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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI GAETANO FASOLINO, GIORGIO CARTA E LUANA ZANELLA IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE N. 3256-A E N. 3257-A
GAETANO FASOLINO. Un discorso a parte merita il Mezzogiorno. Con le sue iniziative e le numerose omissioni il Governo Prodi ha ulteriormente accentuato le distanze tra le aree storicamente e culturalmente diverse del Paese.
Le regioni meridionali, che figuravano al centro dell'agenda operativa del precedente Governo, si sono viste cancellate tutte le opzioni strategiche.
Il ponte sullo stretto di Messina non è nei programmi dell'attuale Governo.
Senza il ponte viene a cadere la strategia europea che aveva definito l'asse Berlino-Palermo quale corridoio europeo n. 1.
Non è stato accantonato un euro per l'alta velocità nelle regioni meridionali, né per altre infrastrutture. Le sole risorse previste riguardano la metropolitana di Napoli: veramente poco, anzi niente.
Il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno continuerà a viaggiare sui livelli del 40 per cento per cento rispetto alle dotazioni delle aree centro-settentrionali.
Nulla è previsto per porti e aeroporti. Un esempio: l'aeroporto di Pontecagnano, in provincia di Salerno. Alla conclusione dell'esperienza di Governo facente capo a Silvio Berlusconi risultavano appaltate tutte le opere necessarie per l'apertura dello scalo. Sono trascorsi quasi due anni e l'inaugurazione è tuttora incerta e sicuramente lontana.
Ad aggravare la situazione concorrono un costo del denaro superiore al tasso praticato nelle aree del centro-nord, la malavita organizzata, la carenza dei servizi e una scuola largamente inefficiente sul piano formativo.
In questi settori strategici la legge in esame registra i sonni tranquilli dei ministri finanziari e di una maggioranza che preferisce disperdere in mille rivoli le risorse vanificando, senza cogliere alcun obiettivo significativo, i risparmi del Paese. La questione meridionale non è una nebulosa indistinta. Nasce da mali antichi a lungo irrisolti cui si aggiunge la miopia del presente. Si dia ai giovani una buona scuola, competitiva a livello europeo; si doti il territorio di buoni servizi; si combatta la malavita, non le forze dell'ordine oggi private del minimo di operatività e di sussistenza; si guardi dentro ai bilanci delle banche perché finalmente diminuisca il costo del denaro e, infine, si costruiscano porti efficienti, aeroporti, autostrade e linee ferroviarie sicure e veloci. Il Mezzogiorno cesserà di essere un vicolo cieco dell'Europa per divenire il ponte di collegamento con l'Africa e i Paesi del Medio Oriente. Il resto verrà da sé.
I giovani sapranno approfittarne aggiungendo del loro al processo di sviluppo. Purtroppo, con la finanziaria in esame, il centrosinistra sta operando per conseguire l'esatto contrario. Un esempio paradossale: si elargiscono contributi per le vacanze (di chi l'idea?) creando ulteriori sacche di parassitismo incontrollabile. Invece, non si mira a costruire anche cento metri di un'arteria strategica per l'economia di un territorio. È la stessa chiave di lettura che aiuta a capire la dilapidazione del «tesoretto»!
Il centrosinistra parte da un'impostazione strategica errata: ritiene di creare sviluppo soddisfacendo prima le sacche del bisogno parassitario. La priorità, invece, tocca allo sviluppo che rappresenta il vero motore della solidarietà, che solo così potrà dispiegarsi in modo vasto e capillare.
In provincia di Salerno insiste un tratto viario non protetto che strozza le percorrenze su gomma nel tratto Pontecagnano-Pag. 134Battipaglia-Paestum dilatandone a dismisura i tempi di fruizione sia per i residenti che per i numerosissimi turisti, con particolare riguardo ai fine settimana e ai mesi estivi. La ricaduta economica è drammaticamente negativa per gli operatori dell'area archeologica e di tutto il Cilento. Anzi le negatività si ripercuotono sull'intero sistema-Paese.
La finanziaria per il 2008 ha dunque preferito le clientele allo sviluppo.
Attenzione, però: il peso delle responsabilità sul Mezzogiorno non ricade solo sugli amministratori e sulla politica del passato, ma entra pienamente nella sfera di competenza del nostro presente. È il tempo di dire la parola fine all'alibi permanente.
Veniamo a qualche problema particolare. Non ci credo, ma mi auguro ancora che la maggioranza batta un colpo. Almeno qualche colpo!
Al momento in cui si svolge l'attuale dibattito non mi sembra facile, ma basterebbe ad alleviare ingiustizie e sofferenze anche un semplice segnale di disponibilità nei confronti di alcuni settori e di alcune categorie. Avanzo qualche proposta: il completamento della metanizzazione per le aree sottosviluppate nella provincia di Salerno, con il Cilento, e nelle province di Benevento e di Avellino; la continuazione delle opere di ricostruzione successive al sisma del 1980; l'eliminazione dei provvedimenti per comunità montane e consorzi di bonifica, che potranno essere successivamente inserite in un più razionale riordino complessivo del settore. Bisogna perseguire il raggiungimento di un adeguato quoziente di funzionalità senza sconvolgere competenze e preesistenze consolidate e produttive.
Per le Forze dell'ordine è necessario rivedere tutta l'impostazione fin qui tenuta dalla maggioranza e dal Governo. Bisogna inserire nel provvedimento al nostro esame finanziamenti cospicui per rendere efficiente la loro presenza sul territorio oltre a corrispondere ai singoli il giusto riconoscimento per il loro impegno in difesa della civile comunità.
Infine, un provvedimento di giustizia per le aziende italiane che hanno operato in Libia senza ricevere, per volontà di quel Governo, le remunerazioni spettanti.
Non si possono lasciare sul lastrico imprese che hanno onorato all'estero il nostro Paese. Potrebbe essere utile anche un piano mediato nel tempo.
Comunque, nella situazione in cui versa il Paese, di crisi profonda e di arretramento civile, il Governo e questa maggioranza hanno un solo dovere: liberare gli italiani dalla loro presenza e rassegnare immediate e irrevocabili dimissioni.
GIORGIO CARTA. Tra le tante istanze di maggiori finanziamenti pervenute nelle scorse settimane alle Commissioni bilancio del Parlamento ve ne sono alcune che non solo andrebbero respinte al mittente, ma dovrebbero addirittura far ridurre quanto fino ad oggi è stato erogato all'istante.
Un caso fra i tanti è quello dell'Istituto nazionale di statistica, l'Istat, che da anni in occasione della discussione sulla legge finanziaria, minaccia di sospendere importanti indagini statistiche se il contributo statale non verrà aumentato.
Anche quest'anno, il rito si è ripetuto e la richiesta è stata di 190 milioni di euro. Già, 190 milioni, una somma pari al danno che, secondo la Procura regionale della Corte dei conti del Lazio, amministratori e direttori dell'ente avrebbero arrecato all'erario per non avere mai applicato le sanzioni di legge nei confronti di quanti, soprattutto imprese, sono soliti cestinare i questionari statistici, anziché compilarli correttamente.
Una inerzia gravemente colposa da parte dei vertici dell'Istat che è già stata portata all'attenzione del Parlamento con l'interpellanza urgente n. 2-00621 di giovedì 21 giugno 2007, della quale il sottoscritto è stato primo firmatario.
Un atto ispettivo al quale il Governo ebbe a fornire risposte non esaustive né soddisfacenti, condividendo l'atteggiamento lassista degli amministratori dell'ente e lasciando di fatto tutto inalterato. Ora ci ha pensato la Corte dei conti a censurare un comportamento omissivo chePag. 135negli ultimi cinque anni ha privato le casse dello Stato di somme varianti da un minimo di 775 milioni di euro a un massimo di 7,5 miliardi, perché a tanto ammontano le sanzioni che l'Istat, in palese violazione di legge (decreto legislativo n. 322 del 1989, articoli 7 e 11) non ha mai applicato nei confronti degli inadempienti (circa 350 mila l'anno) agli obblighi statistici.
Il tutto nel silenzio e nell'inerzia degli organi di vigilanza, in particolare della Commissione di garanzia dell'informazione statistica, il cui presidente siede nel consiglio di amministrazione dell'Istat, dando vita a una palese anomalia, dato che egli è nel contempo controllore e controllato.
Alla luce di quanto sopra, erogare un solo euro in più rispetto al passato a un ente che da anni arreca danno alle casse dello Stato, suonerebbe come un insulto non solo alle amministrazioni virtuose ma soprattutto ai cittadini onesti che pagano le tasse e avrebbero diritto di vedere ben speso il loro contributo.
LUANA ZANELLA. Vengono fortemente incentivati i meccanismi indispensabili a favorire l'utilizzo di fonti energetiche alternative.
Viene prevista, ai fini del rilascio del permesso di costruire, la certificazione energetica dell'edificio nonché, per quelli di nuova costruzione, l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Al fine di incentivare il risparmio e l'efficienza energetica è istituito un fondo per finanziare campagne informative per la riduzione dei consumi energetici, con particolare riguardo all'avvio di una campagna per la progressiva e totale sostituzione delle lampadine incandescenti con quelle a basso consumo; inoltre dal 2011 viene proibita l'importazione, la distribuzione e la vendita delle lampadine ad incandescenza.
Viene altresì istituito un fondo per incentivare la ricerca italiana sull'idrogeno e sulle tecnologie ad esso collegate.
In campo ambientale viene disposta l'istituzione del fondo per la potabilizzazione e microfiltrazione delle acque di rubinetto, finanziato con l'istituzione di un contributo di 0,5 centesimo di euro per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta; viene previsto inoltre un fondo per la ristrutturazione delle reti idriche nazionali, nonché un fondo per la demolizione delle opere abusive e il ripristino del paesaggio.
Si prevede l'adozione, da parte del Ministro dell'ambiente, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati e tenendo conto dei piani di bacino, di piani strategici di intervento contro il rischio idrogeologico.
Viene istituito un fondo di 20 milioni di euro per la riduzione della produzione di rifiuti e lo sviluppo di nuove tecnologie di riciclaggio.
Vengono stanziati 5 milioni di euro per la protezione dell'ambiente marino e costiero.
Viene istituito un fondo di 50 milioni di euro per ciascun anno per la forestazione e la riforestazione al fine di ridurre le emissioni di anidride carbonica, per realizzare aree verdi urbane e periurbane nei comuni a maggiore crisi ambientale e per tutelare la biodiversità.
Viene istituito il fondo «un centesimo per il clima», alimentato dalla contribuzione volontaria di un centesimo di euro per ogni litro di carburante acquistato, e finalizzato al finanziamento delle politiche per la mobilità sostenibile e per la riduzione di CO2 e al sostegno delle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.
Sempre presso il Ministero dell'ambiente si istituisce il fondo nazionale per la fauna selvatica, a favore di quei soggetti che gestiscono i centri per la cura e il recupero della fauna selvatica, e il fondo per la repressione dei reati in danno agli animali.
Un insieme di misure, quindi, che finalmente entrano a far parte degli strumenti a disposizione di un Governo che intende misurarsi con la necessità di ripensare il modo di produrre, di consumare e, si spera, di lavorare.
La tragedia della morte atroce degli operai di Torino impone, a questo proposito,Pag. 136alla politica una riflessione profonda e una precisa assunzione di responsabilità.