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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per l'attuazione del programma di Governo, il ministro delle comunicazioni, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro del lavoro e della previdenza sociale e il ministro delle infrastrutture.
(Dislocazione delle Forze armate sul territorio nazionale, con particolare riferimento alla riapertura di reparti scuola in Sicilia - n. 3-00571)
PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pag. 37Oliva n. 3-00571 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, come Movimento per l'Autonomia intendiamo sottoporre all'attenzione di questo Governo il fatto che l'esercito italiano, ormai, è formato nella stragrande maggioranza da personale proveniente dalle regioni meridionali.
La Sicilia è la regione che più contribuisce a garantire il gettito di risorse umane necessarie al funzionamento di un'organizzazione strutturata, ormai da qualche anno, esclusivamente su base volontaria.
Tale stato di cose offre a tanti giovani siciliani e a tanti giovani meridionali la possibilità di una opportunità di lavoro. Dal punto di vista dello sviluppo economico del territorio, ciò ha effetti disastrosi almeno per tre ordini di motivi. Infatti, l'esercito continua ad essere dislocato al centro-nord del paese e, addirittura, in Sicilia si chiudono strutture militari attrezzate e funzionali. Questo comporta un allontanamento sistematico della forza lavoro. Si produce ricchezza e si consuma quindi in altre realtà nazionali, a volte già molto sviluppate. Si perde inoltre la possibilità di beneficiare degli investimenti statali nel settore della sicurezza.
Ad esempio, con l'insediamento di una struttura ad Agrigento...
PRESIDENTE. Onorevole Lo Monte, ho il dovere di segnalarle che ha oltrepassato di molto il tempo a sua disposizione. Potrà intervenire in sede di replica.
Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, desidero in via preliminare far notare - come peraltro illustrato dal ministro Parisi all'atto della costituzione del Governo - che uno dei punti della politica di difesa che questo Governo si è impegnato ad affrontare con maggiore determinazione è proprio quello di riequilibrare la distribuzione delle Forze armate sul territorio, in funzione delle mutate esigenze operative e degli imperativi connessi al reclutamento del richiamato personale volontario.
Da ciò, quindi, la necessità di un approfondimento volto ad individuare la misura, i tempi e i modi di questa ridislocazione, in modo da tener conto di tutti i fattori che entrano in gioco, ivi compresa la disponibilità di risorse al fine di definire gli adattamenti da apportare al dispositivo.
Questo perché, al di là e prima di tutte le conseguenze di carattere occupazionale che possono derivare, occorre considerare come la gravitazione del reclutamento sia qualcosa che deve essere attentamente approfondita, se vogliamo che le Forze armate rimangano nel futuro, come sono state nel passato, lo specchio e l'espressione di tutto il paese.
La progressiva identificazione del soldato-cittadino con una sola parte del nostro paese non potrebbe non porre nel lungo termine delicati problemi con i quali è bene confrontarsi in tempo.
In questo contesto l'assetto dell'area addestrativa e con esso la dislocazione degli enti deputati al reclutamento e alla formazione si inquadrano nell'ambito del processo di ristrutturazione e snellimento dell'organizzazione militare, già avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, al fine di meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, adeguandola nel contempo alla riduzione dei livelli organici.
Quanto al richiamato stato di attuazione della riforma strutturale delle Forze armate, prevista dal decreto legislativo n. 464 del 1997, il ministro della difesa presenta puntualmente una relazione al Parlamento sullo stato di avanzamento del processo di ristrutturazione, nonché sulla necessità di apportarvi correttivi, nei limiti degli stanziamenti di bilancio e delle dotazioni organiche di personale previsti dalle vigenti disposizioni.
Ricordo, in proposito, come tale processo persegua soluzioni volte ad ottenere un migliore rapporto costo-efficacia attraverso Pag. 38la soppressione di strutture oramai superflue e non più rispondenti alle vigenti necessità, nonché la ridefinizione delle funzioni di comandi ed enti ed il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze e, comunque, di non sovrapponibilità funzionale e territoriale.
Quanto all'auspicata costituzione di un reparto addestrativo in Sicilia...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. ... rilevo - ho quasi terminato, signor Presidente - che il progressivo passaggio dal sistema cosiddetto misto (leva e volontari) a quello interamente professionale ha reso l'organizzazione preposta all'addestramento sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze.
Devo ricordare, altresì, che la Sicilia vanta già un'importante presenza di enti e reparti delle Forze armate e che, in virtù anche del significativo gettito di volontari, la regione siciliana è stata salvaguardata dalla ristrutturazione, in chiave di riduzione, che ha interessato tutti i settori dello strumento militare.
Posso comunque assicurare che, nel quadro di riorganizzazione degli enti addestrativi, la problematica in esame sarà tenuta in considerazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, intanto, dichiaro la mia insoddisfazione: la risposta del rappresentante del Governo è stata sicuramente fredda e burocratica, come lo è l'atteggiamento del Governo ogni qual volta si parla di Mezzogiorno. Tuttavia, desidero ringraziare il sottosegretario per le precisazioni che ha voluto fornire.
Torno sull'argomento per evidenziare la ricaduta positiva anche sul piano promozionale per l'intero Mezzogiorno d'Italia. In altri termini, l'incremento dei reparti militari dislocati sull'isola diventerebbe, di per sé, strumento significativamente efficace di una moderna strategia della comunicazione, in quanto idoneo a lanciare un messaggio più convincente rispetto all'approccio tradizionale. Va sottolineata, inoltre, l'indiscussa valenza etica di un potenziamento che, a nostro giudizio, sembra profondamente meritato se si considera che la Sicilia, nel solo anno 2005, si colloca a livello nazionale al secondo posto (dopo la Campania) per il suo contributo in volontari in ferma prefissata di un anno (con ben 17.389 giovani siciliani arruolati).
Poiché non ha potuto avere luogo presso la Commissione competente, signor ministro, il confronto al quale lei fatto riferimento (articolo 3, comma 3, del decreto legislativo n. 464 del 1997, di riforma delle Forze armate)...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARMELO LO MONTE. ... noi, come Movimento per l'Autonomia, presenteremo un apposito atto affinché esso si svolga ed il ministro sia sentito in tale sede.
(Ampliamento della base militare statunitense di Vicenza e realizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari - n. 3-00572)
PRESIDENTE. L'onorevole De Zulueta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Zanella n. 3-00572 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, signor ministro, nell'informativa sull'allargamento della base USA di Vicenza svoltasi ieri alla Camera il ministro Parisi ci ha fatto un resoconto lungo, anche se non completo, dei fatti che hanno preceduto la decisione di accogliere la richiesta americana di ampliamento.
Signor ministro, noi chiediamo conto di una procedura, avente ad oggetto la cessione di una parte del demanio civile italiano, che appare gravemente irregolare. In particolare, appare strano che il Governo Pag. 39americano abbia potuto svolgere una pregara - tecnicamente, una presolicitation notice - in assenza di un'autorizzazione da parte del Governo italiano.
Il Governo americano avrebbe disposto di un bene del quale non era ancora in possesso. Riteniamo che questo punto vada chiarito.
PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, l'interrogazione in discussione ripropone la questione dell'ampliamento della base militare Dal Molin di Vicenza, già oggetto di un'informativa urgente del Governo resa ieri, in quest'aula, dal ministro della difesa.
Su tale questione, non posso che confermare quanto dichiarato ieri dal ministro Parisi. Ribadisco, infatti, che, il 16 gennaio scorso, il Presidente del Consiglio ha riconosciuto che i rapporti di amicizia e cooperazione con gli Stati Uniti imponevano una risposta in merito alla richiesta di ampliamento della base in questione, ossia quella decisione conclusiva che il Governo aveva ritenuto di dover assumere a partire da un giudizio di fattibilità manifestato dagli organi istituzionali di rappresentanza locale.
Muovendo, pertanto, dal giudizio di coerenza del progetto di ampliamento con la linea di politica estera e di difesa del nostro paese - giudizio che ha sempre guidato la linea di condotta del Governo - e considerati, altresì, i deliberati degli organi di rappresentanza locale, il Presidente del Consiglio ha ritenuto di dover confermare la posizione del Governo precedente, dando la disponibilità a corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti.
Ritengo, dunque, che lo strumento di cui si chiede conto con l'interrogazione, con cui il Governo ha dato tale disponibilità, risieda proprio nella decisione del Presidente del Consiglio, resa nota attraverso una dichiarazione pubblica.
Questa decisione - voglio ricordarlo - è stata successivamente trasferita dal ministro degli affari esteri al sottosegretario di Stato americano, Condoleezza Rice, in un colloquio avvenuto in occasione della riunione dei ministri degli esteri della NATO, tenutasi a Bruxelles il successivo 26 gennaio.
La decisione è ora in attesa della formalizzazione della cessione d'uso delle aree necessarie alla realizzazione del progetto, dopo che saranno considerati i dettagli del piano di transizione, nell'ambito degli accordi che regolano la concessione in uso di infrastrutture agli Stati Uniti nel nostro paese.
Quanto, invece, alla possibilità di riaffrontare tale tematica all'interno della seconda conferenza nazionale sulle servitù militari, fermo restando che, come ho già detto, la decisione è stata già assunta, si fa rilevare che la conferenza dovrà costituire, a similitudine di quella precedente, un momento di sintesi e bilancio di tutte le attività che il Ministero della difesa ha intrapreso con le amministrazioni locali in ordine alle presenze e ai gravami militari nelle diverse regioni del paese, in linea con quanto previsto dal programma e confermato dal ministro Parisi nella relazione alla Commissione difesa della Camera nell'ottobre scorso.
La conferenza nazionale sulle servitù militari, per le sue finalità, pertanto, non può essere posta in relazione con una decisione che, invece, attiene alla linea di politica estera dell'Italia, in adempimento degli accordi internazionali del paese, nel quadro dell'Alleanza atlantica.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, ringrazio il ministro, perché ci ha fornito ulteriori elementi per capire tutti i fatti che si sono succeduti e che hanno portato all'accelerazione della decisione sull'insediamento di una nuova base a ridosso del centro cittadino palladiano di Vicenza.
Vorrei che il ministro per l'attuazione del programma guardasse questa foto aerea Pag. 40(La deputata Zanella mostra una fotografia) e si rendesse conto che parliamo di un'area strategicamente importante, l'unica rimasta verde all'interno del centro cittadino, dell'abitato cittadino di Vicenza, a meno di due chilometri dalla basilica palladiana. Di questo si tratta, signor ministro!
Le ricordo, per quanto riguarda la Conferenza sulle servitù militari, che all'interno del nostro programma era prevista questa conferenza proprio per riconsiderare questo aspetto nel nuovo quadro geostrategico in cui anche la nostra difesa ed il nostro Stato si trovano.
Mi sembra che, anche questa decisione (certamente di forte impatto per la città, ma importante per una prospettiva tutta diversa del nostro Stato rispetto al discorso delle servitù militari) avrebbe dovuto essere presa all'interno di quel quadro.
Il ministro Parisi, ieri, faceva riferimento ad un'accelerazione avvenuta a fronte della necessità da parte degli Stati Uniti di non perdere finanziamenti. Quindi, la pressione era dovuta a ciò, a questioni finanziarie americane, che non possono dettare i nostri tempi, visto anche il fatto che, già da mesi (ben prima dell'assenso fornito dal premier), su Internet si trova il prebando di cui parlava la collega.
Chiedo che il Governo venga a Vicenza a spiegare le sue ragioni, che si confronti con coraggio con la città, senza scorciatoie e senza scuse troppo comode (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Misure per la prevenzione delle truffe telematiche - n. 3-00573)
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00573 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
MASSIMO NARDI. Signor ministro intendo chiederle cosa abbia intenzione di fare il Governo per arginare un fenomeno che sembra inarrestabile, quello di centinaia di migliaia di e-mail che vengono indirizzate ad ignari cittadini al solo scopo di carpire loro i dati sensibili e di truffarli, e se il Governo ritenga che quanto sta compiendo la polizia postale rispetto al fenomeno sia proporzionato al fenomeno stesso.
In ultima istanza, vorrei capire se esista, da parte del Governo, un'iniziativa volta a contenere il fenomeno attraverso l'innovazione tecnologica ed interventi strutturali che possano fronteggiare il fenomeno.
PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Nardi a sottolineare la gravità del fenomeno. La polizia postale e delle comunicazioni è costantemente impegnata nell'attività di prevenzione e di contrasto degli illeciti commessi. Sul piano della prevenzione, la polizia postale, in collaborazione con l'ABI e con Poste italiane ha avviato un'attività di sensibilizzazione degli utenti che, attraverso gli istituti bancari, sono avvisati del pericolo rappresentato dal fenomeno del cosiddetto phishing, inteso quale modalità di invio di e-mail destinate ad un numero considerevole di persone che, facendo affidamento sulla buona fede dei destinatari, inducono a fornire i propri dati sensibili, siano essi riferiti a user ID e password per accedere a servizi di home banking o, comunque, a dati afferenti alla propria sfera personale, rinviando a falsi siti aventi le caratteristiche identiche a quelle dei siti originali.
Il predetto organo, cioè la polizia postale e delle comunicazioni, ha fatto presente che tutte le informazioni utili agli utenti per evitare di cadere nell'errore derivante dall'apparente autenticità del messaggio sono disponibili sul sito ufficiale della Polizia di Stato oppure attraverso i servizi resi dal commissariato di PS on line, raggiungibile attraverso il sito www.commissariatodips.it.
Riguardo all'attività di prevenzione e repressione, il Ministero dell'interno ha Pag. 41comunicato che, nel corso del 2006, la polizia postale ha avviato 1.205 indagini di iniziativa propria e 903 su richiesta dell'autorità giudiziaria. Tali interventi hanno permesso di denunciare all'autorità giudiziaria 84 persone coinvolte e di effettuare 17 perquisizioni. Il lavoro ha consentito di appurare che la minaccia proviene, principalmente, dai paesi dell'est europeo e che le aree geografiche più colpite sono quelle a moneta forte, quali i paesi dell'area euro e quelli dell'area dollaro, conclusioni a cui è pervenuto di recente anche uno studio sulla materia dell'Unione europea.
In questo contesto le difficoltà maggiori, per quanto concerne la messa in atto di azioni di contrasto, sono legate alle lunghe ma necessarie procedure di rogatoria internazionale, che debbono essere attivate laddove venga accertato, come spesso avviene, che i server da cui partono i messaggi di carattere fraudolento sono situati all'estero. A tale proposito, tuttavia, il Ministero dell'interno ha comunicato di avere in corso numerose indagini in collaborazione con organi di polizia stranieri coordinati da diverse procure della Repubblica che, pertanto, sono coperte da segreto.
Per quanto riguarda il Ministero delle comunicazioni, d'intesa con la polizia postale ci stiamo attivando per accrescere la collaborazione degli istituti bancari nell'informazione agli utenti per prevenire e combattere questi fenomeni.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio per avermi riconosciuto il merito di aver sollevato un problema che esiste e che, in qualche modo, dovrebbe essere affrontato. Mi permetta, però, di esprimere, alla luce della sua risposta, la più totale e completa insoddisfazione.
Signor ministro, dire che sono stati perseguiti 82 soggetti, a fronte di centinaia di migliaia di e-mail e di persone truffate, è sostanzialmente un'ammissione di assoluta impotenza.
Credo che questa sia una diretta conseguenza dell'azione politica sviluppata in questo settore. È evidente che, per intraprendere un'iniziativa che abbia qualche concretezza, sarebbe necessario un investimento cospicuo dal punto di vista economico. Servirebbe un potenziamento del personale, servirebbe un aggiornamento sulla cognizione informatica: tutte azioni che avrebbero un costo.
Signor ministro, avete varato una manovra finanziaria di 35 miliardi, quando ne serviva soltanto una di 15: gli altri venti miliardi li avete distribuiti, per massima parte, alle clientele di tipo politico delle forze di maggioranza. E non avete destinato un euro a questa iniziativa!
Dire, oggi, che il problema risiede in un altro ambito, mi sembra solamente una scappatoia. In questa sede, a nome della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, vorrei ricordare a lei, signor ministro, ed a tutto il Governo che rimanere inerti rispetto a tale questione significa destinare gli italiani ad essere truffati con maggiore continuità e sistematicità.
Noi continueremo, per quanto possiamo, ad invitarla a prendere un'iniziativa. Speriamo che lei voglia fare qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
(Presunte irregolarità nell'esercizio dell'attività televisiva da parte dell'emittente Catalan TV, con sede ad Alghero - n. 3-00574)
PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00574 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ELIAS VACCA. Signor Presidente, il mio intervento sarà breve, perché il contenuto della mia interrogazione riflette un percorso stupefacente per me che l'ho vissuto soltanto nella sua fase terminale.
Signor ministro, si tratta di un cittadino disinteressato - quindi, non interessato ad acquisire frequenze radiotelevisive - che solleva un problema di legalità. Il Pag. 42problema attiene al meccanismo attraverso il quale una televisione possa accedere alle norme che tutelano le minoranze linguistiche.
Personalmente, provenendo da una città peculiare per connotazione linguistica, sono contemporaneamente interessato alla tutela di quelle minoranze, ma anche al rispetto delle regole sull'assegnazione delle frequenze nel sistema radiotelevisivo, e nondimeno alla pluralità nella informazione.
Mi sono visto costretto a proporle questa interrogazione perché si corre il rischio che una richiesta di informativa dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - rivolta al Ministero per dare impulso alla pratica, altrimenti l'avrebbe archiviata - rimanga inevasa. Questo è il senso della mia interrogazione e queste sono le ragioni della sua urgenza.
PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ricordo che la partecipazione delle minoranze nazionali all'uso delle emittenti televisive è stato previsto dalla legge n. 78 del 1999, la quale stabiliva che l'esercizio di emittenti televisive che trasmettevano nelle lingue delle minoranze linguistiche riconosciute era consentito, previa autorizzazione del Ministero delle comunicazioni.
Come è noto, la legge quadro n. 482 del 1999 individua le minoranze linguistiche storiche nel nostro paese, tra le quali il catalano.
Il decreto legislativo n. 177 del 2005 ha stabilito che è il Ministero delle comunicazioni ad autorizzare le emittenti televisive che trasmettono nelle lingue delle minoranze linguistiche storiche - tra cui appunto il catalano - equiparandole alle emittenti televisive a carattere comunitario a radiodiffusione in ambito locale, costituite in forma di associazione riconosciuta o non riconosciuta, che trasmettano programmi originali autoprodotti a carattere culturale, etnico, politico e religioso, e che si impegnano ad alcune condizioni stringenti: a non trasmettere più del 5 per cento di pubblicità per ogni ora di diffusione, a trasmettere i predetti programmi per almeno il 50 per cento dell'orario giornaliero compreso tra le ore 7 e le ore 21.
Dopo la denuncia effettuata dal comitato regionale sardo per il servizio radiotelevisivo e l'ulteriore sollecitazione ad opera degli onorevoli interroganti, il Ministero ha disposto la trasmissione degli atti concernenti la Catalan TV all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riattivando così la procedura per l'accertamento sulla programmazione. Sarà possibile, dunque, verificare in tempi rapidi l'eventuale violazione dell'attuale normativa, visto che la legge stabilisce che spetta all'Autorità per le comunicazioni la vigilanza sul rispetto della tutela delle minoranze linguistiche riconosciute nell'ambito del settore delle comunicazioni di massa.
PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di replicare.
ELIAS VACCA. Signor ministro, la ringrazio per la risposta e mi dichiaro soddisfatto - naturalmente, già conoscevo il quadro normativo di riferimento -, in quanto lei ha dispiegato l'attività necessaria per dare impulso alla pratica. Adesso l'Autorità garante ha ricevuto dal suo Ministero quanto occorreva e saprà applicare le norme di legge.
La soddisfazione nasce dal fatto che, seppure in questo periodo lei si sta occupando di norme sul sistema radiotelevisivo sicuramente ben più impegnative ed importanti della vicenda di un'emittente locale, ha prestato tempestivamente la dovuta attenzione al problema che abbiamo sollevato. Credo, infatti, che lei abbia inteso che, nel sistema radiotelevisivo, si muovono due tipologie di furbi: ci sono i grandi furbi, che hanno anche la capacità di manovrare politicamente la situazione e di piegare il legislatore alle loro esigenze, e ci sono i piccoli furbi, che si muovono nelle pieghe della legge, formalmente magari Pag. 43osservando le norme, ma, sostanzialmente, violandole o addirittura, come mi sembra in questo caso, speculando su una certa inerzia e un rimpallo di missive, di contenuto interlocutorio, quando non anche evasivo.
A tutte queste furberie vorrei che fosse posta fine attraverso l'azione che l'Autorità garante non mancherà di esercitare, in modo tale da ripristinare - lo ripeto - sia il diritto di una minoranza linguistica ad avere un'emittente, che dispieghi anche attività culturali, sia il diritto della nostra comunità algherese, che è anche una comunità italiana, ad avere pluralità di informazione e, quindi, una corretta possibilità di accesso alla formazione delle opinioni.
(Limiti in materia di pubblicità nei programmi televisivi e di telepromozioni - n. 3-00575)
PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00575 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
ROBERTO ZACCARIA. Signor ministro, questa interrogazione ha un titolo: «C'è troppa pubblicità in televisione». Cosa vuol dire? L'altra sera ho guardato un film, che è cominciato alle 21,20 ed è finito oltre la mezzanotte. Credo che uno spettatore normale, che conosce la legge, sa che si possono fare, al massimo, due o tre interruzioni per un film, anche di lunga durata.
In realtà, c'è una prassi che porta le emittenti ad allungare molto i tempi, in quanto vi inseriscono telegiornali, meteo, eccetera: lardellano di pubblicità. Come fa la gente ad utilizzare la televisione in queste condizioni?
Il Parlamento europeo sta allargando le maglie delle regole. L'Autorità per le comunicazioni ha annunciato, a sua volta, di voler assecondare queste prassi di allargamento, ma la Corte costituzionale, nel 1985, aveva affermato la necessità di stabilire limiti alla pubblicità, per tutelare gli utenti e la stampa.
Qui c'è una chiara riserva di legge e vorrei sapere cosa pensa di fare lei, signor ministro, anche attraverso iniziative legislative, per garantire gli ascoltatori di fronte ad una situazione che non è difficile definire intollerabile.
PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, certamente la pubblicità costituisce una risorsa essenziale per il mercato televisivo, ma, all'interesse dei broadcaster di reperire sul mercato quante più risorse possibili, fa naturalmente da contrappeso una triplice esigenza: tutelare il diritto del telespettatore ad una visione dei programmi quanto più possibile fruibile e libera da interruzioni; assicurare il rispetto dei diritti degli autori all'integrità dell'opera; garantire una distribuzione delle risorse pubblicitarie tale da non pregiudicare gli assetti concorrenziali del mercato televisivo.
Sotto questi diversi profili la situazione del mercato italiano nel settore della pubblicità televisiva si presenta con diverse anomalie, in particolare con un peso della televisione rispetto agli altri media molto più alto che nel resto dei paesi europei e con un livello di concentrazione che non ha pari negli altri paesi europei.
Si tratta di una situazione le cui conseguenze per il pluralismo hanno trovato ampia eco in numerosi documenti comunitari (risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, raccomandazioni dell'OCSE, parere della commissione di Venezia del Consiglio d'Europa) negli scorsi anni.
Anche le due autorità di settore si sono più volte occupate di questo tema. Ricordo, in particolare, l'indagine dell'Autorità antitrust sulla pubblicità televisiva che così concludeva: «Il mercato della raccolta pubblicitaria televisiva è contraddistinto da elevate rendite monopolistiche che non hanno riscontro negli altri paesi europei».
Il Governo, dunque, condivide le preoccupazioni espresse nell'interrogazione parlamentare Pag. 44e ritiene che debba essere assicurata la più puntuale applicazione delle norme vigenti. Da questo punto di vista, noi non abbiamo mancato in questi mesi di esprimere la nostra preoccupazione in ordine ad alcuni aspetti d'invasività della pubblicità televisiva che si possono riscontrare nella proposta di nuova direttiva europea «Televisione senza frontiere». Tuttavia, resta fermo nel testo in discussione il principio fondamentale che assicura il diritto degli Stati membri di adottare norme più restrittive rispetto al livello minimo di regole stabilito in ambito comunitario. A tale riguardo, il Governo italiano, con il testo di riforma del sistema televisivo all'esame della Camera, ritiene di aver già fornito segnali significativi. Il disegno di legge prevede, infatti, alcune misure che vanno nella direzione di una più equilibrata distribuzione delle risorse, di una disciplina degli affollamenti più coerente con l'ordinamento comunitario, ricomprendendo le telepromozioni nel contesto degli affollamenti, infine di presidi sanzionatori più efficaci, come richiesto formalmente dall'Autorità delle comunicazioni che è impegnata a far rispettare le norme sulle interruzioni pubblicitarie nei film, norme che non possono essere né violate né aggirate.
PRESIDENTE. L'onorevole Morri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
FABRIZIO MORRI. Signor Presidente, ringrazio il ministro perché la sua risposta è considerata dal gruppo dell'Ulivo soddisfacente rispetto ai temi posti nell'interrogazione illustrata dal collega Zaccaria.
Il Governo ci appare con questa risposta consapevole che la situazione italiana in materia di pubblicità televisiva presenta anomalie rispetto agli altri paesi europei, spesso lesive dei diritti del pubblico meno abbiente o dei minori. Mi riferisco proprio a quel pubblico che non potendosi permettere la televisione a pagamento vede oggi una grande - troppo grande - quantità d'interruzioni e spot pubblicitari nell'ambito della programmazione televisiva, soprattutto riguardo ai film.
Una tale tendenza, peraltro, appare vieppiù in crescita anno dopo anno; non è una questione da poco o un capriccio di chi potrebbe essere definito ostile alla pubblicità. Tutti sappiamo che le risorse pubblicitarie permettono la vita del sistema e l'esistenza stessa delle grandi televisioni generaliste gratuite. In ogni caso, ci rassicura che il Governo riconosca il problema ed assieme al Parlamento, voglia e possa individuare ragionevoli misure a tutela dei cittadini telespettatori e degli stessi prodotti audiovisivi di largo consumo da parte del pubblico (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Scelte aziendali delle Poste italiane Spa in relazione all'utilizzo di lavoratori precari - n. 3-00576)
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00576 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, signor ministro, le Poste italiane Spa hanno assunto nell'arco di otto anni 30 mila giovani precari a tempo determinato per coprire posti di lavoro vacanti.
L'esasperato ricorso a forme di lavoro precario ha provocato decine di migliaia di ricorsi alla magistratura e ingentissime spese legali e risarcitorie a carico dell'azienda.
La Corte dei conti, nella sua relazione del dicembre 2006, ha rilevato e censurato questo incredibile «sperpero» di denaro pubblico.
In risposta a 13 mila di questi ricorsi, la Corte di cassazione ha espresso sentenze favorevoli alle trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato.
Chiediamo di sapere quali iniziative urgenti il ministro interrogato intenda promuovere per salvaguardare il diritto ad un lavoro stabile per tutti i 30 mila precari.
PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
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PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, come è certamente noto anche agli onorevoli Zipponi e Burgio, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire nella gestione aziendale, che rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
Naturalmente, per rispondere all'interrogazione noi abbiamo acquisito alcuni elementi della posizione di Poste italiane; rappresenteremo poi l'opinione del Governo da un punto di vista politico-generale, anche se il Governo, per l'appunto, non dispone di strumenti di intervento sulla gestione aziendale diretta.
In merito al tema dei lavoratori a tempo determinato, assunti nel corso degli anni a partire dal 1997, nonché della gestione delle vertenze che ne sono scaturite, le Poste italiane precisano che tali questioni vanno collegate alla politica delle assunzioni seguita negli anni compresi tra il 1997 e il 2002; anni in cui la scelta del ricorso ad assunzioni a tempo determinato fu concepita al fine di perseguire l'obiettivo della trasformazione da ente pubblico economico in società per azioni e per fronteggiare, in conformità con gli obiettivi di risanamento imposti dal primo piano di impresa, il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione. L'attuazione di tale processo doveva comunque tenere conto dello squilibrio nella collocazione delle risorse umane presenti in azienda e dell'impossibilità di raggiungere intese a livello sindacale sul tema della redistribuzione del personale sul territorio.
La questione si sta sviluppando sia sul piano giudiziario sia su quello sindacale.
Sul piano giudiziario, le Poste italiane sostengono che sta proseguendo nella gestione del contenzioso residuo, con particolare riferimento all'andamento delle controversie dinanzi alla suprema Corte di cassazione. Ad avviso delle Poste italiane, la Corte di cassazione, oggi, sarebbe intervenuta su circa cento ricorsi in tema di contratti a termine e avrebbe prevalentemente pronunciato sentenze con rinvio, enunciando principi di diritto sostanzialmente favorevoli, in molti casi, alle tesi aziendali - così, appunto, dichiarano le Poste italiane -, specie in tema di «causali» esigenze eccezionali connesse alla ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.
Sul piano gestionale, la società ha riferito invece di avere progressivamente ridotto, a far data dal 2003, il ricorso alle assunzioni con contratto a tempo determinato e di avere ricercato il raggiungimento di un assetto occupazionale caratterizzato da maggiore stabilità, anche in ragione della necessità di elevare il livello qualitativo degli addetti.
Infine, le Poste italiane richiamano l'accordo sindacale raggiunto nel gennaio 2006. Stando a quanto comunicano le Poste italiane, l'accordo in questione determina una modalità di consolidamento del rapporto di lavoro mediante la sottoscrizione libera e volontaria di un verbale di accordo individuale che contiene la rinuncia al contenzioso e garantisce all'azienda l'effettivo recupero degli importi economici liquidati per i periodi non lavorati.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Concludo, Presidente.
L'accordo ha, inoltre, individuato la modalità di costituzione di un sistema di graduatorie allo scopo di creare un canale di reperimento di risorse che hanno già prestato attività lavorativa per le Poste italiane nel periodo tra il 1997 ed il 2005.
Un'ultima considerazione, signor Presidente, se mi è consentita, è la seguente. Naturalmente, il Governo, da un punto di vista generale, è molto sensibile alla questione dell'assorbimento del lavoro precario, come dimostra anche la recente legge finanziaria, e pertanto non mancherà di seguire con attenzione l'evolversi della situazione e di ....
PRESIDENTE. Signor ministro, la Presidenza è molto sensibile al tempo...
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. ...esercitare i suoi poteri Pag. 46di indirizzo al fine della stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, ringrazio il ministro soprattutto per l'ultima parte, in cui considera importante l'azione del Governo anche nei confronti di aziende che non prevedono ovviamente un intervento diretto nella gestione. Pertanto, l'attenzione posta alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per attività continue e costanti credo rappresenti un indirizzo che l'Esecutivo debba seguire con una pressante azione esercitata sulle Poste italiane.
Tuttavia, chiedo al ministro di verificare quanto affermato dalle Poste italiane. Infatti, a noi risulta che tale azienda abbia perso cause contro 13 mila lavoratori, trovandosi costretta a pagare avvocati, penali ed arretrati e generando un danno dieci volte superiore al risparmio che l'azienda ha ottenuto con l'assunzione di lavoratori a tempo determinato. Chiediamo di aprire un'inchiesta su questo oneroso dispendio economico, anche in relazione al costo del servizio universale a carico della finanza pubblica. Chiediamo, altresì, di accertare le motivazioni di tale dissennato comportamento dell'azienda e di valutare se vi siano responsabilità dirette ed oggettive da sanzionare. Chiediamo, infine, che tutte le lavoratrici ed i lavoratori giovani e precari seguano un percorso di stabilizzazione dal proprio posto di lavoro.
Signor ministro, con lei vorremmo continuare il confronto a partire dalla risoluzione presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea presso la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) che affronta l'insieme dei problemi relativi alle Poste Italiane, a partire dai processi di privatizzazione e liberalizzazione che rischiano di mettere in ulteriore allarme i lavoratori dell'azienda.
(Attuazione della normativa in materia di acquisto di manufatti e beni prodotti con materiale riciclato da parte degli uffici e degli enti pubblici - n. 3-00577)
PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00577 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, con normative nazionali ed attuative di disposizioni comunitarie, e poi con successivi decreti attuativi dei singoli ministeri, si è stabilita la spettanza in carico allo Stato dell'obbligo di individuare iniziative ed azioni anche economiche per favorire il riciclaggio ed il recupero di materiali di rifiuti, nonché per promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti ed il loro impiego da parte della pubblica amministrazione e dei soggetti economici.
È posto altresì a carico dello Stato - del Governo ed in particolare dei Ministeri dell'ambiente, delle attività produttive (oggi sviluppo economico) e della salute - il compito di adottare le disposizioni occorrenti affinché gli uffici e gli enti pubblici e le società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione di servizi, coprano il fabbisogno attuale di manufatti e di beni indicati nel medesimo decreto con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato, non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo. Tali disposizioni sono volte a tutelare preminenti interessi della collettività nel campo della salute e della tutela dell'ambiente.
Le categorie delle pubbliche amministrazioni individuate come destinatarie di questi decreti sono sia amministrazioni dirette ed indirette dello Stato, sia gli enti pubblici, sia gli organismi di diritto pubblico, ivi comprese le società, pur private, a prevalente partecipazione pubblica.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 47ANGELO PIAZZA. Si chiede pertanto al Governo di indicare quali siano i dati relativi all'attuazione di queste norme per quanto riguarda sia i compiti degli organi dello Stato, sia quelli affidati alle regioni dal Governo e rientranti nella competenza di quest'ultimo...
PRESIDENTE. Onorevole Angelo Piazza, potrà proseguire in sede di replica.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Nel decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, vi sono due livelli di riferimento: un livello nazionale, di competenza dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti, che ha già provveduto classificandoli per macrocategorie, ed un livello locale, di competenza delle regioni (è la prima questione da lei posta, onorevole Piazza), per il quale ad oggi soltanto la provincia autonoma di Bolzano ha provveduto. La regione Lombardia ha stilato un elenco dettagliato che non ha ancora ufficializzato.
Per quanto si riferisce alla seconda delle questioni che lei poneva, al momento attuale, nonostante il forte interesse suscitato nel mondo imprenditoriale, il sistema complessivamente non è ancora decollato.
Ci sono delle criticità, alcune insite nello stesso decreto, come la definizione del post consumo, che mal si presta a fornire garanzie adeguate agli utilizzatori dei prodotti, questioni procedurali come la difficoltà della commissione tecnica di dare immediato riscontro alle istanze di iscrizione al registro di riciclaggio, la mancanza di sanzioni per gli inadempienti, la mancata individuazione dei destinatari da parte delle regioni, una scarsa propensione a considerare materiali e prodotti riciclati. Va inoltre considerato che molte delle domande pervenute non sono risultate conformi ai requisiti normativi.
Tutto ciò ha spinto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a considerare l'opportunità anche di un intervento di modifica, oltre che per risolvere alcuni di questi limiti tecnico-amministrativi, anche per una coerenza con quanto contenuto nella finanziaria nel piano per gli acquisti sostenibili. Facendo questo, verrebbero direttamente inserite queste impostazioni come prescrizioni tecniche nei bandi di gara fatti centralmente dalla Consip, che poi diventerebbero di riferimento per i bandi di gara delle amministrazioni periferiche. Questo è dunque il primo impegno che stiamo verificando.
Per quanto riguarda la seconda questione, che registra le stesse difficoltà, stiamo studiando - magari su questo potremo riferire, se l'interrogante vorrà, in un momento successivo - gli interventi e le misure più opportune e coerenti per realizzare l'obiettivo del 30 per cento, che riguarda le amministrazioni pubbliche o quelle che sono comunque controllate, magari dandoci anche obiettivi di gradualità per potervi corrispondere.
PRESIDENTE. L'onorevole Piazza ha facoltà di replicare.
ANGELO PIAZZA. Dalla cortese risposta del ministro Chiti mi pare emerga un quadro di sostanziale inattuazione di queste norme. Questo è di per sé un dato sicuramente preoccupante.
Accolgo invece molto favorevolmente l'impegno che il ministro Chiti assume a nome del Governo, sia per quanto riguarda i prossimi bandi della Consip, perché è molto importante che si stabilisca sin d'ora una regola per il futuro, che implichi l'attuazione degli obblighi di legge (legge nazionale e legge comunitaria), sia per l'impegno successivo ad attuare, nei limiti del possibile e con gli aggiustamenti anche normativi che occorressero, gli obblighi previsti dalle norme che, ricordo, sono per lo Stato prescrizioni vincolanti.
(Intenzioni del Governo in merito alla deindustrializzazione e al rilancio del polo chimico di Priolo-Siracusa - n. 3-00578)
PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 48n. 3-00578 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Nel dicembre del 2005 è stato firmato a Palazzo Chigi l'accordo di programma per la qualificazione e la deindustrializzazione del polo petrolchimico di Priolo. Si tratta di un'importante intesa, frutto di un lavoro molto lungo e molto paziente da parte del precedente Governo con le imprese e con le parti sociali, che prevede interventi di tipo infrastrutturale sull'energia, sull'innovazione, sulla bonifica dei vari siti, sulla sicurezza e sulle infrastrutture e i servizi di sito finalizzati a migliorare il grado di attrattività dei territori, creando condizioni di ambiente favorevoli all'investimento produttivo per nuovi interventi.
Dal dicembre del 2005 non vi è però più traccia di impegno da parte del Governo per l'attuazione di questo accordo di programma. Cresce quindi l'inquietudine e la tensione tra i lavoratori di quel sito produttivo, proprio perché ormai è passato più di un anno. Si registra una totale distanza da parte dell'attuale Governo da questa delicatissima questione, che è anche strategica per lo sviluppo del paese. Quindi chiedo di sapere quali siano le reali intenzioni del Governo, quali fondi siano stati stanziati in finanziaria per attuare questo accordo di programma e quando pensiate di dare un segno di vita, battendo un colpo e cominciando ad avviare la progettualità al riguardo.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Non intendo cogliere questa occasione per fare polemiche, che non interessano i cittadini e i lavoratori, su come si «ripartiscano» gli eventuali ritardi, dal momento che il Governo si è insediato dalla fine di maggio. Voglio invece rispondere alle questioni che gli interroganti hanno posto.
Innanzitutto, il Governo, nel suo insieme, conferma l'impegno per l'attuazione dell'accordo di programma. Questo accordo ha il nostro interesse, lo condividiamo e, quindi, siamo e saremo impegnati ed attuarlo.
In secondo luogo, con la legge finanziaria per il 2007 sono stati stanziati fondi e risorse per le attività industriali, per la chimica, per le attività di ricerca e, dunque, a questi fondi si farà riferimento per attuare l'accordo di programma ricordato. Del resto, onorevole Prestigiacomo, lei sa che il previsto intervento dello Stato e delle istituzioni non è così massiccio: entro il 2008 devono essere effettuati investimenti per la qualificazione e la reindustrializzazione per 1,4 miliardi di euro da parte delle imprese e per 220 milioni di euro da parte dello Stato e della regione. Perciò, siamo in grado di mantenere questi impegni finanziari.
In terzo luogo, per quanto riguarda le realizzazioni è stato convocato un incontro, il prossimo 7 febbraio, tra rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, dell'Osservatorio chimico, del Ministero del lavoro e delle organizzazioni sindacali per effettuare una prima verifica sullo stato di attuazione, su quanto le imprese hanno realizzato e su quanto è stato attuato ai vari livelli istituzionali. Subito dopo, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri si svolgerà una riunione con la partecipazione di tutti coloro che hanno sottoscritto l'accordo di programma, cioè rappresentanti del Governo e dei vari ministeri, delle regioni, degli enti locali e delle parti sociali, sulla base di questa istruttoria, per verificare lo stato di attuazione, le nuove misure necessarie e l'ammontare delle risorse da corrispondere. Come ripeto, il Governo attuerà l'accordo di programma, per quanto gli compete, e ci sono le risorse necessarie.
PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di replicare.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei capire che cosa c'entri il ministro per i rapporti con Pag. 49il Parlamento con una questione di tipo economico. Semmai, avrebbero dovuto essere presenti, per rispondere, il ministro dell'ambiente, il ministro delle attività produttive o il ministro dell'economia e delle finanze. Sinceramente, ministro Chiti, la ringrazio per la sua presenza e per la sua cortesia. Tuttavia, la sua risposta non può non essere di tipo burocratico e nulla aggiunge, sostanzialmente, a quanto già sapevamo, cioè che non vi è alcuna traccia di quei 220 milioni di euro che a lei sembrano pochi ma che - le assicuro - per quel territorio sono moltissimi e avrebbero messo in moto un circuito di investimenti privati che, in termini di finanziamento, ammontano ad oltre 1,4 miliardi di euro.
Francamente, signor ministro, ciò conferma, purtroppo, tutte le preoccupazioni e non può non alimentare ancora di più la tensione già esistente sul territorio. Il fatto che sia stata convocata una riunione per il 7 febbraio non dice nulla. Infatti temiamo fortemente che si ricominci daccapo e si allontani sempre più il momento in cui, finalmente, si darà avvio alla attuazione di questo accordo di programma scongiurando i licenziamenti e la chiusura di molte imprese che operano in quel sito, nell'indotto.
Lei afferma, signor ministro, che avete avuto appena sei mesi di tempo. Però, avete approvato una legge finanziaria e in quella legge avremmo dovuto trovare traccia di questo impegno che lei, a parole, ribadisce in questa sede. Vorrei tanto crederle ma, onestamente, quanto lei afferma non ha alcun riferimento con la progettualità e con il vostro programma per quest'anno. Tant'è che rappresentanti della sinistra provenienti da quel territorio, molto preoccupati, hanno presentato ordini del giorno e proposte emendative, in sede di esame del disegno di legge finanziaria, volti proprio ad impegnare il Governo a «battere un colpo».
Vorrei rammentare che, nella scorsa legislatura, in ogni question time voi avete tenuto «lezioncine» al nostro Governo sul modo in cui si deve rispondere alle interrogazioni a risposta immediata. Adesso, il ministro per i rapporti con il Parlamento ci viene a parlare di delicatissime questioni economiche, in merito alle quali, sostanzialmente, non ha detto nulla: soltanto parole vuote che, purtroppo, siamo abituati a sentire, ogni giorno, da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
(Iniziative a favore degli acquirenti delle case INPDAP del complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78 - n. 3-00579)
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00579 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, nell'anno 2002, alcuni cittadini, usufruendo della normativa sulle dismissioni immobiliari, decisero di acquistare le case INPDAP nel complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78. La vicenda riguarda 120 famiglie.
Quando gli inquilini sono stati chiamati ad esprimere la loro opzione, sulla proposta di acquisto, erano a conoscenza che, negli appartamenti del complesso, erano presenti alcuni difetti limitati ai balconi e ai lastrici solari, che, era stato assicurato, erano causati dall'assestamento degli immobili. Nessuno aveva portato a conoscenza degli acquirenti che, qualche mese prima della vendita, l'allora e l'attuale consiglio d'amministrazione dell'INPDAP, a seguito dell'esito di una verifica statica degli immobili, commissionata da professionisti esterni, aveva addirittura valutato l'eventualità di emettere una direttiva cautelare di sgombero degli appartamenti per la pericolosità degli stessi, emersa durante la verifica stessa.
L'INPDAP non accetta alcun confronto, ad oggi, con gli inquilini e cerca di imporre i lavori che deprezzano molto le case, puntellando le palazzine con 250 tonnellate di ferro.
Signor ministro, le chiedo se non ritenga di assumere ogni opportuna iniziativa Pag. 50presso l'istituto, affinché sia trovata soluzione alla grave questione esposta in premessa ed azzeri l'intero consiglio d'amministrazione, incluso il direttore generale e il presidente.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'atto ispettivo oggi in discussione, l'INPDAP ha fornito la ricostruzione della vicenda in argomento che mi accingo ad illustrare.
Come è noto, nel mese di settembre del 2002, l'istituto ha avviato il processo di vendita delle singole porzioni immobiliari dell'edificio di via Montecassiano. Nel maggio 2002, aveva incaricato l'ingegner Bigi, specialista in strutture di cemento armato, di effettuare verifiche strutturali. Nella relazione del professionista, veniva evidenziato che travi, pilastri e fondazioni erano generalmente in condizione di sicurezza accettabile, ma che erano state riscontrate limitate lesioni ai balconi, per le quali il tecnico suggeriva di realizzare alcuni lavori.
Successivamente, la commissione stabili pericolanti invitava all'INPDAP ad effettuare lavori di consolidamento delle strutture portanti. L'istituto ha tenuto ad evidenziare che il condominio, unitamente a 48 condomini, trovando insoddisfacente, sul piano estetico, la soluzione tecnica prescelta, proponeva un procedimento giudiziario cautelare presso il tribunale civile di Roma, con la richiesta di eseguire, in via d'urgenza, nuove indagini statiche, con l'intenzione di impedire l'esecuzione dei lavori. Tale azione è stata respinta dal tribunale di primo grado in sede di reclamo, avendo ritenuto il giudice ordinario che l'INPDAP è tenuto ad eseguire soltanto i lavori contrattualmente pattuiti, mentre gli eventuali nuovi interventi, a tutela della privata e pubblica incolumità, competono agli attuali proprietari. Nel giugno 2006 il comune di Roma ordinava all'INPDAP di sospendere i lavori ed eseguire le indagini statiche, come richiesto dalla commissione stabili pericolanti. L'istituto proponeva ricorso al TAR del Lazio, il quale, nel luglio 2006, sospendeva, con effetto immediato, i provvedimenti comunali di blocco dei lavori e, conseguentemente, il comune, annullando le precedenti determinazioni, autorizzava la ripresa dei lavori. L'INPDAP, comunque, proprio per andare incontro alle esigenze dei condomini, li invitava a formulare una proposta di variante migliorativa sul progetto esecutivo, a condizione che la stessa non comportasse lo stravolgimento dell'elaborato, senza, tuttavia, riuscire a conseguire alcun accordo.
L'istituto fa rilevare, inoltre, di non aver mai rifiutato il confronto con gli attuali proprietari e che, solo il 29 gennaio scorso, è pervenuta, da questi ultimi, una richiesta di incontro per l'illustrazione di un progetto alternativo. In ogni caso, venendo incontro alla sua richiesta, le voglio dire che ho rivolto l'invito all'INPDAP a riprendere, ancora una volta, il dialogo con i condomini e mi auguro che si possa giungere rapidamente ad un accordo.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.
STEFANO PEDICA. Signor ministro, la ringrazio, ma ci sono alcuni punti inesatti su quanto l'INPDAP le ha comunicato. Anzitutto, la dottoressa Santiapichi, nel 2002 membro del consiglio d'amministrazione ed oggi dirigente generale di tale istituto, aveva interessato la commissione stabili pericolanti del comune di Roma il 27 marzo 2002. L'ingegner Bigi diffidava, prima ancora della vendita degli immobili da parte dell'ente a tutti i condomini, a non usare i balconi; in caso contrario, la responsabilità sarebbe ricaduta sugli attuali proprietari. Il problema è che, dalle verifiche effettuate su richiesta degli inquilini, ora proprietari, anche riguardo alla gestione delle costruzioni, che sono state caratterizzate da alcune anomalie (sono state subappaltate, essendo costruttore Caltagirone, a ditte private straniere), sono state constatate alcune reti rovesciate e l'utilizzo di sabbia di mare.Pag. 51
Tali anomalie vengono, ad oggi, ancora omesse da parte dell'INPDAP. Sembra tuttavia che in una riunione del consiglio di amministrazione, tenuta tra il 2004 e il 2005, siano state evidenziate queste carenze.
Un altro fatto ancora più grave è che non è stato possibile avere il certificato di abitabilità, poiché manca il relativo certificato di collaudo, che ancora oggi non risulta essere stato rilasciato. Non si può fare entrare le famiglie in un abitato per il quale non risulta che sia stato ancora rilasciato il certificato di collaudo. Questa è una cosa talmente grave che credo richieda non solo una perizia amministrativa, ma anche un intervento in ambito penale.
Ad aggravare la situazione, l'INPDAP ha poi venduto all'asta una decina di appartamenti liberi dello stesso complesso, omettendo volutamente agli ignari quanto poco fa le ho riferito. Allora, noi con gli inquilini condurremo ancora questa battaglia.
Si tratta di persone che, non appena si affacciano sul balcone, vedono quest'ultimo flettere di 5 centimetri: sono 120 famiglie che rischiano la vita ogni giorno. Per tale motivo, occorre svolgere un'indagine molto accurata e non superficiale, come quella che invece a tutt'oggi è stata eseguita dall'INPDAP.
(Iniziative per realizzare condizioni di lavoro più flessibili al fine di conciliare il lavoro con la cura e l'educazione dei figli - n. 3-00580)
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00580 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmataria.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor ministro, abbiamo presentato questa interrogazione perché preoccupati della situazione che si sta registrando in Italia. Il problema, come specificato nell'interrogazione, è conciliare la cura e l'educazione dei figli con i tempi del lavoro.
Il Parlamento tedesco ha promosso una forte azione di politica familiare, tanto da titolare una legge «Soldi per i genitori». Allora, crediamo che sia inutile dire che in Italia abbiamo una basso tasso di natalità, che vogliamo un ricambio generazionale e dovremo riflettere sul fatto che - come risulta da un'indagine dell'Istat - le donne italiane vorrebbero avere un secondo figlio, ma sono terrorizzate da alcuni fattori. Tra questi, la carenza di servizi e di risorse economiche per le famiglie.
Spesso, avere un figlio oggi non è più una gioia, ma addirittura un problema. Allora - e concludo Presidente - se è vero che il 2007 è l'anno europeo delle pari opportunità per tutti, spesso queste ultime vengono associate alla questione di parità tra uomo e donna. Al di là delle false strumentalizzazioni che non ci appassionano, chiediamo al Governo di mettere in atto azioni e risorse concrete. Su questo non ci tireremo indietro e saremo pronti a dare il nostro fattivo contributo.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, la tematica posta alla nostra attenzione è stata oggetto di una particolare considerazione da parte del Governo. Siamo convinti anche noi che solo rendendo compatibili le esigenze del lavoro con quelle della vita quotidiana si potrà influire in modo determinante sulla crescita economica e sociale del paese.
Ciò in particolare consentirà di concorrere all'incremento del tasso di occupazione femminile, oltre che, naturalmente, a corrispondere a quelle finalità segnalate dall'onorevole interrogante. Naturalmente, alle predette finalità sono chiamati a concorrere una molteplicità di fattori: il Governo nelle sue amministrazioni competenti, le autonomie locali e le parti sociali.
Il contributo delle aziende - come è evidente - risulta fondamentale. Alcune di queste hanno del resto già sperimentato Pag. 52modelli organizzativi familyfriendly, basati sulla necessità di porre le donne e la famiglia a fondamento di modelli nuovi. Gli interventi previsti con la legge finanziaria 2007 vanno tutti in questa direzione e costituiscono solo la prima fase di una disegno organico, volto a favorire la cosiddetta «propensione alla genitorialità».
Ricordo, dunque, le iniziative già adottate con la legge finanziaria: il congedo parentale esteso ai lavoratori iscritti alla gestione separata del lavoro autonomo nella misura massima di tre mesi, entro il primo anno di vita del bambino ed il primo anno dall'ingresso in famiglia, in caso di adozione. Più in particolare, dal 1o gennaio 2007, ai lavoratori a progetto e alle categorie assimilate iscritti alla gestione separata, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è riconosciuto il trattamento economico per congedo parentale nei limiti temporali di cui sopra. La misura di tale trattamento è pari al 30 per cento del reddito preso a riferimento per la corresponsione dell'indennità di maternità in quanto spettante.
Inoltre, è il caso di evidenziare che la legge finanziaria ha apportato una modifica recante misure a sostegno della flessibilità dell'orario a vantaggio della lavoratrice madre o del lavoratore padre. La legge finanziaria, infatti, all'articolo 1, comma 1254, espressamente prevede che, al fine di promuovere ed incentivare azioni volte a conciliare i tempi di vita ed i tempi di lavoro nell'ambito del fondo per le politiche della famiglia, sia destinata attualmente una quota individuata con decreto del ministro delle politiche per la famiglia, al fine di erogare contributi, di cui almeno il 50 per cento destinati ad imprese fino a 50 dipendenti in favore di aziende, aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere, che applichino accordi contrattuali che prevedano azioni positive per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In particolare, si tratta di azioni positive per progetti articolati, al fine di consentire alla lavoratrice madre o al lavoratore padre, anche quando uno dei due sia lavoratore autonomo ovvero quando abbiano in affidamento e in adozione un minore, di usufruire di particolare forme di flessibilità degli orari e dell'organizzazione del lavoro tra cui il part-time.
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di replicare.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor ministro, ovviamente ci riteniamo assolutamente insoddisfatti, perché quello che lei ha enunciato in quest'aula è una parte di ciò che noi riteniamo essere la globalità delle azioni per le politiche della famiglia.
Non ci basta sapere che vi sono aziende che magari metteranno in campo, anche se utili, asili aziendali. Parliamo di altro, vale a dire di un fondo da attribuire alle famiglie, ma non in maniera generica. Noi ci riferiamo alle famiglie numerose. Non può essere che in Italia vi sia lo stesso tipo di politica per una famiglia che ha un figlio e per quella che ha tre figli, magari con lo stesso reddito! Questo per noi significa avere un'azione forte di sostegno alla famiglia. Parliamo tanto di bassa natalità, ma quale giovane coppia oggi può decidere di avere il secondo figlio? Già avere il primo è una scommessa ed avere il secondo diventa un rischio.
Per noi questa non è politica per la famiglia!
Siamo, pertanto, pronti ad offrire il nostro contributo, se vedremo da parte del Governo una seria azione di sostegno alla famiglia, ma non in senso generico o fumoso. Non ci interessano gli slogan e nemmeno - per usare un termine che va di moda in questi giorni - le «lenzuolate» per la famiglia. Ci interessa la politica vera, quella di sostegno concreto a chi vuole fare della famiglia un'azione politica quotidiana per la tutela, il sostegno e la cura dei propri figli, senza dover trascurare per questo la professione o il resto [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
(Sospensione del progetto di costruzione dell'acquedotto denominato «Galleria Pavoncelli-bis» tra la Campania e la Puglia - n. 3-00581)
PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00581 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor ministro, le chiedo se intenda sospendere i lavori per la realizzazione del raddoppio della galleria di valico Pavoncelli-bis per il trasporto delle acque dei fiumi Calore e Sele in provincia di Avellino alla regione Puglia, come richiesto da tutti gli enti del territorio.
Come si può realizzare un'opera di dimensione tre volte più grande, rispetto a quella che attualmente è in funzione, senza stabilire preventivamente la quantità di acqua da trasferire attraverso la definizione del bilancio idrico del minimo deflusso vitale e della tutela dei corpi idrici? Le faccio presente che il commissario straordinario ha proceduto all'aggiudicazione e all'avvio dei lavori, senza il preventivo accordo di programma tra Governo e regioni, come previsto per legge ed in assenza dei necessari pareri degli enti del territorio e della valutazione di impatto ambientale, per la quale è in corso la procedura di infrazione da parte della Comunità europea.
Sono, inoltre, attualmente pendenti i ricorsi presso il tribunale delle acque pubbliche di Roma che prossimamente deciderà in merito.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, l'interrogante ripropone oggi un'interrogazione presentata e già discussa il 12 dicembre scorso dalla VIII Commissione ed a cui ha già ricevuto risposta. L'interrogante ci chiede di sospendere i lavori per il completamento dell'acquedotto Pavoncelli-bis che porta l'acqua dalla Campania alla Puglia.
È un intervento la cui esecuzione è iniziata nel 1990; si tratta di un acquedotto il cui canale principale è stato dissestato dal sisma del 1980. Oggi, ci dice che dobbiamo ancora valutare se farlo. A mio avviso, questo intervento deve proseguire il più presto possibile.
Quanto alla convenienza economica del progetto, la scelta della realizzazione della nuova galleria è condivisibile sia sul piano tecnico sia su quello economico. L'ipotizzata ristrutturazione dovrebbe avvenire senza interruzione del flusso idrico; scelta questa confermata in sede di Conferenza dei servizi tra la regione Campania e gli amministratori locali.
Il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha già rigettato, nell'aprile del 1986, le richieste di sospensiva avanzate dell'Alto Calore Irpino. Peraltro, l'Avvocatura dello Stato ha fatto proprie tutte le argomentazioni presentate a suo tempo dal Commissario straordinario.
Vorrei anche ricordare che non vi è stata alcuna procedura di infrazione attivata dall'Unione europea, ma che è stata semplicemente promossa un'indagine conoscitiva a seguito dei soliti esposti inviati in avanscoperta. Inoltre, l'opera non è finalizzata ad un nuovo trasferimento di risorsa idrica, quindi non richiede la sottoscrizione preventiva di un accordo di programma.
Per quanto riguarda la copertura finanziaria dell'opera, ricordo che il finanziamento è stato assentito il 17 novembre del 2006, per completare il costo dell'opera. Questo Governo e il mio ministero in particolare si stanno occupando di completare tutte le opere compiute a metà e, dunque, man mano che si trovano la risorse disponibili, le opere vengono completate. Riteniamo sicuramente che, visto il tempo trascorso dalla 1980 ad oggi, la galleria Pavoncelli-bis debba essere completata.
Pertanto, non si ritiene di adottare alcuna iniziativa per dilazionare la ripresa dei lavori. Stiamo parlando di un intervento Pag. 54urgente - lo è da 25 anni - che mira a garantire l'approvvigionamento idro-potabile di circa 1 milione 700 mila cittadini pugliesi e lucani, che attendono il completamento di quest'opera per il riconoscimento di un loro diritto fondamentale, quello dell'accesso ad una risorsa essenziale come l'acqua.
ITALO BOCCHINO. Uscite dalla maggioranza!
ANTONIO BORGHESI. Un po' di rispetto! È una vergogna, Presidente!
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Stiamo dando acqua alla Puglia e stiamo facendo una guerra tra poveri...!
ITALO BOCCHINO. Lasciate il Governo!
PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di replicare.
PASQUALINO GIUDITTA. Ovviamente, non sono affatto soddisfatto della risposta del ministro Di Pietro, che è disinformato in ordine alla procedura che sta adottando il Commissario straordinario per la realizzazione della galleria Pavoncelli-bis.
Noi non diciamo che non debba essere trasferita l'acqua alla Puglia, ma sosteniamo che prima di realizzare una nuova galleria di enormi dimensioni sarebbe opportuno utilizzare la galleria attuale ancora in perfetto funzionamento, stabilendo preventivamente il bilancio idrico, vale a dire le acque che devono essere trasportate, nonché il minimo deflusso vitale dei fiumi. Questo è ciò che chiediamo per una programmazione seria nei confronti delle popolazioni della Campania e della Puglia.
Il ministro è disinformato! Oltretutto, il sottoscritto, sia in qualità di presidente dell'ATO sia in qualità di parlamentare, insieme ad altri due colleghi, ha chiesto di essere ricevuto, ma in due mesi non ha ottenuto alcuna risposta. Credo che un ministro non debba essere così scorretto nei confronti di tre parlamentari!
Stiamo ponendo un problema serio con riferimento all'acqua, che è una risorsa indispensabile, che deve essere considerata nel modo giusto. Il ministro Di Pietro sta dimostrando la sua inefficienza dal punto di vista dell'azione governativa.
(Iniziative per garantire la centralità dell'aeroporto di Malpensa nel quadro delle reti infrastrutturali europee - n. 3-00582)
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00582 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rivolgo una domanda precisa al ministro delle infrastrutture, il quale saprà che l'offerta di acquisto di una quota messa a disposizione dal Tesoro ha creato alcuni entusiasmi (per ora, li ritengo ingiustificati, considerato che, storicamente, i piani industriali di Alitalia sono stati demoliti dall'eccessiva sindacalizzazione di un'azienda che ha sempre guardato agli interessi dei lavoratori, in termini di egoismo centralistico romano, più che alle necessità aziendali).
La domanda è: cosa fare per l'aeroporto di Malpensa, in termini infrastrutturali, per evitare i boatos secondo i quali il piano dei trasporti e del volo proposto dal ministro dovrebbe essere soltanto un modo per fermare il mercato e favorire alcuni aeroporti rispetto ad altri?
La Lega non tollererà assolutamente passi indietro rispetto alla condizione irrinunciabile della centralità dell'aeroporto milanese di Malpensa.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la domanda di mobilità che proviene da Milano, dalla sua area metropolitana e dall'intera Lombardia ha ricevuto grande attenzione Pag. 55da parte dell'attuale Governo, come può essere testimoniato dai tanti incontri con il presidente della regione e con i presidenti delle province, comprese quelle di Varese, Como e Milano, fortemente interessate alla situazione di Malpensa.
Nel documento sulle «Infrastrutture prioritarie», presentato alla Conferenza unificata Stato-regioni ed al CIPE alla fine dello scorso anno, gli interventi individuati per la Lombardia costituiscono, per quantità, caratteristiche e distribuzione territoriale delle opere, un impegno di particolare rilevanza finanziaria tra quelli previsti nel programma. Non si tratta soltanto di parole vuote: immaginando che volesse l'elenco completo di tutto ciò che abbiamo condiviso con i presidenti delle province di Varese, Como e Milano e della regione Lombardia per rilanciare la struttura di Malpensa, metto a sua disposizione, onorevole Gibelli, il documento di trenta pagine (Commenti del deputato Gibelli)... Se dice di no, vuol dire che non vuole leggerlo. Ne prendo atto, ma sarebbe bene che avesse contezza di tutto ciò che abbiamo previsto, nero su bianco, e con finanziamenti completi, insieme ai presidenti di provincia e di regione.
A questi interventi vanno aggiunte le attività che il Ministero delle infrastrutture sta portando avanti insieme al cosiddetto «tavolo Milano», che pure ha condiviso ciò che sta facendo il ministero. Per l'area metropolitana di Milano vi sono stati immediati interventi, anche in termini finanziari. Sono state previste, quindi, importanti opere di rafforzamento dei collegamenti stradali, autostradali e ferroviari (da ultimo, anche la Arcisate-Stabio). Non posso citare tutti gli interventi, ma la prego, onorevole interrogante, al di là delle polemiche politiche, di prendere conoscenza di tutti gli interventi e i finanziamenti che abbiamo posto in essere, di cui ancora ieri abbiamo discusso.
Voglio soltanto evidenziare che, per quanto riguarda gli interventi concernenti la struttura aeroportuale vera e propria, l'aeroporto di Malpensa è dotato di un piano regolatore al quale intendiamo attenerci. Attualmente, sono in fase di completamento opere riguardanti, in particolare, le aree di manovra, il terminal 1 e la zona merci. In altre parole, stiamo eseguendo lavori proprio perché riteniamo che Malpensa sia fondamentale per lo sviluppo infrastrutturale ed intermodale del paese.
Com'è noto, le politiche europee pongono l'area di Malpensa al centro di un sistema complesso di reti infrastrutturali costituenti il TEN-T (Trans-European Network Transport). Noi intendiamo confermare la nostra posizione, la posizione del Governo italiano, in linea con quanto è già stato fatto finora con riferimento alle politiche europee. Malpensa...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. ... merita, quindi, il rispetto che l'interrogante chiede. Entro il 2015, si prevedono circa trenta milioni di passeggeri l'anno; pertanto, è necessario intervenire ulteriormente.
Per questo, abbiamo previsto una serie di opere che per quella data ci mette in condizione di programmare, ad oggi, uno sviluppo ulteriore delle infrastrutture.
Sulla base di queste valutazioni, quindi, ma anche e soprattutto sulla base di quanto sarà espresso dalle istituzioni territoriali, che dobbiamo e vogliamo sentire, nel momento in cui si farà la pianificazione infrastrutturale di quell'area, saranno individuate le soluzioni migliori.
Il Governo, quindi, intende confermare il ruolo di aeroporto internazionale assegnato a Malpensa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di replicare.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, le nostre perplessità, come gruppo della Lega Nord, sono dovute non tanto alle dichiarazioni del ministro Di Pietro oggi - ne prendiamo atto; già in passato ci sono Pag. 56state «passerelle» politiche da parte dei suoi colleghi (addirittura il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, al nord, ha fatto una serie di promesse e vedremo se saranno concretizzate sotto il profilo finanziario) - quanto all'incertezza sul fatto che lei si sia confrontato, rispetto alla risposta che ci fornito oggi, con il suo collega, ministro dei trasporti.
Infatti, qualche settimana fa, in ragione di quella diatriba sollevata dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, sulla necessità di porre la centralità del paese su Roma Fiumicino o su Milano Malpensa, il suo collega si è soffermato sul fatto che in ogni caso a Malpensa c'era qualche difficoltà dovuta alla nebbia.
Le confermo, da lombardo e da padano - lei vive a Curno - che la nebbia non c'è mai a Malpensa; quindi, la nostra perplessità è che sia ancora vivo - lo voglio sottolineare con forza - un retropensiero che condizionerà le scelte del Governo, in ragione di questa presunta vendita della quota pubblica appartenente al Tesoro.
Mi spiego meglio. Gli investimenti che lei ha previsto e che verificheremo sul campo rischiano di essere solo uno specchietto per le allodole, se poi, nel piano di riforma del settore aereo, fatto dal suo ministro, vi sarà un ridisegno degli aeroporti in maniera politica, favorendo alcuni gruppi industriali che, oggi, si presentano in questa offerta di gara.
Se questo dovesse accadere, mi aspetto da lei, per la sua esperienza ed anche per il modo in cui sta conducendo la sua funzione politica, di avere la stessa severità che avuto in altri settori, perché staremo qui a controllare, perché non può esistere un aeroporto come quello di Malpensa senza infrastrutture, con la possibilità a costo zero, a 4 secondi di volo, a Cameri, nella provincia di Novara, di avere già disposizione la terza pista, al di là di tante chiacchiere di un sindaco, come quello di Roma, che ne fa una questione di bandiera e non una questione di politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Recenti misure in materia di liberalizzazioni e revoca di concessioni della TAV Spa relative a tratte ad «alta velocità» - n. 3-00583)
PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'interrogazione la Russa n. 3-00583 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, per realizzare il sistema dell'alta velocità, negli anni Novanta è stato previsto un sistema concessorio che affida ad un unico soggetto la progettazione e la realizzazione delle opere.
Sulla base di questi presupposti, il Governo di centrodestra ha inaugurato due importanti tratte, negli ultimi anni, la Roma-Napoli e la Torino-Novara.
Giunge voce che, nel decreto-legge all'attenzione del Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, su proposta del ministro delle infrastrutture, questo sistema sia stato completamente cancellato.
Chiediamo di conoscere da parte del ministro se, nel fare questo, ha valutato, oltre ai benefici di cui parlerà, anche le conseguenze negative che possono pregiudicare il futuro del sistema ferroviario dell'alta velocità nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Governo conferma l'importanza strategica del sistema alta velocità-alta capacità, così come si sta strutturando nel nostro paese, e che deve essere in linea con le esigenze di infrastrutture ferroviarie europee.
Il Governo sa bene che, oltre alle opere già realizzate o già in corso di realizzazione, vi sono altre tre opere, quella che va sul terzo valico dei Giovi, un'altra è la Treviglio-Verona e l'altra è la Verona-Padova, per un totale di circa 12-13 miliardi di euro. Pag. 57
Il Governo sa bene anche che, sinora, per realizzare l'alta velocità il costo che ha sopportato l'erario italiano e, quindi, il cittadino italiano, è di molto superiore allo stesso costo che, per chilometro, viene sopportato dalla Francia piuttosto che dalla Germania. In Francia il costo per chilometro delle linee già costruite è di dieci milioni di euro, mentre in Spagna è di nove. In Italia ogni chilometro di alta velocità costa al contribuente 33 milioni di euro; per le linee ancora in progettazione, cioè per quelle su cui siamo intervenuti, il costo è di 44 milioni di euro.
Vorrei soltanto far presente che le linee su cui siamo intervenuti sono linee di cui si sta facendo il progetto dal 1990, cioè da 17 anni. In questo periodo siamo ancora alla fase progettuale; non si è fatto altro. Con il provvedimento citato sosteniamo che in queste tratte, solo in queste, non in quelle in corso, ma in quelle in cui ancora non è finita la fase progettuale, si intende realizzare una gara per risparmiare soldi, visto che si spendevano 44 milioni di euro per realizzare un chilometro mentre in altri paesi ne spendono solo 10.
Ciò significa che, in primo luogo, riconfermiamo l'importanza delle opere; in secondo luogo, intendiamo farle così bene da voler realizzare le gare e, in terzo luogo, siamo stufi di vedere che a trattativa privata, come è successo finora, con la consegna dell'opera «chiavi in mano», questi signori fanno pagare 4 o 5 volte di più.
Infine, confermiamo che il provvedimento non allungherà i tempi ma li abbrevierà, diminuirà i costi, porterà vantaggi e trasparenza, rilanciando il sistema di alta velocità e alta capacità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di replicare.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, probabilmente il ministro non sa che, in forza delle disposizioni vigenti e alla luce dei dati che ha fornito, ha già il potere per revocare le concessioni che sono attualmente in atto. Però, non lo fa assumendosi una responsabilità con atto diretto, bensì preferisce farlo passando attraverso una norma legislativa, in modo tale da evitare le responsabilità.
La revoca, sperando che i benefici di cui sta parlando il ministro si realizzino, comporterà in primo luogo un aumento del contenzioso con le imprese, tra l'altro italiane, che si sono dedicate alla realizzazione dell'opera fino a questo momento e, in secondo luogo, un allungamento dei tempi. Quali costi avrà l'allungamento dei tempi che sta prospettando il ministro, a fronte dei ritardi nella realizzazione dell'alta velocità scontati dal paese?
La terza questione è che, probabilmente, il ministro non ha compreso come il general contractor è importante per il negoziato con le amministrazioni locali. Ministro, quando avrà fatto le gare ed esploderà la protesta, non potrà modificare la progettazione e la realizzazione dei lavori. Ciò impedirà di proseguire le opere in corso.
Vede, signor ministro, il gruppo di Alleanza Nazionale è preoccupato da questo pressappochismo e da questa superficialità. Non vorremmo, e per questo motivo controlleremo da vicino il suo operato, che lei aggiungesse alla sua brillante carriera, anche politica, un altro arresto eccellente, quello del sistema dell'alta velocità in Italia, di cui il paese ha disperato bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,45.