Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 74 del 17/11/2006
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Si riprende la discussione.

(Posizione della questione di fiducia - A.C. 1746-bis )

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Vannino Chiti. Ne ha facoltà.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, colleghi, l'annuncio della posizione della questione di fiducia sulla legge finanziaria fatto ieri sera, che confermo, credo che a questo punto, indipendentemente dalle valutazioni che diamo in ordine alle responsabilità - cercherò poi di svolgere qualche considerazione, senza scendere sulla polemica -, si rendesse oggettivamente inevitabile.
Siamo al termine della sessione di bilancio per la quale, nella Camera in cui avviene la prima lettura, è prevista una durata di 45 giorni - ce lo ricordava alcuni giorni fa l'onorevole Gerardo Bianco, con la serietà e l'autorevolezza che gli derivano da una lunga esperienza parlamentare - e oggi è il quarantacinquesimo giorno. In una settimana, lavorando con intensità - della quale dobbiamo essere grati a tutti i parlamentari, indipendentemente dalla collocazione politica - anche il sabato e la domenica, sono stati approvati 15 articoli e due articoli sono stati soppressi. Si tratta di fatti concreti e non di interpretazioni e ognuno può fare il conto - anche solo votando gli emendamenti senza intervenire per illustrarli - di quanti giorni sarebbero stati necessari.
Quindi, in primo luogo, la richiesta di fiducia è lo strumento a nostra disposizione per evitare rischi di esercizio provvisorio, che ad ogni costo abbiamo il dovere e la responsabilità di evitare. Sono convinto che questo obiettivo non è solo del centrosinistra, dunque di uno schieramento, ma è sentito come interesse del paese, indipendentemente dal giudizio che si esprime sulle scelte della finanziaria.
Avevamo creduto che realmente si potesse evitare il ricorso alla fiducia, pur trattandosi di una finanziaria complessa nella sua articolazione; in ciò vi è una responsabilità del Governo attuale, come di quelli precedenti.
Sarebbe stato possibile se, non l'ultimo giorno, praticamente alla scadenza della sessione di bilancio, ma sin dall'inizio, fossero state ritirate le migliaia di proposte emendative presentate o, meglio ancora, se fosse stata mantenuta la sfida che ci era stata lanciata dall'opposizione, da leader autorevoli dell'opposizione che ci


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avevano detto che avrebbero scelto sette o otto questioni sulle quali confrontarsi nel merito. Obiettivamente, così non è stato e ciò rappresenta un'occasione perduta per tutti noi, maggioranza e opposizione. Infatti, il confronto in Commissione e in aula ha mostrato - credo che anche questa sia una considerazione oggettiva - una maggioranza unita e, proprio per questo, aperta ad accogliere proposte migliorative da parte dell'opposizione.
Complessivamente, su 15 articoli, sono stati approvati 39 emendamenti presentati dall'opposizione, alcuni dei quali erano convergenti con proposte emendative presentate dalla stessa maggioranza.
Tra di essi vi sono dei temi di assoluto rilievo. Non li ricordo tutti e trentanove, ma solo quelli, lo ripeto, di assoluto rilievo: quando ero all'opposizione, non mi è mai capitato di poterne trovare. Sto parlando della soppressione della tassa di soggiorno per i comuni; del superamento della differenza tra esercizi di diverse dimensioni, al di sotto o al di sopra di 250 metri quadrati rispetto all'obbligo dello scontrino fiscale per chi effettua la trasmissione telematica; del fondo per la pedemontana lombarda, così da concorrere alla sua progettazione e realizzazione; del fondo per superare le barriere architettoniche negli esercizi commerciali; di una rimodulazione che consenta l'autonomia dei comuni per l'aumento dell'ICI - abbiamo detto perché ciò è giusto, ringraziando pubblicamente l'Assemblea -, che introdurremo al Senato anche per le aliquote IRPEF.
L'impegno della maggioranza - che ringrazio per l'intenso lavoro svolto, per una collegialità che ha costruito coesione e per il sostegno che i gruppi di maggioranza hanno dato al Governo e, nello specifico, al mio lavoro - ha determinato altri importanti cambiamenti. Ne citerò solamente alcuni: le risorse a disposizione per la ricerca, gli interventi per i giovani apprendisti, per i precari nella scuola, nel pubblico impiego, nelle forze dell'ordine; lo stanziamento per la cooperazione allo sviluppo...

ELIO VITO. Ma dov'è questa cosa? Riapriamo la finanziaria?

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Cito le cose che ci sono, collega Vito: consenta anche a me di parlare, poiché questa è una sua valutazione, non la mia.

MARCO BOATO. Il Governo ha diritto di parlare liberamente!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Grazie; a volte nelle democrazie succede anche che i Governi possano parlare...
Sto citando il fondo per la mobilità, con particolare attenzione alle città metropolitane a forte tensione turistica e le misure ulteriori di rigore e di trasparenza per il funzionamento della politica e delle amministrazioni.
Sono convinto che se si fosse proceduto all'esame degli articoli e se anziché all'articolo 15 ci si fosse magari fermati al 130 o al 150 - e se non fosse passata come strategia prevalente quella delle «spallate» ai Governi sulla finanziaria - vi sarebbero state altre occasioni di confronto e di miglioramento nei riguardi di una legge finanziaria difficile e complessa. Questo, comunque, è l'auspicio che il Governo esprime - io lo esprimo -, in vista del lavoro che, a partire dai prossimi giorni, riguarderà l'esame in seconda lettura della legge finanziaria al Senato.
La finanziaria non vi arriverà blindata - come non lo è stata alla Camera - ma, naturalmente, con alcuni punti cardine non modificabili: il rientro nel patto di stabilità per l'euro, la ricostruzione dell'avanzo primario, l'equità dei sacrifici, l'introduzione delle aliquote fiscali dell'IRPEF e il sostegno necessario allo sviluppo.
A quanti tra gli esponenti della destra (ieri lo diceva il senatore Baldassarri) continuano a dirci che i 15 miliardi di euro erano necessari - si trattava di un impegno, quale che fosse il Governo -, ma ci si doveva fermare a questo punto e si


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doveva procedere con tagli alla spesa, voglio ribadire, nel rispetto di un confronto e di una battaglia politica (entrambi possono essere forti e civili) che questa non è la nostra strada.
Potremmo dire, in modo polemico: è difficile che il responsabile di una malattia divenga improvvisamente medico e la guarisca, o ancora che niente di tutto questo è stato fatto nei cinque anni precedenti, se la spesa corrente è aumentata di alcuni punti. In ogni caso, al di là di questo orizzonte polemico, il centrosinistra si propone - nei prossimi mesi e anni parleranno i risultati - di risanare e sostenere lo sviluppo. I sacrifici che l'eredità lasciata impone agli italiani debbono essere ripartiti con equità. Noi, colleghi, vogliamo riformare il pubblico impiego, non licenziare in massa; vogliamo riformare il welfare, non abbatterlo; vogliamo dare una prospettiva a chi vede di fronte a sé un destino da precario che, invece, deve essere allontanato.
Con questa chiarezza vogliamo però confrontarci al Senato, sapendo che una finanziaria difficile, complessa, ha bisogno degli apporti di tutti coloro che sono disposti a darne; anzi, importanti sono quelli che vengono dall'opposizione, non meno di quelli che vengono dalle forze di maggioranza. Del resto, sappiamo bene che in alcuni campi occorre verificare se sia possibile migliorare ancora la proposta che sarà, poi, quella finale. A tal proposito, mi limito a due sottolineature (non certo perché al Senato si possa poi dire che sono solamente questi gli aspetti da considerare): innanzitutto il pacchetto sicurezza, rispetto al quale si è compiuto certamente uno sforzo ma rispetto al quale, se possibile, bisogna cercare di rafforzare l'intervento....

ELIO VITO. Signor Presidente, non è possibile! Dobbiamo subire pure il «pistolotto», oltre alla fiducia!

MARCO BOATO. Non può permettersi di dire così!

PRESIDENTE. Deputato Vito, la prego, consenta al Governo di illustrare le ragioni della fiducia (Commenti del deputato Elio Vito).... Non sono sindacabili (Commenti del deputato Elio Vito)... La prego, lasciamo concludere il rappresentante del Governo.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Quando il collega Vito potrà imporre ai regolamenti parlamentari come si pone la fiducia, potrà farlo. Finché è un deputato come tutti noi, può, se vuole, avere lo stesso rispetto che noi abbiamo nei suoi confronti (Commenti del deputato Elio Vito)... che noi abbiamo sempre nei suoi confronti (Commenti del deputato Elio Vito) perché è un capogruppo dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Vi prego, evitiamo questo dialogo! Loro lo sanno bene che il Governo ha diritto ad esporre le proprie ragioni. Prego, ministro, prosegua (Commenti del deputato Elio Vito).

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Lei lo dice ... (Commenti del deputato Elio Vito)... A volte faccio finta anche di non sentire gli epiteti con cui lei mi si rivolge: diciamo che sono sempre di grande complimento e mai di offesa, pur essendo in quest'aula.
Stavo dicendo che sappiamo bene come, oltre al tema della sicurezza - sul quale si è compiuto uno sforzo e rispetto al quale, se possibile, si deve comunque cercare di farne di ulteriori, dato che si tratta di un tema di grande priorità per i cittadini -, ve ne siano altri da considerare, tra i quali il secondo aspetto che volevo evidenziare, cioè il rapporto tra Stato centrale e regione Sicilia (ripeto, non sono solamente questi due i temi) in materia di sanità. Vorrei che su questo aspetto si individuasse, da qui al Senato e poi nel Senato, un'impostazione che fosse concordata tra maggioranza ed opposizione, come è fondamentale, secondo me, che sia così in tutto il campo del federalismo fiscale. Sui rapporti istituzionali e di


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attribuzione di risorse tra centro e periferia è infatti indispensabile una convergenza non in una logica di schieramento, chiunque sia al Governo nazionale, chiunque governi le regioni. In questo senso ieri ho inteso ed apprezzato le parole dell'onorevole Casini.
Concludo, signor Presidente, con un'ultima sottolineatura che riguarda la piena condivisione ed il pieno sostegno al suo richiamo alla necessità di una riforma del complesso degli strumenti della legge finanziaria; una sessione di bilancio che dura da giugno a settembre, dal DPEF fino all'approvazione finale della legge finanziaria, non è normale e non esiste negli altri paesi, così come non è normale che ci siano una complessità ed un numero di articoli esorbitante o le procedure che ci siamo dati.
In questi giorni ho riflettuto sul perché - lo dico anche in modo autocritico - negli anni precedenti una maggioranza ben più numerosa e forte dal punto di vista numerico rispetto all'attuale abbia dovuto porre per tre anni consecutivi la fiducia sul disegno di legge finanziaria, sia alla Camera sia al Senato. Devo dire che la ragione l'ho compresa in questi giorni. Perciò penso che si debba essere d'accordo, come ho sentito in molti interventi di questa mattina, nel verificare le regole, nel farle rispettare, nel darsene di nuove circa lo strumento della legge finanziaria. Signor Presidente, il Governo darà - per quello che deve e che può - il proprio contributo a quel progetto di riforme che lei ha annunciato questa mattina: ci tengo ad esprimere un pieno sostegno.
Infine, devo rivolgere un ringraziamento ai dirigenti della Camera dei deputati, dal Segretario generale a tutti i funzionari che hanno lavorato per verificare il materiale, le proposte che abbiamo consegnato. Sempre, ma in questo momento ancora di più, ha trovato in me conforto una convinzione, quella dell'assurdità delle norme di spoils system e simili a livello di organizzazione dello Stato. I funzionari, i dirigenti, il personale della Camera hanno svolto bene il proprio lavoro nei confronti di ogni Governo, dei Governi che hanno preceduto il nostro e del nostro Governo, quali che fossero - io non conosco e non voglio conoscere - le convinzioni personali, politiche di ognuno di loro. Voglio invece dire che questo è ciò di cui l'Italia intera ha bisogno, perché il nostro paese ha bisogno di intelligenti, seri ed impegnati servitori dello Stato.
Io sono grato perché, in questi giorni, ho visto nel notevole impegno che esiste in questo Parlamento un presidio che mette al sicuro il bipolarismo da altre sbandate.
Ringrazio inoltre per il lavoro svolto i membri della Commissione bilancio, il Presidente e il relatore.
Con queste considerazioni, signor Presidente, a nome del Governo, a ciò autorizzato dal Consiglio dei ministri, confermo di porre la questione di fiducia sull'approvazione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 16.500 del Governo, sostitutivo dell'articolo 16 del testo e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge finanziaria per il 2007 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, io credo che un po' di pudore avrebbe dovuto sconsigliare il ministro Chiti dall'aprire, nel momento in cui la chiude ponendo la questione di fiducia, una discussione ed un confronto di merito sulla legge finanziaria che l'opposizione invano ha cercato con il Governo in questi dieci giorni di confronto in aula e, prima ancora, durante le settimane dell'esame in Commissione bilancio. È questa assenza di pudore che offende la Camera dei deputati e, se permette signor Presidente, anche la mancanza di stile per il ringraziamento ai funzionari - al quale sicuramente ci associamo -, in quanto esso tocca per tradizione al Presidente della Camera e non certo al Governo, anche per l'autonomia di tali funzionari in relazione alla sfera del Governo. Forse dobbiamo pensare che il Governo, con la


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sua mania di occupare le sfere istituzionali, ora vuole anche arrivare ad occupare le nomine all'interno della Camera.
Detto questo, signor Presidente, io credo che il ministro Chiti non sia mai intervenuto in dieci giorni sulle questioni di merito della legge finanziaria che abbiamo posto. L'unico intervento sulla legge finanziaria è stato quello del ministro Bersani, poche ore prima che si sospendesse la seduta per la presentazione del maxiemendamento, dopo che per due giorni avevamo continuato a richiederlo (Commenti del sottosegretario D'Andrea). Il ministro dell'economia non ha mai partecipato ai lavori parlamentari - lo sottolineo: mai -, abbiamo avuto la meritoria attenzione da parte di alcuni sottosegretari per i rapporti con il Parlamento e dell'economia, e basta.
Forse questo è il modo con il quale il Governo ha cercato il confronto di merito con le opposizioni? Le questioni oggettive che poc'anzi sono state richiamate dal ministro Chiti per giustificare la posizione della questione di fiducia, a nostro giudizio, sono altre. Le opposizioni non hanno utilizzato tutti i tempi a loro disposizione. Il gruppo di Forza Italia ha ancora altre tre ore di tempo. I tempi che tradizionalmente sono utilizzati per le tecniche e le pratiche ostruzionistiche, quelli a titolo personale, prevedono ancora quasi sette ore e questi sono stati utilizzati anche da parte dei colleghi della maggioranza che, su alcune questioni, hanno inteso intervenire.
Il numero degli emendamenti che è stato presentato dai gruppi dell'opposizione è per circa un decimo corrispondente a quelli per i quali avrebbero avuto diritto, vale a dire che abbiamo presentato il 10 per cento degli emendamenti che ci spettavano in base alle dimensioni del disegno di legge finanziaria, al numero degli articoli e al numero di proposte di modifica che il Governo ha presentato. Inoltre, si arriva ad avere la spudoratezza di mentire alla Camera, signor Presidente, in relazione al fatto che la Commissione bilancio non sia stata impedita dal Governo nella possibilità di esaminare compiutamente la legge finanziaria: poche ore prima del termine previsto per la conclusione dei lavori della stessa, sono stati depositati novanta nuovi emendamenti. Novanta emendamenti, poche ore prima che la Commissione bilancio concludesse i suoi lavori!
Questo significa ricercare il confronto? In aula - signor Presidente, lei lo sa -, ci siamo trovati di fronte ad una richiesta della maggioranza di rinviare l'esame della legge finanziaria di ventiquattro ore. Vi è stata una speranza - nemmeno tanto ben celata - da parte del Governo che noi utilizzassimo un presunto ostruzionismo sul decreto-legge relativo all'IVA per ritardare l'esame della legge finanziaria. Noi, in quella Conferenza dei presidenti di gruppo, dicemmo che non c'era ragione per rinviare l'esame della legge finanziaria e mantenemmo il calendario. Abbiamo fatto convertire nei termini previsti dalla Conferenza dei capigruppo il decreto-legge sull'IVA, facendo iniziare subito dopo le votazioni sul disegno di bilancio. Abbiamo accettato e subìto tutte le decisioni della maggioranza sull'orario, sulle giornate di seduta dei lavori parlamentari, comprese le sedute notturne ed i giorni festivi.
Noi abbiamo cercato il confronto di merito con il Governo e la maggioranza, ma questo confronto è stato reso impossibile da una condizione: dall'assenza di decisioni, di linea politica, di accordo all'interno della maggioranza sulle questioni fondamentali della legge finanziaria. Il fatto che oggi il ministro Chiti ci venga a dire quale è la legge finanziaria e quale potrebbe essere al Senato rappresenta un'ulteriore offesa nei confronti di questo ramo del Parlamento, perché il ministro non ci ha illustrato il maxiemendamento che stravolge la legge finanziaria, ci ha detto che anche questo maxiemendamento è destinato a essere modificato al Senato e ci ha solo annunciato i punti sui quali il Governo non ha ancora trovato un accordo.
Ecco perché, Presidente, io manifesto il mio sconcerto rispetto alle dichiarazioni del ministro Chiti, che avrebbero potuto avere una loro importanza se rese ad


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apertura di dibattito sulla legge finanziaria e non a conclusione dello stesso. Mi dispiace che un ministro, che dovrebbe avere come proprio compito istituzionale quello di intrattenere i rapporti tra il Governo ed il Parlamento, si limiti invece a ritenere di dovere intrattenere i propri rapporti fra il Governo e qualche membro del Parlamento, dimostrando di ferire anche l'intelligenza di quei gruppi parlamentari con i quali a lui piace intrattenersi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Il gruppo Alleanza Nazionale intanto ringrazia per il proficuo e serio lavoro svolto, nei limiti del possibile, dai colleghi Giorgetti, Armani e Garnero Santanchè. Pensavo che il ministro per i rapporti con il Parlamento iniziasse il suo intervento ringraziando l'opposizione per aver consentito la modifica di alcune parti del testo che avrebbero procurato non poco danno agli italiani, alla nostra economia e al nostro sviluppo, perché senza l'opposizione alcune di quelle parti significative non sarebbero state modificate. Solo un errore di lettura, probabilmente, riguardo alla tassa di soggiorno al posto della tassa di scopo, che grazie all'opposizione è stata cancellata.
La politica consente di dire tutto ciò che si vuole, ma lo spettacolo che ormai tutti gli italiani conoscono non può essere smentito da un intervento del ministro. Questa legge finanziaria è stata ore e ore in Commissione, rendendo improduttivo il lavoro della stessa. Il Governo, in Commissione, ha presentato emendamenti a suoi emendamenti e la ripetitività con la quale il Governo presentava emendamenti in Assemblea non solo al testo presentato in origine, ma anche a suoi precedenti emendamenti, ha moltiplicato l'effetto dei subemendamenti. La maggioranza non ha mai tentato un confronto con l'opposizione. Alleanza Nazionale è stata sempre disponibile a ritirare tutti gli emendamenti, ad eccezione di alcuni, che erano particolarmente significativi per il paese. La maggioranza non ha mai cercato un confronto serio sul testo della legge finanziaria. Noi abbiamo dovuto subire un testo di 826 commi. A chi volete raccontarla se il testo aveva in origine 217 articoli e finisce con 826 commi? Evidentemente, il testo che voi avete presentato era lacunoso, creava ingiustizia; ve lo hanno fatto capire anche larghe parti della maggioranza, che con sofferenza ha dovuto portare avanti il confronto con il Governo.
Onorevole ministro, avrà notato che qui vi erano due parti della maggioranza: il Governo e la maggioranza. La maggioranza, a cominciare dal relatore e dal presidente della Commissione bilancio, era a disagio, poiché li avete ridicolizzati! In questa sede non è mai accaduto che il relatore, che ha presentato, a nome della Commissione, alcune proposte emendative (le quali rappresentavano, quindi, la sintesi dei dibattiti svolti), venisse smentito da emendamenti predisposti dal Governo! Questo è accaduto!
Pertanto, il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene, signor ministro, che lei avrebbe dovuto ringraziarci, anche perché, nel corso di questi giorni, voi avete avuto la possibilità di rimediare ad alcuni errori presenti nel testo del disegno di legge finanziaria. Inoltre, avete avuto la possibilità - in questo caso, forse dovremmo recitare un mea culpa - di aggiustare tutte le questioni interne alla maggioranza!
Voi, in realtà, siete partiti sin dall'inizio con l'intenzione di porre la questione di fiducia, ma non avete potuto farlo prima perché non eravate sicuri di ottenere il consenso di tutti i pezzi della maggioranza! Del resto, ricordo che abbiamo ascoltato, in quest'aula, il gruppo La Rosa nel Pugno dichiarare chiaramente che non avrebbe votato a favore del disegno di legge finanziaria: allora, nel «bancomat» del Governo, ognuno ha attinto per quel che poteva!
Vorrei rilevare che anche nel suo intervento, signor ministro, non è potuto emergere il quadro di riferimento della manovra finanziaria. Avete predisposto


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una serie di commi, ma non è chiaro come si intervenga per Sviluppo Italia, per l'occupazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

TEODORO BUONTEMPO. ... e per risolvere i problemi delle aree svantaggiate!
A nome del gruppo di Alleanza Nazionale, ritengo quindi che non possiamo che invitare gli italiani - e mi avvio alla conclusione, Presidente - alla grande manifestazione popolare del 2 dicembre, perché solo con una grande manifestazione popolare si potrà comprendere quale sia il dissenso degli italiani nei confronti di questo Governo...

PRESIDENTE. Deve concludere!

TEODORO BUONTEMPO. ...che sta arrecando danni incredibili al paese!
Concludo, Presidente. Non siamo solo noi ad affermarlo, perché, per la prima volta, sono venuti meno anche l'omertà ed il silenzio dei sindacati, i quali, di fronte all'evidenza dei fatti, sono stati costretti a scendere in piazza, pur votando per voi, per esprimervi il loro dissenso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, devo riconoscere che l'onorevole Buontempo - che ringrazio per una parte del suo intervento - ha dato atto, con le sue affermazioni, del tipo di lavoro che hanno compiuto, in questa sede, sia la maggioranza, sia il Governo.
Mi sembra poi che, da questo punto di vista, il collega Elio Vito non abbia reso giustizia né al Governo, né a se stesso ed alla sua coalizione. Ciò perché, come ha giustamente affermato il collega Buontempo, molte delle proposte dell'opposizione che erano giuste sono state approvate, e credo che questo sia un modo equilibrato di condurre il dibattito parlamentare.
Onorevole Buontempo, lei ha fatto riferimento alla manifestazione popolare; da quello che mi risulta, sono tre le manifestazioni popolari. Può capitare che una maggioranza sia divisa, ma quando ad essere divisa è l'opposizione, le assicuro che è molto peggio! Infatti, credo che non essere stati in grado di scendere insieme in piazza contro quello che ritenete essere un vostro avversario politico sia un segno della vostra fragilità!
Affermo ciò, tuttavia, per un altro motivo. Signor Presidente, ho apprezzato con molta soddisfazione un passaggio del suo intervento, così come ho colto positivamente una parte dell'intervento del ministro Chiti; anche il collega Elio Vito, insieme a dichiarazioni non accettabili, ha affermato una cosa giusta. Qui c'è un problema di fondo, che riguarda la struttura del procedimento.
Esiste un problema più radicale, se volete, costituito dalla debolezza del sistema politico. Non possiamo infatti ignorare, colleghi, che, se negli ultimi tre anni è stata posta ogni volta la questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria, è segno che la richiesta della fiducia non dipende da una maggioranza costituita da 40, 50 o 60 parlamentari in più. Ricordo, infatti, che il centrodestra nella scorsa legislatura aveva una maggioranza di 80 voti alla Camera e di 40 al Senato; eppure, è ricorso lo stesso alla posizione della questione di fiducia nel 2003, nel 2004 e nel 2005.
Oggi siamo nel 2006. Se è così, dobbiamo cercare di andare un po' più alla radice della questione. In primo luogo, dobbiamo riconoscere che vi è una debolezza del sistema politico. Nel centrodestra, nel centrosinistra e nell'estrema sinistra, infatti, si discute della ricomposizione di forze e della ricostituzione di aggregazioni più ampie e maggiormente rappresentative per avere una migliore capacità di governo e per reggere meglio lo scontro con gli interessi coalizzati e con la forza degli interessi che, giustamente, sono presenti nel paese. Tali interessi premono alle porte della politica, ma la politica, a


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volte, non ha la forza sufficiente per reagire, respingere, mediare e dirigere!
Questa è la situazione nella quale ci troviamo: se la manovra finanziaria è il luogo nel quale si organizza complessivamente la capacità di governo per un anno di lavoro, e si programmano altresì gli anni successivi, è qui che la spinta degli interessi esterni è maggiore ed è proprio qui che dovrebbe rivelarsi la forza maggiore della politica. Vorrei rilevare che si tratta di un problema che riguarda tutti, non soltanto noi oggi: ha interessato voi nella scorsa legislatura ed adesso tocca noi. Vi è un punto sul quale dobbiamo riflettere, vale a dire su come dare forza al sistema di cui facciamo parte e che concorreremo a costruire.
La seconda questione è più specifica e riguarda, in sostanza, lo strumento. Signor Presidente lei poc'anzi ha fatto riferimento giustamente alla correzione delle procedure; lo sappiamo, ma non è solo questo. Infatti, dobbiamo chiederci per quale motivo; ce lo siamo chiesti molte volte di seguito; ma non abbiamo mai chiuso la partita della finanziaria e a gennaio si è parlato d'altro.
Presidente, mi auguro molto che sotto la sua guida si possa, questa volta, chiudere quel libro e andare, invece, ad un reale intervento che deve toccare - io credo - la legge, perché la legge finanziaria non può essere il treno cui si sganciano tutti i vagoni per cui non si sa più se, quando e come arriverà una occasione nella quale aggiungere o sganciarne un altro.
Questo, lo sappiamo, riguarda sia voi sia noi. Riguarda interventi macro e interventi micro, riguarda interventi di necessità sotto la spinta dell'urgenza e perché dobbiamo rispondere al nostro elettorato, volta per volta: perché non è stata messa quella cosa, perché non è stato realizzato quell'ospedale, perché non c'è quella strada e così via. Lo sappiamo che è così, ma non può essere questa una legge finanziaria della quinta o sesta potenza economica mondiale. Non può essere questa!
È necessario inoltre modificare il regolamento, perché c'è qualche punto che non va. Scusate se voi avete presentato 7 mila emendamenti e noi ne abbiamo presentati altrettanti la volta scorsa, quindi il punto non è questo: ma se si può presentare 7 mila emendamenti su un testo è chiaro che non si fa nessuna discussione. Lo dico anche per noi, non solo per voi. Lo dico come una presa di coscienza dei limiti di questo meccanismo.
Dunque occorre un intervento serio, una discussione seria su che cosa vogliamo davvero, parti per parti, comparto per comparto, come si limita e si qualifica la potestà di emendamento su questo meccanismo, come si attribuisce più peso alle decisioni delle Commissioni. Infatti - mi rivolgo ai colleghi anche molto «sperimentati» che sono in quest'aula - i pareri delle Commissioni, le quali impiegano giorni e settimane attorno a questo tema, non contano assolutamente niente, ma non contano perché la procedura è fatta in questo modo; quindi, ritengo che bisogna fare in modo che i pareri espressi dalle Commissioni specializzate contino di più nel procedimento. La Commissione bilancio non può essere affogata, a sua volta, da migliaia e migliaia di richieste, emendamenti e pressioni. Presidente, lei che ha un'esperienza parlamentare quasi come la mia, sa bene (o gliel'avranno detto, se non l'ha appreso direttamente) che in Commissione bilancio quasi mai si è arrivati a concludere l'esame della legge finanziaria. Non ci si è arrivati mai a causa di questo meccanismo infernale.
Terza ed ultima questione ....

PRESIDENTE. La prego, concluda.

LUCIANO VIOLANTE. Questo problema non si risolve se non risolviamo anche il problema del procedimento legislativo generale; infatti, se dobbiamo ritenere che quello sia l'unico treno che parte e che arriva sicuro, è chiaro che lì si aggancia tutto. Dobbiamo dare al Parlamento, alla maggioranza e all'opposizione la certezza che almeno su un certo tipo di provvedimenti ci siano tempi definiti e non mutevoli per il voto finale, qualunque esso sia.


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Noi partiamo dalla crisi del sistema politico, dalla crisi dello strumento e dalla crisi del procedimento legislativo. È attorno a queste tre crisi che si svolge il nostro discorso; quindi spero, Presidente - e la ringrazio anche per il minuto in più che mi ha concesso - che lei possa prendere in mano tale questione, guardandola sotto i profili che sono di competenza della Presidenza - come lei ha già annunciato - in modo che si possa davvero a gennaio affrontarla e risolverla, affinché la prossima volta non ci troveremo più, chiunque sarà al Governo, in una situazione come quella in cui ci siamo trovati adesso ((Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, io penso che la fiducia fosse inevitabile e che si debba chiudere questo dibattito politico (ci sono tante sedi in cui farlo) in cui il Governo dice: «no, noi non volevamo porre la fiducia, è colpa vostra» e noi rispondiamo: «no, ma noi eravamo pronti». È chiaro che esiste un confronto, è chiaro che in Parlamento ci sono le maggioranze e le opposizioni e che le maggioranze esprimono la loro linea essenzialmente sulla politica economica nella legge finanziaria e che le opposizioni fanno la loro parte. Comunque, ad un certo punto sapevamo che sarebbe stata posta la questione di fiducia sia perché i tempi erano esigui, sia soprattutto - signor ministro - perché le divisioni sono nella maggioranza.
Quando il Governo Berlusconi ha posto la questione di fiducia è stato sempre detto che lo faceva perché i partiti di maggioranza erano in lite tra loro; ma la stessa cosa è avvenuta anche in questo caso ed in modo più evidente, in modo molto più evidente.
Onorevole Violante, lei dice che sono tre le manifestazioni dell'opposizione; però non è mai successo, durante il Governo Berlusconi, che i ministri e sottosegretari sfilassero contro il Governo.
Se andiamo su questa strada ci ridicolizziamo a vicenda e penso che l'ultimo a parlare subisca il ridicolo maggiore, perché si peggiora col tempo. Quello che è successo era inevitabile, perché questa legge finanziaria è stata preparata male, nel senso che c'è un lavoro di mediazione, che avviene in seno al Governo nel mese di settembre, che fa sì che la finanziaria sia varata dal Consiglio dei ministri - già con il ministro dell'economia e delle finanze un po' «acciaccato» dalle toppe e dalle difficoltà! - in una condizione accettabile per poter fronteggiare la maggioranza, che ha le sue esigenze, e l'opposizione, che pure ha le sue esigenze.
Quello che è avvenuto, onorevole ministro per i rapporti con il Parlamento - lo posso dire perché questo processo l'ho visto sia da dentro sia da fuori -, è che evidentemente, per carenze di guida politica di questo Governo nei settori determinanti della materia, la legge finanziaria è stata varata dal Consiglio dei ministri senza la mediazione interna al Governo. È evidente che i ministri hanno mandato avanti deputati della maggioranza, e talvolta dell'opposizione, per chiedere che il Parlamento con la sua attività emendativa correggesse gli errori, o pretesi errori, o ritenuti errori, del Governo in seno al Consiglio dei ministri.
Dunque, il tempo che abbiamo perso ad esaminare il provvedimento, ma che è stato necessario, è stato dovuto al fatto che il mese di settembre - che è un mese cruciale per la finanziaria all'interno del Governo - non è stato impiegato nel modo in cui avrebbe dovuto essere. Pertanto, qui è avvenuta quella discussione che deve avvenire in Parlamento con l'opposizione e che avviene necessariamente in Parlamento con la maggioranza, ma che non dovrebbe avvenire con i ministri, perché i ministri dovrebbero essere solidali rispetto al testo che viene licenziato dal Consiglio dei ministri. Così non è stato, voi lo sapete benissimo. Non è questione di fare polemica; ne prendiamo atto e vedremo se questo potrà servire.
Vengo ora alla seconda parte del discorso.


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PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Onorevole Violante, volete fare la riforma? Le ricordo - lei lo conosce benissimo - che il guaio della legge finanziaria è avvenuto nel 1999, perché fino a quella data, in cui fu fatta l'ultima riforma, non erano ammissibili nella legge finanziaria gli interventi per lo sviluppo economico. Si poteva solo modulare...

PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, Presidente, ma è una spiegazione quasi tecnica. Dal 1999 possono essere inseriti nella legge finanziaria gli interventi per lo sviluppo economico. Per questo motivo la finanziaria è esplosa.
Concludo, Presidente, con una domanda rivolta, però, a lei, e la pregherei di darmi una risposta perché l'ho formulata già questa mattina. Vorrei chiedere, se fosse possibile - e se non lo è vorrei sapere perché -, di prendere visione delle proposte emendative dichiarate inammissibili dalla Presidenza della Camera. Non capisco infatti il motivo per cui la Presidenza della Camera debba dichiarare inammissibile questa o quella proposta emendativa e il corpo dei deputati non ne debba conoscere il motivo.
Inoltre, vorrei sapere se il testo del maxiemendamento, che il ministro Chiti ha depositato ieri presso la Presidenza, è uguale al testo che abbiamo esaminato oggi in Commissione bilancio. La ringrazio delle risposte che vorrà darci.

PRESIDENTE. A questo ho già risposto stamattina (Commenti del deputato La Malfa).
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il giudizio su questa finanziaria da parte del gruppo Lega Nord Padania, che ho l'onore di rappresentare, è completamente negativo.
Mi rivolgo innanzitutto al Governo, al ministro Chiti qui presente. Credo ci siano due o tre elementi da rimarcare. Intanto mi preme ringraziare tutto il gruppo della Lega Nord, che non ha presentato, credo in maniera coerente e responsabile - questo deve rimanere agli atti, al di là di ciò che poi si vuole andare a raccontare sul territorio, in mezzo alla gente - una valanga di emendamenti. Non abbiamo fatto quindi ostruzionismo, ma in maniera seria e coerente abbiamo invece cercato di entrare nel merito delle questioni, tanto che quelli che io ho definito «i tre moschettieri», neofiti di questo Parlamento, che si sono davvero molto impegnati e, credo, fatti apprezzare dall'intero gruppo che ha partecipato a questa finanziaria (mi riferisco ai colleghi Garavaglia, Filippi e Fugatti), hanno convinto il Governo, il relatore e questa maggioranza ad accettare diverse nostre istanze. Il ministro Chiti ne ha ricordate alcune. Per esempio, l'imposta di scopo, con riferimento alla quale abbiamo portato diversi punti a favore, ma anche in tema di infrastrutture per il nord e soprattutto, su iniziativa dell'onorevole Garavaglia, la questione dello scontrino.
Peccato che abbiamo esaminato solo 15 articoli e che non siamo arrivati a completare l'esame di tutti e 217.
Forse, a questa finanziaria potevano essere apportate diverse modifiche e, forse, poteva esser più «padana» e un po' meno «raffazzonata», così come risulta essere. Ciò mi dispiace, perché, alla fine, 217 articoli si sono trasformati in 830 commi (circa 600 disposizioni in più). Viene stravolto e cambiato tutto! Non siamo riusciti nemmeno a leggerli bene; li abbiamo soltanto intravisti da lontano.
È una legge finanziaria che, purtroppo, sta allarmando il paese. Lo dico perché ho letto una dichiarazione di Prodi poco fa che mi ha anche un po' allarmato. Ha detto che è contento di come ha agito in questi primi sei mesi e ciò sarà lo specchio di quello che accadrà nel prossimo futuro...
Sono terrorizzato: se questo è il metodo con cui avete intenzione di continuare


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a governare, c'è davvero da mettersi le mani nei capelli ed i cittadini dovranno mettersi le mani in tasca, perché, altrimenti, qualcosa continua sempre ad uscire!
Una manovra finanziaria così complessa avrebbe richiesto un certo dibattito teso ad apportare cambiamenti seri, ma avevamo bisogno di tempo. Tuttavia, ministro Chiti, ricordiamoci che dieci ore su ventisei le avete impiegate voi per i vostri interventi. Una maggioranza che vuole accelerare non parla dieci ore! Inoltre, le interruzioni durante l'esame del disegno di legge finanziaria, il dibattito sulle intercettazioni, erano un modo per perdere tempo.
Non è bello arrivare a dire in quest'aula, una volta trovata una «quadra» nella confusione che questa legge finanziaria purtroppo vi ha creato, che è colpa della minoranza o dell'opposizione, che ha fatto perdere tempo! Non è così! Voi avete avuto dei problemi interni! Spesso, lo si sentiva e lo si leggeva sui giornali: Senato chiamava e Camera rispondeva!
Lei ha ricordato che la ricerca è uno dei settori in cui sono stati apportati dei cambiamenti. Non ci si può dimenticare che sulla ricerca vi è stato un input ben preciso di un senatore o di una senatrice che ha detto qualcosa di specifico; il senatore Pallaro ha detto qualcos'altro. Diverse altre cose si sono mosse. Conseguentemente, sono giunti emendamenti su emendamenti per perdere tempo.
Capisco che è difficile; anche noi, in passato, abbiamo posto la questione di fiducia quando è stato necessario, ma, ministro Chiti, cerchiamo di mantenere le cose nel loro alveo!
Mi vorrei rivolgere adesso al Presidente della Camera. Ho letto una sua dichiarazione del seguente tenore: speriamo che in futuro cambino le regole sulla legge finanziaria; considerazioni riprese anche dal collega Violante.
Mi sembra che non si sia capito il vulnus iniziale che ha prodotto questo tipo di legge finanziaria: abbiamo perso 15 giorni quasi inutilmente. Il Parlamento è stato inutile ed è stato bypassato, scavalcato, preso quasi in giro. Credo che le regole vadano cambiate, ma la logica non deve essere quella di una frase a lei cara: «dopo un raccolto ne viene un altro», bensì deve essere un' altra.
Questo raccolto è arrivato con una grandinata, ma non si è raccolto nulla. Bisogna pensare che il paese si aspetta dei messaggi e delle regole davvero concrete.
Va rimarcato anche che, nella discussione, che noi abbiamo contribuito a rendere ampia ed interessante, vi sono state, tra i banchi del Governo, alcune assenze importanti, dei fantasmi che sarebbe stato giusto vedere. Mi riferisco, soprattutto, al ministro Padoa Schioppa, colui che ha scritto questo provvedimento, e a Prodi, che non si è fatto vedere.
Ringrazio, invece, perché ha avuto il coraggio, ma, soprattutto, l'attenzione di venire a parlare al Parlamento per fornire delle risposte, il ministro Bersani, credo l'unico meritevole di un ringraziamento da parte nostra.
Tuttavia, l'attuale Governo, ministro Chiti, credo debba davvero ripensare in maniera completa il rapporto con questa istituzione. Un'istituzione che rappresenta un paese, per cui dovete rimodulare l'intero rapporto con il paese che ci si aspettava da voi - avevate detto di essere dei fenomeni - tutt'altro!
Credo che un po' di vergogna ed un po' di orgoglio vadano ricercati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei esprimere sinceramente gratitudine al ministro Chiti per il modo in cui ha voluto motivare, prima di porla, a nome del Governo, la questione di fiducia. Mi ricordo che, nelle scorse legislature, quando eravamo all'opposizione ed il Governo si recava legittimamente in quest'aula per porre la questione di fiducia quasi come un telegramma burocratico, noi opposizione di allora ci lementavamo perché non veniva comunicato il perché ciò fosse stato necessario.


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Non obietto che, a tale riguardo, l'opposizione possa polemizzare, perché ciò fa parte della normale dialettica parlamentare. Trovo, tuttavia, del tutto inaccettabile che da parte del presidente del principale gruppo dell'opposizione si sia tentato di impedire al Governo di motivare adeguatamente la posizione della questione di fiducia e si sia anche insultato il Governo.
Ho sentito parole che anch'io, come il ministro Chiti, non voglio ripetere, ma che saranno riportate nel resoconto stenografico.
Sono anche d'accordo, signor Presidente, con le considerazioni che, poco fa, a nome del gruppo dell'Ulivo, ha svolto il presidente Violante. Noi Verdi le condividiamo pienamente. Ricordo poi che, oggi, in quest'aula, abbiamo ascoltato un importante intervento di un altro ex Presidente della Camera, l'onorevole Casini. Ritengo sia significativo che, su questioni, non di merito politico, su cui tutti abbiamo opinioni diverse, ma di carattere istituzionale, quanto detto dal Presidente Bertinotti e dagli ex Presidenti della Camera, Casini e Violante, i quali rappresentano due schieramenti contrapposti, siano larghissimamente convergenti sotto il profilo delle responsabilità istituzionali.
Trovo legittimo che, dall'opposizione, si possa polemizzare, ma non trovo legittimo e, comunque, non condivido, che si cerchi di insultare. Ho sentito, però, il presidente Vito lamentarsi del fatto che il Governo abbia rivendicato che questa manovra finanziaria, una volta uscita dal Consiglio dei ministri, sia stata aperta al confronto con l'opposizione, sia stata modificabile - e, obiettivamente, è stata modificata in numerosi aspetti, ai quali, come Verdi, siamo contenti di aver contribuito - e soprattutto non sia stata «blindata».
Qualcuno ha detto - mi dispiace che sia stato il collega La Malfa, che ha svolto un intervento molto responsabile - che arriviamo alla fiducia perché la maggioranza non è unita. È una frase che si dice sempre, ma che, in questo caso, non è vera, collega La Malfa, - lei sa che l'ascolto sempre, con rispetto ed attenzione - non perché non ci siano state anche valutazioni diverse all'intero della maggioranza, ma perché la maggioranza, che è una coalizione plurale e ove non c'è un Berlusconi che domina su tutti, si è confrontata, ha discusso, ha elaborato punti di mediazione e di convergenza e li ha tradotti in emendamenti della Commissione o del Governo. Non c'è stata, signor Presidente, una sola votazione, tra le centinaia effettuate in questi giorni, in cui si sia verificata una divisione della maggioranza. Le uniche differenziazioni di posizioni sono avvenute su emendamenti, su cui il relatore si era rimesso all'Assemblea ed era, quindi, giusto che l'Assemblea si manifestasse in modo plurale.
Ho sentito il presidente del gruppo maggiore dell'opposizione lamentarsi del fatto che il Governo abbia detto che l'impegno al confronto, al miglioramento, all'apertura e al dialogo si verificherà anche al Senato. È la prima volta che sento un rappresentante dell'opposizione lamentarsi di questo. Preferirebbe che il rappresentante del Governo dicesse: qui, si vota la fiducia, poi, è tutto blindato e il Senato non può cambiare neanche una virgola? Sarebbe una mancanza di rispetto verso l'altro ramo del Parlamento. Anche noi Verdi, su alcuni punti limitati, avremo modo di contribuire ad un ulteriore miglioramento del testo al Senato.
Credo, comunque, che questo modo di procedere esprima il massimo di correttezza e di rispetto del Parlamento. Di certo, i Verdi, l'Unione ed anche il Governo, di cui non sono membro, ma penso di poterlo dire, tutti noi, avremmo preferito che si potesse evitare la questione di fiducia. È evidente che ciò non è ormai più possibile, perché quando si arriva, alla data di venerdì 17 novembre, ad aver votato solo 15 articoli su oltre 200, anche un bambino, non dico Elio Vito, capirebbe che non sarebbe più stato possibile arrivare ad un esame senza porre la questione di fiducia, che a noi dispiace.

UGO LISI. Presidente, penso che abbia offeso il presidente di Forza Italia...

MARCO BOATO. Non siamo soddisfatti, anche il ministro Chiti l'ha detto, in


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quanto avremmo preferito che si potesse scegliere unicamente il confronto parlamentare. Quando si arriva a questo, è una sconfitta per tutti, e, per tale ragione, diviene un atto obbligato e necessario, che impegnerà tutti, come lei, signor Presidente, ha preannunciato, procedere ad una modifica delle procedure di esame della manovra economico-finanziaria, di cui ci occuperemo da gennaio in poi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Vorrei che si evitassero riferimenti ai parlamentari e alla loro condizione. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Falomi. Ne ha facoltà.

ANTONELLO FALOMI. Credo sia difficile contestare il fatto, giustamente alla base della richiesta di fiducia dal ministro Chiti, che, ad un certo punto dei nostri lavori, si è determinata la pratica impossibilità di approvare il disegno di legge finanziaria nei termini stabiliti dal nostro regolamento.
Quindi, si è determinata una condizione in cui si prefigurava seriamente il ricorso all'esercizio provvisorio.
A questo punto, è stata sollevata la polemica sulle responsabilità. Come molti deputati che hanno già svolto la loro esperienza di parlamentari anche nella passata legislatura, avverto un senso di inutilità nelle polemiche che si sviluppano in queste occasioni; polemiche alle quali, facilmente, si possono opporre atti, fatti e comportamenti tenuti dall'attuale opposizione quando era forza di Governo.
Qualche ora fa il collega La Russa ha affermato: la maggioranza dice che, anche noi, in passato, abbiamo fatto la stessa cosa, ma a me questo non basta. Tuttavia, certamente, non basta nemmeno a noi. Ciò, però, non significa che si possa proseguire in un inutile torneo di recriminazioni e polemiche, rispetto alle quali ho l'impressione vi sia una scarsissima attenzione da parte del paese.
Credo che, invece, se vogliamo dare una risposta positiva ai problemi emersi, bisogna prendere molto sul serio le parole pronunciate, qualche ora fa, dal Presidente della Camera, che ci ha proposto di cominciare un serio lavoro di revisione delle procedure e dei regolamenti, e di riflettere sulla normativa legislativa che presiede alla fase di approvazione della legge finanziaria. Ormai, siamo di fronte a una questione che non può non essere presa in considerazione.
Il carattere ipertrofico assunto dalla legge finanziaria - non in questo caso, ma ormai da tempo -, i problemi che ogni maggioranza deve affrontare in occasioni come queste, la tentazione dell'opposizione o di settori dell'opposizione (ciò non è importante) di rallentare i lavori e di giocare tutto soltanto in chiave propagandistica stanno creando un corto circuito che rischia di svuotare il ruolo del Parlamento e dei parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione.
Insieme al ruolo del Parlamento - qualcuno lo ha ricordato in precedenza e mi sembra che il collega La Malfa abbia fatto riferimento a ciò - si rischia di svuotare perfino il ruolo dello stesso Governo e la sua funzione nella fase di predisposizione della legge finanziaria. È chiaro che questo corto circuito si sta determinando da tempo; non è un fatto che si è manifestato in questa occasione. Certamente, il problema di porvi rimedio è ormai evidente ed attuale.
Ritengo che, invece di continuare a sollevare polemiche, francamente di scarso interesse e di tipo propagandistico (anche se, per carità, la propaganda è legittimo farla e nessuno si scandalizza!), il vero problema da affrontare sia quello di rivedere tutta la questione, riaprendo seriamente un discorso. So che il tema è stato posto anche nelle passate legislature. Credo che sia venuto il momento di aprire una riflessione e di avanzare proposte serie, perché si restituisca al Parlamento il proprio ruolo; e quando dico «al Parlamento» intendo riferirmi ai parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che sia ingiusto addebitare ai partiti dell'opposizione la condizione in cui ci troviamo oggi. Penso sia ingiusto, soprattutto nei confronti di quei parlamentari di opposizione che, ormai da un mese, svolgono un lavoro ininterrotto in Commissione e in Assemblea per migliorare questo testo; testo che, in parte, nei primi 15 articoli, sono riusciti a migliorare.
Le ultime due ore in cui si è lavorato sul disegno di legge finanziaria in Commissione (dalle 15 alle 17,30 di oggi pomeriggio) sono state importanti perché, oltre ad approfondire alcuni temi contenuti nel nuovo testo della legge finanziaria, ci hanno permesso di capire una cosa. È vero quello che ci diceva il Presidente Bertinotti all'inizio della seduta - e gliene diamo atto -, cioè che nel testo sono cambiati solo gli articoli che erano oggetto di emendamento da parte del Governo e della Commissione; ma è altrettanto vero che in alcuni casi quegli emendamenti hanno subito una variazione che cambia la sostanza del provvedimento.
Dico questo non per polemica nei confronti di qualcuno, ma per far capire che la fragilità di questa maggioranza ha determinato una trattativa fino all'ultimo minuto, provocando ogni volta un cambiamento del testo. Non a caso, noi abbiamo svolto in questa sede una discussione durata 8 giorni, caratterizzata da una continua presentazione da parte del Governo di emendamenti che modificavano radicalmente la legge finanziaria. Penso che la responsabilità del fatto che siamo arrivati a questo punto sia da imputare al metodo con il quale si è condotta la discussione in aula.
Non c'è dubbio che esiste un altro problema. Penso che non sia possibile mantenere un paese a discutere sei mesi sulla legge finanziaria. Vi ricordo che noi abbiamo cominciato a discutere del DPEF all'inizio di giugno e, da allora in poi, abbiamo continuato ininterrottamente a parlare di numeri, a parlare di strategie per lo Stato, sempre però partendo dalla legge finanziaria. Questo non fa il bene del Parlamento e del paese, perché genera confusione a tutti i livelli, crea instabilità. Se voi considerate le cose che il Governo ci ha detto in questi mesi, vi accorgerete che esse sono tutto e il contrario di tutto; è chiaro che, per ogni proposta che viene messa in campo, dobbiamo considerare che vi è una risposta da parte dell'apparato produttivo da una parte, delle famiglie dall'altro; non passano sotto tono le proposte che vengono avanzate, anche se poi non si concretizzano nella legge finanziaria. Non c'è dubbio, quindi, che bisogna arrivare ad una riduzione dei tempi e delle procedure per l'esame del DPEF e della legge finanziaria.
È stata ricordata più volte, anche dall'onorevole Casini, la non corrispondenza tra il DPEF e la legge finanziaria; questo è un punto che va assolutamente evitato, per il bene del Parlamento e del paese. Noi ricorderemo alcune cose di questa legge finanziaria, ricorderemo le cose che siamo riusciti ad ottenere nel dibattito che abbiamo svolto sui primi 15 articoli: ricorderemo la soppressione della tassa di soggiorno, la possibilità di rimodulare sia la tassa di scopo che l'addizionale IRPEF, come da impegno del ministro Chiti, secondo la gradualità dei redditi - quindi un provvedimento che aiuta le famiglie meno abbienti -, ricorderemo l'emendamento che siamo riusciti a far approvare sui beni sequestrati nelle procedure ordinarie. Ricorderemo molte cose a favore: peccato che non siamo riusciti ad andare più avanti, altrimenti ce ne saremmo ricordate molte di più, per il bene nostro e del paese (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Satta. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, intanto esprimo un apprezzamento per come il ministro Chiti ha posto il problema della fiducia, senza nascondere


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nulla, con estrema correttezza e serietà, dicendo chiaramente che tutti, il Governo per primo, avrebbero preferito non arrivare al voto di fiducia; ma credo sia importante sottolineare che tutti quanti ormai siamo convinti - stamattina ne abbiamo fatto cenno noi deputati del gruppo dei Popolari-Udeur - che debba essere riformata la struttura di questa legge finanziaria, che è diventata, non solo da oggi, il contenitore di tutto e del contrario di tutto. Le spinte, anche settoriali, campanilistiche, trovano sempre un modo per essere allocate all'interno di questo strumento così importante, che invece dovrebbe essere l'atto principe e fondamentale della programmazione economica per lo sviluppo del nostro paese.
È evidente che alle spinte localistiche si contrappongono altre spinte e chi è più forte spinge. Anche noi avremmo voluto una finanziaria migliore, più compiuta, ma la situazione economica attuale non può essere ignorata. Questo Governo, non va dimenticato, è in carica da alcuni mesi e ha ereditato una pesante situazione economica, che l'opposizione cerca sempre di far passare sotto silenzio. Questa sera, da parte di alcuni autorevoli esponenti dell'opposizione, si è quasi assistito ad un happening di quella che sarà la manifestazione di piazza, che noi rispettiamo, contro la finanziaria.
Certo, è finito il tempo di una legge finanziaria che vuole accontentare tutti e fare tutto e il contrario di tutto. È chiaro: è giunto il momento di una svolta importante; concordo con quanto afferma il Presidente Prodi, e cioè che si tratta di una svolta fondamentale, perché finalmente attraverso scelte coraggiose - a volte anche impopolari - si apre una strada per la ripresa dell'economia, dello sviluppo e si dà fiato alle imprese per consentire a questo paese di rimettersi in marcia ed essere competitivo in Europa.
Signor Presidente, ringrazio il nostro gruppo, gli amici che hanno portato avanti questo lavoro all'interno della Commissione bilancio, il collega Dante D'Elpidio e tutti i deputati che hanno dato il loro contributo affinché questa manovra finanziaria, grazie al nostro apporto, giungesse ad un miglioramento, in particolare per quanto riguarda alcuni settori. Ci spiace, ma questa non vuole essere una critica, che dal maxiemendamento siano scomparse alcune proposte significative, fatte proprie dalla Commissione e dal relatore. Ovviamente ne trasfonderemo i contenuti in ordini del giorno affinché il Governo, al Senato, possa valutarle con più attenzione.
Siamo certi, come ha affermato il ministro Chiti, che quello al Senato non sarà un passaggio qualunque, ma un esame importante e significativo, che servirà a migliorare ulteriormente questo strumento. Ci auguriamo che l'attuale sistema di approntare la finanziaria sia superato. L'opposizione sa che abbiamo un programma sottoscritto da tutti i partiti dell'Unione e che abbiamo cinque anni per rispettarlo e che siamo impegnati con forza a realizzarlo. In certi momenti difficili, è facile far demagogia. Siamo realisti: siamo consapevoli della difficoltà del momento, ma siamo anche animati da una grande voglia di risolvere i problemi strutturali di questo paese. Soprattutto, siamo animati da una grande concordia, che si ritrova intorno ad un progetto comune di sviluppo complessivo del paese, che è patrimonio di tutti quanti noi che abbiamo sottoscritto, prima delle elezioni, il programma che abbiano presentato al popolo italiano e sul quale siamo impegnati a lavorare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Grazie, signor Presidente. Trovo davvero singolare il dibattito che questa sera si è sviluppato attorno alla questione di fiducia posta dal Governo sulla manovra finanziaria. Lo considero singolare e, sia pur per brevi istanti, vorrei tornare indietro nel tempo, a quello che invece si è sviluppato nell'intero paese al momento in cui abbiamo discusso sulla riforma della Costituzione e sul referendum che ne è seguito.
Vorrei chiedere a tutti coloro che difendevano la centralità del Parlamento


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dove sia finita la foga e l'interesse manifestato verso quel tema nodale per lo sviluppo della nostra democrazia, quando invece da più parti si propone, in questa sede, di modificare le procedure, non nel senso migliorativo di un diverso e più capace approfondimento del Parlamento, ma nel senso di rendere più brevi i tempi per approvare un documento che oggi è composto da 217 articoli e domani potrà essere composto anche da 300 articoli. Ma non ci rendiamo conto che vi è una spinta all'accentramento, volta a far sì che solo una oligarchia di soggetti determini seriamente le scelte all'interno del paese?
Già è avvenuto con la legge elettorale! Vogliamo espropriare il Parlamento di tutto? Il tema non sta nel fatto che c'è voluto così tanto tempo, ma nel fatto che c'è un Governo - non ha importanza che sia il Governo Prodi, perché poteva essere anche il Governo Berlusconi (mi chiamo fuori dal centrodestra e dal centrosinistra) - che ha approvato 217 articoli in cui ha concentrato l'intero universo mondo: questo è il tema! Ma cosa mai volevate che si facesse rispetto all'ampio spettro di materie che sono state sottoposte all'esame di questo Parlamento? Che si stesse buoni e zitti e che si alzasse il dito solo per dire «sì» o «no»?
Francamente, siamo arrivati al limite del sopportabile in questo paese! C'è una cultura che, da una certa parte del centrodestra, e da un'altra parte del centrosinistra, involve - non evolve - verso un sistema di tipo oligarchico, che già esiste nei simulacri dei partiti. È intollerabile! Noi condurremo una battaglia nel paese! Questo è un modo vecchio, dal punto di vista culturale! Voi volete il regresso della democrazia! Non avete idea di come affrontare i temi nodali del nostro sistema politico! Quindi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE MARIA REINA. ... carissimi colleghi, non vi illudete che il tema di una riforma così grave possa essere lasciato alla nequizia di questo attuale Parlamento, che è incapace...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

GIUSEPPE MARIA REINA. ...di muovere azioni e passi veri per ristabilire il senso della democrazia nel nostro paese. Ecco perché voteremo contro questa benedetta finanziaria...

PRESIDENTE. Grazie...

GIUSEPPE MARIA REINA. ...anche per questa non ultima, ma fondamentale ragione!

PRESIDENTE. Grazie.
Abbiamo così esaurito gli interventi a nome dei gruppi. In questa occasione, stante l'importanza della discussione, procederei, se non vi sono obiezioni, a dare la parola, a titolo personale, a tre deputati che lo hanno chiesto. Il primo è il deputato Barbieri.
Ha facoltà di parlare per un minuto, deputato Barbieri.

EMERENZIO BARBIERI. La ringrazio, signor Presidente; spero di non utilizzare tutto il minuto che mi ha concesso. La ringrazio, signor Presidente, perché ho imparato da lei che parlavo a titolo personale.
Presidente Bertinotti, sarebbe utile che lei, oltre che della revisione (ed io sono d'accordo con lei) del modo di procedere sul disegno di legge finanziaria, si occupasse anche della democrazia interna ai gruppi: poiché i gruppi vivono di finanziamenti che la Camera assegna, sarebbe bene che di questo ci si occupasse. Non è possibile che io venga ad imparare da lei - e di questo la ringrazio - che parlavo a titolo personale.
Ciò acclarato, insieme a tante cose, voglio dire che, soprattutto quando si fa parte di gruppi i cui presidenti non sono mai stati eletti, ma nominati...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMERENZIO BARBIERI. Ho finito, grazie.


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PRESIDENTE. Solo per darle conto che non ho commesso un arbitrio; lei sa che, quando parla un deputato per gruppo, gli altri appartenenti a quel gruppo parlano, per definizione, a titolo personale.
Ha facoltà di parlare il deputato Brusco.

FRANCESCO BRUSCO. Signor Presidente, è difficile non ripetersi; tuttavia, ci provo.
Nell'intervento di questo pomeriggio, il ministro ha dribblato la verità, ha cercato di adulterare la realtà con una digressione - come dire? - di natura regolamentare e tecnica, «scomodata» e ribadita, in seguito, dai colleghi della maggioranza, ma che bene confutavano il mio collega Leone ed il presidente del gruppo, Elio Vito.
Né il subdolo e politicamente indiretto soccorso di qualche esponente dell'opposizione vi assolve e vi giustifica. Emerge per la prima volta, credo, in maniera chiara ed inequivocabile, che la ragione vera del ricorso all'istituto della fiducia riposa nella somma difficoltà che esiste all'interno della variopinta maggioranza: i membri del Governo, i ministri, i presidenti dei gruppi della maggioranza hanno giocato al rialzo, a gareggiare tra loro a chi era più bravo ad assaltare con successo la diligenza!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BRUSCO. Non più tardi di venerdì sera, il segretario del partito dei Comunisti Italiani sottolineava...

PRESIDENTE. Deve concludere, mi scusi.

FRANCESCO BRUSCO. ... trionfalisticamente il merito di aver fatto «passare» un suo emendamento volto a stabilizzare i precari (così Mastella ed altri)...

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

FRANCESCO BRUSCO. Presidente, io avevo chiesto...

PRESIDENTE. I tempi sono fissati dal regolamento, non da me!

FRANCESCO BRUSCO. Avevo chiesto la parola da un'ora, ma la ringrazio lo stesso.

PRESIDENTE. Grazie.
Ha facoltà di parlare il deputato Napoletano. Una precisazione: ho dato la parola, in precedenza, a titolo personale, perché non mi era giunta la richiesta a nome del gruppo. Adesso che mi è pervenuta, do la parola al deputato Napoletano a nome del suo gruppo.
Ha facoltà di parlare, deputato Napoletano.

FRANCESCO NAPOLETANO. Non sottrarrò molto tempo all'Assemblea, signor Presidente. Vorrei esprimere la valutazione del mio gruppo parlamentare, riunendo le opinioni di molti colleghi.
Ormai si pone una questione ineludibile, signor Presidente, quella di una rivisitazione degli strumenti procedurali relativi all'esame del disegno di legge finanziaria, che non può essere elefantiaca e, ragionevolmente, non può bloccare i lavori dell'Assemblea per moltissimo tempo. Quindi, non c'è alcun dubbio sulla necessità di rivederli. Non possiamo permetterci, infatti, provvedimenti di oltre 200 articoli quando ne basterebbero molti di meno, rimandando ad altri strumenti normativi e legislativi interventi che, pure, rientrano in questa strumentazione. Del resto, il problema è non soltanto procedurale ma anche politico. Innanzitutto, non bisogna gridare contro la posizione della questione di fiducia. Nella precedente legislatura, sul disegno di legge finanziaria è stata posta la questione di fiducia per tre volte consecutivamente. È uno strumento legittimo, che serve a superare un dibattito che rischia di provocare danno. Se ricorressimo all'esercizio provvisorio, otterremmo un risultato, credo, non auspicabile.
Tuttavia, al di là del clima più sereno nel quale si sta svolgendo questo dibattito, è anche vero che, spesso, le pratiche


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ostruzionistiche sono non esplicitamente dichiarate ma ugualmente attuate e utilizzate per condurre il Governo a porre la questione di fiducia, salvo poi accusarlo di avere espropriato il Parlamento delle sue prerogative. Le cose non stanno esattamente così: il disegno di legge finanziaria in esame, infatti, è un provvedimento difficile, perché è volto al risanamento ma deve anche coniugare l'equità con lo sviluppo, per rimettere in moto questo paese. Da ciò discendono le gravi difficoltà. Ci possiamo anche dividere sul modo in cui tutto questo deve avvenire, anche in chiave polemica, ma dobbiamo cercare di non smarrire, comunque, l'obiettivo finale che deve contraddistinguere i lavori di questa Assemblea, al di là delle tensioni politiche, cioè il miglioramento dell'assetto sociale ed economico del paese. Avremo modo di discuterne anche in altra sede, dal momento che domani interverremo in questa Assemblea sulla questione di fiducia.
Concludo con una raccomandazione al Governo, al quale debbo dire con molta sincerità, pur ribadendo la massima lealtà, che alcuni errori, dal punto di vista del metodo, probabilmente sono stati commessi. Se si fossero coinvolti prima i partiti e i ministri, ribaltando l'azione praticata, probabilmente avremmo evitato una serie di problemi. Anche la posizione della questione di fiducia in limine litis probabilmente ha costituito un errore che si sarebbe potuto evitare. Gli strumenti legittimi possono anche essere utilizzati senza ulteriore indugio, quando gli interessi del paese lo reclamano. Il disegno di legge finanziaria che è stato presentato a questa Assemblea presentava luci ed ombre. Anche a seguito del dibattito svolto, presenta, in questo momento, più luci rispetto a quando è stato presentato. Ci auguriamo che possa essere ulteriormente migliorato presso il Senato.

PRESIDENTE. Prima di avanzare le proposte relative all'ulteriore sviluppo dei nostri lavori, vorrei rispondere ad una richiesta che mi è stata cortesemente rivolta dal deputato La Malfa e alla quale ritengo, o ritenevo, di avere già risposto questa mattina. In ogni caso, poiché la questione sollevata è rilevante e la prassi adottata contiene un elemento di innovazione, preferisco ritornare sull'argomento.
Il testo su cui è stata valutata l'ammissibilità è lo stesso presentato dal Governo ieri, con le correzioni e le integrazioni che il Governo medesimo, contestualmente alla presentazione dell'emendamento, ha formalmente consegnato alla Presidenza.
Su questa base e sulla base di scambi di opinioni, ripetutamente costruiti con i presidenti dei gruppi, tenuto conto del carattere così consistente e così ampio che assumeva la natura del nuovo maxiemendamento, la Presidenza ha ritenuto di porre un perimetro entro cui definire i confini nei quali il Governo sarebbe stato chiamato ad operare per determinarne l'ammissibilità. Pertanto, ha ritenuto di ammettere la presentazione di un unico maxiemendamento, nella misura in cui il testo si muovesse scrupolosamente entro i confini rappresentati da quell'articolato originariamente all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti già presentati dal Governo e dal relatore e ritenuti ammissibili. E, sulla base di tale criterio, è stato effettuato il vaglio di ammissibilità; tuttavia, per ulteriori specificazioni, gli uffici della Camera sono naturalmente a disposizione.
A seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 16.500 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 16 e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge al nostro esame, nella parte dichiarata ammissibile dalla Presidenza, la votazione per appello nominale avrà luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, sabato 18 novembre, a partire dalle 18,20. Le dichiarazioni di voto avranno pertanto inizio alle 15,30 di domani.
Dopo la posizione della questione di fiducia, la discussione proseguirà a norma dell'articolo 116 del regolamento - così come interpretato dalla Presidenza, udita


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la Giunta per il regolamento, il 28 gennaio 1980, il cosiddetto lodo Iotti - e potranno pertanto intervenire per l'illustrazione degli emendamenti solo i sottoscrittori dei medesimi. Secondo la costante prassi applicativa, l'intervento di ciascun presentatore vale quale illustrazione di tutti gli emendamenti da lui sottoscritti, restando conseguentemente preclusi ulteriori interventi sui medesimi.
Per quanto riguarda il prosieguo dei lavori, secondo quanto preannunciato nella riunione di ieri della Conferenza dei presidenti di gruppo, al termine della votazione sulla questione di fiducia si svolgerà fino alla conclusione, con prosecuzione notturna anche oltre le 24, l'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è stato fissato alle 22 di oggi.
Le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge finanziaria avranno luogo domenica 19 novembre, a partire dalle 10, con ripresa televisiva diretta. Potrà intervenire un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto in ordine crescente.
Dopo il voto finale sul disegno di legge finanziaria, che avrà luogo alle 13 circa, contestualmente all'esame da parte della Commissione bilancio della nota di variazione si svolgerà il seguito dell'esame e la votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni, approvato dal Senato, con scadenza 21 novembre. Seguiranno l'esame e la votazione della nota di variazione e il voto finale sul disegno di legge di bilancio, previe eventuali dichiarazioni di voto, che dovrebbe avere luogo alle 16-16,30 circa.
Come già comunicato, al termine dell'esame dei documenti di bilancio, avrà luogo - presumibilmente alle 16 circa - un'informativa urgente del ministro della salute, Livia Turco, sull'adozione del decreto ministeriale che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale.
La Conferenza dei presidenti di gruppo sarà convocata nei prossimi giorni per definire i lavori della Camera nella settimana dal 27 novembre al 1o dicembre.
Poiché non ho richieste di parola da parte...

MAURO PILI. Chiedo di parlare a titolo personale.

PRESIDENTE. Sul dibattito precedente?

MAURO PILI. Sì, avevo già chiesto di intervenire in precedenza.

PRESIDENTE. Non mi è stato segnalato. Ha facoltà di parlare.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale su un tema che lei ha richiamato poc'anzi. Mi riferisco all'esclusione di alcuni commi dal maxiemendamento.
Vi è un comma che riguarda la Sardegna, e che il Governo stanotte ha cercato di modificare, il quale sottrae a questa regione centinaia e centinaia di milioni di euro.
Invito il Presidente Bertinotti a tentare di rivedere, assieme al Governo, la possibilità di reinserire la lettera m) dell'articolo 102, che è stato cassato, perché costituirebbe un danno non soltanto all'autonomia della Sardegna, ma porterebbe davvero questa regione di fronte ad un grave rischio di dissesto finanziario. È stato escluso, tagliato, cancellato questo comma perché il Governo, durante la notte, ha cercato di sottrarre l'imposta locale sui redditi. Ha fatto cioè intervenire una modifica che tentava, ancora una volta, di mettere in discussione questo provvedimento.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Pili.


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MAURO PILI. È chiaro che ripresenteremo questa stessa disposizione anche al Senato.

PRESIDENTE. Poiché non sono pervenute richieste di intervento per l'illustrazione degli emendamenti, rinvio il seguito del dibattito alla seduta di domani.

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