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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche per la famiglia, il Ministro delle infrastrutture, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro della giustizia e il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.
(Orientamenti del Governo in merito alla proposta di innalzamento dell'età pensionabile per le donne - n. 3-01071)
PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Salvo n. 3-01071, concernente orientamenti del Governo in merito alla proposta di innalzamento dell'età pensionabile per le donne (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1) di cui è cofirmataria, per un minuto.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, come gruppo di Sinistra Democratica siamo preoccupati della discussione sul possibile aumento dell'età pensionabile delle donne, che alimenta un'insicurezza nella vita delle famiglie e, soprattutto, delle stesse donne. Consideriamo questa discussione molto pericolosa perché siamo d'accordo che una donna possa continuare a lavorare oltre il limite obbligatorio, ma solo se lo vuole, dopo aver raggiunto l'età minima obbligatoria, che siamo contrari ad innalzare. Sosteniamo tale posizione nei confronti di tutti: dell'opinione pubblica, delle donne, del centrosinistra e del Governo. La differenza in vigore tra l'età pensionabile degli uomini e delle donne è l'unico riconoscimento del valore sociale e ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARISA NICCHI. ..del lavoro che noi vogliamo valorizzare. Per questo motivo siamo contrari alla discussione su tale tema.
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
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ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, credo valga la pena precisare che, come ha avuto modo più volte di ribadire il Ministro del lavoro, non è all'ordine del giorno la discussione sull'aumento dell'età pensionabile delle donne. È una proposta circolata in questi giorni, frutto di un momento di studio e di approfondimento da parte di alcuni esponenti del centrosinistra, ma non è all'ordine del giorno del Governo e del tavolo aperto su un nuovo welfare, al quale il Governo sta, invece, lavorando con buoni risultati. Fra tutti vorrei ricordare l'accordo concluso ieri sull'aumento delle pensioni basse, che va incontro, tra l'altro, prevalentemente alle donne.
Credo anch'io, insieme all'interrogante, che il vero problema oggi sia affrontare con una nuova mentalità il problema del lavoro delle donne nel nostro Paese, che ha un basso tasso di occupazione femminile, soprattutto nelle regioni del sud. Riteniamo che si debba - come questo Governo ha cominciato a fare con l'ultima legge finanziaria - incentivare l'occupazione femminile e che ci si debba, altresì, adoperare perché davvero vi siano pari opportunità per le donne nel mondo del lavoro, a partire dalla retribuzione e dalle possibilità di carriera e, soprattutto, vi sia il riconoscimento del vero valore aggiunto portato dalle donne nel lavoro, ovvero la loro capacità di conciliare la vita del lavoro con la vita della famiglia e la maternità. È un esercizio alle quali le donne sono costrette, anche in virtù di una legislazione e, soprattutto, di un costume che è nemico delle donne, dei bambini (in alcune circostanze) e della famiglia.
Riteniamo che la vera sfida, che si deve aprire oggi, è il riconoscimento del lavoro di cura che svolgono le donne nel nostro Paese e, non solo, che svolge la famiglia nella crescita dei figli e nell'assistenza degli anziani non autosufficienti. Tutto ciò, inoltre, deve essere considerato un valore aggiunto, che non può essere pagato solo dalle donne e neppure soltanto dalle risorse pubbliche...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia... ma deve trovare un grande alleato anche nelle categorie produttive.
Solo a quel punto sarà possibile ridiscutere, nella libertà, nella flessibilità e attraverso incentivi, il problema al quale lei faceva riferimento.
PRESIDENTE. La deputata Nicchi, ha facoltà di replicare per due minuti.
MARISA NICCHI. Signor Ministro, consideriamo le sue parole un impegno solenne, perché l'innalzamento dell'età pensionabile colpirebbe, oggi, le donne alle quali mancano pochi anni per andare in pensione. Si tratta di una generazione di donne che ha sofferto una condizione difficilissima, in un mercato del lavoro che le ha viste senza tutele, con un tasso di occupazione decrescente, con la nascita di figli e con l'aumento di responsabilità familiari. Guardiamo positivamente anche all'impegno di una revisione della normativa, che possa permettere di conciliare responsabilità familiari e lavoro.
(Progetto di costruzione del tunnel di base del Brennero, con particolare riferimento alle modalità di finanziamento e alle iniziative per trasferire il trasporto di merci dalla gomma alla rotaia - n. 3-01072)
PRESIDENTE. Il deputato Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01072 concernente il progetto di costruzione del tunnel di base del Brennero, con particolare riferimento alle modalità di finanziamento e alle iniziative per trasferire il trasporto di merci dalla gomma alla rotaia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2) per un minuto.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Ministro, ieri lei ha firmato a Vienna, assieme al Ministro austriaco Faymann, il memorandum sul tunnel di base del Brennero, che fissa le modalità di finanziamento e diPag. 49realizzazione, da sottoporre all'Unione europea ai fini del cofinanziamento. Riteniamo che la costruzione del tunnel sia fondamentale per il trasferimento del trasporto della merce dalla strada alla rotaia e sia, quindi, l'unico modo per alleggerire effettivamente l'impatto ambientale negativo per la popolazione interessata.
Le chiedo, pertanto, anche alla luce delle inspiegabili critiche all'incontro di ieri da parte di autorevoli rappresentanti dei Verdi e di ambientalisti, di fornire garanzie sulle modalità di finanziamento del progetto e di spiegare quali siano le ulteriori misure realizzabili al fine di spostare su rotaia il traffico della merce che oggi viaggia su gomma.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il tunnel del Brennero - e, più in generale, la tratta ferroviaria che, attraverso il tunnel stesso, collegherà l'Italia all'Europa partendo da Verona - si farà e si costruirà con il concorso del finanziamento europeo.
Il 19 luglio mi recherò presso la Commissione europea a depositare il relativo progetto, che ieri abbiamo condiviso e sottoscritto - in una richiesta congiunta con i ministri austriaco e tedesco - e che ha ottenuto il parere favorevole, in maniera convinta e decisa, del coordinatore Van Miert, il quale si è impegnato a richiedere il contributo europeo nella misura massima del 30 per cento. Il resto sarà pagato da ciascuno dei due Stati: per quanto riguarda l'Italia, abbiamo già previsto l'inserimento del progetto nel contratto 2007-2013, con un «cronoprogramma» che prevede già i finanziamenti, fino al 2012, per la costruzione della galleria, che dovrà iniziare nel 2010 e terminare nel 2020.
Tengo a precisare che, quando ci riferiamo al tunnel del Brennero, parleremmo del nulla se non prevedessimo come collegarlo al resto della linea nazionale. Abbiamo previsto, perciò, che contemporaneamente, con finanziamenti contestuali, sia realizzato anche il tratto che dal tunnel del Brennero arriva fino a Verona (comprendente Fortezza, la circonvallazione di Bolzano, la circonvallazione di Trento e, infine, il nodo di Verona).
In quest'ottica posso assicurare che, come riferito dal coordinatore europeo Van Miert, il progetto è in una fase ottimale per essere accolto in Europa e, da parte del Governo italiano, è sostenuto non solo a parole, ma con i fatti. Nel DPEF, presentato al Parlamento dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri, infatti, sono stati inseriti il progetto nella sua interezza e le opere di collegamento ad esso.
PRESIDENTE. Il deputato Brugger ha facoltà di replicare per due minuti.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta. Sono convinto che, per quanto riguarda il traffico pesante che attraversa le Alpi, l'intermodalità sia il futuro e che le relative infrastrutture debbano essere efficienti, moderne, ma soprattutto sostenibili, come nel caso del tunnel di base del Brennero.
Basti confrontare alcune cifre: con il nuovo tunnel la capacità della rotaia sale da 600 mila TIR all'anno a 1.800.000; tale dato ha un'enorme importanza se si considera che nel 2006, sull'Autobrennero transitavano il doppio dei TIR rispetto a tutti i transiti sulle Alpi della Svizzera e, mentre il transito di TIR che attraversa il Brennero è raddoppiato dal 1995, in Svizzera, con la costruzione delle prime gallerie, il traffico pesante sulla strada dal 2004 sta diminuendo. Ciò, credo, la dice lunga sull'importanza dell'opera.
Ovviamente più tardi sarà ultimata la galleria, maggiore e per molto più tempo vi sarà l'impatto negativo del traffico per territorio e popolazione; perciò non capisco gli ostacoli che vengono frapposti da alcuni rappresentanti anche facenti parte di questa maggioranza.
Abbiamo bisogno di garanzie, signor Ministro, garanzie per il finanziamento,Pag. 50garanzie per la contestualità della costruzione di tunnel e tratte di accesso - lei è stato molto chiaro su questo - ma garanzie anche, signor Ministro, che nel lotto della circonvallazione Bolzano sia compresa anche (ciò oggi non è chiaro) la tratta sotterranea che riguarda la bassa atesina, area molto sensibile e problematica.
Chiediamo infine garanzie, signor Ministro, che la costruzione sia accompagnata da misure come aumento di pedaggio sulla strada e divieto di transito...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
SIEGFRIED BRUGGER. ...per gli automezzi più inquinanti.
(Iniziative per assicurare la trasparenza degli appalti nonché la realizzazione dell'opera con riguardo alla tratta autostradale Salerno-Reggio Calabria - n. 3-01073)
PRESIDENTE. La deputata Balducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01073, concernente iniziative per assicurare la trasparenza degli appalti nonché la realizzazione dell'opera con riguardo alla tratta autostradale Salerno-Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), per un minuto.
PAOLA BALDUCCI. Signor Ministro, un ulteriore grave episodio di criminalità sta venendo alla luce in questi giorni: a seguito delle indagini poste in essere dalla procura di Reggio Calabria sono emersi pesanti coinvolgimenti di associazioni criminali nella realizzazione dei lavori di rifacimento della tratta autostradale Salerno-Reggio Calabria. Questa situazione comporta un altissimo livello di allarme, considerate le dimensioni del fenomeno criminale. L'opera in questione riveste carattere strategico nel sistema dei trasporti del nostro Paese, e in particolare nel Mezzogiorno.
Chiediamo, signor Ministro, quali siano le misure previste e quali intenda adottare il Ministro competente - quindi il Ministro Di Pietro - al fine di garantire la trasparenza degli appalti e di prevenire il rischio di infiltrazioni criminali, in modo tale da assicurare la realizzazione dell'opera in tempi più rapidi.
Chiediamo, inoltre, quando si preveda di ultimare i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria che, come sappiamo tutti, è di preminente interesse per tutti gli utenti che fruiscono dell'importante area.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, innanzitutto rivolgo un grazie, grazie, grazie e grazie ancora alla Polizia di Stato e a tutte le forze dell'ordine che, nel loro lavoro quotidiano, combattono la criminalità di stampo mafioso e non, e, nel caso di specie, le estorsioni operate dalla 'ndrangheta ai danni delle imprese che stanno lavorando per realizzare l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Ripeto: che stanno lavorando, perché oggi - è vero - vi sono tanti cantieri su quella strada, ma proprio perché dentro i cantieri vi sono le persone che stanno lavorando.
Stiamo realizzando l'opera perché abbiamo previsto l'intero finanziamento e l'intera progettazione e, quindi, vi sono cantieri aperti e, proprio per questo, vi è una grande preoccupazione in ordine alle infiltrazioni mafiose. La polizia, le forze dell'ordine, la magistratura stanno lavorando, e, se permette, stanno lavorando non per cose che dobbiamo fare, ma per cose che già stiamo facendo, anche al Ministero delle infrastrutture. Infatti, il Ministero delle infrastrutture sta collaborando attivamente in tale attività di contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa attraverso un servizio specifico, che ho realizzato dal primo giorno del mio insediamento, e che si chiama Servizio alta sorveglianza delle grandi opere, coordinato da un capitano della Guardia di finanza ePag. 51da un nucleo di polizia interforze che lavora, notte e giorno, a fianco del Ministero dell'interno, sia a livello centrale sia a livello locale.
Abbiamo realizzato una serie di protocolli di legalità, in base ai quali tutte le prefetture dei territori sono coinvolte con l'ANAS e con la polizia centrale, e che interloquiscono tutti i giorni con coloro che svolgono i lavori, con le maestranze, con le imprese appaltatrici, con la stessa ANAS.
Insomma, i risultati degli ultimi giorni, con gli arresti di persone, dimostrano che stiamo controllando il territorio, e che mettiamo in galera le persone che intendono rovinare i lavori che stiamo realizzando e non gli diamo la «mazzetta di Stato».
Ecco perché le sono particolarmente grato per il fatto che lei ha presentato questa interrogazione, perché fa conoscere un altro aspetto del Ministero delle infrastrutture, quello del controllo del territorio, insieme agli altri ministeri competenti, anche intervenendo con le proprie strutture.
Lavoriamo quotidianamente a contatto con la prefettura di Reggio Calabria, anche per i casi di specie, sia con il prefetto di Reggio Calabria sia con tutti gli altri prefetti coinvolti nella tratta Salerno-Reggio Calabria.
Abbiamo fatto qualcosa di più: abbiamo previsto che, per quanto riguarda la riforma del codice degli appalti, la stessa vada proprio nella direzione di rendere più trasparenti tutte le attività di commessa. Abbiamo, per esempio, provveduto alla riduzione dei casi in cui è ammessa la trattativa privata e ad un più attento monitoraggio dei grandi appalti, con particolare riferimento e attenzione ai flussi finanziari per la realizzazione delle opere.
È stato possibile scoprire quanto abbiamo scoperto proprio perché si sono utilizzate le norme che abbiamo introdotto. Tutto ciò rende più efficace l'azione volta a prevenire e a reprimere i tentativi di infiltrazione mafiosa.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Proprio per questo la ringrazio per l'interrogazione, e posso assicurarla che tutti i giorni esercitiamo il controllo del territorio e che questa operazione non è la prima, ma non sarà nemmeno l'ultima.
PRESIDENTE. La deputata Balducci ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLA BALDUCCI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta e sono convinta che attraverso il suo impegno, e quello di tutta la compagine governativa, la realizzazione dei lavori riguardanti la Salerno-Reggio Calabria potrà finalmente avvenire in un contesto più trasparente, attento alla legalità ed al rispetto delle esigenze di celerità.
Il sistema di spartizione emerso dall'indagine ha messo in luce l'esistenza di un meccanismo criminale sempre più sofisticato, in grado sia di eludere anche le disposizioni più rigide sia di aggirare la normativa antimafia.
Sono contenta che lei abbia fatto riferimento al codice degli appalti, perché ciò dimostra anche che la relativa disciplina presenta alcuni punti deboli, sui quali sarà bene intervenire - mi rallegro del fatto che il signor Ministro vi abbia fatto cenno - al fine di assicurare una maggiore impermeabilizzazione alle infiltrazioni criminali in tutte le diverse fasi dell'appalto, dalla gara alla conclusione del lavori.
Ciò significa attivarsi per stroncare eventuali collusioni, ma anche per garantire un sensibile miglioramento delle condizioni ambientali di legalità, assicurando una maggiore sicurezza alle imprese operanti sul territorio.
Credo che l'ultimazione di questa importante arteria non sia più rinviabile e che occorra individuare subito tutti i correttivi più idonei a garantire la trasparenza delle procedure per l'assegnazione dei lavori e prevenire i rischi di ulteriori ritardi, pur dovendosi rammentare che il Governo ha già messo in campo importanti risorse economiche - a ciò il Ministro faceva riferimento - ed iniziativePag. 52normative per le infrastrutture di cui ha urgente bisogno il Paese.
Il nostro partito ed i membri del gruppo dei Verdi sono impegnati concretamente per affermare una politica infrastrutturale moderna che sappia coniugare sviluppo, compatibilità ambientale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLA BALDUCCI... ed il rispetto della legalità nel Mezzogiorno d'Italia, dove serve - concludo Presidente - un impegno fattivo e serio per velocizzare ed adeguare i trasporti ferroviari e le tratte autostradali tra Salerno e Reggio Calabria.
(Iniziative per risolvere l'emergenza abitativa nelle grandi aree urbane, anche mediante l'utilizzo del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata - n. 3-01074)
PRESIDENTE. Il deputato Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01074, concernente iniziative per risolvere l'emergenza abitativa nelle grandi aree urbane, anche mediante l'utilizzo del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, una pesante emergenza abitativa nei grandi centri urbani è diffusamente testimoniata dalla nascita di decine di comitati spontanei di «senza-casa» e dalle sempre più sollecite e pressanti richieste ai prefetti che intervengono, nella carenza di intervento da parte delle autorità locali.
Dobbiamo registrare, dopo oltre quindici anni di assenze in materia di politiche abitative pubbliche, che da parte del Ministero delle infrastrutture è stato predisposto un piano pluriennale di intervento nel settore abitativo pubblico e sociale.
Ma dobbiamo al tempo stesso rilevare che l'emergenza è tale da imporre interventi molto più urgenti di quelli consentiti dal piano pluriennale predisposto dal Ministero delle infrastrutture. Per tale motivo chiediamo di conoscere la posizione del Governo rispetto all'utilizzo dell'ingente patrimonio confiscato alla mafia che comprende un numero elevatissimo di appartamenti di civile abitazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LEOLUCA ORLANDO. Devo dire che proprio in questo momento la Commissione antimafia sta trattando il tema dell'utilizzo, proprio a fini abitativi, dell'ingente patrimonio confiscato alla mafia.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Orlando per l'interrogazione presentata, perché permette di sollevare un problema molto consistente. Di fronte alla situazione di drammatica emergenza che si verifica in particolare nelle aree metropolitane, il Governo si è attivato dapprima varando un disegno di legge che ha bloccato gli sfratti per le categorie più svantaggiate, anziani ultrasessantacinquenni, famiglie con membri portatori di handicap e quant'altro. A seguito di tale provvedimento, divenuto legge 8 febbraio 2007 n. 9, con il Ministro Di Pietro abbiamo costruito un piano di intervento sull'emergenza. Il problema che abbiamo ora aperto è il seguente: il piano è stato fatto, prevede in particolare il recupero degli alloggi pubblici non attualmente utilizzabili perché in condizioni non sufficientemente adeguate per essere locati; purtroppo sinora non abbiamo trovato una fonte di finanziamento di quel piano e quindi speriamo e ci impegniamo a lavorare affinché nella prossima legge finanziaria sia previsto un finanziamento congruo per poter affrontare l'emergenza.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei beni confiscati, condivido con lei la necessità di utilizzare tali beni. Ciò è previsto nel piano più generale sulla casa. Per quanto riguarda lo specifico mi sono attivatoPag. 53presso la dirigente dell'Agenzia del demanio in modo da realizzare, in tutte le situazioni ove è possibile, il passaggio degli immobili dal demanio statale ai comuni per consentire l'assegnazione dei beni già utilizzabili. Tale passaggio è già avvenuto adesso per alcuni comuni, negli anni scorsi è avvenuto per il comune di Palermo e per altri comuni. Ora il problema è aumentare la disponibilità, dal momento che i beni confiscati sono parecchi.
Mi sono dunque attivato con la responsabile dell'Agenzia del demanio e ho chiesto al Presidente del Consiglio di rendere più rapidi i tempi per la costruzione di un'agenzia specifica sulla gestione dei beni confiscati alle mafie, in modo da rendere questi beni più facilmente fruibili. Infatti, il problema che abbiamo oggi consiste nel fatto che tra l'atto di sequestro del bene e il momento in cui tali beni sono disponibili per la collettività trascorrono troppi anni. Due sono le azioni necessarie: lavorare con l'Agenzia del demanio per rendere immediatamente disponibili le unità abitative e chiedere al Presidente del Consiglio di costituire l'agenzia sulla gestione dei beni confiscati in modo che possa diventare strutturale tale utilizzo dei beni a fini abitativi.
PRESIDENTE. Il deputato Leoluca Orlando ha facoltà di replicare.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Ministro, desidero dichiararmi soddisfatto per la risposta ottenuta e per l'impegno organico ad affrontare, dopo un silenzio che dura dal 1990, il problema della edilizia abitativa pubblica nel nostro Paese. Devo nel contempo sollecitare il Governo perché presti attenzione ad alcune particolari condizioni, ad alcune città, ai grandi centri urbani nel nostro Paese. In questo momento è previsto che decine e decine di famiglie possano essere, ad esempio, sistemate in container nella città di Palermo; si tratta di container che risalgono al terremoto del 1968 - non avete ascoltato male: 1968! - assolutamente insalubri e inadeguati, il cui costo di attivazione è forse superiore al costo dei normali affitti in appartamenti a prezzi di mercato. Devo ricordare che decine di famiglie sono ospitate in cosiddetti alberghi per alcune migliaia di euro al mese, che vengono pagate per ogni unità abitativa.
C'è uno spreco di risorse enorme e, di fronte a ciò, si rende urgente utilizzare il patrimonio confiscato alla mafia. Risultano, peraltro, in corso di consegna al comune di Palermo ingenti quantità di tale patrimonio (500 appartamenti confiscati alla mafia), che potrebbero da subito dare una risposta all'emergenza abitativa, senza il ricorso a procedure mortificanti, in termini civili, e costose come quelle che ho appena elencato.
Ritengo, altresì, opportuno che presso le prefetture si istituisca un tavolo di monitoraggio e controllo, affinché la confisca dei beni alla mafia, alla fine, non diventi una irrisione, rispetto all'operazione che si è compiuta. Troppi beni confiscati alla mafia sono non utilizzati o, addirittura, utilizzati da amici e parenti di coloro che ne erano proprietari e che erano i mafiosi oggetto di confisca.
Ritengo sia opportuno fare chiarezza su ciò...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LEOLUCA ORLANDO. ... e forse occorre riattivare un tavolo tecnico presso ogni prefettura interessata, per un monitoraggio e un controllo sull'uso corretto dei beni confiscati (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
(Iniziative per garantire il collocamento anticipato in quiescenza ai lavoratori che assistono persone disabili - n. 3-01075)
PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01075, concernente iniziative per garantire il collocamento anticipato in quiescenza ai lavoratori che assistono persone disabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
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ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa che per i Popolari-Udeur i temi della famiglia sono al centro dell'impegno politico, per dare risposte e soluzioni adeguate. Per tale motivo, oggi proponiamo alla sua attenzione il tema scottante e quantomeno attuale dei genitori che assistono un figlio portatore di handicap, in condizione di particolare gravità.
Come lei sa, al riguardo esiste una proposta di legge presentata dal nostro gruppo, che ha anche raccolto oltre settanta firme di parlamentari. Questo è indicativo dell'importanza del problema, che richiede soluzioni, le più tempestive possibili.
Le dò atto, signor Ministro, che quando ha risposto all'interrogazione del nostro capogruppo, l'onorevole Fabris, ha ritenuto opportuno il riconoscimento del lavoro di cura svolto da questi genitori, che è il presupposto per consentire loro...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONIO SATTA... di ottenere il pensionamento anticipato di quiescenza. La domanda è la seguente. Non ritiene che tale problema debba trovare lo spazio necessario all'interno della riforma delle pensioni, che sta discutendo in questo momento?
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio i presentatori di questa interrogazione, anche se segnalo, per la seconda volta, che le materie previdenziali non rientrano nella competenza del Ministero della solidarietà sociale, ma in quella del Ministero del lavoro.
Condividendo, comunque, la proposta - come già ho avuto modo di affermare - ho avanzato le seguenti richieste: ho chiesto al Ministro del lavoro, al Ministro dell'economia e al Presidente del Consiglio - nell'ambito della trattativa con le parti sociali che è in corso in queste settimane - di porre tale tema, in modo da avere un riconoscimento sul piano previdenziale per i familiari che si occupano di persone portatrici di handicap. Al fine di evitare che tale richiesta non trovasse spazio, ho ritenuto opportuno avanzare la richiesta anche per iscritto, formalizzandola, quindi, al Presidente del Consiglio e facendomi portavoce di un'istanza che numerosi parlamentari - come lei ha detto - hanno segnalato.
Come lei sa, nell'ambito di una discussione in cui esistono posizioni diverse all'interno della maggioranza, il Presidente del Consiglio ha affermato che nei prossimi giorni avanzerà una sua proposta e io spero che, nell'ambito di essa, trovi spazio la richiesta di cui anche lei si è fatto latore. Quindi, non essendo responsabilità diretta del Ministero della solidarietà sociale, ho posto la questione al Presidente del Consiglio e attendo una risposta.
Ritengo che la questione delle famiglie con persone portatrici di handicap al loro interno debba trovare una risposta; analogamente ritengo, più in generale, che con riferimento alla vicenda pensionistica sia necessario trovare una risposta in termini di superamento del cosiddetto «scalone», permettendo quindi alle persone di andare in pensione ad un'età decente. Su questo aspetto, come lei sa, è in corso una discussione piuttosto accesa anche nella maggioranza.
Ritengo che il tema delle pensioni sia decisivo; come si evince anche dal caso di specie, esso non si risolve in una contraddizione tra persone anziane e giovani, ma anzi è necessario, attorno a tale tema, ricostruire un'unità di intenti di tutto il Paese, che permetta, appunto, alle persone che lavorano, e in particolare a chi deve assistere i propri familiari, di...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... andare in pensione ad un'età che ancora consenta loro di assistere gli altri e se stessi. Il problema che le pongo, pertanto, è il seguente: nel casoPag. 55in cui ciò non fosse previsto, quale tipo di giudizio dobbiamo dare sulla proposta che verrà avanzata sulle pensioni; perché a questo punto, devo dire...
PRESIDENTE. La prego...
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ...rimetto anche in mano sua tale valutazione.
PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di replicare.
ANTONIO SATTA. Signor Ministro, le do atto della sensibilità che, ancora una volta, dimostra, anche se non riusciamo a vedere i risultati. In questo caso non ci stiamo addentrando nei meandri della discussione in atto sulle pensioni, su scaloni e scalini, ma stiamo parlando di situazioni difficili, vale a dire di sensibilità verso chi soffre e chi sta male.
Tale situazione viene sollecitata da tutte le regioni del nostro Paese. Anche la proposta di legge, presentata dai deputati del gruppo Popolari-Udeur, di cui sono il primo firmatario, nasce dalla sensibilizzazione dei nostri amministratori regionali; in questo caso, del nostro presidente di gruppo del consiglio regionale della Sardegna, l'onorevole Pietro Pittalis. Si tratta quindi di una sorta di SOS, di richiesta di aiuto che proviene da tutta la collettività nazionale, dalla gente più povera, che chiede soltanto di poter essere messa in grado di assistere chi non può lavorare e non può fare nulla. È un lavoro anche questo, pertanto ritengo che tale riconoscimento sia un atto dovuto da parte di un Governo che dice di essere, soprattutto, solidale e vicino alla gente (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Problematiche relative al procedimento di estradizione di Benedetto Cipriani - n. 3-01076)
PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01076, concernente problematiche relative al procedimento di estradizione di Benedetto Cipriani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, il caso è stato affrontato anche in occasione dello svolgimento di un'interpellanza urgente la scorsa settimana e riguarda il signor Benedetto Cipriani, accusato del reato di omicidio plurimo negli Stati Uniti, in Connecticut. Il problema è che, per lo stesso fatto, mentre a Cipriani è stata contestata una fattispecie di reato che non prevede la pena di morte, ai suoi tre complici - ripeto, per lo stesso fatto - è stato contestato un reato capitale (capital felony) per il quale è, invece, prevista la pena di morte.
Il diverso trattamento riservato a Cipriani, rispetto ai suoi complici, si potrebbe spiegare con il tentativo delle autorità americane di eludere il divieto assoluto - presente nell'ordinamento italiano - di estradizione in caso di pena di morte.
Chiedo, quindi, al Ministro se ritenga di poter correre il rischio, in qualche modo, di concedere un'estradizione a seguito della quale, dalle autorità giudiziarie, possa poi essere contestata un'aggravante...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SERGIO D'ELIA. ...o comunque una fattispecie diversa. Vorrei chiederle se lei è assolutamente certo, al di là di ogni ragionevole dubbio...
PRESIDENTE. Deve concludere, prego.
SERGIO D'ELIA. ...che non ci sia il rischio, seppure teorico, di una contestazione diversa che comporti la pena capitale.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
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CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole D'Elia ricordo che il 12 novembre 2005 l'allora Ministro della giustizia Castelli emise il decreto di estradizione nei confronti di Benedetto Cipriani, accusato dalla Corte di Hartford di omicidio volontario e associazione finalizzata alla commissione di omicidio. Tale decreto è divenuto esecutivo dopo il rigetto dei numerosi ricorsi proposti dall'interessato dinanzi alla giustizia amministrativa.
Nel decreto è specificato che, se Cipriani sarà condannato, nei suoi confronti non potrà essere irrogata e, comunque, eseguita la pena capitale. Il Governo degli Stati Uniti, al riguardo, ha formalmente comunicato, con nota verbale del 27 agosto scorso, di aver accettato integralmente la condizione prevista dal decreto di estradizione che esclude la pena di morte. La stessa nota verbale specifica, inoltre, che i reati contestati a Cipriani non sono punibili, negli USA, con la pena capitale. È escluso, dunque, in maniera assoluta, il rischio di condanna a morte in caso di estradizione.
Tale assolutezza trova, del resto, inequivoca conferma nell'ulteriore impegno, pure assunto formalmente dagli Stati Uniti con la stessa nota verbale, di consentire a Cipriani, in caso di condanna, su sua richiesta, di scontare parte della pena detentiva in Italia.
Il richiamo dell'onorevole D'Elia alla sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 1996 non appare appropriato. La sentenza, infatti, contempla le ipotesi in cui la domanda di estradizione sia avanzata per un reato punibile con la pena capitale.
In tal caso, afferma la Corte, non si può concedere l'estradizione sulla base di sufficienti assicurazioni dello Stato richiedente. Nel caso del Cipriani, invece, l'estradizione fu domandata e concessa per un reato che, secondo l'ordinamento del Paese richiedente, non è punibile con la pena di morte e l'assicurazione fornita al riguardo dagli Stati Uniti è di carattere assoluto.
L'onorevole D'Elia ipotizza l'eventualità di una successiva modifica all'imputazione da parte dei giudici americani; è noto, però, che secondo il principio di specialità un individuo non può essere giudicato e detenuto per un reato diverso da quello che ha motivato l'estradizione. Dunque è da escludere che il Cipriani possa essere perseguito e condannato negli Usa per un reato diverso da quello per il quale è stata concessa l'estradizione.
Quanto alla possibilità di procedere in Italia nei confronti del Cipriani in alternativa alla sua estradizione, devo rilevare che l'articolo 9, comma 3, del codice penale stabilisce che quando la persona offesa è uno straniero il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia sempre che la sua estradizione non sia stata concessa. Nel caso di specie - e concludo - l'estradizione anche se non ancora eseguita è stata già concessa sin dal 2005 sulla base degli obblighi derivanti dal trattato bilaterale con gli Stati Uniti e pertanto la disposizione richiamata non può trovare applicazione.
Considererò comunque con grande attenzione la situazione del Cipriani alla stregua di tutti gli elementi di valutazione a mia disposizione.
PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di replicare.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, la parte soddisfacente della risposta riguarda le ultime considerazioni con le quali il Ministro assicura che continuerà a prestare attenzione a questo caso. Per il resto, non sarei soddisfatto - se fossi al suo posto, Ministro - di quanto ci viene assicurato dalle autorità americane.
La nota sentenza della Corte costituzionale italiana, stabilendo che non sono legittime assicurazioni considerate più o meno sufficienti, pone il principio secondo il quale la garanzia che il reo non venga condannato alla pena di morte deve essere assoluta.
Le ripeto che l'Italia è impegnata in una campagna per la moratoria universale della pena di morte; quindi, è esposta in prima linea. Credo pertanto che il rischio non possa non essere colto. Lei ritienePag. 57davvero che non vi sia il benché minimo, seppur teorico, dubbio che possa avvenire quello che io pavento ossia un cambiamento di imputazione dell'accusa o una contestazione di un'aggravante? Si tratta di un sistema federale, è prevista l'autonomia del potere giudiziario rispetto all'esecutivo: le assicurazioni le ha date il Governo, non le autorità che stanno procedendo. Quindi, userei molta cautela.
Non si mette in crisi la cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti, signor Ministro; il caso Pietro Venezia è emblematico: è stato processato in Italia per l'omicidio da lui commesso in Florida e condannato a 23 anni di detenzione, che sta scontando. Quindi, anche il Cipriani può essere processato in Italia. Le autorità americane cooperino al giudizio cui verrà sottoposto in Italia, ma al suo posto, signor Ministro, non me la sentirei di procedere ad un'estradizione che potrebbe davvero mettere in crisi la credibilità anche internazionale del nostro Paese.
(Problemi interpretativi relativi all'applicazione della normativa riguardante il cosiddetto bonus bebè agli stranieri residenti in Italia - n. 3-01077)
PRESIDENTE. Il deputato Daniele Farina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01077, concernente problemi interpretativi relativi all'applicazione della normativa riguardante il cosiddetto bonus bebè agli stranieri residenti in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
DANIELE FARINA. Signor Presidente, come lei ha anticipato, l'interrogazione a mia prima firma riguarda il cosiddetto bonus bebè ossia i mille euro che la legge finanziaria per il 2006 stanziava per ogni figlio nato o adottato.
Come sapete, questi moduli prestampati sono stati inviati a moltissime famiglie italiane tra cui alcune di immigrati che hanno - correttamente dal loro punto di vista - avanzato la richiesta del beneficio. Non era forse quella l'intenzione del legislatore e il dibattito è stato risolto poi in sede di approvazione della legge finanziaria per il 2007 con la decisione che non dovessero essere restituite le somme erogate e che nessuna sanzione amministrativa dovesse essere irrogata nei confronti dei cittadini stranieri.
Ciononostante, alcune procure della Repubblica hanno esercitato l'azione penale con esiti alterni: con richiesta d'archiviazione, in alcuni casi; con richiesta di rinvio a giudizio, per altri.
Addirittura, si è dato il caso - che costituisce specifico oggetto di questa interrogazione - in cui, a fronte di una sentenza di primo grado del giudice naturale di carattere assolutorio, è stato fatto ricorso in sede di appello dalla procura generale di Milano.
Chiedo quindi al Ministro se siamo noi male informati o se sia tutto drammaticamente vero e, in tal caso, quale sia l'ampiezza del fenomeno a conoscenza del Ministro.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Onorevole Farina, le darò le informazioni in mio possesso, che sono desunte dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Varese, dal presidente del tribunale di Varese e dal procuratore generale presso la corte d'appello, relative alla riscossione del cosiddetto bonus bebè da parte di alcuni stranieri, che, per la verità, è già stata oggetto di una recente disamina, anche perché la Presidenza del Consiglio aveva chiesto al Ministero della giustizia di fornire alcuni elementi di nostra competenza.
Come riferito dal procuratore di Varese, agli extracomunitari che hanno riscosso indebitamento l'assegno di mille euro, previsto dalla legge finanziaria per il 2006, la procura ha contestato i reati di truffa aggravata e di falsità in atto pubblico, previsti rispettivamente dagli articoli 640-bis e 483 del codice penale.
Alcuni dei procedimenti sono stati archiviati su richiesta della stessa procura diPag. 58Varese. Per 207 procedimenti c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio e il giudice per le indagini preliminari ha emesso finora 107 sentenze assolutorie per mancanza dell'elemento soggettivo ovvero per insussistenza del reato. La procura generale presso la Corte di appello di Milano ha proposto ricorso in Cassazione avverso 15 proscioglimenti, ritenendo contraddittorie le sentenze assolutorie pronunciate dal GUP di Varese con la formula «perché il fatto non è previsto come reato».
Intendo precisare che attualmente non si conoscono le determinazioni che saranno prese in merito ai provvedimenti impugnati, ma mi pare del tutto superfluo ricordare, pur nel rispetto dell'autonomia della magistratura, che tutte le decisioni assunte dall'autorità giudiziaria dovranno essere adeguatamente motivate, sia in fatto sia in diritto, per superare indenni il vaglio della Corte di cassazione e passare in giudicato.
Peraltro, sulla base di queste premesse, non ritengo che nell'immediato vi sia l'esigenza di un intervento legislativo finalizzato a dipanare i dubbi interpretativi connessi all'indebita percezione del cosiddetto bonus bebè. La riscossione del bonus realizzata da alcuni stranieri, anche con falsa autocertificazione del requisito della cittadinanza italiana, appare giuridicamente inquadrabile nella fattispecie dell'indebita percezione di erogazioni a carico dello Stato.
Tuttavia, poiché nel caso che ci occupa l'importo indebitamente percepito è inferiore a 4 mila euro, non dovrà parlarsi di reato, bensì di illecito sanzionato soltanto in sede amministrativa.
PRESIDENTE. Il deputato Daniele Farina ha facoltà di replicare.
DANIELE FARINA. Signor Ministro, la ringrazio per l'esaustiva messe di dati e la chiarezza della sua esposizione. Posso solo ribadire che credo siamo in parte responsabili della situazione che si è venuta determinando.
Molto si potrebbe dire sull'ingiustizia, in primo luogo sociale, di quella norma contenuta nella legge del dicembre 2005, la legge finanziaria per il 2006. Credo sia un fatto acclarato anche la circostanza che il nostro dibattito in sede parlamentare, in qualche modo, abbia preso atto del vulnus che noi stessi legislatori abbiamo creato.
Ritengo che la volontà del Parlamento in questa direzione sia chiara e probabilmente ha ragione lei sul fatto che non occorrano ulteriori approfondimenti. Ciò nonostante, vista la discrasia fra l'operato della magistratura e quanto abbiamo in questa sede discusso, vale la pena di continuare a monitorare questa situazione, affinché vada nell'alveo che lei stesso ha parzialmente auspicato.
È per questo motivo che ci permetteremo di tornare sull'argomento allorquando verranno segnalate eventuali deviazioni da questo percorso che credo, ormai, auspichiamo collettivamente.
(Carenze nell'organico della polizia penitenziaria presso il carcere di Marassi di Genova - n. 3-01078)
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01078, concernente carenze nell'organico della polizia penitenziaria presso il carcere di Marassi di Genova (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, premesso che il carcere di Marassi di Genova è tra gli istituti penitenziari più importanti del nostro Paese, che esiste una situazione di emergenza in merito al numero degli agenti di custodia, denunciata più volte anche dai sindacati di polizia penitenziaria, che attualmente sembra manchino circa cento unità perché l'organico al completo possa garantire la massima efficienza e, soprattutto, la dignità a chi è recluso e a chi vi lavora, chiediamo se non ritenga opportuno intervenire o se siano state già predisposte azioni che prevedano l'invio di altro personale all'istituto in questione, al fine di garantirne una maggiore funzionalità, tenendo in considerazionePag. 59anche gli agenti che necessitano di mobilità temporanea per gravi situazioni familiari.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Per la verità, onorevole Catone, condivido molto l'indicazione e la traccia che lei ha dato e posso confermarle che procederemo nel senso da lei auspicato.
Faccio presente che alla carenza di organico dell'istituto di Marassi di Genova, che non è l'unica carenza riscontrabile in molti ambiti degli istituti penitenziari italiani, si farà fronte attingendo al contingente di circa 500 agenti ausiliari che saranno assunti in servizio il prossimo mese di ottobre. Ciò avverrà seguendo un criterio proporzionale, tenendo conto naturalmente delle esigenze di tutti gli altri istituti italiani.
Posso, inoltre, fornire dati utili alla conoscenza dell'interrogante, precisando che i trasferimenti temporanei che hanno interessato l'istituto genovese allo stato sono pari a 60. Di questi, 15 sono stati disposti dal competente provveditorato in ambito regionale, purtroppo per esigenze eguali a quelle dell'istituto di Marassi. Quanto ai rimanenti 45, 15 (quindi non 45, come l'onorevole Catone sostiene) sono stati attuati ai sensi dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999 per gravi motivi familiari, 9 sono stati disposti per mandato elettorale, 10 sono stati attuati presso il GOM, 4 presso le Fiamme azzurre, 2 presso il reparto scorte e 5 per motivate esigenze di servizio. Posso assicurare però, concludendo, che il DAP (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) seguirà con particolare attenzione la situazione dell'istituto di Marassi. Come ho detto all'inizio, nel quadro dei 500 nuovi agenti ausiliari troverà risposta anche la carenza di organico dell'istituto di Marassi di Genova.
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, innanzitutto ci auguriamo che gli impegni da lei assunti oggi siano rispettati. In ogni caso, credo che, a parte la necessità dell'incremento degli organici del personale di polizia penitenziaria che lavora nel carcere genovese di Marassi, vi sia chiaramente una simile necessità in altre case circondariali italiane: essa rappresenta davvero una priorità per uno Stato di diritto, che non può e non deve dimenticare le difficili condizioni lavorative in cui quotidianamente operano le donne e gli uomini del corpo.
Lei ha giustamente detto che in questo periodo prenderanno servizio 500 ausiliari della polizia penitenziaria. Ma - badiamo bene - non si tratta di nuovi agenti, semmai di reimmissione di personale precario già in forza, con immaginabili disagi per i soggetti coinvolti. Non si può, quindi, spacciare tutto ciò per aumento di organico e per immissione di nuove forze. Infatti, vi sono agenti di polizia penitenziaria - riprendendo le sue parole - che, per causa di carenza di organico, non possono ulteriormente accedere alla temporanea mobilità di sede per gravi situazioni familiari.
Chiediamo che, una volta stabilito l'organico necessario al funzionamento di una struttura, esso sia inderogabile, come ad esempio per le scuole, e che in caso di assenza di personale si provveda immediatamente alla chiamata in servizio di supplenti. In fondo la nostra Costituzione assegna alle pene la funzione di rieducazione. A questa prescrizione aggiungeremmo che le condizioni di lavoro del personale che vi opera devono essere dignitose almeno parimenti ad altri settori dello Stato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAMPIERO CATONE. Per concludere, se, come hanno scritto sia Voltaire che Dostoevskij, il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri, allora il nostro Paese non sembra proprio essere un Paese civile.
Pag. 60(Iniziative per assicurare il risarcimento e gli indennizzi alle vittime della mafia, alle vittime del dovere e ai familiari superstiti - n. 3-01079)
PRESIDENTE. Il deputato Lo Presti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01079, concernente iniziative per assicurare il risarcimento e gli indennizzi alle vittime della mafia, alle vittime del dovere e ai familiari superstiti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il Corriere della sera ha pubblicato una notizia, che ha gettato nello sconforto migliaia di persone e che riguarda le vittime della mafia: in particolare - lo dico per il pubblico che ci ascolta - si tratta della notizia secondo la quale non vi sarebbero più fondi per risarcire le vittime della mafia e del dovere. Ciò accade nonostante una legge di grande civiltà, che abbiamo varato nel corso della XIII legislatura su impulso del gruppo di Alleanza Nazionale, abbia stabilito che, attraverso la gestione dei beni confiscati alla mafia (che sono di fatto sottratti alla possibilità di essere aggrediti da parte delle vittime per ottenere i risarcimenti) si producessero le risorse necessarie per alimentare il fondo di rotazione posto a garanzia dei risarcimenti per le vittime appunto della mafia.
Alla luce di questa notizia, sembrerebbero oggi a rischio tutti i pagamenti dei risarcimenti stabiliti con tale legge nonché, addirittura, anche il finanziamento di altre leggi che prevedono ulteriori benefici.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONINO LO PRESTI. Domandiamo dunque al Governo come intenda operare per rendere giustizia alle vittime della mafia, nonché la ragione per cui i patrimoni confiscati ai mafiosi non riescono a produrre risorse che possano alimentare il fondo.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, i rilievi della Ragioneria dello Stato richiamati nell'interrogazione si riferivano a problemi non tanto di copertura, quanto di quantificazione degli oneri finanziari e alla loro proiezione temporale. Senza chiarire la quantità di tali oneri, infatti, è impossibile pervenire ad un'adeguata copertura finanziaria.
Peraltro, il finanziamento della legge n. 512 è pienamente garantito dal suo meccanismo di copertura originario, che è affidato ad un contributo fisso e permanente di circa 10 milioni di euro annui, nonché dalla riassegnazione annuale dei proventi della vendita dei beni confiscati a seguito delle sentenze per reati di mafia, che procede in modo regolare.
In aggiunta a ciò, relativamente alla solidarietà verso le vittime della mafia e del dovere e ai loro familiari, si fa presente che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha già dichiarato, in una nota del 9 luglio, di avere intenzione di reperire nella legge finanziaria per il 2008 la copertura per il disegno di legge, già in discussione in Parlamento, contro le discriminazioni economiche fra le famiglie delle vittime di eventi criminosi. Infatti, la legislazione vigente in materia crea disuguaglianze e discriminazioni non giustificate: i trattamenti previsti sono diversi a seconda che il familiare sia stato vittima di un evento terroristico, di un agguato a carattere mafioso o di un evento criminoso tout court.
Il Governo intende eliminare tali discriminazioni ed equiparare i trattamenti pensionistici dei familiari delle vittime della mafia e del dovere, con un appostamento di bilancio iniziale che copra anche gli emolumenti arretrati ed un appostamento annuale che, sulla base delle previsioni, copra gli oneri a regime.
La sede appropriata per reperire le risorse finanziarie aggiuntive necessarie per questi obiettivi di riforma sarà la leggePag. 61finanziaria per l'anno 2008. Il Governo, infatti, considera come un vero e proprio dovere corrispondere in modo adeguato alle esigenze di solidarietà nei confronti delle famiglie che siano state colpite da gravi eventi criminosi ed intende pertanto, anche attraverso le misure di finanziamento e le norme legislative che il Parlamento ha all'esame, fornire un concreto contributo in tale direzione.
PRESIDENTE. Il deputato Lo Presti ha facoltà di replicare.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la risposta del Governo ci rassicura in parte, soprattutto per quanto riguarda la copertura della legge n. 512 del 1999, cioè - lo dico per il pubblico che si segue - quella che garantisce alle vittime della mafia la possibilità di avere il giusto risarcimento conseguente ai danni da esse subiti. Desidero precisare, in proposito, che con tale provvedimento non si regala nulla ad alcuno: si tratta infatti di fondi delle vittime della mafia, alle quali però viene di fatto preclusa - come dicevo in sede di illustrazione dell'interrogazione - la possibilità di aggredire i patrimoni mafiosi che lo Stato gestisce. Sotto questo profilo, dunque, possiamo rassicurare le vittime della mafia che esse riceveranno presto i soldi, che sono loro attribuiti da sentenze di condanna specifiche.
Non ci soddisfa, anzi ci lascia assai perplessi, la risposta con riguardo al finanziamento di disegni di legge che tendono ad equiparare le vittime del dovere a quelle del terrorismo e a riconoscere ulteriori benefici di carattere indennizzatorio a questa importante categoria di persone.
Avreste potuto pensarci prima, mentre appare tardivo, oggi, riferire che ci penserete con il disegno di legge finanziaria che sarà discusso tra qualche mese.
Vorremmo, quindi, che il Governo su questi temi fosse più attento e agisse in modo più incisivo. La lotta alla mafia, infatti, non si fa soltanto con la giusta repressione, il controllo del territorio e tutte le iniziative sulle quali siamo sempre d'accordo, ma anche garantendo a coloro i quali hanno sofferto per colpa di questi criminali la possibilità di avere il giusto risarcimento che - lo ripeto - non è regalato a nessuno, ma rappresenta un loro sacrosanto diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Vicenda delle dimissioni di Guido Bertolaso da commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania e della nomina del prefetto di Napoli a commissario delegato - n. 3-01081)
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01081 concernente la vicenda delle dimissioni di Guido Bertolaso da commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania e della nomina del prefetto di Napoli a commissario delegato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro, avete dimenticato di dire al Parlamento che, nel bel mezzo della discussione parlamentare del decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania, il 18 maggio scorso, cioè proprio quando il Senato era nel pieno del dibattito, il dottor Bertolaso si era dimesso.
Il decreto-legge n. 263 dell'ottobre 2006 indicava nel capo del dipartimento della protezione civile il commissario per l'emergenza rifiuti. Sceglieste questa strada impervia, nonostante l'opposizione vi avesse sollecitato ripetutamente a riflettere sulla irrituale soluzione, perché immagino volevate che il dottor Bertolaso fosse forte, quasi inamovibile, capace così di resistere alle vostre contraddizioni interne e di contrastare le incursioni vetero-ambientaliste e trotskiste di ministri, di maghi e di ambientalisti.
Invece, proprio voi lo avete ammanettato e, di fatto, costretto alle dimissioni. Vi chiedo, allora, se potevate, con un'ordinanza,Pag. 62avvicendare in deroga il capo della protezione civile nel solo ruolo di commissario a distanza di sole quarantotto ore dalla conversione di quel decreto-legge, che con chiarezza fa piazza pulita di consulenze e sperperi...
PRESIDENTE. Onorevole Paolo Russo, deve concludere.
PAOLO RUSSO. ...e spedisce a casa i precedenti tre subcommissari e la commissione di esperti. Potevate voi nominare, viceversa, commissari e soggetti attuatori appositamente superpagati, degni delle peggiori logiche spartitorie?
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, con il decreto-legge n. 263 del 2006, convertito dalla legge n. 290 del 2006, le funzioni di commissario delegato per l'emergenza nel settore rifiuti nella regione Campania sono state assegnate, come è noto, al capo del dipartimento della protezione civile, al fine di consentire di far fronte ad una situazione particolarmente critica nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione.
Il richiamo normativo al dipartimento della protezione civile e le altre misure relative ai poteri del commissario hanno consentito di affrontare la fase più acuta dell'emergenza, anche attraverso il coinvolgimento di varie regioni nello smaltimento di notevoli quantitativi di rifiuti prodotti in Campania, così come ha consentito l'apertura, in tempi assolutamente rapidi, della discarica di Lo Uttaro, in provincia di Caserta, e la definizione di un accordo di programma con il CONAI per l'incremento della raccolta differenziata.
Con la recente ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 luglio 2007 sono state affidate le responsabilità di commissario delegato al prefetto di Napoli. In questo modo, è stata individuata una figura istituzionale, che per la sua prossimità alle istanze del territorio presenta profili di competenza particolarmente adeguati alla funzione da svolgere.
Intendo al riguardo sottolineare che tale ordinanza di protezione civile costituisce uno strumento idoneo a derogare ad una fonte normativa primaria, fermo restando che, nel caso di specie, non venivano in alcun modo derogati i principi generali dell'ordinamento, costituzionali o di derivazione comunitaria. Tali principi, come è noto, costituiscono gli unici limiti al potere di ordinanza.
Occorre aggiungere inoltre che proprio l'articolo 5, comma 4, della legge n. 225 del 1992 dispone che la nomina dei commissari delegati deve essere effettuata con atto del Presidente del Consiglio dei ministri, in relazione al carattere evidentemente fiduciario di questa nomina, come confermato dall'interpretazione del giudice amministrativo.
Rilevo, inoltre, che la richiamata ordinanza non presenta alcun elemento di contrarietà con i precetti contenuti nel decreto-legge n. 61 del 2007, come convertito dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, il quale contiene l'indicazione di una serie di obiettivi da realizzare e di strumenti normativi, che prescindono evidentemente dalla specifica individuazione della figura istituzionale preposta alla loro concreta attuazione.
L'ordinanza conferma che la parte di impegni più propri del Capo del dipartimento della protezione civile, che ha potuto, grazie all'appoggio della propria struttura, assicurare quanto meno l'individuazione e la progettazione dei siti da adibire a discariche, poteva considerarsi compiuta e, in vista della scadenza per la cessazione dello stato di emergenza, diveniva possibile assegnare al prefetto il completamento dell'attività già intrapresa.
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di replicare.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non sono soddisfatto e non mi meraviglio, poiché conosco il vostro pressappochismo. Dicemmo che era sbagliato nominare unoPag. 63dei migliori funzionari del Paese e poi legargli le mani, costringendolo a scelte condivise con quelli che erano i responsabili di questa vergogna, ossia la regione e il Ministero. Ne avete fiaccato l'azione e, di fatto, lo avete costretto a dimettersi.
Verdi e «tafazzisti» impediscono la costruzione di impianti, altri condizionano le localizzazioni delle discariche. Il sindaco di Napoli, invece, immagina di risolvere il problema scaricandolo su comodi e costosi trasporti verso l'estero o Serra e Savignano. Occorrerebbe che qualche super pagato consulente dicesse a quel sindaco che tutte le città europee sono autosufficienti, quando utilizzano un mix di ambientalismo moderno e tecnologie di avanguardia.
Voi avete invece preferito sacrificare Bertolaso sull'altare della tenuta della vostra traballante maggioranza e per di più avete costruito un caravanserraglio fatto di strutture, sovrapposizioni, commissari nominati con ordinanza che sostituiscono quelli indicati per legge, soggetti attuatori super-pagati, che affiancano i sub-commissari presidenti delle province e che la norma aveva escluso di pagare.
Un'emergenza si affronta e si risolve con un solo uomo al comando, capace di valutare, scegliere e decidere, senza veti e senza limitazioni. Vi sono 156 mesi di rifiuti dappertutto, un milione e 140 mila euro nel 2003 per la sola dirigenza del commissariato retto da Bassolino, 9 milioni di euro per un progetto di monitoraggio dei trasporti mai decollato, 1.316 lavoratori assunti per la raccolta differenziata e pagati 65 milioni di euro per non lavorare, 300 mila mezzi necessari per muovere le 5 milioni di ecoballe che occupano 600 ettari, mille ettari da bonificare, 650 milioni di euro di debito del commissario.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO RUSSO. Di fronte a questi numeri, di fronte al richiamo rivolto persino dall'ambasciata americana, per allertare gli incauti turisti sui rischi per la salute ...
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLO RUSSO. ...che si corrono in Campania - in conclusione - mi sarei aspettato un atteggiamento più serio e più corretto.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego!
PAOLO RUSSO. State abbandonando la regione, affossandola tra criminalità e rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha già parlato con qualche secondo in più prima.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Anche il sottosegretario, signor Presidente, ha parlato un minuto in più!
PRESIDENTE. Lei ha un orologio che non funziona. Se viene qui, lo controlleremo insieme con il mio.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Lei lo ha lasciato parlare un minuto in più!
PRESIDENTE. In ogni caso, vale per tutti il tempo determinato. Già precedentemente ho richiamato con gentilezza il suo collega, gli ho concesso un tempo ulteriore ed egli ha svolto l'argomento superando il tempo. Dopo un richiamo per la terza volta, sarebbe corretto fermarsi.
(Costi per il rinnovo del permesso di soggiorno e misure per ridurre i costi inerenti al rilascio dei documenti da parte della pubblica amministrazione - n. 3-01082)
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01082, concernente i costi per il rinnovo del permesso di soggiorno e misure per ridurre i costi inerenti al rilascio dei documenti da parte della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmatario.
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ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro, qualche sera fa il Ministro dell'Interno, Amato, ha dichiarato al telegiornale più seguito che bisognerebbe abbonare agli immigrati extracomunitari il pagamento dei 70 euro necessari al rinnovo del permesso di soggiorno, perché tale cifra è troppo alta e vi sono tanti extracomunitari che si trovano in condizione di difficoltà.
A parte le dichiarazioni svolte - oggi ne sono seguite altre assolutamente censurabili da parte del Ministro dell'interno - è importante sapere che esse si inseriscono in un contesto, in una precisa linea politica, che da un lato facilita l'immigrazione, soprattutto clandestina, dall'altro crea delle disparità oggettive di trattamento nei confronti dei nostri cittadini.
Mi chiedo perché una dichiarazione di questo tipo non possa essere espressa con riferimento ai nostri cittadini, che invece pagano ogni volta che devono rinnovare un documento.
Per tali motivi vogliamo conoscere la posizione del Governo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO COTA. ...e sapere se non intenda estendere tale iniziativa anche nei confronti dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, con specifico riferimento alle spese per il rilascio dei documenti mi limito a ricordare che il 16 febbraio scorso, con decreto dei Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno e per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, il costo della carta di identità elettronica, fissato dal Governo Berlusconi a 30,50 euro, è stato ridotto a 20 euro.
Questa cifra copre le spese necessarie per la produzione e spedizione del documento, nonché per la manutenzione necessaria all'espletamento dei servizi connessi. In particolare, il costo del supporto fornito dal Poligrafico è di 18,15 euro, i costi sopportati dal Ministero dell'interno per la gestione della sperimentazione sono pari a 1,15 euro, mentre quelli sostenuti dai comuni per la gestione e distribuzione del documento sono calcolati in 70 centesimi.
Nel caso delle tradizionali carte di identità cartacee, che saranno progressivamente sostituite da quelle elettroniche, i costi a carico del cittadino possono arrivare ad un massimo di euro 5,42, dei quali 42 centesimi costituiscono il costo del supporto, 26, i diritti di segreteria, mentre la rimanente parte costituisce un'entrata per il comune.
Quanto ai costi per i permessi di soggiorno rilasciati a stranieri, preciso che nel gennaio 2006 il Ministero dell'interno ha sottoscritto una convenzione triennale con Poste italiane per lo svolgimento delle procedure di rinnovo di tali documenti, consentendo, in tal modo, il recupero del personale degli uffici immigrazione delle questure così da destinarlo ad altri servizi operativi. La convenzione pone a carico dell'interessato l'importo del relativo servizio stabilito in 30 euro. A tale ammontare si devono aggiungere 14,62 euro per la marca da bollo e 27,50 euro per il permesso di soggiorno in formato elettronico con un esborso totale, quindi, di poco più di 72 euro.
La valutazione, recentemente espressa dal Ministro dell'interno circa l'onerosità del servizio, è ovviamente da rapportare sia alle condizioni soggettive degli utenti e dei loro nuclei familiari, i quali versano spesso in condizioni economiche disagiate, sia al periodo di validità degli attuali titoli di soggiorno, che comporta la necessità di rinnovi molto più frequenti rispetto, ad esempio, alla stessa carta d'identità e al passaporto.
Questo è uno dei motivi che ha indotto il Governo a prefigurare, nel disegno di legge delega per la riforma della normativa in materia di immigrazione, un superamentoPag. 65dell'attuale organizzazione del servizio ed anche un graduale trasferimento dei compiti ai comuni.
Circa i costi per i cittadini degli altri documenti citati nell'interrogazione, si precisa che, per quanto riguarda il passaporto elettronico, il costo del supporto è al massimo di 45 euro.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Concludo, Presidente. Anche questi importi, comunque, sono stati fissati dal precedente Governo e, per la precisione, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 9 maggio 2006.
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di replicare.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro, non siamo soddisfatti della sua risposta. Ha eluso il senso della nostra domanda, che era relativo alla disparità di trattamento che questo Governo crea tra i cittadini che pagano le tasse e, invece, chi non è cittadino e non paga le tasse.
Noi non siamo razzisti, siamo preoccupati che tale disparità di trattamento possa alimentare forme di razzismo. Le faccio due esempi. Perché il cittadino extracomunitario deve vedersi abbonata la tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno e, invece, il nostro cittadino ogni anno deve pagare 40 euro per poter espatriare e per mettere la marca sul passaporto? Questo è il primo esempio.
Farò un secondo esempio relativo a ciò che abbiamo sentito, in risposta ad un'altra interrogazione presentata dal collega Daniele Farina. Perché il cittadino extracomunitario, che ha truffato lo Stato, percependo indebitamente il bonus bebè, si deve veder abbonare la somma percepita indebitamente e vedere abbonato il reato? Si è stabilito, infatti, che fino a 4 mila euro di truffa non esiste il reato. Perché il cittadino che è accusato di una truffa di valore inferiore a 4 mila euro deve rispondere davanti al giudice e l'extracomunitario no? Si tratta di una disparità di trattamento. Simili disparità di trattamento sono, a nostro avviso, inaccettabili perché i cittadini che pagano le tasse devono comunque avere una valutazione prioritaria in ordine alla tutela dei loro interessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Misure per la riduzione delle spese connesse al funzionamento delle istituzioni nazionali e locali - n. 3-01080)
PRESIDENTE. Il deputato Zaccaria ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ventura n. 3-01080, concernente misure per la riduzione delle spese connesse al funzionamento delle istituzioni nazionali e locali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, il tema del quale si parla molto oggi è quello dei costi della politica. Più di un anno fa, nel programma dell'Unione, avevamo posto tale problema tra quelli centrali e da risolvere. Sappiamo che la questione è complessa. Quando si parla di costi della politica, si parla di costi della democrazia, delle istituzioni, della burocrazia, dell'amministrazione, del Governo e anche dei partiti politici e dei gruppi parlamentari.
Il Parlamento ha avviato un'indagine conoscitiva su tale tema. Sul piano delle riforme costituzionali, si è proposta la riduzione del numero di deputati e senatori, e iniziative dei deputati e dei senatori questori, in qualche modo, tendono a razionalizzare le spese di bilancio. Credo che non sia opportuno creare turbolenze con notizie che possono inseguirsi e non essere fondate.
PRESIDENTE. Deputato Zaccaria, la prego di concludere.
ROBERTO ZACCARIA. Credo che sia, quindi, importante conoscere le iniziative del Governo su questo piano per fornire tali certezze.
Pag. 66PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, concordo con gli interroganti sul fatto che il dibattito in corso vada incanalato verso progetti che migliorino la qualità della politica e i rapporti fra politica e cittadini, evitando facili demagogie o ondate populistiche. In tale ambito, il Governo, fra l'altro, ha già avviato da tempo un'iniziativa. Ricordo che il cosiddetto decreto-legge Bersani dell'agosto del 2006 si occupava di questo tema, attraverso la riduzione, ad esempio, degli incarichi di direzione generale e delle consulenze nell'amministrazione.
Inoltre, la legge finanziaria per il 2007 ha lavorato parecchio sui temi della riduzione e della razionalizzazione dell'amministrazione. Cito la razionalizzazione e l'ottimizzazione dei costi e delle spese di funzionamento dei ministeri, la riduzione del trattamento economico dei ministri e dei sottosegretari, la fissazione di un tetto massimo per la retribuzione di qualsiasi incarico corrisposto dallo Stato.
Stiamo lavorando su tre obiettivi fra loro collegati: la razionalizzazione delle strutture amministrative con lo scopo di un più efficace funzionamento e di una riduzione dei costi delle funzioni a bassa produttività, il contenimento dei costi collegati al funzionamento della rappresentanza politica ed il rafforzamento della trasparenza dell'azione pubblica. Sono questi gli obiettivi che pensiamo di raggiungere utilizzando due strumenti fondamentali: uno normativo di livello statale (il primo passo è il disegno di legge recentemente presentato al Consiglio dei ministri e che spero venga approvato nella prossima riunione del Consiglio), ma ovviamente abbiamo bisogno, nell'autonomia del Parlamento, di altri strumenti che possono raggiungere anche il rango di legge costituzionale.
Il secondo livello su cui stiamo operando è un patto con regioni ed enti locali, perché siamo convinti che essi debbano essere protagonisti della loro ristrutturazione e riorganizzazione, consapevoli che dobbiamo rispettare le autonomie, anche in questo caso molto forti.
Per quanto riguarda il disegno di legge, confermo che stiamo operando su quattro aree principali di intervento. In primo luogo, la razionalizzazione della pubblica amministrazione, ovvero il riordino, la soppressione eventuale e la riorganizzazione di enti che non hanno più ragione di esistere o che svolgono funzioni che oggi sono state delegate alle regioni dal Titolo V della Costituzione. In secondo luogo, l'ambito delicato della riforma della rappresentanza politica a livello locale, e mi auguro che il Parlamento operi al suo livello.
PRESIDENTE. Ministro Santagata, la prego di concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Concludo, signor Presidente. Sono, inoltre, necessarie la trasparenza e la riduzione dei costi delle società in mano pubblica e norme più trasparenti di vita delle amministrazioni a tutti i livelli. Come si vede, siamo lontani dalla demagogia e cerchiamo di operare nella profondità delle strutture.
PRESIDENTE. Il deputato Ventura ha facoltà di replicare.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, siamo soddisfatti di queste prime risposte del Governo e lo invitiamo ad andare avanti. Vorrei, però, che si distinguesse il tipo di attacco rivolto oggi alla politica, perché non ci sfugge, signor Presidente, che nell'immaginario collettivo il tema dei costi della politica ha una posizione rilevantissima.
In realtà siamo di fronte ad osservazioni e a critiche giuste che sollevano problemi reali che meritano rispetto e attenzione, perché hanno a cuore il rafforzamento del sistema politico.
Vi è, però, una seconda categoria, che si potrebbe sintetizzare in coloro che pensanoPag. 67che, attraverso un indebolimento della politica, possano essere acquisiti vantaggi; costoro vanno combattuti politicamente, rendendo più forte la politica e la sua capacità di decidere.
Vi è un terzo gruppo, che definirei di «a-democratici», più pericoloso poiché confina con il mai sconfitto populismo. Possiamo dire che in alcuni casi essi rientrano pienamente nelle regole generali della stupidità umana così ben descritte da Cipolla in un suo interessantissimo scritto.
Intendo dire, onorevoli colleghi, che dobbiamo predisporre un piano che fornisca una risposta positiva - ed il Governo ha dato delle rassicurazioni a quanto chiesto dal collega Zaccaria - ma anche una controffensiva (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
(Misure di contrasto agli atti di violenza e di vandalismo nelle scuole, con particolare riferimento alla reintroduzione del giudizio sul comportamento come parametro vincolante ai fini dell'accesso alle classi superiori e alle sessioni d'esame - n. 3-01083)
PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-01083, concernente misure di contrasto agli atti di violenza e di vandalismo nelle scuole, con particolare riferimento alla reintroduzione del giudizio sul comportamento come parametro vincolante ai fini dell'accesso alle classi superiori e alle sessioni d'esame (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, avremmo voluto la presenza del Ministro Fioroni in aula, come era stato annunciato, e ci dispiace non poter interloquire con lui, anche perché nel corso di questi giorni ha avuto modo di dichiarare più volte, su questo tema, che era pronto ed impegnato ad assumere decisioni importanti e significative che ancora non conosciamo, non avendo contezza di decisioni assunte dal Governo.
Nonostante la fine dell'anno scolastico, continuano gli episodi di bullismo, di teppismo, di atti vandalici e blasfemi nelle scuole italiane. Si tratta di un fenomeno sempre più evidente e preoccupante. Gli ultimi si sono svolti a Rovigo, ad Enna e a Pescara: atti di violenza nei confronti di identità religiose, come il danneggiamento di crocifissi, molestie nei confronti di compagni, danneggiamento degli arredi scolastici e di un'automobile parcheggiata nei pressi della scuola, tentati stupri, minacce, insulti, atti violenti.
Chiediamo un immediato intervento del Governo, prima dell'inizio del nuovo anno scolastico ed il ripristino del voto di condotta vincolante ai fini della promozione e dell'ammissione agli esami.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la necessità di ripristinare nella scuola il concetto di regola, rispetto delle norme e legalità, ha motivato il Ministero, in accordo con i Forum nazionali delle associazioni studentesche e delle associazioni dei genitori, ad effettuare alcune modifiche in senso restrittivo delle sanzioni disciplinari previste dallo statuto delle studentesse e degli studenti, secondo un principio di progressività e di proporzionalità, fino a prevedere nei casi più gravi, tassativamente individuati dal regolamento di istituto, l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studio.
Nei casi meno gravi sono anche previsti, in coordinamento con la famiglia, percorsi di recupero educativo mirati all'inclusione, alla responsabilizzazione ed al reintegro, ove possibile, nella comunità scolastica.
La modifica regolamentare è già stata trasmessa al Consiglio nazionale della pubblica istruzione ed entrerà in vigore dai primi mesi del prossimo anno scolastico.
Tale ultimo provvedimento e le azioni già avviate per prevenire e contrastarePag. 68ogni forma di illegalità sono strettamente connessi alle azioni di sistema che si stanno già realizzando per prevenire il disagio giovanile, fra le quali: le scuole aperte, più sport a scuola, percorsi di studio della Costituzione, potenziamento delle occasioni di cittadinanza attiva e di partecipazione degli studenti e dei genitori alla vita della scuola. Si conferma la volontà di procedere nel senso sopra indicato.
Con riguardo al personale scolastico, premetto che in questa sede è ovviamente preclusa la divulgazione di informazioni relative a procedimenti in corso. Sulla complessa materia dei procedimenti e delle sanzioni disciplinari del comparto scuola, in data 19 dicembre 2006 è stata emanata la circolare n. 72. In tale documento si forniscono chiarimenti decisivi sulle competenze dei direttori degli uffici scolastici regionali e si compie un'esaustiva ricognizione delle fattispecie interessate, con particolare riferimento ai rapporti tra procedimenti penali ed esercizio dell'azione disciplinare.
Con circolare del 22 marzo 2007 sono state diramate indicazioni puntuali sulle procedure per la costituzione in giudizio in qualità di parte civile del Ministero, con particolare riguardo ai fenomeni di violenza all'interno delle scuole. Per rimuovere gli ostacoli di natura legislativa e contrattuale, che ancora oggi impediscono l'efficacia e la tempestività delle sanzioni disciplinari, è in corso un approfondimento finalizzato ad introdurre norme che rendano il procedimento disciplinare più celere ed efficiente e ad avviare una revisione del contratto collettivo di lavoro insieme alle parti sociali. È stato recentemente inviato all'ARAN un atto di indirizzo che prevede, tra l'altro, la proposta di revisione e semplificazione delle attuali norme sui procedimenti disciplinari.
PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di replicare.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Ministro, noi vigileremo affinché gli impegni assunti in questa sede dal Governo non restino parole, come quelle espresse già in molte occasioni dal Ministro della pubblica istruzione in merito a questa vicenda.
Crediamo che il fenomeno del vandalismo nelle scuole necessiti di interventi concreti, certi e chiari, che ripristinino la fermezza che serve a combattere il problema e a dare segnali di una nuova cultura che deve tornare ad esistere all'interno delle scuole italiane. Dobbiamo dare garanzie ai genitori e ai ragazzi che si comportano bene all'interno delle scuole, affinché possano stare nelle scuole pubbliche con la certezza di poter frequentare per imparare e studiare ed avere così la possibilità di diventare la nuova classe dirigente del Paese.
Riteniamo, inoltre, necessario che le sanzioni irrogate nei confronti di insegnanti che si sono macchiati di atti molto gravi e di comportamenti assolutamente inaccettabili all'interno della scuole - che lei, signor Ministro, ha cercato di descrivere in qualche modo, poiché certamente non poteva, in questa sede, fare riferimento a vicende personali - possano diventare fatti a loro volta esemplari.
Pur vigilando sull'adozione delle azioni regolamentari, crediamo che serva un atto di grande visibilità, e riteniamo che il ripristino del voto di condotta, da valutare anche in relazione all'ammissione alle sessioni di esame ed alla promozione all'anno successivo, sia un atto assolutamente necessario e doveroso e che gli interventi regolamentari non siano sufficienti, da soli, a rispondere all'esigenza di fermezza e a fornire le necessarie garanzie alle famiglie e ai ragazzi che si comportano in modo corretto all'interno delle scuole italiane [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Corso sperimentale istituito dal Ministero della pubblica istruzione denominato «programma rafforzamento famiglie» - n. 3-01084 )
PRESIDENTE. La deputata Bellillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 69n. 3-01084, concernente il corso sperimentale istituito dal Ministero della pubblica istruzione denominato «programma rafforzamento famiglie» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, signor Ministro, il Ministero della pubblica istruzione ha adottato in gran fretta un corso sperimentate, sul modello americano, per il quale sono stati stanziati 3 milioni e 600 mila euro. Tale corso interesserà 47 centri di sperimentazione, non distribuiti in modo omogeneo a livello nazionale, e tra questi non figura nemmeno un centro laico, piccolo o grande che sia, perché sono tutti cattolici; si tratta, infatti, di parrocchie, oratori, centri salesiani e similari.
Chiedo quali criteri hanno governato tali scelte; perché un modello americano; come sono stati individuati i centri destinatari del progetto e gli stanziamenti economici (mentre la scuola versa in condizioni assai gravi); se sarà considerato ogni tipo di famiglia, o solo quello regolato dall'istituto del matrimonio religioso.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, invito l'onorevole Bellillo a porre attenzione alle date, perché, seppure noiose, sono importanti. In data 11 ottobre 2005 è stato sottoscritto dal Ministero con il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri un accordo di programma per la realizzazione del progetto denominato «Programma di prevenzione delle tossicodipendenze: rafforzare i fattori protettivi nella famiglia». L'implementazione del progetto prevede l'identificazione e la sperimentazione di un nuovo modello di intervento e di prevenzione delle tossicodipendenze che rafforzi i fattori protettivi nelle famiglie dei bambini della scuola primaria.
A tale proposito è stato individuato un programma di prevenzione dell'uso di sostanze a componenti multiple che coinvolge l'intero nucleo familiare, il programma per il rafforzamento dei fattori di protezione nella famiglia, che ha dimostrato di poter migliorare le relazioni in famiglia, la capacità genitoriale e il coinvolgimento nelle attività scolastiche. Questi fattori a loro volta assumono un ruolo protettivo nei confronti delle droghe.
Nel 2005 l'allora Ministro dell'economia, su istanza del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, ha predisposto l'assegnazione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di risorse finanziarie pari a 4 milioni di euro, rientranti nella quota destinata al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Il Ministero, per dare attuazione al predetto accordo di programma, ha bandito la gara per l'affidamento di un servizio sperimentale di progettazione, realizzazione, gestione e adattamento del modello strengthening families program relativo al rafforzamento dei fattori di protezione nella famiglia da attuarsi almeno in 40 centri di sperimentazione. Il bando è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana il 9 febbraio 2006 ed è stata istituita, con decreto 30 marzo 2006, la commissione tecnica di valutazione, con il compito di pervenire alla formulazione della proposta di aggiudicazione. Alla gara hanno partecipato due raggruppamenti temporanei di scopo, e precisamente RTS mandataria Associazione coordinamento nazionale comunità di accoglienza Roma e RTS mandataria Associazione centro sportivo italiano Roma. Con decreto direttoriale n. 14 del 17 maggio 2006 si è provveduto ad aggiudicare l'incarico di fornitura al progetto presentato dal raggruppamento temporaneo di scopo mandataria Associazione centro sportivo italiano Roma, come indicato dalla commissione tecnica di valutazione. Come si evince, è un'operazione totalmente gestita dal Governo precedente e chiusa il giorno stesso in cui si insediava l'attuale Governo.
PRESIDENTE. La deputata Bellillo ha facoltà di replicare.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, rimango parzialmente soddisfatta, perché, anche se è una delle scelte «squalificanti» del precedente Governo, rimane il fatto che oggi ci troviamo con questo progetto che non ha coinvolto le istituzioni scolastiche, in quanto sono mancate le basilari misure divulgative del progetto stesso (basti visitare il sito del Ministero, che è privo di ogni chiarimento in tal senso) Inoltre, i tempi di adesione previsti dal progetto stesso sono ridottissimi, perché ormai la scadenza è prossima. Comunque, possiamo immaginare il criterio adottato per l'individuazione dei centri, della loro dislocazione, della matrice degli stessi, ma non capiamo ancora come ci si rivolgerà alle famiglie, come queste potranno essere sostenute e se sono considerate tutte le famiglie oppure soltanto quelle regolate dal matrimonio religioso.
Il progetto, pertanto, è veramente pericoloso, perché tende a concedere finanziamenti molto sostanziosi alle scuole private e religiose. Tale scelta di politica educativa, sebbene sperimentale, considerata anche la spesa complessiva e la complessità organizzativa, doveva essere presentata in modo diverso, e non a luglio, durante le vacanze, quasi in modo «carbonaro».
Ministro Santagata, mi auguro almeno che il Ministro della pubblica istruzione vegli ed effettui una verifica attenta su quello che, in applicazione di questo progetto, sta succedendo e succederà nella scuola (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.