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Si riprende la discussione.
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, degli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22), 23.1000, con annesse tabelle, (interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degliPag. 18articoli da 24 a 134-bis) e 135.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle) riferiti al disegno di legge finanziaria 2008, nei testi che la Presidenza ha dichiarato ammissibili.
GUIDO CROSETTO. Vergognati!
PRESIDENTE. Vedo che il deputato Di Gioia alza la mano. Su cosa chiede la parola?
ELIO VITO. Questo è ridicolo!
PRESIDENTE. No, non è né ridicolo, né offensivo. Ho semplicemente attuato ciò che avevo detto, senza contestazioni. Prego, su cosa chiede la parola il deputato Di Gioia?
LELLO DI GIOIA. Sull'ordine dei lavori, su cui avevo già chiesto precedentemente di intervenire. Non ho voluto replicare alle considerazioni che lei ha fatto per il semplice motivo...
ELIO VITO. Ora si parla sulla fiducia!
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Prego, ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Pur essendo responsabile e rispettoso della sua persona, ritengo che lei avrebbe avuto il dovere di concedermi la parola prima (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania), per il semplice fatto che lo avevo chiesto subito dopo l'onorevole Crosetto.
Purtuttavia, signor Presidente, vorrei semplicemente informarla del comportamento che il Governo ha tenuto. Avevamo stabilito - e le do atto, anche in base alle sue considerazioni iniziali, di aver espunto totalmente gli emendamenti aggiuntivi da parte del Governo - che tutto ciò che è stato discusso e definito in Commissione bilancio nella scorsa settimana, sarebbe stato inserito all'interno del maxiemendamento.
Abbiamo verificato tale maxiemendamento e, guarda caso, vi sono delle questioni che, secondo il mio punto di vista, sono totalmente estranee. La prima questione è che, dopo la verifica di un emendamento e la sua approvazione da parte della Commissione, con il parere favorevole rispetto alla compatibilità finanziaria da parte del Governo, nel testo non è stato inserito quell'emendamento che garantiva a 400 unità la prosecuzione della cassa integrazione. Pertanto, 400 lavoratori si troveranno in mezzo alla strada, grazie a talune considerazioni svolte dal Governo, che ancora adesso non riusciamo a comprendere.
Vi è una seconda questione che credo sia importante. Come lei stesso ha affermato, sebbene il Governo sia libero di poter compiere le scelte che ritiene più opportune, tuttavia, alcune questioni dovrebbero essere poste. Vorrei che anche da parte sua vi fosse una valutazione, ovviamente non di merito, su quanto è accaduto.
È stato presentato un emendamento approvato dalla Commissione e dal Governo che riguarda l'agenzia alimentare di Foggia. Tale emendamento è stato approvato all'unanimità. All'interno di questo testo, troviamo un emendamento comunque presentato in Commissione e mai approvato. Credo che questa sia una questione veramente importante, che deve essere sottolineata, con fermezza e determinazione. Infatti, non è possibile che si possa definire una questione in Commissione mediante l'approvazione di un emendamento e poi, vi siano emendamenti non approvati e - al di là delle prerogative del Governo - si ponga all'interno del testo un emendamento non approvato in Commissione: si tratta di una cosa di cui mi vergognerei, come sicuramente si dovrebbero vergognare coloro i quali lo hanno inserito (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!Pag. 19
Credo che si tratti di una questione importante, perché non penso si possano creare simili condizioni, che ingenerano situazioni di grande difficoltà. Mi riferisco sia alla questione dei lavoratori che si troveranno, ovviamente, in grande difficoltà ma, soprattutto, al fatto che si possa inserire in un maxiemendamento il testo di un emendamento non approvato. Credo che il Governo debba prendere atto e verificare come poter rimediare ad un problema di tale portata (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che in sede di Commissione convocata ai sensi dell'articolo 86, comma 3, del Regolamento, come è prassi e consuetudine, ci siamo trovati a svolgere una prima valutazione del testo dei maxiemendamenti, ovviamente comparandolo con il lavoro svolto in Commissione.
Come prima considerazione di carattere generale, vorrei far presente che, complessivamente il testo, anche a seguito di quanto lei stesso ha affermato in Aula, non contiene materie nuove rispetto a quelle trattate in Commissione.
Come seconda considerazione, vorrei dire che complessivamente il testo del maxiemendamento contiene delle modifiche, ma assolutamente in numero molto limitato anche in riferimento alla giusta enfasi che è stata data, evidentemente, con riferimento a qualche modifica che pure è stata apportata. Inoltre, ribadisco che, complessivamente, il testo del maxiemendamento riflette completamente il lavoro svolto dalla Commissione.
Peraltro, devo aggiungere che, alla domanda rivolta al rappresentante del Governo circa la motivazione di queste differenze (che sono di carattere sottrattivo e non aggiuntivo), più volte, anche in precedenza, il rappresentante del Governo si era espresso in Commissione, sottolineando una riserva di verifica sotto il profilo di carattere contabile-finanziario; mi riferisco alle coperture che, evidentemente, scaturivano dal lavoro svolto in Commissione rispetto alle integrazioni rapportate al testo iniziale.
Ciò detto, con riferimento alle modifiche, evidentemente il Governo potrà chiarire qual è il tenore delle stesse ed anche la ragione, in modo che ci possa dare soddisfazione anche per valutare in che modo si possa eventualmente riparare (perché errare humanum est) a quanto possa essere accaduto.
Mi preme, tuttavia, sottolineare (anche perché mi pare che sia stata data una enfasi rilevante a queste differenze) che complessivamente - ripeto - il testo del maxiemendamento non è difforme da quello scaturito dal lavoro svolto in Commissione.
PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rivolgere una domanda a lei e ai colleghi, ossia se la dignità del Parlamento valga sette minuti, perché gli interventi del presidente Duilio e del relatore Di Gioia sono durati sette minuti. Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)...Gli «scherani» della maggioranza che hanno assalito la Presidenza e la Presidenza che deve tutelare le prerogative della Camera hanno evidentemente ritenuto che consentire al Governo di porre la questione di fiducia sette minuti prima, impedendogli di rispettare le ragioni della Commissione, valessero bene la dignità del Parlamento: ciascuno giudichi!
Per quanto attiene al merito, la settimana scorsa l'onorevole Pagliarini, presidente della Commissione XI (Lavoro), con un comportamento quanto mai dignitoso, ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della Commissione stessa, perché il Governo, ponendo la questione di fiducia su un maxiemendamento al testo del disegno di legge sul welfare, sul quale la Commissione aveva intensamente lavorato, ha disatteso il lavoro di quest'ultima.Pag. 20
La dignità del presidente Pagliarini è stata da tutti noi riconosciuta ed egli, come era giusto e sacrosanto, è stato poi rieletto presidente della Commissione. La stessa dignità non mi pare l'abbia dimostrata, questa sera, il presidente Duilio, perché quanto denunciato dai colleghi e dallo stesso relatore di maggioranza sul disegno di legge finanziaria è molto più grave di quanto accaduto la settimana scorsa. Non solo non si è tenuto conto del lavoro svolto dalla Commissione, ma il Governo ha apertamente contrastato il lavoro della stessa, inserendo un emendamento non approvato dalla Commissione bilancio, anziché quello approvato da quest'ultima.
Lei si renderà conto, signor Presidente, che di questo passo sarà inutile riunire le Commissioni e che le Commissioni V (Bilancio), XI (Lavoro) ed altre lavorino fino alle due o alle tre di notte. Sarà inutile predisporre dei calendari per consentire alle Commissioni di riunirsi perché, consentire al Governo di venire in Aula a porre la questione di fiducia su un maxiemendamento, disattendendo il lavoro della Commissione, significa disattendere, praticamente, il lavoro del Parlamento. Questa, signor Presidente, è una modifica di rango costituzionale e parlamentare che ormai è diventata prassi in questa legislatura, per questo Governo e per i rapporti che si sono instaurati tra maggioranza e Governo.
Ho avuto la ventura di essere il rappresentante di gruppo di un partito di maggioranza e rappresentante di gruppo in Commissione. Non per vanto, ma per rapporti parlamentari, i colleghi sanno che non è mai accaduto (vi sono stati sicuramente anche dei torti che il Parlamento ha dovuto subire) non solo che la fiducia non sia stata posta sul testo della Commissione, ma neanche, Ministro Chiti, che non fossero accolti gli emendamenti sui quali era sufficiente il semplice parere favorevole del relatore, non che fossero votati! Si arrivava all'espressione dei pareri anche con l'intesa con l'opposizione e quegli emendamenti sui quali il relatore esprimeva, a nome della Commissione, parere favorevole, erano per il Governo sacrosanti! Non dico che nella scorsa legislatura non vi siano state forzature - sicuramente - però questa forma di rispetto per il lavoro della Commissione la avevamo pretesa ed ottenuta. Oggi non vale più niente! La maggioranza, mi pare che l'abbia accettato; qualche presidente si dimette, qualche altro no, ma non viene neanche consentito che quell'ora che è stata concessa alla Commissione bilancio possa servire per riferire all'Assemblea ed al Governo sulle difformità riscontrate (a cosa doveva servire, Presidente Bertinotti, se non a questo?). Se tutto ciò non viene consentito per non sottrarre sette minuti, allora anche il riguardo nei confronti della Commissione bilancio in ordine all'esame del maxiemendamento prima che il Governo ponga la questione di fiducia è inutile.
Questo dibattito ha senso se in Aula si riferisce che cosa ha visto la Commissione - lo deve riferire il relatore - e il Governo può valutare se mantenere o meno quel testo prima di porre la questione di fiducia. Tutta questa dignità non conta niente.
Ora il Governo ha posto la questione di fiducia su tre maxiemendamenti: dico semplicemente che è la terza fiducia consecutiva alla Camera su tre provvedimenti di seguito (il decreto fiscale, il welfare e il disegno di legge finanziaria) e che altre se ne annunciano.
Che questo ramo del Parlamento, ormai, non intervenga più sui principali provvedimenti legislativi rischia di passare sotto silenzio: è una conseguenza della debolezza del Governo e della situazione di stallo presente al Senato, ma la conseguenza paradossale non può essere la chiusura di questo ramo del Parlamento.
Credo, signor Presidente, che questa denuncia, che inoltriamo a lei, vada trasmessa al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, perché - lo ripeto - la conseguenza di questa situazione di precarietà istituzionale e di debolezza politica non può, per intero, riversarsi sulle spalle della Camera dei deputati.Pag. 21
Inoltre, signor Presidente, rispetto al richiamo autorevole del Presidente della Repubblica (che è bene che nessuno cerchi di tirare per la giacca o di portare dalla propria parte), il fatto che, come accaduto in precedenti anche relativi ai nostri Governi, anziché un solo maxiemendamento ne siano stati presentati tre - diciamolo - rappresenta una clausola di stile o rappresenta anche una foglia di fico? Credo che la sostanza, signor Presidente, non cambi. Capisco che si può sostenere che c'è il precedente relativo alla presentazione di tre maxiemendamenti, ma, di fatto, la stortura, dal punto di vista della procedura parlamentare, è immutata. Il Presidente Napolitano aveva fatto quel richiamo non perché, anziché un maxiemendamento, ne voleva tre (perché sapeva bene che nella scorsa legislatura ne erano stati presentati tre), ma per superare la prassi dei maxiemendamenti. Credo, invece, che, in questo senso, quell'invito così autorevole, che pure a parole era stato accolto, sia stato clamorosamente smentito.
In conclusione, signor Presidente, ora, in una situazione così tesa, la responsabilità - a noi spiace - ricade solo e tutta sulle sue spalle, perché da questo momento in poi, ossia dalla posizione da parte del Governo della questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria (che è la terza), non è più possibile che l'opposizione subisca torti. Non è più possibile che il calendario sia deciso da sola dalla maggioranza: c'è un Regolamento che prevede che, quando non c'è accordo, decide il Presidente, tenendo conto, ovviamente, delle ragioni di tutti. Noi non siamo più disposti a subire diktat dalla maggioranza.
Ricordo che il ritardo con cui si è votato il bilancio è direttamente imputabile alla Presidenza del Consiglio e mi assumo la responsabilità di quello che dico, perché il ricatto che è stato fatto da alcuni gruppi minoritari di non votare il bilancio o la finanziaria se non ci fosse stato un vertice sulla legge elettorale, rientra in una precisa strategia politica. Non può essere imputato all'opposizione il fatto che si sia persa mezza giornata per ricatti interni alla maggioranza o per volontà di qualcuno che non voleva che qualcun altro governasse la maggioranza e il Governo.
Questo ritardo non può essere imputato a noi. Il tempo che si è perso per presentare i maxiemendamenti non più ieri sera, ma oggi, ha già prodotto una limitazione del tempo necessario agli uffici della Camera, a garanzia e presidio di tutti, per l'esame di ammissibilità e di quello che era previsto per l'esame dei maxiemendamenti da parte della Commissione bilancio.
Stiamo già pagando, quindi, le conseguenze dei ritardi del Governo. Dico solo, signor Presidente, che avevamo previsto nel calendario di terminare l'esame del disegno di legge finanziaria martedì 18 dicembre; c'è un Regolamento, che è strada maestra, che assegna un certo numero di giorni per l'esame del disegno di legge finanziaria alla Camera, che intendiamo rispettare; ulteriori limitazioni non possono essere concesse; il tempo a disposizione dei gruppi, che tradizionalmente viene aumentato proprio per la complessità dell'esame della legge finanziaria (complessità dovuta ora anche al fatto che ci sono i maxiemendamenti), non ha nemmeno iniziato a decorrere.
In queste condizioni - mi permetterà, signor Presidente - pensare di poter già prevedere quando si concluderà l'esame del disegno della legge finanziaria, è davvero un'offesa al nostro riguardo. Credo che il Governo, per il fatto di porre la questione di fiducia, paghi la conseguenza dello slittamento di ventiquattr'ore della conclusione del provvedimento. È sempre stato così, quindi il termine dovrebbe slittare da martedì a mercoledì prossimi. Diciamo che non slitta a mercoledì, ma rispettiamo il termine di martedì! Ripeto, signor Presidente, che questa - per fortuna, almeno questa! - non è materia disponibile del Governo o della maggioranza.
Però, purtroppo, se non si trovasse un accordo, sarebbe materia rientrante nella sua disponibilità: lo dico perché non abbiamoPag. 22interesse né ad attaccare la Presidenza della Camera, né a metterla in difficoltà. Comprenderà anche, signor Presidente, che non ci sono praticamente precedenti di un esame della legge finanziaria che si conclude in trentasei ore, che non sarebbe, in questo caso, il solo tempo per votare la fiducia, ma sarebbe il tempo complessivo concesso alla Camera per effettuare voti di fiducia, ordini del giorno e dichiarazioni di voto finale. Quindi credo, signor Presidente, che ciascuno si debba fare carico delle proprie responsabilità, dei compiti che ricopre e della situazione complessiva che stiamo attraversando: infatti, mi pare che la settimana prossima si annunci un'altra questione di fiducia e che comunque dovremo continuare a lavorare insieme per il prosieguo della legislatura, che naturalmente nessuno sa quanto durerà. Però, credo che sia interesse di tutti contribuire ad assicurare che si possa lavorare almeno serenamente nel rispetto dei ruoli, così come purtroppo non sta accadendo in queste ore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Vorrei solo fare notare che la dignità del Parlamento è un obiettivo al quale dobbiamo tendere tutti, da realizzare secondo le capacità che siamo in grado di esprimere, e credo che attenersi alle regole sia un modo per concorrere a salvaguardare questa dignità. Come lei sa, la convocazione della Commissione, dopo la presentazione dei maxiemendamenti, è finalizzata alla conoscenza dei medesimi; è il Governo, invece, che si assume la responsabilità del suo atto, politicamente e programmaticamente dal punto di vista contenutistico.
Anche le clausole di stile hanno a che fare con la dignità di un'organizzazione, di un organismo e, in questo caso, di un'istituzione; i precedenti sono elementi assai significativi nella definizione dei comportamenti e nella possibilità di verificare l'attendibilità e la coerenza dei comportamenti stessi.
Quando la Presidenza della Camera ha posto al Governo, per la complessità della legge finanziaria e della sua articolazione, la necessità di non potere accedere ad un'eventuale presentazione di un solo maxiemendamento, ma ha chiesto un'articolazione delle proposte su più emendamenti (almeno tre), ha teso a determinare una possibilità di maggiore controllo da parte del Parlamento sull'atto del Governo.
Il presidente della Commissione, come abbiamo sentito, ha ritenuto i maxiemendamenti presentati dal Governo sostanzialmente corrispondenti al lavoro della Commissione, ma questa è una valutazione politica che non riguarda la Presidenza, la quale invece può semplicemente, come ha fatto, attenersi allo svolgimento della sua prerogativa, ossia quella di verificare l'ammissibilità dei contenuti dei maxiemendamenti.
E questo la Presidenza ha fatto con un atteggiamento che, se non vogliamo definire restrittivo (che è definizione qualitativa), certamente - come è stato riconosciuto - è stato rigoroso, introducendo anche un elemento di riferimento ad una relazione politica fra la Commissione e il Governo, in grazia della quale si è stabilito che la stessa ammissibilità dovesse riferirsi necessariamente ad argomenti che avevano avuto conoscenza e discussione in Commissione. Come loro sanno, per questa ragione sono state dichiarate inammissibili parti significative e di peso significativo contenute nei maxiemendamenti.
Il Governo ha però la possibilità di modificare gli emendamenti e i risultati dei lavori della Commissione, assumendosi la responsabilità politica dell'atto che compie. Ciò evidentemente non ha a che fare con l'ammissibilità. L'eventuale messa in discussione di una parte esaminata in Commissione, ma non presentata, è infatti assolutamente incontestabile per ragioni evidenti. Essa non è sottoposta al vaglio di ammissibilità: non può esserlo in re, in quanto la contraddizione non lo consente.
Da questo punto di vista, dunque, la Presidenza è irresponsabile. L'orientamento, tuttavia, è quello di consentire comunque - attraverso le scelte fatte -Pag. 23alla Commissione stessa di avere conoscenza di un atto la cui responsabilità ricade sul Governo: e questo è stato fatto.
Così conclusa questa fase della discussione, avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente nella biblioteca del Presidente per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 20,15.