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Discussione del testo unificato delle proposte di legge Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto; Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maronied altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A) (ore 15,05).
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Violante.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. La ringrazio, Presidente. Porterò via pochi minuti al tempo dei colleghi.
Innanzitutto vorrei ringraziare anch'io il sottosegretario Micheli per il lavoro svolto e per aver sottolineato le ragioni del cambiamento, cioè della riforma.
L'onorevole Gasparri ha riferito sulla posizione del suo gruppo, in ordine all'opportunità di una struttura unica, però ha anche acceduto alla soluzione che abbiamo varato in Commissione, così manifestando concretamente la volontà di contribuire ad un testo approvato da una larga maggioranza.
L'onorevole Mascia, l'onorevole Licandro, l'onorevole Buemi, hanno fatto riferimento nei loro interventi a quello che hanno chiamato il «peso della storia». Sono del tutto d'accordo su questo riferimento, anche se la storia è la storia delle cose terribili che sono accadute e la storia anche di atti di eroismo; il più noto è quello del dottor Calipari, ma non è il solo in questa materia.
Devo dire che abbiamo cercato di lavorare tenendo presente proprio questo «peso della storia», nel senso che quello che è stato scritto in ordine alle garanzie funzionali, e ad altro tipo di interventi di questo genere, tiene conto, per un verso, dell'esigenza dei servizi di operare in modo da garantire effettivamente la sicurezza; per altro verso, abbiamo tenuto conto dell'opportunità di garantire il massimo di legalità possibile. Non tutto è possibile fare in nome della sicurezza, ma ciò che è necessario fare va fatto, nei limiti della legalità. Varando - se riusciremo a farlo, e mi auguro che sia così - una legge di questo genere, il Parlamento si assume la responsabilità di determinare quali sono le linee entro le quali i servizi si possono muovere.
L'onorevole Santelli ha fatto riferimento opportunamente alla necessità di mantenere la univocità del testo, pur con le correzioni che saranno necessarie.
L'onorevole Fiano ha sottolineato il senso politico di questo dibattito, che riguarda la qualità della democrazia.
Ed è vero anche quello che diceva l'onorevole Allasia, quando faceva riferimento ad un dato di fondo del nostro provvedimento, cioè l'aver molto puntato sull'aumento dei controlli parlamentari.
Vengo, ora, alle questioni di fondo poste dal collega Licandro, che ringrazio per la sua presenza in aula. Il collega Licandro ha sottolineato la questione di fondo delle garanzie funzionali, temendo la dissoluzione - come l'ha definita - del principio di legalità.
Vorrei dire che abbiamo previsto tali garanzie, che oggi non esistono. Oggi, sostanzialmente, sulla base del principio dell'adempimento del dovere, è consentito molto di più, senza nessun controllo e nessuna verifica. Le garanzie le studieremo insieme - per carità! - e vedremo ciò che è possibile fare per correggere e migliorare il testo. Tuttavia, è previsto un intervento del Comitato parlamentare, della Corte costituzionale, dell'ispettorato interno e della magistratura ordinaria: c'è un sistema di garanzie talmente ferreo, che francamente è difficile dire che venga liquidato il principio di legalità. Però, onorevole Licandro, staremo a vedere: il suo gruppo, attraverso la sua autorevole presenza in Commissione, presenterà degli emendamenti e noi li esamineremo con tutta l'attenzione necessaria.
Quanto alla durata del segreto di Stato, lei stesso ha fatto riferimento al fatto che la nostra proposta sia la più contenuta nell'ambito dei sistemi omologhi al nostro. È importante, però, ciò che lei ha detto: mancano sanzioni penali per chi distrugge la documentazione in ordine a questo tipo di operazioni. È giusto, e vi provvederemo.
Per quanto riguarda il contingente speciale, non si tratta di un reparto speciale. L'abbiamo definito contingente speciale - ma potremmo definirlo in altro modo - con riferimento al fatto che vengono reclutati soltanto coloro che lavorano nei servizi di sicurezza; non possono esserePag. 56introdotti soggetti diversi: questo è il senso. Peraltro, le previsioni dell'articolo 21 del provvedimento sono anche abbastanza limitatrici in ordine al potere del Presidente del Consiglio dei ministri di emanare regolamenti disciplinanti questa materia. Se vogliamo specificare ulteriormente tale aspetto, ascolteremo le proposte che giungeranno in tal senso. Anche in questo caso, è previsto il parere del Comitato parlamentare, che in qualche modo dovrebbe contemperare le diverse esigenze formulate. Lo ripeto: aspettiamo gli emendamenti e li valuteremo con tutta l'attenzione del caso.
Il collega Capotosti ha fatto riferimento al Presidente della Repubblica: ho l'impressione che sia bene tenere fuori il Presidente della Repubblica, che è privo di responsabilità politica per questo tipo di vicende, anche perché egli presiede il Consiglio supremo di difesa, dove alcune materie arrivano attraverso i ministri competenti e il Presidente del Consiglio dei ministri.
L'onorevole Buemi ha fatto riferimento all'opportunità che il ministro della giustizia faccia parte del Comitato interministeriale. Anche questa modifica del testo potrà essere valutata dalla Commissione, tenendo presente che, eventualmente, il ministro della giustizia entrerebbe a far parte di questo organo sia per il ruolo che riveste nell'ambito del Consiglio superiore della magistratura sia perché titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Poiché l'equilibrio tra sicurezza e legalità è una delle linee che abbiamo costantemente seguito nel lavoro svolto, forse - il Governo ci darà la sua opinione al riguardo - potremo valutare positivamente questo suggerimento. Ascolteremo, quindi, le osservazioni che emergeranno al riguardo.
Allo stesso modo, mi pare opportuna la riduzione da sessanta a trenta giorni dei termini per la risposta da parte del Presidente del Consiglio.
Quanto alle questioni relative al favoreggiamento, qui entrano in gioco il Presidente del Consiglio dei ministri, l'autorità giudiziaria e la Corte costituzionale. Dobbiamo, quindi, valutare bene questa materia. Ho l'impressione che la disciplina che abbiamo definito sia sufficientemente equilibrata. Tuttavia, anche a questo riguardo, se giungeranno suggerimenti, li valuteremo con attenzione.
Per ciò che concerne i partiti, l'onorevole Buemi suggeriva di escludere dalla possibilità di controllo tutti i partiti presenti in Parlamento. È evidente che sarebbe sufficiente che una formazione di tipo terroristico si presentasse in Parlamento per guadagnare, con un voto soltanto, questa forma di scudo. Ho l'impressione che dovremmo essere più prudenti rispetto a questa materia.
Il collega D'Alia ha fatto giustamente riferimento ai servizi di sicurezza come patrimonio complessivo del Parlamento. Ma ha avanzato una proposta sulla quale non sono d'accordo, quella cioè che il parere sulle nomine dei capi dei servizi spetti al Comitato e sia obbligatorio. Mi sembra che lo dicesse prima anche il collega Buemi: se il Comitato deve controllare, non può partecipare alla nomina. Non si possono ricoprire questi due ruoli: o si fa l'una o si fa l'altra cosa. Siccome il Comitato svolge un controllo, è giusto che il presidente del Comitato stesso sia informato. Così si formalizza un rapporto tra maggioranza e opposizione, visto che il presidente del Comitato è di opposizione. Ma è bene fermarsi lì, per evitare commistioni di funzioni diverse.
Ringrazio l'onorevole Zaccaria per aver posto il problema della nozione di segreto di Stato - che abbiamo ristretto, come giustamente ha detto, tornando alla definizione del 1977 - ed anche per come ha sottolineato l'equilibrio tra il dovere di non rivelare il segreto ed il diritto alla difesa, già esistente nel nostro ordinamento.
L'onorevole Belisario non ha potuto, a causa dei suoi impegni, partecipare ai lavori della Commissione su questo tema, ma ha formulato alcune osservazioni di rilievo, alle quali cercherò di replicare brevemente. Il collega Belisario non condivide l'Autorità delegata. Vorrei evidenziare che, finora, queste competenze sonoPag. 57state attribuite - come ha ricordato, in un'altra occasione, il sottosegretario Micheli - a sottosegretari di Stato, a Vicepresidenti del Consiglio dei ministri ed a ministri con altre responsabilità. In altri termini, la formula attuale - sottosegretario di Stato - non ha escluso che ci potessero essere tante altre formule. A questo punto, ci è sembrato più corretto identificare due sole possibilità, prevedendo o un ministro senza portafoglio o un sottosegretario con esclusività di funzioni, vista la specificità della materia: mi pare sia questo il senso delle cose che abbiamo detto.
Mi sembra, infine, che anche l'onorevole Belisario sia contrario a prevedere il parere preventivo da parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sulle nomine dei vertici dei servizi.
Vorrei rilevare che il numero dei componenti di detto Comitato parlamentare è passato da otto a dieci perché abbiamo ritenuto che fosse una misura che potesse consentire una maggiore rappresentatività. Se vi sono altre soluzioni, le esamineremo; tuttavia, bisogna evitare di ampliarne di molto la consistenza, poiché ciò «diluirebbe» il senso del controllo.
Ci è stato chiesto, inoltre, il motivo per cui abbiamo ritenuto di escludere partiti politici, sindacati e giornalisti dalle condotte di cui al comma 1 dell'articolo 17 del provvedimento in esame. Anche in questo caso, vorrei rilevare che non si tratta di un privilegio. Il problema di fondo è che un grande paese democratico si basa sui partiti politici, sui sindacati e sulla libertà di informazione. Credo che la circostanza che il Presidente del Consiglio debba valutare se il suo partito avversario, ad esempio, debba essere oggetto o meno di questo tipo di attenzioni (lo stesso vale per i sindacati e per i giornalisti) possa creare una serie di problemi. Abbiamo ritenuto utile, quindi - ma valuteremo anche questo aspetto -, escludere queste tre situazioni perché ci sembrava che partiti, sindacati e libertà di informazione fossero da considerare, anche se non in via esclusiva, elementi cardine di una democrazia moderna.
L'onorevole Boato poneva, come gli capita sempre di fare, una questione molto puntuale e giusta: infatti, manca sostanzialmente la possibilità che il Governo riferisca direttamente al Parlamento. Credo che, se l'onorevole Boato è d'accordo, si possa compiere un'operazione di questo genere: ripristinare la presentazione della relazione al Parlamento e destinare quegli aspetti di relazione maggiormente riservati ad un altro tipo di atto, che intercorra soltanto tra il Presidente del Consiglio ed il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Così, forse potremmo sia far guadagnare al Parlamento un rapporto diretto con il Governo, sia evitare che tale rapporto contenga elementi che debbono essere tenuti riservati.
Signor Presidente, colleghi, onorevole sottosegretario, la linea che stiamo seguendo è quella di ascoltare tutti i suggerimenti. Ciò non per una forma di ecumenismo politico, ma perché vogliamo far in modo che questa riforma - se, come io spero, riusciremo ad approvarla - segni davvero la legittimazione politica dei servizi con il consenso più vasto possibile del Parlamento. Se fosse possibile, vorrei si trattasse di un consenso unanime; in caso contrario, vorrei comunque che fosse il più vasto e solo perché qualcuno si autoesclude, non per la ragione che qualcuno viene escluso. Questo ci impone di guardare con grande attenzione a tutte le proposte che verranno formulate.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENRICO LUIGI MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.