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Dimissioni del II Governo Prodi e rinvio del Governo alle Camere: febbraio - marzo 2007


1 febbraio 2007

Con il voto favorevole dei senatori dell'opposizione (152 voti a favore, 146 contro e 4 astenuti) l'Assemblea del Senato approva l'ordine del giorno n. 2 (Calderoli ed altri), di condivisione delle comunicazioni con cui il ministro della difesa Parisi ha confermato il consenso del Governo all'ampliamento della base militare di Vicenza. La maggioranza vota contro tale ordine del giorno, su cui il vice ministro per gli affari esteri Intini, in considerazione della sua strumentalità politica, ha espresso parere contrario. Viene quindi messo ai voti e approvato l'ordine del giorno n. 3 della maggioranza, con cui si impegna il Governo a dare impulso alla seconda conferenza nazionale sulle servitù militari.


21 febbraio 2007

Al Senato, la risoluzione n. 6-00021, presentata dalla maggioranza, con la quale si approvano le comunicazioni del ministro degli esteri D'Alema sulle linee di politica estera del Governo, viene respinta con 158 voti favorevoli, 136 contrari e 24 astenuti. Il Presidente del Consiglio Prodi, tenuto conto del voto espresso dal Senato, rassegna le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica Napolitano si riserva di decidere e invita il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.


22 febbraio 2007

Il Presidente della Repubblica inizia le consultazioni. Vista la particolare complessità della situazione venutasi a determinare con le dimissioni del Governo Prodi, il Capo dello Stato decide di consentire ai Presidenti dei gruppi parlamentari di associare alle consultazioni i leaders dei rispettivi partiti.
Il Presidente del Consiglio convoca a Palazzo Chigi una riunione degli esponenti dei partiti della maggioranza che si conclude con l'approvazione di un documento proposto dal Presidente medesimo recante 12 punti, ritenuti, nell'ambito della complessiva attuazione del programma dell'Unione, "prioritari e non negoziabili" e costituenti la base del patto sul quale dovrà essere fondata la ripresa dell'attività del Governo.


23 febbraio 2007

Si concludono le consultazioni del Presidente della Repubblica..


24 febbraio 2007

Il Presidente della Repubblica sciogliendo la riserva formulata il 21 febbraio, respinge le dimissioni del Governo e lo rinvia alle Camere per verificare la sussistenza del rapporto fiduciario. In una nota il Capo dello Stato osserva che tali dimissioni si erano rese necessarie non per obbligo costituzionale ma per dovere di chiarezza politica dopo gli esiti delle votazioni del 1° e del 21 febbraio al Senato, e per le divergenze e tensioni manifestatesi già prima nella maggioranza di governo. Motiva la sua decisione in merito al rinvio del Governo in Parlamento ritenendo che "non ricorrano le condizioni per un immediato scioglimento delle Camere, sia alla luce di una costante prassi istituzionale, sia in considerazione di un giudizio largamente convergente, benché non unanime, sulla necessità prioritaria di una modificazione del sistema elettorale vigente. In queste condizioni, gli appare chiaro che non vi sia allo stato una concreta alternativa a un rinvio - nonostante il parere contrario, nel merito, dei gruppi di opposizione - del governo dimissionario in Parlamento per la verifica, attraverso un voto di fiducia, del sostegno anche in Senato della necessaria maggioranza politica".


27 febbraio 2007

Il Presidente del Consiglio rende comunicazioni al Senato. Nel suo intervento rileva che "l'Esecutivo da lui presieduto è stato nei giorni scorsi messo in minoranza in una votazione che aveva per oggetto un capitolo fondamentale dell'azione di Governo e della vita del Paese: la politica estera e di sicurezza. Già prima del voto, nella maggioranza si erano, tuttavia, manifestate tensioni, con un'accentuata litigiosità tra le diverse componenti. Per questo motivo non ha, sin dall'inizio, nascosto la natura politica della crisi e ha immediatamente presentato le dimissioni al Capo dello Stato. Al termine delle approfondite consultazioni e dopo aver ascoltato tutte le formazioni politiche presenti in Parlamento, il Presidente della Repubblica ha respinto le dimissioni e ha rinviato il Governo alle Camere, anche in virtù del chiarimento politico avvenuto nel frattempo tra le componenti della maggioranza". Il Presidente del Consiglio chiede al Senato di rinnovare la fiducia al suo Governo, ponendo in evidenza la priorità della riforma della legge elettorale nel quadro del più complessivo aggiornamento del sistema istituzionale. "Il riassetto complessivo dell'ordinamento deve coinvolgere tutte le parti politiche ed avere nel Parlamento la sua prima e principale sede"; deve garantire la governabilità ma anche il coinvolgimento dei livelli territoriali ai quali deve essere assicurata la necessaria autonomia finanziaria attraverso la realizzazione di un sistema di federalismo fiscale. Successivamente, il Presidente del Consiglio consegna alla Camera il testo delle comunicazioni da lui rese preso l'altro ramo del Parlamento. Al Senato ha quindi inizio la discussione.


28 febbraio 2007

Si conclude al Senato il dibattito sulle comunicazioni del Governo. Dopo la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto viene approvata, con 162 voti favorevoli e 157 contrari, la risoluzione n. 6-00023 (Finocchiaro, Russo Spena, Palermi, Peterlini, Formisano, Ripamonti, Barbato), sulla quale il Governo ha posto la fiducia.


1 marzo 2007

Alla Camera inizia la discussione sulle comunicazioni del Governo.


2 marzo 2007

Il dibattito alla Camera ha termine con la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto, cui segue la votazione sulla risoluzione n. 6-00016 (Franceschini, Migliore, Donadi, Villetti, Bonelli, Sgobio, Fabris e Brugger) sulla cui approvazione il Governo ha posto la fiducia (risultato della votazione: 342 voti a favore, 253 contrari e 2 astenuti).

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