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Discussione della proposta di legge: Delfino e Forlani: Differimento del termine di scadenza dell'incarico all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea in favore dei Paesi in via di sviluppo, di cui all'articolo 3 della legge 29 dicembre 2000, n. 413 (A.C. 2197-A); e dell'abbinata proposta di legge Lion e Fundarò (A.C. 1123) (ore 16,41).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2197-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Forlani, ha facoltà di svolgere la relazione.
ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Signor Presidente, le due proposte di legge abbinate al nostro esame recano il differimento - una delle due, in particolare, l'ulteriore differimento - del termine di scadenza dell'incarico all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea in favore dei Paesi in via di sviluppo, di cui all'articolo 3 della legge n. 413 del 2000.
Noi ci troviamo ad esaminare oggi il testo approvato in sede di Commissione, risultante dall'abbinamento delle due proposte di legge con alcuni correttivi approvati in Commissione, legati ai problemi di copertura, di stanziamento e di bilancio che hanno richiesto alcuni aggiustamenti nei tempi e negli importi.
Quindi, è oggi all'esame dell'Assemblea il testo così come approvato in Commissione.
Credo che la lotta volta a debellare la fame nel mondo rappresenti una priorità tra le più rilevanti della politica estera e di cooperazione del nostro Paese, e una condizione ineludibile al fine di favorire uno sviluppo equo, dignitoso e solidale degli equilibri sociali ed economici della civiltà mondiale.
La fame è fonte di guerre frontaliere e civili, di iniziative terroristiche, di trame destabilizzanti nelle aree più penalizzate con potenziali riflessi anche nei Paesi più avanzati, di fondamentalismi, di distruzione e disgregazione di intere comunità, di pandemie e migrazioni di massa disordinate e clandestine, con risvolti sociali, demografici e di ordine pubblico allarmanti, di emarginazione e mortalità prematura diffusa, soprattutto infantile.
Si pone, quindi, la necessità assoluta - per i Paesi più avanzati dell'Occidente - di essere fonte propulsiva delle politiche di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, perseguendo in particolare l'obiettivo della lotta alla povertà, che costituisce una delle priorità del millennio adottate dalle Nazioni Unite nell'anno 2000.
Assume, dunque, rilevanza a questo fine la Convenzione sull'aiuto alimentare fatta a Londra il 13 aprile 1999 e resa esecutiva nel nostro ordinamento nazionale dalla legge n. 413 del 2000.
Il testo adottato in Commissione è volto a dare piena attuazione alla proroga della Convenzione di Londra sull'aiuto alimentarePag. 17del 1999, la quale costituisce, in sostanza, il rinnovo della precedente Convenzione sull'aiuto alimentare del 1995 (scaduta il 30 giugno 1999), con la novità dell'istituzionalizzazione dell'aiuto alimentare in favore delle popolazioni più povere del mondo. Tale novità si inserisce in un contesto normativo e in un complesso di norme positive comuni agli ordinamenti di tutti i Paesi aderenti.
La Convenzione ha lo scopo di contribuire a fronteggiare i problemi della sicurezza alimentare a livello mondiale, con particolare attenzione ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo. In sintesi, i membri della Convenzione si impegnano a fornire ai Paesi in via di sviluppo un aiuto alimentare in tonnellate di equivalente grano o in valore, ovvero in una combinazione di entrambi i parametri. La Convenzione specifica le quantità annuali minime per le quali i membri si impegnano e i prodotti suscettibili di essere forniti a titolo di aiuto.
I Paesi da privilegiare (perciò parlavo di responsabilità prioritaria dell'Occidente, in ogni caso dei Paesi più sviluppati) sono quelli assistiti dal DAC (il Comitato di assistenza allo sviluppo dell'OCSE), nonché quelli riportati nella lista dell'Organizzazione mondiale del commercio come Paesi in via di sviluppo e che siano, alla data del 1o marzo 1999, importatori netti di prodotti alimentari.
In particolare, l'articolo 25 della Convenzione stabilisce che la Convenzione stessa, inizialmente in vigore fino al 30 giugno 2002 e poi più volte rinnovata, possa essere prorogata oltre tale data dal Comitato di aiuto alimentare per periodi consecutivi non superiori a due anni, a condizione che la Convenzione sul commercio dei cereali del 1995 (una nuova Convenzione volta a sostituirla), rimanga in vigore per tutta la durata della proroga.
La Convenzione, quindi, è stata prorogata una prima volta fino al 30 giugno 2003 e, successivamente, fino al 30 giugno 2005. In seguito, il Comitato di aiuto alimentare riunitosi a Londra dal 13 al 17 giugno 2005 ha deciso di prorogarla ulteriormente fino al 30 giugno 2007 e, infine, vi è stato un successivo rinvio al 30 giugno 2008.
Come abbiamo ricordato, la Convenzione è stata resa esecutiva nel nostro ordinamento con la legge n. 413 del 2000, il cui articolo 3 prevede l'affidamento all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura dell'incarico per l'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea in favore dei Paesi in via di sviluppo.
Più precisamente, l'Agenzia (AGEA), istituita con il decreto legislativo n. 165 del 1999, è incaricata di provvedere alle operazioni di fornitura della quota di partecipazione italiana nell'ambito dell'aiuto alimentare dell'Unione europea ai Paesi in via di sviluppo, attenendosi alle indicazioni del Ministero degli affari esteri, nonché alle modalità previste dall'articolo 4 del suddetto decreto legislativo istitutivo.
Proprio ai sensi dell'articolo 4 di tale decreto legislativo, istitutivo dell'AGEA, si prevede che l'Agenzia svolga, nel rispetto degli indirizzi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, i compiti di esecuzione delle forniture dei prodotti agroalimentari disposte dall'Unione europea per gli aiuti alimentari e la cooperazione economica con altri Paesi, nonché delle operazioni di provvista sul mercato interno e internazionale di prodotti agroalimentari, per la formazione delle scorte necessarie e delle operazioni relative all'immissione regolata sul mercato interno e alla collocazione - sui mercati comunitari ed extracomunitari - dei suddetti prodotti, tranne nei casi in cui risulti più conveniente procedere ad acquisti in loco nei Paesi in via di sviluppo, oppure sia più opportuno avvalersi di organizzazioni internazionali. L'AGEA, inoltre, svolge gli altri compiti di rilievo nazionale già attribuiti all'AIMA da specifiche leggi nazionali o da regolamenti comunitari.
Gli impegni assunti dallo Stato italiano, in virtù della sua partecipazione alla Convenzione di Londra sull'aiuto alimentare, sono stati finora solo parzialmente soddisfatti. Le limitate risorse oggi disponibiliPag. 18consentono, purtroppo, di prorogare l'incarico alla suddetta AGEA solo a tutto il 2004, erogando l'importo di 36,2 milioni di euro (secondo le compatibilità e le disponibilità di bilancio). Si è ritenuto di procedere, comunque, per dare un segnale politico legislativo, in vista - speriamo - di una definitiva soluzione che renda l'Italia pienamente adempiente.
Per riassumere le conclusioni di carattere dispositivo alle quali siamo giunti in Commissione, leggo il testo dei primi due articoli (il terzo riguarda l'entrata in vigore del provvedimento).
L'articolo 1 stabilisce che, in considerazione della proroga della Convenzione sull'aiuto alimentare, fatta a Londra il 13 aprile 1999 e resa esecutiva dalla legge 29 dicembre 2000, n. 413, decisa ai sensi dell'articolo XXV della Convenzione medesima, è ulteriormente differito al 31 dicembre 2004 l'incarico all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), di cui all'articolo 3 della citata legge n. 413 del 2000, già differito al 30 giugno 2003 (vi sono state, infatti, precedenti proroghe dell'incarico all'AGEA) dall'articolo 1 della legge 17 giugno 2004, n. 155, e al 31 dicembre 2003 dall'articolo 5-bis del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231.
L'articolo 2 dispone che «Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di 36,2 milioni di euro per l'anno 2007. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero». Il secondo comma dell'articolo 2 stabilisce che «Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, Viceministro Sentinelli.
PATRIZIA SENTINELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non sono membro della Commissione affari esteri e, per questo intervento, ho studiato i documenti. Ringrazio il collega Alessandro Forlani, quindi, per aver illustrato - direi, con più onestà, per aver «tentato» di illustrare - il provvedimento, che, a mio parere, rivela tutta la farraginosità del meccanismo che abbiamo di fronte.
Il provvedimento è sicuramente importante, perché cerca di mettere un punto e a capo in una situazione che, riguardando la lotta alla fame nel mondo, tocca sicuramente noi, il relatore, il Viceministro e chi oggi è presente, ponendo interrogativi profondi e radicali.
Credo davvero che gli obiettivi del millennio, richiamati dal relatore nella sua relazione introduttiva, tra quali vi è quello della lotta alla povertà estrema e alla fame (da cui bisogna partire), impongano anche all'Italia, uno dei paesi più industrializzati ed avanzati, di compiere passi concreti, efficaci e misurabili in termini di lotta alla povertà e alla fame.
Il provvedimento in esame serve quindi a mettere un punto e a capo, cercando di dare sostanza a quegli impegni che abbiamo assunto negli anni passati, senza però mantenerli.
Anche nelle relazioni predisposte dal centro documentazione abbiamo riscontrato che gli impegni assunti in passato erano maggiori: 108 milioni di euro (era in qualche modo una promessa), mentre oggi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che autorizza la spesa di soli 36 milioni di euro.Pag. 19
Certamente, vi sono difficoltà economiche e di bilancio, ma, nella storia del nostro Paese le più alte autorità dello Stato si sono impegnate su tali temi in una battaglia importante come quella contro lo sterminio causato dalla fame nel mondo. Desidero ricordare il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che su tale problematica si spese davvero moltissimo negli anni Ottanta con il Comitato parlamentare per la lotta contro la fame nel mondo: a tale proposito laici e cattolici erano uniti nella predisposizione di interventi concreti e misurabili al fine di ottenere risultati che sono alla nostra portata e alla portata delle società avanzate e moderne. Si può intervenire davvero, persino con il superfluo delle nostre società, per salvare vite umane.
Spero che l'approvazione di questo provvedimento serva anche al Governo per reimpostare la cooperazione. So che il Viceministro ci sta lavorando alacremente, perché questa è una sfida che io e sicuramente anche la maggioranza del Parlamento avvertiamo come necessaria.
Nel 2007 non possiamo non disporre di strumenti adeguati per intervenire, soprattutto quando, nel mondo dell'informazione globale, ci troviamo di fronte a vicende tragiche o a persone che muoiono di fame o che crescono malformate a causa della denutrizione infantile, senza riuscire ad intervenire con adeguatezza.
Attendo, quindi, le considerazioni del Viceministro, perché credo che in ordine a tale questione dobbiamo saper misurare la nostra capacità di essere all'altezza dei nostri principi, dei nostri valori, condivisi e individuali.
Al riguardo, a parole e, in alcuni casi, anche nei fatti, abbiamo cercato di attuare una serie di interventi. Vorremmo poter intervenire con maggiore forza, ma credo che il Governo debba avere gli strumenti efficaci per fare la sua parte, a nome di tutto il Paese e di una società, che ha tanti problemi, ma che sa ancora riconoscere in quali casi intervenire con forza e con capacità.
Credo che la fame del mondo ci ponga quotidianamente alcuni interrogativi. Le immagini che abbiamo negli occhi sono di una tragicità indescrivibile e, quindi, gli interventi devono essere all'altezza delle speranze e delle sensibilità della nostra società e dell'opinione pubblica, ma anche della volontà del Parlamento e del Governo italiano.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.