Area istruzione: la normativa europea

La disciplina dell’istruzione

La disciplina dell’istruzione e della formazione professionale non rientra fra le materie in cui, in base ai Trattati, l’Unione europea ha competenza normativa. Peraltro gli articoli 149 e 150 del Trattato che istituisce la Comunità europea attribuiscono all’Unione una competenza generale per la deliberazione di indirizzi ed azioni incentivanti in materia di istruzione e formazione professionale, escludendo esplicitamente “qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri.”

L’art. 149 prevede il contributo della Comunità allo sviluppo di un’istruzione di qualità, sostenendo e integrando l’azione degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento e l’organizzazione del sistema di istruzione, nel rispetto della loro diversità culturale e linguistica.

L’art. 150 del Trattato prevede l’attuazione di una politica di formazione professionale che rafforzi ed integri le azioni degli Stati membri, nel pieno rispetto della responsabilità di questi ultimi quanto al contenuto e all’organizzazione della formazione professionale.

In tale contesto, i Ministri dell'istruzione superiore dei Paesi europei – anche di Paesi che non partecipano all’Unione europea – si sono impegnati nella realizzazione di uno spazio europeo dell'istruzione superiore, integrato con quello della ricerca. Il progetto è stato avviato nel giugno 1999, quando i Ministri dell'istruzione superiore di 29 Paesi europei hanno sottoscritto a Bologna la prima dichiarazione congiunta per la costruzione di uno "spazio europeo dell'istruzione superiore", da attuarsi entro il 2010. Il cosiddetto "Processo di Bologna" non si propone l'armonizzazione dei sistemi di istruzione europei, ma persegue il mantenimento della loro specificità all'interno di una cornice comune; esso ha come obiettivo la realizzazione di un sistema universitario fondato su due cicli di studio, di primo e secondo livello, sul trasferimento dei crediti didattici, sulla mobilità dei docenti e degli studenti, su titoli di semplice leggibilità e immediata comparabilità e sulla valutazione della qualità. Dopo il primo incontro a Bologna nel 1999, i Ministri si sono riuniti a Praga nel 2001, a Berlino nel 2003 e a Bergen nel 2005. Il prossimo incontro si terrà a Londra nel 2007. Attualmente aderiscono al processo di Bologna 45 Paesi europei.

Il Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000, fissando obiettivo di far divenire l’Europa l’economia più competitiva e dinamica del mondo, ha rilevato poi l’esigenza di sfruttare tempestivamente le opportunità offerte dalla nuova economia e in particolare da Internet. L’accordo di Lisbona ha inoltre posto le basi fondamentali per il rilancio dei sistemi di istruzione e formazione indicando alcune priorità: sviluppare l’apprendimento durante tutto l’arco della vita, con particolare attenzione alle fasce più deboli; aumentare gli investimenti pro capite in risorse umane; elevare il livello di istruzione per tutti i giovani ed offrire un’ampia gamma di opportunità formative; definire nuove competenze di base; aumentare la mobilità, anche tramite incentivi appropriati; migliorare l’occupabilità dei giovani, attraverso sistemi di alternanza diffusi, nonché degli adulti, con il sostegno alla formazione continua.

In tale ambito il Consiglio europeo, nella riunione del 5-6 maggio 2003, ha indicato alcuni parametri di riferimento per l’istruzione e la formazione da conseguire entro il 2010. Tra questi figurano: la riduzione degli abbandoni scolastici entro la media del 10%; il completamento del ciclo di istruzione secondaria superiore dall’85% della popolazione giovanile; lo sviluppo dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita

Un quadro generale dello stato attuale dell’istruzione a livello europeo è contenuto nel documento “Uno sguardo all’educazione: Indicatori OCSE – Edizione 2005”, che reca una serie di indicatori comparabili e aggiornati sulle prestazioni dei sistemi d’istruzione dei 30 paesi membri (vedi allegato)

Nel contesto sopra delineato è intervenuto il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa[1], il quale definisce (articolo I-3) tra i propri obiettivi il progresso scientifico e tecnologico, il rispetto della diversità culturale e linguistica, la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio culturale, la tutela dei diritti dei minori. Tra le disposizioni di applicazione generale, l’articolo III-117 - di nuova introduzione - prevede che, nella definizione e nell'attuazione delle proprie politiche, l'Unione tenga conto delle esigenze connesse alla promozione di un livello occupazionale e di una protezione sociale adeguati, della lotta contro l’esclusione sociale, di un livello elevato di istruzione, di formazione e di  tutela della salute umana.

 

Si ricorda, infine, che con Decisione 253/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio è stato istituito “Socrates”, un programma d'azione comunitario, con la finalità di sviluppare un'istruzione di qualità mediante azioni realizzate in cooperazione tra gli Stati membri: mobilità di studenti e docenti all’interno dell’UE; organizzazione di progetti comuni; costituzione di reti europee, predisposizione di studi e analisi comparative. Il programma copre l’arco temporale 1° gennaio 2000 - 31 dicembre 2006 e si articola in otto progetti[2], la cui realizzazione è affidata in ogni paese ad un‘Agenzia nazionale (art.5 della Decisione 253/2000) con finanziamenti in parte erogati dall’UE.

Lo spazio europeo della ricerca

Le azioni di sostegno alla ricerca e sviluppo in ambito comunitario trovano fondamento nel Trattato CE (articoli 163-173), ove sono finalizzate alla crescita della competitività sul piano internazionale. Lo strumento di tali azioni è costituito dal “Programma quadro pluriennale di ricerca e sviluppo tecnologico” (strumento adottato a partire dal 1984) che fissa periodicamente gli obiettivi scientifici e tecnologici da realizzare, indica le linee generali delle azioni volte al conseguimento di tali obiettivi, stabilisce l’importo della partecipazione finanziaria comunitaria. Da ultimo, con Decisione 27 giugno 2002 del Parlamento e del Consiglio (1513/2002/CE) è stato approvato il VI Programma quadro (2002-2006), nell’ambito del quale sono state selezionate sette  priorità di ricerca:

·         genomica e biotecnologia della salute;

·         tecnologie della società dell’informazione;

·         nanotecnologie, materiali intelligenti, nuovi processi di produzione;

·         aeronautica e spazio;

·         sicurezza alimentare e rischi per la salute;

·         sviluppo sostenibile e cambiamento globale;

·         cittadini e governance nella società europea della conoscenza.

Il programma dispone di una dotazione finanziaria di 16.270 milioni di euro destinati alla realizzazione di progetti (presentati da università, istituti di ricerca, piccole e grandi imprese) che abbiano comunque la caratteristica di coinvolgere più partner di Paesi diversi.

In precedenza, il 18 gennaio 2000 la Commissione europea ha adottato la comunicazione "Verso uno spazio europeo della ricerca", come perno centrale della futura azione comunitaria in questo settore, il cui scopo è contribuire a migliorare il quadro globale della ricerca in Europa.

Il Consiglio europeo di Lisbona ha poi fissato per la Comunità l’obiettivo di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo entro il 2010, mentre il Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 ha individuato come obiettivo il raggiungimento della soglia del 3 per cento del PIL per la spesa in ricerca e sviluppo da parte dell’Unione europea entro il 2010, prevedendo che i due terzi delle risorse da investire in ricerca (pari al 2 per cento del PIL) debbano provenire dal settore privato.

Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa (articolo III-248), ha quindi introdotto la costituzione di uno spazio europeo della ricerca nel quale i ricercatori, le conoscenze scientifiche e le tecnologie circolino liberamente al fine di rafforzare le sue basi scientifiche e tecnologiche. Ai sensi del Trattato, l'azione dell'Unione mira inoltre a favorire lo sviluppo della sua competitività, inclusa quella della sua industria, e a promuovere le azioni di ricerca ritenute necessarie ai sensi di altri capi della Costituzione. A tale scopo, l'Unione incoraggia le imprese, i centri di ricerca e le università nei loro sforzi di ricerca e di sviluppo tecnologico di alta qualità.

Lo Spazio europeo della ricerca si caratterizza, fra l’altro, per il collegamento in rete dei centri d’eccellenza europei attraverso la creazione di centri virtuali, nonché l’impiego di innovativi mezzi di comunicazione interattivi. Ulteriori elementi sono dati dall’adozione di un approccio comune con riferimento alle esigenze e modalità di finanziamento delle grandi infrastrutture di ricerca in Europa, nonché da un maggior coordinamento nell’attuazione dei programmi di ricerca nazionali ed europei e da un rafforzamento delle relazioni fra i diversi organismi di cooperazione europea.

Inoltre, lo Spazio europeo della ricerca intende promuovere investimenti nel settore attraverso il rafforzamento del settore privato, che presuppone un’efficace protezione della proprietà intellettuale, nonché interventi che favoriscano la creazione di imprese e l’investimento in capitale di rischio. Per quanto concerne le risorse umane, si punta ad accrescere la mobilità dei ricercatori, a realizzare una dimensione europea nelle carriere scientifiche, a sensibilizzare i giovani al fine di stimolarne l’interesse per la ricerca e per le materie scientifiche.

In tale contesto, la Commissione europea ha adottato, l’11 marzo 2005, una raccomandazione (2005/251/CE) riguardante la Carta europea del ricercatore e un Codice di condotta per la loro assunzione.

Il documento parte dal principio che i datori di lavoro o i finanziatori dei ricercatori debbano garantire il rispetto dei requisiti della normativa nazionale pertinente e fornisce agli Stati membri e ai ricercatori uno strumento per intraprendere, su base volontaria, nuove azioni per il miglioramento e il consolidamento delle prospettive professionali dei ricercatori nell’Unione europea e per la creazione di un mercato del lavoro aperto. La raccomandazione intende definire i modi e gli strumenti per contribuire allo sviluppo di un mercato europeo del lavoro attrattivo, aperto e sostenibile per i ricercatori, in cui le condizioni di base consentano di assumere e trattenere ricercatori di elevata qualità in ambienti veramente favorevoli alle prestazioni e alla produttività.

Gli Stati membri devono impegnarsi ad offrire ai ricercatori dei sistemi di sviluppo di carriera sostenibili in tutte le fasi della carriera, indipendentemente dalla loro situazione contrattuale e dal percorso professionale scelto nella R&S, e adoperarsi affinché i ricercatori vengano trattati come professionisti e considerati parte integrante delle istituzioni in cui lavorano.

Il rispetto della Carta consente di garantire che la natura dei rapporti tra i soggetti interessati favorisca esiti positivi per quanto riguarda la produzione, il trasferimento, la condivisione e la diffusione delle conoscenze e dello sviluppo tecnologico, e sia propizia allo sviluppo professionale dei ricercatori.

Per quanto qui interessa, si segnala, con riferimento al reclutamento, che i datori di lavoro e/o i finanziatori dovrebbero garantire che le prestazioni dei ricercatori non risentano dell’instabilità dei contratti di lavoro e dovrebbero pertanto impegnarsi a migliorare la stabilità delle condizioni di lavoro dei ricercatori.

Con riferimento alla didattica, la Carta afferma che l’insegnamento è un mezzo essenziale per strutturare e diffondere le conoscenze e dovrebbe pertanto essere considerato un’opzione valida nel percorso professionale dei ricercatori. I datori di lavoro e/o i finanziatori dovrebbero accertarsi che i compiti d’insegnamento siano adeguatamente remunerati, siano presi in considerazione nei sistemi di valutazione e che il tempo dedicato dai membri più esperti del personale addetto alla formazione dei ricercatori nella fase iniziale di carriera sia considerato come tempo dedicato ad attività di insegnamento. Si dovrebbe offrire una formazione adeguata per le attività di insegnamento e di mentoring nell’ambito dello sviluppo professionale dei ricercatori.

Infine, relativamente al sistema di valutazione, la Carta raccomanda che i datori di lavoro e/o i finanziatori adottino per tutti i ricercatori, ivi compresi i ricercatori di comprovata esperienza, dei sistemi di valutazione che consentano ad un comitato indipendente di valutare periodicamente e in modo trasparente le loro prestazioni professionali, tenendo in debito conto la creatività complessiva nella ricerca e i risultati ottenuti, ossia le pubblicazioni, i brevetti, la gestione della ricerca, le attività di insegnamento e le conferenze, le attività di supervisione e di mentoring, le collaborazioni nazionali o internazionali, i compiti amministrativi, le attività di sensibilizzazione del pubblico e la mobilità. Tali aspetti dovrebbero essere considerati anche per lo sviluppo della carriera.

Il Codice di condotta mira a favorire il reclutamento, ad individuare procedure più semplici e trasparenti ed a proporre diversi criteri di selezione: il merito non deve essere misurato solo sulla base del numero delle pubblicazioni ma prendendo in considerazione un numero più ampio di criteri, come l’insegnamento, la capacità di coordinare un gruppo di ricerca, il lavoro di gruppo, la capacità di trasferire le conoscenze, le attività manageriali.



[1]     Firmato a Roma il 29 ottobre 2004 e ratificato da 14 Stati membri tra cui l’Italia (legge n. 57 del 7 aprile 2005, recante Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l' Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 ottobre 2004).

[2]     Cinque progetti hanno carattere mirato: Comenius (istruzione scolastica-formazione docenti); Erasmus (mobilità degli studenti delle scuole superiori e delle università); Grundtvig (istruzione degli adulti); Lingua (insegnamento e apprendimento delle lingue europee); Minerva (Istruzione aperta e a distanza –IAD; Tecnologie dell’informazione e della comunicazione -TIC) ; gli altri tre promuovono azioni intersettoriali.