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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIAN FRANCO SCHIETROMA, CARLO COSTANTINI, PAOLA BALDUCCI, VITO LI CAUSI, ALBA SASSO E TITTI DE SIMONE SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1961 ED ABBINATE.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, colleghi, a nome della Rosa nel Pugno, dichiaro il voto favorevole sul disegno di legge riguardante «disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università».
Il nostro voto favorevole è fondato essenzialmente sul fatto che il disegno di legge in esame conferisce agli esami di Stato un'impronta di maggiore serietà e credibilità, anche e soprattutto attraverso l'inserimento nelle commissioni d'esame di una significativa presenza di componenti esterni. Anzi, va sottolineato il fatto che i componenti esterni, per effetto dell'approvazione di questo disegno di legge, sono in maggioranza nelle commissioni d'esame rispetto ai membri interni. Altrettanto importante è l'aspetto relativo alla delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università, un coordinamento questo quanto mai necessario e opportuno.
Considerato l'oggetto del disegno di legge, credo che questa sia un'occasione utile per ribadire l'esigenza fondamentale di raggiungere l'obiettivo primario di una scuola pubblica veramente di eccellenza, di una maggiore dignità professionale e di una migliore qualità per la vita dei docenti. La difficile situazione dei conti pubblici non ha ancora consentito di destinare al comparto scuola quelle risorse che l'importanza prioritaria di questo settore meriterebbe.
Il nostro gruppo parlamentare insiste affinché il Governo tenga sempre benPag. 90presente il fatto che destinare più risorse per la scuola pubblica, per le università e per la ricerca costituisce uno dei presupposti essenziali per assicurare prospettive di sicura crescita al nostro paese e certezze per l'avvenire dei nostri giovani.
Modernizzare la scuola è ormai un obiettivo imprescindibile. Per modernizzare veramente la scuola occorrono più risorse, ma innanzitutto un personale che sia veramente motivato. Il Governo dovrà necessariamente porsi il problema di una davvero giusta retribuzione per gli insegnanti, per i dirigenti scolastici e per il personale ATA.
Abbiamo apprezzato il fattivo e concreto impegno del ministro Fioroni a favore della soluzione dell'ampio e complesso problema del precariato. D'altra parte, se vogliamo sul serio che la scuola possa esercitare una funzione primaria nella nostra società, tutto il personale che opera nel settore deve avere un'adeguata considerazione e sufficienti certezze.
Il nostro gruppo parlamentare è fermamente convinto dell'importanza della definizione di sistemi di formazione delle risorse umane che, oltre a rispondere al grande obiettivo dell'occupazione, contribuiscano a facilitare lo sviluppo delle altre strutture portanti della società della conoscenza, e cioè la ricerca scientifica, da un lato, e la cultura tecnologica, dall'altro.
Un paese moderno e civile necessita di una scuola laica, atta a favorire integrazione, coesione e democrazia. I grandi mutamenti della nostra società conferiscono alla scuola un compito ancora più importante rispetto al passato perché essa dovrà essere sempre più il luogo d'incontro delle differenti culture, delle varie etnie e delle diverse religioni.
Siamo contrari ai finanziamenti alle scuole private non soltanto perché la Costituzione li vieta. Abbiamo ribadito con forza questa nostra convinzione politica, anche nel corso della discussione della legge finanziaria, per cui riteniamo che ogni risorsa disponibile debba essere destinata al potenziamento della scuola pubblica. Infatti, una scuola pubblica di qualità costituisce, a nostro avviso, la vera priorità assoluta, essendo l'unica a poter garantire uguaglianza e pari opportunità a tutti i ragazzi, compresi i figli di coloro che hanno minori possibilità economiche.
Per noi l'approvazione del disegno di legge in esame rappresenta un passo in avanti nella direzione giusta. Però, la scuola italiana e coloro che lavorano in questo delicato settore, con impegno e sacrificio, hanno bisogno di ben altri segnali di attenzione da parte delle istituzioni e delle forze politiche.
E con questo auspicio che voteremo a favore dell'odierno provvedimento.
CARLO COSTANTINI. Il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore del disegno di legge all'esame dell'aula che incide sia sulla materia degli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria superiore, che sulla materia del raccordo tra scuola ed università.
È opportuno operare questa sottolineatura per compensare una attenzione che - al di fuori del Parlamento - sembra aver interessato molto la riforma degli esami di Stato e meno la delega contenuta all'articolo 2, finalizzata alla costruzione di un sistema di norme idonee a determinare un effettivo ed efficace raccordo tra la scuola e l'università.
A mio parere, invece, ed anche di alcuni colleghi intervenuti, risultano molto più significativi in prospettiva gli obiettivi perseguiti con questa disposizione e le concrete modalità con cui il Governo eserciterà la delega rispetto alle pur indispensabili correzioni apportate all'esame di Stato con l'articolo 1.
Nel nostro paese si va via via affermando una anomalia, rispetto alla maggior parte dei paesi occidentali. In alcuni paesi i percorsi scolastici si concludono con esami di Stato simili al nostro. Di regola, però, dove esiste la maturità, non serve la prova di accesso alle università; dove non esiste la maturità, esistono test di ingresso all'università.
Solo in Italia continua ad esistere l'esame di maturità, in un contesto, però,Pag. 91in cui sempre più università, soprattutto le più prestigiose, prevedono un test di accesso.
È il sistema e l'assenza di rapporti funzionali tra scuola ed università che hanno nel corso degli anni determinato uno scadimento del valore dell'esame di Stato ed è questa la ragione per cui il contenuto dell'articolo 2 esprime un grande valore innovativo, ponendo al centro dell'attività legislativa un raccordo tra conclusione del percorso scolastico ed accesso all'università la cui carenza costituiva una anomalia tutta italiana.
Operata questa opportuna puntualizzazione, è evidente ed è stata largamente riconosciuta la necessità ed anche l'urgenza di operare un intervento idoneo a restituire dignità e valore legale all'esame di Stato.
Alcuni dati per comprendere cosa sia accaduto negli ultimi anni. Nel 1999 i promossi sono stati il 91,70 per cento; nel 2001 i promossi sono stati il 95 per cento, nell'ultimo degli anni con le commissioni miste; nel 2002 i promossi sono stati il 97 per cento e nel 2005 i promossi sono stati il 98 per cento.
A questi dati, sintomatici del progressivo scadimento del rigore e della stessa dignità legale degli esami di Stato, deve essere aggiunta la considerazione della mancanza di uno scrutinio finale, che nella sostanza ha determinato una sorta di ammissione d'ufficio agli esami di Stato.
Io non sono tra quelli che ritengono che il grado di preparazione degli studenti si misuri in base al numero dei bocciati.
È tuttavia indubbio che percentuali di promossi praticamente totalitarie possano nel tempo aver ingenerato negli studenti un calo degli stimoli, rispetto al livello di preparazione richiesto, sia nell'ultimo anno scolastico, che negli anni precedenti.
L'articolo 1 interviene esattamente dove era possibile intervenire.
Torna l'ammissione all'esame, per la quale occorre superare lo scrutinio finale, con l'obbligo di aver saldato i debiti contratti negli anni precedenti. Si ripristinano le commissioni miste con componenti esterni in eguale misura di quelli interni, oltre al presidente esterno. Aumenta il punteggio per il credito scolastico, per valorizzare l'intero percorso di studio dello studente e si riduce in egual misura il punteggio per il colloquio con l'evidente finalità di valorizzare il merito scolastico ed al tempo stesso di contenere la valenza delle espressioni di giudizio discrezionali. È introdotto il vincolo del possesso della residenza nella località dell'istituto scolastico scelto quale sede di esame per i candidati esterni.
Sull'articolo 2 ho già espresso le ragioni del consenso mio e del gruppo dell'Italia dei Valori.
Un decreto stabilirà una quota del punteggio degli esami di ammissione ai corsi universitari da assegnare agli studenti che abbiano conseguito risultati scolastici di particolare valore nell'ultimo triennio e nell'esame di Stato, anche in riferimento alle discipline più significative del corso di laurea prescelto.
Ed è indiscutibile quanto questo intervento incida sul piano della valorizzazione del merito scolastico, rendendolo un requisito importante per il futuro accesso ai corsi universitari.
Così come significativa sul piano della integrazione tra scuola ed università è la previsione di corsi di orientamento destinati agli studenti dell'ultimo anno, per renderli pienamente consapevoli delle proprie scelte.
Il disegno di legge contiene, in conclusione, tutto ciò che era possibile introdurre, proseguendo un percorso che a me pare ben avviato e che tende ormai evidentemente a superare la logica della contrapposizione tra riforme e controriforme e ad affermare un nuovo modo di procedere, fatto di piccole, ma significative innovazioni, ma anche di considerazione di ciò che ha dimostrato o potrebbe dimostrare di poter funzionare.
È questa la ragione per cui non ho compreso gli interventi di molti colleghi dell'opposizione, che hanno lamentato la mancanza di un quadro di riforma complessiva della scuola.
Non possiamo stupirci del fatto che il Governo operi esattamente in coerenzaPag. 92con quanto dichiarato ad inizio legislatura quando riferì con chiarezza e senza possibilità di equivoci che non avrebbe presentato l'ennesima riforma complessiva della riforma.
Avremmo, invece, dovuto stupirci del contrario.
Ed allora prendiamo atto di questo nuovo modo di procedere, che a mio parere potrebbe ulteriormente stimolare l'approccio collaborativo che alcuni colleghi hanno già iniziato a manifestare e che forse noi della maggioranza alla Camera, per l'urgenza di concludere l'iter, non abbiamo potuto valorizzare adeguatamente.
PAOLA BALDUCCI. Illustre Presidente, onorevoli colleghi, noi tutti crediamo che la qualità del sistema scolastico e una seria preparazione e formazione degli studenti avranno un ruolo fondamentale nel rilancio del paese nell'immediato futuro e per questo siamo convinti dell'improcrastinabilità della riforma proposta.
Una riforma che non può essere rinviata o disattesa, poiché oggi decidiamo non solo e non tanto del nuovo assetto degli esami di Stato, ma soprattutto sull'importanza di una adeguata formazione culturale dei nostri giovani.
Se vogliamo che la scuola torni ad essere il motore culturale e il centro pulsante del paese dobbiamo riportare la conoscenza e lo studio al centro del dibattito politico.
Lo Stato deve, però, tornare ad occuparsi seriamente dei problemi della scuola e ricominciare ad investire sulle risorse umane, cioè sui giovani, stavolta con maggiore attenzione e convinzione: per fare tutto ciò bisognerà puntare su un ambizioso disegno di riordino scolastico, ma anche su una ritrovata serietà nella verifica della preparazione degli studenti.
Il provvedimento in esame interesserà direttamente circa 480 mila ragazzi italiani a partire dal prossimo anno scolastico. Questo provvedimento propone una riforma seria ed equilibrata dell'esame di Stato ed è stato accolto positivamente dal mondo della scuola.
Negli ultimi anni la scuola pubblica è stata svalutata, sarei tentata di dire umiliata, e troppo spesso ridotta a un mero diplomificio. Le prove di maturità, in particolare, non avevano più le caratteristiche distintive tipiche di un serio esame di Stato, capace di coronare un importante percorso di studi.
L'intento del provvedimento, sul quale oggi dobbiamo pronunciarci è, anzitutto, quello di fermare la progressiva perdita di valore del titolo di studio registrata negli ultimi anni, restituendogli dignità e serietà.
A noi sembra che si vada nella direzione auspicata.
Positivo è senza dubbio il ritorno alle commissioni d'esame miste composte per metà da docenti esterni che favoriscono una maggiore indipendenza e imparzialità della commissione e altrettanto positive sono le nuove modalità di assegnazione del presidente, che era stato ridotto al ruolo di un semplice notaio, mentre oggi riacquista un'effettiva centralità nei lavori.
Non meno importante è la previsione di una delega al Governo in materia di orientamento ai successivi studi universitari e di accesso al mondo del lavoro che, assieme alle norme previste dalla finanziaria in materia di innalzamento dell'obbligo scolastico a sedici anni e per i centri di educazione degli adulti, conferma un più generale orientamento per la così detta formazione permanente, da tempo auspicata dai Verdi, e anche un ruolo centrale per la scuola pubblica. In tale contesto ci auguriamo che questo sia solo un primo passo di una più ampia collaborazione tra scuola superiore ed università.
La scuola, come ha rilevato l'onorevole Sasso, deve affrontare problemi molto difficili e complessi e mai come oggi è necessario che la società, le istituzioni le restituiscano l'autorevolezza di cui ha bisogno.
L'autorevolezza non deve riguardare solo insegnanti o dirigenti scolastici, perché l'autorevolezza del sistema scolastico è costituita dall'attenzione che la società, le istituzioni, le parti politiche ed il Governo rivolgono ad essa. AttenzionePag. 93oggi spesso deviata dai mass media che parlano di scuola e giovani solo per parlare di tematiche quali «il bullismo».
Questa è una riforma capace di riavviare il sistema scolastico: un primo punto da cui ripartire e ridare slancio alle politiche per la scuola. Vogliamo una scuola che aiuti la formazione di persone sane nel corpo e nella mente; una scuola che dovrà essere finalmente luogo di progettazione per un futuro sostenibile.
Per questi motivi annunciamo il voto favorevole del gruppo dei Verdi.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, ministro Fioroni, viceministro Bastico, onorevoli colleghi, noi, Popolari-Udeur, esprimiamo un convinto sostegno al disegno di legge volto a modificare l'esame di Stato conclusivo dei corsi di istruzione secondaria, novellando alcuni articoli della legge 10 dicembre 1997 n. 425.
L'esame di Stato rappresenta un momento molto importante nella crescita umana dello studente, ed è giusto che lo Stato garantisca un apparato normativo affinché lo stesso diventi una prova formativa, un mezzo idoneo per accertarsi delle capacità scolastiche dello studente.
Il provvedimento, che oggi ci accingiamo a votare, prevede un esame di Stato dove si riconosce il merito degli studenti, si valorizza il talento, dove non ci si limita a registrare il mero apprendimento nozionistico, ma si valuta il ragionamento, il senso critico e la creatività dei nostri maturandi o diplomandi.
Insomma, un forte elemento di valutazione del merito scolastico.
Considero fondamentale l'istituzione delle commissioni miste composte di un 50 per cento di commissari interni ed un 50 per cento di commissari esterni, più un presidente esterno, al fine di riattribuire serietà all'esame, in quanto ritengo sia giusto che si differenzi la figura dell'insegnante che prepara lo studente durante il corso degli studi, dall'insegnante che in sede di esame di Stato ne deve giudicare la preparazione.
Inoltre, il confronto con un esaminatore esterno offre una prima prova di presentazione delle proprie capacità in vista di futuri colloqui sia universitari sia di lavoro dove in genere molti studenti giungono impreparati.
È pacifico che si debba restituire credibilità alla scuola, attraverso una riforma approfondita che trova in questo disegno di legge un primo passo verso un intervento molto più complesso del sistema scolastico che da anni impegna questo Parlamento.
Io da castelvetranese, cattolico-democratico di ispirazione cristiana, concittadino di Giovanni Gentile, ministro della pubblica istruzione dell'allora Governo, filosofo conosciuto in Italia e nel mondo, sono certo che per ora manda a dire dall'oltretomba, dopo ottantatré anni, che gli esami di Stato finalmente ridanno luce alla scuola italiana.
La scuola è la più importante istituzione del paese, perché è attraverso la comunità scolastica che si realizzano percorsi di crescita culturale ed umana, civile ed etica.
Creare un buon sistema scolastico non è un'impresa facile ma un impegno che occorre affrontare; non dobbiamo dimenticare, infatti, che la scuola, è l'anima laica della società, il luogo ideale dove imparare a porsi le domande giuste, dove trovare le risposte, dove imparare a misurarsi con le responsabilità e le prove della vita da adulti.
Noi crediamo, onorevole Aprea, che con questa legge daremo un valore aggiunto ai nostri studenti ecco perché il Governo e la maggioranza non hanno ritenuto di esprimersi favorevolmente agli emendamenti presentati dall'opposizione.
E poi, egregio onorevole Barbieri, visto che noi della maggioranza riteniamo e crediamo che questa legge sarà di grande vantaggio per la scuola italiana, la prego di approvarla anche lei.
Per tutti questi motivi, i Popolari Udeur voteranno convintamente a favore del provvedimento.
ALBA SASSO. Condividiamo questa legge e il nostro voto sarà un voto favorevole.Pag. 94
È la seconda volta che in questa legislatura torniamo a parlare di esami di Stato. La prima è stata una riparazione (stanziare i soldi per pagare gli insegnanti), questa una modifica della loro struttura e del loro funzionamento richiesta in primo luogo dalla scuola stessa.
È un provvedimento saggio e utile quello che ci accingiamo ad approvare.
Saggio perché appunto ha saputo ascoltare l'esigenza della scuola stessa di ridare rigore e serietà all'esame finale. E mi riferisco tra l'altro a un documento della stessa federazione delle scuole paritarie che ha gettato un grido di allarme diciamo sulla correttezza, qualcuno dice sui fenomeni di illegalità, delle procedure di esame in questi ultimi anni. Basti un dato: il numero dei privatisti che sostenevano gli esami nelle scuole private è passato dallo 0,4 del 1999 al 26,9 della platea di riferimento.
Altrettanto alto e patologico il numero di coloro che anticipavano l'esame avendo avuto la media dell'otto nel penultimo anno. Sui fenomeni di illegalità indagherà la magistratura, anzi già lo sta facendo. A noi interessa salvaguardare gli esami e il voto finale di quei ragazzi che se lo sono guadagnato con studio e assiduità. E che sono la maggioranza, a fronte di coloro a cui la famiglia e la società hanno fatto credere che tutto si può comprare e vendere.
È un provvedimento utile perché restituisce senso all'esame. Si riprende un cammino avviato nel 1997 e bruscamente interrotto da quella legge finanziaria del 2001 che modificò, per motivi di risparmio, la composizione delle commissioni d'esame rendendole tutte interne.
Un percorso interrotto perché la legge del 1997, come ogni buona legge prevedeva un monitoraggio sulla sua applicazione per modifiche in corso d'opera e invece ha inaugurato lo stile «punto e a capo». Si riprende quel cammino con una consapevolezza nata anche da una verifica di quanto successo negli ultimi anni. Con la commissione esterna o in parte esterna la scuola si confronta con altre esperienze, si sottopone a un controllo esterno. E l'esame non finisce con l'essere uno stanco rituale ripetitivo dello scrutinio e i ragazzi, si sa, amano le sfide e non disdegnano la severità.
Consideriamo molto positivo che venga ridato valore al curriculum, al percorso di studi attraverso il ripristino dell'ammissione all'esame e la valutazione del percorso stesso nel voto finale. Un utile strumento per evidenziare il merito in aggiunta alla valutazione dell'esame stesso. È anche attraverso il rigoroso riconoscimento del merito che si aiutano i ragazzi socialmente più deboli. Sono misure che riteniamo potranno avere un positivo effetto di feed back sul percorso degli studi Un primo passo verso quel cambiamento dell'intero percorso di studi della secondaria superiore che è urgente predisporre nel più breve tempo possibile e di cui il primo atto, insieme a questo provvedimento, è l'elevamento dell'obbligo di istruzione previsto dalla finanziaria 2007.
Non voglio aggiungere molto a quanto già detto nel corso del dibattito in Commissione e in aula e di quanto fatto nell'aula del Senato anche con il positivo apporto dell'opposizione.
Mi preme però segnalare alcune questioni.
Gli esami di Stato sono un momento della vita della scuola, insieme alle vicende patologiche che la riguardano, in cui sulla scuola si accendono i riflettori dei mass media. L'accusa più frequente che si rivolge agli esami è che c'è un'alta, altissima percentuale di promossi.
Vorrei segnalare che l'esame è il suggello finale di un percorso scolastico ed è nel percorso che i ragazzi devono essere seguiti, valutati, promossi o non promossi. In Finlandia, paese in cima alle graduatorie dei paesi Ocse per la qualità del suo sistema scolastico, la percentuale di coloro che sono promossi rispetto a coloro che si iscrivono al primo anno è del '93. Un esame è valido non se boccia ma se è in grado di valutare competenze e conoscenze. Se è l'atto finale di un percorso nel quale i ragazzi siano accompagnati da attenzione e rigore. E il problema vero della scuola italiana non è l'alta percentualePag. 95di promossi ma la percentuale di coloro che la scuola perde (Don Milani). È lì il vero spreco, la vera disattenzione della scuola e oserei dire della società.
Si è detto anche da parte dell'onorevole Aprea della necessità di rendere più evidente, più trasparente la certificazione delle competenze. Anche noi ne siamo convinti. Perché lavorare in questa direzione significa anche garantire quel valore legale del titolo di studio come garanzia del percorso scolastico e delle conoscenze, capacità, competenze acquisite dagli studenti.
In questo disegno di legge si sottolinea attraverso una delega data ai ministri di scuola e università la necessità di un più forte raccordo tra scuola e università. Ridare peso anche al voto finale nelle prove d'accesso, garantire attenzione alle eccellenze, avere capacità di orientare le scelte degli studenti verso i percorsi di studio universitari, insomma rimettere in piedi una interlocuzione e una interazione spesso assente in questi ultimi anni.
Questo disegno di legge infine prevede una verifica periodica della sua attuazione. E questo ci sembra importante perché le leggi per la scuola, ma è un discorso che vale più in generale, hanno bisogno di aggiustamenti, di manutenzione continua, perché vanno a impattare con un corpo complesso, vivo, in continuo cambiamento. Le leggi devono guardare lontano, essere «presbiti» ma devono al tempo stesso calarsi nel presente, valutare passo passo la loro utilità e la loro efficacia.
Da ultimo vorrei tranquillizzare l'onorevole Garagnani.
Anch'io sono convinta che la scuola, ed è questa la grande scommessa formativa di oggi, debba essere luogo del sapere condiviso, quel sapere che una società costruisce nel confronto, nell'esposizione a culture altre, imparando a leggere e a non discriminare bisogni nuovi di cultura e formazione, ricercando ragioni, senso e significati, intercettando le forme nuove attraverso cui giovani ma anche adulti acquisiscono e consolidano le conoscenze. Sapere che deve convivere con la complessità, ma che deve riuscire a costruire identità, conoscenze e valori.
Tuttavia con l'esame di Stato il primo e più severo esame lo sostiene la scuola. Ministro, aiutiamola con la buona politica a superarlo.
Infine un augurio a tutti gli studenti che quest'anno sosterranno la nuova prova d'esame. L'augurio che questa sia una tappa serena nel loro percorso di crescita, premessa di nuove e più importanti prove sulle quali costruire il loro percorso di vita e di lavoro.
TITTI DE SIMONE. Confermando le valutazioni precedentemente svolte, votiamo a favore di questo provvedimento, che interviene sulla filosofia di fondo della riforma Moratti: ovvero l'idea che la conoscenza sia un bene da privatizzare, mercificare e destinare ad élites. Una concezione che ci divide perché la conoscenza non può essere soggetta a nessuna logica di mercato, non può essere soggetta ad interessi di parte, non può essere soggetta ad un'impostazione classista.
La conoscenza ha una funzione di promozione democratica nel momento in cui diventa un elemento di diffusione e di coesione sociale più forte.
Questi sono gli obiettivi della nostra azione di governo.