COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sugli italiani all'estero

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 24 ottobre 2007


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCO NARDUCCI

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Segretario Generale del Ministero degli affari esteri, Ambasciatore Giampiero Massolo, sulla riorganizzazione della rete diplomatica e consolare.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del Segretario generale del Ministero degli affari esteri, Giampiero Massolo, sulla riorganizzazione della rete diplomatica e consolare.
Innanzitutto le chiedo scusa del ritardo, ambasciatore, ma era in discussione una questione abbastanza scottante sulla Birmania, e questo ha allungato i tempi del nostro dibattito.
Prima di darle la parola, vorrei ricordare che il 10 ottobre scorso abbiamo avuto l'audizione del viceministro Franco Danieli sulle varie deleghe affidate al viceministro; anche se in modo non approfondito, si è discusso della riorganizzazione della rete diplomatica e consolare, argomento che intendiamo oggi affrontare con lei, e che comprende questioni abbastanza scottanti come la necessità di aprire nuove sedi. Mi riferisco a Paesi come la Cina e l'India, o alla chiusura delle frontiere in Romania, che ha aggravato la posizione e le esigenze rispetto alla Moldova.
In generale, dall'audizione del viceministro Danieli è emersa anche la volontà di potenziare, con un maggiore ricorso alle tecnologie informatiche, sia l'attività del Ministero degli affari esteri che i collegamenti con il Ministero dell'interno e con i comuni italiani.
Vorrei inoltre ricordare che, per le comunità italiane nel mondo, questo è un tema veramente scottante: gli italiani all'estero sono tanti, sono utenze enormi per le quali, spesso, le situazioni di disagio negli ultimi anni sono aumentate. Si è parlato a lungo di una rete di prossimità vicina ai cittadini italiani residenti all'estero; tuttavia, da quanto è emerso anche dalla relazione del viceministro Danieli, mi pare che gli ultimi orientamenti vadano in altro senso. Tutti noi, quindi, siamo interessati ad ascoltare il suo intervento, la sua analisi e la valutazione della situazione.

GIAMPIERO MASSOLO, Segretario generale del Ministero degli affari esteri. Un caloroso saluto a lei, presidente, e ai membri del Comitato. Mi scuso se, contrariamente alla mia abitudine, leggerò un testo, ma ritengo, in questo, di voler essere più preciso e puntuale nella mia esposizione.
La mia audizione fa seguito a quella del viceministro Franco Danieli del 10 ottobre scorso.
Sono persuaso che i lavori del Comitato offrano, anche mediante lo strumento delle audizioni, importanti occasioni di


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confronto, approfondimento e verifica su temi di particolare sensibilità, come quelli relativi al livello dei servizi alle nostre collettività nel mondo e, in questo contesto, specificamente sul tema oggetto di questa audizione, ovvero la razionalizzazione e riorganizzazione della rete diplomatica e consolare.
Vi è, a parer mio, in questa materia, una logica alla quale non ci si può sottrarre. Per quanto in presenza di un importante sforzo di modernizzazione, semplificazione e informatizzazione delle procedure, la rete consolare, nel suo assetto attuale, con le attuali dotazioni di personale e risorse finanziarie, presenta obiettive difficoltà di funzionamento, più volte evidenziate con preoccupazione anche in sede parlamentare, e messe in rilievo da questo stesso Comitato.
Per assicurare un adeguato livello di servizi consolari sul piano quantitativo e qualitativo e - vorrei sottolineare - a legislazione vigente, dunque senza compiti aggiuntivi, ceteris paribus, sono necessarie fin da ora maggiori risorse, sia finanziarie che umane.
Veniamo, ora, a degli ordini di grandezza; non a delle cifre precise, ma a degli ordini di grandezza. Ipotizzando, a legislazione vigente, che tale fabbisogno possa essere quantificato, con larga approssimazione, in un incremento dell'ordine del 30 per cento delle dotazioni attuali di personale degli uffici consolari, consolati e cancellerie consolari, si può considerare un incremento complessivo, di massima, di 400 unità di ruolo e 400 unità a contratto, per un costo di oltre 60 milioni di euro aggiuntivi annui, a parte, evidentemente, i noti vincoli normativi che si frappongono all'assunzione di nuovo personale di ruolo e a contratto.
Per le spese di funzionamento relative, dunque, alle dotazioni d'ufficio e all'ampliamento e adeguamento degli spazi, sia per gli uffici che per il pubblico, potrebbero d'altra parte occorrere, almeno nella fase iniziale, non meno di 40 milioni di euro.
Il relativo fabbisogno, in termini di costi - tengo a ribadire, con largo margine di approssimazione - si aggira pertanto sull'ordine dei 100 milioni di euro annui aggiuntivi. Traguardi, questi, auspicabili, ma che paiono difficilmente raggiungibili nell'attuale contesto della spesa pubblica, e ancor più ardui da conseguire ove ulteriormente incrementati delle risorse necessarie per fare fronte a quei compiti aggiuntivi che si profilano, specie in materia di cittadinanza e di visti.
Nasce da questa constatazione, prima ancora e indipendentemente - vorrei sottolinearlo - da ogni obbligo normativo, l'esigenza di una complessiva azione di razionalizzazione che coniughi tre aspetti. Innanzitutto, e per prima cosa, una diversa e più aggiornata articolazione della rete, individuando con attenzione le situazioni che permettano di procedere ad accorpamenti di uffici all'estero, realizzando concrete economie di scala. Il costo in termini di disagio all'utenza, che dovrà recarsi presso un ufficio più distante dalla propria abitazione, dovrà essere ampiamente compensato da un più efficace e immediato contatto a distanza con l'ufficio consolare. Per fare questo è necessaria - ed ecco il secondo punto - la riorganizzazione dei processi, intesa come semplificazione e snellimento delle procedure, e potenziamento della comunicazione e dell'informatizzazione.
Ma la maggiore efficienza passa necessariamente - ed è questo il terzo aspetto - attraverso l'autonomia finanziaria e gestionale delle sedi, intesa come misura di miglior utilizzo delle risorse. A tale aspetto si accompagna, nella logica dell'autofinanziamento - per quanto applicabile a queste fattispecie -, l'acquisizione ai fondi, per le spese di funzionamento, di quota parte delle risorse generate dall'incremento delle percezioni consolari.
Quali sono le cause delle attuali difficoltà di funzionamento?
Occorre oggi distinguere tra due tipologie di uffici consolari: quelli orientati principalmente ai servizi per le nostre collettività, e quelli impegnati soprattutto nel settore migratorio, quindi, nello specifico, dei visti e di quella vasta produzione


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di atti che costituisce l'indotto di una numerosa collettività straniera sul nostro territorio nazionale.
Attualmente, i 116 uffici consolari e le 79 cancellerie consolari presso le sedi diplomatiche sono concentrati in Europa al 52 per cento e, nelle Americhe, al 18 per cento al sud e 12 per cento al nord, riflettendo quindi la geografia della nostra prima emigrazione, che si rispecchia nell'attuale distribuzione geografica delle nostre comunità.
Il rapporto medio addetti per connazionale è, come ricordava precedentemente il viceministro Danieli, di 1 a poco più di 1600, ma con vistose differenze che pesano soprattutto per le sedi consolari in America latina ed Europa. Occorre poi tenere conto che tale dato non può essere agevolmente raffrontato con quello di un'amministrazione comunale, di un'amministrazione locale sita sul territorio nazionale, in quanto in consolato confluiscono competenze di ministeri e uffici pubblici assai diversi: cittadinanza, dichiarazioni di valori sui titoli di studio, sezione elettorale, passaporti, carte di identità e via dicendo.
Per quanto riguarda le pratiche di cittadinanza, anche a legislazione vigente l'arretrato accumulato è assai rilevante, e necessita di misure di natura strutturale.
Nel settore dei visti, il rapporto tra personale e numero di visti rilasciati oscilla tra sedi con valore di 1 addetto a 1500 visti, come Tirana e Bucarest, o addirittura di 1 addetto a 6200 visti, come Mosca, con una media, peraltro, di 2-3000 visti a testa per operatore, di ruolo o a contratto. Questi valori vanno mediamente raddoppiati qualora si tenga conto soltanto del numero di impiegati in servizio presso i rispettivi uffici visti, dal momento che non tutto l'organico dell'ambasciata o del consolato si occupa di visti.
Il dato non comprende, peraltro, le pratiche di visto con esito negativo, che spesso comportano un lavoro ben maggiore rispetto a quello dei visti rilasciati.
I visti sono un fenomeno in forte crescita: nel periodo fra il 2002 e il 2006 il loro numero è aumentato, in media, del 10 per cento circa ogni anno. Il dato dei primi otto mesi del 2007, in cui si registra un aumento medio di circa il 27 per cento del numero dei visti rilasciati in tutto il 2006, indica un dato tendenziale globale, per il 2007, pari almeno a circa 1,5 milioni di visti.
Gli incrementi di produttività registrati in tale settore, avvenuti a risorse complessivamente invariate, sono stati possibili anche per un attento ricorso all'esternalizzazione, che ha consentito di migliorare la situazione in tante sedi come, ad esempio, la rete in India, le sedi di Casablanca, Istanbul, Shanghai. Così facendo, senza gravare sui centralini telefonici delle sedi sono state in parte eliminate le code agli sportelli facilitando la diffusione delle informazioni e gli appuntamenti, in modo da consentire al nostro personale di concentrarsi su pratiche ben istruite aumentando, quindi, il numero di visti emessi.
Anche l'impiego di lavoro interinale, oltre che di missioni dal Ministero, ha consentito in alcune sedi di cercare di superare le fasi di crisi. Lo sforzo sul piano organizzativo non è tuttavia sufficiente ad assorbire la domanda potenziale di visti, sempre in crescita anche sulla base della continua evoluzione delle dinamiche dell'economia mondiale.
Nel contempo, i carichi di lavoro e la situazione logistica delle sedi più esposte al fenomeno dei visti non consentono ulteriori margini di incremento della produttività. Un sondaggio sul fabbisogno in termini di personale e strutture nell'ipotesi di raddoppio del numero dei visti rilasciati, condotto su 42 sedi più direttamente interessate, rivela infatti come le richieste di fabbisogno prevedano incrementi di spazi, strutture, risorse umane più che proporzionali rispetto al raddoppio dei visti.
Tuttavia, le misure che hanno consentito di far fronte all'incremento dei visti, nonché all'introduzione del voto all'estero, della carta d'identità e di altre competenze consolari, non sono sufficienti, a parità di risorse, a sopperire a carenze di funzionamento che hanno natura strutturale. In


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altre parole, con l'attuale volume di risorse umane e finanziarie, e malgrado gli oggettivi aumenti che dobbiamo all'azione del Governo e allo stimolo del Parlamento, risulta per lo meno dubbia la possibilità di mantenere la rete all'estero nella sua attuale configurazione, assicurando nel contempo un adeguato livello dei servizi ai cittadini, già ora non sempre soddisfacente.
In questo contesto vi è dunque da domandarsi se, almeno in assenza di una decisa inversione di rotta in termini di risorse, non sia da considerare in prospettiva anche l'opzione di un numero più ristretto di uffici, sui quali concentrare, potenziandole, le risorse disponibili; questo - voglio sottolinearlo - indipendentemente dagli obblighi normativi introdotti dal comma 404 della legge finanziaria 2007.
Quest'ultima disposizione prevede misure di razionalizzazione della rete, come pure, in caso di mancato adempimento nei termini previsti, il congelamento delle assunzioni di personale. Le misure assunte in adempimento di tale norma, tanto di riduzione che di potenziamento, non intaccano, peraltro, sostanzialmente il nodo di fondo che ho poc'anzi illustrato. Il comma 404, lettera g), dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, stabilisce che «Si provveda all'avvio della ristrutturazione della rete diplomatica, consolare e degli istituti di cultura in considerazione del mutato contesto geopolitico, soprattutto in Europa, ed in particolare all'unificazione dei servizi contabili degli uffici della rete diplomatica aventi sede nella stessa città estera», al fine di razionalizzare e ottimizzare l'organizzazione delle spese e dei costi di funzionamento del Ministero.
In questo stringente quadro normativo l'amministrazione ha predisposto il relativo regolamento di attuazione, individuando, sulla base delle direttive generali dell'onorevole Ministro degli esteri, e a seguito di un approfondito esame sotto la supervisione del viceministro per gli italiani nel mondo, Franco Danieli, un articolato piano di interventi, che prevede le seguenti modalità: accorpamento in un'unica missione diplomatica di rappresentanze permanenti presso enti o organismi internazionali aventi sede nella stessa città; ristrutturazione della rete diplomatica e consolare, anche attraverso l'accorpamento di uffici consolari, l'istituzione di cancellerie consolari nelle ambasciate di riferimento e la modifica delle circoscrizioni consolari; ristrutturazione della rete degli istituti di cultura, anche in funzione della possibilità di ricondurne le attività all'interno di rappresentanze diplomatiche e uffici consolari nello Stato di accreditamento, consentendo a tal fine la collocazione del personale dell'area della promozione culturale presso tali rappresentanze.
Il piano, da attuare nel biennio 2006-2008, prevede, tenuto conto dei vincoli di bilancio, la chiusura di alcune sedi, allo scopo di: consentire un risparmio per rientrare negli obiettivi di contenimento della spesa fissati dalla legge finanziaria; recuperare le risorse sia umane che finanziarie necessarie a potenziare, laddove necessario, sulla base delle aggiornate esigenze di presenza italiana, la rete diplomatica consolare con l'istituzione di nuove sedi; affermare l'obiettivo di unificare i servizi contabili degli uffici, aventi sede nella stessa città estera.
Qualsiasi intervento sulla rete è, evidentemente, di per sé percepito dall'utenza come un disagio, e pertanto costituisce un processo da affrontare con grande attenzione e cautela. L'aspetto più delicato consiste nella corretta individuazione delle sedi interessate. Non mi soffermerò, in questa sede, sulla prima fase della razionalizzazione, iniziata lo scorso 1 ottobre con l'accorpamento delle rappresentanze permanenti a Ginevra, che si completerà il prossimo 1 novembre con interventi previsti ad Atene, Cairo, Bastia e Lipsia; essa è stata, infatti, ampiamente illustrata dallo stesso viceministro Danieli nell'audizione dello scorso 10 ottobre.
È ora in atto un'analisi volta all'individuazione delle sedi che potrebbero formare oggetto di interventi nella seconda fase, operativa orientativamente entro la


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prossima estate. I parametri a fondamento dell'analisi sono tre: carichi di lavoro, consistenza delle collettività di connazionali e qualità e numero medio di pratiche che interessano gli uffici all'estero.
Il ricorso a tali criteri non può, poi, non essere temperato da considerazioni di carattere più generale di natura geopolitica e geoeconomica, dalle quali sarebbe difficile prescindere in un esercizio di questa portata. In tale ottica, la riflessione in corso si sta focalizzando in via preliminare su alcune sedi, per le quali riteniamo utile approfondire l'analisi circa la possibilità e l'impatto di eventuali accorpamenti. Tra queste, si può indicativamente pensare ai consolati di Innsbruck, Edmonton, Esch-Sur-Alzette e all'istituto di cultura di Lille o, per meglio dire, la sezioni distaccata dell'istituto di Parigi.
Parallelamente, si potrebbero adottare le seguenti misure: ampliare la competenza della cancelleria consolare dell'ambasciata a Vienna, attribuendo a questa struttura la giurisdizione sull'insieme degli italiani residenti in Austria; ipotizzare l'attribuzione al consolato generale di Vancouver della competenza sull'attuale circoscrizione di Edmonton, creando uno sportello consolare collegato in via telematica con il consolato di Vancouver; istituire una cancelleria consolare nell'ambasciata a Lussemburgo.
Per quanto riguarda l'istituto di Lille, l'attuale titolare, unitamente all'unico dipendente a contratto, potrebbe essere assegnato all'ufficio consolare nella stessa città, sulla base di quanto previsto in proposito dal regolamento di attuazione del comma 404 che, proprio in queste ore, viene illustrato dal viceministro Danieli alla Commissione affari esteri del Senato.
Su questa seconda fase di misure la riflessione è ancora in corso, mentre non sono state ancora individuate nel concreto le iniziative previste per la terza fase, da completare comunque entro il 2008, pena il blocco delle assunzioni.
Per quanto concerne i nuovi uffici, come già indicato dal senatore Danieli sono previste l'istituzione del consolato generale a Mosca e l'apertura di una ambasciata in Moldova.
Su altre possibili misure di rafforzamento della rete si sta attualmente conducendo una riflessione, fermo restando che esse dipenderanno, in effetti, delle risorse rese disponibili dagli accorpamenti delle sedi.
Complessivamente - e lo dico anche per porre rimedio ad alcune notizie non corrette pubblicate dalla stampa - gli interventi in esecuzione del comma 404 della finanziaria 2007 interesseranno una ventina di uffici all'estero, e quando dico «interesseranno» intendo tanto in riduzione che in potenziamento. Tali interventi, limitati ed ancora in fase di esame, devono essere considerati in parallelo all'impegno dell'amministrazione sul versante dello sviluppo di servizi infrastrutturali nel settore consolare.
L'idea di fondo è quella di utilizzare lo strumento informatico per tre principali obiettivi: sviluppare la comunicazione istituzionale, quindi l'informazione e la trasparenza della procedure; abbreviare i tempi di trattazione delle pratiche, accorciare le distanze e limitare, o azzerare in taluni casi, l'esigenza per il cittadino di recarsi personalmente in consolato.
In coerenza con le direttive emanate dal Ministero per le riforme e le innovazioni della pubblica amministrazione e dal Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione il Ministero è, pertanto, impegnato in una articolato programma di interventi.
In primo luogo la RIPA, Rete internazionale della Pubblica Amministrazione, ormai quasi completamente attivata, e l'infrastruttura di rete, che consente il collegamento in sicurezza del Ministero con 360 sedi all'estero distribuite in 121 Paesi.
L'erogazione e l'efficienza dei servizi consolari risultano considerevolmente aumentate dalla disponibilità di questa risorsa tecnologicamente avanzata che, peraltro, interessa l'intera pubblica amministrazione.
In secondo luogo, il progetto N-VIS, finalizzato al rinnovamento del sistema di


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gestione dei visti di ingresso in ambito Schengen, che rappresenta un cruciale adempimento comunitario. Lo stato di avanzamento del progetto, che a regime prevede la rilevazione dei dati biometrici del richiedente il visto, è in linea con i tempi di attuazione stabiliti in ambito comunitario.
In terzo luogo, dallo scorso mese di giugno, presso 73 sedi europee sono state introdotte le procedure per la gestione della carta d'identità cartacea ma assistita da un sistema di circolazione digitale delle informazioni. Ciò ha consentito il pieno rispetto di quanto disposto dal comma 319 della legge finanziaria 2007. Osservo in proposito che, per l'introduzione della carta d'identità elettronica, è necessario che entri in funzione il Sistema integrato delle funzioni consolari, SIFCO, di cui parlerò tra poco.
In quarto luogo, sono stata introdotte e sviluppate le tecnologie di firma digitale ed è stato costituito, presso il Ministero, il Centro servizi firma digitale. Tre importanti applicativi contabili - per la contabilità, gli inventari e i finanziamenti - impiegano già la firma digitale, il cui utilizzo sarà prossimamente esteso a tutte le procedure digitali del Ministero.
Associata agli applicativi in uso presso gli uffici consolari, la firma digitale potrà avere un impatto particolarmente positivo sull'efficienza delle procedure di lavoro e sulla prestazione del servizio alle collettività all'estero. In quinto luogo, e vengo al SIFCO, si sta completando la realizzazione del SIFCO stesso, una piattaforma integrata delle procedure di lavoro relative ai servizi offerti agli italiani all'estero dagli uffici consolari: anagrafe consolare, passaporto elettronico, integrazione di sistemi di contabilità attiva. Entro alcune settimane sarà disponibile il prototipo del sistema, che verrà collaudato dai competenti uffici ministeriali per essere poi inviato ad alcune sedi pilota per la successiva fase di sperimentazione, in vista della distribuzione a tutti gli uffici nel corso del prossimo anno. L'entrata in esercizio del SIFCO crea le condizioni per importanti sviluppi successivi, per i quali l'amministrazione sta già elaborando progetti e programmando attività come l'integrazione della banche dati anagrafici del Ministero degli affari esteri e del Ministro dell'interno, la predisposizione del modello CONS/01 elettronico, e l'avvio della sperimentazione per l'erogazione ai cittadini di servizi consolari on-line. L'erogazione di servizi consolari on-line è, evidentemente, un obiettivo di grande importanza all'interno della strategia complessiva che ho delineato. Se ne stanno attualmente approfondendo tutte le possibilità a breve e medio termine, tenendo conto che il SIFCO è la premessa organizzativa interna per sviluppare i servizi consolari on-line, almeno quelli realizzabili alla luce - e lo sottolineo - dei limiti di carattere normativo e tecnologico odierno.
Si sta studiando, al riguardo, lo sviluppo di servizi on-line del settore anagrafe e stato civile: l'identificazione dell'utente all'interno del database avviene tramite un codice identificativo che lo autorizza, mediante un sistema di codice ID PIN, ad accedere al proprio fascicolo personale sotto forma di pratica informatica.
Non dobbiamo tuttavia nasconderci che per lo sviluppo di tali progetti, assai onerosi, occorre di volta in volta un impegno specifico in relazione al reperimento di adeguate risorse, in particolare attraverso i programmi promossi a tal riguardo dal Governo.
Vengo, infine, al terzo aspetto della revisione organizzativa: la gestione delle risorse finanziarie. La legge finanziaria 2007 aveva introdotto, nell'ambito del processo di revisione organizzativa della rete, un'importante innovazione che trova ora riscontro nel disegno di legge finanziaria ora all'esame del Senato. La finanziaria 2007 sanciva infatti che è destinata al funzionamento e alla razionalizzazione delle sedi all'estero una quota delle maggiori risorse derivanti dall'incremento delle percezioni consolari. L'articolo 20 del disegno di legge finanziaria eleva ora i relativi limiti da 10 a 40 milioni di euro, destinati a confluire nel fondo per spese di funzionamento delle sedi all'estero. Nel


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contempo, il disegno di legge di conversione del decreto legge n. 159 del 1 ottobre 2007 contiene un'importante disposizione che sancisce il principio dell'autonomia finanziaria e gestionale delle sedi, da attuare con successivo regolamento.
Sono evidenti le implicazioni in termini di semplificazione e più efficiente gestione delle risorse. A ciò si aggiunge l'imminente avvio del cosiddetto Fondo sponsorizzazioni, previsto nella finanziaria 2007 e attuato con decreto in corso di registrazione. Con tale strumento il capo missione diplomatica o consolare ha la possibilità, laddove vi siano i presupposti, di attivare in loco un fondo per la gestione di somme derivanti da donazioni e liberalità, o da contratti di sponsorizzazione stipulati con soggetti pubblici e privati.
Indico queste innovazioni per porre l'accento sulla pluralità di fonti di finanziamento, che saranno, quando queste misure saranno arrivate a regime, a disposizione dei capi missione. Da un lato, è una sfida alla loro managerialità; dall'altro, è evidentemente un aumento in termini di responsabilità. In ogni caso, non si può pensare di risolvere solo in questo modo il problema delle dotazioni finanziarie delle nostre sedi all'estero.
Il ministro D'Alema, intervenendo recentemente al consiglio di amministrazione del Ministero degli esteri ha sottolineato come oggi assistiamo ad attese e pressioni che ci appaiono contraddittorie e che, nondimeno, siamo chiamati necessariamente a conciliare: da un lato l'aspettativa, da parte delle istituzioni, dell'opinione pubblica, degli ambienti politici ed economici, che la Farnesina continui a svolgere, con crescente efficacia, il suo ruolo di snodo centrale della proiezione esterna del Paese, e offra servizi ai cittadini e alle imprese, attraverso la sua rete diplomatiche e consolari, sempre più diversificati e completi; dall'altro, la spinta, anch'essa crescente, nel ricercare una migliore qualità della spesa, a fronte di sempre più scarse risorse per il comparto pubblico inteso come tale.
La strada che abbiamo intrapreso intende dotare l'amministrazione degli strumenti per affrontare questa sfida. Per il raggiungimento di tali obiettivi considero essenziale l'appoggio che potrà provenire da questo Comitato e da ciascuno dei suoi membri, la cui diretta conoscenza delle questioni in gioco ha, per l'amministrazione, il valore di una garanzia.

PRESIDENTE. La ringrazio molto, ambasciatore. Lei ha aperto una finestra estremamente dettagliata su come il Governo e il Ministero degli affari esteri intendano condurre la riorganizzazione e il potenziamento della rete diplomatico-consolare.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione è ormai esaurito, considerata anche la concomitanza con l'inizio della seduta delle Commissioni riunite III e XIV della Camera e del Senato. Non vorrei strozzare il dibattito su questioni molto importanti e fondamentali anche per le nostre comunità, preferendo chiedere all'Ambasciatore di tornare da noi per una successiva riunione, possibilmente non troppo lontana nel tempo, alla luce anche degli emendamenti che sono stati proposti in finanziaria al Senato, e delle decisioni che saranno assunte in quella sede.
Vorrei solo aggiungere una esperienza personale: sono reduce da un viaggio privato, non istituzionale, in Canada, con 800 imprenditori italiani ed ho constato come in quel contesto molti di origine italiana - non sono proprio italiani, ma parlano italiano e si sentono profondamente legati a questo Paese - siano delusi per la soppressione dei voli della nostra compagnia di bandiera e per le questioni della rete diplomatico-consolare; in tale contesto voi diplomatici siete chiamati ad un ruolo importantissimo, anche per promuovere gli aspetti nuovi ed innovativi che ci sono stati illustrati. Direi quindi di rinviare il seguito dell'audizione ad altra seduta.

GIANNI FARINA. La proposta del presidente mi ha anticipato. Era infatti mia


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intenzione avanzare una proposta di rinvio a data da destinarsi, il più vicino possibile, per un'esposizione programmatica che, essendo di estrema importanza, impone una valutazione di altrettanto eccezionale importanza.
Chiedo formalmente che la riunione non solo si svolga in tempi ravvicinati, ma che si preveda anche il tempo necessario sul piano continuativo - almeno due ore di dibattito -, essendo - lo ribadisco - gli argomenti in discussione di estrema importanza.

PRESIDENTE. Ringrazio l'Ambasciatore e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,35.