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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, nell'intervenire sul complesso degli emendamenti presentati al decreto-legge n. 262 del 2006, non si può fare a meno di spaziare, facendo riferimento al disegno di legge finanziaria che ci apprestiamo ad esaminare. Nel merito, il decreto-legge in esame contiene nuove disposizioni in materia di accertamento, riscossione, contrasto all'evasione ed elusione fiscale, prevedendo il potenziamento dell'amministrazione economico-finanziaria con disposizioni in materia di base imponibile agricola e di catasto e via seguitando. Anche in questo caso, si può osservare nella stessa maggioranza una carenza di collegialità nella preparazione degli interventi, nonché un certo dissenso sulla linea del ministro Padoa Schioppa e del suo viceministro Visco.
Il Premier Prodi ha affermato che non si riscontrano difficoltà insormontabili e che si sta procedendo più veloci e più spediti rispetto al passato, ma così come sta operando questa maggioranza, non si sta facendo il bene del paese: non si stanno facendo gli interessi dei cittadini, colpendo e tartassando solo alcune categorie ed utilizzando metodi polizieschi e di controllo sui cittadini onesti, come dire che i furbi la faranno sempre franca e gli onesti pagheranno sempre! Siamo in una fase della discussione parlamentare che non ci consente di sapere quali disposizioni di questo provvedimento e della prossima finanziaria saranno definitivamente approvate: sono state fatte tante marce indietro e tante modifiche alla manovra.
Sono letteralmente stupito dalla mancanza di richiami significativi alle riforme che dovrebbero risolvere le questioni aperte sui conti pubblici, specie se si procederà con la riforma fiscale che completerebbe il processo di valorizzazione delle autonomie locali che la Lega nord rivendica come sua battaglia prioritaria.
Dopo aver ascoltato con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, devo rilevare che la musica è diventata ritornello: alcune osservazioni in parte si possono anche condividere, ma ciò che non approvo è il tono, lo spirito, la mancanza di prospettiva.
Il deficit pesantissimo del nostro paese viene da lontano.
Sgombriamo il campo da equivoci: non è colpa dei Governi della seconda Repubblica, è un debito ricevuto in eredità da gestioni che certamente precedevano l'ingresso della Lega nella vita politica prima del nord e poi dell'intero paese.
I titoli di alcuni giornali forniscono la giusta definizione di questa manovra finanziaria, evidenziando che si tratta di una finanziaria che mortifica le imprese, di una manovra contro la crescita economica. Tuttavia, i sindacati sono soddisfatti, affermando che si tratta di una vittoria di pensionati ed operai.
Il provvedimento in esame non trova il consenso dell'opposizione. Si sarebbero dovute compiere scelte più coraggiose, ad esempio sui contributi previdenziali in agricoltura, settore che ha subito gravi danni a seguito dei timori causati daPag. 47ultimo dalle notizie allarmistiche sull'influenza aviaria. Scelte che si sarebbero dovute fare anche riguardo alla formazione dei pubblici dipendenti e alla contraddittorietà della limitata razionalizzazione della spesa, con il tentativo di valorizzare un istituto anziché le competenze delle regioni, secondo quanto previsto dal Titolo V della Costituzione. Vi è delusione per una manovra che non ha nulla di europeo o di riformista, che prevede poco o nulla per l'innovazione e la competitività di sistema, che penalizza le piccole imprese sottraendo loro risorse per gli investimenti.
Queste proposte hanno il sapore amaro della ricerca del consenso ad ogni costo. Senza contare poi i tagli agli enti locali che, oltre a bloccare gli investimenti per le infrastrutture, li obbligheranno ad inasprire la pressione fiscale. La maggioranza, in campagna elettorale, si era presentata con la garanzia che avrebbe seguito una politica di sviluppo, ma finora non si è visto nulla di strutturale che possa migliorare la competitività.
Sono forti le preoccupazioni che tutte le associazioni di categoria nutrono su questa manovra finanziaria. Colpite i piccoli imprenditori con un impatto elevato; infatti, se si considerano soltanto la revisione degli studi di settore e gli interventi sulle pensioni, gli artigiani pagheranno il 40 per cento del totale dei sacrifici imposti alle imprese.
Non posso non evidenziare come lo spirito della manovra mortifichi i positivi segnali di ripresa che, in questi mesi, l'economia ha manifestato, con il rischio che si freni sul nascere un processo virtuoso che sembrava essersi innescato. L'inasprimento del regime fiscale drena risorse che avrebbero potuto essere ulteriormente investite.
Tornando sulla riduzione di trasferimenti agli enti locali, si finirà, da un lato, per togliere risorse agli interventi sul territorio da parte di comuni, province e regioni e, dall'altro, si registrerà un inasprimento delle tasse e dei tributi locali. D'altra parte, non si rinvengono provvedimenti dai quali emerga l'intenzione del Governo di provvedere al potenziamento delle infrastrutture. Ciò determinerà inevitabilmente un danno, soprattutto per una regione come la Lombardia, la cui rete stradale ed autostradale è inadeguata a sostenere il volume attuale di traffico. Ci auguriamo che opere come la Brescia-Bergamo-Milano, la pedemontana e la tangenziale esterna di Milano, oltre alla Lecco-Bergamo, possano ricevere l'atteso finanziamento. Il rischio è quello di una paralisi dei trasporti lombardi, con gravi danni per il tessuto imprenditoriale della regione, che contribuisce per un quarto al PIL complessivo del paese. I sindaci delle nostre città e dei nostri paesi non sanno più che pesci pigliare! Fra patti di stabilità e tagli dei trasferimenti da parte dello Stato, sono alle prese con la formazione dei bilanci di previsione 2007 e dovranno preparare una stretta fiscale sui propri cittadini, con l'aumento della pressione fiscale e magari anche come una diminuzione dei servizi.
Vorrei far rilevare un «piccolo» argomento: il prezzo del greggio sta allegramente viaggiando verso gli ottanta dollari al barile (Una voce: Cinquanta, ieri!). Cinquanta! Esperti prevedono che, se si dovesse toccare una quota più alta, il rischio di collasso dell'intera economia mondiale sarebbe paurosamente realistico. Tuttavia, ciò che tocca direttamente il nostro piccolo orizzonte è sempre quel numerino, che compare sul display della pompa di benzina, quando facciamo rifornimento. L'immediato interrogativo è se davvero quel numerino rappresenta il costo di ciò che ci viene versato nel serbatoio, ma la risposta è: certamente no! Visto che oltre il 70 per cento del prezzo alla pompa è rappresentato da tasse, imposte, balzelli e una tantum, che, per interessata ignoranza della lingua latina, sono diventate una semper! In proposito, sarà bene ricordare che, quando riempiamo il serbatoio dell'auto, noi paghiamo i costi della conquista dell'Abissinia del 1935, la crisi della chiusura del Canale di Suez del 1956, il disastro del Vajont del 1963, l'alluvione di Firenze del 1966, il terremoto del Belice del 1968, quello delPag. 48Friuli del 1976, quello dell'Irpinia del 1980, le missioni militari in Libano del 1983, in Bosnia del 1986 e, dulcis in fundo, il rinnovo del contratto degli autisti di bus e tram del 2004: il tutto in percentuale, ragione per cui l'aumento del costo della benzina può irritare molti, ma non disturba certo chi deve far quadrare i conti del bilancio dello Stato!
Insomma, questo è solo uno dei tanti esempi che si possono fare, per dimostrare come questo complesso di proposte emendative, presentate dalla Lega e dall'opposizione, vadano nel senso di modificare una prospettiva generale, che è quella che ha rinunciato a tagliare gli sprechi e le spese improduttive ed ha finito per colpire i piccoli imprenditori sia sul fronte fiscale, sia su quello previdenziale. Ebbene, non credo sia questa la strada migliore per favorire la ripresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pottino. Ne ha facoltà.
MARCO POTTINO. Signor Presidente, non è certamente facile intervenire in quest'aula e la ringrazio per la cortesia, se non altro per la desolazione che c'è tra i banchi del Governo in questo momento, che immagino sia la stessa desolazione, che i cittadini di questo paese stanno provando per la manovra economica, che questo Governo Prodi di centrosinistra sta portando avanti.
Credo che il giudizio sul decreto fiscale e più in generale sulla manovra finanziaria non possa prescindere dalle valutazioni riguardanti il rating del debito pubblico italiano. Il declassamento dei conti pubblici pone il nostro paese al livello della Grecia: un fatto che noi giudichiamo grave e preoccupante. In campagna elettorale, Prodi come tutto il centrosinistra, prese impegni precisi, al fine di rendere maggiormente competitivo a livello europeo il nostro paese. Oggi invece ci troviamo con un declassamento, che come dicevo, ci porta ai livelli della Grecia.
Ricordo che nella passata legislatura venne fatta una pesante opposizione nei confronti della politica economica del Governo della Casa delle Libertà e, in particolare, dell'allora ministro dell'economia, Tremonti; fu duramente attaccata la cosiddetta finanza creativa. Forse è bene ricordare che quella finanza sarà stata anche creativa, però ci ha permesso di tenere i conti pubblici in ordine, in un momento economico non certamente facile per il nostro paese, per l'Europa e per il mondo intero e ci ha permesso anche di acquisire una visibilità a livello europeo, che pare non esserci più, stando a quello che si dice dell'operato di Prodi e del centrosinistra in questo periodo.
Allora, se il buongiorno si vede dal mattino, il Governo non ha impiegato molto a dimostrare ai cittadini di questo paese la sua totale inefficienza ed incapacità. Se a ciò aggiungiamo un altro elemento sfavorevole, vale a dire l'aumento dei tassi di interesse, credo si completi il quadro negativo. Occorre ricordare che tale incremento comporta per il settore produttivo una riduzione degli investimenti a causa del maggior costo per l'accesso al credito e per il settore della spesa pubblica, un incremento del costo del debito, con l'automatico effetto di un incremento della tassazione. L'effetto congiunto nel settore privato dell'incremento dei tassi di interesse e della tassazione è quello del contenimento dei consumi e la conseguente riduzione del PIL e della ricchezza del nostro paese. Questo dato, di fatto, è sotto gli occhi di tutti.
Credo che oggi sia necessario stigmatizzare con forza tutte le falsità raccontate in campagna elettorale da Prodi e dal centrosinistra e penso che dovremmo partire proprio dal tema della pressione fiscale che, secondo le affermazioni di Prodi nel corso della campagna elettorale, non sarebbe dovuta aumentare.
Al riguardo, è stata avanzata dal Governo una proposta, vale a dire la grande redistribuzione dell'IRPEF. Appare evidente che c'è una totale confusione da parte del Governo. Nessuno, infatti, ha capito quali siano gli effetti di questo provvedimento sulle singole posizioni contributive. Le tabelle di simulazione si baPag. 49sano sulla famiglia tipo così composta: padre, madre e figli a carico. Pare siano previsti benefici per le famiglie di questo tipo, con reddito sotto i 40 mila euro.
Il problema è che stiamo parlando di situazioni che non sono assolutamente reali. Non esiste questo tipo di realtà (lo dice anche l'ISTAT). Sarebbe opportuno che Prodi, il Governo ed il ministro Padoa Schioppa facessero un giro per il nord per rendersi conto dei problemi delle nostre famiglie, che fanno fatica a tirare avanti fino alla fine del mese e che devono stringere la cinghia. La nostra famiglia è composta di solito da un padre, che è anche un capofamiglia, che ha a carico una moglie e dei figli. Questa è la vera famiglia. Questo è il vero spaccato della nostra società.
Dunque, se entrambi i genitori non riescono a lavorare, diventa difficile tirare avanti fino alla fine del mese, pagare l'affitto e le spese economiche per la casa di proprietà. Evidentemente, il Governo di centrosinistra, il Presidente del Consiglio Prodi e il ministro dell'economia Padoa Schioppa non nutrono alcun interesse verso le nostre famiglie, verso il paese reale che non è certamente il paese che loro sognano o che vorrebbero sognare.
Inoltre, non possiamo accettare che il paese vada avanti in questa situazione di totale caos. Una cosa è certa, ossia che la manovra che sta attuando il Governo, con la rimodulazione dell'IRPEF, consentirà un recupero di circa 400 milioni di euro, che significa più tasse per tutti i cittadini di questo paese. L'altro dato che emerge in modo sostanziale è il consistente incremento della pressione fiscale, che si assesta al di sopra del 42 per cento. Se a questo aggiungiamo il dato preoccupante dell'economia sommersa, dobbiamo considerare almeno altri 7 punti percentuali.
Credo che il problema del sommerso sia un dato certo che si evince dalle situazioni di fatturato non dichiarato e, a tal riguardo, sono già stati elaborati gli studi di settore. Il problema reale è quello del lavoro nero. Penso che i dati siano in possesso anche del Governo e del viceministro, che continua imperterrito nella sua conversazione telefonica, senza alcun rispetto dei deputati dell'opposizione, che sono qui a svolgere il loro intervento. Ma non importa, noi andiamo avanti lo stesso, perché i cittadini si stanno rendendo conto del tipo di classe politica che, in questo momento, governa il paese.
Allora, i dati li avete anche voi: in alcune regioni del meridione, ad esempio, per 100 euro di fatturato dichiarato, ve ne sono almeno 100 di sommerso.
È una situazione non più sostenibile, certamente per il nord. Non si tratta di fatturato non dichiarato, ma di lavoro nero. Dobbiamo ricordare che chi lavora in nero ruba tre volte, perché non paga le tasse e i contributi, che evidentemente non versa, e perché riceverà una pensione senza aver versato nemmeno un euro. Inoltre, costui pratica una concorrenza sleale nei confronti di chi fa le cose perbene, pagando fino all'ultimo centesimo.
Credo che il Governo non abbia previsto nulla nel decreto fiscale, né nella finanziaria, contro questo tipo di evasione. È grave che il Governo non abbia previsto alcun tipo di intervento. Il risultato è che una pressione fiscale che tocca la soglia del 50 per cento è inaccettabile soprattutto per il nord del paese, dove si pagano le tasse.
Vedo che il sottosegretario Grandi è sparito dai banchi del Governo. Non so con chi dovrei parlare, perché non c'è più nessun rappresentante del Governo... Capisco, signor sottosegretario, che lei, durante l'intervento di un deputato dell'opposizione, possa fare una conversazione telefonica, ma che lei sparisca addirittura dai banchi del Governo, mi sembra un po' troppo da sopportare! Ma, ormai, abbiamo imparato il metodo che adottate, quando il Governo riferisce al Parlamento, con i sorrisini e le facce di circostanza del ministro Padoa Schioppa e del Primo ministro Prodi, che ricordiamo tutti. È il vostro modo di operare!
Come dicevo, è un peso troppo forte per il nord, perché è al nord che si paganoPag. 50le tasse, dalla prima all'ultima, ed è un comportamento assolutamente non corretto da parte dello Stato.
Penso che il vaso sia veramente colmo e che la pazienza delle imprese e dei lavoratori del nord non è infinita, anzi, è giunta al termine. Non si può andare oltre: dal nord arriva un grido di dolore che, ad avviso mio e della Lega, può trovare un'unica risposta, ossia il federalismo fiscale, che voi dite a parole di voler adottare, ma nei fatti non siete assolutamente conseguenti.
Si deve modificare il sistema. Con quello attuale, non vi è responsabilità diretta: tutto arriva a Roma, nel calderone romano, e poi si perde. La responsabilità diretta si attua soltanto quando le risorse economiche si gestiscono autonomamente.
Signor Presidente, penso che, finché non ci sarà un ribaltamento di questa situazione, non sarà possibile risolvere il problema della spesa pubblica e nemmeno della pressione fiscale, che aumenterà sempre di più e che grava su quella parte del paese economicamente produttiva e trainante, ossia il nord.
Avviandomi alla conclusione del mio intervento, credo sia importante ricordare ciò che Prodi, in pochi mesi di Governo di centrosinistra, ci ha lasciato in eredità: l'indulto, il decreto Visco-Bersani e questa manovra finanziaria. Certamente si tratta di una eredità pesante per le spalle dei cittadini di questo paese, che si troveranno a pagare maggiori tasse e che si sentiranno meno sicuri, visto che, dopo quel provvedimento vergognoso che voi avete approvato, purtroppo, anche con la collaborazione di qualche settore della Casa delle libertà, avete fatto uscire di galera tanti delinquenti, che renderanno meno sicure le nostre strade e le nostre città.
Signor rappresentante del Governo, il mio partito conferma che sulla finanziaria non faremo sconti. Faremo un'opposizione dura, che mi pare in questo momento altri non stiamo facendo. La Lega è pronta a difendere gli interessi del Nord, poiché lì si trova il sistema produttivo del paese che noi difenderemo fino in fondo, consapevoli che in questo modo faremo anche gli interessi della restante parte del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.
MARCELLO TAGLIALATELA. Onorevoli colleghi, onorevole Presidente, rappresentante del Governo, siamo alle fasi iniziali di una lunga discussione, che tratterà, prima nel decreto fiscale e, poi, nella finanziaria, i temi economici delle prossime settimane e delle prossime giornate di lavoro parlamentare.
Questo dibattito non inizia nel modo migliore: chi fa parte delle Commissioni bilancio e finanze ha avuto già prova di quanto sta per accadere. Il decreto-legge n. 262, così come era stato presentato dal Consiglio dei ministri, ha già subito notevoli cambiamenti. Sono ben 254 gli emendamenti presentati dal Governo stesso al testo iniziale e ciò a dimostrazione di una grande imperizia e superficialità, di enormi contraddizioni che sono all'interno del testo oggi in esame, nonostante i tentativi di correzione fatti dai singoli ministri, qualche volta senza neanche sapere che sullo stesso emendamento vi fossero evidenti sovrapposizioni. Tutto ciò ha creato e continua a creare problemi alla capacità di equilibrio di un provvedimento che ha la presunzione di affrontare mille questioni e che verrà portato in aula con la volontà di non accettare alcun dialogo, alcuna possibilità di cambiamento, di modifiche ed emendamenti, visto che è il Governo stesso che pensa a presentarli.
Siamo in presenza di un dialogo che vede il Parlamento di fronte ad un attore principale, il Governo, che ha scelto di essere sordo a qualsiasi possibilità di accogliere valutazioni che arrivano in modo trasversale da tutte le parti politiche.
Non sappiamo ancora ciò che accadrà nelle prossime ore, se vi sarà la possibilità di discutere nel dettaglio gli emendamenti presentati dalle forze sia di opposizione sia di maggioranza; non sappiamo se il Governo porrà, come ha minacciato, laPag. 51questione di fiducia per evitare i possibili inconvenienti in sede di conversione del decreto-legge o se presenterà ulteriori emendamenti rispetto agli oltre 250 già presentati dal Governo stesso nelle Commissioni.
Tutto questo accade in presenza di un testo che sembra scontentare tutti, che sembra non avere né padre e madre, disconosciuto e preso come pretesto per iniziare una discussione che ovviamente vedrà la sua conclusione nell'ambito dell'approvazione delle leggi di bilancio e finanziaria.
Del resto, in questo decreto-legge vi sono argomenti che potevano certamente essere trattati nella legge di bilancio e nella legge finanziaria, così come non vi sono argomenti che saranno affrontati in quella legge e che sarebbe stato più opportuno inserire nel provvedimento in esame, che si occupa principalmente di modifiche di norme fiscali e tributarie.
È una discussione che avviene nel momento stesso in cui già si preannuncia un ulteriore intervento del Governo sulle pensioni del quale si indica semplicemente l'oggetto, senza conoscere non dico nel dettaglio, ma nemmeno per grandi linee le possibilità di intervento e le correzioni necessarie. La sensazione è che ognuno prenda la solita coperta, cerchi di spostarla da una parte e dall'altra a seconda delle circostanze, delle giornate e degli interruttori.
È uno spettacolo certamente non positivo e ritengo che anche questo abbia inciso profondamente sulle valutazioni che i mercati internazionali hanno espresso in questi giorni nei confronti dell'economia italiana. Ciò comporta anche la potenziale responsabilità in negativo di congelare l'economia, di creare condizioni di insicurezza, sostanzialmente di rimandare gli investimenti dei privati, che costituiscono all'interno della nostra economia ancora il polmone necessario perché possano crescere il prodotto interno lordo, l'occupazione e, complessivamente, le aspettative di una vita migliore, che sono poi l'elemento di fiducia essenziale per mettere in moto l'economia.
Non abbiamo gli interlocutori necessari. Durante tutto l'esame che si è svolto in sede di Commissioni bilancio e finanze, nonostante la grande disponibilità e la grande cortesia del presidente Duilio, gli emendamenti del Governo, di fatto, sono stati quasi catapultati nella discussione, senza nemmeno fornire spiegazioni plausibili. Il rischio che ognuno di noi paventa è che la stessa cosa possa accadere in Assemblea, non soltanto nella fase di conversione in legge del decreto-legge in esame, ma anche quando inizierà la discussione sui disegni di legge di bilancio e finanziaria 2007.
Rispetto a questi temi, l'impossibilità di un confronto indubbiamente peggiora la qualità del nostro lavoro, del lavoro parlamentare. Se fosse stato un altro Governo, in un'altra situazione, con una divisione così sottile anche dal punto di vista della rappresentanza politica, ad intervenire su materie che certamente non hanno il carattere dell'urgenza, e, quindi, non avrebbero dovuto essere trattate in un decreto-legge, e se la maggioranza, su impulso dello stesso Governo e non dei gruppi parlamentari che lo sostengono, avesse proposto ed imposto tante correzioni attraverso formule emendative, ci sarebbe stato, un atteggiamento diverso; ci sarebbe stata una sollevazione, non dico popolare, ma di coloro i quali rappresentano i partiti e i gruppi parlamentari.
Viceversa, noi ci troviamo in questa Assemblea per discutere e chiedere che la discussione possa proseguire. Del resto, non è certamente per colpa del Parlamento se questo decreto-legge, che riguarda la materia fiscale e tributaria, ha la pretesa di occupare tanti spazi e di occuparsi di tanti argomenti e non è certamente per colpa dell'Assemblea della Camera dei deputati se lo stesso Governo ha introdotto numerose modifiche al suo decreto, tanto da snaturarne sostanzialmente il contenuto. Non è per colpa del Parlamento, non è per colpa dell'opposizione e non è per colpa dei parlamentari se le discussioni che avvengono in quest'Assemblea - lo ripeto - hanno un interlocutore sordo, cioè il Governo.Pag. 52
Credo che tutto questo rappresenti un pessimo inizio della stagione delle riforme che tutti auspichiamo e di cui tutti parlano ma rispetto alla quale, fino a questo momento, vi è stata una totale assenza di proposizione. Rivendichiamo la possibilità di affrontare il tema in Assemblea con i nostri emendamenti e le nostre proposte migliorative. Siamo convinti che lo stesso diritto e lo stesso desiderio li abbiano i colleghi della maggioranza. Affrontare tali argomenti ancora una volta con l'imposizione di un eventuale voto di fiducia sarebbe un ulteriore tradimento nei confronti di chi ha votato per eleggere un Parlamento che abbia la possibilità di discutere e non soltanto di deliberare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, se fosse stato presente il Presidente Bertinotti, mi sarei rivolto a lui; mi sarei rivolto anche al ministro dell'economia e delle finanze, il quale, tuttavia, non ci ha degnato della sua presenza in questa Assemblea neppure per qualche minuto. In queste ore, nella maggioranza di Governo vi state ponendo una domanda, cioè se porre o meno la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
È una scelta che avete affidato ai vertici della vostra coalizione, ben sapendo il rischio che correte nella eventualità che venga posta la questione di fiducia. Non l'avete sinora posta, non tanto per evitare di soffocare il dibattito in quest'aula, ma perché sapete quali insidie nasconda.
Vorrei rivolgere alcune domande all'Assemblea, alla maggioranza, ma soprattutto a noi stessi: dove sono finiti i sostenitori di questa manovra finanziaria? Dove sono finiti coloro che hanno, sino ad avantieri, sostenuto la bontà di questa proposta, che mette le radici della futura manovra finanziaria? I prodi di Prodi sono spariti. Siete tutti nascosti, sapendo che vi è un bersaglio che la società sta prendendo di mira, e lo lascerete ancora una volta solo, così com'è successo prima con D'Alema e poi con Amato.
Ma il vero quesito è un altro: la strategia o, meglio, la tattica che avete seguito di una nuova ondata di tasse riuscirà a sortire l'effetto sperato nell'economia del paese? E siete certi che questo decreto fiscale non blocchi la già tenue e difficile ripresa economica?
Credo che queste siano domande che incombono come macigni, non sulla vostra maggioranza e nemmeno sulla nostra opposizione. Sono quesiti che impongono a noi tutti, davvero, una riflessione sulla crescita economica del nostro paese, sulla sua potenzialità di cogliere quel segnale venuto dall'attività e dall'economia della nostra nazione.
Possiamo essere di parte quanto vogliamo, ma vi è una macroscopica verità sulla quale occorre ragionare. Nel 2001 il Governo Berlusconi ha ereditato il governo del paese con un buco di 35 mila miliardi di vecchie lire: un paese senza credibilità internazionale, un paese debilitato in tutti i consessi economici che contano a livello nazionale e internazionale.
È qui, colleghi, la prima sostanziale grande differenza tra il centrosinistra e il centrodestra: voi avete lasciato il paese con un buco di 35 miliardi di vecchie lire e noi vi abbiamo solo temporaneamente lasciato il governo del paese con un gettito fiscale incrementato di un punto percentuale sul PIL, pari a 37 miliardi delle vecchie lire. Credo non sia utile a nessuno negare questa macroscopica, evidente verità.
Guardando alla sintesi di questo processo - che avete valutato con criticità nei confronti del ministro Tremonti, quando si sosteneva una tesi ritenuta valida non solo dai ministri del centrodestra, ma anche da coloro che oggi siedono al Governo - emerge che il principio «meno tasse» significa più capacità del paese di incrementare il processo economico.
Abbiamo l'obiettivo di difendere quella grande stagione di riforme strutturali: dalle pensioni alla scuola, dal mercato del lavoro alla grande svolta infrastrutturalePag. 53messa in campo nel paese dal Governo Berlusconi. Ciò per riaffermare un principio fondamentale dell'economia: la libertà dei mercati, la libertà d'impresa, la libertà di circolazione dei capitali stessi. E abbiamo dato come traccia fondamentale un'equazione: più economia ha significato nel paese più occupazione...
PRESIDENTE. Chiedo una cortesia: se il rappresentante del Governo - l'unico - facesse un uso meno ostentato e insistito del mezzo telefonico, credo che gliene saremmo grati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
ANTONIO LEONE. Può fare segnali di fumo, se vuole!
MAURO PILI. La ringrazio, signor Presidente, ma - come lei sa - il Governo con i telefonini ha molta dimestichezza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
Colleghi, la manovra finanziaria si caratterizza per un agire, l'agire della punizione. È nata per punire quelli che non hanno votato centrosinistra; è nata per punire coloro che producono; è nata per punire quelli che creano sviluppo ed occupazione. Il risultato finale, però, colleghi, è drammatico per voi, perché in questo modo punite proprio quelli che vi hanno votato.
La finanziaria ha con la Sardegna (permettetemi questo richiamo regionale) un caso emblematico, se vogliamo, propedeutico a quanto sta avvenendo oggi in Parlamento e nel paese. Per mesi, le cronache dei giornali nazionali hanno parlato di Robin Hood, che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Anche voi del Governo l'avete chiamata «tassa sul lusso» ed è stato detto di tutto e di più sulla bontà di questa tassa che colpisce i ricchi. Si è cercato di convincerci e Prodi è stato magnanimo di condivisione, dicendo che con quella tassa sul lusso si sarebbe tolto ai ricchi per ridistribuire ai poveri. Anzi, Prodi è venuto all'assunto finale, dicendo che in Italia si farà come si sta facendo in Sardegna. Più che una promessa, colleghi, è una minaccia per il paese. Infatti, non vi è giorno che le strade della Sardegna non brulichino di manifestazioni di lavoratori e di operai, di molti disoccupati e di migliaia di nuovi licenziati, frutto delle tasse sul lusso, che hanno bloccato l'economia e, conseguentemente, hanno impedito di creare economia capace di dare futuro alla nostra terra.
Per colpire i cosiddetti ricchi, alla fine, si sono colpiti i ceti deboli del paese. Avete messo davanti l'ideologia rispetto alla necessità d'intervenire con armi fondamentali per l'economia del paese, cioè il buon senso e la buona amministrazione. Avete scelto la ridistribuzione e la punizione, ma entrambi gli obiettivi rappresentano un passaggio nel tragico verso il fallimento.
Non vi è, colleghi, crescita economica capace di fondarsi sulla redistribuzione del reddito e sulla punizione del ceto medio. Vi è, semmai, un'involuzione della crescita economica e dello sviluppo.
Colleghi, non intendo parlare di ciò che sostiene il centrodestra o Forza Italia. Vorrei richiamare quanto dice, con parole più posate e con savoir faire istituzionale, il Governatore della Banca d'Italia durante l'audizione in Commissione bilancio. Draghi afferma che occorre evitare che l'ampio ricorso a misure d'incremento del prelievo fiscale influisca - sottolineo la parola - negativamente sugli incentivi e sulle aspettative degli operatori economici. Più che tre righe, quelle di Draghi sono un trattato di economia. Vi sta dicendo che più tasse mettete, più bloccate l'economia e coloro che vogliono creare sviluppo.
Sono ancora più decisive e più incisive le parole del presidente della Corte dei conti, il quale sostiene che la pressione fiscale, secondo le stesse stime governative, potrebbe aumentare ancora per più di un punto percentuale nel 2007. Questa scelta, dice la Corte dei conti, determina due implicazioni di segno - sottolineo - molto, molto negativo. È un processo che rischia di creare un andamento maggiormente depressivo della crescita economica.Pag. 54
Avete scelto la strada di più tasse uguale blocco dello sviluppo, meno sviluppo uguale meno entrate, meno entrate uguale più spesa per il paese e meno occupazione. Con il decreto-legge in esame mettete le fondamenta di questo consequenziale fallimento economico-finanziario della più complessiva manovra, da voi già sottoposta all'attenzione del Parlamento.
Colleghi, avete voluto perseguire la strada che i compagni del Presidente Bertinotti vi hanno imposto, hanno imposto alla Margherita, all'Ulivo, creando le condizioni per imboccare la via più ripida verso il burrone. È davvero emblematico e cito tre aspetti del decreto-legge.
Avete parlato di remunerazione dell'attività di riscossione, cioè più soldi agli esattori ovvero più soldi sottratti ai cittadini per pagare le tasse ma anche per pagare l'acqua. Mi rivolgo ai «compagni» di Rifondazione Comunista, coloro che nelle piazze si agitano chiedendo, nello stesso tempo, l'acqua pubblica cara e gratis per tutti: chiedete di incrementare del 25 per cento l'aggio a favore degli esattori. Voi non siete coloro che vogliono l'acqua pubblica: voi volete che i cittadini italiani, anche le classi meno abbienti, la paghino di più a favore degli esattori. Poi, vi sono anche i poteri di indagine dei dipendenti di riscossione. Avete scelto la strada più becera, non uno Stato di polizia - come ha detto il Presidente Berlusconi -, non una polizia fiscale, ma uno Stato che sfonda a calci la porta delle nostre case, degli uffici e degli studi professionali; uno Stato che sfonda, contro tutti i principi, la privacy e la riservatezza della vita degli italiani.
Uno Stato che ricorre a questi mezzi è uno Stato che non governa ma che si impone, che vuole sopraffare i cittadini, che non persegue un controllo virtuoso della propria fiscalità, ma che davvero rischia di generare un effetto contrario rispetto all'obiettivo prefissato. Colleghi, l'articolo 8 è l'esempio dei tagli allo sviluppo economico, che il Governo Berlusconi aveva impresso con la programmazione negoziata; tutti tagli riferiti al Mezzogiorno d'Italia, alle regioni più deboli, che avevano trovato con le forze sindacali proprio su questo tema un grande sostegno.
Colleghi, concludo citando il caso di Ottana: un accordo di programma difficile e sofferto che verrà cancellato con mesi di sciopero e di occupazioni dei lavoratori. Con questa scelta avete dimostrato che l'alba della legge finanziaria vi accompagnerà presto anche al tramonto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un decreto-legge che non risponde assolutamente ai requisiti costituzionali dell'urgenza e dell'omogeneità di materia. Ritengo che, dal punto vista politico, esso risponda fondamentalmente ad una vostra coerenza di ragionamento, che è assolutamente incoerente con le ragioni del paese e degli italiani. Inevitabilmente, il decreto-legge Visco-Bersani, il decreto-legge n. 262 del 2006 e, successivamente, la legge finanziaria rispondono essenzialmente al vostro disegno di destrutturare la società italiana, colpendo ed aggredendo in maniera assolutamente violenta, scevra da ogni logica, proprio quelle categorie della nazione che si sono sempre contraddistinte per essere - e, quindi, rappresentare - la parte più viva del tessuto sociale ed economico del nostro paese; tutto ciò con una serie di danni notevoli, che rischiano addirittura di essere irreversibili, al tessuto socio-economico complessivo del nostro paese.
Scendendo nel dettaglio del decreto-legge n. 262 del 2006, vorrei richiamare prevalentemente alcuni aspetti che riguardano specifiche parti del nostro sistema economico e produttivo, quali, ad esempio il comparto agricolo. Durante i lavori in Commissione, in sede di audizione, abbiamo più volte incontrato il ministro De Castro - in verità, l'abbiamo incontrato nel mese di luglio, quando è venuto aPag. 55presentarsi in Commissione - ed abbiamo ascoltato una serie di sue argomentazioni che, in parte, ci avevano anche convinto sulle buone intenzioni che rappresentava in favore del comparto. Evidentemente erano soltanto delle buone intenzioni, di chi parla bene ma razzola male, anzi peggio, perché proprio nel comparto agricolo abbiamo assistito ad un tentativo notevole di depauperamento delle risorse degli imprenditori.
Dal combinato delle norme del decreto fiscale con quelle recate dalla finanziaria si evince un'assoluta mancanza di razionalità e di strategie; al riguardo, Presidente, per non tediare l'Assemblea, voglio citare solo alcune disposizioni. Ad esempio, consideriamo assolutamente pernicioso quanto stabilito dall'articolo 4, primo comma, in materia di IVA; a tale proposito, abbiamo più volte denunciato - a dire la verità, rimanendo assolutamente inascoltati (non soltanto in Commissione agricoltura ma anche e soprattutto in sede di Commissioni riunite bilancio e finanze) quando ci siamo rivolti sia alla presidenza delle Commissioni sia, soprattutto, ai funzionari - quanto la norma contenuta nel decreto-legge n. 262 fosse mancante dei requisiti di adeguata copertura. Di ciò siamo convinti e lo abbiamo denunziato più volte; abbiamo richiesto anche ampia facoltà di prova. Ma evidentemente gli uffici della Camera, su input della Presidenza - ed è per tale ragione che mi rivolgo al Presidente di turno -, hanno ritenuto di fare orecchio da mercante.
Ci troviamo dinanzi ad una norma coperta soltanto con uno stanziamento di 2 milioni di euro, mentre siamo convinti che essa, per essere adeguatamente e sufficientemente coperta, necessiti di almeno 40 o 50 volte quella posta di bilancio. Questa è la prova, evidentemente, di un uso assolutamente prepotente delle istituzioni; istituzioni, in questo caso, non a garanzia della bontà delle scelte ma assolutamente asservite ad una logica di sistema.
Al di là dell'aspetto tecnico riguardante la copertura, siamo altresì convinti che proprio la norma in sé rappresenti un tentativo assolutamente pernicioso di destrutturare l'agricoltura italiana, avviandola, anziché verso una maggiore crescita - e quindi verso un sistema maggiormente atto a confrontarsi nel processo di globalizzazione -, verso una notevole marginalizzazione.
Ancora una volta abbiamo denunziato gli aumenti degli estimi catastali; il maggior sforzo contributivo che si richiede al sistema agricolo, quantificato in un maggiore esborso di oltre un miliardo di euro, rappresenta un ulteriore prezzo chiesto ad un comparto già in gravi difficoltà.
Tra l'altro, abbiamo pure denunziato che le norme recate dal decreto fiscale, in combinato con quelle contenute nella finanziaria, comportano, nel bilanciamento tra il dare e l'avere, saldi negativi che il nostro sistema non può assolutamente sopportare.
Abbiamo inoltre censurato le norme contenute nell'articolo 6 che, seppure migliorato durante l'iter svoltosi in sede di Commissioni riunite, reca tutta una serie di norme in materia di successioni e donazioni le quali rappresentano, per il sistema agricolo, un ulteriore appesantimento, soprattutto in considerazione del fatto che la proprietà fondiaria non è né un furto né, tantomeno, un optional, ma è il presupposto per la continuazione dell'attività imprenditoriale; un'attività imprenditoriale oggi sempre più difficile e sempre più caratterizzata da maggiori oneri.
Abbiamo altresì censurato una serie di norme recate dagli articoli 7 e 23, che non ci convincono; cosa dire, inoltre, dell'articolo 8, recante le norme sui contratti di programma? Abbiamo compreso cosa esse significhino: quelle disposizioni, di fatto, congelano tutti quei contratti di programma messi in cantiere dal precedente Governo. Mi riferisco soprattutto alla mia regione, la Sicilia, per la quale sono a conoscenza dei dati. Grazie a tale articolo contenuto nel provvedimento all'esame, ben sei contratti di programma - di cui quattro nel settore turistico; uno nel settore agricolo; un altro, infine, nel settore industriale (riguardante, in particolare,Pag. 56una delle più prestigiose aziende che esistano in Italia, la STM Electronics) - corrono il rischio di essere non solo rallentati ma addirittura persi. Sarebbe una perdita secca per l'economia siciliana, di ben 800 milioni di euro di investimenti; noi siamo fortemente preoccupati che tali somme verranno perse definitivamente per la nostra regione.
Cosa dire, poi, dell'articolo 41 che, in materia di incarichi dirigenziali, rappresenta qualcosa di assolutamente aberrante? Altro che legge Frattini! Ricordo le vostre critiche e quanto da voi sostenuto in aula nella scorsa legislatura, quando proponemmo ed approvammo la legge Frattini. Tuttavia, quello che prevedete all'articolo 41 del decreto in esame è sicuramente molto più incisivo e violento. Si tratta di una vera e propria occupazione dello Stato e delle istituzioni. La verità è che vi comportate con la logica di sempre, quella di asservire gli uomini dello Stato e delle istituzioni ai vostri fini politici. La verità è che tutto nasce da un vostro pregiudizio e dalla vostra sovrastruttura ideologica di considerare i vostri partiti - o meglio, il vostro partito unico dominante - quasi assimilato allo Stato. Ciò proviene da un'antica cultura in cui partito e Stato erano la stessa cosa.
Ci state portando in una direzione assolutamente disastrosa, utilizzando queste misure economiche e normative, verso uno Stato sempre più presente, invasivo, pervasivo ed oppressivo che porterà alla limitazione delle libertà individuali. È il contrario di ciò di cui ha bisogno un Paese che deve essere libero e democratico; è il contrario di quello per cui i nostri padri ed i nostri nonni hanno combattuto la guerra di liberazione che ha portato alla Carta costituzionale, da tutti apprezzata e condivisa.
Le norme contenute in questo decreto fiscale sono assolutamente funzionali e coerenti a quanto da voi realizzato con il decreto-legge Visco-Bersani e che realizzerete con la legge finanziaria. Ma il Paese ha compreso tutto questo. Abbiamo presentato una serie di emendamenti che tendono ad incidere profondamente sulla vostra strategia. Queste proposte emendative sono frutto non di una nostra speculazione teorica, ma di input e di segnalazioni pervenuteci dalle associazioni di categoria, dal mondo del lavoro e del volontariato, dagli enti locali e dalla società tutta.
Oggi la società tutta guarda a quanto sta accadendo in Parlamento, nelle Commissioni parlamentari ed in Assemblea. È il Paese tutto che si sta mobilitando contro la legge finanziaria e contro questo decreto fiscale. Quindi, cerchiamo di incontrarci su questi temi. Pertanto, invito il rappresentante del Governo e la maggioranza a farsi carico di queste proposte e di un confronto serio e leale. Sono convinto che il Governo Prodi sia arrivato al capolinea e che bisogna ritirare la manovra finanziaria, nelle prossime settimane all'esame di quest'aula. Inoltre, sono convinto che questo decreto fiscale debba essere profondamente emendato.
Noi siamo pronti a fare il nostro dovere e sottolineiamo la necessità che non chiediate il voto di fiducia. Confrontiamoci sui temi concreti e sulle idee per verificare chi davvero ha interesse a migliorare ed a procedere per il bene assoluto del nostro Paese e chi, invece, ancora una volta è affetto da quei pregiudizi ideologici finora prevalenti nella vostra maggioranza, che hanno dettato l'agenda del vostro Governo e il vostro comportamento.
Con questo appello mi rivolgo alle forze del centrosinistra che si dicono moderate; esse non devono soltanto definirsi moderate, ma dimostrare di esserlo e di essere pronte al confronto ed al dialogo. Su di voi ricade in misura maggiore tale responsabilità; se vi farete carico di queste richieste e risponderete all'appello, sono sicuro che da questa parte politica vi saranno comprensione, dialogo, serenità, confronto e proposta. Soltanto in questo modo avremo fatto l'interesse del Paese e del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
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PAOLA GOISIS. Signor Presidente, siamo in quest'aula per discutere di un provvedimento che voi, colleghi della maggioranza, avete elaborato, spinti dall'intenzione di far piangere i ricchi, inaugurando una campagna di informazione ed un Governo classisti. Di ciò si è parlato sulla stampa, sugli altri media ed in quest'aula, i vari argomenti sono stati già sviscerati in profondità. Voglio evidenziare soltanto alcune «perle» di questo provvedimento.
Mi riferisco, in modo particolare, all'articolo 1, comma 8, relativo allo scontrino fiscale; se per caso anche un solo scontrino non venisse emesso, ciò sarebbe sufficiente per far chiudere - ascoltate bene, chiudere! - l'attività da quindici giorni a due mesi. Se, poi, l'importo superasse i 200 milioni di vecchie lire, l'attività dovrebbe chiudere per due mesi, il che significherebbe destinare a morte sicura l'azienda. È chiaro che si sta parlando di Stato poliziesco o, come dicevo in precedenza, di lotta di classe.
Purtroppo ci stiamo accorgendo, ancora una volta, che voi volete colpire gli artigiani, le piccole e medie imprese, quell'esercito di padri di famiglia, di operatori, di piccoli e medi imprenditori che, con il loro lavoro e con il sacrificio di una vita, si sono costruiti un'attività, senza attendere aiuti dallo Stato. Purtroppo, stiamo constatando che queste categorie, per il Governo, per l'amministrazione di centrosinistra sono il vero pericolo pubblico dell'Italia, sono i potenziali delinquenti della nuova società «rossa» che ha deciso di stravolgere il paese, di cambiare completamente la penisola. In pochi mesi, nemmeno sei, avete cambiato il sistema.
Purtroppo, abbiamo constatato, e ne abbiamo parlato anche ieri, che con l'indulto, mossi da tanta compassione, da tanta pietas, avete liberato stupratori, assassini, delinquenti. Adesso potete essere contenti perché le carceri, finalmente, sono vuote, sono liberate; probabilmente ora le riempirete con quel pericoloso esercito di lavoratori autonomi, di artigiani, di piccoli imprenditori, di padri di famiglia che, caso vuole, sono cittadini del nord, cittadini della Padania. Finalmente, una volta che avrete esaurita e completata questa «pulizia etnica», tutti gli altri potranno tornare a dormire sonni tranquilli.
Pare che non vi accorgiate, che facciate fatica a capire che le piazze del nord, tutte le piazze si stanno riempiendo, anche a Roma, e forse è stata una novità vedere imprenditori e professionisti manifestare nelle piazze di Roma. Avete visto tutti in televisione, sabato scorso, anche nel mio Veneto, Piazza dei Signori a Vicenza pullulare, gremita di tutti questi padri di famiglia, di imprenditori che per voi sono delinquenti o potenziali delinquenti!
E cosa dire dell'articolo 6 sulla tassa di successione? Anche questo veramente è un gioiello, una «perla». A me piacciono molto i gioielli; come a tutte noi, donne, le perle, ma più splendenti di queste non le potevate fare!
Avete inserito nel vostro decreto una tassa sull'eredità da applicare ai patrimoni di 250 mila euro, per quanto riguarda le famiglie, e di 100 mila euro per quanto riguarda le aziende, costringendo i figli e gli eredi a pagare per ereditare ciò che i loro genitori hanno conquistato con la fatica e con il lavoro, con anni e anni di sacrifici e di oppressioni da parte di uno Stato che è sempre più - come usiamo dire, e qui voglio riproporre il termine - «ladrone».
Avete ripristinato una tassa che il Governo Berlusconi aveva soppresso, nella logica prima evidenziata. Ma ciò che mi fa ancora più paura è tutta la filosofia che sottende alla vostra manovra, un incentivo a non produrre e a non risparmiare. È chiaro che il vostro progetto è quello di distruggere le famiglie del nord. Probabilmente non ci avete pensato, ma con questa politica di tasse e di imposizioni, otterremo questo risultato.
D'altra parte, voi non dovete preoccuparvi, perché tanto avete le famiglie sostitutive, quelle che prenderanno il posto delle famiglie del nord. Purtroppo stiamo assistendo al cambiamento del volto dell'Italia. La nostra è una società in via di estinzione. Dicevo che state preparando la sostituzione: evidentemente con questo vostro tipo di politica i nostri giovani nonPag. 58hanno più prospettive, non possono nemmeno ereditare l'azienda o l'appartamento di famiglia, che è costato sacrifici ed una vita di lavoro. Ora essi dovranno lavorare di più per comprarsi nuovamente un appartamento o un'azienda.
D'altra parte, però, i loro genitori oltre ad essersi costruiti un'attività lavorativa o la casa di famiglia, hanno anche pagato le tasse per trenta o quarant'anni. A che cosa sono servite? A costruire quelle case popolari a cui i nostri figli non hanno diritto, perché vi sono altri che vengono da altri paesi e che hanno sicuramente emergenze. Purtroppo, questi ultimi, secondo la vostra politica, vengono sempre prima dei nostri figli.
La nostra è una società in via di estinzione. Cosa andranno a fare i giovani? Forse preferite che vadano ad ingrossare le file dei lavoratori socialmente utili, oppure nelle cliniche con le stanze del buco per intontirsi ulteriormente e incrementare le fasce dei non produttivi, di coloro che non daranno aiuto allo Stato e all'Italia, ma che saranno soltanto di peso.
Purtroppo, noi della Lega Nord lo sappiamo e sono dieci o vent'anni che ormai lo diciamo: voi volete un'Italia meticciata, non l'Italia del nord, ma dei cittadini sempre più color cioccolatino - che probabilmente vi piace molto - magari con il burqa o con il velo o anche con il tappetino sotto il braccio per potersi distendere ed inginocchiare, orientati verso la Mecca. Noi questo non lo vogliamo! C'è poco da ridere - ho sentito una sghignazzata -; se avete letto i giornali o visto la televisione, proprio ieri il presidente dell'Iran ha lanciato una minaccia all'Occidente e, quindi, anche all'Italia. Non è tanto il pericolo di una bomba nucleare, ma ve n'è un altro molto più grave e pericoloso, vale a dire la bomba demografica!
Da noi, purtroppo, di figli non se ne fanno o sono molto pochi: uno o uno e mezzo in media, dicono le statistiche. Infatti, la società e il Governo non permettono ai nostri giovani di avviare una vita produttiva e di farsi una famiglia, di avere più di un figlio. Invece, coloro che vengono dal sud, dall'Africa o da altri paesi avanzano tutti i diritti possibili.
Costoro sono coloro che, come dicevo prima, verranno a sostituire i nostri figli. Non faremo nemmeno in tempo a vedere i nostri nipoti, mentre vedremo, invece, tanti nipoti molto «abbronzati»: naturalmente, non si tratterà di un'abbronzatura presa al mare (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)!
Tornando al decreto-legge in esame, vorrei evidenziare un aspetto molto grave: al di là dell'aumento delle imposte dirette, da parte di questo Governo e di questa maggioranza c'è un atteggiamento ancora più viscido, direi da persone vili! Vi sono, infatti, numerose tasse indirette e subdole, causate dai tagli effettuati ai trasferimenti agli enti locali, in particolare ai comuni.
Come dicevamo anche l'altro giorno, i nostri sono da sempre comuni virtuosi. Quanto più sono virtuosi e rispettano il patto di stabilità interno, tanto più vengono penalizzati, ed allora saranno costretti ad inasprire ulteriormente le tasse e le imposte cittadine. La scelta di far aumentare le rendite catastali, naturalmente, condurrà indirettamente all'aumento dell'ICI, anche se i nostri sindaci non vogliono farlo. Abbiamo visto che l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) è stata la prima a denunciare, in questa sede, la questione. Infatti, voi costringete i nostri sindaci del nord ad imporre nuove tasse ai propri cittadini: così essi, magari quelli che hanno votato per la sinistra, se la prenderanno non con il Governo, ma con i nostri sindaci, magari con quelli leghisti!
Come dicevo prima, i nostri figli non potranno entrare in possesso di quelle case per le quali noi genitori abbiamo pagato le tasse per trenta o quarant'anni. Tra le imposte che aumenteranno (come, ad esempio, l'IRAP) vorrei aggiungere anche la TARSU.
Ricordo che la settimana scorsa si è discusso del problema dei rifiuti. Il sud, purtroppo, ha speso miliardi senza mai giungere ad una soluzione. Nei nostri paesi del nord, invece, la soluzione è stata trovata, poiché si realizzano le discariche.Pag. 59Oltre ad eliminare i rifiuti, tali discariche producono compost, energia elettrica (che viene successivamente venduta all'ENEL), gas e acqua calda per riscaldare gli ospedali, i quartieri cittadini e le case più povere. Naturalmente, però, per realizzare tutto ciò bisognerà aumentare la TARSU, poiché i tagli operati da questo Governo costringeranno i nostri sindaci ad agire in tal senso.
Abbiamo già detto che, purtroppo, si tratta di una maggioranza «matrigna», soprattutto con i paesi del nord, se è vero come è vero che sono stati operati tagli enormi soprattutto ai trasferimenti ad essi destinati. Chi potrà essere contento, come ha detto precedentemente qualche mio collega, sarà, ancora una volta, il sindaco Veltroni, per il quale sembra che non vi sia mai crisi, perché il Governo centrale è sempre in grado di trovare finanziamenti. Non importa, poi, se tali risorse servono per dei doppioni, oppure per fare la sagra del cinema, magari volendo togliere forza, vitalità e prestigio al festival del cinema di Venezia!
Per Roma i soldi ci sono sempre (si parlava di 150 milioni di euro per il 2007, il 2008 e il 2009)...
PRESIDENTE. La invito a concludere!
PAOLA GOISIS. ...mentre per Venezia si riescono a trovare soltanto le briciole! Venezia è la capitale del nord, ha duemila anni di storia, vanta una tradizione molto importante e prestigiosa ed ha consentito all'Italia di ottenere prestigio, importanza e riconoscimenti in tutto il mondo.
Non intendo parlare ancora del TFR, poiché lo hanno già fatto tutti, tuttavia vorrei dire che si tratta di un altro furto.
Questa volta pensiamo sia un furto non tanto ai danni dei ricchi, ma ai danni dei lavoratori, dei dipendenti, degli operai! Come farà questa sinistra a giustificarsi?
Anche il ministro Padoa Schioppa si è permesso di dire che, laddove vi sono imprenditori che lavorano, sicuramente vi è evasione e furto! Probabilmente, è per questo motivo che pensa di prevedere il carcere per i nostri imprenditori. Infatti, nella vostra manovra si prevede addirittura il carcere, qualora si dovesse in qualche modo evadere qualche obbligo fiscale.
Abbiamo capito, allora, perché avete approvato l'indulto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'intervenire sulla complessità di questo decreto-legge, tratterò brevemente alcuni punti di carattere generale. È difficile cercare di capire e di cogliere l'elemento di maggiore difficoltà in un insieme di criticità diffuse.
La filosofia di questo decreto fiscale è sicuramente aberrante, in quanto erroneamente pare regolata dal criterio della redistribuzione del reddito. In realtà, come è già stato affermato in quest'aula (è mio dovere ripeterlo, perché questo credo sia il cuore del problema), la pressione fiscale riguarda tutti i cittadini, senza distinzioni. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: alcuni eclatanti, altri meno. Altri, forse, camuffati da interventi degli enti locali.
Si costituisce così un sistema di scatole cinesi, nel quale l'ente più vicino al territorio tenta di sopportare gli oneri attribuiti dal potere centrale. Sicuramente, la rivolta dei primi giorni anche da parte di sindaci del centrosinistra non è da sottovalutare, anzi, è un elemento di allarme molto preoccupante. Certo, si è cercato in corso d'opera di porvi rimedio, ma rimangono ancora tante situazioni da risolvere e tante emergenze che i comuni e le province dovranno affrontare in seguito a questa manovra dalla quale il cittadino viene penalizzato anche in alcuni ambiti rimasti un po' a margine. Mi riferisco all'articolo 35, che concerne disposizioni sull'istruzione, sul mondo della ricerca e dell'università. Con il precedente Governo tante erano state le contestazioni sui tagli alla ricerca, ma mai, come in questo caso, il mondo universitario, della ricerca, delle eccellenze hanno lanciato un grido di allarme! Credo che, con riferimento all'istruzione,Pag. 60vi sia stata una penalizzazione a 360 gradi che pagheranno gli studenti, i giovani, i docenti per l'innalzamento del rapporto docenti-alunni. Questo aspetto, in un'ottica generale, sicuramente non troverà soluzioni. Si spera almeno che vi sia al riguardo un dibattito parlamentare e che verranno accolte proposte emendative, anche di merito, presentate nel campo dell'istruzione.
Ritengo che il provvedimento in esame contenga disposizioni che penalizzano il Nord. Non ho sicuramente la cultura della Lega in merito a ciò, ma città come Milano sono state fortemente penalizzate: mi riferisco, in particolare allo sviluppo delle piccole e medie imprese, alla viabilità, alle infrastrutture, in una zona che economicamente è sempre il motore di questo paese. La filosofia che sottende a questa manovra pare essere la difesa dei lavoratori dipendenti d'intesa con i grandi gruppi economici e finanziari, ma in ciò si rinviene l'errore di questo Governo. Infatti, l'esecutivo pensa di tagliare fuori i ceti medi, effettuando un incredibile errore di valutazione, senza ragionare sul fatto che il ceto medio è cambiato, non è più quello di una volta. Esiste un ceto medio mobile, mentre non esiste più un proletariato. Proprio attraverso questa nuova mobilità, attraverso questo blocco sociale, ritengo sia possibile superare queste contraddizioni.
Pertanto, attraverso un interclassismo che da sempre ci appartiene, credo sia importante riuscire a mettere in difficoltà il Governo, in quest'aula e se necessario anche attraverso proteste più diffuse, facendo leva sull'interesse della nostra nazione, superando una logica di classe ormai desueta (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, vorrei svolgere una precisazione, in quanto qui se ne sentono di tutti i colori: sembra che ci si trovi ancora in campagna elettorale.
Ricordo ai colleghi che con il Governo Berlusconi il debito pubblico sfiorava i 1.200 miliardi; questo è il dato della Banca d'Italia. Quando, alla fine della XIV legislatura, il Governo Berlusconi è venuto meno, avendo perso le elezioni, il debito pubblico era esattamente di 1.537 miliardi. Se la matematica non è un'opinione - cari amici della destra -, il Governo Berlusconi, solo in termini di debito pubblico consolidato, ha creato 300 miliardi di nuovo debito pubblico. Ed è anche poco; infatti il Governo Berlusconi ha portato l'avanzo primario da 5 punti a 0,4 punti. Pertanto, se facciamo un conto in difetto, ci accorgiamo che le prediche provenienti dalla destra sul fatto che il Governo precedente a quello Prodi ha svolto una buona amministrazione non corrispondono al vero.
Non voglio svolgere una difesa d'ufficio del centrosinistra sic et simpliciter ma, se guardiamo a quanto accaduto l'altro ieri, vale a dire il fatto che la Confindustria e i sindacati confederali hanno sottoscritto con il Governo un patto sul TFR, emerge che il Governo e la maggioranza non sono isolati. Le imprese più significative che a vostro dire fanno l'economia di questo paese - a mio avviso ve ne sono di altre più significative, come le cooperative - hanno firmato un patto d'acciaio con il Governo Prodi.
Quindi, come vedete, non si può predicare bene e razzolare male, né si può parlare di un Governo allo sbando! Probabilmente, diciamolo pure con molti dubbi e molte incertezze - perché c'è la questione politica che bisogna sempre nascondere, senza poter dire le cose come realmente stanno -, bisogna rettificare il metodo politico. Il Governo ha delle difficoltà, perché la situazione che abbiamo ereditato è obiettivamente difficile. Se pensate che veniamo da un anno in cui la crescita del PIL è pari allo zero, avere una tendenza di crescita all'1,6 - 1,7, a mio avviso, è già un miracolo.
Vorrei dire ai colleghi della destra, ma anche della sinistra, che benchè queste cose siano amplificate e quindi usate in termini di propaganda politica, tuttaviaPag. 61abbiamo anche un dovere verso chi ci ha eletti e dovremmo produrre insieme un risultato, anche con l'apporto dell'opposizione. Non mi vergogno di dire che, per esempio, quando l'onorevole Lussana ha parlato dell'indulto, io l'ho applaudita, perché ha fatto delle affermazioni giuste. Questo significa essere obiettivi e non portare la testa allo sfascio e all'ammasso! Abbiamo bisogno di un nuovo modo di fare politica: una politica di servizio, che risolva i problemi, che stia dalla parte del cittadino!
Questo decreto-legge, che ci apprestiamo a convertire in legge, è un provvedimento lacunoso, come ho già detto in discussione sulle linee generali. È inutile che difendiamo ad oltranza un decreto-legge che ha delle lacune. Non mi ripeterò rispetto a quanto detto in discussione generale, tuttavia credo che bisognerebbe precisare che, ad esempio, non è che l'agricoltura, caro onorevole Marinello, tirerà fuori un miliardo di euro grazie agli estimi! Non è così, ma non ho il tempo per precisarne il motivo. È vero invece che, con la nuova classificazione del catasto, chi si farà la villa su un terreno agricolo, senza che su questo si svolga un'attività produttiva agricola, pagherà le tasse per l'uso diverso, e quindi, giustamente, non più secondo un uso agricolo.
Vengo al tema delle imprese cooperative agricole, e la prego, signor sottosegretario, di seguirmi. In questo decreto-legge si è insistito nel fare la differenziazione fra impresa agricola (cioè produttore agricolo) e impresa cooperativa agricola. Mi devo ripetere, signor sottosegretario, però la invito a riflettere. Noi abbiamo una Costituzione ancora vigente grazie al referendum. Non dimentichiamoci mai che il popolo italiano ha voluto questa Costituzione e non altre. Ebbene, l'articolo 25 della Costituzione tutela, incoraggia, controlla i fini mutualistici delle imprese cooperative. Non capisco quindi come sia possibile che ad una grande impresa agroalimentare, che produce uva e la trasforma in vino, possa essere garantita l'esenzione dall'ICI, in quanto essa svolge tutta l'attività all'interno del settore primario. Cosa facciamo, invece, caro sottosegretario, quando degli agricoltori si associano in un'impresa cooperativa, raggiungendo magari la dimensione dell'impresa singola - non posso fare nomi, perché siamo in Parlamento e non voglio fare pubblicità a case vitivinicole che ne avrebbero giovamento -, per svolgere le stesse attività che avrebbero potuto svolgere da soli, in modo però non economico e non funzionale? Imponiamo l'ICI a quell'impresa cooperativa agricola o agroalimentare!
La proposta che vorrei avanzare è, dunque, la seguente: il gruppo dell'Italia dei Valori presenterà un ordine del giorno che segnalerà questa «distrofia»; tuttavia, invitiamo il Governo ad emendare quella parte del provvedimento. Purtroppo, il nostro emendamento è stato dichiarato inammissibile per mancanza di copertura finanziaria.
Signor Presidente, siamo schierati non solo per partito preso, ma anche perché siamo convinti che questo Governo e questa maggioranza possano svolgere per il paese un buon lavoro. Come vede, rileviamo puntualmente gli errori, le discrasie e chiediamo che il Governo provveda a sanarle. È questo il nostro modo di lavorare e per questo chiedo nuovamente al Governo di tenerne conto.
ILARIO FLORESTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ILARIO FLORESTA. Signor presidente, constato con sorpresa quanto sia interessato a questo dibattito il rappresentante del Governo. Stiamo discutendo di un decreto fiscale che colpisce nelle tasche di tutti gli italiani e molti colleghi hanno sviluppato le loro osservazioni. Il sottosegretario Grandi mostra grande attenzione nei confronti del dibattito. Anzi, vorrei chiedergli se abbia voglia di ripetere qualche parola dell'intervento svolto dall'amico leghista poc'anzi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).Pag. 62Il sottosegretario Grandi, infatti, ha letto tutto il tempo Il Corriere della sera e poi ha telefonato!
Crediamo, dunque, che non vi sia la necessaria serietà - come, del resto, si evince dal decreto fiscale adottato dopo qualche giorno di attività del Governo - rispetto al dibattito in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Floresta, il Governo, nella sua autonomia, potrà valutare le parole da lei pronunciate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, credo non sia superfluo richiamare alla nostra memoria ed a quella di tutti gli italiani le risposte, le reazioni sdegnate e le categoriche smentite da parte dell'intero centrosinistra quando, nel corso della campagna elettorale, tentavamo di mettere in guardia i cittadini italiani da una sinistra che, in caso di vittoria alle elezioni, avrebbe concepito, come aveva sempre fatto in passato, la gestione del Governo come un continuo ed indiscriminato tartassamento.
Quando il popolo italiano ha dimostrato di condividere i nostri timori, garantendoci comunque una straordinaria rimonta elettorale, avemmo ragione nel pensare che voi tutti del centrosinistra avreste saputo comprendere la lezione e regolarvi di conseguenza. Francamente, non immaginavamo che le nostre pur fosche previsioni si sarebbero avverate tanto presto ed in termini ancora più pesanti di quanto noi stessi potessimo ipotizzare.
Non si era mai verificato nella storia del nostro paese, né si verifica oggi in alcuna nazione europea, che un Governo ed una maggioranza si accanissero nei confronti dei propri cittadini con una tale cattiveria, con tanto disprezzo, dando chiaramente l'impressione di non avere alcuna considerazione della gente, dei contribuenti, che sono considerati tutti come fossero degli incalliti evasori, dei delinquenti, peggiori dei tanti criminali che avete fatto uscire dal carcere con l'indulto.
Quello che voi date con questo decreto agli italiani è solo un piccolo assaggio.
Questo decreto, infatti, che contiene finte liberalizzazioni, che, in realtà, costituiscono un mezzo per instaurare un regime poliziesco, serve solo a preparare il terreno ad una finanziaria che sarà una stangata tremenda nei confronti sia delle imprese, sia delle famiglie sia delle istituzioni locali.
Ci sarà un inasprimento dell'IRPEF, con riferimento al quale Prodi afferma che scatterà per i redditi superiori ai 40 mila euro, mentre Cofferati, giustamente, afferma che pagheranno di più anche coloro il cui reddito è inferiore ai 30 e ai 25 mila euro.
Non credo che vi sia alcuno in Italia e nel resto del mondo che non abbia capito che nel nostro paese le cose sono davvero cambiate. È evidente, è scoperta la natura di questo Governo e di questa maggioranza, che, data l'essenza fortemente ideologizzata, per cui le scelte sono fortemente condizionate dall'ideologia, ci portano indietro, molto indietro nel tempo, ossia ad un periodo che noi ritenevamo ormai alle nostre spalle, concluso e non più ripetibile: il periodo della lotta di classe.
Infatti, quando nella propaganda della maggioranza si ricorre a manifesti che riportano la figura di bastimenti con la scritta «Anche i ricchi piangano», abbiamo l'esatta dimostrazione che questo Governo e questa maggioranza di centrosinistra non hanno per niente a cuore gli interessi della collettività, ma hanno un solo obiettivo. Non si tratta dell'obiettivo che si pongono tutte le altre nazioni del mondo, ossia di fare in modo che le classi meno abbienti vivano in condizioni migliori e si avvicinino sempre di più alle classi più abbienti. In nessuna parte del mondo si fa la lotta alla ricchezza, anziché fare la guerra alla povertà; lo si fa soltanto in Italia.
Noi siamo certi, amici della maggioranza, che questi espedienti che avete usato, che state usando e che utilizzerete anche nella finanziaria vi daranno forsePag. 63un po' di respiro, un po' di ossigeno, ma ormai il giudizio degli italiani non può modificarsi. Non c'è cittadino in Italia e non c'è settore dell'economia che non siano stati scontentati dai vostri sistemi e dalle vostre rapine.
Voi siete abituati - lo avete sempre dimostrato quando siete andati al Governo - a mettere le mani nelle tasche degli italiani. Avete tentato in tutti i modi di criminalizzare in passato il Governo di centrodestra, il Governo Berlusconi, che, secondo voi, pensava esclusivamente - o così avete voluto fare intendere - ad interessi personali, senza preoccuparsi degli interessi della collettività. Leggete ogni tanto anche i giornali stranieri per sapere cosa pensano di voi e dell'Italia, che è ridotta nelle condizioni che voi avete voluto!
A questo vostro modo di pensare, forse, vi darà un po' di tranquillità e riuscirà a farvi mettere d'accordo, perché avete soltanto una preoccupazione, quella di continuare a sopravvivere e a galleggiare. Ma questo galleggiamento non potrà durare in eterno. Siamo certi che gli italiani sono stanchi e stufi, nonostante siano trascorsi soltanto alcuni mesi! Immaginiamo cosa potrebbe accadere se, invece di qualche mese, il vostro Governo durasse in carica addirittura qualche anno! Quanti disastri vi sarebbero soprattutto per il popolo italiano!
Per queste ragioni, noi respingiamo il vostro modo di pensare e questo provvedimento, così come respingeremo con forza la finanziaria, non soltanto nelle aule parlamentari, ma anche in piazza, dove la gente ci sta invitando a scendere, perché è stufa e non ce la fa più e, insieme a tutti quanti noi, vuole protestare contro la vostra cattiveria e la vostra arroganza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi vogliamo portare il contributo del gruppo della Democrazia cristiana-Partito Socialista a questo dibattito.
A differenza di molti colleghi parlamentari, non ci scandalizziamo. Il Governo ha fatto l'unica legge finanziaria che era in grado di fare: era già tutto scritto! Era un epilogo che dovevamo sopportare e lo stiamo sopportando. Non ci scandalizzeremmo neppure se fosse posta la questione di fiducia, perché sappiamo che sarà appunto la fiducia l'unico collante a tenere assieme questa maggioranza eterogenea.
Dunque, è già tutto scritto, come è già scritto che dopo l'approvazione della legge finanziaria questa maggioranza, che non si regge su solide basi, si frantumerà e forse si arriverà dal «governissimo» ad un nuovo Governo più attinente alle realtà del paese. A tale proposito, si parla già di date e si indica, in particolare, la fine di gennaio.
Credo siano 28 anni - ormai se ne sono accorti tutti ed è per questo che nessuno di noi se ne meraviglia - che il Presidente del Consiglio Romano Prodi porta sfortuna a qualunque cosa tocchi. Ha toccato questa maggioranza e questo Governo ed è riuscito a distruggere il consenso che in effetti i cittadini - e mi dissocio su questo punto dagli interventi di molta parte della minoranza - dal 2005 stanno accordando all'Unione e all'Ulivo. La Casa delle libertà, quando ha governato, non è riuscita a far capire la sua concretezza politica, oppure non ha avuto la forza di uscire da quel «monopolismo», da quella politica fatta in modo superficiale e dilettantistico, che il paese non è riuscito a recepire. Quindi, ve n'è per l'una e per l'altra parte. Il paese sta regredendo da dodici anni a questa parte e mancano statisti di qualità che riescano, come è accaduto in altre realtà, a portare il paese fuori dalle secche in cui si trova la nostra economia.
Ho detto che questo Presidente del Consiglio porta sfortuna dal tempo dell'onorevole Moro, da quella famosissima - non finirò mai di ricordarla - seduta spiritica che ha decretato la fine ingloriosa di quel grande statista. Ma ha portato sfortuna anche al partito democratico, che sicuramente non si costituirà più; ha portato sfortuna all'IRI, alla Telecom, che èPag. 64l'erede dell'IRI, a Nomisma per le ferrovie, alle ferrovie stesse quando l'amico e compianto Necci gli aveva affidato gli studi sul settore. Peraltro, cari colleghi, il ministro Padoa Schioppa sarà ricordato sicuramente come uno dei peggiori ministri dell'economia che abbia mai avuto la Repubblica italiana.
In questa situazione di sfiducia del paese ci si è messo di traverso anche il Servizio studi della Camera! Infatti, i nostri tecnici dicono che l'importo complessivo «non coincide con quello indicato dal Governo (34,7 miliardi)», anzi che ben presto supereremo i 40 miliardi di euro, in quanto l'esecutivo ha ritenuto «di non considerare nella manovra le misure che limitano la deducibilità delle spese per gli autoveicoli, contenute nel decreto legge collegato, finalizzato a compensare le minori entrate dell'IVA derivanti dalla sentenza della Corte europea».
Nel dossier si legge che, secondo la relazione al decreto, «queste maggiori entrate sono già state incluse nelle previsioni di bilancio a legislazione vigente per il 2007, proprio in quanto destinate a compensare le minori entrate della sentenza della Corte di giustizia (...). Non appare chiaro come sia stato possibile inserire nel bilancio a legislazione vigente, presentato alla Camera il 1o ottobre, una parte delle maggiori entrate derivanti da un decreto-legge che è entrato in vigore il 3 ottobre». Diciamo la verità: ormai è una legge finanziaria «rimbambita».
Gli stessi ministri che l'hanno approvata intendono presentare - anche perché sono ministri dilettanti - ben 254 emendamenti. Essi stessi non l'hanno capita e mi sarei meravigliato se l'avessero fatto. Mi sarei meravigliato se uno come Antonio Di Pietro avesse capito che cosa stava approvando.
Tuttavia, i dati più significativi e preoccupanti li stanno fornendo i cittadini italiani. Vi leggo i veri dati del disegno di legge finanziaria, quelli che tutti possono verificare nelle piazze, nei negozi, in tram, sul posto di lavoro e nelle case dei cittadini: secondo l'autorevole sondaggio di la Repubblica - cito la Repubblica e non Libero o Il Giornale - e secondo molti altri sondaggi apparsi sui giornali e riferiti dalla televisione, la sfiducia degli italiani nei confronti del Governo appare evidente. Possiamo dire che si stanno provocando danni gravissimi e, temo, difficilmente riparabili nel rapporto con ampi settori dell'opinione pubblica. Emerge dai risultati del sondaggio che il consenso verso il Governo, nel periodo da luglio a ottobre, è sceso di ben 18 punti percentuali e quello nei confronti del Premier Romano Prodi è sceso di quasi dieci punti percentuali; inoltre, per il ministro dell'economia e delle finanze il crollo è stato verticale, dato che la fiducia nei suoi confronti è scesa di 20 punti percentuali, mentre la stessa fiducia nei confronti di Bersani è diminuita di 15 punti; nei confronti di Gentiloni si è ridotta di 13 punti; nei riguardi di Rutelli è diminuita di 9 punti e nei confronti del ministro Melandri è scesa di 11 punti percentuali. Insomma, una débacle al gran completo. Questi dati sono apparsi, lo ripeto, su quotidiani come la Repubblica e il Corriere della sera, non certo su Libero o su Il Giornale. Prodi raggiunge percentuali negative da capogiro rispetto alle definizioni di lento, statico e condizionato.
In questo momento, il Governo non ha la fiducia degli italiani, è minoranza assoluta nel paese e sta governando contro la volontà del popolo sovrano. Sta imponendo metodi autoritari, da «repubblica delle banane». Riconosco a Daniele Capezzone il nobile tentativo di salvare la barca con il «tavolo dei volenterosi», fallito per volontà dei capi manipoli della maggioranza, e concordo sul fatto che il disegno di legge finanziaria sia da riscrivere, almeno tenendo conto delle molte indicazioni fornite anche dal Governatore Draghi e dalla Corte dei conti. Sono necessarie più riforme coraggiose e meno spesa pubblica reale. È necessario, cioè, eliminare i «carrozzoni» pubblici che stanno soffocando l'Italia e che questo Governo confonde con i comuni, specialmente con i piccoli comuni, che sono rimasti l'ultimo cordone ombelicale tra le istituzioni e i cittadini. Basta con il ricattoPag. 65sindacale nei confronti di questo Governo, soprattutto da parte della CGIL di Epifani! Basta con i ricatti delle cooperative rosse che, forse, hanno investito troppo su questo Governo! Credo che gli interessi li debbano riscuotere piano piano, non tutti in una volta. Basta con la grande distribuzione e con le grandi società di investimenti che dettano legge ai ministri dei trasporti e delle infrastrutture su che cosa si debba o non si debba fare e su cosa sia maggiormente remunerativo! È ora di smetterla! Ci sono programmi che devono essere rispettati! Però, Daniele Capezzone e molti altri della maggioranza che si sono espressi come lui devono dimostrare la loro coerenza fino in fondo. Che cosa faranno se il Governo porrà la questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria? Approveranno il più grande pasticcio economico nella storia della Repubblica italiana? Queste sono esigenze di coerenza, cari compagni! Mi rivolgo ai compagni riformisti, a quelli della Rosa nel Pugno, ai riformatori di sinistra - perché noi continuiamo ad essere di sinistra e riformisti - e mi riferisco ai tanti socialisti che siedono nei banchi del centro e del centrodestra, perché i socialisti sono sempre di sinistra e vogliono portare avanti politiche riformiste e di sinistra: non possiamo buttare via il bambino con l'acqua sporca ma lo dobbiamo lavare e dobbiamo tenerlo. Dopo, infatti, per chiunque andrà a guidare il Governo di unità nazionale o il «governissimo» (Marini, si dice) sarà difficile risalire la china in cui questo Governo, fatto da dilettanti, sta spingendo, anche con superficialità, il nostro paese, in tutti i campi. Siamo in ritardo in Europa: gli altri stanno andando avanti e noi stiamo andando indietro!
Su queste esigenze di coerenza si misurerà la capacità di avviare quelle politiche riformiste che noi stiamo invano aspettando e alle quali vorremmo tanto dare il nostro appoggio sincero. Non siamo qui per dire un «no», a prescindere da tutto.
Siamo qui a dire che, ad esempio, con la legge finanziaria per i piccoli comuni qualcosa di buono è stato fatto: si è previsto di eliminare il patto di stabilità, si è istituito il fondo perequativo. Allora, perché non andare avanti su questa strada? Perché non impedire, con riferimento ai piccoli comuni, quelli sotto i 5 mila abitanti, di ridurre la spesa per il personale dell'1 per cento? Sono piccoli comuni: a volte qualcuno va in maternità e resta un solo dipendente, anche part-time; e allora si vedono costretti a chiudere gli uffici. Quello è lo Stato sociale: non lo possiamo smantellare! Dobbiamo pensarci!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
LUCIO BARANI. Non possiamo continuamente far sì che i comuni siano i nostri esattori, i nostri sceriffi. E mi riferisco all'addizionale IRPEF, all'ICI, all'aumento dello 0,5 per cento per cinque anni per le opere pubbliche, alla rivisitazione degli estimi catastali e, ancora, alla questione dei rifiuti che tanto attanaglia i nostri comuni.
Per un falso perbenismo, per un falso massimalismo, per un falso ecologismo non si vogliono trovare soluzioni. Vogliamo centrali nucleari, vogliamo discariche, vogliamo inceneritori, perché in questo modo li sottraiamo alla mafia ed alla malavita. Perché continuate a impedire che l'Italia sia autosufficiente anche in questo campo? Non abbiamo materie prime e i prodotti della nostra trasformazione, nella peggiore delle ipotesi, li dobbiamo mandare in Germania e, nella migliore, in Sicilia (e, giustamente, i siciliani non sono d'accordo). Dobbiamo pur raggiungere un'autonomia, anche con la legge finanziaria! Ciò affinché l'ambiente sia di tutti e non di questi pseudo ecologisti che stanno distruggendo l'ambiente in cui viviamo.
Tra qualche giorno, il Presidente Bertinotti ci riceverà: noi ringrazieremo per ciò che di buono è stato fatto, ma protesteremo, sostenendo che dobbiamo fare di più. Non sono i piccoli comuni la vera burocrazia, la vera fonte di spesa. Sono tutti quegli enti inutili che vanno dallePag. 66pseudo comunità montane, alle ATO delle acque e dei rifiuti, alle agenzie e ai consorzi che elargiscono migliaia (ne abbiamo contati oltre 200 mila!) di bende e prebende per sistemare funzionari di partito che, altrimenti, sarebbero disoccupati. Essi hanno trovato la pubblica amministrazione come punto di riferimento. Ci vorrebbe ancora più coraggio: ridurre le giunte, i consigli comunali. Questa sarebbe una buona scelta. Ma va fatta anche con le regioni, che rappresentano la vera sperequazione italiana in tutti i campi, compresa la sanità. Vi sono direttori generali che fanno fare carriera solamente a professionisti con la loro tessera e assumono solo in base a ciò che politicamente conviene loro. Questa è la situazione che porta al disastro! Ecco perché diciamo «no» alla tassa sul pronto soccorso ed al ticket sulla ricetta medica.
Dal 2 al 4 novembre, in Italia, a Roma, si riuniranno tutti i Capi di Stato e di Governo per discutere dei problemi dell'obesità e della fame nel mondo. Le vergogne del mondo: chi tanto e chi niente! L'obesità, in Italia, viene a costare 23 miliardi di euro all'anno e non si fa niente al riguardo; non ci si prepara. Il nostro ministro della sanità non è adatto ad affrontare queste tematiche, non riesce a capire, vuole introdurre i livelli minimi di assistenza. Dobbiamo fare di più!
In Italia abbiamo bisogno di portare lavoro ben retribuito ai livelli nazionali. Vorrei portare un esempio per tutti: il Governo ha affermato che in Italia con 75 mila euro si è ricchi. In Germania 75 mila euro li guadagna un operaio specializzato! Allora, se in Italia è considerato ricco chi guadagna 75 mila euro, vuol dire che l'Italia è un paese di serie B. Significa che in serie A vi sono Stati come la Germania, che hanno avuto politici capaci, i quali hanno saputo far fronte alle emergenze e alle necessità del loro paese. Per concludere....
PRESIDENTE. Onorevole Barani, deve concludere.
LUCIO BARANI. La ringrazio per avermelo ricordato, signor Presidente. Le agenzie di rating con le loro osservazioni non ci dicono niente di più e niente di meno di ciò che già sapevamo. Qui c'è stato un assalto alla diligenza di vecchia memoria ed abbiamo bisogno...
PRESIDENTE. Onorevole, il tempo a sua disposizione è terminato. Grazie.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Vorrei avere «lumi» dalla Presidenza, altrimenti potrebbe sembrare che vi sia ostruzionismo da parte dell'opposizione. Invece, sta succedendo qualcosa di incomprensibile dal nostro punto di vista.
Tre ore fa, il Governo, in Commissione bilancio, ha illustrato alcuni emendamenti che avrebbero dovuto già essere presentati in Assemblea. Il sottosegretario Sartor ha presentato sette emendamenti, su cinque dei quali sembrava vi fosse l'accordo dell'intera maggioranza. Ad ora, non risultano pervenuti all'Assemblea. Come lei, signor Presidente, sa, l'eventuale presentazione di emendamenti prevede la concessione di tempo per la presentazione di subemendamenti.
Volevo sottolineare che, a parte la presenza dello stakanovista Di Gioia, a parte la lettura terminata de Il Corriere della Sera da parte del sottosegretario Grandi, non è presente nessun membro della Commissione, gli emendamenti non sono pervenuti e vorrei far capire (anche per spiegare la reale situazione in cui si trova la maggioranza) ai nostri colleghi che, quanto sta avvenendo, in realtà, non è ostruzionismo da parte dell'opposizione. Anzi, l'opposizione in qualche modo, intervenendo, sta coprendo un «buco» creato dalla maggioranza, che aveva formalmente affermato che erano stati presentati emendamenti, ora scomparsi.
Con i nostri interventi, colleghi dell'opposizione, stiamo coprendo la difficoltà della maggioranza di formalizzare sette emendamenti che, in tre ore, sono scomparsi nel tragitto dal quarto al primo piano del Palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).Pag. 67
È un dato politico da sottolineare. Inoltre, signor Presidente, poiché nell'Assemblea e nel Palazzo, la forma è sostanza, quando il Governo comunica ai deputati, in Commissione, di aver presentato emendamenti, nella prassi si intende che gli emendamenti siano stati presentati in Assemblea. Vorremmo sapere cosa è successo in queste tre ore ai «famosi» emendamenti del Governo, così potremmo capire qualcosa sul nostro immediato futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ringrazio l'onorevole Crosetto che sapevo avrebbe aiutato il Governo e la maggioranza. Il Governo ha presentato il testo degli emendamenti nel Comitato ristretto e, a breve...
ANTONIO LEONE. No! Non era il Comitato ristretto!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Era il Comitato ristretto.
ANTONIO LEONE. Non può presentarli al Comitato ristretto!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Li ha presentati al Comitato ristretto e li presenterà formalmente, tra qualche minuto, quando saranno tutti corredati dalla relazione tecnica.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervenire dopo il rappresentante del Governo mi aiuta a rivolgerle una richiesta. Abbiamo la necessità di sospendere i lavori in Assemblea, per capire, in Commissione, quali siano le reali intenzioni del Governo.
Siamo di fronte ad un libro di buone intenzioni, presentato questa mattina, alle 9,30, durante la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, su una sorta di disponibilità (che non comprendiamo fino in fondo) ad un confronto parlamentare sulla materia. Abbiamo atteso, senza credere a tale disponibilità, un elemento concreto e, dopo otto ore, il Governo ci informa che, forse, si inizierà a discutere in maniera puntuale sulle sue proposte che saranno presentate tra qualche minuto.
È abbastanza irrituale che l'Assemblea occupi una giornata intera dei propri lavori in attesa di emendamenti del Governo. Ciò dimostra l'esistenza di un problema all'interno della maggioranza, con o senza ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È necessario avere chiarezza da parte del Governo. Abbiamo bisogno di capire in quale direzione vuole andare la maggioranza nei confronti di un decreto-legge che è già stato giudicato negativamente dalle piazze. Speriamo che non sia l'ennesima «pezza» tardiva, che non modifica la sostanza di un provvedimento, che è stato analizzato in Commissione, e che non sia solo un modo per portare avanti i lavori così da addossare all'opposizione la responsabilità della posizione della questione di fiducia.
La responsabilità, se verrà posta la questione di fiducia, sarà del Governo Prodi perché non si perde una giornata e si attendono le 17,30 per dire che, forse, ci saranno degli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Gibelli che tutto il pomeriggio abbiamo ascoltato lePag. 68considerazioni e le valutazioni dei deputati della Lega. Quindi, se c'è qualcuno che giustamente sta parlando ampiamente sono i deputati della Lega e questo non può che rincuorarci. Vorrei dire al collega Crosetto e a tutti quanti che non capisco di che cosa stiamo parlando. Come è giusto che sia, in Comitato ristretto il Governo ha annunciato ed ha illustrato una proposta emendativa, se non sbaglio, composta da sette emendamenti, che, affinché siano formalmente presentati, come ha spiegato il rappresentante del Governo, devono essere corredati dalle schede tecniche; e saranno, a minuti, presentati. Ovviamente, ciò non toglie minimamente la possibilità, ci mancherebbe altro, di osservare secondo il regolamento i tempi necessari per la presentazione dei subemendamenti. Stiamo facendo esattamente quello che è accaduto in tante altre situazioni: ciò rientra nella totale e ordinaria amministrazione dei nostri lavori e non capisco per quale ragione non possiamo proseguire. Quando il Governo avrà presentato gli emendamenti, ci sarà il tempo per presentare i subemendamenti; gli emendamenti, nel corso regolare della nostra seduta, saranno valutati e votati dall'aula, esattamente come previsto e come stiamo in qualche modo facendo. Quindi, non vedo quale sia la grande novità. Possiamo tranquillamente proseguire nei nostri lavori e credo vi siano altri iscritti a parlare. Nel frattempo, il Governo presenterà i propri emendamenti, ci sarà il tempo per i subemendamenti, ci saranno le valutazioni da parte della Presidenza e procederemo con i voti. Quindi, non capisco quale sia il problema.
PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto la situazione mi sembra abbastanza chiara. Il Governo, come ha ricordato lo stesso onorevole Crosetto all'inizio del suo intervento, ha illustrato in Commissione il contenuto di alcuni emendamenti ed ora il suo rappresentante è intervenuto in aula dicendo che fra pochi minuti saranno formalmente depositati. Io non mi sento di dire, perché non faremmo onore ai colleghi che sono qui da questa mattina ad intervenire, che nel corso della giornata si è perso tempo, si sta perdendo tempo o si sta occupando il tempo in attesa di qualche evento. Sono stati già depositati oltre 460 emendamenti e, quindi, c'è materia per svolgere, come da regolamento e da prassi, la discussione sul loro complesso. Ci sono ancora dei colleghi iscritti a parlare e, quindi, non vi è ragione per alcuna sospensione della seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, credo che sarebbe stato più corretto da parte sua mettere ai voti la possibilità di sospendere la seduta. È vero che abbiamo presentato diversi emendamenti e che stiamo discutendo sul loro complesso, ma è anche vero che quelli che presenterà il Governo andranno a modificare il testo. Di fatto, saranno poi presentati altri subemendamenti e, dunque, quello che stiamo facendo in questo momento non è un intervento completo sulla manovra al nostro esame. Quindi, sarebbe un comportamento più corretto da parte della Presidenza mettere ai voti la richiesta di sospendere la seduta ed attendere, visto che è imminente, la presentazione delle proposte emendative, per poi procedere con la discussione sul complesso degli emendamenti.
Di conseguenza, la invito a riflettere su questa proposta. Visto che gli emendamenti sono stati presentati, svolgerò il mio intervento e, comunque, le saremmo grati se al termine volesse rispondere cortesemente a questa richiesta.
I vari provvedimenti adottati dal Governo in materia economica - prima con il decreto-legge Visco-Bersani, tanto osteggiato dai tassisti, e poi con questo decreto-legge e con la manovra finanziaria - non contengono nulla per favorire gli investimenti nel settore produttivo o per limitare l'incremento della tassazione. Cosa si è fatto per favorire gli investimenti nel settore produttivo? Si propone di «scippare» il TFR: siamo veramente alla follia più pura. Chi non sa che le nostre imprese sono quasi tutte medio-piccole? Il 90 perPag. 69cento delle imprese nel nostro paese ha meno di dieci dipendenti. Il problema non è la disponibilità o meno di liquidità da parte del settore bancario; anzi, purtroppo, le banche in un momento di crisi - e sostanzialmente ci troviamo in una fase di crescita bassa - hanno disponibilità di liquidità.
Il problema è trovare chi utilizza questi quattrini. Quindi, il problema per il settore produttivo, in particolare per le tantissime microimprese ed anche per quelle medie, è la garanzia nell'accesso al credito. Chi non sa che un piccolo imprenditore, se non possiede un capannone da ipotecare, non ottiene i soldi dalle banche? Si tratta di cosa risaputa. Se ad una piccola impresa sottraiamo il TFR, le togliamo il fiato ed essa non può più continuare a lavorare.
Ovviamente, la situazione non è ancora definita e probabilmente si apporteranno modifiche, considerata anche l'attività che stiamo portando avanti in Parlamento, non con l'ostruzionismo, ma cercando di contribuire a migliorare il testo del decreto-legge. Il problema resta quello del segnale che si dà al mercato perché non si possono sempre spaventare gli imprenditori, in quanto possono fuggire dal nostro paese. Molte aziende stanno già delocalizzando nell'Europa dell'est o in Cina; si tratta di una situazione destinata ad aggravarsi anche grazie all'azione della finanziaria. Pertanto bisogna procedere prima che sia troppo tardi.
Abbiamo chiesto al presidente dell'Associazione bancaria italiana se la sua associazione avesse in animo di fare qualcosa di concreto per favorire l'accesso al credito alle piccole e medie imprese, proprio per le garanzie che mancano. La risposta è stata un secco «no»; quindi, un provvedimento come quello che sta portando avanti il Governo di centrosinistra è demenziale e folle e faremo di tutto per contrastarlo. In proposito, speriamo che la maggioranza, non tutta priva di buonsenso - considerati gli emendamenti che sono stati presentati da alcuni colleghi -, capisca che si tratta di un provvedimento sbagliato e che quindi occorre modificarlo seriamente.
In merito ad una politica che dovrebbe favorire gli investimenti delle piccole e medie imprese, si è parlato diffusamente del cuneo fiscale, bandiera sventolata da un certo tipo di propaganda e favorita da alcuni giornali interessati. Ebbene, il cuneo fiscale è sostanzialmente una «bufala» perché favorisce soltanto poche imprese. Il 25 per cento del denaro che rientra alle imprese con il provvedimento sul cuneo fiscale favorisce soltanto settecento aziende. È sotto gli occhi di tutti che si tratta di una conseguenza scorretta e sbagliata. L'effetto congiunto del cuneo fiscale e dell'incremento dei contributi per le imprese con meno di dieci dipendenti, allo stato attuale, fa sì che il costo del lavoro incrementi dell'1 per cento o, più precisamente, dello 0,9 per cento; per le imprese con meno di cinquanta dipendenti incrementa dello 0,2 per cento. Quindi, è soltanto sopra i cinquanta dipendenti che l'effetto sul costo del lavoro comincia ad essere positivo. Siamo di fronte a chiacchiere e a politiche che hanno un effetto contrario a quello perseguito: favorire gli investimenti nel settore produttivo.
Vorrei ora passare all'aspetto fiscale. All'inizio si diceva che si sarebbe dovuto fare in modo di contenere l'incremento della pressione fiscale, che altrimenti sarebbe automatico, considerata la situazione dei conti pubblici italiani ed il contesto internazionale. Vi è stata quindi la proposta di una grande manovra di redistribuzione dell'IRPEF. Intanto, su questo punto c'è il caos totale, visto che ancora nessuno ha ben compreso gli effetti della manovra sulle singole posizioni contributive. Infatti, le tabelle di simulazione si basano su una famiglia tipo composta da un padre che lavora con moglie e figli a carico. Ebbene, pare che vi siano benefici per famiglie di questo tipo con redditi sotto i 40 mila euro, almeno secondo le tabelle fatte circolare dal viceministro Visco. Tuttavia, questa famiglia tipo non è quella che esiste nella realtà; infatti, l'ISTAT considera famiglia tipo quella conPag. 70almeno un figlio, con padre e madre che lavorano. Quanto meno al nord si riscontra questa situazione: se il padre o la madre non lavora, una famiglia con figlio a carico non riesce a pagare l'affitto e le spese di gestione della casa. Quindi, la famiglia tipo non è quella considerata da Visco e dal Governo, perché la realtà è tutt'altra.
Pertanto, rappresentanti del Governo presenti in aula - visto che i ministri non si degnano di venire ad assistere al dibattito parlamentare -, è chiaro che bisognerà cambiare rotta. Ed è su questo tipo di famiglia che bisogna fare la simulazione. Le altre sono situazioni particolari, per le quali occorre prevedere aiuti diversi. Una misura intelligente sarebbe applicare nuovamente, o quanto meno riportare in auge, il quoziente familiare. Comunque, la famiglia tipo - lo ribadisco - è costituita da padre e madre che lavorano entrambi; al nord è così. Evidentemente, girate poco nel paese; siete chiusi nei palazzi del potere romano e non vi confrontate più con la gente. L'altro giorno a Vicenza migliaia di persone, tra cui artigiani, piccoli imprenditori e liberi professionisti, sono scese in piazza, per dare sostegno alle forze della Casa delle Libertà, che manifestavano contro questa manovra finanziaria. Ovunque, in tutte le città del nord ed in Padania, le associazioni di categoria hanno già tenuto conferenze stampa e stanno protestando contro questa finanziaria che penalizza l'economia del nord.
Al viceministro Visco è stato chiesto cosa accadrà alla famiglia tipo, vale a dire quella in cui entrambi i genitori lavorano. La risposta è che occorre sviluppare ulteriori simulazioni ed apportare alcune modifiche. Evidentemente, anche lo stesso viceministro non sa e non capisce l'entità della manovra né chi essa andrà a colpire. Non potete pensare che il Paese possa andare avanti in una situazione di caos totale, senza alcuna certezza su una manovra così importante. L'unica certezza, infatti, è che questa grande redistribuzione dell'IRPEF farà recuperare 400 milioni di euro, dunque si tratta di nuove tasse in più. I cittadini di questo paese saranno tassati con nuove imposizioni; vi saranno tagli agli enti locali e i sindaci, anche quelli «rossi» delle vostre città, saranno costretti ad aumentare l'ICI e l'addizionale IRPEF. Verranno introdotti ticket nella sanità; i cittadini onesti che pagano le tasse saranno costretti a pagare anche le prestazioni negli ospedali e nel pronto soccorso, misure che con il Governo della Casa delle Libertà non esistevano.
Voi che dite di voler aiutare i più deboli, li state invece penalizzando. Le imprese chiuderanno e saranno licenziati i lavoratori, che dite di voler difendere. Volete espropriare loro il TFR; volete darlo allo Stato ed essi non lo rivedranno mai più. Sono queste le politiche economiche portate avanti dal Governo, che penalizzano sia le imprese che i lavoratori.
È un problema che si avverte soprattutto al nord, dove generalmente le tasse - ed è giusto dirlo - si pagano. Infatti, al nord la gente le tasse le paga. Per chi paga e dimostra di avere un comportamento corretto nei confronti dello Stato, vi sembra forse giusto superare il 50 per cento della pressione fiscale? È davvero un atteggiamento che non accettiamo. È una finanziaria inaccettabile e faremo di tutto, non solo in Parlamento, ma anche nelle piazze, per ribellarci a tale manovra fiscale.
Il livello della burocrazia viene aumentato da questo provvedimento. Non è vero che i settori produttivi, le piccole e medie imprese e gli artigiani non vogliono confrontarsi con lo Stato sulle tasse da pagare; essi sono invece preoccupati dell'entità della nuova burocrazia che penalizzerà la loro attività lavorativa. Con il provvedimento in esame, anziché procedere nella direzione della semplificazione, sono stati introdotti ulteriore burocrazia e nuovi adempimenti. Si va verso un regime di polizia tributaria. Addirittura verranno colpiti e multati da Visco i cittadini che non faranno la spia e non denunceranno - se per caso mangeranno una pizza o avranno bisogno a casa loro di un idraulico - il commerciante o l'artigiano che non rilascerà scontrino o fattura. SonoPag. 71misure degne di un Governo di polizia fiscale, che assolutamente non vogliamo veder applicate nel nostro Paese.
Riguardo agli aspetti macroeconomici, le motivazioni adottate dalle agenzie di rating, che hanno declassato il nostro Paese, sono arrivate con un Governo di centrosinistra operativo ormai da diversi mesi. Ebbene, il provvedimento immediato deciso dall'Esecutivo, a fronte di tale declassamento, è quello di aumentare le tasse. Si tratta di una pazzia assoluta che penalizzerà ancora di più lo sviluppo dell'Italia.
Un'altra norma da prendere in considerazione è l'articolo 12, dove si rivedono tutte le concessioni statali volute dal ministro Di Pietro. In questo caso, oltre ai dubbi di copertura finanziaria emersi durante l'esame in sede referente, si giungerà a contenziosi per indennizzi e quant'altro. Al di là del fatto che si tratta di provvedimenti non coperti e che quindi comporteranno maggiori risorse pubbliche perché lo Stato dovrà intervenire per sostenere tali misure, esiste un problema di fondo incredibile ed impressionante, che non avete visto o che volete far finta di non vedere.
Insinuare, in questo particolare momento storico, un dubbio così forte nei confronti dell'intero sistema delle concessioni produrrà l'unico risultato di bloccare i lavori, anche quelli già autorizzati. E questo è evidente, vi sono lavori pronti per essere cantierati, lavori per centinaia e centinaia di miliardi di opere pubbliche nel paese, soprattutto al nord, in Padania, che verranno bloccati a causa dei contenziosi che nasceranno quando sarà introdotto l'articolo 12, voluto dal ministro Di Pietro, un ministro che evidentemente di lavori pubblici capisce ben poco - l'abbiamo già detto più volte in Parlamento -, ma che è talmente arrogante da voler imporre, con la legge del ricatto attraverso i voti parlamentari, la sua linea al Governo.
È inevitabile che l'unico provvedimento per risollevare le sorti economiche del paese sia l'introduzione del federalismo fiscale, che da sempre la Lega ha auspicato e perseguito, un federalismo fiscale che non vuol dire concedere ai comuni la possibilità di introdurre nuove tasse o di aumentare quelle già esistenti, ma permettere di mantenere i soldi che si pagano in tasse sul territorio. Il Veneto paga troppi soldi in tasse e ne vede troppo pochi tornare indietro, vede troppi sprechi di Roma fatti con i soldi dei contribuenti del Veneto, della Lombardia, del Piemonte, della Liguria, del Friuli-Venezia Giulia e delle regioni del nord in generale.
Ancora, in questa manovra finanziaria vi sono i tagli agli enti locali, ai comuni ed alle province del paese, eppure Roma capitale si vede attribuire un finanziamento straordinario di 144 milioni di euro. Ancora una volta, con questo provvedimento, si vanno a sostenere migliaia di forestali calabresi che sono stati assunti per il voto di scambio dei partiti del centrosinistra in Calabria. Ancora una volta, da questo Governo viene introdotto un fondo a sostegno non delle persone meno abbienti, ma degli extracomunitari, per poterli inserire. Si tratta, dunque, di soldi che andranno ai tanti extracomunitari, soprattutto clandestini, che voi non state mandando via dal paese, perché non state più applicando la cosiddetta Bossi-Fini, ma che volete mantenere per dare poi loro la cittadinanza, per ricevere successivamente dai medesimi un voto. Si tratta di un provvedimento, anche questo, che sicuramente si può definire di voto di scambio.
Non esiste alcuna categoria (penso agli artigiani, ai commercianti, alle categorie imprenditoriali) che non abbia contestato questa manovra finanziaria. Gli stessi economisti di sinistra la contestano e nella stessa maggioranza ci sono ministri pronti a dimettersi a causa dei tagli fatti ai ministeri, nella ricerca e nell'università.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole...
FEDERICO BRICOLO. Concludo, signor Presidente. Credo che l'unica cosa che possa fare questo Governo è togliere il disturbo e «andare a casa», prima che ciPag. 72pensi la maggioranza dei cittadini di questo paese a «mandarli a casa», a calci nel sedere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. All'inizio del suo intervento, onorevole Bricolo, lei aveva chiesto per quale ragione la Presidenza non intendesse mettere ai voti la proposta, che era stata avanzata, di una sospensione della seduta. Mettere o no ai voti una proposta del genere è facoltà della Presidenza stessa. Le ragioni per le quali abbiamo deciso di proseguire i lavori le ho illustrate in precedenza.
Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, comprendo la decisione, che è facoltà della Presidenza, di mettere o meno in votazione la proposta di sospendere i lavori, ma prendo atto che stiamo discutendo del complesso degli emendamenti purtroppo senza conoscere il testo degli emendamenti del Governo. A parte i colleghi che sono membri del comitato ristretto, che almeno hanno avuto la «fortuna» - fortuna relativa - di assistere all'illustrazione di tali emendamenti, i colleghi che sono in aula e che prendono la parola in sede di discussione sul complesso degli emendamenti non conoscono il testo degli emendamenti del Governo. Vorrei che ciò fosse puntualizzato e rimanesse agli atti.
Oltre a ciò, vi è una valutazione generale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria e, più in generale, sulla manovra finanziaria stessa, che abbiamo giudicato essere sproporzionata in termini di volume e non condivisibile in termini di valutazione politica del contenuto. Non è una valutazione fatta solo da noi che apparteniamo all'opposizione e alla minoranza parlamentare, che ogni giorno di più diventa maggioranza nel paese, ma è una considerazione espressa da categorie, associazioni, società civile. Vediamo che si continua nella pessima direzione del decreto Visco e, per conoscenza, Bersani, che va nel segno della costituzione e del rafforzamento di tutti quei meccanismi e di quelle dinamiche che sottendono alla costruzione di uno Stato di polizia tributaria.
Abbiamo registrato tra il decreto fiscale e la legge finanziaria, tra aumenti di tasse già esistenti ed introduzione di nuove gabelle, circa settanta elementi fiscali in più. Questo segnale politico non accoglie certo le esigenze di sviluppo e di competitività del nostro sistema paese. Abbiamo valutato - lo abbiamo già detto - per tanti anni quali potessero essere le sfide della globalizzazione, quali i meccanismi per dare agio, spazio e competitività alle nostre imprese. Ci riferiamo, ad esempio, alla riduzione dei costi indiretti relativi al lavoro. Vediamo un decreto fiscale, in questo momento, e una legge finanziaria poi - ammesso e non concesso che riusciamo ad avere una formulazione finalmente chiara e definitiva anche di quella -, che vanno nel segno opposto, vale a dire verso l'aumento del costo del lavoro, della contribuzione indiretta, non solo per i lavoratori parasubordinati in generale. Ciò rappresenta già un delitto, visto che il lavoro parasubordinato è quello che dovrebbe costituire la soglia di accesso dalla disoccupazione all'occupazione, o meglio ancora se lo si preferisce, dal sommerso all'emerso.
Addirittura vi sono provvedimenti - e abbiamo avuto modo di affrontare la questione in Commissione lavoro - che riguardano l'aumento della contribuzione per l'apprendistato e, in particolar modo, per l'apprendistato artigiano che, nella maggior parte dei casi, diventa lavoro stabile.
Allora qual è la ratio che ispira queste scelte e l'aumento sistematico della tassazione fiscale? Evidentemente è una concezione oppressiva, invasiva, che fa sì che lo Stato consideri in maniera già pregiudiziale, come un evasore e un colpevole in partenza, il cittadino, l'imprenditore, il commerciante e il datore di lavoro, colui che mette a rischio se stesso e le proprie capacità imprenditoriali, il proprio capitale di base. In questo senso, si va a costruire con le agenzie di riscossione, con i nuovi poteri a questi agenti, una macchinaPag. 73di polizia tributaria implacabile. Con il controllo dei dati si va a violare la privacy! Non ci sono bastate le esperienze di ciò che abbiamo letto sui giornali o visto sul caso Telecom? Non è altrettanto evidente che, forse, non è opportuno incrociare o riunire nelle mani di chiunque dati sensibili riservati? Forse, c'è una possibilità di accesso troppo semplice a certi dati e questo può costituire un elemento di pericolo sensibile per la privacy e anche per la stabilità di tante situazioni in un paese civile e democratico. Credo che questo non sia difficile da comprendere.
Crediamo profondamente che un sistema economico che intenda essere competitivo e voglia svilupparsi debba partire da un presupposto: intanto le tasse devono essere eque e commisurate ai servizi erogati al cittadino contribuente, sia esso persona fisica o giuridica, ma è vero anche il fatto che meno tasse vengono imposte e più diventa facile che tutti le paghino. In questo senso, le settantanove nuove tasse rappresentano un vulnus ed un freno a mano tirato per l'economia. Non è un caso che l'Europa abbia detto di guardare con attenzione alla manovra finanziaria italiana e che soltanto dopo che Prodi ha annunciato la riforma delle pensioni abbia espresso un giudizio favorevole.
Non è un caso che le agenzie internazionali di rating collochino l'Italia assieme alla Malaysia ed al Botswana nella categoria «A+». Non è un caso, inoltre, che l'impostazione del Governo in carica venga considerata fallimentare, poiché questa è la scelta di fondo che è stata compiuta allora con il cosiddetto decreto Bersani, che è proseguita con il documento di programmazione economico-finanziaria, che continua con il decreto-legge fiscale al nostro esame e che si suggella, in maniera alta e nobile - ed è chiaramente con ironia che lo dico -, nel disegno di legge finanziaria!
In più, in questi giorni sono emersi due elementi di novità: l'accordo sul trattamento di fine rapporto e l'annuncio del «lieto evento». Mi riferisco al fatto che Romano Prodi ci ha informato, direttamente dai giornali e senza prima passare per il Parlamento, che, una volta approvata la manovra finanziaria (se mai dovesse essere approvata), a gennaio il Governo affronterà la riforma del sistema previdenziale. Allora affrontiamoli questi due temi, colleghi.
L'operazione relativa al trattamento di fine rapporto è stata definita una «rapina concertata». Ebbene, alcuni colleghi della maggioranza parlamentare sostengono e ripetono ad ogni piè sospinto che il trattamento di fine rapporto è finanziato con risorse di proprietà dei lavoratori. Se questi denari sono proprietà dei lavoratori, è altrettanto evidente che essi non sono proprietà né del sindacato, né di Confindustria, né tantomeno del Governo. Non sono neanche uno strumento politico nelle mani dell'Esecutivo per fare cassa, o per ricattare le categorie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), così come è accaduto quando il ministro dell'economia e delle finanze ha affermato che avrebbe prelevato il TFR offrendo in cambio della riduzione del cuneo fiscale: e l'uno e l'altro! Invece, ciò non è accaduto, perché l'Esecutivo è stato ricondotto a più miti consigli.
L'altro aspetto dell'accordo sul trattamento di fine rapporto che intendo evidenziare è che si tratta di un azzardo. Sei miliardi di euro all'anno, infatti, sono una previsione che, dal punto di vista fiscale, ha la stessa certezza di quello che qualcuno ha definito un falso in bilancio. E non si può neanche affermare che si tratti di un'operazione finalizzata al rilancio della previdenza integrativa.
Onorevoli colleghi, siccome il destino del decollo dei fondi pensione è inversamente correlato alla costituzione del fondo di raccolta del trattamento di fine rapporto inoptato presso il Tesoro, delle due l'una: o decollano i fondi pensione, o il Governo fa cassa! L'interesse dell'Esecutivo è fare cassa, a differenza dei lavoratori, che hanno interesse a far decollare la previdenza integrativa. Su questo aspetto, quindi, esiste un conflitto di interessi talmente palese ed evidente da mettere in piena luce tutte le contraddizioni di tale operazione!Pag. 74
Questa misura, peraltro, conserva in sé lo stesso limite strutturale che ha condotto la sinistra ed il sindacato ad ingaggiare una battaglia stupida ed inutile sulla sperimentazione della riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, vale a dire il voler fissare, sempre e comunque, soglie di crescita per le imprese, nel caso di specie quella di cinquanta dipendenti. Anche così, infatti, si crea una discriminazione per quelle imprese che occupano già cinquanta dipendenti, vorrebbero assumerne uno a tempo indeterminato ma sanno che, così facendo, si vedrebbero applicata la disciplina che stabilisce che l'intero trattamento di fine rapporto venga conferito all'INPS, e dunque non godrebbero più dell'esenzione.
L'altra questione che intendo affrontare riguarda la riforma previdenziale, annunciata oggi da Prodi e prima ancora dal ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, attraverso un'intervista rilasciata ai giornali. Tale tema è stato ripreso da esponenti della maggioranza parlamentare, alcuni dei quali assai autorevoli, come ad esempio il presidente del gruppo parlamentare de L'Ulivo alla Camera dei deputati, Franceschini. Essi, infatti, hanno preannunciato al Parlamento, alla Commissione lavoro, a tutti noi e credo anche a tutti voi che il Governo, dopo l'approvazione definitiva della manovra finanziaria, affronterà finalmente il tema così importante della riforma previdenziale, e lo farà assieme al sindacato.
Vorrei innanzitutto rilevare che il metodo concertativo viene utilizzato dal Governo «a targhe alterne», poiché vi si ricorre quando c'è da far incassare al sindacato qualcosa di importante. Nell'ambito del decreto fiscale al nostro esame, infatti, è previsto un meccanismo di compensazione relativo alle quote degli iscritti al sindacato, e ritengo si tratti di un'istituzionalizzazione completamente fuori luogo. Quando c'è da regalare al sindacato più potere e più controllo per quanto riguarda la gestione della vita dei lavoratori e la loro rappresentanza, non c'è problema, ma quando arriva il momento delle riforme strutturali lo considerate un aspetto secondario da rinviare.
Allora, delle due l'una: o è vero che il Presidente Prodi dice che metterà mano alla riforma delle pensioni per accontentare le giuste richieste del commissario Almunia (ha pertanto «bleffato» nei confronti dell'Europa, ha mentito all'Europa e all'Italia, ma poi si sarà prodigato a rassicurare i membri del Governo, la maggioranza e le parti sindacali, facendo affermazioni del tipo: cari amici, lo abbiamo dovuto dire, ma non lo faremo mai!) oppure il Presidente del Consiglio dice la verità.
Forse in questo si avverte da subito una crisi aperta nella maggioranza! Colleghi, cominciate a prepararvi alla campagna elettorale, perché i numeri del Senato parlano chiaro! Al riguardo, si sono espressi i rappresentanti dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Verdi e dei Comunisti italiani che hanno detto al Presidente del Consiglio: caro Prodi, noi su questa riforma non ci stiamo! L'età pensionabile dei lavoratori non si alza e di riforma delle pensioni non se ne parla, oppure se ne parla prima all'interno della maggioranza!
Si tratta quindi di una smentita forte e chiara. Si tratta di una smentita di una linea politica che, peraltro, continua inesorabilmente a non passare per le aule di questo Parlamento, per l'aula della Commissione lavoro o per quella dell'Assemblea di Montecitorio.
È evidente che vi è una crisi all'interno della maggioranza parlamentare; e continuo a chiamarla maggioranza parlamentare perché non si tratta della maggioranza del paese.
È impensabile che oggi siamo qui a discutere sul decreto fiscale connesso alla manovra finanziaria senza aver contezza degli emendamenti che il Governo presenterà in aula, così come non abbiamo contezza della versione definitiva del disegno di legge finanziaria; sappiamo già, invece, che il Governo affronterà la riforma delle pensioni da gennaio a marzo, e che, in questo momento, la maggioranza è in crisiPag. 75e, ancora, che i rappresentanti dei gruppi di maggioranza hanno annunciato guerra al Governo su questo tema.
Allora, signor Presidente, è paradossale discutere su tali provvedimenti con una maggioranza in crisi che probabilmente, in questo momento, sta riflettendo sull'ipotesi di porre o meno la questione di fiducia sul provvedimento in esame mentre già nell'altro ramo del Parlamento la fiducia non ce l'ha più, perché non ha più i numeri per andare avanti.
Si poteva fare un'altra scelta. Avremmo compreso di più se la maggioranza avesse affrontato con coraggio l'esigenza della riforma strutturale delle pensioni nella finanziaria nel solco, peraltro, di quanto già fatto, in maniera virtuosa, dal Governo Berlusconi; vorrei ricordare infatti che la riforma delle pensioni è stata realizzata dal Governo Berlusconi. Mi riferisco alla riforma Maroni, in particolare alla questione dello scalone previdenziale su cui si è tanto discusso. Forse, la soluzione sarebbe stata quella di anticipare la riforma, non di posticiparla!
Vi è una questione politica di fondo: questa maggioranza alla Camera è tanto impegnata a lavorare sugli emendamenti da presentare a questo testo, a discutere sull'ipotesi di porre o meno la questione di fiducia ed a capire dove si sono persi, fra il quarto ed il primo piano, gli emendamenti del Governo! Farebbe bene l'isolato rappresentante del Governo presente in aula ad informarsi non sugli emendamenti che si perdono tra il quarto ed il primo piano, ma sulla maggioranza che si perde tra questa e l'altra Camera. Farebbe bene a soffermarsi sui numeri del Senato e sul fatto che questa maggioranza non c'è più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha testè presentato alcune proposte emendative, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 4). Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 19,15.
Ha chiesto di parlare la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ancora una volta dobbiamo rilevare che stiamo discutendo di un provvedimento importante - un decreto fiscale collegato alla finanziaria, un provvedimento omnibus -, sotto il ricatto della maggioranza. Una maggioranza che vorrebbe limitarci nel nostro ruolo di opposizione, che stiamo svolgendo in maniera responsabile, attenta, sicuramente rigida, che non fa sconti e quindi scomoda e da zittire attraverso la minaccia della posizione della questione di fiducia.
È una settimana che volete giustificare la posizione della questione di fiducia, cercando di scaricarne la responsabilità sull'opposizione. State dicendo ovunque che l'opposizione non è ragionevole, che presenta troppi emendamenti. La Lega ha presentato 300 emendamenti; in questo modo ha forse creato un vulnus? Insomma, ci volete bacchettare perché stiamo semplicemente svolgendo il nostro dovere, stiamo facendo quello per cui i cittadini ci hanno votato.
Allora, minacciate di blindare tutto, minacciate il ricorso al voto di fiducia. Per fortuna, la settimana scorsa, vi è stato il richiamo del Presidente della Repubblica che, pur non appartenendo evidentemente alla nostra parte politica, vi ha richiamato a non blindare la discussione in Parlamento su questioni così importanti che riguardano la vita di tutti i cittadini ed a discuterne apertamente senza colpi di mano.
Abbiamo visto l'arroganza di questa maggioranza. Da quando siete stati eletti state blindando le discussioni: lo avete fatto anche ieri nel corso dell'esame del provvedimento sull'ordinamento giudiziario. Ieri, abbiamo votato un provvedimento, che presenta un palese errore, solo perché vi era fretta di accontentare gli interessi dei magistrati, vostri amici, riuniti nelle associazioni sindacali.
Da quando siete al Governo di questo paese - perché vi hanno eletto dei cittadini italiani che già se ne sono pentiti - state procedendo attraverso il metodo della decretazione d'urgenza. Avete approvato 13 leggi, di cui 8 sono provvedimentiPag. 76d'urgenza. Insomma, si vuole continuamente blindare il Parlamento, scaricando ancora una volta sull'opposizione la responsabilità della fiducia.
Non siamo sciocchi; è un po' che facciamo questo mestiere e abbiamo capito che la fiducia serve a voi, perché avete l'esigenza di blindare la vostra maggioranza, le vostre pesanti contraddizioni.
Il Presidente Prodi mostra una faccia rassicurante di fronte al paese: per lui va sempre tutto bene! Tuttavia, in realtà, siete preoccupati perché fate fatica a conciliare le contraddizioni esistenti all'interno del vostro schieramento; fate fatica a conciliare i radicalismi delle forze comuniste - quelle dei manifesti con scritto «Anche i ricchi piangono» o di Diliberto, che vorrebbe entrare al Billionaire imbottito di tritolo - con le posizioni delle forze più moderate, quali la Margherita e i Democratici di sinistra, anche se ultimamente stento a chiamarle moderate!
Ebbene, state alimentando un clima pericoloso nel paese. State facendo crescere un odio sociale nei confronti di alcune categorie di cittadini e in questo modo vi state assumendo una responsabilità gravissima. Volete criminalizzare alcune categorie. I lavoratori autonomi, i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori: coloro che portano avanti l'economia di questo paese e che ne sono l'asse più vivo e più fluido, voi li volete criminalizzare! E volete farlo perché magari riescono ancora a sopravvivere in un sistema mondializzato con la concorrenza della Cina! Magari, visto che riescono a portare avanti l'azienda di famiglia, sono evasori e per questo devono essere puniti con le tasse del viceministro Visco e compagni!
Ebbene, noi non possiamo accettare questo atteggiamento di odio sociale, di odio di classe, che tra l'altro colpisce intere categorie localizzate soprattutto al nord del paese, quel nord che noi rappresentiamo. Ma noi rappresentiamo anche i lavoratori dipendenti del nord, le categorie più deboli, che voi state prendendo in giro, perché per criminalizzare il lavoro autonomo e le piccole imprese vi siete anche inventati la favoletta di Robin Hood! Vi siete travestiti da Robin Hood! Devo dire che Robin Hood è un personaggio che personalmente mi è molto simpatico. Però, signori, chi vi crede?
Voi non state togliendo ai ricchi per dare ai poveri, in un concetto di equa redistribuzione sociale, che potrebbe anche affascinarci. Voi state togliendo a tutti! Voi state facendo una manovra fiscale e finanziaria di sole tasse, che colpirà tutti, indistintamente, i cittadini! Basta fare quattro conti. Potremmo parlare della revisione degli estimi catastali, che verrà affidata ai comuni; poi, al nord sicuramente i comuni faranno in fretta ad adeguare gli estimi catastali, al sud invece ci sarà la solita inerzia. Dunque, voi colpirete tutti. Colpirete magari i proprietari di una piccola casa: in quanto proprietari, subiranno questa vessazione nella revisione degli estimi. Però a voi cosa importa? Non resterà colpita, forse, l'unica categoria che difendete in questo momento: gli extracomunitari nullatenenti. Sono loro il faro e l'interesse del vostro modo di fare politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ma andiamo avanti. Quali ricchi colpirete? Coloro che andranno al pronto soccorso di un ospedale, visto che ripristinate il ticket sul pronto soccorso! Certo, se una persona ha una patologia grave e deve essere ricoverata, allora non lo pagherà, ma tutti gli altri saranno sottoposti a questa vessazione. E poi parliamo di prevenzione per quanto riguarda la salute! Questa è un'autentica vergogna!
Ma vediamo quali altre categorie di ricchi colpirete. Pensiamo al pensionato, che ha messo da parte qualche risparmio, magari facendo fatica per arrivare a fine mese - d'altronde, il nostro è un paese che ha la cultura del risparmio -: ebbene voi metterete le mani nelle tasche di queste persone, perché innalzerete, dicendo di dover redistribuire, la tassazione su BOT, CCT e rendite dal 12,5 per cento al 20 per cento. Ma anche in questo caso avete una scusa, come per tutto il resto: dite che riequilibrerete tutto con una minore tassazione sui conti correnti. Ma, signori, chiPag. 77è che oggi tiene i pochi risparmi sul conto corrente? Smettetela di prenderci in giro! Siamo veramente stufi. State passando da una cultura dell'esproprio proletario - di cui probabilmente l'onorevole Caruso, che siede nelle fila della vostra maggioranza, va anche orgoglioso - ad una politica di esproprio ai proletari! Voi questo state facendo!
Ma continuiamo con gli esempi. I tagli agli enti locali: anche in questo caso operate tagli in danno degli enti locali, costringendoli ad aumentare la pressione fiscale sui cittadini. Certo, aumentate la loro autonomia impositiva, però non diminuite la pressione centrale: tutto il contrario di quello che vuole la Lega, tutto il contrario del federalismo fiscale! Anche su questo siete, purtroppo, falsi e bugiardi. Quando si è svolto il referendum costituzionale avete fatto una campagna, soprattutto nel nord del paese, dicendo che il vostro era un «no-sì»: un «no» per cassare una riforma che non vi piaceva, ma anche un «sì» per fare al più presto una riforma costituzionale che desse più potere, un potere esclusivo alle regioni, che realizzasse il federalismo fiscale e che diminuisse il numero dei parlamentari.
L'onorevole Rutelli l'ha promesso, l'ha sbandierato durante la campagna referendaria! Non abbiamo ancora visto l'approvazione di questo importante provvedimento! Forse, eravate più preoccupati di approvare, in fretta e in furia, l'indulto, e questa è un'autentica vergogna!
Dunque, il modo per ridurre gli sprechi c'era: realizzare il federalismo. Ma anche qui, purtroppo - torno a dirlo -, siete bugiardi! Noi della Lega abbiamo un'idea chiara: non ci deve essere una fiscalità aggiuntiva degli enti locali, non ci interessano le quote, le addizionali IRPEF aggiuntive per le regioni o quant'altro. Noi vogliamo una fiscalità locale sostitutiva! Vogliamo che le tasse dei cittadini vengano pagate al comune in via prioritaria, e poi devolute in parte, a salire, agli altri enti locali e anche allo Stato per l'esercizio delle sue competenze!
Noi dobbiamo avere il coraggio di realizzare tutto questo, ma con l'attuale maggioranza penso che, purtroppo, anche sotto il profilo delle riforme istituzionali, si sia persa un'occasione, si sia messa la pietra tombale sul cambiamento. E questo è gravissimo, perché continuiamo a parlare di diminuzione degli sprechi, di tagli alla spesa, ma se non avremo il coraggio di affrontare le riforme strutturali, se non avremo il coraggio di trasformarci in uno Stato federale, questi tagli li faremo solo a scapito della sanità e della scuola, signor ministro Fioroni! Ricordiamoci questo!
Poi, certo, ci sono sempre i fortunati, perché ai comuni del nord si chiede di stringere la cinghia. Vi leggo alcuni dati: il comune di Cambiago ha una riduzione del 37 per cento dei finanziamenti. Poi c'è la solita regalia a Roma, che prende in conto corrente 150 milioni di euro, sine die fra l'altro, e questo perché deve esercitare la sua funzione di capitale!
Tutto questo è vergognoso e noi non mancheremo di denunciarlo ai vari sindaci che arrivano a Roma con il cappello in mano e che non hanno i soldi per realizzare le strade per i loro cittadini! Ed è ancora una vergogna il fatto che non vi siate occupati né nel decreto fiscale né nel disegno di legge finanziaria degli interessi del nord del paese, di tutti quei cittadini - sono di Bergamo - che si immettono magari sulla famigerata A4, sulla Brescia-Bergamo-Milano! Quelle persone non sono ricche: sono manovali! Tante volte, si tratta di persone che si svegliano alle 4 del mattino e che non fanno ritorno a casa prima delle 10 di sera, perché non hanno la BreBeMi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Perché parlare di Pedemontana è ancora un tabù in quest'aula! Questa è una vergogna e lo dico ai colleghi del nord! Vergognatevi di approvare un disegno di legge finanziaria che non prevede infrastrutture non solo per le nostre imprese, ma anche per i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
EMANUELE FIANO. Cinque anni di cantieri fermi!
Pag. 78PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere!
CAROLINA LUSSANA. Presidente, la verità fa male, lo capisco, ma le chiedo di richiamarli al rispetto delle regole civili di quest'aula (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! La verità fa male, lo capisco...
PRESIDENTE. Onorevole Lussana, si rivolga alla Presidenza.
CAROLINA LUSSANA. Veniamo alle altre bugie che ci avete raccontato.
Voi ora chiedete sacrifici al paese. Vi siete presentati come i moralisti, come coloro che dovevano innovare rispetto agli sprechi del passato. Ebbene, vi ricordate lo «spacchettamento»? Vi ricordate i 102 membri di Governo, signori? Siete andati oltre la carica dei 101!
Queste sono spese aggiuntive, perché anche nel decreto fiscale che oggi stiamo esaminando abbiamo trovato che per lo scorporo del Ministero per i beni e le attività culturali - si vede che Rutelli conta nella vostra maggioranza - è stata operata una deroga al divieto di assunzione dei dipendenti pubblici e addirittura consentite l'assunzione di nuovi dipendenti per i beni culturali sostenendo la necessità di questa assunzione, perché in futuro porterà risparmi. Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA. In campagna elettorale vi siete riempiti la bocca di sicurezza. Tra i primi vostri atti avete approvato l'indulto ed ora mi fanno ridere le lacrime di coccodrillo di Fassino: «Abbiamo sbagliato»! Doveva pensarci prima!
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lussana.
CAROLINA LUSSANA. Doveva avere maggiore rispetto per i cittadini, per le vittime dei reati e per tutti coloro che, in questo paese, vogliono la certezza del diritto e la certezza della pena (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il termine da lei fissato per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti del Governo mi sembra piuttosto incongruo, da un lato perché si tratta di emendamenti di sostanza, che meritano un approfondimento, e, dall'altro, perché, anche rispetto al percorso che abbiamo di fronte, sono emendamenti riferiti non all'articolo 1, bensì all'articolo 3 e seguenti.
A nome del mio gruppo, le chiedo quindi di differire da una a tre ore il termine per la presentazione dei subemendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, sicuramente possiamo differire il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti, prevedendo un tempo aggiuntivo di mezzora. Pertanto, il termine è fissato non più alle 19,15, ma alle 19,45.
Ha chiesto di parlare il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, è veramente paradossale, se non inusuale, che il Governo presenti i suoi emendamenti alle 18,15, quando la discussione sulle linee generali è ormai conclusa da tempo e mentre stiamo terminando l'illustrazione del complesso degli emendamenti. Del resto, è un film già visto: anche in Commissione le cose non sono andate diversamente. Ma tant'è! Ormai questo Governo ci sta abituando a tutto, anche allo stravolgimento del regolamento.
Vorrei cominciare il mio ragionamento esaminando il quadro macroeconomico. Il primo dato che occorre evidenziare è che,Pag. 79nonostante le catastrofiche previsioni, prima e dopo le elezioni e, recentemente, nel periodo della presentazione del DPEF, del ministro dell'economia Padoa Schioppa, che aveva parlato di conti allo sfascio, affermando che si era tornati alla situazione del 1992 e alla grande manovra del Presidente Amato, il prodotto interno lordo è cresciuto, le entrate fiscali sono maggiori e, soprattutto, lo sono in maniera strutturale. Ciò significa che quelle misure dispiegheranno i loro effetti anche negli anni prossimi.
Come emerge anche dalla nota di aggiornamento, infatti, risultano 6 miliardi di euro di entrate tributarie aggiuntive solo per il 2006, che si proietteranno per 5 miliardi di euro anche sul gettito del 2007.
Le maggiori entrate di tipo strutturale insieme all'andamento particolarmente favorevole del fabbisogno sono la prova dell'efficacia delle misure, sia dal lato delle entrate, sia da quello delle spese, poste in essere dal precedente Governo di centrodestra proprio per garantire il rispetto dei saldi di finanza pubblica, nonostante ci fosse una congiuntura economica sicuramente non favorevole.
Ora, dopo un ignobile balletto di cifre (si era partiti da un DPEF di 35 miliardi, poi si era passati a 34 e, dopo l'incontro con i rappresentanti degli enti locali, a 33,5, mentre ora si è tornati a 40 miliardi, a seguito della sentenza sull'IVA), questa manovra presenta 15 miliardi di euro a correzione del deficit tendenziale, mentre i restanti miliardi sono finalizzati, apparentemente, solamente come specchietto per le allodole, allo sviluppo.
Su questa manovra si sono già appuntati i rilievi critici formulati da diverse istituzioni indipendenti. La Corte dei conti ha detto chiaramente che la pressione fiscale aumenterà di un punto, come mai si era verificato negli ultimi 20 anni. La Banca d'Italia ha certificato che non ci sono riforme strutturali e che i tagli si tramuteranno in nuove tasse per il contribuente.
La composizione della manovra lorda quindi è sbilanciata sul lato delle entrate, con possibili evidenti effetti di freno della crescita economica, avviata ma non ancora consolidata, e con l'ulteriore rinvio degli interventi strutturali proprio sul lato delle spese. È proprio per questo che le agenzie di rating, Fitch e Standard & Poor's, nei giorni scorsi hanno declassato d'Italia, perché la manovra di Prodi - hanno affermato chiaramente e testualmente - tradisce le attese del Documento di programmazione economico-finanziaria e manca completamente di riforma. In parole povere, i provvedimenti non sono credibili a livello di comunità internazionale.
La manovra dell'anno scorso, invece, aveva incontrato l'approvazione del Fondo monetario internazionale proprio perché basata sostanzialmente su tagli di spesa concentrati sulle amministrazioni centrali e sugli enti locali e sui trasferimenti agli enti autonomi, alle società autonome di servizi.
Per quanto riguarda il contenuto sociale della manovra, va rilevato, innanzitutto, che il previsto aumento degli assegni familiari appare sostanzialmente vanificato dalla modifica delle aliquote e degli scaglioni dell'IRPEF, nonché dall'eliminazione del sistema delle deduzioni e dalla facoltà attribuita agli enti territoriali di agire sulle addizionali. Avevamo introdotto, come Governo di centrodestra, il sistema delle deduzioni proprio per avviarci verso quello dello spread o del quoziente familiare, invocato e richiesto da tutte le associazioni familiari e, soprattutto, già vigente in molti tra i paesi più avanzati d'Europa.
Il saldo della sola operazione di revisione delle aliquote e degli scaglioni dell'IRPEF non è pertanto pari a zero; piuttosto sono evidenti, e lo attesta la relazione tecnica, gli effetti, che saranno e sono reali, di maggiore aggravio, pari a oltre un miliardo di euro, certificati sempre nella relazione tecnica medesima.
Pertanto, si tratta di una operazione non meramente redistributiva, come si vuole sostenere da parte del centrosinistra, ma di vero e proprio aumento della pressione fiscale, peraltro con reale aggravioPag. 80del prelievo solo su possessori di alcuni redditi, ovverosia, tanto per intenderci, il ceto medio.
Ulteriore aggravio fiscale per le famiglie deriverà anche dall'istituzione di imposte di scopo da parte degli enti locali e di una tassa di soggiorno fino ad un massimo di 5 euro pro capite e pro die e dal possibile aggravio della tassazione sugli immobili e sugli autoveicoli.
In materia previdenziale, poi, la riduzione del cuneo fiscale sarà destinata solo in parte ai lavoratori e va valutata, comunque, congiuntamente al cospicuo e generalizzato aumento delle aliquote contributive, che, sia pure marginalmente - lo 0,3 per cento - coinvolgerà persino il mondo del lavoro dipendente, mentre tutto sommato trascurabile appare l'effetto dell'aumento delle tutele per malattia e maternità in favore dei lavoratori parasubordinati.
Anche per quanto riguarda le politiche per la famiglia, queste non presentano un sufficiente grado di organicità e sono stati sollevati dubbi circa la congruità delle risorse stanziate rispetto ai fini perseguiti e, oltretutto, si tratta, di fatto, di misure già adottate nell'ultima legge finanziaria: si pensi, ad esempio, agli stanziamenti annui che erano stati previsti per il fondo per il sostegno delle adozioni internazionali. Questo Governo, e il centrosinistra, continua a rifiutare la logica del quoziente familiare, richiesto ormai da anni dalle famiglie italiane.
Va sottolineata, poi, anche la mancata previsione per il 2007 della possibilità di destinare una quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, possibilità che era stata introdotta, e salutata con soddisfazione da tutto il terzo settore del mondo no profit, dal Governo Berlusconi-Fini, in base alle scelte del contribuente per il finanziamento della ricerca, del volontariato, delle attività sociali, svolte anche dal comune di residenza. Si ricordi che il precedente Governo aveva stanziato oltre un miliardo di euro per interventi a sostegno delle famiglie e della solidarietà, concretizzatisi in misure a sostegno della natalità, delle famiglie con figli iscritti alle scuole paritarie, alle scuole materne ed agli asili privati, delle famiglie con un figlio minore portatore di handicap e delle giovani coppie, per l'acquisto della prima casa.
Quali conclusioni, dunque, trarre dal complesso degli interventi? Una considerazione è semplice: le maggiori entrate finanziano una manovra che ha una visione classista e punitiva dell'Italia e del popolo italiano. Basta vedere il ruolo che è stato affidato al fisco, diventato un vero e proprio «grande fratello» che ci controllerà persino per le spese di 100 euro. Tutti, indistintamente, dovranno utilizzare il conto corrente o assegni bancari o carte di credito. In pratica, si calcola che un milione e ottocentomila professionisti saranno costretti ad aprire un secondo conto corrente e milioni di pensionati e di anziani saranno costretti ad aprire un conto corrente per pagare il medico o il dentista. Le maggiori entrate finanziano una manovra che ha una visione ideologica di tipo giacobino. Si vuole imporre una manovra finanziaria di oltre 40 miliardi di euro, asserendo che occorre per risanare i conti pubblici. Ma, per risanarli nella misura di quello 0,8 per cento che è necessario, sarebbe stata sufficiente una manovra di importo compreso tra i 10 e i 15 miliardi di euro e molti esponenti del centrosinistra stanno chiedendo con forza di ridurne l'entità a questa cifra. Il trucco è svelato, il trucco è evidente. Le maggiori entrate si realizzeranno, purtroppo, quasi tutte; i tagli alla spesa, invece, nella migliore delle ipotesi, non si attueranno o saranno presto rivisti.
Signor Presidente, la manovra essenzialmente è costruita sull'inasprimento della pressione fiscale tramite l'IRPEF, sull'aumento dei contributi previdenziali per i lavoratori autonomi e, come abbiamo visto anche per i lavoratori dipendenti, nonché sulle tasse occulte o striscianti di cui è disseminato il testo, dai maggiori accertamenti tributari alle minori detrazioni per i farmaci, dai ticket per il pronto soccorso al bollo sull'auto, dai giochi ai tabacchi, dall'ICI in dichiarazione dei redditi alla vera e propria confisca del trattamentoPag. 81di fine rapporto, pur se limitata alle imprese con oltre cinquanta dipendenti. In questo modo, si andrà a colpire un segmento strategico di tutta la nostra imprenditoria e di tutto il nostro apparato produttivo. Si tratta di una vera e propria pioggia di nuove o maggiori tasse. Ad aggravare tutto ciò vi è il fatto che le entrate fiscali, in buona parte, si perdono in un lungo elenco di interventi microsettoriali e improduttivi. Così, si rischia di tarpare le ali allo sviluppo del paese, proprio in questa fase di avvio della crescita. Per tutti questi motivi, Alleanza Nazionale è contraria a questa manovra di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, abbiamo assistito ad un lungo dibattito, in questa giornata, riguardo al decreto-legge in esame. Molte considerazioni sono da me condivise ma vorrei affrontare, in maniera, speriamo, il meno ideologica possibile, la questione di fondo che, a mio avviso, è presente in questo decreto-legge. È evidente che ci sono contrapposizioni tra maggioranza e opposizione, ma credo che il problema di questo provvedimento e del disegno di legge finanziaria ad esso collegato (problema che, in nuce, si intravedeva anche nel decreto detto Visco-Bersani, anche se era «coperto» dal titolo che si era voluto dare, e che inseriva il cittadino-consumatore al centro), sia stato evidenziato delle stesse dichiarazioni rese oggi dai leader dell'attuale maggioranza. Il segretario dei Democratici di sinistra, Fassino, come riportano tutti i giornali, ha affermato che è necessario un cambio di passo, che non è solo una questione di comunicazione e che il vero tema è quale missione dare a questa finanziaria. Rutelli è più esplicito perché ha affermato che bisogna smettere di parlare di tasse e che bisogna parlare di crescita.
D'Alema, addirittura, approfondisce ancora questo tema e dice: è mancata l'idea di un grande disegno riformatore di cui la finanziaria è il primo passo. Al di là delle osservazioni dei leader della maggioranza, ciò che emerge in maniera chiara - e che noi in campagna elettorale avevamo detto con chiarezza - è che in questo decreto-legge e nel disegno di legge finanziaria non esiste un disegno riformatore.
Vorrei portare un esempio ai colleghi, forse distratti dalle diverse attività nelle Commissioni, e al relatore Di Gioia che, tra l'altro, fa anche parte della Commissione ambiente. Mi riferisco ad una delle proposte emendative presentate oggi dal Governo, concernente l'articolo 13 del decreto-legge in esame. Dal titolo potrebbe sembrare che tale norma riguardi una questione molto tecnica e specialistica, che interessa solo gli addetti ai lavori: si parla di dragaggio. Il Governo aveva inserito nell'articolo 13 un contenuto molto importante e il ministro Di Pietro aveva addirittura difeso questa disposizione. Tale norma, infatti, sebbene in un modo da me non condiviso, poneva una questione seria. Il ragionamento era il seguente: vi è un problema infrastrutturale, in campagna elettorale ci siamo riempiti la bocca, nel confronto tra maggioranza e opposizione, sulla TAV e sulle autostrade del mare. Se non permettiamo ad alcuni porti strategici del nostro paese di abbassare i fondali, possiamo continuare a dire di voler sviluppare le autostrade del mare e di trasportare le merci passando dalla gomma alla nave, ma ciò nel nostro paese non avverrà mai e tutto il traffico merci si sposterà verso altri paesi.
Con l'articolo 13, recante una soluzione ancora molto restrittiva, dal nostro punto di vista (noi avevamo approvato la legge obiettivo, che prevedeva un percorso molto celere), si cercava di risolvere questo problema concreto.
Ebbene, cosa accade a proposito di riformismo, di D'Alema, Rutelli e Fassino? Poiché una parte di questa maggioranza ha il problema ideologico di dimostrare di contare qualcosa all'interno della maggioranza stessa e difende alcuni contenuti ambientalisti, si discute, quasi come fossePag. 82una questione strategica, il ritiro di questo emendamento. In altri termini, si decreta l'impossibilità di agire. Ogni volta che in un decreto-legge, in un disegno di legge, in una qualsiasi proposta di legge si affronta, finalmente, il problema dello sviluppo, si decreta l'impossibilità, da parte vostra, di agire: in altri termini, si conferma la paralisi!
Facciamo un altro esempio, poiché le conseguenze che ne sono derivate riguardano proprio questo aspetto. All'articolo 7 del decreto-legge, che è in vigore nel nostro paese, si stabilisce che, per incentivare il rinnovo del parco mezzi italiano, si concederà un incentivo fiscale, un'esenzione dal bollo, a coloro che acquisteranno automezzi immatricolati come «euro 4» o «euro 5». Se vogliamo discutere, tra riformisti di maggioranza e opposizione, tra coloro che vogliono lo sviluppo, la questione banale che esiste dietro questo articolo è la seguente: come si combatte un problema serio come l'inquinamento atmosferico? Attraverso la repressione o attraverso gli incentivi concessi per rinnovare il parco macchine? Ebbene, questo semplice emendamento non andava nella direzione della repressione, ma degli incentivi; era totalmente condiviso. Tuttavia, il tema di fondo che tiene insieme la maggioranza e che ispira, purtroppo, drammaticamente il disegno di legge finanziaria e il decreto-legge in esame non è il riformismo né la possibilità di sviluppo, ma l'essere contro qualcuno. I Verdi osservano che ciò porterà ad un incremento del parco macchine circolanti nel nostro paese e chiedono l'abolizione dell'articolo.
Siamo di fronte ad una schizofrenia che, se appartenesse ad un ruolo di opposizione, potrebbe essere contrastata, condivisa o meno, ma non produrrebbe danni. Ma vi è stato chiesto di assumere una responsabilità. Purtroppo, molti si sono già pentiti; avete battuto un record: in tre mesi avete perso il 18 per cento di consensi! Credo sia un record mai stabilito nella storia di questa Repubblica. Vi è stato chiesto di governare: o ci si confronta o la legge finanziaria sarà esattamente su questo livello. Vi si chiede di fare delle scelte chiare, oppure il paese sarà paralizzato.
L'unica strada che avete davanti, per un progetto di rilancio del paese che vi metta insieme, è affermare che tutto viene concepito e concentrato nello Stato e che l'unica cosa è realizzare un prelievo indiscriminato ai danni di una determinata classe sociale.
Vorrei fare altri due esempi. Le questioni di fondo che emergono, in nuce, nel decreto-legge, sono due. La prima, che alcuni di voi hanno avuto il coraggio di affermare con chiarezza (penso ai colleghi di Rifondazione Comunista), è il problema della redistribuzione del reddito.
È un tema su cui si dibatte da anni. Fortunatamente, non è mai appartenuto alla cultura del nostro paese il concetto di conflitto sociale, la divisione tra ricchi e poveri, poiché il concetto di fondo su cui paragonarci era quello di liberare le risorse, permettere a tutti di essere messi in grado di fare, di costruire, di agire, di scalare, di avere la possibilità di raggiungere una meta diversa. Voi, invece, affermate (è il punto di fondo del provvedimento al nostro esame) che una redistribuzione del reddito permette una maggiore eguaglianza. Purtroppo, è un concetto al di fuori della storia.
Nel lungo periodo - è evidente a chiunque abbia letto o vissuto o si interessi di ciò - una pura e semplice redistribuzione del reddito non permetterà, come non ha mai permesso, l'uguaglianza, perché l'uguaglianza, cioè la possibilità per tutti di stare meglio e giocare liberamente le proprie risorse, è data solo se si interviene su altri fattori, come l'educazione, l'investimento in capitale umano, l'investimento nel lavoro e l'investimento nel liberare le risorse.
Se la concezione del decreto-legge è criminalizzare ciò che è diverso dallo Stato, è evidente che non si prenderà l'unica strada percorribile, quella di liberare le risorse e valorizzare ciò che di positivo vi è nel paese, e non rimarrà altro che percorrere una strada ideologica che,Pag. 83purtroppo, non darà risultati, perché non li ha mai dati. Anzi, aumenterà il conflitto sociale.
Vi è una seconda concezione che emerge in maniera drammatica ed è anche un'esemplificazione chiara, (altro che il riformismo su cui possiamo confrontarci), una concezione dirigista, statalista ed illiberale dello Stato. È di questi giorni la discussione sulla concertazione. Come ha inteso il Governo la concertazione? Non come un possibile momento di arricchimento e ricchezza tra lo Stato, il potere, il Governo, che dà gli indirizzi e ne controlla l'attuazione, e le parti sociali in un confronto serio, ma come una situazione in cui lo Stato, il Governo, il potere decide e la concertazione avviene solo a condizione che ci si adegui a quanto deciso.
Oggi, Montezemolo (facendo un gravissimo errore, a mio avviso, perché non capisce che sul TFR vi è una questione di fondo, su cui si gioca lo sviluppo dell'impresa del paese) rilascia una dichiarazione incredibile. Dice di aver dovuto digerire un boccone amaro, perché non aveva alternative, avendo di fronte questa unica strada. Ditemi se una dichiarazione di questo genere possa essere accettata in un paese con un Governo democratico, liberale, che pensa al paese, alle sue classi sociali ed alla società civile come una ricchezza. Non è possibile costringere a dire che non vi fossero altre strade.
Esiste un altro esempio clamoroso, che anche il relatore Di Gioia conosce bene, dato che ne abbiamo discusso in Commissione, che riguarda l'articolo 12, relativo alle concessioni autostradali. Nella maggioranza e nell'opposizione, penso che tutti ritengano necessario (avevamo già affrontato la questione tre anni fa, quando eravamo al Governo) una revisione, un confronto serio sui concessionari. Evolvendosi la situazione, è giusto confrontarsi e fornire linee di indirizzo che permettano di migliorare la gestione autostradale, di essere più attenti agli utenti e di verificare - cosa importante, - che gli investimenti siano realizzati. Nessuno mette in discussione ciò.
Il problema è come il Governo affronta e risponde a tale questione, perché lo fa in una maniera inconcepibile e inaccettabile. Stiamo parlando di contratti privati, di concessioni in essere, di rapporti tra soggetti, giusti o sbagliati che siano. Se volessimo entrare nel merito, potremmo dire, cari amici, che le convenzioni e le concessioni le avete fatte voi nel 1996, ma oggi ci sono contratti in essere tra soggetti privati che, per decreto-legge, vengono messi in discussione. Non prendiamoci in giro, il problema dell'affidabilità di questo paese si gioca esattamente su questo punto. La perdita di affidabilità sta nel fatto che, se neanche il diritto privato, cioè i contratti e i patti che vengono stabiliti, è una certezza, chi verrà ad investire in questo paese?
C'era un percorso molto tranquillo, lo hanno ammesso anche quelli della maggioranza: bastava che si aprisse un confronto, non attraverso un decreto-legge, con le concessionarie nel Parlamento e negli ambiti preposti, e si sarebbe trovata una soluzione attraverso un metodo concertativo e non con un'imposizione. Peccato che il problema non sia l'arricchimento di qualcuno o di qualcun altro. In questo caso, sono in gioco - forse qualcuno di voi non lo sa, colleghi - 4,4 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali, che non sono soldi dello Stato, dei soggetti privati concessionari delle autostrade che devono investire per realizzare e migliorare le infrastrutture. Controlliamo che facciano questi investimenti, ma nel paese non si può mettere a rischio tale questione. C'è un'altra strada, ma dovete affrontarla seriamente. Volete la nazionalizzazione; volete affermare che non vi è un soggetto privato che possa gestire un servizio pubblico? Allora avete una strada diretta sulla quale confrontarvi.
Ho cercato di fare esempi molto concreti, ho parlato di questo decreto-legge, di questioni che oggi interessano il paese proprio per farvi capire che sono in gioco il bene e il futuro dell'Italia, secondo una concezione che pone al centro dello Stato non il potere che lo gestisce, ma le grandi risorse che abbiamo sul nostro territorio,Pag. 84nella nostra patria, nel nostro paese, cioè i cittadini, le ricchezze che essi producono, la società civile, le tante facce e persone, cuore e braccia, che rendono ancora vivo e grande questo paese.
Caro Presidente del Consiglio, a me spiace molto che lei, nel giudicare questo dibattito, abbia dichiarato: «Una finanziaria che scontenta tutti è una buona finanziaria». Non so, caro Presidente, chi glielo abbia suggerito e sono abbastanza convinto che nessuno dei presenti condivida questa affermazione. So solo che un Governo che scontenta tutti è un Governo che va casa, che non fa buone finanziarie. In democrazia questa normalmente è la regola ed io, se governassi, sarei preoccupato di non scontentare tutti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO ENZO LUPI. In ogni caso, visto il modo con cui il Presidente Prodi gestisce accordi delicati o questioni così importanti per il paese, come quella del TFR, forse non pensava ad una democrazia, ma a regimi diversi da quelli democratici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei rilevare un fatto che è abbastanza emblematico in questa situazione di confusione totale. Alle 18 scadeva il termine per presentare gli emendamenti alla finanziaria. Giustamente, gli uffici, come è ovvio in una situazione del genere, sono impegnati in una difficile opera di collazione di tutti gli emendamenti. L'aver stabilito, al tempo stesso, il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti del Governo complica ulteriormente la faccenda perché è materialmente impossibile, anzi dà anche fastidio, chiedere lumi circa la copertura dei subemendamenti.
Noi vorremmo rilevare, da un lato, la situazione di totale confusione nella quale avete posto gli uffici, che pure assolvono egregiamente al loro compito; dall'altro, la necessità oggettiva di differire il termine per la presentazione dei subemendamenti in quanto, evidentemente, non è possibile trovare il tempo e la serenità giusta per svolgere il nostro lavoro in una situazione del genere.
PRESIDENTE. Abbiamo stabilito questi termini e gli uffici, come lei ha riconosciuto, stanno lavorando nell'ambito dei termini fissati; abbiamo pertanto fiducia che il tutto possa svolgersi nel migliore dei modi sia per i colleghi delle Commissioni sia per gli uffici stessi.
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo - uno -, oggi siamo dinanzi al punto di partenza di questa maratona che ci vedrà impegnati sulla manovra finanziaria; all'esame è il primo decreto collegato, che reca «disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria». Si tratta di un provvedimento nel quale già si intravede una prima avvisaglia di quello che sarà l'esame in aula della manovra finanziaria, esame che ritengo rappresenterà una sorta di flipper. A forza di scossoni da sinistra - da sinistra, da sinistra, da sinistra -, ritengo che, come faceva rilevare poc'anzi l'onorevole Garavaglia, siano davvero andati in tilt. È una sorta di flipper con il quale non è più possibile giocare; non è più possibile neanche comprendere quale sia la partita che ci aspetta.
Ha dichiarato questa mattina il ministro Lanzillotta, in Padania - pensando, a Lecco, di non essere ascoltata, forse -, che questa finanziaria darà credibilità nei paesi esteri: me lo auguro, che almeno all'estero qualcuno ci creda; sicuramente, però, in Padania nessuno crede più a questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È davvero così sconvolgente che qualcuno, di notte, non dorme più; mi riferisco a chiPag. 85lavora - a qualche artigiano, a qualche commerciante, a qualche piccolo imprenditore - e non a chi vive facendo il funzionario di qualche cooperativa, di qualche partito, di qualche ente sovvenzionato, il quale, forse, invece dorme bene.
Il decreto reca misure alquanto importanti: interviene sulla disciplina degli scontrini fiscali - al riguardo, vi è una proposta di esenzione per la grande distribuzione mentre, invece, il piccolo commerciante, non rilasciando lo scontrino, si vedrebbe chiudere «baracca e burattini» -; introduce la tassa mascherata sulle successioni - si incide sui patrimoni, sugli averi, sulla produttività della gente comune, di quei poveri che voi dovreste anche un po' difendere -; interviene sulle norme riguardanti l'ANAS. Soprattutto, il provvedimento rappresenta l'inizio di quanto ci aspetta con la discussione del disegno di legge finanziaria.
Tra l'altro, prima di soffermarsi sulla manovra finanziaria, va osservato che qualcuno ha cominciato a parlare di pensioni; è un altro flipper cui abbiamo già assistito nelle ultime ore. Da un lato interviene Almunia, commissario europeo, e dichiara: dovete fare la riforma sulle pensioni - ricordo che i diktat europei fanno seguito a quelli recenti di Draghi -; dall'altro, Prodi dichiara che l'Europa ha ragione e che dopo la finanziaria si metterà mano alle pensioni. Poi, la sinistra, stranamente, fa da mediatore con Pagliarini che butta acqua sul fuoco.
È una situazione veramente difficile perché state mettendo all'interno della finanziaria tutto ed il contrario di tutto. Qualcuno ha osservato che adopererete il metodo del bastone e della carota: la carota, non la vedo più e non so e non voglio sapere dove sia finita; sicuramente, vedo il bastone. E con quel bastone state davvero bastonando tutti; state bastonando gli artigiani.
Mi rivolgo ai parlamentari, a quanti scrivono questa finanziaria: non so se qualcuno di voi sia abituato ad alzarsi alle 5 del mattino per fare l'artigiano; non so quanti di voi davvero affrontino i rischi dell'attività di impresa tutti i giorni senza, per così dire, avere santi in paradiso e sperando che non manchi il lavoro e che venga pagato e che le cose vadano bene, nonostante la politica. Lo dico da artigiano, forse uno dei pochi presenti in questa Assemblea; ma lo dico anche parlando a nome dei piccoli e medi commercianti, della piccola e media industria, di quanti ancora credono sia possibile alzarsi la mattina e fare come il proprio padre ed il proprio nonno, poter consegnare ai propri figli ed ai propri nipoti qualcosa di importante costruito con il sacrificio e con il lavoro.
Voi non sapete bene cosa vuol dire; i calli sulle mani vengono a forza di rischiare e di lavorare, non a scrivere e modificare leggi finanziarie! Non è questo il modo!
È importante rilevare che all'interno della classi produttive, ovvero le piccole e medie imprese, l'84 per cento boccia la vostra manovra. La bocciano gli operai, i lavoratori dipendenti, i pensionati, la povera gente, la Lega ed anche la Padania. Di solito, quando qualcuno viene bocciato smette di andare a scuola, perché le bocciature sono tante, oppure si nasconde dietro la lavagna con il cappello da somaro o quantomeno comprende di essere un somaro e smette di sostenere una finanziaria di questo tipo, insostenibile da qualsiasi punto di vista la si guardi. Essa ha effetti che davvero toccheranno la povera gente; non possiamo uscire come fanno i colleghi di sinistra a raccontare di avere aiutato le classi meno abbienti. Non è possibile che da un lato mostriate risparmi di imposta fatti pagare ai più ricchi, mentre dall'altro operate tagli nei confronti degli enti locali con un aumento sostanzioso, anzi piuttosto elevato, che toccherà soprattutto le fasce più deboli. Infatti, un piccolo aumento delle tasse comunali, provinciali e regionali toccherà poco il più ricco, ma molto il più debole perché una piccola cifra per lui fa la differenza. Infatti, significa poter fare la spesa una volta in più o in meno ed avere i soldi per pagare la benzina ed andare a lavorare. SiPag. 86tratta di conseguenze importanti che bisogna «tastare con mano» in mezzo alla gente.
È la stessa gente che va in piazza. Avete fatto «terrorismo» per cinque anni; avevate detto di essere «pacifinti», ma adesso le bandiere della pace sono sparite. Qualcuno racconta di averle messe a lavare perché erano sporche. Mi auguro che si abbia prima o poi di nuovo il coraggio di riportare fuori le bandiere della pace, perché in Libano non c'è pace, ma missili puntati e tremila nostri ragazzi. Ci vuole l'ipocrisia di chi non ha il coraggio di ammettere di aver fatto cinque anni di «terrorismo» in maniera subdola, ipocrita e sbagliata ed oggi, in maniera altezzosa ed arrogante, pretende di poter insegnare agli altri cosa è la pace e quali sono i valori.
Ci sono anche le buffonate. Avevate detto di voler combattere gli incidenti stradali, come intendiamo fare anche noi; evitiamo i superalcolici con la «supertassa» ma poi la togliete per aumentare il bollo sulla moto. Magari si combattono gli incidenti per strada evitando che i ragazzi utilizzino la moto.
Evitate di aiutare le classi produttive agricole della Padania, tutte in sofferenza ed in difficoltà, ma non vi scordate di portare la solita pioggia di miliardi ai forestali della Calabria, ancora una volta foraggiati, o di cancellare i contributi agricoli SCAU inevasi per sessant'anni. È una vergogna di cui la Padania non si scorderà. Forse non avete ancora capito ed in Veneto e Lombardia avete preso due batoste, guardandovi bene dal nominare ministri veneti o lombardi.
La gente padana vuole lavorare e spesso se ne frega della politica; vuole andare avanti nonostante la politica. Ma non potete tirare la corda in eterno, perché la gente padana, quando è davvero stanca, si ribella. Lo fa politicamente e mi auguro che lo faccia anche nella regione della Padania che ancora dorme - si chiama Emilia-Romagna - perché credo che sia ora che inizi a svegliarsi. Tanto più che dalle proiezioni pubblicate la settimana scorsa da Il Sole 24 Ore sulla finanziaria che ci state propinando, sembrerebbe che a Reggio Emilia - così i reggiani imparano a darvi il voto - vi sarebbero circa 10 milioni di euro di tagli a fronte dell'arrivo di 5 mila euro. Secondo il quotidiano, dopo Milano e Roma, si tratterebbe della provincia in assoluto più «bastonata» d'Italia. Per certi versi, lo trovo anche giusto, perché così sarà la volta buona che i reggiani si rendano conto di chi hanno votato. Ma soprattutto non dimentichiamo che Reggio Emilia ha espresso un Presidente del Consiglio non all'altezza di gestire una maggioranza così sfaldata, eterogenea e divisa su tutto come quella attuale.
La tassa di successione è vergognosa perché spesso va a toccare la casa e il lavoro ereditati dalla propria famiglia. Altrettanto vergognoso è l'aumento dal 12,5 al 20 per cento della tassazione su BOT e CCT perché si toccano i risparmi della gente. Del TFR qualcuno ha già parlato.
Della pace ho detto. Poi c'è l'ICI, la casa, altro bene che dovete andare a toccare, così come l'altro bene che tutti hanno, ossia la macchina, in ordine al quale si aumentano le accise sul gasolio. Se si va, inoltre, a mettere le mani in tasca e se si prova a fare due conti, si capirà quanto una famiglia ci rimetterà da questa schifosissima finanziaria. Io sono sfortunato; è la prima volta che affronto una finanziaria, che è una sorta di «carta d'identità» del lavoro che si deve fare durante l'anno, e mi capita una finanziaria così schifosa, così improponibile che passa davvero la voglia di esaminarla e, a questo punto, viene davvero la voglia di promettere che opposizione ci sarà, e sarà davvero dura.
E, poi, vi è l'altra grossa buffonata: da un lato, lo scontrino per il commerciante, dall'altro l'esenzione fiscale per chi non emette lo scontrino per la grande distribuzione. Ho una specie di paura di ciò che sta accadendo, considerando il DPEF, il decreto Bersani, il collegato e, poi, la finanziaria, e che vogliate fare in modo che tutti i lavoratori autonomi smettano di fare, domani, i lavoratori autonomi e siano controllati, gestiti, impossibilitati a lavorarePag. 87(pensate a Basilea 2, a quando entrerà in vigore, dal 1o gennaio 2007). Di fatto, dovremmo metterci tutti in consorzi o cooperative e fare i soci lavoratori, non più i lavoratori autonomi. Ma se questo è il vostro sistema, ossia da un lato distruggere con il terrore dell'economia la gente che lavora, dall'altro lato distruggere l'identità dei popoli, con l'immigrazione e, alla fine, gestirli tutti alla sovietica, guardate che non ci stiamo! Se pensate che la gente tacerà e ve lo lascerà fare, avete sbagliato di grosso. Vi ho detto che la gente della Padania porta pazienza, però sto cominciando a sentire la gente che, in Padania, si è stufata di voi; ed allora i fischi dell'altro giorno a Vicenza avevano anche un significato: la gente non si riconosce nello Stato quando lo Stato la tratta a bastonate e contro la Roma di Prodi ladrona la Padania non perdona! Ricordatevelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti e applausi ironici dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge di bilancio ed il provvedimento che stiamo esaminando sono due documenti fondamentali, che non soltanto esprimono la linea politica del Governo e della maggioranza, ma, per loro natura, incidono pesantemente sulle scelte dei prossimi mesi. Dunque, questo è il primo punto che va sottolineato: fino ad oggi, questo Governo non è riuscito a gestire i dibattiti parlamentari. Ha ridotto il Parlamento ad un semplice organo che doveva ratificare, spesso con difficoltà, decisioni prese altrove. Oggi si corre il rischio, sempre più fondato, che anche su questi documenti si proceda sempre allo stesso modo, ossia ponendo la questione di fiducia, blindando il dibattito parlamentare ed impedendo al Parlamento di discutere, di integrare e modificare provvedimenti così importanti.
Richiamo anche la Presidenza della Camera ed i colleghi del Governo, ancora una volta, a valutare questo modo di procedere. Anche il Presidente della Repubblica l'ha evidenziato, ma evidentemente tutti i segnali che giungono non vengono assolutamente colti dal Governo. Direi che oggi più che mai, a furia di colpi di fiducia, voi state rischiando che «tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino». Attenzione, a furia di mettere le fiducie, poi, vi è il rischio che chi di fiducia colpisce, di fiducia perisce (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo): al Senato, infatti, non siete in una situazione tanto vantaggiosa.
La seconda riflessione è correlata all'impostazione che hanno sia il provvedimento all'esame dell'Assemblea sia la legge finanziaria. In questo momento, c'era bisogno di fare due cose, ossia ridurre la spesa pubblica e dare un impulso, un rilancio alla produttività.
Con questi due provvedimenti siete riusciti a fare l'esatto contrario: avete aumentato la spesa pubblica, non diminuendo assolutamente le spese inutili bensì tagliando le spese necessarie, come i trasferimenti ai comuni, la spesa sanitaria e gli investimenti in infrastrutture. Avete tagliato le spese necessarie, mentre le spese inutili dell'apparato dello Stato le avete non solo mantenute, ma anzi aumentate. In più, non avete realizzato alcun rilancio della produttività perché questi due provvedimenti, il decreto e la legge finanziaria, determinano un forte inasprimento fiscale. Certo, si dice che tale inasprimento sia finalizzato a colpire una determinata categoria sociale, il cosiddetto ceto medio, ma se poi andiamo ad esaminare le singole disposizioni ci rendiamo conto che non è colpito solo il ceto medio, ma anche i ceti più bassi e direttamente anche i lavoratori che, a parole, dite di voler difendere.
Se andiamo ad esaminare alcune delle disposizioni che intendiamo denunciare perché le consideriamo assolutamente sbagliate, possiamo cominciare dalla questione del condono fiscale, che qui introduco in quanto collegata al provvedimento in esame. Voi dite di aver rilanciato il sistema delle imprese, riducendo il costo del lavoro e quindi il cosiddetto cuneoPag. 88fiscale. Però, la verità va detta perché le bugie hanno le gambe corte. Se facciamo l'esempio di una microimpresa con pochi dipendenti, voi dite di ridurre il cuneo fiscale quando poi aumentate, per esempio, la contribuzione in capo agli apprendisti. Pensate che i piccoli imprenditori della Padania e anche del resto del paese siano tutti degli imbecilli e non sappiano fare il calcolo se, alla fine del mese, il costo del lavoro aumenta anziché diminuire? Infatti, i dati dimostrano che, per quanto riguarda le piccole aziende, il costo del lavoro non diminuisce, ma aumenta. Quindi, quella del cuneo fiscale che va a beneficio dei lavoratori è un'emerita bugia, perché il costo del lavoro si incrementa, senza contare l'inasprimento della pressione fiscale che, evidentemente, colpisce tutti cittadini e anche gli imprenditori.
Se parliamo del TFR, poi, analizziamo un altro aspetto molto interessante in quanto è tale anche l'evoluzione relativa a questa misura. Una delle caratteristiche di questa finanziaria e di questo decreto - direi la seconda caratteristica principale - è che, oltre a non realizzare ciò che invece bisognerebbe attuare, vale a dire la riduzione della spesa e l'incentivo alla produttività, essa non presenta né capo né coda. Infatti, si potrebbe anche impostare una politica economica sbagliata e sostenere che invece questa, nel lungo periodo, darà dei frutti e poi la realtà smentirà o dirà che invece avevate ragione. Non si capisce l'obiettivo di questa legge finanziaria, a parte quello di massacrare i cittadini attraverso l'inasprimento fiscale.
Con una conferenza stampa, ieri, avete annunciato di aver modificato i termini del «saccheggio» del TFR, in quanto il prelevamento del TFR è un vero e proprio furto. Peraltro, va detto che avete su di voi la spada di Damocle dell'Europa che non vi «passerà» questa misura, in quanto non potete contabilizzare nel bilancio dello Stato dei soldi che non sono vostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), vale a dire i soldi dei lavoratori, anche se avete la CGIL che, in maniera strumentale, invece di fare gli interessi di questi ultimi, sembra collocata al Governo, mentre il segretario generale del CGIL si comporta come il ministro dell'economia!
Ma questo lo sappiamo molto bene, perché conosciamo come funziona la rappresentanza sindacale! Questa è la realtà: l'Unione europea non farà passare tale misura, perché voi non potete disporre dei soldi dei lavoratori!
L'accordo che è stato siglato ieri ha veramente dell'incredibile, poiché esenta dal prelevamento forzoso del trattamento di fine rapporto le imprese che occupano meno di cinquanta dipendenti. Abbiamo dimostrato che le piccole aziende non ricevono un beneficio dall'operazione di riduzione del cuneo fiscale, perché, al contempo, avete aumentato il prelievo contributivo per una serie di fattispecie.
Ebbene, tale intervento non procurerà loro alcun beneficio e colpirà ancora più duramente le imprese con più di cinquanta dipendenti, poiché avete stabilito che tutto il TFR inoptato dovrà essere versato forzosamente all'INPS!
Vorrei svolgere un'ulteriore riflessione. Voi sostenete che le piccole imprese devono crescere per poter affrontare il mercato; voi affermate che la concorrenza della Cina e dell'India si combatte non facendo rispettare loro le regole, bensì facendo crescere le nostre aziende affinché siano più forti, ma poi gli tarpate le ali! Quale imprenditore che occupa quaranta dipendenti si attiverà per accrescere le dimensioni della sua azienda? Nessuno: resteranno tutti, scientificamente, sotto i cinquanta dipendenti! Si tratta di un esempio concreto di come voi, anziché incentivare lo sviluppo, vogliate in realtà fermarlo!
Vorrei dirvi, inoltre, che non solo i piccoli imprenditori non potenzieranno la loro struttura aziendale, ma vi è anche il rischio che essi delocalizzeranno! Essi, infatti, non aumenteranno i posti di lavoro qui, ma apriranno sedi nei paesi con manodopera a basso costo, perché non si fidano più di questo Stato il quale tratta come delinquenti non soltanto loro, ma anche le altre categorie che sono state prese di mira dal provvedimento in esame!Pag. 89
Voi lo sapete che nelle banche svizzere, a Lugano e dintorni, la mattina vi sono file di gente che porta fuori i soldi, perché non si fida di tenerli qui nel nostro paese? In altri termini, si è tornati indietro ai bui anni Settanta, quando c'era la fuga di capitali! Si tratta di un segnale che voi non avete assolutamente colto, ma andate avanti imperterriti! Il Presidente del Consiglio va avanti imperterrito, facendo la faccia del curato di campagna, quando invece la realtà gli sta esplodendo in mano!
Dopo gli interventi relativi al cuneo fiscale ed al trattamento di fine rapporto, ve ne sono altri che consideriamo molto negativamente. Pensiamo, ad esempio, alle misure adottate contro i professionisti, attraverso gli studi di settore. Voi volete colpire i professionisti e gli imprenditori, ma dovete tener conto del fatto che tali categorie occupano, a loro volta, dei dipendenti, vale a dire gente che lavora. Se la gente che lavora perde il proprio posto, alla fine del mese non percepisce lo stipendio: è bene che facciate queste riflessioni una volta per tutte!
Vorrei anche dirvi che, poiché questa manovra finanziaria non ha, sostanzialmente, né capo né coda, voi siete bugiardi, dal momento che raccontate ai cittadini una cosa per un'altra! Siete certamente bugiardi quando non spiegate come il trattamento di fine rapporto venga sottratto alla disponibilità dei lavoratori! Ma siete dei bugiardi neanche troppo intelligenti, perché un giorno dite una cosa ed un giorno ne affermate un'altra, creando nel paese una situazione di incertezza!
Penso, per esempio, alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Prodi. In campagna elettorale ha detto: volete sapere l'unica cosa positiva che ha fatto il Governo Berlusconi? L'introduzione del «bonus bebè». Bene, il bonus bebè viene abolito. Se era l'unica cosa intelligente, avreste potuto certamente mantenerla!
Il Presidente del Consiglio, alla fine di un lungo e tortuoso percorso, con dichiarazioni rilasciate a destra e a manca, aveva detto che non avrebbe introdotto la tassa di successione; invece, ci ritroviamo puntualmente la tassa di successione all'interno del decreto fiscale che andremo ad approvare.
Non si taglia la spesa e non si incentiva la produttività. Come non leggere in maniera assolutamente negativa la mancanza dei fondi per realizzare le infrastrutture? Novecento milioni di euro per la TAV! Come è possibile farli bastare? È evidente che non volete finire la TAV! È evidente che non volete realizzare le infrastrutture e mi riferisco alla disposizione contenuta nell'articolo 14 del decreto fiscale, alla mancata realizzazione del ponte sullo stretto!
A tale riguardo, abbiamo sempre avuto una posizione critica, ma voi risparmiate i soldi che erano già stanziati e non decidete di destinare queste risorse al completamento delle infrastrutture dove ve ne è bisogno, vale a dire al nord. Non volete completare le infrastrutture del nord. Decidete di lasciare i soldi in Calabria ed in Sicilia per obiettivi che ancora oggi risultano fumosi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia), e per noi è assolutamente inaccettabile!
Colleghi, rappresentante del Governo, state andando avanti perseguendo evidentemente una strada che forse neanche voi sapete dove porterà.
È una strada che sicuramente va in una direzione opposta agli interessi del nord, che noi ci proponiamo tutti i giorni di tutelare. Quando siamo in Parlamento, ci poniamo questo specifico obiettivo. Siamo qui per tutelare gli interessi del nord e voi non avete colto i segnali che il nord vi manda. Non avete colto il segnale che arriva da Vicenza! Non avete colto il disagio crescente del nord! Vi siete isolati nel Palazzo. Avete aumentato la distanza che c'è tra il Palazzo e la gente.
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego di concludere.
ROBERTO COTA. Tutta questa distanza alla fine verrà fuori come un elemento negativo e sarà la gente a mandarvi a casa! Non tanto una congiura di palazzo ma...
Pag. 90PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cota.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei constatare che alle 19,30 di oggi non abbiamo ancora iniziato l'esame degli emendamenti. Penso che il collega che è appena intervenuto abbia la coda di paglia, perché ha evocato la questione di fiducia. Quando il mio partito ha voluto fare ostruzionismo sull'indulto ha iscritto tutti i parlamentari a parlare; abbiamo trascorso la giornata ad ascoltarvi, mentre ripetevate tutti le stesse cose.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, non è un intervento sull'ordine dei lavori.
ANTONIO BORGHESI. Se questo non è ostruzionismo, non so che cosa ...
PRESIDENTE Ha chiesto di parlare il deputato Di Virgilio.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli ultimi avvenimenti politici ed in particolare la preannunciata legge finanziaria, che, certo, peggio non poteva essere concepita, hanno allarmato gran parte dell'opinione pubblica, dai vertici dell'economia, dell'industria sino a tutti i cittadini.
In pochi mesi, avete gettato finalmente la maschera ed i vostri elettori sono delusi, preoccupati ed esterrefatti. Ci domandiamo: non eravate voi che durante la campagna elettorale dicevate che non avreste aumentato le tasse? Non eravate voi quelli che promettevano un futuro roseo? Ma quale futuro? Non vi accorgete per nulla di ciò che sta succedendo nel paese? Se non siete in grado di vedere, evidentemente avete tutti bisogno di una urgente visita oculistica che vi apra gli occhi! Le menzogne raccontate da Prodi in campagna elettorale sono state smascherate e l'opinione pubblica è in fermento. Accorgetevene! Forse siete ancora in tempo per cambiare rotta.
Non solo i cittadini che hanno votato noi, ma anche una parte considerevole del vostro elettorato è deluso e certamente non ripeterebbe l'errore fatto, dandovi la fiducia!
L'Italia - lo sapete bene - ha un problema di spesa pubblica eccessiva. Il vostro Governo ne era ben conscio e lo aveva indicato nel DPEF, ma nella finanziaria varata dal Consiglio dei ministri, con un rapido dietro-frónt e in modo sfacciato, vengono aumentate le entrate anziché le spese. Quindi, questa finanziaria è completamente sbilanciata a favore delle entrate. La manovra per il 2007 - che ancora non sappiamo a quanto ammonterà, perché ogni giorno assistiamo ad un balletto delle cifre - per quasi l'80 per cento sarà costituita esclusivamente da entrate.
Il DPEF, la legge Visco-Bersani, il decreto-legge in esame e la finanziaria sono di fatto un tutt'uno, con la conseguenza che è difficile parlare dell'uno senza accennare all'altro.
Con questi due provvedimenti il Governo ha ideato un perverso sistema di controllo sulla vita di tutti i cittadini, una specie di Stato di polizia nel quale ciascuno sarebbe spiato, controllato e sottoposto ad una serie infinita di verifiche burocratiche e di assoggettamenti fiscali.
Quando in quest'aula abbiamo esaminato il DPEF, nel confronto tra maggioranza e opposizione sono emerse due visioni di politica economica e sociale, che peraltro erano già emerse con forza durante la campagna elettorale: la vostra, che è perdente, e la nostra. Sia nelle aule parlamentari sia nei luoghi che ormai sono divenuti le aule vere del confronto - i giornali e i salotti televisivi -, sono emerse le forti contraddizioni esistenti al vostro interno.
Eppure, in un'audizione in Commissione bilancio, il ministro Padoa Schioppa, forse in un momento di sincerità, aveva affermato che l'ultima finanziaria predisposta dal ministro Tremonti costituiva unPag. 91buon punto di partenza. Mi domando come ciò possa conciliarsi con le critiche che la maggioranza oggi esprime in difesa di se stessa affermando, ad esempio, che il declassamento così eclatante da parte delle maggiori agenzie di rating sulla situazione economica italiana prodotta da questa legge finanziaria e le critiche mosse alla manovra dal Governatore della Banca d'Italia e dalla Corte dei conti deriverebbero dalle azioni compiute precedentemente dal Governo Berlusconi. In questo modo, peccate di ingenuità, in quanto le agenzie di rating fotografano l'attuale situazione economica e non certamente il passato, anche se recente.
Occorre ricordare al Governo attuale che l'eredità che avete ricevuto dal nostro Governo di centrodestra ha portato non poche entrate nelle casse dello Stato. Dunque, finitela di addossare agli altri gli effetti negativi che le vostre azioni e i vostri comportamenti causano e causeranno sempre di più se questa legge finanziaria venisse approvata nell'attuale formulazione.
Davvero non riesco a comprendere come si concili la valutazione del ministro resa in Commissione con queste nuove considerazioni! Il ministro, sempre nelle sue dichiarazioni in Commissione e negli atti formali depositati, ha riconosciuto, dopo anni di mistificazioni, che nei nostri cinque anni di Governo abbiano aumentato la spesa sociale dal 22 al 23 per cento e che la spesa sanitaria è passata dal 5,8 per cento al 6,7 per cento del PIL. Ricordo inoltre un passaggio nel quale il ministro ha messo in difficoltà alcuni colleghi della maggioranza, affermando che il modello da seguire per la sanità è quello delle regioni del nord, come il Veneto e la Lombardia.
Un aspetto fondante di questo decreto e della legge finanziaria è quello di una ristatalizzazione del nostro paese, attraverso una fortissima imposizione fiscale. In questo modo sbagliate, perché l'aumento della pressione fiscale di due punti, che nel vostro intento dovrebbe colpire i professionisti, gli artigiani e i commercianti, in realtà colpisce oltre l'80 per cento degli italiani. Evidentemente, avete fatto male i conti o avete ingannato gli italiani!
Si registra la definitiva rottura del rapporto di fiducia tra fisco e contribuente, con l'ossessiva preoccupazione di assicurare ogni più minuziosa forma di controllo nel segno della più pura oppressione fiscale.
Il decreto-legge al nostro esame, così come il provvedimento Visco-Bersani, è imperniato su una sola cosa: tasse, tasse, tasse!
Con una mano date uno e con l'altra prendete quattro! A voi piacciono le tasche dei cittadini! Vi ricordate le promesse elettorali, quando dicevate a tutti quanti che non avreste aumentato le tasse? Ecco la vostra risposta: aumentate le imposte ipotecarie, le imposte di registro, gli estimi catastali (quindi le imposte sulla casa, dirette e indirette). E ovviamente aumenterà l'ICI per tutti, così come la tassa sui rifiuti. Reintroducete la tassa di successione e quella sulle donazioni, obbligando tutti i cittadini a stipulare l'assicurazione sugli immobili contro le calamità naturali, quasi fosse colpa loro nel caso si verificassero tali eventi! Aumentate l'IRES e l'IRPEF per tutti, così come aumentano le tasse per le piccole imprese e per l'agricoltura!
Avete visto, nei giorni passati, che sono scesi in piazza - mai era avvenuto - migliaia di professionisti, che mai avevano manifestato in questo modo. Nel corso delle audizioni, tutti gli auditi hanno pesantemente contestato i vostri provvedimenti di bilancio. Le categorie sono in agitazione e voi cercate di accontentarle modificando giorno per giorno la versione iniziale della finanziaria; ma credo che non riuscirete in questo obiettivo. Gli enti locali, i sindaci e i presidenti di provincia - salvo due o tre vicini a voi - minacciano di portare le chiavi del municipio qui in Parlamento! Il Governatore della Banca d'Italia vi ha detto che nulla di strutturale è contenuto in questo disegno di legge finanziaria. I cittadini non sono più con voi! Riscrivetela questa finanziaria, fate ancora in tempo!Pag. 92
La lettura quotidiana dei giornali è sconcertante e, forse, dovrebbe spingervi a riflettere su ciò che state attuando. Così hanno titolato i giornali; La Stampa: Bocciata l'Italia, troppi sprechi; la Repubblica: Conti, Italia declassata; il Corriere della Sera: L'Italia declassata per i conti pubblici; la Repubblica di oggi: Contributi più alti, busta paga più leggera.
Dovete veramente assumervi la responsabilità. Non raccontate finte storie, dicendo che è colpa degli altri. I conti pubblici vengono bocciati. Questi conti pubblici, questa finanziaria, questo decreto, questi provvedimenti hanno portato al declassamento: siamo veramente classificati come una delle ultime nazioni al mondo!
Il partito che qui rappresento, Forza Italia, è un movimento autenticamente liberale, che opera per una società dinamica, liberata davvero da vincoli, capace di produrre e distribuire nuova ricchezza, mentre voi con questa finanziaria non lo fate ed impoverirete tutti! In quanto tale, Forza Italia si oppone con determinazione alle forze illiberali dell'Unione, che vogliono imbrigliare le attività economiche con norme invasive senza precedenti e predisporre le condizioni per una diffusa tassazione patrimoniale, nascondendo tutto ciò con la promessa di piccole ma fasulle liberalizzazioni di alcuni servizi del tutto marginali.
Non solo non avete più i numeri per governare, ma non avete più neppure la fiducia dei cittadini, nemmeno di quella metà che vi ha votato! Tutte le associazioni, le categorie professionali e i cittadini sono oggi contro di voi! Allora, abbiate coraggio e fate spazio a chi ha dimostrato, attraverso le riforme, di volere un'Italia moderna, dinamica e meritocratica, non colpendo i cittadini con tasse insensate e ingiuste. Per tutto ciò, noi voteremo convintamente contro questo decreto e contro la vostra finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, considerato anche l'orario credo che la discussione si sia un po' protratta in questa lunga giornata per chi è rimasto in aula ad assistere anche un po' sconcertato a tutte queste ore di «bivacco» da parte di pochi superstiti e rappresentanti del Parlamento, i quali evidentemente sono presi da questioni che attengono dinamiche politiche esterne all'aula parlamentare. I richiami all'attenzione da parte dei colleghi che mi hanno preceduto si sono succeduti direi con sistematicità, ma vediamo che l'effetto sortito - ahimè! - lascia un po' il tempo che trova!
Vorrei esprimere una riflessione pacata sui punti fondanti di questa manovra e del decreto-legge n. 262, che stiamo esaminando, ed alcune osservazioni che attengono al complesso delle proposte emendative e alla necessità che ha indotto i gruppi parlamentari, in particolare quello della Lega Nord, alla presentazione di un cospicuo pacchetto di proposte emendative, che puntano con una certa decisione e con grande sincerità a scardinare l'impianto generale del provvedimento stesso.
Nella discussione odierna, più volte abbiamo ascoltato argomentazioni assolutamente valide e condivisibili per quanto riguarda gli aspetti più emblematici del provvedimento. Mi riferisco alla famigerata questione dello scontrino fiscale, al problema della tassa di successione, al grande tema delle attività di riscossione, alle modifiche degli estimi catastali, a tutto l'universo che gravita attorno a questo provvedimento che, in sé, cela un intento vessatorio, non condiviso o meglio non compreso da quella parte di territorio che cerchiamo e soprattutto vogliamo rappresentare.
Vorrei partire dalla misura più sentita, al di là delle questioni che toccano più direttamente il portafoglio, ma più sgradita dalle mie parti. Ieri ho partecipato ad una serata in un grande centro della provincia di Cremona, nel corso della quale si è discusso di un annoso problema viabilistico che attanaglia quel territorio ormai da oltre trent'anni e che sembrava risolto, in virtù della deliberazione delPag. 93CIPE del maggio di quest'anno, ma che - ahimè! - è tornato di grande attualità, stante il fatto che, proprio all'articolo 12 del decreto, si rimette in discussione il meccanismo delle concessioni autostradali.
Il tema, che prima di me è stato affrontato dall'onorevole Lupi (quindi, non vorrei riproporlo), sta molto a cuore. In un paese come il nostro, dove si incontrano grandissime difficoltà nel reperire le risorse per realizzare le opere pubbliche, in particolare nella zona del paese dalla quale provengo, la Lombardia e, più in generale, nel settentrione, attanagliato da un problema endemico riguardante le infrastrutture ed i trasporti, questo tipo di impostazione ha spaventato tutti. Alla serata erano presenti centinaia di sindaci, praticamente quasi la totalità delle amministrazioni, a prescindere dal colore e dall'appartenenza politica; erano presenti i rappresentanti di questa assemblea e tutti, a gran voce, si sono chiesti se veramente vi fosse una seria intenzione di procedere in tale direzione.
Ieri sera, per la prima volta dalle mie parti, anche tra gli esponenti di forze politiche che si richiamano ai partiti che sono espressione di questo Governo, è tornato in auge un tema a noi molto caro, la cosiddetta questione settentrionale. Crediamo che il pacchetto di provvedimenti contenuti in questo decreto-legge, così come i provvedimenti conseguenti che attengono, più in generale, a tutta la costituzione del meccanismo della finanziaria, pecchino in un punto fondamentale, vale a dire la scarsa attenzione per quella parte di territorio che - lo ripeto - vorremmo rappresentare.
Esiste una questione settentrionale aperta. C'è una parte del paese che, da sola, si è fatta carico delle responsabilità politiche, amministrative, industriali e di sviluppo e tutta questa parte del paese è sistematicamente ignorata da un Governo che evidentemente è lontano dalle categorie produttive, che è chiuso nelle stanze del palazzo attiguo al nostro e che, da quella posizione, continua a guardare dall'alto al basso tutti quelli che arrivano a lanciare grida di allarme e di dolore. La situazione è molto grave. È ovvio che la sensibilità di chi, come il sottoscritto, viene da un'attività imprenditoriale propria sarà diversa da quella che si può riscontrare nella maggior parte dei parlamentari di questa maggioranza che, francamente, di esperienze lavorative ne hanno avute poche.
Non abbiamo la pretesa che vi sia la medesima sensibilità, ma ricordatevi che c'è una vecchia regola secondo cui, quando una parte produce e tutto il resto non produce nulla, se si taglia la parte che produce, la metastasi diventa un problema generale.
Ho sentito, nel lungo dibattito di oggi, l'intervento del collega dell'Italia dei Valori, D'Ulizia, che ad un certo punto ha parlato di distrofia. Ha usato questo termine, che mi ha un po' incuriosito, perché non mi sembrava esattamente coerente con la sua probabile intenzione. Poi ci ho pensato bene e, forse, quel termine potrebbe essere appropriato, perché la distrofia è una malformazione, fino a prova contraria, e, quindi, ciò vuol dire che in questo momento stiamo parlando di qualcosa che è nato male oppure, nella fase della sua evoluzione, è maturato peggio.
Qualcuno dei miei colleghi veneti direbbe «ha pesca' el buso», perché siamo in una situazione per la quale si modifica qualcosa che ormai è impresentabile e lo si fa oltre ogni tempo limite, attraverso un meccanismo irrituale, ossia la presentazione di un certo numero di emendamenti del Governo. Penso che non serva un politologo scafato per capire che quando un Governo, all'ultimo momento, è costretto a presentare emendamenti a un suo decreto, prima che venga approvato dal Parlamento, è ovvio che ci devono essere dei problemi politici veri.
Per un attimo ho avuto la percezione, forse l'illusione - mi auguro non sia tale - che qualcuno si sia reso conto che, procedendo in questa direzione, qualcosa si sta sbagliando. Forse, qualcuno si è reso conto che il nostro paese non ha più laPag. 94forza, la voglia e l'entusiasmo per accettare passivamente tutto quello che viene, perché non è più tempo per questo.
Il paese è cambiato in questi anni, è cambiato molto. La situazione economica generale e la congiuntura internazionale pesano non più solo sulle parti deboli del paese, ma anche su quelle più sviluppate ed evolute. Questo elemento deve essere un punto fermo dal quale far scaturire le priorità dell'attuale Governo, che, fino a questo momento, non ci ha dimostrato di essere allineato con le necessità del paese e, soprattutto, con le necessità del nord, che, da un po' di tempo a questa parte, tira la carretta.
Mi sembra che sostanzialmente ci sia una sorta di vendetta politica nei confronti dei territori che sicuramente prima non hanno dimostrato di gradire o di apprezzare il programma del Governo Prodi e, successivamente, stanno dimostrando, in questi giorni, con le manifestazioni di piazza, di continuare a non gradire neanche l'operato del Governo Prodi.
Parlo agli esponenti del Governo, se qualcuno avesse la gentilezza di dedicarsi meno alle faccende personali...! Credo sia una forma di rispetto nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Possiamo continuare a bivaccare tutti insieme! Se volete offrirci un tè, un caffettino...
PRESIDENTE. Onorevole Fava, lei ha il diritto di essere ascoltato...
GIOVANNI FAVA. Presidente, è dalle 14 che sono qui e vedo sistematicamente...
PRESIDENTE. ...ma non può essere lei a richiamare gli altri deputati sul modo in cui devono comportarsi.
Concluda il suo intervento.
GIOVANNI FAVA. Ho il diritto di lamentarmi! Noi siamo qui oggi perché vogliamo dare voce ai cittadini che rappresentiamo. Se lo ricordi! Sarebbe ora che quei signori cominciassero ad ascoltarci con un po' di rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Io parlavo in modo pacato, ma adesso mi sono stancato! È la seconda volta che richiamo il sottosegretario. Ha passato l'intero pomeriggio a leggere il giornale! Ma dove siamo?
PRESIDENTE. La prego di rivolgersi in una maniera più appropriata al rappresentante del Governo.
GIOVANNI FAVA. Avete nominato 102 membri del Governo, ma non ne abbiamo visti più di due o tre. Siete ridicoli! Siete ridicoli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Siete in grande difficoltà, lo capisco. Guardate le vostre difficoltà!
Avete nominato 102 membri in questo benedetto Governo; ce ne deve essere solo uno che legge il giornale, risponde al telefono e parla con gli amici che viene ad ascoltarci? Siete convinti che questo sia il rispetto nei confronti dell'Assemblea?
Io stavo parlando assolutamente in modo civile. Ho richiamato l'attenzione anche prima.
Vorrei proseguire il mio intervento per dire che chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Mi permetta, onorevole Borghesi: che lei venga a farci la morale su quali siano i meccanismi al cui interno si distingue l'ostruzionismo da qualcosa di diverso, sinceramente fa sorridere. Noi siamo qui a discutere oggi di temi che stanno a cuore al paese e che dovrebbero stare a cuore anche a lei. Onorevole Borghesi, lei è stato presidente della provincia di Verona, fino a prova contraria, in una giunta in cui rappresentava anche il mio partito.
Mi chiedo quindi con quale coraggio oggi si venga qui a dimostrare scarsa sensibilità nei confronti di quel territorio che avete cercato o voluto rappresentare negli anni passati: qualcuno sta voltando le spalle al nord! In questa sede lancio un appello ai parlamentari del nord, affinché, in modo sereno, pacifico e con grande capacità e senso costruttivo, si discuta nei prossimi giorni su quella che sarà laPag. 95seconda fase, perché ormai abbiamo capito che metterete la fiducia e lo hanno capito tutti, anche i bambini. Non avete più argomenti, basta guardare il livello numerico dei presenti in aula per capire che siete già affaccendati in tutt'altre faccende.
Dico ai parlamentari del nord: sediamoci intorno a un tavolo e andiamo a discutere nelle prossime settimane gli emendamenti che presenteremo anche al disegno di legge finanziaria, che hanno tutti un significato non ostruzionistico. Abbiamo lavorato perché in questa legge finanziaria si potessero introdurre alcune modifiche che vanno nella direzione della realizzazione di opere che interessano una parte del nostro paese e che tengono al benessere dei nostri cittadini.
È ora di finirla con questo servilismo romano per il quale, quando si arriva qui, ci si dimentica dei territori dai quali si proviene. Se questo è l'andazzo, vi dico che non so quali saranno le reazioni, non sono in grado di prevederne. Qualcuno prima di me, sicuramente con qualche certezza in più, ha usato anche toni diversi.
Credo che, in ogni caso, le reazioni che troverete nelle piazze, quelle che avete frequentato poco, ad onor del vero, da qualche mese a questa parte, ma che noi abbiamo continuato a frequentare, saranno sempre più ostili, perché la gente sente sempre più la distanza di questo Parlamento e di questo Governo dalle proprie istanze e necessità.
Stiamo parlando di un decreto fiscale - e torno al discorso iniziale - che si articola sostanzialmente in un impianto generale assolutamente vessatorio: i cittadini sono esausti. In questo momento, non vi è più la disponibilità da parte nostra ad affrontare con serenità alcun tipo di discussione, che non somigli a qualcosa di ostruzionistico - rispondo a Borghesi - perché, se per ostruzionistico viene scambiato l'atteggiamento di chi cerca in tutti i modi di modificare norme contenute in un documento che non ha più né capo né coda, ben venga l'ostruzionismo! Noi continueremo a farlo dentro l'aula, ma, soprattutto, fra qualche giorno, in mezzo ai cittadini, alla gente, nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).