Commissione Infanzia: salute e minori

La Commissione parlamentare per l'infanzia si è concentrata sui problemi attinenti alla tutela dei bambini sotto il profilo sanitario. In particolare, il tema è stato affrontato sotto diversi profili: innanzi tutto, sono stati costituiti specifici gruppi di lavoro; inoltre, si è svolta un'indagine conoscitiva sulla copertura vaccinale in età pediatrica e sulla ospedalizzazione dei bambini affetti da malattie infettive; è stata approvata la risoluzione 7-00316 Valpiana, in materia di allattamento al seno; infine, la giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre 2003 ha avuto ad oggetto la questione «salute e minori». Si segnala, inoltre, che nell'ambito del parere sul piano d'azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2002-2004 (approvato l'8 aprile 2003) si è svolta una specifica riflessione sulla tutela sanitaria dei bambini.

I gruppi di lavoro

Nel corso della legislatura, la Commissione parlamentare per l’infanzia si è concentrata sui problemi attinenti alla tutela dei bambini sotto il profilo sanitario. In particolare, nell’ambito della riunione dell'ufficio di presidenza, integrata dai rappresentanti dei gruppi, del 4 febbraio 2003 sono stati costituiti due gruppi di lavoro aventi rispettivamente ad oggetto:

§      la salute per l’infanzia (coordinato dall’On. De Franciscis);

§      la corretta alimentazione per i minori (coordinato dalla Sen. Boldi).

L’indagine conoscitiva

In linea con l’attività sviluppata dal primo gruppo di lavoro, la Commissione ha deciso di svolgere un’apposita indagine conoscitiva sul tema. Pertanto, nella seduta del 16 settembre 2003, la Commissione ha deliberato l'indagine conoscitiva sulla copertura vaccinale in età pediatrica e sulla ospedalizzazione dei bambini affetti da malattie infettive, con la finalità di acquisire dati ed approfondire la materia delle vaccinazioni obbligatorie e di quelle facoltative, nonché della conoscenza e diffusione di queste ultime[1]. Nell'ambito dell’indagine sono stati presi in considerazione anche i dati relativi alla situazione mondiale, con riferimento sia ai paesi in via di sviluppo, sia a quelli dotati di sistemi sanitari particolarmente avanzati. Riguardo all'aspetto dell'ospedalizzazione dei minori, assumono particolare rilievo le questioni dell'umanizzazione del ricovero dei bambini e della realizzazione di un’edilizia sanitaria più funzionale. Un ulteriore tema concerne i problemi sanitari riguardanti i minori stranieri immigrati in Italia.

In particolare, la Commissione ha riscontrato che la situazione relativa all'ospedalizzazione dei minori ed alle vaccinazione si rivela assai complessa ed articolata. Tra i principali problemi si ricordano:

§      la scarsa conoscenza della situazione epidemiologica nazionale. Le leggi sanitarie obbligano i medici a notificare tali malattie, ma le notifiche sono effettuate in pochissimi casi. In particolare, le vaccinazioni obbligatorie sono registrate in un'apposita anagrafe, tenuta dal servizio d'igiene della ASL. Il problema si pone per le vaccinazioni consigliate: nelle regioni che offrono gratuitamente ed attivamente la vaccinazione si effettua la registrazione, mentre dove, invece, non si ha un'offerta attiva e gratuita della vaccinazione, essa non è registrata, se non dal medico vaccinatore. Inoltre, alcuni vaccini, come quello antivaricella, sono regolarmente in commercio e se un genitore vuole vaccinare il suo bambino è difficile registrarlo.

§      problemi legati al ricovero ospedaliero. Dal piano sanitario nazionale 2003-2005 risulta che sono parzialmente falliti i tentativi di razionalizzare la rete ospedaliera pediatrica. Da un lato vi è un eccesso della rete ospedaliera, dall'altro, nel piano 2003-2005, è esplicitamente detto che il 30 per cento dei bambini è ricoverato in reparti per adulti. Ricoverare un bambino, soprattutto nelle prime fasi della sua vita, in un reparto per adulti comporta un impatto psicologico veramente insostenibile e deleterio per il bambino e per la sua famiglia. È dunque necessario ricoverare il bambino in area pediatrica, ossia un ospedale pensato per il bambino, in cui operano figure professionali specifiche: pediatri, animatori, infermieri e psicologi con specifica competenza pediatrica. Simili realtà sono presenti in aree limitate, mentre dovrebbero costituire lo standard dell'assistenza sanitaria. Vi è, inoltre, la questione dei bambini affetti da malattie croniche (con tumori, sottoposti a trattamento immuno-soppressivo, bambini trapiantati, bambini affetti da fibrosi cistica, bambini con gravi handicap neurologici): questi bambini, in quanto lungodegenti e ricoverati in reparti in cui vi sono anche bambini affetti da malattie infettive, rischiano di contrarre tali infezioni gravi, spesso causate da germi opportunisti. A ciò si aggiunge la questione della concentrazione di ricoveri nei periodi invernali, nei quali il sistema ospedaliero arriva quasi al collasso. In realtà, alcuni ricoveri potrebbero essere evitati e sono dovuti all'assenza di indicazioni inequivocabili al riguardo: pur esistendo linee-guida, esse sono scarsamente diffuse.

§      la devoluzione delle competenze legislative in materia sanitaria in atto crea un problema per le malattie infettive, rispetto alle quali si riscontrano atteggiamenti di risposta dei vari sistemi sanitari regionali molto eterogenei. In particolare, a livello delle strutture, si rileva una disparità tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Recentamente è stato deciso a livello europeo di creare una struttura analoga a al Center for disease control esistente negli Stati Uniti, che è la più grossa struttura di infettivologia al mondo, che, ad esempio ha recentemente gestito l'emergenza della SARS dando indicazioni preziose al mondo intero. In realtà, ci sarebbe bisogno di una struttura analoga anche in Italia. Vi sono regioni italiane in cui c'è una buona copertura vaccinale a fronte di alcune regioni che hanno una copertura del tutto insoddisfacente.

§      per quanto riguarda il tema delle vaccinazioni, è stata evidenziata la peculiarità di tali farmaci, che a differenza dei farmaci curativi non si somministrano a persone malate, bensì sane e sono in grado di eliminare non solo la malattia ma anche la causa di quest'ultima. I vaccini si distinguono in obbligatori e facoltativi ovvero consigliati. Tale distinzione esiste solo in Italia ed appare assai problematica, anche perché talune vaccinazioni consistono in vaccini combinati, multivalenti, che con un'unica inoculazione immunizzano un bambino contro sei diversi tipi di malattie contemporaneamente, di cui alcune sono vaccinazione obbligatorie mentre altre solo consigliate. È stata quindi evidenziata la necessità di accertare quanto sia sentita dalla popolazione la necessità delle vaccinazioni e quanto le strutture sanitarie si impegnino nell'educazione alla vaccinazione dei genitori. L'obiettivo è quello di arrivare all'abolizione dei vaccini, come è successo per l’antivaiolosa e come potrà avvenire tra breve per la vaccinazione antipolio, appena l'ultimo focolaio di polio sarà estinto in Afghanistan o in Pakistan. Così sarà anche per altre malattie eradicabili. Laddove sussiste una politica vaccinale intelligente e capillare nella sua applicazione, anche il morbillo sta scomparendo; ad esempio, l'epidemia di morbillo di questa primavera si è diffusa a diverse regioni ma non alla Sicilia, dove più dell'85 per cento dei bambini sono vaccinati contro il morbillo. Scatta, in tali situazioni, quella che viene definita immunità di massa: il vaccinato protegge anche il non vaccinato.

§      In merito ai danni da vaccino, è stato fatto l’esempio della poliomelite, evidenziando come in media, prima della vaccinazione, tremila bambini l'anno (ma in alcuni anni epidemici si è arrivati anche a sette o ottomila) restavano con uno o più arti offesi a causa della paralisi infantile mentre, nel caso della paralisi da vaccino, il dato era di un bambino in media ogni due anni.

 

A fronte di tali problematiche, nel documento conclusivo approvato nella seduta del 16 marzo 2004 (Doc. XVII-bis n. 3), la Commissione ha delineato alcuni indirizzi al fine di porre rimedio alla situazione attuale. In primo luogo, si è evidenziata l'esigenza di sviluppare al massimo grado l'interazione a livello nazionale, attraverso strategie integrate e coordinate, superando le differenze geografiche nelle modalità operative e nei percorsi assistenziali, in modo da assicurare al cittadino l'eguale accesso ad interventi di prevenzione e cura garantiti dallo Stato attraverso l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza. In tale prospettiva un ruolo determinante dovrebbe essere quello svolto dalla Conferenza Stato-Regioni, come pure fondamentale si rivela il coinvolgimento delle diverse agenzie, istituzioni e categorie che hanno un ruolo nella prevenzione e nella gestione delle malattie infettive del bambino.

Del resto, una piena ed effettiva attuazione del diritto del bambino alla salute, contenuto nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e in numerosi documenti internazionali e nazionali, passa necessariamente attraverso la possibilità di ricoveri in aree pediatriche, dotate di strutture e competenze professionali specifiche per l'età. Si è quindi raccomandata l'adozione di idonee misure normative volte a regolamentare l'accoglienza dei bambini con malattie infettive esclusivamente in area pediatrica, nel caso di ricovero in ospedale.

La Commissione ha altresì raccomandato:

§      la definizione di un calendario nazionale delle vaccinazioni condiviso da tutte le Regioni e dalle Province autonome;

§      la predisposizione di iniziative di razionalizzazione ed armonizzazione dell'offerta di vaccinazioni;

§      l'istituzione di un'anagrafe vaccinale nazionale, che registri le vaccinazioni effettuate, nonché gli eventuali effetti avversi;

§      la promozione di iniziative di sensibilizzazione, anche al fine di superare l'attuale distinzione tra le due categorie di vaccinazioni obbligatorie e raccomandate;

§      la costituzione di un Osservatorio nazionale sulle malattie infettive pediatriche;

§      una relazione periodica del Governo alle Camere in tema di epidemiologia e prevenzione di malattie infettive dei bambini;

§      l'individuazione di centri di eccellenza a carattere interregionale per la cura, la prevenzione e lo studio delle malattie infettive in età pediatrica;

§      l'adozione di iniziative legislative finalizzate a migliorare la tutela delle persone danneggiate dai vaccini ed a far sì che l'Italia partecipi finanziariamente al Vaccine Fund.

La risoluzione in tema di allattamento

La Commissione ha quindi dedicato diverse sedute al tema dell'allattamento al seno, approvando il 27 gennaio 2005 la risoluzione 7-00316 Valpiana, in materia di allattamento al seno. La discussione è iniziata nella seduta del 4 novembre 2003, con l’illustrazione della risoluzione da parte dell’On. Valpiana, che ha ricordato come l'allattamento faccia parte dei diritti umani fondamentali e che in tutto il mondo viene celebrata nella prima settimana di ottobre la settimana dell'allattamento materno, con l'obiettivo tra l'altro di fornire informazioni sulla normativa che tutela l'allattamento a livello nazionale ed internazionale, sensibilizzando l'opinione pubblica al rispetto e promozione di questo diritto in ogni paese. Purtroppo nella civiltà occidentale è necessario pubblicizzare l'allattamento materno, in quanto esso rappresenta una pratica dimenticata a vantaggio dell'allattamento artificiale, in relazione al quale le multinazionali - che producono surrogati del latte materno - hanno fatto un'enorme opera di propaganda. In realtà, gli ultimi dati relativi all'Italia forniti dall'Istituto superiore di sanità evidenziano un'inversione di tendenza ed un buon recupero dell'allattamento materno, soprattutto nel nord del paese, presso le classi colte e medie, oltre che presso le donne che lavorano. In tutto il mondo si assiste ad un recupero dovuto, da una parte, alla consapevolezza dei problemi derivanti dall’abbandono dell'allattamento materno sulla salute a breve e a lungo termine dei bambini, ma anche alla consapevolezza da parte delle donne di non sciupare una ricchezza di cui la natura le ha dotate. Anche in Italia vi è stata una presa di coscienza generalizzata, anche del mondo sanitario, circa la superiorità dell'allattamento materno rispetto ad altre forme di alimentazione del bambino. Rispetto però ad altri paesi dell'Unione europea, l'Italia è indietro per le campagne informative volte a sensibilizzare coloro che operano nei reparti di ostetricia e di pediatria degli ospedali.

Del resto, l'allattamento materno contribuisce a una crescita salutare e ad un sano sviluppo fisico e mentale del bambino, tanto è vero che l'Organizzazione mondiale della sanità lo raccomanda almeno per i primi 6 mesi di vita, sottolineando come ogni giorno da 3.000 a 4.000 neonati muoiano (1,5 milioni di bambini ogni anno) in quanto non allattati al seno. Al riguardo, l'UNICEF promuove l'iniziativa Ospedale Amico del Bambino affinché i reparti maternità diventino centri di supporto all'allattamento al seno.

In particolare, la risoluzione impegna il Governo a:

§      estendere il monitoraggio fino a 3-6-9 mesi di vita del bambino per valutare come proceda l'allattamento materno;

§      prolungare oltre il terzo mese di vita del bambino il periodo di astensione dal lavoro con uno stipendio che superi la quota del 30 per cento attualmente prevista e che spesso non permette un adeguato mantenimento;

§      impegnarsi maggiormente nel promuovere e sostenere l'allattamento materno;

§      fissare obiettivi nazionali e regionali per l'aumento della prevalenza e della durata dell'allattamento al seno, da inserire nel piano d'azione per l'infanzia e nei relativi progetti obiettivo sulla salute materno-infantile;

§      promuovere la formazione degli operatori socio-sanitari, attivando altresì sistemi di monitoraggio;

§      avvalersi per le campagne di promozione della consulenza multidisciplinare di associazioni con competenze specifiche nel campo;

§      promuovere e finanziare programmi per l'allattamento materno, come ad esempio l'iniziativa «Ospedali Amici dei Bambini»; attuare una campagna educativo-informativa rivolta alle madri ed alle donne in generale.

Il parere sul Piano d’azione

La Commissione parlamentare per l’infanzia ha colto l’occasione per sottolineare degli aspetti determinanti sul tema della salute dei minori anche in occasione dell'espressione del parere sul piano d'azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2002-2004 (approvato l'8 aprile 2003). Al tema è stato dedicato uno specifico punto (cfr. punto n. 6), nell’ambito del quale si è invitato il Governo a prestare una speciale attenzione alla tutela sanitaria, soprattutto in relazione al benessere materno-infantile ed al potenziamento dei programmi vaccinali nel quadro della cooperazione internazionale. Inoltre, si invita il Governo ad adoperarsi in modo da pervenire ad una corretta ospedalizzazione dei bambini, attraverso la creazione di appositi reparti (promozione di ospedali amici dei bambini), in cui sia possibile conciliare le cure con il diritto all'istruzione, il gioco, la presenza continuativa dei familiari. Infine, il parere si è soffermato sulla necessità di intraprendere alcune iniziative che riguardano più da vicino fenomeni adolescenziali. In particolare, la Commissione ha ritenuto essenziale la realizzazione di interventi volti a prevenire i comportamenti devianti, nonché azioni mirate alla prevenzione dell'AIDS. Si sono ritenute necessarie anche iniziative per una corretta alimentazione, che passino, in particolare, attraverso una capillare informazione diretta a promuovere sane abitudini alimentari e stili di vita adeguati (v. capitolo Commissione Infanzia: Piano d’azione).

 

 



[1]     Nell’ambito dell’indagine sono state svolte numerose audizioni: nella seduta del 25/9/2003 si è iniziato con l’audizione del professor Alfredo Guarino, Presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica (SIIP), e del professor Giuseppe Giammanco, Professore ordinario di igiene presso l'Università di Catania; nella seduta del 2/10/2003, si è svolta l’audizione della dottoressa Stefania Salmaso, direttore del reparto malattie infettive - centro nazionale di epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanità; dottoressa Nadia Gatti, Presidente del Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino (seduta del 9/10/2003); dottor Pier Luigi Tucci, Presidente della Federazione italiana medici pediatri (seduta del 9/10/2003); nella seduta del 23/10/2003, il dottor Cristoph Baker, consulente UNICEF-Italia; Fabian Mckinnon, Vicepresidente executive di GAVI/The Vaccine Fund; Nella seduta del 6/11/2003 ha avuto luogo l’audizione del direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute, Filippo Palumbo; del direttore della clinica pediatrica dell'università di Milano, Nicola Principi; del responsabile del servizio di epidemiologia e sanità pubblica della direzione prevenzione della regione Veneto, Giovanni Gallo; nella seduta del 12 novembre 2003, ha avuto luogo l’audizione del professor Giuseppe Saggese, presidente della Società italiana di pediatria (SIP), del professor Franco Splendori, Direttore generale dell'Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio e della dottoressa Gabriella Guasticchi, Coordinatore dei servizi dell’Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio.