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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative del Governo a favore del Mezzogiorno - n. 2-00334)
PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00334 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, a Caserta, l'11 e il 12 gennaio scorso, si è svolta una riunione del Consiglio dei ministri, che ha assunto una decisione importante a favore del nostro meridione.
Al termine della riunione il Presidente del Consiglio, l'onorevole Romano Prodi, ha rilasciato una dichiarazione che a noi napoletani suona come un autorevole impegno. Egli ha affermato che, se non riparte Napoli, non riparte l'Italia.
Ebbene, credo si possa ripartire bene, nel rinnovato impegno per le regioni meridionali d'Italia, a condizione che si chiariscano alcuni punti che ho evidenziato nella mia interpellanza. Ad oggi, le condizioni del Mezzogiorno rappresentano ancora una preoccupante emergenza politica, sociale ed economica. Una pesante eredità di cui il paese non riesce a liberarsi.
Eppure, in presenza dei profondi mutamenti economici che si stanno verificando su scala internazionale, la competitività del sistema Italia passa inevitabilmente per la soluzione definitiva - noi ce lo auguriamo - proprio di quella che, fino a qualche anno fa, si indicava come questione meridionale.
L'allargamento dei mercati, sotto la spinta di un inarrestabile processo di economia aperta, pone in evidenza la necessità che l'Italia sappia competere su uno scenario sempre più vasto e complesso, sul quale sono apparsi da decenni nuovi protagonisti particolarmente aggressivi. Basti pensare a quanto, nel mercato del lavoro in Italia, si stia facendo concretamente sentire la presenza delle economie asiatiche e a quanto quella concorrenza incida nel mercato del lavoro meridionale.
Per mantenere adeguati i tassi di sviluppo e quindi di benessere, l'Italia deve riuscire a rimanere competitiva nel mercato globale. A nostro avviso, oggi non esiste un piano organico di rilancio industriale, strutturale e coerente per il sud. Quest'ultimo continua ad essere considerato come una emergenza da affrontare ciclicamente, attraverso politiche di sostegno limitate nel tempo e sempre di carattere congiunturale.
In questi ultimi anni, abbiamo assistito inermi ad una progressiva e devastante dismissione dell'apparato industriale di tutto il sud. In particolare, in Campania, queste dismissioni hanno avuto effetti drammatici, indebolendo in maniera evidente un tessuto sociale già debole; è inutile sottolineare che queste dismissioni hanno avuto quale effetto diretto una forte recrudescenza del fenomeno malavitoso, contribuendo a rafforzare sul territorio organizzazioni delinquenziali che, in alcune zone, arrivano ormai ad assumere un carattere parastatale.
È fondamentale pensare al rilancio di una struttura industriale complessa, diffusa e capillare, capace di sopravvivere autonomamente. È necessario dare il via ad un sistema industriale moderno e autopropulsivo. Ma un sistema industriale coerente necessita del rilancio del sistema creditizio e finanziario meridionale. Infatti, anche quest'ultimo settore è stato oggetto di una lenta ma inarrestabile decadenza; basti pensare alla scomparsa del Banco di Napoli.
Orbene, con il vertice di Caserta, sembra che il Governo abbia voluto lanciare un segnale chiaro nella direzione di una Pag. 58precisa volontà di rilancio del sud. È inutile sottolineare che si tratta di un'occasione, che probabilmente sarà l'ultima.
Pertanto, devono essere chiari e riconoscibili sette punti essenziali: i centri di spesa; i meccanismi di erogazione; i criteri che li regoleranno; i criteri di selezione; i piani industriali; i soggetti ammessi a beneficiare di tali sostegni, che dovranno essere perfettamente riconoscibili; la qualità della spesa pubblica. Bisogna evitare la creazione di mille rivoli improduttivi, nei quali si possono disperdere tali energie.
In questo quadro, appare assolutamente necessario considerare sempre la situazione della città di Napoli che, con il suo comprensorio, rappresenta un agglomerato urbano di più di 4 milioni di abitanti. Si tratta dell'area metropolitana più vasta d'Italia, ma anche della più complessa.
Ciò dà luogo ad una condizione estremamente difficile da governare, a causa della drammatica debolezza della sua struttura urbana, industriale e finanziaria. È una realtà, le cui dimensioni amplificano, inevitabilmente, le carenze dell'intero sistema produttivo italiano. Il Governo nazionale non può rimanere inerte, come in passato, davanti a tutto ciò, soprattutto perché Napoli e la Campania rappresentano, come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha mancato di precisare, non solo un grande patrimonio storico e culturale, ma anche una risorsa enorme su cui investire.
Con la presente interpellanza, si chiede al Governo di fornire indicazioni più dettagliate sulle proposte che l'Esecutivo intende presentare al Parlamento, per dare effettività agli impegni assunti nel corso del vertice di Caserta. Concludo, sottolineando che sarebbe importante conoscere, quindi, insieme ai sette punti che ho poc'anzi evidenziato, anche l'esatto ammontare delle cifre stanziate. Al riguardo, c'è stata una nebulosa di notizie e non si è potuto capire esattamente di che cosa parliamo: se derivano esclusivamente da impegni assunti dall'attuale Esecutivo (o se risultano stanziamenti pregressi del precedente Governo), quanti di questi fondi abbiano provenienza comunitaria e se verrà instaurata una cabina di regia unica per gestire questi finanziamenti, ovvero se si potranno gestire sul territorio.
Come ho già avuto modo di dire, quella del sostegno al risanamento e allo sviluppo del Mezzogiorno è una partita fondamentale per il Governo, soprattutto alla luce del fatto che, nella precedente legislatura, poco o nulla è stato fatto in merito. Non si possono lasciare i livelli locali di Governo del territorio, città, province e regioni abbandonate senza che il Governo nazionale sia forte e preciso. Milioni di cittadini del meridione, lo scorso anno, hanno accordato la loro fiducia proprio nella speranza che la coalizione dell'Unione potesse fornire al paese segnali di rinnovamento, veri, reali e tangibili e non solo impegni formali.
PRESIDENTE. Il viceministro per lo sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, condivido l'impostazione e l'analisi che l'onorevole Ossorio ha esposto. Avendo, tra l'altro, all'interno del Governo, questa responsabilità, sono contento che ci sia una forte sensibilità in Parlamento che vada nella direzione di un impegno forte per lo sviluppo delle aree deboli del paese, se vogliamo che l'Italia si unisca davvero e possa competere, a livello europeo ed internazionale. Consegnerò all'onorevole Ossorio una nota scritta, che precisa, per quanto possibile in questa fase, le risposte alle domande che sono state poste, proprio per cercare di dare la massima trasparenza la nostra azione.
In questa sede, preciso che ci muoviamo sulla base di un'impostazione generale che prevede, in sette anni, la spesa complessiva per le aree meridionali di 101 miliardi di euro, che sono il frutto del finanziamento europeo per le aree sottosviluppate, il cosiddetto finanziamento di coesione, (distinguendo tra le aree di obiettivo 1, di convergenza, e le aree di obiettivo 2, di competitività), del cofinanziamento Pag. 59nazionale, che è di 28 miliardi di euro, con il supporto di intervento nazionale, il cosiddetto FAS, ovvero il Fondo aree sottoutilizzate. Nella proposta approvata dal CIPE e poi dal Consiglio dei ministri, il 10-11 gennaio a Caserta, che abbiamo inviato alla comunità perché la possa valutare, abbiamo provveduto anche al rispetto agli obiettivi di Lisbona cui la Comunità vincola l'erogazione dei suoi fondi.
Nella distinzione ci muoviamo per fare in modo che si recuperino i ritardi che il Mezzogiorno ha accumulato, in una chiara impostazione di qualità della spesa. Per questo motivo, abbiamo predisposto un finanziamento complessivo nei 7 anni che coprono l'intero settennio affinché si possa cominciare a programmare senza l'incertezza che si è avuta negli anni precedenti, di non sapere esattamente su quante risorse puntare. Abbiamo elaborato questo tipo di impostazione perché ora abbiamo grande chiarezza, ognuno ha le sue responsabilità e potrà affrontare con serietà, attraverso i cosiddetti piani operativi nazionali, i piani operativi regionali e i piani interregionali, il problema di mettere in moto processi di sviluppo che puntino a risolvere la questione dell'industria manifatturiera, dei servizi e complessivamente dell'industria che abbia sbocchi sul mercato, in particolare per quel che riguarda le nuove tecnologie e la possibilità di utilizzare le risorse intellettuali che esistono nel Mezzogiorno.
Tutto questo produce una suddivisione pari, avendo le regioni grande competenza in materia, al 61 per cento per le stesse ed al 39 per cento per lo Stato. In particolare, per la regione Campania - era una delle domande - in questi 7 anni ci saranno 12 miliardi di euro (diciamo che corrispondono all'impostazione che prima ho dato), proprio perché siamo consapevoli della centralità della Campania e di Napoli in questo quadro di sviluppo del Mezzogiorno.
Tutto ciò fa parte del piano, ma questo non basta. Questo è sicuramente un elemento fondamentale per dare una certezza sulle questioni delle infrastrutture, del recupero della formazione, della ricerca e di tutte le problematiche aperte in cui aumentiamo gli stanziamenti anche in proporzione molto sostanziale, proprio per dare una seria risposta a problemi che hanno gravi ritardi nell'area meridionale.
A tutto questo accompagniamo un'azione cosiddetta ordinaria molto forte per attrarre gli investimenti, che consiste in tre misure: il credito di imposta per nuovi investimenti, il cuneo fiscale differenziato per le aziende che operano nel Mezzogiorno e l'individuazione delle cosiddette nuove zone urbane franche, che siano in grado di attrarre investimenti, soprattutto di piccole e medie imprese, così come è stato fatto nell'esperienza francese.
Inizieremo il 21 febbraio, attraverso un rapporto con le regioni e le parti sociali, il confronto per attuare tutto l'insieme di queste problematiche, e in un rapporto coerente e costante con il Parlamento cercheremo di dare sempre conto e ragione di quello che faremo, nella convinzione che è importantissimo per tutti che a tale impostazione corrispondano opere, risultati, obiettivi e più alti livelli occupazionali: questo è negli intendimenti del Governo e penso che lo sviluppo del Mezzogiorno sia una di quelle scommesse che qualifica un Esecutivo: se la vince, cambia la storia del paese, mentre non aggiungo l'altra ipotesi.
PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la replica è ovviamente sintetica e l'intervento del viceministro non ha bisogno di un dibattito. Io lo ringrazio perché ci farà avere una nota scritta, la leggeremo con attenzione e ne daremo anche opportuna pubblicità sul territorio della Campania perché è il punto dolente della questione del Meridione. Sull'argomento saremo attenti; immaginiamo che il Governo Prodi sappia avere grande sensibilità ed attenzione. Tuttavia, avremmo voluto avere una risposta sin d'adesso dal viceministro D'Antoni - cui va, comunque, il Pag. 60nostro ringraziamento - e sapere se ci sarà una cabina di regia unica oppure se i finanziamenti saranno gestiti sul territorio.