elettroniche. Sospenderà la seduta quando ciò avverrà.

Daniela FARINA (RC-SE) si è fatto un'idea della situazione verificatasi nel contesto interessato dall'inchiesta. A suo avviso si tratta del delitto perfetto, nel senso che attraverso passaggi tutti apparentemente leciti ci si è mossi da una delibera della giunta regionale a una dazione di danaro dall'impresa che ha vinto l'appalto a chi ne aveva originato le procedure. Non si tratta di una situazione esclusiva della regione Puglia governata dal deputato Fitto ma assai diffusa nell'Italia intera. Non intendeva entrare nel merito della vicenda ma in qualche misura è la lettera che oggi è stata letta a costringere la Giunta a farlo. Per questo non la ritiene utile alla posizione di chi l'ha scritta. Ciò nondimeno concorda con la posizione del deputato Vacca.

Antonio LEONE (FI) non dubita che per cercare il fumus persecutionis occorra entrare nel merito degli elementi addotti dall'autorità giudiziaria. Questo non significa diventare giudici del provvedimento ma certamente occorre che la Giunta valuti i comportamenti dei magistrati. Questo ha inteso fare il suo gruppo per esempio presentando un'interrogazione a risposta immediata in relazione alle dichiarazioni rese alla stampa da uno dei magistrati titolari dell'inchiesta. Quanto alla lettera dell'on. Fitto la Giunta dovrà comportarsi, senza criticarla né esaltarla, come se essa non fosse pervenuta.

Pierluigi MANTINI (Ulivo) ritiene che potenzialmente una qualsiasi richiesta custodiale relativa a membri del Parlamento comporti un pericolo per il plenum dell'Assemblea e quindi sia intrinsecamente persecutoria salvo che contenga elementi inoppugnabili che fondino serie esigenze cautelari. Non è quindi la Giunta a dover trovare un fumus persecutionis ma è l'autorità giudiziaria a doverne dimostrare la mancanza. In questo caso non gli sembra che l'esigenza di evitare la reiterazione del reato sia stata sostenuta con argomenti sufficienti. Del resto, lo lascia perplesso il fatto che non venga contestato al deputato Fitto né l'abuso d'ufficio né la turbativa d'asta. Sicché la corruzione poggia unicamente sulla contemporanea esistenza di una gara vinta da un'impresa e da una dazione di quell'impresa al presidente della Regione, elementi che di per sé non sono illeciti.

Carlo GIOVANARDI, presidente e relatore, poiché è stato dato il preavviso di votazioni elettroniche in Assemblea, sospende la seduta.

(La seduta, sospesa alle 9.50, è ripresa alle 11.05).

Matteo BRIGANDÌ (LNP) si associa alle considerazioni del deputato Vacca.

Lello DI GIOIA (RosanelPugno) constata che la Giunta ha condotto un esame approfondito della domanda in titolo. Gli appare convincente la resocontazione contabile offerta dall'interessato circa i contributi ricevuti. Non così invece la lettera di cui il Presidente ha dato lettura. Si tratta di un'iniziativa con chiare finalità mediatiche che non rispetta la funzione della Giunta. Voterà comunque a favore della proposta del relatore.

Antonio PEPE (AN) osserva che una delle questioni all'attenzione della magistratura è se l'ARES potesse svolgere funzioni di stazione appaltante. Posto che la gara non è stata impugnata, non può esimersi dal sottolineare che ancora oggi una giunta regionale di colore diverso si avvale dell'agenzia per gli appalti. Considerato altresì che il finanziamento ricevuto dal Consorzio S. Raffaele era regolarmente registrato, ritiene che la lettera inviata dal deputato Fitto testimoni il dramma umano da questi vissuto e non incida sui poteri della Giunta. Espresso l'avviso che manchino le esigenze cautelari, dichiara che voterà a favore della proposta del relatore.

Marilena SAMPERI (Ulivo) sottolinea che nessuno dei presenti ha sinora sostenuto che nella domanda in titolo possa ravvisarsi un intento soggettivamente persecutorio nei confronti dell'on. Fitto, il quale del resto ha confermato di non aver avuto pregressi rapporti personali con i magistrati. Rispetto al preteso fumus di tipo oggettivo, constata che l'impianto accusatorio è assai saldo e che quindi sussistono i gravi indizi di colpevolezza. Invita i presenti a non dimenticare che nell'attività amministrativa occorre praticare la più rigorosa trasparenza e imparzialità, in modo da recuperare nella popolazione la fiducia nelle istituzioni. Questo è anche il senso, per esempio, della regola per cui è consentito ai cittadini l'accesso agli atti amministrativi e della gravità delle pene con cui generalmente sono puniti i reati contro la pubblica amministrazione. Poiché tuttavia non ravvisa sussistenti le esigenze cautelari, voterà a favore della proposta del relatore.

Nicola CRISCI (Ulivo) osserva che il quadro indiziario a carico dell'on. Fitto è serio e documentato. L'indagine attiene al tema molto delicato tra la politica e l'amministrazione e del buon andamento di quest'ultima. Tuttavia all'attenzione della Giunta è il profilo diverso della misura cautelare, la cui esecuzione richiede esigenze che non gli sembrano sufficientemente fondate. Sicché voterà a favore della proposta del relatore.

Rosa SUPPA (Ulivo) condivide le considerazioni dei deputati Farina, Vacca e Samperi. Osserva che paradossalmente più che un intento persecutorio nei confronti dell'on. Fitto dall'ordinanza traspare una diffidenza per la politica in quanto tale.

Lanfranco TENAGLIA (Ulivo) rileva che la prassi parlamentare consolidata concepisce il fumus persecutionis non tanto in chiave soggettiva quanto per l'emersione oggettiva di incongruenze e anomalie procedimentali o argomentative che rivelino una complessiva contraddittorietà e precarietà dell'iniziativa giudiziaria. Occorre certamente rispettare in questo caso il lavoro svolto dalla magistratura (che ha condotto a un quadro indiziario rilevante), ma l'automatismo affermato dal GIP di Bari per cui il solo fatto di essere deputato ed ex Presidente della Giunta regionale riveli nell'on. Fitto l'attitudine e la concreta capacità di reiterare il reato non regge a un serio vaglio critico. Voterà a favore della proposta del relatore.

La Giunta all'unanimità delibera di proporre all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione richiesta, dando mandato al Presidente Giovanardi di predisporre in tal senso la relazione scritta.


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