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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2900)
PRESIDENTE. Il deputato Consolo ha facoltà di illustrare la pregiudiziale di costituzionalità La Russa ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signor Ministro Guardasigilli, intervengo con la speranza che ella rivolga a me maggiore attenzione di quanto ha fatto nei confronti di chi mi precedeva (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo).
Il problema che poniamo riguarda principalmente la palese lesione del principio di certezza del diritto. Signor Guardasigilli, il suo disegno di legge, che porterà poi il suo nome, sostituisce integralmente il decreto legislativo n. 160 del 2006. Quindi, determina una palese lesione del principio della certezza del diritto, laddove tale principio comporta, almeno per i nostri cittadini, quel bisogno di mantenere una ragionevole e tendenziale stabilità del quadro normativo, che è sempre più di frequente sottoposto a situazioni momentanee.
Lei prima richiamava il provvedimento di legge sulle intercettazioni, il cui esame è inspiegabilmente bloccato al Senato. Si tratta di un provvedimento «oscillante»: aPag. 86volte erano tutti favorevoli, a volte tutti contrari. Il cittadino vuole avere certezza. In questo caso non vi è certezza, quindi si manifesta una lesione palese con il suo provvedimento al nostro esame.
Inoltre, signor Presidente, onorevoli colleghi, vi è un punto che presenta una sicura incostituzionalità. Basti leggere l'articolo 1, comma 3, che disciplina i requisiti per l'ammissione al concorso per magistrato ordinario. Tale norma viola il principio di ragionevolezza (in quanto è irragionevole) e quello di uguaglianza, di cui all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Non so quanti si rendano conto di ciò che sono chiamati a votare. Vi rendete conto che siete chiamati a votare in ordine alla possibilità di ammissione al concorso per la magistratura da parte di coloro che abbiano conseguito la laurea in giurisprudenza come prima laurea e non come seconda?
Non credo che serva un fine costituzionalista per comprendere che ciò contrasta, prima ancora che con il principio di ragionevolezza e di uguaglianza, con il buonsenso. Tale disposizione sarà sicuramente demolita dal sindacato di ragionevolezza che il giudice delle leggi vorrà portare avanti. Signor Guardasigilli, il gruppo di Alleanza Nazionale non fa ostruzionismo; è un gruppo che richiama alla certezza del diritto coloro che, qualche volta, se ne dimenticano e poi, paradossalmente, si lamentano delle conseguenze della loro scarsa memoria.
Vi è un altro punto, illustrato nella questione di pregiudizialità, che riguarda l'articolo 111 della Costituzione. Lo conosciamo a memoria; ce ne siamo riempiti tutti la bocca e finalmente in Italia vi è un giusto processo. Ebbene, in ordine al giusto processo - sotto questo aspetto, abbiamo commesso un errore con la riforma Castelli, perché avremmo dovuto spingerci oltre - le parti che timidamente vedevano divise le funzioni, adesso hanno riacquistato quella omogeneità e unicità di funzioni che, in un Paese democratico, dovrebbero caratterizzare una vera e concreta separazione delle carriere.
In conclusione (per il resto mi rimetto al testo scritto della questione pregiudiziale), signor Ministro Guardasigilli, lei ha auspicato l'approvazione di una riforma che viola palesemente le procedure dell'articolo 138 della nostra Carta costituzionale, poiché vanifica la portata dell'articolo 105 della stessa Costituzione, che, come è noto, riserva al Consiglio superiore della magistratura il potere di decidere le promozioni dei magistrati.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,30)
GIUSEPPE CONSOLO. Ma ciò potrà accadere? Il Consiglio superiore della magistratura, infatti, dovrebbe promuovere i magistrati sulla base di qualifiche, che in realtà non esistono più!
È ben detto da uno dei massimi esperti in materia di ordinamento giudiziario, il professor Di Federico, che tale norma vanifica un precetto costituzionale, senza aver fatto ricorso allo strumento proprio, vale a dire all'articolo 138. Come vede, Ministro Guardasigilli, è un bel pasticcio e, costituzionalmente parlando, è un grave vulnus. Voi andate avanti per la vostra strada: il diritto non vi premierà, ma, insieme al diritto, non vi premieranno neanche i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di merito n. 1.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, con la presentazione della questione pregiudiziale in esame avremmo voluto - è un tentativo estremo - convincere la maggioranza ad un «ravvedimento operoso», a uno scatto di orgoglio per indurla a soprassedere alla discussione del provvedimento, che rappresenta una controriforma dell'ordinamento giudiziario, contribuendo così a salvaguardare le prerogative del Parlamento, in modo particolare, quelle della Camera dei deputati, chePag. 87sono state violate, e a ritrovare quel giusto ruolo di contrapposizione fra maggioranza ed opposizione.
Francamente, signor Ministro, ci rendiamo conto che la nostra è una mera illusione, perché, dopo la requisitoria che le abbiamo sentito svolgere e dopo la difesa non solo del contenuto del provvedimento, ma anche di tutto l'iter che ha visto incardinare il provvedimento in fretta e furia al Senato, ci rendiamo conto che vi è l'assoluta volontà di andare avanti con questa controriforma, senza cercare alcuna forma di dialogo con l'opposizione.
Lei, Ministro, ha fatto appello al ritrovato clima rasserenato, alla disponibilità e al confronto, ma non mi sembra - e l'iter del provvedimento lo dimostra - che lei abbia cercato questo confronto. Non ha cercato il confronto nelle aule parlamentari, signor Ministro, e forse l'unico confronto e l'unica intesa che ha suscitato il suo interesse è stata quella con il «parlamentino» di Palazzo dei marescialli, oppure con la magistratura associata e militante, sotto la cui «dittatura-dettatura» è stata scritta questa controriforma dell'ordinamento giudiziario. È questa la verità, signor Ministro!
Ora lei si reca in aula, svolgendo un bel discorso sull'equilibrio tra poteri dello Stato, in un momento in cui - e la vicenda delle intercettazioni e delle varie inchieste giudiziarie lo dimostra - la politica è sotto la lente di ingrandimento della magistratura (usiamo pure questo termine così colorito). Lei è garantista, quindi, comunque, prevede la suddetta controriforma che dovrebbe far deporre l'ascia di guerra tra politica e magistratura. Ebbene, signor Ministro, commette un errore gravissimo, perché sostiene la tesi di coloro, che affermano che la riforma da noi realizzata è contro la magistratura e contro qualcuno.
Ciò è assolutamente falso, signor Ministro! Se, nella passata legislatura, si è registrata una contrapposizione forte ed ideologica (ricordiamo i quattro scioperi dell'Associazione nazionale magistrati), questa contrapposizione non è stata certo voluta dall'allora maggioranza, oggi opposizione, e dall'allora Ministro Castelli, in quanto è stata voluta da chi, nella magistratura, non voleva quel cambiamento nel sistema giudiziario che il Paese ci chiede, ma che molti magistrati non vogliono, perché difendono, signor Ministro, non prerogative e loro riconosciute dalla Costituzione, ma privilegi di casta ed interessi corporativi che stanno prevalendo anche in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Sostenete di essere il Governo delle «liberazioni» e di perseguire l'interesse dei consumatori. Tuttavia, in tema di giustizia, l'interesse del cittadino in quest'anno di Governo è stato assolutamente dimenticato, prima con la legge vergogna sull'indulto e ora con la controriforma sulla giustizia, ripeto, scritta sotto diktat di coloro che non siedono in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avevamo chiesto, signor Ministro, di sospendere l'esame del provvedimento in esame e di prorogare la sospensione della riforma Castelli. Lei risponde, però, che si tratta di un'ipotesi che non prende neanche in considerazione.
Signor Ministro, forse non ha assistito al dibattito in Commissione ed effettivamente abbiamo visto il buon sottosegretario Scotti, ma lei non si è mai degnato di essere presente una sola volta. Eppure, non stavamo discutendo di una «leggina» qualunque, bensì della riforma madre in materia di giustizia. Alla faccia del dialogo che viene in aula ad invocare!
Allora, signor Ministro, deve sapere che la sua maggioranza non è stata molto contenta di ciò che è avvenuto; essa ha criticato il fatto che la Commissione giustizia «in quattro e quattr'otto» ha dovuto esaminare il provvedimento; inoltre, ha criticato il fatto che la Camera dei deputati è diventata una «Camera di ratifica». È inutile, quindi, che difende il bicameralismo perfetto, in quanto lo avete calpestato e noi siamo diventati i «notai del Senato».
Lei, al Senato, riesce a mandare avanti i provvedimenti - e siete stati bravi! - sostiene che questo avviene con mezzoPag. 88senatore in più, ma io rispondo che avviene invece con i voti dei senatori a vita, che il Presidente Marini si ostina a difendere, ma che, comunque, creano e dimostrano il grande imbarazzo con cui state vivendo la situazione politica al Senato, dove non avete i numeri ed vi affidate quando a uno, quando a quello e quando a quell'altro!
Signor Ministro, la realtà è questa: ci siamo trovati di fronte ad un testo blindato, mentre i componenti della sua maggioranza erano disponibili ad una proroga. Si poteva e si può ancora sospendere l'esame e l'approvazione di questo provvedimento. Quindi, proroghiamo la sospensione della riforma Castelli fino al 31 ottobre. Dimostri di volere dialogare con l'opposizione! È questo che chiedevano i componenti della sua maggioranza, ma poi è arrivato un'altra volta il diktat che non dipende dalla volontà politica, forse dalla sua, ma da quella di qualcuno che non siede nelle aule parlamentari, ovvero dell'Associazione nazionale magistrati che ha sventolato lo spauracchio dello sciopero, che poi ha revocato, perché probabilmente aveva ottenuto la garanzia che la riforma sarebbe stata blindata, signor Ministro.
Questa è un'autentica presa in giro del nostro ruolo, un'offesa alla Camera dei deputati, che è stata perpetrata per difendere l'interesse di casta e di categoria di qualcuno. Continueremo a sostenere che la riforma Castelli è una buona riforma e voleva dare al Paese una magistratura più preparata, più professionale, più capace, in grado di rispondere alla domanda di giustizia che proviene dal Paese. Nessuno, signor Ministro, voleva toccare l'indipendenza, la libertà e l'autonomia della magistratura, ma questa indipendenza non può essere invocata solo a senso unico: dobbiamo rivendicare l'autonomia del Parlamento di approvare le leggi, perché, signor Ministro, è il Parlamento - non i magistrati - che fa le leggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
Le leggi si approvano anche quando non vi è il consenso degli operatori del diritto: è importante da ricordare ed è ciò che abbiamo fatto nella scorsa legislatura. La riforma Castelli era rea di essere stata scritta e senza l'approvazione dell'Associazione nazionale magistrati: quando si governa, però, lo si fa avendo a cuore l'interesse dei cittadini, perché la giustizia, signor Ministro, è amministrata nell'interesse dei cittadini. Lei viene a dirci: «Viva il Parlamento!». Non penso che il Parlamento italiano abbia fatto una bella figura: oggi subiamo interferenze esterne, che risultano essere inaccettabili e, fra l'altro, non diamo neanche una mano ai magistrati, a quelli bravi e preparati, che meritano di avanzare nelle loro carriere non perché sono legati a questa o a quella corrente, ma semplicemente perché sono bravi, intelligenti e fanno bene il loro lavoro.
Signor Ministro, lei parlava dell'autoreferenzialità della magistratura. Con questo disegno di legge e questa controriforma oscurantista - perché tale è - potenziate l'autoreferenzialità della magistratura e minate la libertà dei singoli magistrati, che risulteranno essere succubi e schiavi del sistema correntizio, che purtroppo oggi disciplina e la fa da dominus con riferimento al CSM, l'organo di autogoverno della magistratura.
Signor Ministro, sicuramente quella di oggi non è la vittoria del Parlamento - come affermava lei - ma è la sconfitta dei cittadini: oggi, infatti, è sconfitto il cittadino che chiede giustizia e sono vincenti, invece, le corporazioni, che non vogliono il cambiamento. Lei non ha realizzato una riforma, ma una finta riforma, una controriforma, che fa finta di cambiare, ma in realtà non cambia nulla e difende prerogative che hanno sempre di più, purtroppo, l'aspetto di privilegi inaccettabili. Sicuramente non potremo seguirla su questa strada [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Elio Vito ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
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ANTONIO LEONE. Signor Presidente, la riforma - direi quasi la controriforma - dell'ordinamento giudiziario, il cui esame ci vede impegnati oggi, dimostra ancora una volta - ove ce ne fosse bisogno - la totale sudditanza di questo Governo - ivi compreso questo Guardasigilli - e della maggioranza che lo sostiene alla magistratura organizzata. Quest'ultima ha voluto fortemente - è sotto gli occhi di tutti: non potete negarlo! - come primi atti del secondo Governo Prodi, dapprima il blocco e ora la cancellazione della parte più incisiva della riforma Castelli.
Il Governo deve mantenere il rispetto del programma per far contenta la casta della magistratura, che ha preso politicamente posizione nei confronti di chi doveva approvare il provvedimento in esame. Che ciò sia vero è stato richiamato da qualche collega: lo si è visto proprio nel momento in cui vi è stato un tentativo di far quasi «traballare» il disegno di legge in esame, con l'indizione dello sciopero, poi revocato nel momento in cui al Senato il provvedimento è stato approvato. Ancora una volta, la magistratura organizzata e politicizzata e, purtroppo, anche il Consiglio superiore della magistratura si comportano, con riferimento all'iter dei provvedimenti che interessano la magistratura e che concernono la giustizia, come una sorta di terza Camera, che invade in maniera indebita la sfera di competenza del Parlamento.
Quali sono le ragioni della nostra questione pregiudiziale di merito? Voglio ricordare innanzitutto che la finalità principale della riforma dell'ordinamento giudiziario, varata nella passata legislatura, su iniziativa del Governo Berlusconi, era quella di migliorare il servizio giustizia, che è stato sempre caratterizzato da scarsa efficienza e funzionalità, che si manifestano principalmente nella durata eccessiva dei giudizi penali, civili ed amministrativi, che è tale da far venir meno la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e da determinare l'inadempienza dello Stato nello svolgimento di una delle sue funzioni fondamentali, che è quella appunto dell'amministrazione della giustizia. Proprio su questo aspetto, bisogna sottolineare come sia strano l'atteggiamento di tutti: nel momento in cui si ravvisa un'inefficienza della giustizia, tutti ritengono che la colpa non sia mai di chi la amministra.
Assistiamo oramai da anni, nel momento in cui viene aperto l'anno giudiziario da parte dei procuratori generali delle varie corti d'appello, ad una elencazione delle inefficienze della giustizia. Ma guarda caso non è mai colpa di chi la amministra, ma sempre degli altri: di chi legifera, degli avvocati, forse anche dei cittadini stessi. Quando, invece, si verificano inefficienze in altri comparti del nostro Paese, le colpe vengono attribuite a chi li amministra. Faccio riferimento a settori, come ad esempio la sanità, la scuola, e così via, nei quali le inadempienze vengono attribuite a chi amministra momentaneamente quel comparto.
Ci sono altre questioni che hanno motivato il nostro dissenso sull'impostazione di questo provvedimento. In primo luogo, l'avere cancellato il criterio della meritocrazia, per quanto riguarda la formazione e soprattutto la progressione di carriera dei magistrati. Dovrebbe essere chiaro a tutti, una volta per tutte, che, se si abbandona il criterio meritocratico, l'efficienza e la laboriosità dell'ordine giudiziario non potranno certo migliorare. Anche la separazione delle funzioni, tra magistrato requirente e giudicante è stata praticamente azzerata. Era stata questa una conquista faticosa che voi, invece, avete voluto cancellare definitivamente. Questo fa venir meno uno dei principali caratteri innovativi della cosiddetta riforma Castelli, che mirava a garantire meglio la terzietà del giudice e la parità tra accusa e difesa. Ma sempre sotto dettatura, anche questo civile raggiungimento di un equilibrio all'interno della magistratura, da parte della riforma Castelli, è stato azzerato.
Un'altra questione assai grave, che è stata dettata letteralmente da parte della magistratura organizzata, riguarda i tempi di approvazione di questo provvedimento, che hanno comportato un esame parlamentare -Pag. 90mi riferisco all'iter - di questa controriforma molto frettoloso e senza il necessario approfondimento. Anche per quanto riguarda l'iter, la scansione dei tempi è stata dettata dalla magistratura. Ciò porterà, ove il provvedimento fosse approvato anche da questo ramo del Parlamento, a disfunzioni che saranno sicuramente sotto gli occhi di tutti, nel momento in cui si verificheranno.
Siamo comunque - bisogna dirlo - di fronte ad un'arroganza corporativa, lobbistica della parte politicizzata dei magistrati, che si comporta sempre di più in modo autoreferenziale e che approfitta delle debolezze di questo Governo per far approvare tutto quello che loro interessa. Per alcuni aspetti, la situazione è analoga a quella della fine della prima Repubblica. Erano anni in cui la magistratura militante approfittò della debolezza del potere legislativo e di quello esecutivo per travalicare le proprie competenze. Stiamo assistendo anche con questa vicenda a un ritorno al passato, sia nel modo di legiferare di questa maggioranza e di questo Governo, sia nel modo di far legiferare le categorie, per le questioni di loro interesse.
Come è sotto gli occhi di tutti, il degrado della politica deve essere attribuito proprio a questo modo di comportarsi della maggioranza e di questo Governo.
Lo abbiamo rilevato in altre situazioni, in altri importanti provvedimenti che sono stati portati all'attenzione di questo ramo del Parlamento. I colleghi della sinistra dovrebbero capire che non si può essere garantisti a corrente alternata, non c'è da parte vostra un grido in difesa dell'istituzione, del Parlamento. Se continueremo di questo passo potremmo tranquillamente chiudere il Parlamento e far legiferare all'esterno, e le lacrime successive non potranno che essere di coccodrillo.
Auspichiamo che la nostra pregiudiziale di merito e quella di costituzionalità siano approvate: speriamo che un rigurgito di coscienza dei componenti della Camera venga fuori attraverso il voto e che, una volta per tutte, venga demandato definitivamente al Parlamento il ruolo che gli spetta, che è quello di legiferare senza pressioni alcune. In questo caso la pressione è sotto gli occhi di tutti [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, dichiaro, anche a nome di tutti i partiti dell'Unione, il voto contrario sia alle pregiudiziali di costituzionalità sia a quelle di merito.
Sulla questione di costituzionalità fa molto specie sentire invocare dai banchi dell'odierna opposizione principi costituzionali che nella scorsa legislatura sono stati calpestati attraverso l'approvazione di una riforma dell'ordinamento giudiziario che li negava. Una riforma che si poneva in contrasto con l'articolo 101 della Costituzione poiché toglieva, con la separazione delle carriere, il pubblico ministero dalla soggezione alla legge, ed inseriva il germe della soggezione al potere esecutivo. L'articolo 105 esautorava completamente il Consiglio superiore della magistratura dai suoi compiti costituzionali.
Il nostro compito in questa legislatura consiste nel ristabilire l'ordine costituzionale, di evitare l'entrata in vigore della legge Castelli e nell'approvare un ordinamento giudiziario che, in esecuzione della VII disposizione transitoria della Costituzione, sia veramente conforme a quei principi.
Nelle pregiudiziali presentate sono stati invocati prevalentemente tre articoli della Costituzione. Circa il richiamo all'articolo 3, contenuto nella pregiudiziale La Russa ed altri n. 2, vorrei ricordare ai presentatori che la loro è solo un'interpretazione - peraltro rappresentata in Commissione - e che vi sono altre interpretazioni di quella norma che sono sicuramente conformi alla Costituzione.
Sul richiamo all'articolo 105 della Costituzione circa il funzionamento del CSM e sul sistema dei concorsi voglio sottolinearePag. 91che voi avete approvato una riforma con un sistema concorsuale che era tutto il contrario di quello previsto a livello costituzionale, poiché toglieva completamente al CSM qualsiasi facoltà sul punto demandandola ad organi terzi e soprattutto era un sistema che andava contro l'interesse di cittadini ad avere dei magistrati omogeneamente valutati (non solo coloro che si sottoponevano ai concorsi); valutazione importante soprattutto nel primo grado di giudizio dove la risposta alla domanda di giustizia è più immediata e dove è più necessario avere magistrati preparati, seri e professionali.
Il nostro sistema consente tutto ciò, consente un'omogenea crescita della professionalità e fissa dei criteri precisi che sono assolutamente valutabili e soprattutto aumenta le fonti di conoscenza dato che per la prima volta l'avvocatura ha una funzione diretta nella valutazione della professionalità.
Badate bene che nella Costituzione non c'è scritto che promuovere significa fare i concorsi: promuovere significa valutare. Ciò è stato ribadito in una sentenza dalla Corte costituzionale, ma soprattutto l'ha detto la storia di questo Paese, l'hanno detto, in particolare, le scarpe bucate di Mario Amato, che quando venne ucciso dalle Brigate rosse era magistrato di primo grado e non poteva fare i concorsi per essere promosso, perché doveva combattere il terrorismo. Quelle furono le ragioni che portarono all'approvazione delle cosiddette leggi Breganze e Breganzone; non certo dei reperti storici highlander dei concorsi.
Sull'articolo 111 della Costituzione e sulla separazione delle carriere: nessun articolo della Costituzione ci impone di separare le carriere, ma anzi un'equilibrata distinzione delle funzioni consente un'osmosi di esperienze e permette alla magistratura e, soprattutto alla società civile, di avere magistrati e giudici che riescono ad avere una cultura della giurisdizione assolutamente omogenea. Piuttosto ci sarebbe stato da preoccuparsi con una separazione delle carriere che porta ad avere magistrati fossilizzati per anni nell'espletamento di una sola funzione, quella requirente: noi abbiamo evitato anche questo grazie alla temporaneità delle funzioni direttive.
Tutte le ragioni suddette consentono di concludere in maniera assolutamente certa e assolutamente tranquilla per il rigetto delle questioni pregiudiziali presentate al provvedimento.
Sulle questioni di merito mi pare di poter esprimere una sola osservazione in merito alla fretta che abbiamo avuto di approvare il disegno di legge in esame per evitare l'entrata in vigore della riforma Castelli. Sì, abbiamo avuto fretta di approvarlo, ma non abbiamo strozzato il dibattito, come voi avete fatto nella scorsa legislatura, ponendo per due volte la questione di fiducia su un provvedimento così fondamentale. Noi, invece, nella legislatura in corso approveremo questo disegno di legge nei due rami del Parlamento, senza necessità di porre su di esso la questione di fiducia.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tenaglia.
LANFRANCO TENAGLIA. Per tutti questi motivi, invito l'Assemblea a votare contro le questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare prima di venire a conoscenza che sarebbe intervenuto il collega Tenaglia a nome di tutta l'Unione. Poiché mi riconosco completamente in quanto il collega ha appena detto, rinuncio al mio intervento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo perché voglio unirmi aiPag. 92colleghi che hanno sottoscritto le quattro questioni pregiudiziali, annunciando che il gruppo dell'UDC voterà a favore di esse, dato che impegnano l'Assemblea, ancora per un po', a svolgere una riflessione soprattutto su un quesito che è rimasto ancora inevaso.
Ci stiamo domandando da giorni, signor Ministro, qual è il significato di questo passaggio parlamentare che, per come si sta articolando e per come si sta sviluppando, non potremmo neanche definirlo come un atto dovuto di un procedimento complesso di natura amministrativa perché anche gli atti amministrativi hanno necessità di avere una motivazione e di essere trasparenti. Invece, le modalità di svolgimento dei lavori dell'Assemblea hanno sottratto alla Camera la primaria funzione legislativa che le viene assegnata dalla nostra Costituzione e hanno sottratto a noi parlamentari quel ruolo di interpreti politici delle esigenze della collettività, dei bisogni dei cittadini.
I tempi di questo dibattito alla Camera, secondo alcuni - forse portatori di un'illazione -, sono stati costruiti ad arte per cercare proprio di limitare al massimo un confronto preoccupante per il Governo e per la maggioranza. La riduzione dei tempi confligge, però, gravemente, signor Ministro, con i principi della democrazia parlamentare e ci riporta alla mente con maggior forza che la legislatura è iniziata e va avanti basandosi su regole che appartengono forse di più a quelle della oligarchia extraparlamentare. Sappiamo tutti, ma lo sanno soprattutto i colleghi del centrosinistra, che il disegno di legge in esame non affronta i problemi del Paese ma, in realtà, si fa carico solo di una domanda di parte. Lei, signor Ministro, citava le parole del Capo dello Stato.
Non mi permetto di giudicare le dichiarazioni del Capo dello Stato, ma di riportare le sue parole. Il Capo dello Stato non ha affermato che questa è una norma di grande equilibrio, ma che, «finalmente, con questa legge, forse, si ristabilisce un rapporto equilibrato tra politica e magistratura». Questo sicuramente, vista la concessione che è stata fatta con la modifica apportata al Senato al testo del Governo, tuttavia non si ristabilisce - come, invece, dovrebbe essere - l'equilibrio dei rapporti tra politica e Paese, tra politica e cittadini. Vi è una classe forense che è rimasta assurdamente inascoltata.
Signor Ministro, lei non ha partecipato ai lavori in Commissione. Non lo dico per rivolgerle un appunto, ma solo perché non ha potuto presenziare all'audizione in Commissione, che non è stata un momento edificante per questo ramo del Parlamento. Si è verificato uno scontro fortissimo tra le rappresentanze della magistratura e i rappresentanti dell'avvocatura. Vi è una divaricazione tra gli operatori del mondo della giustizia, che questo disegno di legge continua ad alimentare. Ciò è un fatto grave, perché presenta al Paese un Governo, un Parlamento, e, in particolare, una maggioranza non equidistante, rispetto alle domande e ai bisogni della collettività.
La volontà di riformare la cosiddetta legge Castelli avrebbe potuto anche avere una sua dignità politica, se, però, fosse stata accompagnata da argomentazioni fondate e se, soprattutto, fosse stata sostenuta da finalità chiare, cosa che, invece, non è avvenuta né in questa discussione, né - se mi permette - nelle sue repliche.
Signor Ministro, la riforma che noi abbiamo approvato era ben diversa da questa pseudoriforma. Si trattava di una riforma sicuramente migliorabile, ma oggi non state procedendo ad un intervento per migliorarla, bensì per cancellarla. Quella riforma aveva individuato gli strumenti per dare alla giustizia maggiore professionalità, maggiore competenza, per consentire di ristabilire il perimetro della responsabilità della funzione giudiziaria, di contemperare - questo è il punto più importante - i principi costituzionali dell'indipendenza della magistratura, per cui noi ci battiamo, con i principi, di pari grado, della terzietà e dell'imparzialità del giudice e della parità delle parti. Noi avevamo previsto la separazione delle funzioni e, signor Ministro, la separazione delle funzioni non era e non è un totem. La gran parte dei Paesi europei - loPag. 93ricordo al collega Tenaglia - si sono dotati di sistemi che prevedono la netta separazione della funzione giudicante da quella requirente. L'unico Paese che la conserva è la Francia, ma sottopone il pubblico ministero al controllo dell'Esecutivo e, quindi, del Governo. Non si tratta, pertanto, di un nostro totem, ma di un sistema di giustizia e di democrazia.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ERMINIA MAZZONI. Noi non riteniamo oggi - né lo ritenevamo prima - che questa fosse la chiave di volta per risolvere i numerosi problemi della giustizia. Riteniamo, tuttavia, che sia fondamentale: la Costituzione chiede da sessant'anni di riformare l'ordinamento giudiziario. Non possiamo accettare, come lei sta facendo, ...
PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, deve concludere.
ERMINIA MAZZONI. ...che la riforma dell'ordinamento giudiziario da parte del Parlamento possa essere considerata come un'indebita ingerenza in un campo che non gli appartiene. La separazione dei poteri non vuole essere la sopraffazione di un potere rispetto all'altro. Con questo provvedimento lo stiamo consentendo.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.
ERMINIA MAZZONI. Il nostro voto a favore sulle pregiudiziali di costituzionalità e di merito si fonda su queste motivazioni [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI, preannuncio che voteremo a favore delle quattro questioni pregiudiziali presentate.
Signor Ministro, il fatto che un organismo dello Stato minacci lo sciopero contro il Parlamento, non è proprio sinonimo di democrazia! Aveva ragione l'allora Presidente della Repubblica, Saragat, quando sosteneva che, a suo parere, i magistrati non potrebbero scioperare, perché così facendo verrebbero a costituire una sorta di terza Camera, trasformando, quindi, il bicameralismo perfetto in «tricameralismo», con una Camera della giustizia, che prevale sulle altre due.
Come sa, signor Ministro, questo disegno di legge prima l'ha presentato qui e poi, ovviamente, c'ha ripensato e l'ha portato al Senato - dove, in effetti, vi erano problemi - e ha ridotto il lavoro di questa Camera ad una semplice ratifica, facendo, quindi, venir meno quei presupposti di costituzionalità, come le quattro questioni pregiudiziali hanno ben colto.
Esiste un proverbio che dice «per un punto, Martin perse la cappa»; ebbene, per un punto, sull'articolo 1, grazie a Giulio Andreotti, al Senato è riuscito a far approvare il suo provvedimento, recante modifiche alle norme sull'ordinamento giudiziario. Tuttavia, tali modifiche sono sostanziali e anticostituzionali: basti pensare ai due principali cambiamenti.
Il primo consiste nell'abolizione dei test psico-attitudinali per aspiranti magistrati: ma, signor Ministro, tali test valgono per tutti gli operatori e da qualsiasi parte sono una questione di garanzia, di trasparenza, di serietà, di equità, in qualsiasi lavoro e in tutte le parti del mondo! Guardi gli ordinamenti giudiziari di tutta l'Europa: i test psico-attitudinali sono alla base di ogni ordinamento giudiziario, altrimenti non sarebbe così! Io sono tra quei parlamentari che hanno sottoscritto la proposta dell'onorevole Casini per far sottoporre anche noi ai test psico-attitudinali contro l'uso e l'abuso di sostanze psicotrope, psicoattive o stupefacenti. Lo dobbiamo fare anche con loro, perché non sono una casta, non possono essere esenti da malattie o da errori! Pensi un po' adPag. 94una riforma della giustizia che permette a certi magistrati di assumere decisioni sulla vita dei cittadini, in preda a situazioni psicologiche o psicopatologiche particolari!
Il secondo punto riguarda lo «stop» della scelta preliminare, da parte degli stessi magistrati, tra la carriera del giudice e del pubblico ministero, addirittura con l'abiura - e mi dispiace che un collega così preparato come Tenaglia non abbia colto ciò - che chi ha la laurea in giurisprudenza, come seconda laurea, non possa partecipare. Ma dove esiste? Qual è quella Costituzione che permette questo? È solamente una forzatura.
Inoltre è mai possibile che, nella scorsa legislatura, ci siano voluti tre anni di dibattiti e discussioni per cercare di approntare una legge vera, seria e necessaria per il Paese, mentre qui, alla Camera, ve ne occupate solo per una settimana, perché si è già tutto consumato al Senato e qui è proibito votare un emendamento? Si tratta, effettivamente, di una forzatura, signor Ministro, che lei, così capace e così obiettivo, non doveva permettere; forse ha subìto forzature o condizionamenti.
Concludo con un'ultima riflessione: in quanto gruppo della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista-Nuovo PSI, in questo momento ricordiamo, e ci mancano moltissimo, come Presidenti del Consiglio superiore della magistratura, due Presidenti della Repubblica, uno socialista e uno democristiano: Sandro Pertini e Francesco Cossiga.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Elio Vito ed altri n. 1 e La Russa ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 278).
Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Fumagalli ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di merito Lussana ed altri n. 1 e Elio Vito ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 282).