A causa della
diffusione sempre crescente dei fenomeni di mobbing, l’Unione Europea nel
corso dell’ultimo decennio ha prodotto vari interventi volti alla tutela dei
lavoratori, interventi che si sono concretizzati
principalmente attraverso due importanti iniziative.
In primo luogo, il
3 marzo 1996, nove Stati membri del Consiglio d’Europa hanno firmato a
Strasburgo la nuova versione della Carta Sociale Europea. L’obiettivo della
Carta Sociale nel suo nuovo testo è quello, oltre di riprendere i diritti già
figuranti nella precedente Carta (quali, tra gli altri, il diritto a condizioni
di lavoro equo, il diritto alla sicurezza e all’igiene nel lavoro, il diritto
alla protezione alla salute) di instaurare nuovi diritti quale il diritto alla
dignità nel lavoro. In proposito, l’articolo 26 della Carta Sociale ha
affermato che “allo scopo di assicurare l’esercizio effettivo del diritto di ogni lavoratore alla protezione della loro dignità al
lavoro, le Parti si impegnano, in consultazione con le organizzazioni dei datori
di lavoro e dei lavoratori:
§
a promuovere la sensibilizzazione,
l’informazione e la prevenzione in materia di assillo sessuale sul luogo di
lavoro o in relazione con il lavoro, ed a prendere ogni misura appropriata per
proteggere i lavoratori contro tali comportamenti;
§
a promuovere la sensibilizzazione,
l’informazione e la prevenzione in materia di atti condannabili o
esplicitamente ostili ed offensivi diretti in modo ripetuti contro ogni
lavoratore sul luogo di lavoro o in relazione con il lavoro, e a prendere ogni
misura appropriata per proteggere i lavoratori contro tali comportamenti. Il
paragrafo 2 non copre l’assillo sessuale”.
In secondo luogo,
il Parlamento Europeo ha approvato il 20 settembre 2001 la Risoluzione (2001/2339(INI)) avente ad oggetto il mobbing sul posto
di lavoro.
In particolare, il
documento, dopo aver richiamato l’attenzione sul fatto che il continuo aumento
dei contratti a termine e della precarietà del lavoro, in particolare tra le donne,
crea condizioni propizie alla pratica di varie forme di molestia e sugli
effetti devastanti del mobbing
sulla salute fisica e psichica delle vittime, nonché
delle loro famiglie, ha esortato gli Stati membri sia a rivedere sia a
completare la propria legislazione sotto il profilo della lotta contro il mobbing e le
molestie sessuali sul posto di lavoro, nonché a verificare e ad uniformare la
definizione della fattispecie mobbing.
Più
specificamente, nella Risoluzione si manifesta la necessità di intervenire per
combattere il fenomeno del mobbing in ogni modo, anche, e soprattutto, evitando che
esso si manifesti, operando quindi principalmente con la prevenzione.
La stessa
risoluzione, inoltre, ha invitato gli Stati membri all’elaborazione, con
l’ausilio delle parti sociali, di idonee strategie di
lotta contro il mobbing
e, in generale, contro la violenza sul posto di lavoro.
In tale contesto, la risoluzione ha raccomandato l’introduzione di
un’informazione e di una formazione dei lavoratori dipendenti, del personale di
inquadramento, delle parti sociali e dei medici del lavoro, sia nel settore
privato che pubblico.
Il documento,
infine, aveva invitato la Commissione a presentare, entro il mese di marzo
2002, un Libro verde recante un’analisi approfondita
della situazione relativa al mobbing in Italia e in ogni Stato membro e, successivamente,
entro il mese di ottobre 2002, un “Programma d’azione” contenente le misure
comunitarie contro il mobbing.
Nonostante ciò, sia il Libro verde sia il Programma
d’azione non risultano, alla data attuale, essere stati ancora presentati.
Di recente, il
Parlamento europeo ha approvato la Risoluzione
(2004/2205(INI)) sulla promozione della salute e
della sicurezza sul lavoro, nella quale si invita la Commissione ad includere
nel programma di azione alcuni dei problemi di genere, quali il mobbing. Nella
Risoluzione, in particolare, si invita la Commissione
ad analizzare più attentamente la possibilità di presentare un approccio
globale alla salute sul luogo di lavoro che comprenda tutte le forme di
rischio, come, tra le altre, il mobbing. Infine, si invitano le
parti sociali degli Stati membri a sviluppare le proprie strategie, sia a
livello bilaterale che europeo, per combattere il mobbing e la violenza sul luogo
di lavoro ed a scambiare esperienze in materia sulla base del principio della
migliore prassi.